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martedì 21 novembre 2017

Ma chi era Bruno Cornacchiola?

Nostra Signora delle Tre Fontane
LA BELLA SIGNORA DELLE TRE FONTANE

(Storia della Vergine della Rivelazione)


1. QUEL TRENO PERSO
Bruno Cornacchiola
C'è sempre una preparazione, un qualcosa che preannuncia la visita di Maria santissima in forma visibile su questa terra. Anche se questa preparazione non viene percepita tutte le volte immediatamente, la si riscontra poi con l'andare del tempo. Non sempre è un angelo, come avvenne a Fatima; molto spesso si tratta di avvenimenti, grandi o piccoli. E' sempre un qualcosa che, come un aratro, smuove il terreno. Pensiamo che un qualcosa del genere sia avvenuto anche a Roma, prima che la Madonna si presentasse ai bambini e poi allo stesso Bruno Cornacchiola, alle Tre Fontane. 
Niente di sensazionale, ma nei disegni divini il sensazionale e il normale hanno lo stesso valore. Anzi, la preferenza va a ciò che si innesta meglio sull'ordinarietà, perché l'opera di Dio non è ingigantita o sminuita dall'entità delle circostanze. Ecco una di queste circostanze. Roma, 17 marzo 1947. Poco dopo le 14, padre Bonaventura Mariani dei frati minori viene chiamato dalla portineria del Collegio S. Antonio in via Merulana 124. C'è una signora che con tono concitato lo sollecita a recarsi nel suo appartamento di via Merulana, perché dice che «c'è il diavolo», più concretamente, ci sono alcuni protestanti che lo stanno aspettando. Il frate scende e la signora Linda Mancini gli spiega che era riuscita a organizzare un dibattito con loro sulla religione. Infatti quelli da un po' di tempo stavano svolgendo una intensa propaganda nel suo palazzo, specialmente ad opera di uno di essi, un certo Bruno Cornacchiola, ottenendo la conversione di alcuni coinquilini che avevano già deciso di non fare battezzare i loro bambini. Amareggiata per quanto stava accadendo e non riuscendo a tenere testa alle loro argomentazioni, la signora Mancini si era rivolta ai francescani del Collegio S. Antonio. «Venga subito», scongiurava la donna, «altrimenti i protestanti diranno che voi avete paura di battervi con loro...» 
Per la verità, la cosa non era stata combinata all'ultimo minuto. Era già stato preavvisato un altro francescano, che però all'ultimo momento, per ragioni personali, aveva declinato l'invito e aveva suggerito di rivolgersi a padre Bonaventura. Naturalmente questi obietta che, preso così alla sprovvista, non si sente preparato per quel dibattito e, per di più, è stanco per le lezioni tenute in mattinata alla Facoltà di Propaganda Fide. Ma di fronte alle accorate insistenze della signora, si rassegna ad accettare l'invito. 
Giunto nella stanza del dibattito, padre Bonaventura si trova di fronte a un pastore protestante della setta degli «Avventisti del settimo giorno», circondato da un gruppetto della stessa religione, fra cui Bruno Cornacchiola. Dopo una preghiera silenziosa, comincia il dibattito. Si sa che, di solito, questi incontri diventano subito «scontri» e si esauriscono in uno scambio di accuse e controaccuse, senza che una parte riesca a convincere l'altra, datro che ognuno parte dall'assoluta certezza di trovarsi nel giusto. Cornacchiola si distingue subito per interventi aggressivi, basati più sugli insulti che sulle argomentazioni, come questo: «Voi siete artisti ed astuti; studiate per ingannare gli ignoranti, ma con noi che conosciamo la Parola di Dio non potete fare nulla. Avete inventato tante stupide idolatrie e interpretate la Bibbia a modo vostro!». E direttamente al frate: «Caro furbacchione, sei svelto a trovare le scappatoie!...». E così il dibattito si protrae per quasi quattro ore, finché viene deciso che è tempo di separarsi. 
Mentre tutti si alzano per andarsene, le signore presenti al dibattito dicono a Cornacchiola: «Tu non sei tranquillo! Si vede dallo sguardo». E lui di rimando: «Sì invece: io sono felice da quando ho abbandonato la Chiesa cattolica!». Ma le signore insistono: «Rivolgiti alla Madonna. Lei ti salverà! », e gli mostrano il rosario. «Questo ti salverà! Ed ecco che ventun giorni dopo Cornacchiola sta sì pensando alla Madonna, ma non tanto per «rivolgersi a lei», quanto per combatterla e cercare di sminuirla il più possibile, cercando addirittura nella stessa Bibbia le argomentazioni per farlo. 
Ma chi era questo Bruno Cornacchiola? E soprattutto qual era la storia della sua vita e perché era diventato così accanito contro la Madonna? 
Pensiamo sia molto utile conoscere tutto questo per comprendere meglio l'ambito e i retroscena su cui si innesta il messaggio dell'apparizione. Sappiamo che la Madonna non sceglie mai a caso: né il veggente, né il luogo, né il momento. Tutto fa parte del mosaico dell'avvenimento. E' lo stesso Bruno che racconta. Noi riassumiamo. 
Nasce nel 1913 sulla Cassia Vecchia, in una stalla, a causa della grande povertà in cui versano i suoi genitori. Alla sua nascita il padre è in prigione a Regina Coeli e quando esce con la moglie porta il bambino a battezzare nella chiesa di S. Agnese. Alla rituale domanda del sacerdote: «Che nome gli volete mettere?», il papà, ubriaco, risponde: «Giordano Bruno, come quello che avete ammazzato voi a Campo dei Fiori!». La risposta del sacerdote è prevedibile: «No, con questo spirito non è possibile!>> Si accordano allora che il bambino si chiamerà soltanto Bruno. I genitori sono analfabeti e vivono in miseria. 
Vanno ad abitare in una casa vicino all'agglomerato di baracche dove si ritrovavano tutti quelli che uscivano dalle carceri e le donne di strada. Bruno cresce in questa «schiuma di Roma», senza religione, perché Dio, Cristo, la Madonna erano conosciuti soltanto come bestemmie e i bambini crescevano pensando che questi nomi indicassero porci, cani o asini. In casa Cornacchiola la vita era piena di liti, bastonate e bestemmie. I bambini più grandi, per poter dormire la notte, uscivano di casa. Bruno andava a dormire sulle scale della Basilica di S. Giovanni in Laterano. Una mattina, quando aveva quattordici anni, viene avvicinato da una signora che, dopo averlo invitato a entrare con lei in chiesa, gli parla di messa, di comunione, di cresima, e gli promette la pizza. Il ragazzo la guarda stralunato. Alle domande della signora, meravigliato, risponde: «Beh, a casa, quando papà non è ubriaco si mangia tutti assieme, qualche volta pastasciutta, qualche volta minestra, il brodo, risotto o la zuppa, ma questa cresima e comunione, mamma non l'ha mai cucinata... E poi, cos'è quest'Ave Maria? Cos'è 'sto Padre nostro?». E così, Bruno, scalzo, malvestito, pieno di pidocchi, infreddolito, viene accompagnato da un frate che cercherà di insegnargli un po' di catechismo. 

