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sabato 28 settembre 2019

Magnificat - Prima parte


MAGNIFICAT

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Eccellenze di questo Cantico
Le Divine Scritture contengono molti sacri Cantici, fatti da sante donne, come da Maria, la sorella di Mosè e di Aronne; Debora, Giuditta, Anna, la madre del profeta Samuele, per rendere grazie a Dio dei numerosi e straor­dinari favori della sua Divina Bontà. 
Ma il più santo e degno di tutti i Canti­ci è il Magnificat della Santissima Madre di Dio, sia in ragione della dignità e della santità di Colei che l’ha fatto sia per i grandi ed ammirabili misteri che vi sono compresi, come anche per i miracoli che Dio ha operato per mezzo di esso. 
Non si legge, infatti, da nessuna parte che Egli ne abbia fatto attraverso gli altri cantici, mentre san Tommaso da Villanova, arcivescovo di Valenza , nota che è stato proprio alla proclamazione di questo Cantico che lo Spirito Santo ha operato molte meraviglie nel Santo Precursore del Figlio di Dio, come pure in suo padre e in sua madre, e che l’esperienza ha dimostrato molte volte che è un eccellente mezzo per scacciare i demoni dai corpi dei posseduti.

 Molti altri importanti Autori riportano molti altri mira­coli compiuti attraverso la recita di questo stesso Cantico. Sant’Anselmo, ad esempio, scrisse di se stesso[1][2] che, essendo provato da molte malattie che gli facevano provare dolori acutissimi, ne fu guarito interamente recitando il Magnificat.

Cesario racconta di un santo religioso, che aveva una devozione partico­lare alla Beata Vergine e specialmente alla recita di questo Cantico. Essendo prossimo alla sua fine, questa stessa Vergine gli apparve, gli dichiarò che entro sette giorni sarebbe uscito da questo mondo e gli diede la sua benedi­zione. Il settimo giorno, essendo questo buon religioso agli estremi, Ella gli ap­parve di nuovo, alla presenza del Priore del Monastero, accompagnata da un gran numero di angeli e di santi, e restò presente fino a che questo sant’uomo non ebbe reso il suo spirito a Dio con una gioia incomprensibile.
Il Cardinal Giacomo da Vitry scrisse nella Vita di santa Maria d’Ognies che, essendo costei vicina alla morte e cantando il Cantico della Madre di Dio, Ella le apparve e l’avvertì di ricevere il sacramento dell’Estrema unzione. Quindi, Ella si trovò presente alla sua fine con molti altri santi, e perfino con il Santo dei santi, il Figlio suo Gesù.

Tutto ciò ci dimostra che è cosa graditissima al nostro Salvatore e alla sua Divina Madre recitare questo divino Cantico con devozione.
Noi non troviamo che la Beata Vergine l’abbia cantato o pronunciato pubblicamente più di una volta, mentre era in questo mondo, ma non si può dubitare che l’abbia recitato e forse cantato molte volte in privato. Qualche Autore riferisce che è stata vista molte volte, in qualche chiesa, durante la celebrazione dei Vespri, circondata da un gran numero di angeli, e che la si è sentita cantare questo meraviglioso Cantico con loro e con i sacerdoti, ma in modo così melodioso ed incantevole, da non esservi proprio parole per esprimerlo.

     Ricordatevi, inoltre -, quando canterete o reciterete questo Cantico ver­ginale -, di donarvi al Santo Spirito, per unirvi alla devozione e a tutte le sante disposizioni con le quali è stato cantato e recitato dalla Beata Vergine Maria e da un numero incalcolabile di santi e di sante, che l’hanno cantato e recitato così santamente.


San Giovanni Eudes






[1] «Hoc est illud dulcissimum decachordum, quo citharista propheticus toties gloriatur; hoc doemon expellitur, Praecursor sanctifìcatur, puer exultat, mater prophetat. Hoc decachordo etiam nunc cum devote concinitur, ìnìquas cordis suggestiones propulsori, lubricas carnis tentatìones emollliri, doemones pessimos effugari merito crediderim» (S. TOMMASO DA VlLLANOVA, Concio de Visit. B. V).
[2] In lib. Mìracul.




L
'anima mia magnifica il Signore  *
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,

perché ha guardato l'umiltà della sua serva.  *
D'ora in poi tutte le generazioni
mi chiameranno beata.

Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente  *
e santo é il suo nome:

di generazione in generazione la sua misericordia  *
si stende su quelli che lo temono.

Ha spiegato la potenza del suo braccio,  *
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;

ha rovesciato i potenti dai troni,  *
ha innalzato gli umili;

ha ricolmato di beni gli affamati,  *
ha rimandato i ricchi a mani vuote.

Ha soccorso Israele, suo servo,  *
ricordandosi della sua misericordia,

come aveva promesso ai nostri padri,  *
ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre.
Gloria al Padre e al Figlio  *
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre  *
nei secoli dei secoli. Amen.

 



Magnificat
Magníficat  *
   ánima mea Dóminum,
et exsultávit spíritus meus
  *
   in Deo salvatóre meo,
quia respéxit humilitátem
 ancíllæ suæ,  *
   ecce enim ex hoc beátam me dicent       omnes generatiónes. Quia fecit mihi magna, qui potens est:  *
   et sanctum nomen eius,
et misericórdia eius 
a progénie in progénies  * 
   
timéntibus eum.

Fecit poténtiam in bráchio suo,
  *    dispérsit supérbos mente cordis sui;
depósuit poténtes de sede
,  *
   et exaltávit húmiles,
esuriéntes implévit bonis,  *
   et dívites dimísit inánes.

Suscépit Ísrael púerum suum,
  *    recordátus misericórdiæ suæ,
sicut locútus est ad patres nostros,
  *    Àbraham et sémini eius in sǽcula. 
Glória Patri et Fílio  *
   et Spirítui Sancto.
Sicut erat in princípio, et nunc et semper,
  *
   et in sǽcula sæculórum. Amen.




MAGNIFICAT 
Motivi per cui si può definire il Magnificat

come il Cantico del Cuore della Santissima Vergine

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Io   definisco il Magnificat il sacro Cantico del Sacratissimo Cuore della Beata Vergine, per molte ragioni.

In primo luogo, perché è sgorgato da questo divin Cuore, prima di scio­gliersi sulla sua bocca.

In secondo luogo, perché la sua bocca non l’ha pronunciato che per la mozione ricevuta dal suo Cuore carneo, spirituale e divino. Il Cuore di carne di questa Divina Vergine, infatti, essendo ripieno di una gioia sensibile e straordinaria, ha spinto la sua santissima bocca a cantare questo Magnificat con un fervore ed un giubilo straordinari.

Essendo il suo Cuore spirituale tut­to rapito e trasportato in Dio, ha fatto uscire dalla sua santa bocca queste pa­role estatiche: «Et exultavit spiritus meus in Deo salutaris meo: Il mio spiri­to esulta in Dio, mio salvatore».
Il suo Cuore divino - ossia il suo Divino Bambino, che risiede nelle sue viscere benedette e dimora nel suo Cuore e che è l’anima della sua anima, lo spirito del suo spirito e il Cuore del suo Cuore - è il primo Autore di questo Cantico. È Lui che vi mette i pensieri e le verità che sono contenuti nello spirito della sua Divina Madre ed è Lui che pronuncia, con la sua bocca, gli oracoli di cui è ricolmo.

In terzo luogo, il Magnificat è il Cantico del Cuore della Madre d’amore, ossia il Cantico dello Spirito Santo, che è lo Spirito e il Cuore del Padre e del Figlio, e che è anche il Cuore e lo Spirito di questa Vergine Ma­dre, di cui Ella è talmente ricolma e posseduta, che la sua presenza e la sua voce riempiono san Zaccaria, sant’Elisabetta e il bambino che ella porta nel suo grembo, di questo stesso spirito.

Infine, è il Cantico del cuore e dell’amore di questa Vergine amabilis­sima, perché è il Divino Amore di cui Ella è tutta infiammata che le fa pro­nunciare tutte le parole di questo meraviglioso Cantico, le quali - secondo san Bernardino - sono tante fiamme d’amore, uscite dall’ardente Fornace del Divino Amore che brucia nel Sacro Cuore di questa Vergine incompa­rabile.

O Cantico d’amore, o Cantico Verginale del Cuore della Madre d’a­more, che avete la vostra prima origine nel Cuore stesso del Dio d’amore, che è Gesù e nel Cuore dell’amore personale ed increato, che è lo Spirito Santo, non spetta che alla degnissima bocca della Madre del Bell’Amore di cantarvi e di pronunciarvi. I serafini stessi se ne reputano indegni. Com’è, dunque, che i peccatori miserabili, tali quali siamo noi, osano proferire le Divine Parole che Maria ha composto e far passare attraverso le loro bocche immonde i misteri ineffabili che questo cantico contiene?
      Oh! Con quale ri­spetto e quale venerazione questo santissimo Cantico deve essere pronuncia­to e cantato! Oh! Quale deve essere la purezza della lingua e la santità della bocca che lo pronuncia! Oh! Quale fuoco e quali fiamme d’amore deve ac­cendere nei cuori degli ecclesiastici e delle persone religiose che lo recitano e lo cantano sì sovente!
Certamente bisognerebbe essere tutto cuore e tutto amore per cantare e pronunciare questo Cantico d’amore.

O Madre del Bell’Amore, fateci partecipi della santità, del fervore e dell’amore con il quale avete cantato in terra questo Cantico ammirabile, che canterete per sempre in Cielo con tutti gli angeli e tutti i santi, ed otteneteci dal vostro Figlio la grazia di essere nel numero di coloro che lo canteranno eternamente con Voi, per rendere grazie eterne all’adorabilissima Trinità per tutte le cose grandi che ha operato in Voi ed attraverso di Voi, e per le grazie innumerevoli che Ella ha elargito a tutto il genere umano per vostro mezzo.

san Giovanni Eudes


Spiegazione del primo versetto: 
"Magnificat * anima mea Dominum"
Questo primo versetto non contiene che quattro parole, ma esse sono piene di molti grandi misteri. Soppesiamole accuratamente con santo timore, ossia, consideriamole attentamente con spirito d’umiltà, di rispetto e di pietà, per animarci a magnificare Dio con la Beata Vergine per le cose grandi e meravigliose che Egli ha operato in Lei, attraverso di Lei, per Lei ed anche per noi.

