MAGNIFICAT
Eccellenze di questo Cantico
Le Divine Scritture contengono molti sacri Cantici,
fatti da sante donne, come da Maria, la sorella di Mosè e di Aronne; Debora,
Giuditta, Anna, la madre del profeta Samuele, per rendere grazie a Dio dei
numerosi e straordinari favori della sua Divina Bontà.
Ma
il più santo e degno di tutti i Cantici è il Magnificat della
Santissima Madre di Dio, sia in ragione della dignità e della santità di Colei
che l’ha fatto sia per i grandi ed ammirabili misteri che vi sono compresi,
come anche per i miracoli che Dio ha operato per mezzo di esso.
Non
si legge, infatti, da nessuna parte che Egli ne abbia fatto attraverso gli
altri cantici, mentre san Tommaso da Villanova, arcivescovo di Valenza , nota
che è stato proprio alla proclamazione di questo Cantico che lo Spirito Santo
ha operato molte meraviglie nel Santo Precursore del Figlio di Dio, come pure
in suo padre e in sua madre, e che l’esperienza ha dimostrato molte volte che è
un eccellente mezzo per scacciare i demoni dai corpi dei posseduti.
Molti
altri importanti Autori riportano molti altri miracoli compiuti attraverso la
recita di questo stesso Cantico. Sant’Anselmo, ad esempio, scrisse di se stesso[1][2] che, essendo provato da molte malattie che gli facevano provare
dolori acutissimi, ne fu guarito interamente recitando il Magnificat.
Cesario
racconta di un santo religioso, che aveva una devozione particolare
alla Beata Vergine e specialmente alla recita di questo Cantico. Essendo
prossimo alla sua fine, questa stessa Vergine gli apparve, gli dichiarò che
entro sette giorni sarebbe uscito da questo mondo e gli diede la sua benedizione.
Il settimo giorno, essendo questo buon religioso agli estremi, Ella gli apparve
di nuovo, alla presenza del Priore del Monastero, accompagnata da un gran numero
di angeli e di santi, e restò presente fino a che questo sant’uomo non ebbe
reso il suo spirito a Dio con una gioia incomprensibile.
Il Cardinal
Giacomo da Vitry scrisse nella Vita di santa Maria d’Ognies che,
essendo costei vicina alla morte e cantando il Cantico della Madre di Dio, Ella
le apparve e l’avvertì di ricevere il sacramento dell’Estrema unzione. Quindi,
Ella si trovò presente alla sua fine con molti altri santi, e perfino con il
Santo dei santi, il Figlio suo Gesù.
Tutto
ciò ci dimostra che è cosa graditissima al nostro Salvatore e alla sua Divina
Madre recitare questo divino Cantico con devozione.
Noi
non troviamo che la Beata Vergine l’abbia cantato o pronunciato pubblicamente
più di una volta, mentre era in questo mondo, ma non si può dubitare che
l’abbia recitato e forse cantato molte volte in privato. Qualche Autore
riferisce che è stata vista molte volte, in qualche chiesa, durante la
celebrazione dei Vespri, circondata da un gran numero di angeli, e che la si è
sentita cantare questo meraviglioso Cantico con loro e con i sacerdoti, ma in
modo così melodioso ed incantevole, da non esservi proprio parole
per esprimerlo.
Ricordatevi, inoltre -,
quando canterete o reciterete questo Cantico verginale -, di donarvi al Santo
Spirito, per unirvi alla devozione e a tutte le sante disposizioni con le quali
è stato cantato e recitato dalla Beata Vergine Maria e da un numero
incalcolabile di santi e di sante, che l’hanno cantato e recitato così
santamente.
San Giovanni Eudes
[1] «Hoc
est illud dulcissimum decachordum, quo citharista propheticus toties gloriatur;
hoc doemon expellitur, Praecursor sanctifìcatur, puer exultat,
mater prophetat. Hoc decachordo etiam nunc cum devote concinitur, ìnìquas cordis suggestiones
propulsori, lubricas carnis tentatìones emollliri, doemones pessimos effugari
merito crediderim» (S.