Dopo una quarantina di giorni la solita signora lo porta in un istituto di suore dove Bruno riceve per la prima volta la comunione. Per la cresima occorreva il padrino: il vescovo chiama il suo servitore e gli fa fare da padrino. Come ricordo gli danno il libretto nero delle Massime eterne e una bella corona del rosario, grossa e nera anch'essa. Bruno ritorna a casa con questi oggetti e con l'incombenza di chiedere perdono alla mamma per i sassi che le aveva tirato e un morso alla mano: «Mamma, il prete mi ha detto alla cresima e comunione che ti dovevo chiedere perdono...». «Ma che cresima e comunione, che perdono!», e dicendo queste parole gli dà uno spintone, facendolo cadere per le scale. Bruno allora lancia alla mamma il libretto e la corona del rosario e se ne va di casa, a Rieti. Qui rimane per un anno e mezzo con un suo zio, facendo tutti quei lavoretti che gli offrivano. Poi lo zio lo riporta dai genitori che nel frattempo si erano traslocati al Quadraro. 
Due anni dopo, Bruno riceve la cartolina precetto per il servizio militare. Ha ormai vent'anni, è senza istruzione, senza lavoro e per presentarsi in caserma si procura un paio di scarpe negli scarichi delle immondizie. Per legacci un filo di ferro. Viene mandato a Ravenna. Non aveva mai avuto tanto da mangiare e da vestire come da militare, e lui si dava da fare per farsi strada, accettando di compiere tutto ciò che gli veniva richiesto e partecipando a tutte le gare. Eccelle soprattutto nel «tiro a segno», per cui viene mandato a Roma per una gara nazionale: vince la medaglia d'argento. Al termine del servizio militare nel 1936, Bruno si sposa con una ragazza che aveva già conosciuto quando era ancora bambina. 
Conflitto per le nozze: lui vuole sposarsi solo civilmente. Era infatti diventato comunista e non voleva avere a che fare con la Chiesa. Lei invece voleva celebrare il matrimonio religioso. Giungono a un compromesso: «Va bene, vuol dire che domandiamo al parroco se ci vuole sposare in sacrestia, però non mi deve chiedere né confessione, né comunione, né messa». Questa è la condizione posta da Bruno. E così avviene. Dopo il matrimonio caricano le loro poche cose in una carriola e vanno ad abitare in una baracca. Bruno ora è deciso a cambiare vita. Stringe rapporti con i compagni comunisti del Partito d'Azione che lo convincono ad arruolarsi come radiotelegrafista volontario all'OMS, sigla usata per indicare l'Operazione Militare in Spagna. Siamo nel 1936. Viene accettato e in dicembre parte per la Spagna dove infierisce la guerra civile. 
Naturalmente le truppe italiane si schierano dalla parte di Franco e i suoi alleati. Bruno, infiltrato comunista, ha ricevuto dal partito il compito di sabotare motori e altro materiale in dotazione alle truppe italiane. A Saragozza è incuriosito da un tedesco che aveva sempre un libro sotto il braccio. In spagnolo gli chiede: «Perché porti sempre questo libro sotto il braccio?». «Ma non è un libro, è la sacra Scrittura, è la Bibbia», fu la risposta. Così, discorrendo, i due giungono vicino alla piazza antistante il santuario della Vergine del Pilar. Bruno invita il tedesco a entrare con lui. Quegli rifiuta energicamente: «Guarda che io in quella sinagoga di Satana non ci sono mai andato. Io non sono cattolico. A Roma c'è il nostro nemico». «Il nemico a Roma?», domanda incuriosito Bruno. «E dimmi chi è, così se io lo incontro, lo ammazzo». «è il papa che sta a Roma». Si lasciano, ma in Bruno, che già era avverso alla Chiesa cattolica, era aumentato l'odio contro di essa e contro tutto ciò che la riguardava. Così, nel 1938, mentre si trova a Toledo, compra un pugnale e sulla lama incide: «A morte il papa!». 