Ecco la prima parola: Magnificat. Che cosa vuol dire questa parola? Che cosa significa magnificare Dio? Si può forse magnificare Colui la cui gran­dezza e magnificenza sono immense, infinite ed incomprensibili? Niente af­fatto, ciò è impossibile, ed è impossibile a Dio stesso, il quale non può farsi più grande di quel che è. Noi non possiamo magnificare, ossia rendere Dio più grande in Se stesso, poiché le sue divine perfezioni, essendo infinite, non possono ricevere alcun accrescimento in se stesse; ma lo possiamo magnifi­care in noi
«Ogni anima santa - dice infatti sant’Agostino-, può concepire il Verbo Eterno in se stessa, attraverso la fede; essa può generarlo nelle altre anime attraverso la predicazione della Divina Parola; ed essa può magnifi­carlo amandolo veramente, affinché essa possa dire: L’anima mia magnifica il Signore»[1]. Magnificare il Signore - insegna ancora sant’Agostino -, è adorare, lodare, esaltare la sua immensa grandezza, la sua maestà suprema, le sue eccellenze e perfezioni infinite.

Possiamo magnificare Dio in molti modi. 

1) Attraverso i nostri pensieri, avendo una grandissima idea e una grandissima stima di Dio e di tutte le co­se di Dio, 

2) Attraverso i nostri affetti, amando Dio con tutto il nostro cuore e al di sopra di ogni cosa, 

3) Attraverso le nostre parole, parlando sempre di Dio e di tutte le cose che lo riguardano con profondissimo rispetto, adoran­done ed esaltando la sua potenza infinita, la sua saggezza incomprensibile, la sua bontà immensa e le sue altre perfezioni, 

4) Attraverso le nostre azioni, compiendole per la sola gloria di Dio, 

5) Praticando ciò che lo Spirito Santo ci insegna in queste parole: «Humilia te in omnibus, et coram Deo invenies gratiam; quoniam magna potentìa Dei solius, et ab humilibus onoratur: Quanto più sei grande, tanto più umiliati; così troverai grazia davanti al Si­gnore; perché grande è la potenza del Signore e dagli umili egli è glorificato»[2]

6) Sopportando volentieri le croci che Dio ci invia, per suo amore, poi­ché non vi è nulla che lo onori di più che le sofferenze, dal momento che il nostro Salvatore non ha trovato mezzo più eccellente per glorificare il Padre suo, che i tormenti e la morte in Croce. 
Infine, magnificare Dio è preferirlo ed esaltarlo al di sopra di tutte le cose, attraverso i nostri pensieri, i nostri af­fetti, le nostre parole, le nostre azioni, le nostre umiliazioni e le nostre morti­ficazioni.

Ma, ahimè! Noi facciamo spesso tutto il contrario poiché invece di esal­tarlo, lo abbassiamo; invece di preferirlo ad ogni cosa, preferiamo le creature al Creatore; invece di preferire la sua Volontà, i suoi interessi, la sua gloria e la sua soddisfazione alla nostra volontà, ai nostri interessi, al nostro onore e alle nostre soddisfazioni, facciamo tutto il contrario, preferendo Barabba a Gesù.

Non è forse quel che fanno tutti i giorni i peccatori? O cosa spaventosa! Dio ha elevato l’uomo al più alto trono della gloria e della grandezza grazie alla sua Incarnazione e l’uomo, ingrato e detestabile, abbassa ed umilia il suo Dio fino al più profondo del nulla. Sì, fino al più profondo del nulla poi­ché colui che pecca mortalmente preferisce un meschino interesse tempora­le, l' infame piacere di un momento e quel po’ di fumo di un onore passegge­ro al suo Dio e al suo Creatore; lo annienta persino, per quanto è possibile, secondo le parole di san Bernardo: «Deum, in quantum in se est, perimitnon volendo altro dio che se stesso e le sue passioni sregolate».

Non è così che agite Voi, o Vergine Santa! Voi, infatti, avete sempre magnificato Dio altissimamente e perfettissimamente, dal primo istante della vostra vita fino all’ultimo. Voi l’avete sempre magnificato eccellentìssima­mente, attraverso tutti i vostri pensieri, affetti, parole, azioni e attraverso la vostra profondissima umiltà, tutte le vostre sofferenze, la pratica in sommo grado di tutte le virtù e il santissimo uso che avete fatto di tutte le potenze della vostra anima e di tutti i vostri sensi interni ed esterni. Infine, Voi sola l’avete glorificato più degnamente e magnificato più grandemente di tutte le creature insieme.


Veniamo ora alla seconda parola del nostro Cantico, che è anima. 
Nota­te che la Beata Vergine non dice “Io magnifico”, ma “L’anima mia magnifi­ca il Signore”, per mostrare che Ella lo magnifica dal più intimo del suo Cuore e con tutta l’estensione delle sue potenze interiori. 
Ella non lo magni­fica così, solamente con la sua bocca e con la sua lingua, con le sue mani e i suoi piedi, ma Ella utilizza tutte le facoltà della sua anima, della sua intelli­genza, della sua memoria, della sua volontà e tutte le potenze della parte su­periore ed inferiore della sua anima, sfruttando tutte le forze interne ed e- steme per lodare, glorificare e magnificare il suo Dio. 
Ed Ella non lo magni­fica solamente a suo nome né per soddisfare gli obblighi infiniti che ha di far­lo, a motivo dei favori inconcepibili che ha ricevuto dalla sua Divina Bontà, ma Ella lo magnifica anche a nome di tutte le creature e per tutte le grazie che Egli ha prodigato a tutti gli uomini, essendosi fatto uomo per renderli dei e per salvarli tutti, se essi vogliono corrispondere ai disegni dell’amore inconcepibi­le che ha su di loro.


Ecco la terza parola: mea, “la mia anima”. Qual è quest’anima che la Beata Vergine chiama la sua anima?
Rispondo a ciò, in primo luogo, con le parole di un grande Autore[3] che dice che quest’anima della Beata Vergine è il Figlio suo Gesù, il quale è l’anima dell’anima sua.
In secondo luogo, rispondo che queste parole, anima mea, comprendono innanzitutto l’anima propria e naturale - che anima il corpo della Santa Vergi­ne; in secondo luogo, l’anima del Divino Bambino che Ella porta nelle sue viscere, la quale è unita così strettamente alla sua, che queste due anime fan­no, in certo qual modo, una sola anima, poiché il Bambino che è nelle sue viscere materne non è che una cosa sola con sua madre. 
In terzo luogo, que­ste parole, anima mea, contraddistinguono e comprendono tutte le anime create ad immagine e somiglianza di Dio, che sono state, sono e saranno in tutto l’universo. Se, infatti, san Paolo ci assicura che l’Eterno Padre ci ha donato ogni cosa donandoci suo Figlio: «Cum Illo omnia nobis donavit»[4][5][6][7][8], è fuori di dubbio che, donandoLo alla sua Divina Madre, le ha donato anche ogni cosa, ragion per cui tutte le anime le appartengono. E poiché Ella non lo ignora e sa che ha l’obbligo di far uso di tutto ciò che Dio le ha donato, per il suo onore e per la sua gloria, quando Ella pronuncia le parole: «L’anima mia magnifica il Signore», guardando a tutte le anime che sono state, sono e saranno, come anime che le appartengono, le abbraccia tutte per unirle all’anima del Figlio suo e alla sua e per servirsene per lodare, esaltare e magnificare Colui che è disceso dal Cielo e che si è incarnato nel suo seno verginale per operare la grande opera della loro Redenzione.

Eccoci all’ultima parola del primo versetto: Dominum.

Qual è questo Signore che la Beata Vergine magnifica? È Colui che è il Signore dei signori, e il Signore supremo ed universale del Cielo e della ter­ra. 
Questo Signore è l’Eterno Padre, questo Signore è il Figlio, questo Signore è lo Spirito Santo: tre Persone divine che non sono che un Dio e un Signore, e che non hanno che una stessa essenza, potenza, sapienza, bontà e maestà. 

La Santissima Vergine loda e magnifica l’Eterno Padre per averla associata con luì alla divina paternità, rendendola Madre dello stesso Figlio di cui Egli è il Padre. 
Ella magnifica il Figlio di Dio, per il fatto che ha volu­to sceglierla per sua Madre ed essere suo vero Figlio. 
Ella magnifica lo Spi­rito Santo, per aver voluto compiere in Lei la più grande delle sue opere, os­sia il mistero adorabile dell’Incarnazione. 

Ella magnifica il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo per le grazie infinite che hanno fatto e che intendono fare a tutto il genere umano.


Impariamo da qui che uno dei principali doveri che Dio ci richiede, e uno dei più grandi obblighi verso la Divina Maestà, è la riconoscenza dei benefici, per i quali dobbiamo ringraziarLo con tutto il nostro cuore e con un affetto particolarissimo. 


Abbiamo cura, dunque, di imitare in ciò la gloriosa Vergine, dicendo spesso con Lei: <<Magnificat anima mea Dominum>>, per ringraziare la Santissima Trinità, non solo di tutte le grazie che abbiamo ri­cevuto, ma anche di tutti i beni che Ella da sempre ha elargito a tutte le sue creature. 


E dicendo queste parole: «L’anima mia», ricordiamoci che l’Eterno Padre, donandoci suo Figlio, ci ha dato ogni cosa con Lui e, di conseguenza, che le anime sante di Gesù e della sua Divina Madre, e tutte le anime in ge­nerale ci appartengono. Ecco perché possiamo e dobbiamo servircene per la gloria di Colui che ce le ha donate, attraverso un gran desiderio di lodare e glorificare Dio con tutto il nostro cuore, con tutta la nostra anima e con tutte le nostre forze, comprendendo in queste parole tutti i cuori e tutte le anime dell’universo, che sono nostre e che vogliamo unire insieme, formando un cuore e un’anima sola, per impiegarla a lodare il nostro Creatore e Salvatore.