TOMMASO DA VlLLANOVA, Concio de Visit. B. V).
L'anima mia magnifica il Signore * e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva. * D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente * e santo é il suo nome: di generazione in generazione la sua misericordia * si stende su quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, * ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, * ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, * ha rimandato i ricchi a mani vuote. Ha soccorso Israele, suo servo, * ricordandosi della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri, * ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre.Gloria al Padre e al Figlio * e allo Spirito Santo. Come era nel principio, e ora e sempre * nei secoli dei secoli. Amen. |
Magnificat |
Magníficat *
ánima mea Dóminum, et exsultávit spíritus meus * in Deo salvatóre meo, quia respéxit humilitátem ancíllæ suæ, * ecce enim ex hoc beátam me dicent omnes generatiónes. Quia fecit mihi magna, qui potens est: * et sanctum nomen eius, et misericórdia eius a progénie in progénies * timéntibus eum. Fecit poténtiam in bráchio suo, * dispérsit supérbos mente cordis sui; depósuit poténtes de sede, * et exaltávit húmiles, esuriéntes implévit bonis, * et dívites dimísit inánes. Suscépit Ísrael púerum suum, * recordátus misericórdiæ suæ, sicut locútus est ad patres nostros, * Àbraham et sémini eius in sǽcula. Glória Patri et Fílio * et Spirítui Sancto. Sicut erat in princípio, et nunc et semper, * et in sǽcula sæculórum. Amen. |
MAGNIFICAT
Motivi per cui si può definire il Magnificat
come il Cantico del Cuore della Santissima Vergine
Io
definisco il Magnificat il sacro Cantico del Sacratissimo Cuore della
Beata Vergine, per molte ragioni.
In primo luogo, perché è sgorgato da questo divin Cuore,
prima di sciogliersi sulla sua bocca.
In secondo luogo, perché la sua bocca non l’ha pronunciato
che per la mozione ricevuta dal suo Cuore carneo, spirituale e divino. Il Cuore
di carne di questa Divina Vergine, infatti, essendo ripieno di una gioia
sensibile e straordinaria, ha spinto la sua santissima bocca a cantare questo
Magnificat con un fervore ed un giubilo straordinari.
Essendo il suo Cuore spirituale tutto rapito e
trasportato in Dio, ha fatto uscire dalla sua santa bocca queste parole
estatiche: «Et
exultavit spiritus meus in Deo salutaris meo: Il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore».
Il suo Cuore divino - ossia il suo Divino Bambino, che
risiede nelle sue viscere benedette e dimora nel suo Cuore e che è l’anima
della sua anima, lo spirito del suo spirito e il Cuore del suo Cuore - è il
primo Autore di questo Cantico. È Lui che vi mette i pensieri e le verità che
sono contenuti nello spirito della sua Divina Madre ed è Lui che pronuncia, con
la sua bocca, gli oracoli di cui è ricolmo.
In terzo luogo, il Magnificat è il Cantico del Cuore della Madre d’amore,
ossia il Cantico dello Spirito Santo, che è lo Spirito e il Cuore del Padre e
del Figlio, e che è anche il Cuore e lo Spirito di questa Vergine Madre, di
cui Ella è talmente ricolma e posseduta, che la sua presenza e la sua voce
riempiono san Zaccaria, sant’Elisabetta e il bambino che ella porta nel suo
grembo, di questo stesso spirito.
Infine, è il Cantico del cuore e dell’amore di
questa Vergine amabilissima, perché è il Divino Amore di cui Ella è tutta
infiammata che le fa pronunciare tutte le parole di questo meraviglioso
Cantico, le quali - secondo san Bernardino - sono tante fiamme d’amore, uscite
dall’ardente Fornace del Divino Amore che brucia nel Sacro Cuore di questa
Vergine incomparabile.