Nel 1939, terminata la guerra, Bruno ritorna a Roma e trova lavoro come uomo delle pulizie all'ATAC, la società che gestisce i mezzi di trasporto pubblici di Roma. In seguito, dopo un concorso, diventa bigliettaio. Risale a questo periodo il suo incontro prima con i protestanti «Battisti», e poi con gli «Avventisti del settimo giorno». Questi lo istruiscono per bene e Bruno viene fatto direttore della gioventù missionaria avventista di Roma e del Lazio. Ma Bruno continua a lavorare anche con i compagni del Partito d'Azione e in seguito nella lotta clandestina contro i tedeschi durante l'occupazione. Si adopera anche per salvare gli ebrei braccati. Con l'arrivo degli americani comincia la libertà politica e religiosa. Bruno si distingue per il suo impegno e fervore contro la Chiesa, la Vergine, il papa. Non perde occasione di fare tutti i possibili dispetti ai preti, facendoli cadere sui mezzi pubblici e rubando loro la borsa. 
Il 12 aprile 1947, come direttore della gioventù missionaria, dalla sua setta riceve l'incarico di prepararsi per parlare in Piazza della Croce Rossa. Il tema è a sua scelta, basta che sia contro la Chiesa, l'Eucaristia, la Madonna e contro il papa, ovviamente. Per questo discorso molto impegnativo da tenersi in luogo pubblico occorreva prepararsi bene, per cui occorreva un luogo tranquillo e la sua casa era il luogo meno indicato. Allora Bruno propone alla moglie: «Andiamo a Ostia tutti quanti e lì possiamo stare tranquilli; io mi preparo il discorso per la festa della Croce Rossa e voi vi divertirete». Ma la moglie non si sente bene: «No, io non posso venire... Portaci i bambini»; è un sabato quel 12 aprile 1947. Pranzano in fretta e verso le 14 papà Bruno parte con i suoi tre bambini: Isola, di undici anni, Carlo di sette e Gianfranco di quattro. Giungono alla stazione Ostiense: proprio in quel momento stava partendo il treno per Ostia. La delusione è grande. Attendere il prossimo treno significa perdere tempo prezioso e le giornate non sono ancora lunghe. «Beh, pazienza», cerca di rimediare Bruno per superare il momento di sconforto suo e dei bambini, «è andato via il treno. Io vi avevo promesso di andare a Ostia... Vorrà dire che adesso... andremo in un altro posto. Prendiamo il tram, andiamo a S. Paolo e lì prendiamo il 223 per andare fuori Roma». Non potevano infatti aspettare un altro treno, perché a quei tempi, essendo stata bombardata la linea, c'era un treno solo che faceva la spola tra Roma e Ostia. Il che voleva dire dover aspettare più di un'ora... Prima di uscire dalla stazione, papà Bruno compra un giornalino per i bambini: si trattava del Pupazzetto. 
Quando giungono vicino alle Tre Fontane, Bruno dice ai bambini: «Scendiamo qua perché anche qui ci sono gli alberi e andiamo su dove ci sono i padri trappisti che danno il cioccolato». «Sì, sì», esclama Carlo, «allora andiamo a mangiare il cioccolato!». «Pure a me 'a sottolata», ripete il piccolino Gianfranco, che per la sua età smozzica ancora le parole. Così i bambini corrono felici lungo il viale che conduce all'abbazia dei padri trappisti. Giunti al vetusto arco medievale, detto di Carlo Magno, si fermano davanti al negozietto dove si vendono libri religiosi, guide storiche, corone, immagini, medaglie... e soprattutto l'ottimo «Cioccolato di Roma», prodotto dai padri trappisti delle Frattocchie e il liquore di eucalipto distillato nella stessa abbazia delle Tre Fontane. Bruno acquista tre piccole tavolette di cioccolato per i piccoli, che generosamente ne conservano un pezzettino, avvolto nella carta stagnola, per la mamma rimasta a casa. Dopo di che i quattro riprendono il cammino su un viottolo ripido che li porta al boschetto di eucalipti che sorge proprio davanti al monastero. 
Papà Bruno non era nuovo di quel luogo. Lo aveva frequentato da ragazzo quando, mezzo vagabondo e mezzo abbandonato dai suoi, vi si rifugiava qualche volta per passarvi la notte in qualche grotta scavata nella pozzolana di quel terreno vulcanico. Si fermano alla prima graziosa radura che incontrano, un centinaio di metri dalla strada. «Come è bello qui!», esclamano i bambini, che vivono in uno scantinato. Hanno portato la palla con la quale avrebbero dovuto giocare sulla spiaggia di Ostia. Va benissimo anche qui. C'è anche una piccola grotta e i bambini cercano di entrare subito all'interno, ma il papà lo proibisce loro energicamente. Da ciò che aveva visto per terra si era infatti reso subito conto che anche quell'anfratto era divenuto luogo di convegno delle truppe alleate... 
Bruno consegna la palla ai bambini perché giochino mentre lui si siede sopra un masso con la Bibbia, quella famosa Bibbia su cui aveva scritto di suo pugno: «Questa sarà la morte della Chiesa cattolica, con il papa in testa!». Con la Bibbia aveva portato anche un taccuino e una matita per prendere appunti. Comincia la ricerca dei versetti che gli sembrano più appropriati per confutare i dogmi della Chiesa, specialmente quelli mariani dell'Immacolata, dell'Assunzione e della Maternità divina. Mentre inizia a scrivere, giungono i bambini trafelati: «Papà, abbiamo perso la palla». «Dove l'avete tirata?». «Dentro i cespugli». «Andate a cercarla!». I bambini vanno e ritornano: «Papà, eccola la palla, l'abbiamo trovata». Allora Bruno, prevedendo di essere interrotto in continuazione nella sua ricerca, dice ai figli: «Beh, sentite, vi insegno io un gioco, però non mi disturbate più, perché devo prepararmi questo discorso». Così dicendo, prende la palla e la tira in direzione di Isola che aveva le spalle rivolte verso la scarpata da dove erano saliti. Ma la palla, invece di raggiungere Isola, come se avesse un paio di ali, vola sopra gli alberi e scende verso la strada dove passa l'autobus. «Stavolta l'ho persa io», dice il papà; «andate a cercarla». Tutti e tre i bambini scendono alla ricerca. Bruno riprende anche lui la sua «ricerca», con passione e acredine. Di carattere violento, inclinato alla controversia perché litigioso per natura e forgiato così dalle vicende della sua giovinezza, aveva riversato questi atteggiamenti nell'attività della sua setta, cercando di procurare il maggior numero di proseliti alla sua «nuova fede». Amante delle disquisizioni, di parola abbastanza facile, autodidatta, non cessava di predicare, di confutare e di convincere, scagliandosi con particolare ferocia contro la Chiesa di Roma, contro la Madonna e il papa, a tal punto che riuscì ad attirare alla sua setta non pochi suoi colleghi tranvieri. Per la sua puntigliosa serietà, Bruno si preparava sempre prima di ogni discorso in pubblico. Da qui anche il suo successo. Al mattino di quel giorno aveva assistito regolarmente al culto «avventista» nel tempio protestante, dove era uno dei fedeli più assidui. Alla lettura-commento del sabato, si era particolarmente caricato per attaccare la «Grande Babilonia», come era chiamata la Chiesa di Roma che, secondo loro, osava insegnare errori madornali e assurdità su Maria, ritenendola Immacolata, sempre Vergine e perfino Madre di Dio. Tutte cose che, secondo loro, la Rivelazione non dice.
AMDG et BVM

giovedì 13 aprile 2017

Il messaggio completo della Vergine della Rivelazione a Bruno Cornacchiola

A chi mi chiede: "Come era bella la Madonna?", spesso rispondo:
"Pensa alla cosa più bella che tu possa immaginare. L'hai pensata? Bene. La Vergine, preferisco chiamarLa così e non Madonna, è molto, molto più bella.



Il messaggio contenuto in questa pagina è una versione ridotta dell'originale. La versione completa del segreto affidato a Bruno Cornacchiola è depositato nell'Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede in Vaticano. Esiste una copia di questo messaggio, copia che è stata ritrovata negli appunti di Bruno insieme ad altri messaggi sempre della Vergine della Rivelazione. Questi scritti sono stati pubblicati in un bellissimo libro, curato dal giornalista Saverio Gaeta e pubblicato dalla Salani editrice. Vi invito ad acquistarlo. Per altre informazioni su questo libro, cliccate sul link qui sotto.


... E in mezzo a questa luce soprannaturale, vedo un masso di tufo. Sollevata in aria, sopra quel masso, vedo con stupore ed emozione che appena si possono sopportare, una figura di Donna di Paradiso.
E' in piedi.
Il mio primo istinto è di parlare, gridare, ma la voce mi muore in gola. Sul masso di tufo, non al centro della Grotta ma alla sinistra di chi guarda, proprio dove stanno inginocchiati i bambini, c'è veramente la Bella Signora, quella che invocano continuamente. 

Impossibile descriverne la bellezza e lo splendore.

A chi mi chiede: "Come era bella la Madonna?", spesso rispondo:
"Pensa alla cosa più bella che tu possa immaginare. L'hai pensata? Bene. La Vergine, preferisco chiamarLa così e non Madonna, è molto, molto più bella. Pensa ad una Donna giovane e bellissima ricolma di grazie donatele direttamente dalla Santissima Trinità, di virtù vissute nell'obbedienza d'Amore, di quei doni che può avere soltanto la gran Madre di Dio, di quella dignità celeste che soltanto la Regina del Cielo e della terra può avere... Eppure è ancora poco, perché il nostro sentire è umanamente limitato". 

Descrivo la Vergine cara, scarsamente, come posso. Dico soltanto che sembra il tipo di Donna orientale con carnagione olivastra, scura. Poggiato sulla testa ha un manto verde; verde come il colore dell'erba dei prati a primavera. Il manto le scende lungo i fianchi fino ai piedi nudi. Da sotto il manto verde si intravedono i capelli neri con la discriminatura al centro, come un'indiana.
Ha un vestito bianchissimo e lungo, con maniche larghe, chiuso al collo. I fianchi sono cinti da una fascia rosa, con due lembi che Le scendono a destra, all'altezza del ginocchio.
Ha l'apparente età di una giovane di sedici - diciotto anni. Dopo considererò l'altezza di un metro e sessantacinque. Eccola, veramente, la Bella Signora, davanti a me povera creatura!

