Lo zucchero dà più dipendenza della cocaina
Da un’analisi degli studi che ne comparano le reazioni al consumo, è emerso che lo zucchero induce effetti tipici della dipendenza maggiori di quelli dati da droghe come la cocaina
Lo zucchero raffinato, quei cristalli bianchi così belli, attraenti, buoni, potrebbero avere effetti peggiori della cocaina. Almeno a livello di dipendenza. Secondo una review pubblicata dal British Journal of Sports Medicine, infatti, il consumo di zucchero raffinato indurrebbe effetti psicoattivi – abuso, desideri impulsivi – sovrapponibili se non addirittura superiori a quelli di altre sostanze che provocano assuefazione.
La tesi è sostenuta da James DiNicolantonio, della St. Luke’s Mid America Heart Institute, che ha analizzato e comparato i risultati di moltissimi studisia sugli animali che sull’essere umano, mettendo in evidenza che il consumo di zuccheri raffinati (per esempio il saccarosio da cucina o lo sciroppo di mais) porta a sviluppare reazioni neurochimiche e comportamentali del tutto simili a quelle delle droghe psicoattive, del sesso, dell’alcol e delle sigarette. Tutte sostanze, cioè, che secondo la scienza danno dipendenza.
Un’idea della potenza di questa sostanza si ha considerando che persino i ratti di laboratorio resi dipendenti dalla cocaina, se messi di fronte alla scelta tra la sostanza stupefacente e del semplice zucchero, scelgono lo zucchero.
Lo zucchero, infatti, ci lega a sé in modo unico: il sapore dolce non è soggetto a meccanismi di repulsione naturali, come avviene invece per il salato. Non c’è in noi un sistema di sicurezza integrato per impedirci di assumere troppo zucchero, sostiene DiNicolantonio: “Le persone possono mangiare un intero sacco di biscotti o infinite barre di cioccolato e volerne ancora di più”.
Gli zuccheri raffinati, secondo il ricercatore, portano a sviluppare le tipiche conseguenze delle dipendenze da sostanze, compreso l’abuso e il craving, cioè la fame da droga, il desiderio impulsivo per una sostanza psicoattiva. Una dipendenza dovuta essenzialmente al rilascio di oppioidi endogeni nel sistema nervoso a seguito del consumo.
Ci sono persino studi che dimostrerebbero che si può andare in astinenzada zuccheri: quando i livelli di dopamina nel cervello indotti dall’assunzione di zuccheri calano, si possono avere sintomi come ildisturbo di iperattività con deficit di attenzione, fino a uno stato simile a quello dei pazienti affetti da depressione.
Anche se ci sono differenze dettate dalla genetica nel modo in cui ciascuno di noi risponde all’assunzione di zuccheri raffinati – e quindi la discussionesul fatto che tecnicamente diano o no dipendenza rimane aperta – il consumo di queste sostanze resta da considerarsi un fattore di rischiotipico del nostro stile di vita: ne consumiamo troppo in ogni caso, esponendoci a maggiori probabilità di sviluppare obesità e diabete.