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giovedì 25 novembre 2021

7. Verso Ain Karim

 7

Verso Ain Karim

 

“Maria corse con fretta a la montagna”

Dante, Purg. 18, 100

 

Qualche settimana dopo la visita dell’arcangelo Gabriele, con il permesso dello sposo Giuseppe, la Vergine Maria si prepara e lascia Nazareth per recarsi in Giudea, ad Ain Karìm, dove abita la cugina Elisabetta.


Dall’angelo ha saputo che 1’anziana parente, già da tutti detta sterile, ora attende un bimbo, e mancano solo poche settimane, una dozzina circa. Maria, che è tutta incendio d’amore per Dio, non ritarda, ma dà la precedenza a questo soccorso umano.


A quei tempi si viaggiava a piedi, sul cammello o a schiena d’asino. Non sappiamo come e con chi percorse i 180 km circa, non era un viaggio facile, durava quattro, cinque giorni, e generalmente si faceva in carovana.

Intanto in casa di Elisabetta si accelerano i preparativi per la nascita del bimbo. Il sacerdote Zaccaria, muto e meditabondo, si dibatte tra fede e speranza, mentre la sposa assapora già pur nella naturale preoccupazione del parto le gioie della maternità. 

Si conosce come il bimbo sarà chiamato, ma nessuno sa la grande visita, o meglio le grandi visite che questa casa benedetta sta per ricevere. Maria, cantando nel suo Cuore al suo Signore, si avvicina alla meta.

La Vergine, appena giunse al paesello di montagna Ain Karim, a sei km a sud di Gerusalemme si portò premurosamente alla casa di Zaccaria. 

Elisabetta Le andò incontro festante. Maria “entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta” (Lc 1, 40) con il consueto e santo augurio di pace (shalòm!). 

A quel saluto mariano successero fenomeni meravigliosi che l’evangelista così ci descrive: “Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo.

Elisabetta fu piena di Spirito santo ed esclamò a gran voce: Benedetta Tu fra le donne! e benedetto il frutto del Tuo grembo! A che debbo che la Madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. E beata Colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore (Lc 1, 41-45)”.

Sono versi in cui risuona la melodia di tutte le grandezze che Dio opera per mezzo di Maria.


 


Lo Spirito Santo L’ha riempita di sé e quel grembo di fanciulla ha potuto concepire il Figlio di Dio. Non solo. Ma ora lo stesso Spirito attraverso Maria sua Sposa pre-santifica colui che è chiamato dal Signore a compiere la particolare missione di Precursore dell’Agnello di Dio.

Gesù nel seno di Maria esultò, e da quel trono verginale fissò il piccolo    Giovanni nel seno della Madre Elisabetta e si fece conoscere rivelandosi qual era: il Figlio di Dio.

E Giovanni pronunziò il suo primo discorso di annunciatore del Verbo. Sussultò e sobbalzò così fortemente di amore e gioia che Elisabetta si sentì   scossa e come colpita anch’essa dalla luce della Divinità del Figlio di Maria; e riconobbe in quella fanciulla la Madre del Messia. Piena di spirito profetico, tutta amore e gratitudine, glorificò Maria e il frutto benedetto del suo seno:

“Alzò la voce con un gran grido” dice il testo greco. 

Disse: “BENEDETTA TU FRA LE DONNE E BENEDETTO È IL FRUTTO DEL TUO SENO!”. aggiunse, nello splendore de1l’umiltà e della gioia, lodi e lodi a Maria: 

“A che debbo che la Madre del mio Signore venga a me? Beata Colei che ha creduto al compimento delle cose che Le sono state dette dal Signore!”.

Maria Santissima non nega l’altissimo mistero di Nazareth e, inabissandosi ancor più nell’umiltà, sfogo alle fiamme d’amore che la consumavano.

È questa la sua seconda grande gioia. E canta:

“L’anima mia magnifica il Signore

e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore perché ha guardato l’umiltà della sua serva.

D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.  

Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente

E Santo è il suo nome:

di generazione in generazione la sua misericordia

si stende su quelli che lo temono.

Ha spiegato la potenza del suo braccio,

ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore, 

ha rovesciato i potenti dai troni,

ha innalzato gli umili;

ha ricolmato di beni gli affamati, 

ha rimandato i ricchi a mani vuote. 

Ha soccorso Israele, suo servo,

ricordandosi della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri,

ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre” (Lc 1, 46-55).


È questo il Magnificat di Maria, il più santo e degno di tutti i Cantici per la dignità e santità  di Colei che l'ha fatto e per i grandi misteri che vi sono compresi, come anche per i miracoli che Dio ha operato per mezzo di esso.


Dice il Montfort: “È il più grande sacrificio di lode rivolto a Dio, nella legge della grazia. Tra tutti i cantici, il Magnificat è il più umile, il più riconoscente, è anche il più sublime e il più elevato. Racchiude misteri così grandi e così profondi che neppure gli angeli li conoscono tutti. . .”, e Papa Giovanni Paolo II aggiunge:


“Nelle parole del Magnificat si manifesta tutto il cuore della nostra Madre. Sono, oggi, il suo testamento spirituale. Ognuno ...deve guardare la vita ... con gli occhi di Maria”. Perciò è un cantico tutto divino che esalta la grandezza di Dio, la sua fedeltà alle promesse e l’infinità del suo amore, e nello stesso tempo dandoci il senso della pochezza della creatura, scopre il nostro inserimento nel piano di Dio, grazie al1’amore operante e trasformante di Lui”.


È bello sapere che la Vergine iniziò l’umile servizio presso la santa cugina cantando le misericordie di Dio. Servizio beato il suo, che nasceva dalla letizia di un cuore pieno di Dio e produceva letizia.

San Luca ci dice che “Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua” (1,56). Tre mesi di grazia, di luce, di benedizione. Per Giovanni, Zaccaria ed Elisabetta. 

Il nascituro ricevette tutte le grazie che gli erano necessarie per essere un degno precursore del Messia.

La casa di Zaccaria visse i suoi giorni più belli; lo stesso Zaccaria sembrò trasformarsi per la fede, la speranza e l’amore che Maria accese ancor più nel suo cuore di padre anziano. Soprattutto Elisabetta, nei suoi dolori e paure, fu confortata e sorretta dalla dolce presenza e potente preghiera di Maria.

La Vergine aveva perfezionato ogni preparativo per il felice evento, e ormai tutto era pronto.




Così il bimbo nacque bello e forte, e per Zaccaria fu il giorno più felice della sua vita, come anche lo fu per Elisabetta ricolma delle gioie della maternità.

Quando poi circoncisero il bambino gli posero quel nome  <<Giovanni>> (che significa: pieno di grazia, pio, misericordioso) e il vecchio sacerdote Zaccaria riacquistando la loquela, tutto ispirato, cantò la bontà luminosa di Dio e la missione del figlio, insieme alla divina bontà di Maria, piena di grazia; e prostrato adorò il Messia nella beata Maria. 

In Lei di ora in ora cresceva il dolore. Pur nella pace di quella casa la Vergine pensando al prossimo incontro con lo sposo Giuseppe, sentiva sempre più viva una spina nel cuore.


AMDG et DVM