Questi occhi di peccatore che hanno visto tanto male La vedono, queste orecchie che hanno ascoltato tante eresie La sentono! La Vergine è veramente bella, di una bellezza che noi non possiamo neanche immaginare! Di una bellezza celestiale, di una bellezza spirituale, di una bellezza fisica. Certo noi non potremo mai immaginare quanto è bella la Madre di Dio e Madre nostra, ma se l'amiamo, la vedremo con gli occhi del cuore.
Ha un libretto color cenere sul petto che tiene nella mano destra, che è la Bibbia cioè la Rivelazione Divina e, con l'indice della mano sinistra, mi indica un drappo nero con vicino un Crocifisso di legno spezzato in più parti, quello che io, tornato dalla Spagna avevo rotto sulle ginocchia e gettato nel secchio dell'immondizia. Il drappo nero è una veste talare sacerdotale.
Ora poggia la mano sinistra sulla destra che tiene il libretto sul petto. C'è in Lei una dolcezza materna, una dolce mestizia. Incomincia a parlare con voce calma, uguale, senza interruzione, che penetra profondamente nello spirito. 

Si presenta. Sento la Sua voce, meravigliosa e melodiosa che dice:

"Sono Colei che sono nella Trinità divina. Sono la Vergine della Rivelazione. Tu mi perseguiti; ora basta! Torna nell'Ovile Santo, Corte Celeste in terra. Ubbidisci alla Chiesa, ubbidisci all'Autorità. Ubbidisci, e lascia subito questa via che tu hai intrapreso e cammina nella Chiesa che è la Verità e allora troverai pace e salvezza. Fuori della Chiesa, fondata da mio Figlio, c'è buio, c'è perdizione. Tornate, tornate alla fonte pura dell'Evangelo, che è la vera via della Fede e della santificazione, che è la via della conversione(...).
La Vergine prosegue: "Il giuramento di un Dio è e rimane eterno e immutabile. I nove venerdì del Sacro Cuore, che la tua fedele sposa ti fece fare prima di entrare nella via della menzogna, ti hanno salvato(...)"

La Vergine cara si degnò anche di rivelare a me, indegno peccatore, la Sua vita dal principio della Sua creazione in Dio fino al termine della Sua vita terrena con la gloriosa Assunzione corporea: 
"Il mio Corpo non marci, né poteva marcire. Mio Figlio e gli Angeli mi vennero a prendere al momento del mio trapasso (...). Si preghi assai e si reciti il Rosario quotidiano per la conversione dei peccatori, degli increduli e per l'unita dei Cristiani. Recitate il Rosario! Perché le Ave Maria che voi dite con Fede e Amore sono tante frecce d'oro che raggiungono il Cuore di Gesù. Pregate perché sia fatta l'unita di tutti i cristiani nella Chiesa fondata da mio Figlio, e si formi un solo Ovile e un solo Pastore, con la Santità del Padre (così la Vergine chiama il Papa).Io sono la calamìta della Trinità Divina, che attira le anime alla salvezza. Il male organizzato aumenterà nel mondo e negli eremi e nei conventi entrerà il carname del mondo. Siate fedeli ai Tre Punti Bianchi e troverete la salvezza nell'umiltà, nella pazienza, nella verità: l'Eucaristia, l'immacolata, cioè nei dogmi che la chiesa ha stabilito nei miei riguardi, e la Santità del Padre, Pietro, il Papa. la Chiesa sarà lasciata vedova per le persecuzioni. Ecco!"

La Vergine cara continua a parlare: "Molti dei miei figli Sacerdoti si spoglieranno nello spirito, internamente, e nel corpo, esternamente, cioè gettando i segni esterni sacerdotali. Le eresie aumenteranno. Gli errori entreranno nel cuore dei figli della Chiesa. Vi saranno confusioni spirituali, vi saranno confusioni dottrinali, vi saranno scandali, vi saranno lotte nella stessa Chiesa, interne ed esterne. Pregate e fate penitenza. Amatevi e perdonatevi. Questa è l'azione vera, lucente, piena di Carità. E' la più bella penitenza. La più efficace penitenza è l'Amore".

La Vergine mi dice ancora che ci saranno contestazioni, violenze, che le mode prenderanno lo spirito dell'umanità, che l'impurità aumenterà nelle sue varie forme, che l'indifferenza nelle cose sante "prenderà piede e avanzerà nella Chiesa di mio Figlio.

Prosegue: "Chiamatemi Madre. Si chiamatemi Madre perché io sono Madre. Io sono vostra Madre e Madre del puro Clero, Madre del santo Clero, Madre del fedele Clero, Madre del vivente Clero, Madre dell'unito Clero".

Si, fratelli, cerchiamo di fare entrare nel Cuore di Gesù quelle frecce d'oro per mezzo di Maria. Preghiamo, recitiamo ogni giorno il S. Rosario. Quando l'umanità nega l'Autorità, quando nega la Verità, la Gerarchia, quando nega l'infallibilità, la Fede, dove possiamo trovare la salvezza? La Vergine della Rivelazione continua a ripeterci che abbiamo la salvezza: la Chiesa, che abbiamo l'Autorità che ci guida alla salvezza: la Chiesa, che abbiamo la Fede: la Chiesa! 

"Chi è dentro, per grazia, non esca dice chi è fuori; per grazia, entri!" 

Poi per darmi la certezza che la Visione è una realtà divina mi dà un segno. Inoltre mi invita ad essere prudente e paziente: "Quando narrerai agli altri quello che hai veduto, non ti presteranno fede alcuna, ma tu non lasciarti deprimere ne deviare (...). La scienza rinnegherà Dio e ne declinerà gli inviti". 

La Madre di Misericordia prosegue:"Prometto un favore grande, speciale: Io convertirò i più ostinati con miracoli che opererò con questa terra di peccato (la terra del luogo dell'Apparizione,). Venite con Fede e sarete guariti nel corpo e nell'anima spirituale (Poca terra e molta Fede). Non peccate! Non andate a letto con il peccato mortale perché le disgrazie aumenteranno ". 

Cosa ci ha detto la nostra cara Madre? Ci ha voluto avvertire che si può morire in qualunque momento, con qualunque mezzo, specialmente in questi tempi: con le disgrazie, le calamità naturali, le malattie, i vizi, le violenze, le rivoluzioni, le guerre che sono in aumento in tutto il mondo.
Ci ha detto di fare penitenza e di pregare per far capire al mondo che il Sacerdote nella Chiesa è la salvezza dell'umanità.
Collaboriamo onestamente col Sacerdote, senza essergli d'impedimento nel suo dovere. La sua opera è opera di Dio. E' Cristo stesso. Imitiamolo in tutto ed egli sarà per noi un tutto divino.
Camminiamo nella Via della Verità, portiamo al mondo intero la Verità, che dobbiamo conoscere, amare, obbedire e difendere.
Ascoltiamo il Sacerdote che vive nell'Autorità del Vescovo, ascoltiamo il Vescovo che vive ed è unito alla Santità del Padre, ascoltiamo il Papa vivente nella Chiesa, che è nell'Autorità e nella Fede di N. S. Gesù Cristo, come vero suo Vicario e successore di Pietro che continuamente ed infallibilmente ci indica la Via della Verità per ottenere la Vita.

Questo è un saggio del Messaggio del 12 aprile. Queste le cose che servono a me e a voi. Questo è quello che dobbiamo comprendere, praticare e fare vivere con l'esempio e la parola.
La Vergine cara mi dettò anche un Messaggio segreto che, per Sua volontà, dovevo consegnare personalmente alla "Santità del Padre", accompagnato da "un altro Sacerdote (distinto dai precedenti) che tu conoscerai e sentirai legato a te. Ti indicherà chi ti accompagnerà". Questo Messaggio rimarrà segreto finché Dio vorrà.
Non cerchiamo di conoscere le cose nascoste che la Vergine ha detto e che non sono per tutti. Cerchiamo invece di vivere le cose che Lei nascostamente ha vissuto, le virtù che sono per tutti. 
La Vergine parla per circa un'ora e venti minuti. Quindi tace, e sempre con le mani sul petto, sorridendo, fa alcuni passi, ci saluta con un cenno del capo, attraversa la Grotta e giunta sulla parete di destra, un po' verso il fondo, scompare penetrando nel muro di tufo, in direzione di San Pietro.