San Giovanni Eudes
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[3] Serm. de Assumpt.
[4]Sir 3,20-21.
[5]«Magnificat anima mea Dominum: Filius meus, qui non jam dimidium animce
mece sed est tota anima mea, magnificat nunc, per passionem suam, Dominum
meum Deum, Patrem suum, Sponsum meum. Anima mea Filius meus, qui me in
corpore simul et anima vivam fecit»(VlGERIO, In suo Decachordo, chord. 7). Il
card. Marc Vigier, dell’Ordine dei Frati minori, morì a Roma nel 1516. Ecco il titolo­
completo dell’opera di questo pio servo di Maria: Decachordum christianumAutore Marco Vigerio di Savona, S. Mariae Transtiberim cardin. Senogalliensi opus Julio li Pont. Max. dicatum; Fani, Hieron. Soncinus,1507.

[6] Rm8,32


Spiegazione del secondo versetto:


<<Et exultavit spiritus meus in Deo salutari meo>>
Queste Divine Parole pronunciate dalla sacra bocca della Madre del Salvatore, ci mostrano la gioia ineffabile e incomprensibile di cui il suo Cuore, il suo spirito e la sua anima, con tutte le sue facoltà, sono stati ricol­mi e santamente inebriati nel momento dell’Incarnazione del Figlio di Dio in Lei e mentre l’ha portato nelle sue viscere benedette, ed anche durante tutto il resto della sua vita, secondo sant’Alberto Magno e qualche altro Dottore. 

Tale gioia è stata così grande, specialmente nel momento dell’Incamazione che, poiché la sua anima santa è stata separata dal suo corpo nell’ultimo istante della sua vita, per la veemenza del suo amore verso Dio e per l’abbondanza della gioia che aveva di vedersi sul punto di andare con il Fi­glio suo in Cielo, Elia sarebbe altresì morta di gioia alla vista delle bontà inenarrabili di Dio nei suoi riguardi e nei riguardi di tutto il genere umano, se non fosse stata conservata in vita per miracolo. 

Se la storia, infatti, ci fa cre­dere che la gioia ha fatto morire molte persone, in vista di qualche vantaggio temporale che era loro capitato, è a maggior ragione credibile che anche questa Divina Vergine ne sarebbe morta, se non fosse stata sostenuta dalla virtù del divin Bambino che Ella portava nelle sue viscere verginali, visto che Ella aveva i più grandi motivi di gioia che mai vi siano stati e che saran­no mai, ossia:

1) Ella si rallegrava in Dio, in Deo, ossia del fatto che questo Dio è in­finitamente potente, sapiente, buono, giusto e misericordioso e perché ha fatto splendere in maniera sì ammirabile la sua potenza, la sua bontà e tutti gli altri divini attributi nel mistero dell’Incarnazione e della Redenzione del mondo;

2) Ella si rallegrava in Dio suo Salvatore, perché è venuto in questo mondo, per salvarla e riscattarla primariamente e principalmente, preservan­dola dal peccato originale e ricolmandola delle sue grazie e dei suoi favori, con tanta pienezza, da renderla la Mediatrice e la Cooperatrice con Lui della salvezza di tutti gli uomini;

3) Il suo Cuore era ricolmo di gioia per il fatto che Dio l’ha guardata con gli occhi della sua benignità, ossia ha amato e approvato l’umiltà della sua serva, nella quale ha provato una gioia ed una contentezza singolarissi­me. «È qui - dice sant’Agostino - il motivo della gioia di Maria, perché Egli ha guardato l’umiltà della sua serva, come se Ella dicesse: “Mi rallegro della grazia che Dio mi ha fatto, perché è da Lui che ho ricevuto il motivo di questa gioia; ed io mi rallegro in Lui, perché amo questi doni per
suo amore”»;

4)    Ella si rallegrava delle grandi cose che l'Onnipotente Bontà ha opera­to in Lei, le quali sono le più grandi meraviglie che abbia mai fatto in tutti i secoli passati e che compirà in tutti i secoli futuri, come vedremo più avanti, nella spiegazione del quarto versetto;

5)     Ella si rallegrava non soltanto dei favori che ha ricevuto da Dio, ma anche delle grazie e delle misericordie che Egli ha riversato su tutti gli uo­mini disposti a riceverle;

6)    Ella si rallegrava non solamente della bontà di Dio nei riguardi di co­loro che non vi mettono affatto impedimento, ma anche degli effetti della sua giustizia sui superbi, che disprezzano le sue generosità.

Oltre a ciò la Beata Vergine si rallegrava di una cosa particolarissima, degna della sua bontà incomparabile. È sant’Antonino a parlarne per primo ed io la riporto in questo contesto, affinché ci sproni ad amare e servire Co­lei che ha tanto amore per noi. 
Sant’Antonino, spiegando le parole: «Et exultavit spiritus meus», dice che bisogna intenderle come quelle che Gesù ha pronunciato sulla Croce: «Pater in manus tuas commendo spiritum meum: Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito», ossia vi raccomando tutti co­loro che sono uniti a me per la fede e la carità. Colui che aderisce a Dio non è che un solo spirito con Lui: «Qui autem adhceret Domino, unus spiritus» [Cor. 6,17]
Similmente la Madre del Salvatore - è sempre sant’Antonino che parla -, essendo tutta rapita e come estasiata e trasportata in Dio, allorquando pro­nuncia queste parole: «Exultavit spiritus meus», vede in spirito la moltitudi­ne quasi innumerevole di coloro che avranno una devozione ed un affetto particolare per Lei e che saranno del numero dei predestinati, da cui Ella ri­ceve una gioia inconcepibile.

Stando così le cose, chi non si volgerà ad amare questa Madre tutta buona e tutta amabile, che ha tanto amore per coloro che l’amano, che li guarda ed ama come suo spirito, sua anima e suo Cuore? Ascoltiamo ciò che il beato Lansperge dice a ciascuno di noi, per spronarci a ciò [11] : 

«Vi esorto, mio caro figlio, ad amare la nostra Santissima Signora e la nostra Divina Pa­drona. 
Se desiderate, infatti, preservarvi da un’infinità di pericoli e di tenta­zioni di cui questa vita è piena, se desiderate trovare consolazione e non es­sere oppresso dalia tristezza nelle vostre avversità, se desiderate essere unito inseparabilmente al nostro Salvatore, abbiate una venerazione ed un affetto singolare verso la purissima, amabilissima, dolcissima, fedelissima, grazio­sissima e potentissima Madre. 
Se voi l’amate davvero, infatti, e se v’impegnate ad imitarla con attenzione, sperimenterete che Ella sarà anche per voi una Madre piena di dolcezza e di tenerezza, che Ella è così piena di bontà e di misericordia che non disprezza nessuno e che non abbandona nessuno di coloro che la invoca, non avendo più gran desiderio che di elargire a tutti i peccatori i tesori delle grazie che il Figlio suo le ha posto tra le mani. 
Chiunque ama questa Vergine immacolata è casto; chiunque l’onora è devo­to; chiunque la imita è santo. Nessuno l’ama senza avvertire gli effetti del suo amore reciproco; neppure uno di coloro che hanno una qualche devozio­ne verso di Lei può perire; neppure uno di coloro che s’impegnano ad imi­tarla può mancare di acquistare la salvezza eterna. 
Quanti ha ricevuto nel se­no della sua misericordia, da miserabili peccatori che erano, nella dispera­zione e abbandonati ad ogni sorta di vizi, e che avevano già - se così si può dire -, un piede nell'inferno, e che Ella non ha tuttavia rigettato, quando fe­cero ricorso alla sua pietà, ma che Ella ha strappato dalla gola del dragone infernale, riconciliandoli con il Figlio suo e riportandoli sulla via del Paradi­so? 
È, infatti, una grazia, un privilegio e un potere che suo Figlio le ha dato, di poter condurre a penitenza coloro che l’amano, alla grazia quelli che le sono devoti, e alla gloria del Cielo coloro che si sfoizano di imitarla».

* Se desiderate sapere ora ciò che bisogna fare per amare e lodare il Figlio e la Madre, e per rendere grazie a Dio con Lei per tutte le gioie che le ha dato, ascoltate ciò che Ella stessa disse un giorno a santa Brigida12:

«Io sono  - Ella le disse -, la Regina del12 Cielo. Voi avete premura di sa­pere in che modo mi dovete lodare. Sappiate per certo che tutte le lodi che si rendono a mio Figlio sono le mie lodi e chiunque disonora Lui, disonora me, perché io l’ho amato sì teneramente ed Egli mi ha amato sì ardentemente che Lui ed io non eravamo che un solo Cuore. Egli, poi, ha tanto onorato me, che non ero che un miserabile vaso di terra, da esaltarmi al di sopra di tutti gli angeli. 
Ecco, dunque, come dovete lodarmi, benedicendo mio Figlio.

"Benedetto siate, Voi, o mio Dio, Creatore di tutte le cose, che vi siete degnato di discendere nelle sacre viscere della Vergine Maria! 
Benedetto siate, Voi, o mio Dio, che vi siete degnato di prendere carne immacolata e senza peccato dalla Vergine Maria e che siete rimasto in Lei per nove mesi, senza causarle alcun incomodo. 
Benedetto siate, Voi, o mio Dio, che siete venuto in Maria attraverso la vostra ammirabile Incarnazione, ed essendone uscito attraverso la vostra Nascita ineffabile, l’avete ricolmata interiormente ed esternamente di una gioia incomprensibile.                    Benedetto siate, Voi, o mio Dio, che, dopo la vostra Ascensione, avete ricolmato spesso questa divina Maria, vostra Madre, delle vostre celesti consolazioni e l’avete spesso visita­ta e Voi stesso consolata! 
Benedetto siate, Voi, o mio Dio, che avete traspor­tato in Cielo il corpo e l’anima di questa gloriosa Vergine, e l’avete posta al  di sopra di tutti gli angeli, in un trono davvero sublime, vicino alla vostra Divinità! Fatemi misericordia attraverso le sue preghiere e per amor suo"».