O Cantico d’amore, o Cantico Verginale del Cuore della
Madre d’amore, che avete la vostra prima origine nel Cuore stesso del Dio
d’amore, che è Gesù e nel Cuore dell’amore personale ed increato, che è lo
Spirito Santo, non spetta che alla degnissima bocca della Madre del Bell’Amore
di cantarvi e di pronunciarvi. I serafini stessi se ne reputano indegni. Com’è,
dunque, che i peccatori miserabili, tali quali siamo noi, osano proferire le Divine
Parole che Maria ha composto e far passare attraverso le loro bocche immonde i
misteri ineffabili che questo cantico contiene?
Oh! Con quale rispetto e quale venerazione questo santissimo Cantico deve
essere pronunciato e cantato! Oh! Quale deve essere la purezza della lingua e
la santità della bocca che lo pronuncia! Oh! Quale fuoco e quali fiamme d’amore
deve accendere nei cuori degli ecclesiastici e delle persone religiose che lo
recitano e lo cantano sì sovente!
Certamente
bisognerebbe essere tutto cuore e tutto amore per cantare e pronunciare questo
Cantico d’amore.
O Madre del Bell’Amore, fateci
partecipi della santità, del fervore e dell’amore con il quale avete cantato in
terra questo Cantico ammirabile, che canterete per sempre in Cielo con tutti
gli angeli e tutti i santi, ed otteneteci dal vostro Figlio la grazia di essere
nel numero di coloro che lo canteranno eternamente con Voi, per rendere grazie
eterne all’adorabilissima Trinità per tutte le cose grandi che ha operato in Voi
ed attraverso di Voi, e per le grazie innumerevoli che Ella ha elargito a tutto
il genere umano per vostro mezzo.
san Giovanni Eudes
Spiegazione del primo versetto:
"Magnificat * anima mea Dominum"
Questo primo versetto non contiene che quattro parole, ma
esse sono piene di molti grandi misteri. Soppesiamole accuratamente con santo
timore, ossia, consideriamole attentamente con spirito d’umiltà, di rispetto e
di pietà, per animarci a magnificare Dio con la Beata Vergine per le cose
grandi e meravigliose che Egli ha operato in Lei, attraverso di Lei, per Lei ed
anche per noi.
Ecco la prima parola: Magnificat. Che cosa vuol dire questa parola? Che cosa significa magnificare Dio?
Si può forse magnificare Colui la cui grandezza e magnificenza sono immense,
infinite ed incomprensibili? Niente affatto, ciò è impossibile, ed è
impossibile a Dio stesso, il quale non può farsi più grande di quel che è. Noi
non possiamo magnificare, ossia rendere Dio più grande in Se stesso, poiché le
sue divine perfezioni, essendo infinite, non possono ricevere alcun
accrescimento in se stesse; ma lo possiamo magnificare in noi.
«Ogni
anima santa - dice infatti sant’Agostino-, può concepire il Verbo Eterno in se
stessa, attraverso la fede; essa può generarlo nelle altre anime attraverso la
predicazione della Divina Parola; ed essa può magnificarlo amandolo veramente,
affinché essa possa dire: L’anima mia magnifica il Signore»[1]. Magnificare il Signore - insegna ancora
sant’Agostino -, è adorare, lodare, esaltare la sua immensa grandezza, la sua
maestà suprema, le sue eccellenze e perfezioni infinite.
Possiamo
magnificare Dio in molti modi.
1)
Attraverso i nostri pensieri, avendo una grandissima idea e una grandissima
stima di Dio e di tutte le cose di Dio,
2)
Attraverso i nostri affetti, amando Dio con tutto il nostro cuore e al di sopra
di ogni cosa,
3)
Attraverso le nostre parole, parlando sempre di Dio e di tutte le cose che lo riguardano
con profondissimo rispetto, adorandone ed esaltando la sua potenza infinita,
la sua saggezza incomprensibile, la sua bontà immensa e le sue altre
perfezioni,
4)
Attraverso le nostre azioni, compiendole per la sola gloria di Dio,
5)
Praticando ciò che lo Spirito Santo ci insegna in queste parole: «Humilia te in omnibus, et coram Deo
invenies gratiam; quoniam magna potentìa Dei solius, et ab humilibus
onoratur: Quanto più sei grande, tanto più umiliati;
così troverai grazia davanti al Signore; perché grande è la potenza del
Signore e dagli umili egli è glorificato»[2],
6)
Sopportando volentieri le croci che Dio ci invia, per suo amore, poiché non vi
è nulla che lo onori di più che le sofferenze, dal momento che il nostro
Salvatore non ha trovato mezzo più eccellente per glorificare il Padre suo, che
i tormenti e la morte in Croce.