Non c'è più...! E rimasto il Suo profumo di Paradiso, delicato, fresco, intenso, inconfondibile, che inonda noi e la Grotta.
Io mi ritrovo con le mani nei capelli, come all'inizio dell'Apparizione.
Siamo sbalorditi. Io sono anche turbato, perché avverto che un grande avvenimento sacro è veramente accaduto.
Tutti torniamo adagio alla normalità. Rivedo le piante, il sole, i bambini che si muovono...



Tratto da "Amatevi". Bollettino dell'Associazione S.A.C.R.I. Numero 9, maggio 2013. Speciale Biografia di Bruno Cornacchiola. S.A.C.R.I. 

mercoledì 21 dicembre 2016

La realtà è che hanno paura di divulgare una cosa che durante la celebrazione della messa affermano di credere per tre volte: il Ritorno di Cristo.

sabato 30 aprile 2016

MAGGIO! Occasione d'oro per conoscere di più e amare di più la Nostra Madre Santissima, La Perfetta.

E STA PER INIZIARE IL BEL MESE DI MAGGIO TUTTO MARIANO

 Che cosa consigliarvi, carissimi? 
Ecco:


Il messaggio completo della Vergine della Rivelazione a Bruno Cornacchiola



Il messaggio contenuto in questa pagina è una versione ridotta dell'originale. La versione completa del segreto affidato a Bruno Cornacchiola è depositato nell'Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede in Vaticano. Esiste una copia di questo messaggio, copia che è stata ritrovata negli appunti di Bruno insieme ad altri messaggi sempre della Vergine della Rivelazione. Questi scritti sono stati pubblicati in un bellissimo libro, curato dal giornalista Saverio Gaeta e pubblicato dalla Salani editrice. Vi invito ad acquistarlo. Per altre informazioni su questo libro, cliccate sul link qui sotto.




... E in mezzo a questa luce soprannaturale, vedo un masso di tufo. Sollevata in aria, sopra quel masso, vedo con stupore ed emozione che appena si possono sopportare, una figura di Donna di Paradiso.
E' in piedi.
Il mio primo istinto è di parlare, gridare, ma la voce mi muore in gola. Sul masso di tufo, non al centro della Grotta ma alla sinistra di chi guarda, proprio dove stanno inginocchiati i bambini, c'è veramente la Bella Signora, quella che invocano continuamente. 

Impossibile descriverne la bellezza e lo splendore.

"Figlia del Padre, Madre del Figlio e
Sposa immacolata dello Spirito Santo,
Tempio scelto per la Redenzione"

domenica 23 giugno 2013

STORIA DELLA VERGINE DELLA RIVELAZIONE: 8. LA CONVERSIONE COSTA. 9. L'INCONTRO CON IL PAPA. 10. PERCHE' ALLE TRE FONTANE?

DIO CI BENEDICA E LA VERGINE CI PROTEGGA!



8. LA CONVERSIONE COSTA

Con l'afflusso dei fedeli alla grotta iniziarono anche le reazioni contrarie, specialmente da parte del clero. Un mattino, un cartello stampato, inchiodato di notte all'ingresso della grotta stessa, invitava i fedeli a non prestare fede ai fatti prima del giudizio dell'autorità ecclesiastica. Il parroco della vicina parrocchia rurale della «Montagnola» veniva ogni giorno a osservare l'afflusso dei fedeli alla grotta, ne allontanava suore, religiosi e sacerdoti e toglieva zelantemente ogni volta i fiori che vi erano lasciati, affinché non si creassero illusioni riguardo al famoso profumo «misterioso» che molti asserivano di sentire e non si attribuisse a fenomeno soprannaturale quello che avrebbe potuto essere la normale emanazione profumata di un fiore. 

Eppure alcuni testimoni di provata oggettività lo sentirono più di una volta. Dicevano che «il profumo era delizioso, piuttosto difficile a definirsi: tra il garofano e la vaniglia». Altre volte è stato avvertito un odore di rose, o anche una forte fragranza di gigli. Il 20 di agosto, festa di san Bernardo, devoto insigne della Vergine e riformatore dei Trappisti, nonché abate della Trappa delle Tre Fontane nel 1100, l'ondata di profumo fu particolarmente intensa e il 12 settembre, festa del santo Nome di Maria, parecchie centinaia di persone poterono aspirare, a più riprese e per lungo tempo, l'insolito profumo. 


Frattanto i giornali avevano dato più volte notizia di guarigioni miracolose, avvenute con riferimento alla grotta o a qualcosa di essa, come terra o schegge di roccia. Tali notizie avevano impressionato molto la popolazione, che sempre più numerosa accorreva alle Tre Fontane, al punto che l'Azienda Tranviaria di Roma fu costretta ad aumentare il numero delle corse in direzione del luogo delle apparizioni. 

Bruno continuava il suo lavoro di tranviere, collaborava in parrocchia e ora a tutti proclamava la grande misericordia di Dio e la tenerezza materna di Maria. Quella «Chiesa» che egli aveva tanto combattuta ora era per lui rifugio sicuro di salvezza ed egli si era messo tutto a sua disposizione. Aveva subito messo in pratica le parole della Bella Signora: «Entra nell'ovile santo, corte celeste in terra». Ora anche lui faceva parte di quella corte celeste, anche se l'appartenervi gli costava moltissimo. 

Non si cambia tutta una vita in un solo momento, quasi per magia. E nella conversione, anche se essa è principalmente opera di Dio, non può mancare la libera e sofferta adesione dell'uomo. Adesione illuminata e confortata sempre dal confessore, come riconoscerà Bruno stesso: «La Vergine non mi mandò dal dirigente del mio partito, né dal capo della setta protestante, ma dal ministro di Dio, perché egli è il primo anello della catena che lega la terra al Cielo». Non sarà certamente la visione celestiale a rendergli facile il cammino. Anzi, a volte, proprio questa può acuire ancora di più la lotta e scavare sempre di più il contrasto tra «l'uomo vecchio» e «l'uomo nuovo» che sta nascendo. 








Viene consolato da un sogno rivelatore. In una delle sue notti insonni, quando riesce finalmente ad assopirsi, Bruno si trova su un sentiero aspro, ripido, che si restringe sempre di più, man mano che si avvicina alla vetta illuminata da una luce misteriosa. Ogni passo gli costa uno sforzo immane. Il sole batte in modo implacabile. Madido di sudore, teme di non farcela. "Questa strada", pensa nel sonno, "è veramente impossibile". Durante questa ascesa si fanno udire voci suadenti e compassionevoli che lo invitano a fermarsi, a rinunciare, a tornare indietro e a prendere un'altra strada vicina, più agevole e spaziosa
Le parole di Gesù riguardo alle due strade in quel sogno si fanno viva realtà. Ma con determinazione e costanza Bruno, sempre nel sogno, continua nel cammino intrapreso fino a giungere alla vetta e allora viene pervaso da una grande gioia. 