Ecco ancora una della gioie della Regina del Cielo, indicate in queste parole: «Exultavit spiritus meus», che sorpassa infinitamente tutte le altre. 
Molti Santi Padri ed importanti Dottori scrivono che questa Vergine Madre, essendo come estasiata e trasportata in Dio nel momento dell’Incarnazione del Figlio suo in Lei, fu ricolma delle gioie inconcepibili che i Beati possie­dono in Cielo e fu rapita fino al terzo Cielo, laddove ebbe la felicità di vede­re Dio faccia a faccia e chiarissimamente. 
La prova che questi Santi Padri portano si basa su una massima indubitabile tra di loro che, cioè, tutti i privi­legi di cui il Figlio di Dio ha onorato gli altri santi, li abbia comunicati anche alla sua Divina Madre. 
Ora, sant’Agostino, san Giovanni Crisostomo, sant’Ambrogio, sant’Anseimo, san Tommaso e molti altri non fanno affatto difficoltà nel dire che san Paolo, quando era ancora quaggiù vide l’essenza di Dio, quando fu rapito al terzo Cielo. 
Chi può dubitare, dopo ciò, che la Madre di Dio, che ha sempre vissuto in una perfettissima innocenza, che l’ha amato Ella sola più di tutti i santi insieme, non abbia gioito di questo stesso favore, non una volta sola, ma molte, specialmente nel momento feli­ce della concezione del Figlio suo? È l’opinione di san Bernardo, di sant’Alberto Magno, di sant’Antonino e di molti altri.

«O Beata Maria - esclama il santo Abate Ruperto -, un diluvio di gioia, una fornace d’amore ed un torrente di delizie celesti è venuto ad abbattersi su di Voi e vi ha tutta assorbita ed inebriata, facendovi provare ciò che mai occhio umano ha visto né orecchio ha inteso né cuore umano compreso»[13].


Impariamo da ciò che i figli del secolo si trovano in un pericoloso errore e si sbagliano di grosso immaginando che non vi siano affatto gioie e con­tentezze in questo mondo, ma che non vi siano che tristezza, amarezza ed afflizione per coloro che servono Dio. Oh! Quale sbaglio insopportabile! Oh! Quale menzogna detestabile, che non può procedere che da colui che è il padre di tutti gli errori e di tutte le falsità.

 Non abbiamo forse la voce della Verità eterna che grida: «Tribolazione e angoscia a coloro che fanno il ma­le; ma gloria, onore e pace a tutti coloro che fanno il bene»[14]; e che il cuore dell’uomo è simile a un mare che è sempre agitato, turbato e sconvolto; e che il timore di Dio cambia i cuori di coloro che l’amano in un Paradiso di gioia, di allegrezza, di pace, di contentezza e di delizie inspiegabili: «Timor Domini delectabìt cor, et dabit laetitiam et gaudium»[15]; e che i veri servi di Dio possiedono una felicità più solida, più vera e più grande, persino in mezzo alle grandi tribolazioni, di tutti i piaceri di coloro che seguono il partito di Satana? Non intendete, forse san Paolo che assicura di essere ricolmo di consolazione e che naviga nella gioia in mezzo a tutte le sue tribolazioni?[16]


Volete conoscere queste verità per esperienza? «Gustate ed videte quonìam suavis est Dominus: Gustate e vedete quanto è buono il Signore»[17], pieno di bontà, di amore e di dolcezza per i suoi veri amici. 
Ma se desiderate fare questa esperienza, è necessario rinunciare ai falsi piaceri e alle ingannevoli delizie di questo mondo, per lo meno ai piaceri illeciti che dispiacciono a Dio e che sono incompatibili con la salvezza eterna; poiché lo Spirito Santo affer­ma che non possiamo bere alla coppa del Signore e alla coppa dei demoni e che è impossibile mangiare alla tavola di Dio e alla tavola dei diavoli: «Non potestis calicem Domini bibere et calicem daemoniorum, non potestis mense Domini participes esse, et mense daemoniorum»18. 
Se, dunque, desiderate mangiare alla tavola dei Re del Cielo e bere alla sua coppa, rinunciate del tutto alla tavola dell’infemo e alla coppa dei diavoli, e allora sperimenterete quanto siano vere le Divine Parole: «Inebriabuntur ab ubertate domus tuae, et torren­te voluptatis tuae potabìs eos: gli uomini [...] si saziano [Signore] all’abbondanza della ma casa e li disseti al torrente delle tue delizie»19.



O Vergine Santa, imprimete nei nostri cuori una partecipazione al di­sprezzo, all’avversione e al distacco che il vostro Cuore verginale ha sempre portato verso i falsi piaceri della terra ed otteneteci dal Figlio vo­stro la grazia di porre tutta la nostra contentezza, la nostra gioia, le nostre delizie nell’amarlo e glorificarlo, e nel servirvi ed onorarvi con tutto il nostro cuore, con tutta la nostra anima e con tutte le nostre forze.






[7] Sup. Magnificat.
[8] Part. 4, tit. 15, cap. 2, § 29.
[9] Lc. 23,46.
[10]  Cor 6,17.
[11]   Lansperge, Epist. 23.
[12]Revel., lib. 1, cap. 9.
[13]   Ruperto,in Cant.,1.
[14]  «Tribulatio et angustia in omnem anìmam hominis operantis malum. [...] Gloria autem, et honor, et pax omni operanti bonum»(Rm 2,9-10).
[15]  Sir 1,12.
[16] «Repletus sum consolatione, superabundo gaudio in omni tribulatione nostra» (2 Cor 7,4).
[17] Sal 33,9.
(18) 1 Cor 10,20-21.
[19]Sal 35,9.
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<< Quia respexit humilitatem ancillae suae >>
Per ben comprendere questo versetto, bisogna unirlo al precedente di cui è il seguito, in questo modo: «Il mio spirito è tutto rapito e trasportato di gioia in Dio mio Salvatore, perché egli ha guardato l’umiltà della sua serva; poiché ecco che tutte le generazioni mi diranno beata».
Questo versetto contiene due cose principali, di cui la prima è espressa in queste parole: «Ha guardato l’umiltà della sua serva». Qual è quest’u­miltà di cui la Vergine parla qui? Le opinioni dei santi Dottori sono divise a questo proposito. Qualcuno dice che tra tutte le virtù, l’umiltà è la sola che non si considera e non conosce affatto se stessa, poiché Colui che si crede umile è superbo, ragion per cui, quando la Beata Vergine dice che Dio ha guardato la sua umiltà, Ella parla non della virtù dell’umiltà, ma della sua bassezza e della sua abiezione.

Ma gli altri dicono che l’umiltà di un’anima non consiste nell’ignorare le grazie che Dio le ha fatto e le virtù che le ha donato, ma nel ricondurre a Lui questi doni, senza attribuire a sé nulla se non il peccato, e che lo Spirito Santo, parlando per bocca di questa Divina Vergine, ci vuol far comprendere che, tra tutte le virtù, Egli ha guardato, amato e si è compiaciuto principalmen­te della sua umiltà, perché, essendosi abbassata al di sotto di tutto, quest’umiltà ha portato la Divina Maestà ad elevarla al di sopra di tutte le cre­ature, rendendola Madre del Creatore. 
«Oh vera umiltà - esclama sant’Ago­stino-, che ha generato Dio agli uomini e che ha donato la vita ai mortali. L’umiltà di Maria è la scala del Cielo per la quale Dio è disceso in terra. Perché che cosa vuol dire, respexit, se non approbabit, ossia: ha approvato? Ve ne erano molti che sembravano umili di fronte agli uomini, ma la loro umiltà non è considerata da Dio, poiché, se essi fossero veramente umili, non si compiacerebbero delle lodi degli uomini, e il loro spirito non si ralle­grerebbe affatto negli applausi di questo mondo, ma soltanto in Dio» (Sermone 2 sull'Assunzione).

«Vi sono due specie di umiltà - dice san Bernardo -. La prima è figlia della verità, e questa è fredda e priva di calore. La seconda è figlia della cari­tà, e questa ci infiamma. La prima consiste nella conoscenza, la seconda nell’affetto. Attraverso la prima conosciamo di essere nulla ed impariamo ciò da noi stessi e dalla nostra propria miseria ed infermità. Attraverso la seconda calpestiamo la gloria del mondo, e lo impariamo da Colui che ha an­nientato se stesso, il quale è fuggito allorquando l’hanno cercato per elevarlo alla gloria della regalità e che, invece di fùggire, si è offerto volontariamente quando l’hanno cercato per crocifiggerlo e per immergerlo in un abisso di obbrobri e di ignominie» (Sermo 42 super Cantica).

La Beata Vergine ha posseduto in sommo grado questi due tipi di umil­tà, specialmente la seconda. Sant’Agostino, san Bernardo, sant’Alberto Ma­gno, san Bonaventura, san Tommaso e tanti altri, ritengono che le parole che lo Spirito Santo ha pronunciato per bocca di questa Santissima Vergine: «Respexit humilitatem» si riferiscano alla vera umiltà.

Se domandate il motivo per cui Dio ha guardato all’umiltà della Santis­sima Vergine, piuttosto che alla sua purezza e alle altre virtù, visto che esse erano tutte presenti in Lei in un grado altissimo, sant’Alberto Magno vi ri­sponderà, con sant’Agostino, che Egli ha guardato piuttosto alla sua umiltà, perché essa gli era più gradita della purezza (Sant'Alberto M. Serm. 2 de Nat.Dom.)
«La verginità è molto lodevo­le - dice san Bernardo -, ma l’umiltà è necessaria. Quella consigliata, que­sta è comandata. Potete salvarvi senza la verginità, ma non vi è affatto sal­vezza senza umiltà. Senza umiltà oso dire che la verginità di Maria non sa­rebbe stata gradita a Dio. Se Maria non fosse stata umile, lo Spirito Santo non sarebbe disceso in Lei, e se non fosse disceso in Lei, Ella non sarebbe la Madre di Dio. Ella è piaciuta a Dio per la sua verginità, ma ha concepito il Figlio di Dio per la sua umiltà, per cui bisogna dedurre che la sua umiltà ha reso la sua verginità gradita alla Divina Maestà» (Omelia 1 super Missus est).

O santa umiltà, sei tu che ci hai donato l’Uomo-Dio e la Madre di Dio e, di conseguenza, sei tu che ci hai donato tutte le grazie, tutti i favori, tutte le benedizioni, tutti i privilegi e tutti i tesori che possediamo sulla terra e che speriamo di possedere un giorno in Cielo. 

