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Verso Ain Karim
“Maria corse con fretta a la montagna”
Dante, Purg. 18, 100
Qualche settimana dopo la
visita dell’arcangelo Gabriele, con il permesso dello sposo
Giuseppe, la Vergine Maria si prepara e lascia Nazareth per recarsi in Giudea, ad Ain Karìm, dove abita la cugina Elisabetta.
Dall’angelo ha saputo che
1’anziana parente, già da tutti detta sterile,
ora attende un bimbo, e mancano solo poche settimane, una dozzina circa. Maria, che è
tutta incendio d’amore per Dio, non
ritarda, ma dà la precedenza a questo soccorso umano.
A quei tempi si viaggiava a
piedi, sul cammello o a schiena d’asino. Non
sappiamo come e con chi percorse i 180
km circa, non era un viaggio facile, durava quattro,
cinque giorni, e generalmente si faceva in carovana.
Intanto in casa di Elisabetta si accelerano i preparativi per la nascita del bimbo. Il sacerdote Zaccaria, muto e meditabondo, si dibatte tra fede e speranza, mentre la sposa assapora già — pur nella naturale preoccupazione del parto — le gioie della maternità.
Si conosce come il bimbo sarà
chiamato, ma nessuno sa la grande visita, o meglio le grandi
visite che questa casa benedetta sta
per ricevere. Maria, cantando nel suo Cuore al suo Signore, si avvicina alla meta.
La Vergine, appena giunse al paesello di montagna Ain Karim, a sei km a sud di Gerusalemme — si portò premurosamente alla casa di Zaccaria.
Elisabetta Le andò incontro festante. Maria “entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta” (Lc 1, 40) con il consueto e santo augurio di pace (shalòm!).
A quel saluto mariano
successero fenomeni meravigliosi che l’evangelista così ci descrive: “Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di
Maria, il bambino le sussultò nel grembo.
Elisabetta fu piena di Spirito santo ed esclamò a gran voce: Benedetta Tu fra le
donne! e benedetto il frutto del Tuo grembo! A che debbo che la Madre
del mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto
è giunta ai miei orecchi, il bambino
ha esultato di gioia nel mio grembo. E beata Colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore (Lc 1, 41-45)”.
Sono versi in cui risuona
la melodia di tutte le grandezze che Dio opera per mezzo di Maria.
Lo Spirito Santo L’ha
riempita di sé e quel grembo di fanciulla ha potuto concepire
il Figlio di Dio. Non solo. Ma ora lo stesso Spirito — attraverso Maria sua Sposa — pre-santifica colui che è chiamato dal Signore a
compiere la particolare missione di Precursore
dell’Agnello di Dio.
Gesù nel seno di Maria esultò, e da quel trono verginale
fissò il piccolo Giovanni nel seno della Madre
Elisabetta e si fece conoscere rivelandosi qual era: il Figlio
di Dio.
E Giovanni pronunziò il suo
primo discorso di annunciatore del Verbo. Sussultò e sobbalzò così fortemente di amore e gioia che Elisabetta si sentì scossa e come colpita anch’essa dalla luce della Divinità
del Figlio di Maria; e riconobbe in quella fanciulla la Madre del
Messia. Piena di spirito profetico, tutta amore e
gratitudine, glorificò Maria e il frutto benedetto del suo seno:
“Alzò la voce con un gran grido” dice il testo greco.
Disse: “BENEDETTA TU FRA LE DONNE E BENEDETTO È IL FRUTTO DEL TUO SENO!”. E aggiunse, nello splendore de1l’umiltà e della gioia, lodi e lodi a Maria:
“A che debbo che la Madre del mio Signore venga a me? Beata Colei che ha creduto al compimento delle cose che Le sono state dette dal Signore!”.
Maria Santissima non nega
l’altissimo mistero di Nazareth e, inabissandosi ancor più nell’umiltà, dà sfogo alle fiamme d’amore che la consumavano.
È questa la sua seconda
grande gioia. E canta:
“L’anima mia magnifica
il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente
E Santo è il suo nome:
di generazione in generazione la sua misericordia
si stende su quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore,
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha
soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri,
ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre” (Lc 1, 46-55).
È questo il Magnificat di Maria, il più santo e degno di tutti i Cantici per la dignità e santità di Colei che l'ha fatto e per i grandi misteri che vi sono compresi, come anche per i miracoli che Dio ha operato per mezzo di esso.
Dice il Montfort: “È il più grande sacrificio di
lode rivolto a Dio, nella legge della grazia. Tra tutti i cantici,
il Magnificat è il più umile, il più riconoscente, è anche il più sublime e il più elevato. Racchiude misteri così
grandi e così profondi che neppure gli
angeli li conoscono tutti. . .”, e Papa Giovanni Paolo II aggiunge:
“Nelle parole del Magnificat si manifesta tutto il cuore della nostra
Madre. Sono, oggi, il suo
testamento spirituale. Ognuno ...deve guardare la vita ... con gli occhi
di Maria”. Perciò è un cantico tutto divino che esalta la grandezza di Dio, la sua
fedeltà alle promesse e l’infinità del suo amore, e nello stesso tempo
dandoci il senso della pochezza della creatura, scopre il nostro inserimento nel piano di Dio, grazie al1’amore
operante e trasformante di Lui”.
È bello sapere che la Vergine iniziò l’umile servizio presso la santa
cugina cantando le misericordie di Dio. Servizio beato il suo, che nasceva dalla
letizia di un cuore pieno
di Dio e produceva letizia.
San Luca ci dice che “Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua” (1,56). Tre mesi di grazia, di luce, di benedizione. Per Giovanni, Zaccaria ed Elisabetta.
Il nascituro ricevette
tutte le grazie che gli erano necessarie per
essere un degno
precursore del Messia.
La casa di Zaccaria visse i suoi giorni più belli;
lo stesso Zaccaria sembrò trasformarsi
per la fede, la speranza e l’amore che Maria accese ancor più nel suo cuore di padre anziano. Soprattutto
Elisabetta, nei suoi dolori e paure, fu confortata e sorretta dalla dolce
presenza e potente preghiera
di Maria.
La Vergine aveva perfezionato ogni
preparativo per il felice evento, e ormai tutto
era pronto.
Così il bimbo nacque bello e forte, e per
Zaccaria fu il giorno più felice della sua vita, come anche lo fu per Elisabetta ricolma delle gioie della maternità.
Quando poi circoncisero il bambino gli posero quel nome <<Giovanni>> (che significa: pieno di grazia, pio, misericordioso) e il vecchio sacerdote Zaccaria riacquistando la loquela, tutto ispirato, cantò la bontà luminosa di Dio e la missione del figlio, insieme alla divina bontà di Maria, piena di grazia; e prostrato adorò il Messia nella beata Maria.
In Lei di ora in ora cresceva il dolore. Pur nella pace di
quella casa la Vergine pensando al prossimo
incontro con lo sposo Giuseppe, sentiva sempre più viva una spina nel cuore.