Dr Döllinger, come era chiamato comunemente da tutti, era nato nel Baden-Würtenberg il 23 gennaio 1929 e all’età di diciannove anni entrò nel seminario di Rottenburg. Negli anni 50 ebbe il primo di numerosissimi incontri con padre Pio di cui divenne figlio spirituale e che rappresentò per lui, come ebbe a ricordare numerose volte, una delle grazie spirituali più importanti mai ricevute in tutta la sua vita.
Ordinato sacerdote nel 1954, ricevette il Dottorato in Teologia morale nel 1974 e divenne vice-parroco nel 1982 in un piccolo paesino vicino a Monaco di Baviera. Iniziò nel frattempo la sua attività di docenza che lo portò varie volte in Brasile dove insegnava Teologia morale nel seminario di Anápolis. Padre Döllinger studiò inoltre molto approfonditamente la Massoneria e ne divenne uno dei più grandi conoscitori e specialisti. L’allora Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, card. Josef Ratzinger, si consigliò con lui nel 1983 per redigere la Dichiarazione Quaesitum est sulla Massoneria.
Dal 2004 si trasferì definitivamente in Baviera, a Wigratzbad, dove si trova il seminario della Fraternità San Pietro. Visse gli ultimi anni in spirito di profonda preghiera e intervenne pubblicamente in rari casi e uno di questi fu Fatima, a lui particolarmente caro. Lo ricordò nuovamente anche l’anno scorso, nel corso di un’intervista con Maike Hickson: nel 2000, in seguito alla pubblicazione da parte della Santa Sede del terzo Segreto di Fatima, lui stesso si recò a Roma per incontrare il card. Ratzinger, amico di vecchia data. Alla fine della celebrazione della S. Messa, mentre si trovavano in sacrestia, alla sua richiesta se la pubblicazione del segreto fosse completa, il futuro Benedetto XVI rispose laconicamente: “c’è ancora qualcos’altro”.
Padre Döllinger è morto l’11 giugno 2017, il giorno della SS.ma Trinità alla quale era particolarmente devoto. S. E. Mons. Athansius Schneider, vescovo ausiliare di Astana, che lo conosceva molto bene dai tempi del Brasile, ha ufficiato la solenne Messa in rito tridentino alla quale hanno partecipato tanti sacerdoti, seminaristi e fedeli.
«Era un sacerdote pienamente mosso da Dio e immerso in Lui», ha affermato mons. Schneider nella sua omelia. «Questo ‘essere mosso da Dio’ era la forza nascosta che ha dato a questo sacerdote un’intensa e, per così dire, mistica vita spirituale. Ma, allo stesso tempo, lo spinse anche ad una vita apostolica senza tregua e logorante per la sua salute. Un mistico mosso da zelo ardente per l’onore di Cristo, suo Re». «Ecco perché la preghiera era al centro della sua vita – ha continuato mons. Schneider –.
Ogni giorno trascorreva diverse ore in preghiera, e questo non era solo negli ultimi anni della sua vita, contrassegnati dalla malattia. Questa era un’abitudine in tutta la sua vita sacerdotale. Ripeteva spesso: ‘Senza preghiera, la mia anima si atrofizza’, ‘senza preghiera, non posso fare niente’».
A lui noi rivolgiamo adesso le nostre preghiere affinché interceda per noi e per la Chiesa da lui tanto amata. (V. R.) Da Corrispondenza Romana, 20 giugno 2017