Sei tu che hai distrutto tutti i mali e che sei la fonte di tutti i beni! Oh! Quanto dobbiamo stimare, amare e de­siderare questa santa virtù! Oh! Con quale fervore dobbiamo chiederla a Dio! Oh! Con quale ardore dobbiamo ricercare ed abbracciare tutti i mezzi necessari per acquistarla! 

Chi non ha l’umiltà non ha nulla e chi ha l’umiltà possiede tutte le altre virtù. Ne consegue che, sentendo parlare lo Spirito Santo per bocca della Chiesa, sembra che l' Eterno Padre non abbia inviato suo Figlio in questo mondo per incarnarsi ed essere crocifisso, se non al fine d’insegnarci l’umiltà con il suo esempio. 

È quanto dice la Santa Chiesa a Dio in questa orazione della domenica delle Palme: «Omnipotens sempiterne Deus, qui humano generis, ad imitandum humilitatis exemplum, Salvatorem nostrum carnem sumere et crucem subire fecisti». Dice, inoltre, un Santo Padre: «Quod diabolus, per superbiam dejecit, Christus per humilitatem erexit: Ciò che il demonio ha distrutto con la superbia, il Salvatore l’ha rista­bilito con l’umiltà».

Impariamo da ciò quanto è terribile e detestabile la superbia. Come l’umiltà è la fonte di tutti i beni, l’orgoglio è il principio di tutti i ma- li-.«Initium peccati» e, secondo il testo greco: «Initìum omnis peccati», o secondo la dizione siriaca: «Fons peccati superbia: L’inizio e il principio del peccato e di tutto il peccato è la superbia» (San Cesario di Arles, Omelia 18), che lo Spirito Santo chia­ma una apostasia, «apostatare a Deo» (Siracide 10,14). 
 Ne deriva che bisogna attribuire tutti i mali e tutte le disgrazie della terra alla superbia, che è la fonte del peccato. Figuratevi un numero incalcolabile di angeli che Dio aveva creato all’inizio del mondo, più belli e più splendenti del sole, mutati in tanti dia­voli orribili, cacciati dal Paradiso, precipitati nell’inferno e condannati ai supplizi eterni. Qual è la causa di questa sventura? È la superbia di questi spiriti apostati.

Considerate tutte le bestemmie che queste creature ribelli al loro Creato­re vomiteranno eternamente contro di Lui nell’inferno, con tanti milioni e miliardi di peccati che hanno fatto commettere e che faranno commettere agli uomini in tutto l’universo, fino alla fine del mondo, attraverso le loro ten­tazioni. Qual è la causa di tutti questi mali? È la superbia.

Ponetevi davanti agli occhi tanti e tanti milioni di anime che si sono perdute per l’empietà di Maometto, per l’eresia di Ario che è durata trecento anni, per quelle di Nestorio, di Pelagio, di Lutero, di Calvino e di molti altri eresiarchi. Chi ha fatto perdere tutte queste anime? È la superbia, che è la madre di tutte le eresie, dice sant’Agostino: Mater hceresum superbia. 
Infi­ne, immaginatevi tanti miliardi di anime che bruceranno eternamente nelle fiamme divoranti dell’inferno. Qual è la causa di un sì spaventoso disastro, se non la superbia del primo angelo e del primo uomo, che sono le due fonti di tutti i crimini e, di conseguenza, di tutti i mali che ne derivano? Non si è mai potuto - dice san Prospero -, non si può e non si potrà mai commettere alcun peccato senza superbia, poiché ogni peccato non è altro che il disprez­zo di Dio: «Nullum peccatum fieri potest, potuit, aut poterit, sine superbia; siquidem nihil alìud est omne peccatum, nisi contemptus Dei» (De Vita contemplativa, lib 3, capp 3 e 4).

 «Gli altri vizi - dice san Gregorio Magno - combattono soltanto le virtù che sono loro contrarie; ma la superbia, che è la radice di tutti i vizi, non si ac­contenta di distruggere una virtù, è una peste generale che le fa morir tutte» (Moral. Lib. 34,cap.18)
«Come la superbia - dice san Bernardo -, è l’origine di tutti i crimini, così è an­che la rovina di tutte le virtù». «L’ambizione - dice lo stesso Santo -, è un male sottile, un veleno segreto, una peste nascosta, un’opera d’inganno, la fonte dell’ipocrisia, la madre dell’invidia, l’origine dei vizi, il focolare dei crimini, la ruggine delle virtù, la tignola della santità, l'accecamento dei cuori, che cambia i rimedi in mali e la medicina in veleno. Quante anime sono state soffocate da questa peste? Quanti cristiani ha spogliato della veste nuziale, per gettarli nelle tenebre esteriori?» (Serm. 6, in Psal. Qui habitat).

• «Quando la superbia, - dice san Gregorio Magno -, ha preso possesso di un cuore, lo abbandona tosto al furore e al saccheggio dei sette vizi prin­cipali, che sono i capitani della sua armata» (Moral. Lib. 31, cap.31). Ma essa l’assoggetta princi­palmente alla tirannia dell’impudicizia, poiché lo Spirito Santo ci dichiara che la superbia è stata la causa delle abominazioni e della perdizione dei So­domiti: «Haec fuìt iniquìtas Sodomae [...] superbia» (Ez. 16, 49).

«Ogni superbo - dice un santo Padre - è ripieno del demonio: Quisquís superbus est, daemone plenus est» (San Cesario Arles, omelia 23). Non si distinguono più i figli di Dio dai figli del diavolo, se non per l’umiltà e per la superbia: <<Non discernitur filii Dei et filii diaboli, nisi humilitate atque superbia» ( Idem, omelia 18). Quando vedrete un su­perbo, non dubitate che sia un figlio di Satana, ma quando vedrete un uomo umile, credete sicuramente che è un Figlio di Dio: «Quemcumque superbum videris, diaboli esse filium non dubites; quemcumque humilem conspexeris, Dei esse filium confidenter credere debes».

Se, dunque, temiamo d’essere nella schiera degli schiavi di satana e se desideriamo d’essere del numero dei figli di Dio, dobbiamo avere in orrore l’ambizione, l’orgoglio, la superbia, la presunzione e la vanità; dichiariamo una guerra mortale a questi mostri d’inferno e non permettiamo che abbiano mai parte nei nostri pensieri, nei nostri sentimenti, nelle nostre parole e nelle nostre azioni, ma sforziamoci, per quanto potremo, con la grazia di Dio, di stabilirvi il regno della santissima umiltà di Gesù e di Maria.

O Gesù, Re degli umili, fateci la grazia, se così vi piace, di imparare be­ne la divina lezione che ci avete impartito attraverso queste sante parole: «Imparate da me che sono mite e umile di cuore»: "Discite a Me quia mitis sum et humilis corde" (Mat. 11, 29)


O Maria, Regina degli umili, è a Voi che spetta stroncare/schiacciare la testa del serpente, che è l’orgoglio e la superbia. Schiacciatela dunque interamente nei nostri cuori e rendeteci parcecipi della vostra santa umiltà, affinché pos­siamo cantare eternamente con Voi: «Respexit humilìtatem ancillae suae»per rendere grazie alla Santissima Trinità di essersi talmente compiaciuta della vostra umiltà da rendervi, per essa, degna di essere la Madre del Salva­tore dell’universo e cooperare con Lui alla salvezza di tutti gli uomini.

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Spiegazione della seconda parte del terzo versetto:

<<Ecce enim ex hoc beatam me dicent omnes generationes>>
Eccoci ora alla seconda parte del versetto precedente, contenuto in que­ste parole: «Ecce enim ex hoc beatam me dicent omnes generationes: D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata»

Non bisogna stupirsi se la Santissima Vergine dice una cosa che le conviene molto e che toma a sua gloria e a sua lode, perché è lo Spirito Santo, che parla per bocca sua e che pronuncia una delle più importanti, delle più celebri e delle più rilevanti profezie che abbia mai fatto e che mai farà, annunciando un’infinità di cose ammirabili che Dio compirà in tutta la Terra, in tutti i secoli, e in Cielo, per tutta l’Eternità, in favore della Madre del Redentore, per farla conoscere, amare, servire e onorare in tutto l’Universo.

   
Questa grande profezia, che afferma che tutte le generazioni devono ri­conoscere e proclamare la Madre del Salvatore beata, comprende tutto l’Universo, dai Cieli più alti fino agli abissi dell’inferno. 
Poiché,
1)    Oltre al fatto che la Santissima Trinità le ha inviato uno dei primi Principi del suo impero in qualità di ambasciatore, per annunciarle 

       che è la Piena di Grazia, 

che il Signore è con Lei per operare con Lei le più grandi meraviglie che furono e che saranno mai e 
che Ella è la benedetta tra tutte le donne e al di sopra di tutte le creature, 

la stessa Trinità l’ha esaltata al di so­pra di tutti gli angeli, nel giorno della sua Assunzione, e l’ha stabilita nel più alto trono della gloria.