Infine,
magnificare Dio è preferirlo ed esaltarlo al di sopra di tutte le cose, attraverso
i nostri pensieri, i nostri affetti, le nostre parole, le nostre azioni, le
nostre umiliazioni e le nostre mortificazioni.
Ma,
ahimè! Noi facciamo spesso tutto il contrario poiché invece di esaltarlo, lo
abbassiamo; invece di preferirlo ad ogni cosa, preferiamo le creature al
Creatore; invece di preferire la sua Volontà, i suoi interessi, la sua gloria e
la sua soddisfazione alla nostra volontà, ai nostri interessi, al nostro onore
e alle nostre soddisfazioni, facciamo tutto il contrario, preferendo Barabba a
Gesù.
Non
è forse quel che fanno tutti i giorni i peccatori? O cosa spaventosa! Dio ha
elevato l’uomo al più alto trono della gloria e della grandezza grazie alla sua
Incarnazione e l’uomo, ingrato e detestabile, abbassa ed umilia il suo Dio fino
al più profondo del nulla. Sì, fino al più profondo del nulla poiché colui che
pecca mortalmente preferisce un meschino interesse temporale, l' infame
piacere di un momento e quel po’ di fumo di un onore passeggero al suo Dio e
al suo Creatore; lo annienta persino, per quanto è possibile, secondo le parole
di san Bernardo: «Deum, in quantum in se est, perimit: non volendo altro dio che se stesso e le
sue passioni sregolate».
Non
è così che agite Voi, o Vergine Santa! Voi, infatti, avete sempre magnificato
Dio altissimamente e perfettissimamente, dal primo istante della vostra vita
fino all’ultimo. Voi l’avete sempre magnificato eccellentìssimamente,
attraverso tutti i vostri pensieri, affetti, parole, azioni e attraverso la
vostra profondissima umiltà, tutte le vostre sofferenze, la pratica in sommo
grado di tutte le virtù e il santissimo uso che avete fatto di tutte le potenze
della vostra anima e di tutti i vostri sensi interni ed esterni. Infine, Voi
sola l’avete glorificato più degnamente e magnificato più grandemente di tutte
le creature insieme.
Veniamo ora alla seconda parola del nostro Cantico, che è anima.
Notate
che la Beata Vergine non dice “Io magnifico”, ma “L’anima mia magnifica il
Signore”, per mostrare che Ella lo magnifica dal più intimo del suo Cuore e con
tutta l’estensione delle sue potenze interiori.
Ella
non lo magnifica così, solamente con la sua bocca e con la sua lingua, con le
sue mani e i suoi piedi, ma Ella utilizza tutte le facoltà della sua anima,
della sua intelligenza, della sua memoria, della sua volontà e tutte le
potenze della parte superiore ed inferiore della sua anima, sfruttando tutte
le forze interne ed e- steme per lodare, glorificare e magnificare il suo
Dio.
Ed
Ella non lo magnifica solamente a suo nome né per soddisfare gli obblighi
infiniti che ha di farlo, a motivo dei favori inconcepibili che ha ricevuto
dalla sua Divina Bontà, ma Ella lo magnifica anche a nome di tutte le creature
e per tutte le grazie che Egli ha prodigato a tutti gli uomini, essendosi fatto
uomo per renderli dei e per salvarli tutti, se essi vogliono corrispondere ai
disegni dell’amore inconcepibile che ha su di loro.
Ecco la terza parola: mea, “la mia anima”. Qual è quest’anima che la Beata Vergine chiama la sua
anima?
Rispondo
a ciò, in primo luogo, con le parole di un grande Autore[3] che dice che quest’anima della Beata
Vergine è il Figlio suo Gesù, il quale è l’anima dell’anima sua.