E qui il sogno svanisce. Il suo rapporto poi con la Madonna, verso la quale prima nutriva fastidio e acredine, dopo averla vista a faccia a faccia era cambiato immediatamente e totalmente. Lo prova il blocco per gli appunti che aveva in mano quel pomeriggio vicino alla grotta: la prima pagina contiene citazioni prese dalla Scrittura, interpretate in senso contrario ai privilegi della Madonna, da Bruno indicata col semplice nome di Maria. Questa pagina è bruscamente interrotta. Quella immediatamente seguente, anch'essa scritta a matita, è riempita di brevi frasi o parole isolate scritte subito dopo la visione, e il semplice nome di Maria della prima pagina è sostituito da «la Vergine», «la Madonna», «la Madre di Dio», proprio i termini che prima non voleva sentire. Il contrasto stridente tra le due pagine è impressionante, segno evidente di un cambiamento di atteggiamento verso la «Madre di Dio», espressione questa che poco tempo prima lo avrebbe mandato in bestia solo all'udirla. 


Da aprile al 6 di giugno, secondo le confidenze di Bruno a un giornalista, la Madonna gli era apparsa altre volte, ma non gli aveva parlato: gli aveva soltanto sorriso. Il solito sorriso di Maria quando vuole esprimere la propria gioia e la propria soddisfazione per il figlio che si sta comportando bene, un figlio di cui lei ora va fiera... E gli sorride per infondergli coraggio e sicurezza di fronte alle immancabili difficoltà, incomprensioni e scoraggiamenti. Con quel sorriso impresso nel ricordo e nel cuore si può continuare ad andare avanti. E proprio in quella data, Bruno si domanda: "Chi sa se la Madonna vorrà lì una cappella o una chiesa? Aspettiamo. Lei ci penserà. A me ha detto: Sii prudente con tutti!"
Effettivamente le cose di Dio, specialmente quelle di questo tipo, vanno gestite sempre non solo con molta saggezza ma anche con molta prudenza, con tutti, uomini di Chiesa compresi. E la Madonna lo sa benissimo. Per questo mette in guardia il veggente, sempre in pericolo di lasciarsi trasportare dall'entusiasmo e rovinare tutto. 

Ma il cammino di conversione è fatto anche di ricordi del passato che diventano purificatori. E questi ricordi si affacciano al veggente non solo nella sua memoria ma anche, e forse soprattutto, nelle persone a cui ha fatto del male. E sono questi i ricordi più vivi e dal dolore più cocente che la Madonna non gli risparmia. Perché la purificazione è necessaria e diventa più intensa quanto più si è messi davanti alle sofferenze vive procurate al nostro prossimo, che di esse sta portando ancora le conseguenze. Perché il male fatto non si elimina nelle sue conseguenze con il solo pentimento...: le conseguenze rimangono. Non si può compiere il male con leggerezza, perché, messi in moto certi meccanismi, questi non sempre si fermano con la nostra conversione... 


E la Madonna vuole che i suoi figli si rendano conto di questa terribile realtà. Lo prova questo fatto della vita di Bruno, di cui si è venuti a conoscenza. Un giorno, dopo la sua conversione, viene invitato da una signorina del gruppo «Pro Sanctitate» a visitare un sacerdote infermo. Egli accetta immediatamente, anche perché l'odio che prima nutriva verso i sacerdoti ora gli si è mutato in venerazione e amore. Entrato nella stanza, si trova davanti proprio una delle sue vittime. Infatti un giorno, durante il servizio, avendo scorto un religioso che stava scendendo dal tram, preso da un impeto di odio, gli aveva chiuso con forza la porta, facendolo cadere malamente. In quella caduta il sacerdote si era fratturato un femore e aveva dovuto essere portato d'urgenza all'ospedale. Ora se lo ritrova davanti, ridotto in quello stato a causa del suo gesto. «Reverendo», gli dice, «ricorda ciò che le avvenne quel giorno scendendo dal tram? Sono stato io a chiuderle violentemente la porta in faccia prima del tempo, con lo scopo di farla cadere e procurarle qualche malanno... Allora ero nemico dei preti, ora invece non più... Le chiedo vivamente perdono». E gli fa da inserviente nella messa che l'infermo celebra nella propria stanzetta.








Venerabile Pio XII, Papa



9. L'INCONTRO CON IL PAPA
Ma c'è un altro incontro e un altro ricordo, più bello questa volta. Ed è quello con padre Bonaventura Mariani, quello che era dovuto andare a quel famoso dibattito con gli «Avventisti del settimo giorno», organizzato dalla signora Mancini, come abbiamo raccontato all'inizio. Due mesi circa dopo l'apparizione a Bruno, padre Bonaventura, mentre sta passando nelle vicinanze del carcere Mamertino, viene improvvisamente fermato da uno che gli dice con risolutezza: «Lei, Padre, mi deve riconoscere!». Il religioso, sorpreso, non riesce a collegare. Allora Bruno gli rinfresca la memoria: «Sì, Padre, io sono quel tranviere che ebbe quel dibattito con lei nell'appartamento della signora Mancini in via Merulana. Ricorda, Padre? Ho visto la Madonna, quanto sono felice! Ricorda? Quelle donne mi dissero: "La Madonna ti salverà! Il rosario ti salverà!". Ebbene, io voglio ritornare nell'appartamento della signora Mancini e voglio confessare pubblicamente che veramente la Madonna mi ha salvato». E così stabilirono un appuntamento. 


Ecco come descrive quell'incontro padre Bonaventura: «Il giorno fissato andammo nell'appartamento della signora Mancini, dove si erano adunate le donne e altre persone. Il Cornacchiola con fermezza mostrò a tutti il rosario dicendo: "Confesso davanti a tutti che la Madonna mi ha salvato! Mi sono convertito. Non sono più protestante. Sono cattolico come voi. Rinnego tutto quello che ho detto contro la Chiesa e vi chiedo perdono del male che vi posso avere fatto". «I presenti, tutti ansiosi, chiedevano notizie sull'apparizione e Cornacchiola, con tanto amore, calore e zelo, rispondeva. Così si chiuse quella vicenda che era nata da quel dibattito. Da quel momento io e il Cornacchiola siamo diventati amici e i nostri incontri sono stati molto frequenti... Non ho mai avuto dubbi sulla realtà e verità dell'apparizione e sulla conversione di Bruno Cornacchiola e l'ho difeso contro tutti. Prego la Vergine della Rivelazione che mi renda meno indegno della sua amicizia e che lei non mi abbandoni nel momento del supremo passaggio all'eternità. Vergine della Rivelazione, siimi sempre madre affettuosa». Questa testimonianza di padre Bonaventura porta la data: Roma, 10.5.1983. 


Ma raccontiamo anche un gustoso episodio di cui è protagonista una cagnetta. Abbiamo notato infatti che in quasi tutte le apparizioni della Madonna, in un modo o in un altro, entrano in scena anche gli animali. Ecco una breve carrellata di ricordi. 