2) L’Eterno Padre la onora come la più felice di tutte le donne, renden­dola per sempre Madre del Figlio, di cui Egli è Padre e donandole un potere che sorpassa tutte le potenze del Cielo e della Terra.
3) Il Figlio di Dio la proclama beata tramite le nazioni alle quali fa pre­dicare il suo Vangelo, che contiene tutte le grandezze che le ha donato, eleg­gendola ad essere sua Madre.
4)  Lo Spirito Santo la rende felicissima e gloriosissima, facendola sua degnissima Sposa e comunicandole la sua santità in un grado così alto che Ella è la Regina di tutti gli angeli e di tutti i santi.
5)  Tutte le gerarchie degli angeli la riconoscono beata poiché, contem­plandola nel giorno del suo trionfo e della sua gloriosa Assunzione, la trova­no sì ricolma di meraviglie da non poterne parlare se non con ammirazione e come tutti rapiti e trasportati. «Quae est ista? - dicono - quae est istal Chi è Costei? Chi è Costei?». E dopo le adorazioni che rendono a Dio continuamente in Cielo, la prima delle loro occupazioni è di far risuonare incessan­temente le lodi della loro suprema Imperatrice.
        6) Non abbiamo forse la Chiesa militante, che canta continuamente su tutta la Terra: «Beate le viscere della Vergine Maria, che hanno portato il Figlio dell’Eterno Padre, e beate le mammelle che l’hannc allattato»?
      7) Non abbiamo udito precedentemente questa piissima Vergine, dire un giorno a santa Brigida di non esservi alcuna pena in Purgatorio che non sia addolcita per suo mezzo? 
E non udiamo la voce della Santa Chiesa, chiedere a Dio la liberazione delle anime sofferenti in queste prigioni della Divina Giustizia, per intercessione delia Beata Maria sempre Vergine: Beata Maria semper Virgine intercedente? Dobbiamo essere persuasi che esse non seno solo sollevate, ma anche liberate grazie a Lei.
       8) Non è forse altrettanto vero che tutte le anime, che erano nel Limbo dall’inizio del mondo fino alla morte del Figlio di Dio, sono state liberate grazie all’intercessione di questa Vergine incomparabile, poiché Ella ha do­nato loro un Redentore per liberarle dalla loro prigionia?
       9) Discendiamo più in basso e fino al più profondo dell’infemo. Se è ve­ro ciò che dice il Dottore angelico, che i miserabili dannati sono puniti citra condignum, ossia che non soffrono tutti i tormenti che hanno meritato per i loro peccati, è certo che è per effetto della Divina Misericordia. 
Ora, è pur vero che non sia mai uscito né mai uscirà alcun effetto di grazia e di miseri­cordia dal seno adorabile della Divina Bontà, che non passi attraverso le mani della Madre della divina misericordia. E così, tutte le anime che sono nell’inferno la dovrebbero riconoscere e riverire come la benignissima e dolcissima Madre della Misericordia. Ma poiché essi non lo fanno, faccia­molo noi per loro e preghiamo tutti i cittadini del Cielo di farlo con noi.
        10) Che diremo dei miserabili demoni? 
Non è forse vero che nonostante tutta la rabbia di cui sono animati contro questa buonissima Vergine, a moti­vo delle anime che Ella libera spesso dalle loro grinfie, essi sono costretti tuttavia a proclamare la carità inconcepibile che Ella ha verso di loro, quan­do sono costretti ad abbandonare la loro preda in virtù della sua intercessio­ne e che all’invocazione del Santo Nome di Maria sono obbligati a lasciare i corpi che erano in loro possesso, fuggendo nelle loro prigioni infernali?
È così che tutte le generazioni del Cielo, degli angeli, dei santi, della Chiesa trionfante, della Chiesa militante, della Chiesa sofferente e anche dell’inferno, compiono questa profezia della gloriosa Vergine: «Beatam me dicent omnes generationes».
Potrei ancora dimostrare che questa stessa Vergine è riconosciuta e pro­clamata beata, non solo dai fedeli, ma altresì dagli infedeli, specialmente dalle Sibille delle giovani vergini del paganesimo attraverso le quali è pia­ciuto a Dio di annunciare agli uomini i principali misteri della vita del nostro Salvatore e della sua Santissima Madre.
Casella di testo: 1

Non solo, ma questa Madre ammirabile è stata anche riconosciuta e pre­dicata beata persino dai Maomettani, dagli eretici e da molti cattivi cristiani, che sono ricorsi alle sue bontà in molte occasioni e che ne provano spesso gli effetti.
Infine, non vi è alcun paese in tutto l’universo né alcuna nazione sotto il sole né grandi o piccoli né poveri o ricchi né religiosi né preti né uomini, che non siano obbligati ad ammettere e a proclamare che la Madre del Salvatore è la più felice, la più potente, la più munifica, la più benevola, la più ammi­rabile e la più amabile di tutte le creature, la quale sembra essere al mondo soltanto per pensare a far del bene a tutti coloro che l’amano e che l’invocano, e a renderli partecipi della beatitudine e della felicità che Ella possiede.
«O tre e quattro volte beata: esclama il santo Dottore Giovanni Gersone (GERSONE, super Magnificat,Traci. 4, notula 1)  : Beata, in primo luogo perché avete creduto, in secondo luogo Beata perché siete Piena di Grazia. Beata, in terzo luogo, perché siete benedetta tra tutte le donne e perché il Frutto del vostro grembo è benedetto. Beata, in quarto luogo, poiché l’Onnipotente vi ha fatto grandi cose. Beata, in quinto luogo, perché siete la Madre del Signore. Beata in sesto luogo, perché possedete la gioia della maternità con la gloria della verginità. Beata, in settimo luo­go, perché siete l’incomparabile, che non ha mai avuto e non avrà mai si­mile».

Ascoltiamo ora san Germano, Arcivescovo di Costantinopoli. «Chi non vi ammirerà - dice (Serm. 2 de Dormii. B. V.)-, chi non vi amerà o buonissima Vergine? 
Voi siete la nostra ferma speranza, la nostra protezione sicura, il nostre saldo rifugio, la nostra custode vigilantissima, la nostra salvaguardia perpetua, il nostro soc­corso potentissimo, la nostra forte difesa, la nostra torre inespugnabile, il te­soro della nostra gioia, il giardino delle nostre delizie, fortezza inespugnabi­le, baluardo inaccessibile, il porto di coloro che sono in pericolo di naufra­gio, la cauzione dei peccatori, l’asilo degli abbandonati, la riconciliazione dei criminali, la salvezza dei perduti, la benedizione dei maledetti e la procu­ratrice generarle e pubblica di ogni sorta di beni. 
Infine, chi potrebbe com­prendere gli effetti delle vostre misericordie? O Cielo! O Regina del Cielo! Siate benedetta in tutte le generazioni di generazioni. Non vi è, infatti, luogo nel mondo nel quale non siano celebrate le vostre lodi; e non vi è alcun po­polo né alcuna tribù dalla quale Dio non riceva qualche frutto e qualche ser­vizio per vostro mezzo».
Intendiamo ancora far parlare il santo cardinale Ugo  (Card. Ugo, in Cornelio a Lapide, Comment. in Lc 1). «Tutte le generazio­ni - egli dice -, proclamano la Madre di Dio beata: cioè tutte le nazioni degli Ebrei e dei pagani, degli uomini e delle donne, dei ricchi e dei poveri, degli angeli e degli uomini, perché tutti hanno ricevuto attraverso di Lei un saluta­re beneficio: gli uomini la loro riconciliazione con Dio, gli angeli la ripara­zione della perdita che il peccato di lucifero ha causato. Il Figlio di Dio, in­fatti, ha operato la salvezza del mondo dal centro della terra, cioè dal sacro grembo di Maria che, con ammirabile definizione, è chiamato il centro della terra, poiché può essere contemplato - come dice san Bernardo - da coloro che sono nel Cielo e da coloro che sono nell’inferno, da quelli che sono nel Purgatorio, e da coloro che restano nel mondo. I primi volgono ad Esso lo sguardo per essere tenuti al riparo; i secondi, per essere liberati; i terzi, per essere riconciliati.

Per questo tutte le nazioni Vi diranno beata, o Santissima Vergine, per­ché Voi avete generato la vita, la grazia e la gloria: la vita per i morti, la gra­zia per i peccatori, la gloria per i miserabili. 

Voi siete la gloria di Gerusa­lemme, la gioia d’Israele e l’onore del nostro popolo, perché vi siete com­portata generosamente. 

   
È la voce degli angeli che pronuncia la vostra gloria, dato che per Voi sono riparate le loro rovine. 
È la voce degli uomini che di­ce il vostro gaudio, perché per Voi la loro tristezza è stata cambiata in gioia. 
È la voce delle donne che diffonde il vostro onore, perché per Voi la loro in­famia è stata cancellata. 
È la voce dei morti che pronuncia la vostra grazia, in quanto è per Voi che sono liberati dalla loro schiavitù».


      O Vergine Santa, il mio cuore è ricolmo di gioia, nel vedere che tutte le generazioni passate, presenti e future vi hanno così proclamata, vi procla­mano e vi proclameranno eternamente beata; e supplico di tutto cuore la Santissima Trinità di far in modo che questa divina profezia si compia sem­pre di più in tutto l’universo. 


      Oh! Chi mi concederà che tutti i miei respiri, tutti i battiti del mio cuore e delle mie vene e tutti gli impieghi delle facoltà della mia anima e di tutti i miei sensi interiori ed esteriori, siano tante voci che cantino continuamente, con tutti gli angeli, con tutti i santi, con tutta la Chiesa e con tutte le creature: «
Beate le viscere della Vergine Maria, che hanno portato il Figlio dell ’Eterno Padre; e beate le mammelle che l’hanno allattato». 

O Beata Maria, Madre di Dio, Vergine perpetua, tempio del Si­gnore, sacrario dello Spirito Santo, che sola senza un modello siete stata gradita al nostro Signore Gesù Cristo, pregate per il popolo, intervenite in favore del clero, intercedete in favore del devoto sesso fem
minile, e possano tutti coloro che vi onorano sentire il soccorso della vostra bontà incompara­bile.


O Maria, Rosa Mystica Mater Ecclesiae,

dacci Luce e Forza
***
Spiegazione del quarto versetto:

"Fecit mihi magna qui potens est, 

et sanctum Nomen eius"
La Beata Vergine avendo detto, nel versetto precedente, che tutte le ge­nerazioni la diranno beata, ne dichiara le cause nel seguente, le quali sono le cose grandi ohe Dio ha operato in Lei.
Quali sono queste grandi cose? 

Ascoltiamo sant’Agostino (S. Agostino, In Magnif). 
«È una gran cosa - egli dice - che una Vergine sia Madre senza padre. È una gran cosa che Ella abbia portato nelle sue viscere il Verbo di Dio Padre, rivestito della sua carne. È una gran cosa che Colei che non si attribuisce se non la qualità di serva, divenga la Madre del suo Creatore».

«È una cosa grande - dice sant’Antonino (S. ANTONINO, Summa theol.,par. 4, tit. 15, cap 22.) - l’aver creato il Cielo e la terra dal nulla. 
È una cosa grande aver liberato il popolo d’Israele attraverso tanti prodigi. 
È una cosa grande aver fatto discendere la manna dal Cielo per nutrirlo nel deserto per quarant’anni. 
È una cosa grande averli messi in pos­sesso della Terra promessa, dopo aver sterminato tutti i re e tutti i popoli che la occupavano. 
Tutti i miracoli che il nostro Salvatore ha compiuto in Giu­dea, donando la vista ai ciechi, scacciando i demoni dai corpi dei posseduti, guarendo i malati, risuscitando i morti, sono cose grandi e meravigliose, tut­tavia il mistero dell'Incarnazione, che la potenza infinita di Dio ha operato nella sacra Vergine, sorpassa incomparabilmente tutte queste cose. 
È questo che le fa dire: Fecit mihi magna qui potens est».