In
secondo luogo, rispondo che queste parole, anima mea, comprendono innanzitutto l’anima
propria e naturale - che anima il corpo della Santa Vergine; in secondo luogo,
l’anima del Divino Bambino che Ella porta nelle sue viscere, la quale è unita
così strettamente alla sua, che queste due anime fanno, in certo qual modo,
una sola anima, poiché il Bambino che è nelle sue viscere materne non è che una
cosa sola con sua madre.
In
terzo luogo, queste parole, anima mea,
contraddistinguono e comprendono tutte le anime create ad immagine e
somiglianza di Dio, che sono state, sono e saranno in tutto l’universo. Se,
infatti, san Paolo ci assicura che l’Eterno Padre ci ha donato ogni cosa
donandoci suo Figlio: «Cum
Illo omnia nobis donavit»[4][5][6][7][8], è
fuori di dubbio che, donandoLo alla sua Divina Madre, le ha donato anche ogni
cosa, ragion per cui tutte le anime le appartengono. E poiché Ella non lo
ignora e sa che ha l’obbligo di far uso di tutto ciò che Dio le ha donato, per
il suo onore e per la sua gloria, quando Ella pronuncia le parole: «L’anima mia magnifica il Signore», guardando a tutte le anime che sono state, sono e saranno, come anime
che le appartengono, le abbraccia tutte per unirle all’anima del Figlio suo e
alla sua e per servirsene per lodare, esaltare e magnificare Colui che è
disceso dal Cielo e che si è incarnato nel suo seno verginale per operare la
grande opera della loro Redenzione.
Eccoci all’ultima parola del primo versetto: Dominum.
Qual
è questo Signore che la Beata Vergine magnifica? È Colui che è il Signore dei
signori, e il Signore supremo ed universale del Cielo e della terra.
Questo
Signore è l’Eterno Padre, questo Signore è il Figlio, questo Signore è lo
Spirito Santo: tre Persone divine che non sono che un Dio e un Signore, e che
non hanno che una stessa essenza, potenza, sapienza, bontà e maestà.
La
Santissima Vergine loda e magnifica l’Eterno Padre per averla associata
con luì alla divina paternità, rendendola Madre dello stesso Figlio di cui
Egli è il Padre.
Ella
magnifica il Figlio di Dio, per il fatto che ha voluto sceglierla per sua
Madre ed essere suo vero Figlio.
Ella
magnifica lo Spirito Santo, per aver voluto compiere in Lei la più grande
delle sue opere, ossia il mistero adorabile dell’Incarnazione.
Ella
magnifica il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo per le grazie infinite che
hanno fatto e che intendono fare a tutto il genere umano.
Impariamo da qui che uno dei principali
doveri che Dio ci richiede, e uno dei più grandi obblighi verso la Divina
Maestà, è la riconoscenza dei benefici, per i quali dobbiamo ringraziarLo con
tutto il nostro cuore e con un affetto particolarissimo.
Abbiamo cura, dunque, di imitare in ciò la
gloriosa Vergine, dicendo spesso con Lei: <<Magnificat
anima mea Dominum>>, per ringraziare la
Santissima Trinità, non solo di tutte le grazie che abbiamo ricevuto, ma anche
di tutti i beni che Ella da sempre ha elargito a tutte le sue creature.
E dicendo queste parole: «L’anima
mia», ricordiamoci che
l’Eterno Padre, donandoci suo Figlio, ci ha dato ogni cosa con Lui e, di
conseguenza, che le anime sante di Gesù e della sua Divina Madre, e tutte le
anime in generale ci appartengono. Ecco perché possiamo e dobbiamo servircene
per la gloria di Colui che ce le ha donate, attraverso un gran desiderio di
lodare e glorificare Dio con tutto il nostro cuore, con tutta la nostra anima e
con tutte le nostre forze, comprendendo in queste parole tutti i cuori e tutte
le anime dell’universo, che sono nostre e che vogliamo unire insieme, formando
un cuore e un’anima sola, per impiegarla a lodare il nostro Creatore e
Salvatore.