A Guadalupe, gli uccelli precedono l'arrivo della Vergine con gorgheggi meravigliosi che incantano l'indio Juan Diego. A Fatima ci sono le pecore che accompagnano i piccoli veggenti e che traggono vantaggio dalle loro mortificazioni. 
Quella dei cani poi è la categoria di animali più rappresentata. A La Salette c'è il bastardino Lulù che pur essendo cattivo e ringhiosetto, durante l'apparizione se ne sta buono. A Lourdes c'è il cagnolino di quel buon uomo Callet, la guardia campestre, che con quella sua mania di abbaiare in continuazione avvisava i pellegrini che erano entrati furtivamente nello steccato eretto davanti alla grotta, e così quelli uscivano prima che giungesse il padrone, evitando il verbale e la multa, cosa che mandava in bestia il commissario Jacomet, che non poteva soffrire neppure la vista di quel cagnolino. Beauraing le suore minacciano i cinque piccoli veggenti di lasciare liberi i due cani nel giardino se fossero tornati sul luogo delle apparizioni. In realtà quei due cani non incutevano mai paura ai bambini e dalle fotografie pervenuteci appaiono con un'espressione bonaria e amichevole. Sono fotografie di suore con i veggenti e, come si sa, i cani non disdegnano mai di far parte dei gruppi di famiglia, anzi sono i primi ad allinearsi in prima fila con i bambini. Neppure a Ghiaie di Bonate poteva mancare il cane. Durante un'apparizione uno di questi passa delicatamente vicino ad Adelaide e a Itala, incuriosito dal loro atteggiamento immobile. Qui alle Tre Fontane, una sera Bruno trova la «sua» grotta occupata da una coppia in atteggiamento indecoroso. Rattristato, si ritira in disparte, ma ecco venirgli incontro una cagnetta di pelo rossiccio che gli fa grande festa, lambendogli le mani. Poi, ringhiando in modo aggressivo, si lancia contro i due nella grotta, costringendoli ad andarsene. Da quel giorno Lilla, così la chiamarono, fu custode fedele di quel luogo sacro, conosciuta ed accarezzata da migliaia di visitatori che apprezzavano il suo «servizio». Anche nei mesi di caldo torrido, come luglio e agosto, la bestiola rimaneva accucciata, incurante della cera che talvolta le gocciolava addosso dalle molte candele accese. Di notte poi, faceva da guida ai visitatori, accompagnandoli fino alla grotta. Cambiò sede solo quando si rese conto che il suo ufficio di guardiana era diventato ormai superfluo. Accettò l'ospitalità di un estimatore delle apparizioni e anch'essa mise su famiglia. 

In casa Cornacchiola ora si respirava tutta un'altra aria. Mamma Jolanda era contenta, anche se, nella sua ingenuità, si era creata da sola un'altra preoccupazione. Venuta a conoscenza che due dei tre piccoli veggenti di Fatima erano morti poco tempo dopo le apparizioni della Madonna, temeva che la stessa sorte potesse ripetersi ai suoi bambini. Al che Bruno rispondeva: «Ma se così vuole la Vergine, così sia, almeno sappiamo dove andranno beati!»

Ma la Vergine della Rivelazione concedeva anche consolazioni al suo portavoce che a caro prezzo portava avanti il suo compito di testimonianza. Infatti il 21 ottobre, sempre nella chiesa di Ognissanti, un altro suo compagno avventista, che si era mostrato ferocissimo contro Bruno e lo aveva sostituito dopo che questi era tornato alla Chiesa cattolica, ora, anch'egli genuflesso davanti all'altare della Madonna, abiurava pubblicamente. Assisteva alla commovente cerimonia come padrino lo stesso Bruno, che un tempo gli era stato maestro di errore, e facevano corona altri protestanti convertiti. 

La domenica 23 novembre, nella chiesa dell'abbazia delle Tre Fontane, anche la signora Elena Cornacchiola, vedova Quilici, sorella di Bruno, faceva la sua pubblica abiura dal protestantesimo. Da queste conversioni abbiamo l'impressione che la Madonna consoli Bruno anzitutto col riparare al male spirituale che egli aveva fatto e che gli sarebbe pesato troppo sulla coscienza. 

C'era ancora però da portare a termine una consegna che la Madonna gli aveva affidato per il Santo Padre. L'occasione si presenta quando don Sfoggia lo conduce da padre Lombardi e da padre Rotondi, che avevano facile accesso al Papa. Dopo aver ascoltato il racconto della visione alle Tre Fontane, i due gesuiti ottengono dal Papa un incontro privato assieme a Bruno, che consegna al Pontefice personalmente il messaggio avuto per lui dalla Madonna. E così tutti i segni promessi si erano avverati. 




Ma in casa Cornacchiola c'era sempre un oggetto, anzi due, che costituivano come una zona d'ombra in tanta luce: quel pugnale comprato a Toledo per uccidere il Papa e la Bibbia nella versione protestante. Il momento propizio venne circa due anni dopo, precisamente il 9 dicembre 1949. In piazza S. Pietro si svolgeva una imponente dimostrazione religiosa a cui prendevano parte quasi trecentomila persone. Si faceva la chiusura della «Crociata della Bontà». 
Nelle tre sere precedenti Pio XII aveva invitato i tranvieri romani, accompagnati da padre Rotondi, loro cappellano, a recitare con lui il rosario nella sua cappella privata. 
La recita è trasmessa in diretta da Radio Vaticana. 


Tra la rappresentanza dei tranvieri ammessi nella cappella c'è anche Bruno Cornacchiola, che al microfono legge la preghiera all'Immacolata. Ecco come lui stesso descrive l'accaduto: «Tra i lavoratori c'ero anch'io, portavo con me il pugnale e la Bibbia sulla quale stava scritto: "Questa sarà la morte della Chiesa cattolica, col papa in testa". Volevo consegnare al Santo Padre il pugnale e la Bibbia. Finito il rosario, il papa disse: "Qualcuno di voi mi vuole parlare?". Io mi inginocchiai e dissi: "Santità, sono io!". Gli altri lavoratori fecero largo per il passaggio del papa; egli si chinò verso di me, mi pose la mano sulla spalla, avvicinò il suo volto al mio e chiese: "Cosa c'è, figlio mio?". "Santità, qui c'è la Bibbia protestante che interpretavo erroneamente e con la quale ho ucciso molte anime". Piangendo, consegnai anche il pugnale sul quale stava scritto: "Morte al papa", e sussurrai: "Chiedo perdono di avere osato solo pensare a tanto. Avevo progettato di ucciderla con questo pugnale!" «Il Santo Padre prese quegli oggetti, mi guardò, sorrise e osservò: "Caro figlio, con ciò non avresti fatto altro che dare un nuovo martire alla Chiesa, ma a Cristo una vittoria dell'amore". "Sì", esclamai, "ma chiedo ancora perdono". "Figlio", soggiunse il Santo Padre, "il migliore perdono è il pentimento". "Santità, mi benedica!"». E Pio XII lo benedice. 


Nel 1956, il vicariato di Roma, dopo avere acconsentito alla costruzione di una cappella sul luogo dell'apparizione per il culto della Vergine della Rivelazione, ne affida la custodia ai padri francescani minori conventuali, perché provvedano al servizio religioso. Il culto alla Vergine della Rivelazione si diffuse rapidamente in tutto il mondo. Sempre nel 1956, L'Osservatore Romano, in un articolo dove venivano elencati i più celebri santuari mariani, mete di pellegrinaggio, definiti «cattedrali della preghiera, feudi e capitali di Maria», vi aggiungeva anche la «piccola grotta delle Tre Fontane».






