Le parabole di Gesù
(044)
Parabola dei figli lontani che ritornano (501.2)
Un padre aveva molti figli.
Taluni erano sempre vissuti in stretto contatto con lui, altri, per ragioni diverse, erano stati relativamente più lontani dal padre. Ma però, sapendo i desideri paterni, nonostante gli fossero lontani, potevano agire come se egli fosse presente.
Altri ancora, perché ancor più lontani, e fin dal primo giorno della loro nascita, allevati fra servi che parlavano altre lingue e avevano altri usi, si sforzavano a servire il padre per quel poco che, più per istinto che per sapere, conoscevano a lui gradito.
Un giorno il padre, che non ignorava come nonostante i suoi ordini i suoi servi si fossero astenuti da far conoscere i pensieri del padre a questi lontani, perché nel loro orgoglio li riputavano inferiori, disamati sol perché non coabitanti col padre, volle radunare tutta la sua prole. E la chiamò a sè.
Ebbene, credete voi che giudicasse per linea di umano diritto, dando il possesso dei beni soltanto a quelli che erano stati sempre nella sua casa, o quanto meno lontani non tanto da impedir loro di sapere i suoi ordini e desideri?
Egli anzi seguì tutt'altro concetto e, osservando le azioni di quelli che erano stati giusti per amore del padre, conosciuto soltanto per nome, e lo avevano onorato con tutte le loro azioni, li chiamò a sé vicino dicendo: "Doppio merito il vostro di esser giusti, poiché lo foste per sola volontà vostra e senza aiuti. Venite e circondatemi. Ne avete ben diritto! I primi mi hanno sempre avuto e ogni loro azione era regolata dal mio consiglio e premiata dal mio sorriso. Voi avete dovuto agire solo per fede ed amore. Venite. Ché nella mia casa è pronto il vostro posto, è pronto da tempo, ed ai miei occhi non costituisce differenza l'esser sempre stati della casa o l'esser stati lontani; ma differenza hanno le azioni che, vicini o lontani da me, i miei figli hanno compiuto."