«Ecco le grandi cose - dice san Tommaso di Villanova (S. TOMMASO DA VlLLANOVA, Concioin Annunt. B. V.) - che Dio ha compiuto nella Santissima Vergine. L’ha elevata ad un sì alto livello di grandezza che tutti gli occhi umani e angelici non possono raggiungere, poi­ché da piccola figlia di Adamo quale Ella era, l’ha resa Madre del suo Crea­tore, Signora del mondo, Regina del Cielo e Imperatrice di tutte le creature. 
Un prodigio nuovo è apparso nel mondo, con grande meraviglia del Cielo e della terra, un Dio Uomo, un Uomo-Dio; Dio rivestito dell’uomo e l’uomo unito a Dio. Prodigio dei prodigi, miracolo dei miracoli, dopo il quale non vi è nulla in terra, degno di essere ammirato!».

È  vero che tutte le meraviglie che sono state mai fatte sulla terra sono come nulla a paragone di questa. 

Noi ammiriamo il miracolo che Dio ha operato, quando ha fatto passare il suo popolo a piedi asciutti attraverso il mar Rosso; è poca cosa, ecco molto di più: ecco l’oceano immenso della Divinità racchiuso nel piccolo corpo di una Vergine. 

Noi ammiriamo un roveto che brucia senza consumarsi; è poca cosa: ecco una Vergine che partorisce re­stando sempre vergine. 

Noi ammiriamo il profeta Mosè racchiuso in una culletta: è poca cosa; ammiriamo piuttosto il Re del Cielo che giace in una mangiatoia. 

Noi ammiriamo una colonna di fuoco e una nube che conduce­vano il Popolo di Dio nel deserto: non è nulla; ammiriamo piuttosto il fuoco essenziale della Divinità, che è racchiuso in una piccola nube per condurre e governare tutto il mondo. 

Noi ammiriamo la manna che discende dal Cielo: è poca cosa; ammiriamo il Verbo del Padre che discende dal Cielo nel seno di una Vergine Madre. 

Noi ammiriamo il sole che si ferma alla voce di Gio­suè, e che ritorna indietro alla preghiera di Ezechia: non è gran cosa; ammi­riamo piuttosto un Dio che annienta se stesso. 

Noi ammiriamo il profeta Elia che risuscita un fanciullo morto: ciò è poca cosa; ammiriamo il Figlio di Dio, coeguale e coetemo al Padre suo, che essendo morto in Croce, si risu­scita da se stesso. Noi ammiriamo anche il profeta Elia che sale in Cielo: non è gran cosa; ammiriamo l’uomo che sale al trono della Divinità e che diviene Dio». 

È ciò che san Cipriano (S. Cipriano, Serm. de Nativ. Christi.) ammira, esclamando: 
«O Signore, il vostro Nome è ammirabile! Veramente siete un Dio che fa cose meraviglio­se. Io non ammiro più ora la fabbrica meravigliosa di questo mondo né la stabilità della terra né l’ordine e la disposizione dei giorni né il corso e la chiarezza del sole; ma ammiro un Dio fatto bambino nelle viscere di una Vergine; ammiro l’Onnipotente ridotto in una mangiatoia; ammiro il Verbo di Dio unito personalmente al corpo mortale e passibile dell’uomo».


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«E' una cosa meravigliosa - dice il santo Cardinale Ugo di Santo Caro - che la donna sia stata fatta prima del solo uomo, ma è una cosa più ammirabile che un uomo sia stato fatto da una donna sola: “Novum Dominus fecit super terram: foemina circumdabit virum" ( Ger 31,22.). 


E' una cosa meravigliosa che Dio abbia fatto l’uomo a sua immagine e somiglianza, ma è una meraviglia ben più grande, che si sia fatto egli stesso ad immagine e somiglianza dell’uomo. 
E' una cosa meravigliosa che la verga di Aronne pur essendo secca, abbia prodotto fiori e frutti, ma è una meraviglia ben più grande che una Vergine abbia generato un Figlio, restando sempre Vergine. 

E' una cosa meravigliosa vedere che un serpente di rame attaccato ad un legno, guarisca tutti coloro che morsi dai serpenti, lo guardano. 
È una cosa meravigliosa che il profeta Elia resusciti il figlio di una vedova, che è morto, ma è una meraviglia ben più grande che Dio Padre ridoni la vita al Figlio suo che è morto in Croce. 

E' una cosa meravigliosa che Sansone, morendo, vinca e faccia perire i Filistei, ma è una meraviglia più grande che il nostro Salvatore, morendo, faccia morire la morte stessa e trionfi del demonio e dell’inferno. 

È una cosa meravigliosa che Giona esca dal grembo della balena che l’ha inghiottito, ma è una meraviglia ben più grande che Nostro Signore esca dal sepolcro e dall'inferno stesso. 

Ecco perché la Beata Vergine canta: “Fecit mihi magna qui potens est”» (Padre Eudes non dice in quale parte delle opere di Ugo di Saint-Cher si trovi que­sto testo; noi non siamo riusciti a rinvenirlo né nei suoi commentari sul Magnificat né nella sua spiegazione del versetto di Geremia da lui citato.).

Infine, Dio ha fatto cose sì grandi a questa Divina Vergine, da non po­tergliene fare di più grandi. Egli può, infatti, fare un mondo più grande di quello che ha fatto, un Cielo più esteso, un sole più splendente, ma non può fare - dice san Bonaventura - una Madre più grande e più nobile della Ma­dre di Dio. Se potesse, infatti, farne una più grande, bisognerebbe donarle un Figlio più eccellente. Ora, si può forse trovare un Figlio più degno del Figlio di Dio, di cui la Beata Vergine è Madre?

Che dirò di più? Vedo un gran Prelato pieno di scienza e di pietà, che è Rutilio Benzonio (1542-1613), vescovo di Loreto, che non teme affatto di dire che Dio ha elevato sì in alto questa Vergine incomparabile e le ha donato privilegi sì straordinari da poter dire che Ella abbia dato, se così si può dire, cose più grandi, in certo qual modo, alla Divina Maestà di quelle da Lei ricevute. Tutte le cose che Ella ha ricevuto, infatti, sono finite e limitate e non supera­no i limiti di una cosa creata, ma la Regina del Cielo, dando i natali al Figlio di Dio, ha veramente generato l’Uomo così come ha veramente generato Dio, Creatore e sovrano Signore, Salvatore e Redentore del mondo! 
Ella ha ricevuto da Dio il dono di essere sua creatura, di essergli gradita, di essere Piena di Grazia, di essere benedetta al di sopra di tutte le donne, ma Ella ha dato a Dio di essere nostro Emmanuele, ossia Dio con noi; di essere Dio e uomo; di essere Redentore degli uomini per il prezioso sangue che ha rice­vuto da Lei; di avere onnipotenza in Cielo e in terra, come uomo; di essere il Giudice universale di tutti, in qualità di uomo; di essere capo di tutta la Chiesa, come uomo; di essere il capo degli angeli, come uomo; di perdonare i peccati, in qualità di uomo.
Se il nostro Salvatore ha donato il potere ai suoi Apostoli di compiere miracoli più grandi di quelli che aveva compiuto Lui, secondo la testimo­nianza del Vangelo ( «Qui credit in me, opera quae ego facio, et ipse faciet, et majora horum faciet» Gv 14,12), non bisogna stupirsi se ha dato il potere alla sua San­tissima Madre di donargli cose più grandi di quelle che ha ricevuto da Lui. Questo potere, infatti, è una delle cose più grandi di cui Ella parla quando dice che «l’Onnipotente le ha fatto grandi cose».
*
Ascoltiamo ciò che il santo Cardinale de Bérulle, fondatore della Con­gregazione dell’Oratorio in Francia, ha scritto su questo argomento nel suo libro meraviglioso delle Grandezze di Gesù, approvato da un gran numero di prelati e di Dottori. 
Al discorso undicesimo, nell’articolo dodicesimo, lad­dove, dopo aver detto che la Beata Vergine dà la vita a Gesù, ecco come par­la. 
//«Diciamo, dunque, che in questo flusso e riflusso ammirabile di vita e d’amore che vi è tra Gesù e Maria, tra queste due persone sì nobili ed unite, e le più nobili ed unite dopo le Persone divine ed eterne, e congiunte divi­namente nello stato dell’umile e segreta nascita di Gesù nella Beata Vergine, questa stessa Vergine, come Madre dona la vita a Gesù, concependolo e ge­nerandolo, Gli dona una vita fondata nell’esistenza e nella sostanza increata, incomparabilmente più alta e più divina di quanto non fosse quella che Ella ricevette da Gesù stesso. 
Ella, infatti, cooperò all’unione della Divinità con l’umanità; Ella donava una vita umanamente divina a Gesù, donando una vi­ta nuova a Dio, facendo sì che Dio fosse uomo e che l’uomo fosse Dio; Ella generava un vivente, divinamente vivente e divinamente sussistente, che è Dio; Ella produsse al mondo la vita di un Uomo-Dio e dalla sua sostanza El­la concepisce, nutre, genera Dio in se stessa e nell’universo; e così la sua operazione termina con un Uomo-Dio, poiché Ella è Madre di Dio. 
Mentre Gesù vivente ed operante in Maria, le dona una vita altissima e sublimissima in verità, ma una vita di grazia, che è una qualità e non una sostanza, le dona una vita santa e santissima, ma pur sempre di una persona umana e non divi­na e increata come è il suo unico Figlio. E questa presenza e operazione di Gesù in Maria, si finalizza in Lei nel formare lo stato di Madre di Dio, che è uno stato ben inferiore e subordinato allo stato di Uomo-Dio, che la Beata Vergine, elevata per l’operazione dello Spirito Santo, stabilisce e forma at­traverso questa nascita. E di conseguenza Gesù dona a Maria una vita mino­re in grazia e in gloria, che non è questa vita grande e ammirabile che Maria ha prodotto, quando ha concepito, incarnato e generato il Figlio di Dio al mondo».//
*