AVE! Tu mundi Domina, Coeli Regina; ... sola spes nostra,
Tu salus Te invocantium, portus naufragantium,
miserorum solatium, pereuntium refugium! AVE!


10. PERCHE' ALLE TRE FONTANE?
In ogni apparizione della Vergine, fra le tante domande che il popolo cristiano si pone, fa sempre capolino anche quella del perché di quel luogo dove l'avvenimento accade: «Perché proprio qui e non altrove? Ha questo posto qualcosa di speciale o c'è qualche motivo per cui la Madonna lo ha scelto?». 

Certamente ella non fa mai nulla per caso, non lascia niente all'improvvisazione o al capriccio. Tutto e ogni aspetto dell'evento ha una sua precisa e profonda motivazione. Spessissimo queste motivazioni ci sfuggono a prima vista, ma poi, se si scava nel passato, nella storia, qualcuna di queste viene a galla e ci appare sorprendente. Anche il Cielo ha la sua memoria e, magari dopo secoli, questa memoria rinverdisce e assume nuove colorazioni. E' interessante rimarcare come la storia dell'umanità e dei luoghi dove avvengono particolari fatti entri a far parte anche della strategia del Cielo. Da quando il Figlio di Dio è entrato nel tempo, anche il tempo fa parte dello svolgersi del piano di Dio, quel piano che noi chiamiamo «storia della salvezza». Maria santissima, anche dopo la sua Assunzione al Cielo, è così vicina e coinvolta nella vita dei suoi figli da fare propria la storia di ciascuno. La madre fa sempre propria la «storia» dei figli. 

Ci domandiamo allora: c'è qualcosa di particolare in quel luogo delle Tre Fontane che abbia attirato le simpatie della Regina del Cielo, per cui abbia stabilito di apparirvi? E poi, perché quella località è denominata «Le Tre Fontane»? 
Secondo un'antica tradizione che rimanda ai primi secoli del cristianesimo, confermata da documenti storici di grande valore, il martirio dell'apostolo Paolo, avvenuto nel 67 dopo Cristo per ordine dell'imperatore Nerone, sarebbe stato consumato nel luogo allora denominato Aquae Salvìae, precisamente dove oggi sorge l'abbazia delle Tre Fontane. La decapitazione dell'Apostolo, sempre secondo la tradizione, avvenne sotto un pino, presso un cippo marmoreo, che ora si può vedere in un angolo della chiesa stessa. Si dice che la testa dell'Apostolo, mozzata con un deciso colpo di spada, abbia rimbalzato per terra tre volte e che a ogni balzo sarebbe scaturita una sorgente di acqua. Il luogo fu subito venerato dai cristiani, e su di esso venne edificato un tempio che racchiudeva tre tempietti marmorei elevati sulle tre sorgenti prodigiose. Si dice anche che nella zona venne trucidata una intera legione romana capitanata dal generale Zenone, legione che prima del martirio fu condannata dall'imperatore Diocleziano a costruire le grandiose terme che portano il suo nome e dai resti delle quali Michelangelo trasse poi la splendida chiesa di S. Maria degli Angeli alle Terme, risultando così, sia pure indirettamente, uno dei primi templi innalzati a Maria santissima ad opera dei cristiani. Inoltre in questa abbazia visse per qualche tempo san Bernardo di Chiaravalle, esimio innamorato e cantore di Maria. E per tanti secoli quel luogo risuonò e risuona tuttora delle lodi e delle invocazioni innalzate a Maria. E lei non dimentica. Ma l'aspetto più specifico che probabilmente portò la Madonna a scegliere quella località dovette essere il particolare riferimento a san Paolo, non solo per la sua conversione ma anche per il suo amore alla Chiesa e alla sua opera di evangelizzazione. Infatti ciò che accadde all'Apostolo sulla via per Damasco ha parecchi punti di contatto con ciò che si verificò in questa apparizione della Vergine a Bruno Cornacchiola. 



Saulo, chiamato poi Paolo, si convertì alle parole di Colui che, dopo averlo gettato da cavallo e accecato con la sua luce abbagliante, gli aveva detto: «Io sono colui che tu perseguiti!»
Alle Tre Fontane la Madonna dirà al veggente, rivestendolo della sua luce affettuosa: «Tu mi perseguiti, ora basta!». E lo invita a entrare nella vera Chiesa che la celeste Regina definisce «ovile santo, corte celeste in terra». 

E in quel libro che lei tiene tra le sue mani e vicino al suo cuore, che è il libro della Rivelazione, c'è una grande parte uscita dal cuore e dalla bocca dell'«apostolo delle genti», inviato ad annunciare la verità al mondo pagano, e che i protestanti, indebitamente, considerano loro patrono. E quanto ebbe a soffrire Paolo per le divisioni che si erano venute a creare in quelle comunità cristiane che egli aveva fondato lo si può capire dalle sue lettere: «Vi ho scritto in un momento di grande afflizione e col cuore angosciato, fra molte lacrime, però non per rattristarvi, ma per farvi conoscere l'affetto immenso che ho per voi» (2Cor 2,4). 
Ci sembra di non sbagliare allora se interpretiamo quello stringere al cuore quelle parole dell'Apostolo come se la Madonna intendesse farle sue e ripeterle a ciascuno di noi. Perché ogni sua visita su questa terra in modo visibile costituisce un richiamo alla vera fede e all'unità. E con il suo pianto non vuole tanto rattristarci quanto farci conoscere l'affetto immenso che nutre per tutti noi. L'unità fra i cristiani è uno dei motivi della sua sollecitudine, e per essa invita a pregare. 


In pratica, ciò che alle Tre Fontane la Madonna riproporrà è lo stesso messaggio che san Paolo visse e annunciò nella sua vita di apostolo e che possiamo riassumere in tre punti:
1. conversione dei peccatori, specialmente dalla loro immoralità (il luogo dove Maria appare ne era teatro);
2. conversione degli increduli dal loro ateismo e dal loro atteggiamento di indifferenza di fronte a Dio e alle realtà soprannaturali; l'unità dei cristiani, cioè il vero ecumenismo, affinché si adempia la preghiera e l'anelito di suo Figlio: si faccia un solo ovile sotto la guida di un solo pastore. 

Il fatto poi che il luogo si trovi a Roma è di per se stesso un richiamo a Pietro, alla roccia su cui è fondata la Chiesa, alla garanzia di verità e di sicurezza della Rivelazione stessa. La Madonna dimostra un particolare affetto e cura per il papa. Con questo vuole far capire che è lui il pastore dell'«ovile santo» e che non c'è vera Chiesa, nel senso pieno del termine, se si prescinde dall'unione con lui. Bruno era protestante, e la Madonna vuole illuminarlo subito su questo punto, al di fuori del quale si continua a vagare e a cercare a tentoni, come ciechi. 

E dato che parliamo di Roma e del papa, notiamo ancora che questa apparizione alle Tre Fontane è molto «discreta», forse più discreta di altre. Probabilmente perché Roma è la sede del Papa, Maria nella sua delicatezza non vuole farlo passare in secondo ordine o interferire nella sua missione di vicario di Cristo, suo Figlio. La discrezione è sempre stata una sua caratteristica specifica, in ogni circostanza, sia nella sua esistenza terrena sia ora in quella celeste.
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DIO CI BENEDICA 
E LA VERGINE CI PROTEGGA