Dopo queste cose, chi non ammirerà le cose grandi e meravigliose che Dio ha operato nella gloriosa Vergine? E chi non riconoscerà che sia lo Spi­rito Santo a farle pronunciare queste parole: «Fecit mihi magna qui potens est»
Oh! Quanti prodigi e miracoli comprendono! 
Oh! È cosa grande essere Vergine e Madre insieme, Vergine e Madre di un Dio! 
Oh! È una cosa gran­de essere associata con l'Etemo Padre nella sua Divina Paternità, per essere Madre senza padre, nella pienezza dei tempi, dello stesso Figlio di cui egli è Padre senza madre nell’etemilà! 
Oh! Che cosa grande è l’essere rivestita della virtù dell’Altissimo, ed essere partecipe della sua adorabile fecondità per produrre un Dio che è consustanziale, coeguale e coetemo a Dio Padre! 
Oh! Che cosa grande è dare una nascita temporale nel suo seno verginale, a Colui che è nato prima di tutti i secoli nel seno del Padre delle misericordie! 
Oh! Che cosa grande è per una creatura mortale di donare la vita a Colui dal quale Ella l’ha ricevuta!
Oh! Che cosa grande è essere la Figlia e la Madre del Padre suo, del suo Creatore e del suo Dio! 
Oh! È cosa grande essere la degna Sposa dello Spirito Santo ed essere associata con Lui nella produzione del suo adorabile ca­polavoro, che è l'Uomo-Dio! 
Oh! Che cosa grande è racchiudere in sé Colui che i Cieli dei cieli non possono contenere! 
Oh! È cosa grande portare nelle proprie viscere e tra le proprie braccia Colui che porta ogni cosa con la sua Divina Parola!

Oh! Che cosa grande è avere un potere e un’autorità di madre su Colui che è il sovrano Monarca dell’universo! 
Oh! Che cosa grande è essere la nu­trice, la custode e la governante di Colui che conserva e governa tutto il mondo con la sua immensa Provvidenza. 
Oh! Che cosa grande è essere la Madre di altrettanti figli quanti sono i cristiani che sono stati e che saranno in terra e in Cielo! 
Oh! Che cosa grande è essere la Regina degli Angeli, de­gli Arcangeli, dei Principati, delle Potestà, delle Virtù, delle Dominazioni, dei Troni, dei Cherubini, dei Serafini e di tutti i santi Patriarchi, Profeti, Apostoli, martiri, confessori, vergini e Beati che sono in Paradiso! 
Oh! Che cosa grande è per una figlia di Adamo, essere sì colma di santità, dal primo momento della sua vita fino all ultimo, che mai alcun peccato né originale né attuale, ha avuto parte in Lei! 
Oh! Che cosa grande è essere trasportata ed elevata in corpo e in anima nel più aito dei cieli, ed essere assisa alla destra del Re dei re! 
Oh! Che cosa grande è essere la Sovrana, l’Intendente e la Governante di tutti gli stati del sommo Monarca del Cielo e della terra! 
Oh! Che cosa grande è avere una potenza assoluta e suprema sul Cielo, sulla ter­ra, sull’inferno, sugli angeli, sugli uomini e su tutte le pure creature!
Oh! Queste due parole: «Gratia plena», uscite dal Cuore adorabile della Santissima Trinità, e pronunciate dalla bocca di un Dio che parla per bocca di un serafino, contengono ancora cose grandi e gloriose per Voi, santissima Madre del Salvatore! 
Oh! Che cosa grande è l’essere Piena di Grazia, che è la grazia di Madre di Dio, la quale comprende e sorpassa tutte le grazie, e che ne è persino la fonte, poiché essa vi è data per rendervi degna d’essere la Madre di Colui che è l’Autore di tutte le grazie!

Piena di Grazia, che siete ripiena di tutte le grazie, di tutti i doni e di tutti i frutti dello Spirito Santo! O Piena di Grazia, che possedete perfetta­mente tutte le grazie delle virtù cristiane e delle beatitudini evangeliche! O piena di grazia, di cui tutte le facoltà, sia spirituali che corporali, sono ricol­me di grazie e di santità! O Piena di Grazia, nella quale tutte le grazie dei santi Patriarchi, dei santi Profeti, dei santi Apostoli, dei santi Martiri, dei santi Sacerdoti, dei santi Confessori, delle sante Vergini e di tutti gli altri santi si trovano nella loro ultima perfezione! O Piena di Grazia, che siete co­sì piena di gloria, di felicità, di potenza, di maestà e di tutte le grandezze che devono accompagnare l’altissima dignità di Madre di Dio!

Ecco molte cose grandi e meravigliose che Dio ha fatto alla Regina del Cielo; ma ecco il miracolo dei miracoli. Essendo Sì Grande, Santa ed Ammi­rabile come Voi siete, o Vergine Madre, vi siete sempre considerata, trattata e abbassata, come se foste stata la più piccola e l’ultima di tutte le creature.
«Magnum, quia Virgo; - dice san Beda - magnum, quia Mater; maius, quia utrumque; maximum, quia Deiparens; sed majus quia, cum tanta sit, putat se nihil esse : Che cosa grande è per la Regina degli angeli, Essere Vergine; che cosa grande è Essere Madre; è cosa più grande  Essere Madre e Ver­gine insieme; è una cosa grandissima Essere Vergine e Madre di Dio; ma ciò che supera tutto è che, essendo sì grande come Ella è, si considera come se fosse nulla».

E in più, Ella ha utilizzato tutti questi grandi poteri, tutti questi grandi privilegi, tutte queste grandi misericordie, per assistere i piccoli, i miserabili e persino i più perduti, se fanno ricorso a Lei con umiltà e fiducia. Ogni po­tere, dice il Cardinal Pier Damiani, vi è stato dato in Cielo e in Terra e nulla è impossibile a Colei che ha il potere di ristabilire i più disperati nella speran­za della loro salvezza (Serm. 1 de Nativ. B. V.) 

«Sì - dice san Bonaventura -, perché il Signore on­nipotente è potentemente con Voi, 
ragion per cui Voi siete potentissima con Lui, potentissima per Lui, potentissima presso               di Lui : <Dominus potentìssimus potentissime tecum est; ideo et tu potentissima es secum, 
potentissima es per ipsum, potentissima apud ipsum>» (In Spec. Virg., cap.8.).

O Vergine potentissima e benignissima, è con tutto il mio cuore che rendo grazie infinite  
all' Onnipotente per avervi resa così grande, potente ed ammirabile. Ed è anche con tutto 
il mio cuore che mi dono, mi offro e mi abbandono interamente e irrevocabilmente alla 
grande potenza che Dio vi ha dato, supplicandovi umilissimamente di usarla su di me, per 
distruggervi to­talmente tutto ciò che a Lui e a Voi dispiace e per stabilirvi perfettamente il 
Regno della sua gloria e del suo amore.
(continua Sezione unica: Et sanctum nomen eius )

Sezione unica
Spiegazione delle ultime parole del quarto versetto:

" Et sanctum nomen eius "

La Beata Vergine, avendo detto che l'Onnipotente le ha fatto grandi co­se, aggiunge poi queste parole: «Et sanctum Nomen eius: E Santo è il suo Nome». 

Sono parole che contengono sei grandi misteri:

  Il primo consiste nel fatto che il mistero dell’Incarnazione, essendo un mistero d’amore, è attribuito allo Spirito Santo, che è l’Amore personale, come il capolavoro del suo amore e della sua bontà, conformemente a queste parole dell’Angelo: «Spiritus Sanctus supervieniet in te» (Lc 1,35).

Il secondo mistero indicato da queste parole: «Et sanctum nomen eius», consiste nel fatto che l’umanità santa del Divino Bambino, che la Beata Vergine ha concepito nelle sue viscere, è santificata dall’unione intimissima nella quale Ella è entrata con la Santità essenziale, che è la Divinità, come mostrano ancora le parole di san Gabriele: «Quod nascetur ex te sanctum vocabitur» (ivi).

Il terzo mistero consiste nel fatto che questo Dio Bambino è così santifi­cato e reso il Santo dei santi, al fine di santificare e di glorificare il Nome del tre volte Santo tanto quanto merita di esserlo, come pure al fine di farlo san­tificare e glorificare nella terra, in Cielo e in tutto l’universo, e compiere in tal modo ciò che è indicato da queste parole: «Sanctificetur Nomen tuum» (Mt 6,9)

Il quarto mistero contenuto in queste parole: «Et sanctum Nomen eius»,consiste nel fatto che il Salvatore del mondo, che la Santissima Vergine por­ta net suo sacro grembo è unto divinamente con l’unzione della Divinità, os­sia è santificato e consacrato in qualità di Salvatore, per esercitare l’ufficio di Emanuele, di Salvatore, e di santifìcatore di tutti gli uomini: a cominciare dal suo Precursore e dai suoi genitori san Zaccaria e sant’Elisabetta.

Il quinto mistero consiste nel fatto che lo Spirito Santo, manifestandosi in Maria per compiervi la più santa opera che fu né mai vi sarà, insieme a Gesù Cristo, che è il Santo dei santi, la Santità stessa, e la Fonte di ogni san­tità concepito in Lei, L’hanno riempita e colmata di un mare di grazie e di santità inconcepibile.

Il sesto mistero contenuto nelle parole: «Et sanctum Nomen eius» consi­ste nel fatto che il mistero ineffabile dell'Incamazione è una fonte inesauri­bile di tutte le grazie e santità che mai vi sono state, che sono e che saranno in Terra e in Cielo.

Vedete ed ammirate quante meraviglie sono contenute in queste poche parole, pronunciate dalla sacra bocca della Madre del Santo dei santi, affin­ché il suo Santo Nome sia lodato, santificato e glorificato eternamente. 
Di­ciamo a questo proposito con i serafini, con tutto il Paradiso e con tutta la Santa Chiesa: «Sanctus, sanctus, sanctus Dominus, Deus Sabaoth; pleni sunt coeli et terra maiestatis gloriae tuae».

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