San Giovanni Eudes
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[4]Sir 3,20-21.
mece sed est tota anima mea, magnificat
nunc, per passionem suam, Dominum
meum Deum, Patrem suum, Sponsum meum. Anima
mea Filius meus, qui me in
corpore simul et anima vivam fecit»(VlGERIO, In suo Decachordo, chord. 7). Il
card. Marc Vigier, dell’Ordine dei Frati
minori, morì a Roma nel 1516. Ecco il titolo
completo dell’opera di questo pio servo di
Maria: Decachordum
christianum, Autore Marco Vigerio di Savona, S. Mariae Transtiberim cardin. Senogalliensi
opus Julio li Pont. Max. dicatum; Fani, Hieron. Soncinus,1507.
[6] Rm8,32
Spiegazione
del secondo versetto:
<<Et exultavit spiritus meus in Deo salutari
meo>>
Queste Divine Parole pronunciate dalla sacra
bocca della Madre del Salvatore, ci mostrano la gioia ineffabile e
incomprensibile di cui il suo Cuore, il suo spirito e la sua anima, con tutte
le sue facoltà, sono stati ricolmi e santamente inebriati nel momento
dell’Incarnazione del Figlio di Dio in Lei e mentre l’ha portato nelle sue
viscere benedette, ed anche durante tutto il resto della sua vita, secondo
sant’Alberto Magno e qualche altro Dottore.
Tale gioia è stata così grande, specialmente nel momento dell’Incamazione
che, poiché la sua anima santa è stata separata dal suo corpo nell’ultimo
istante della sua vita, per la veemenza del suo amore verso Dio e per
l’abbondanza della gioia che aveva di vedersi sul punto di andare con il Figlio
suo in Cielo, Elia sarebbe altresì morta di gioia alla vista delle bontà
inenarrabili di Dio nei suoi riguardi e nei riguardi di tutto il genere umano,
se non fosse stata conservata in vita per miracolo.
Se la storia, infatti, ci fa credere che la gioia ha fatto morire molte
persone, in vista di qualche vantaggio temporale che era loro capitato, è a
maggior ragione credibile che anche questa Divina Vergine ne sarebbe morta, se
non fosse stata sostenuta dalla virtù del divin Bambino che Ella portava nelle
sue viscere verginali, visto che Ella aveva i più grandi motivi di gioia che
mai vi siano stati e che saranno mai, ossia:
1) Ella si rallegrava in Dio, in Deo, ossia
del fatto che questo Dio è infinitamente potente, sapiente, buono, giusto e
misericordioso e perché ha fatto splendere in maniera sì ammirabile la sua
potenza, la sua bontà e tutti gli altri divini attributi nel mistero
dell’Incarnazione e della Redenzione del mondo;
2) Ella si rallegrava in Dio suo Salvatore, perché
è venuto in questo mondo, per salvarla e riscattarla primariamente e
principalmente, preservandola dal peccato originale e ricolmandola delle sue
grazie e dei suoi favori, con tanta pienezza, da renderla la Mediatrice e la
Cooperatrice con Lui della salvezza di tutti gli uomini;
3) Il suo Cuore era ricolmo di gioia per il fatto che Dio l’ha
guardata con gli occhi della sua benignità, ossia ha amato e approvato l’umiltà
della sua serva, nella quale ha provato una gioia ed una contentezza
singolarissime. «È qui - dice sant’Agostino - il motivo della gioia di Maria,
perché Egli ha guardato l’umiltà della sua serva, come se Ella dicesse: “Mi
rallegro della grazia che Dio mi ha fatto, perché è da Lui che ho ricevuto il
motivo di questa gioia; ed io mi rallegro in Lui, perché amo questi doni per
suo amore”»;
4) Ella si rallegrava delle grandi cose che l'Onnipotente
Bontà ha operato in Lei, le quali sono le più grandi meraviglie che abbia mai
fatto in tutti i secoli passati e che compirà in tutti i secoli futuri, come
vedremo più avanti, nella spiegazione del quarto versetto;
5) Ella si rallegrava non soltanto dei favori
che ha ricevuto da Dio, ma anche delle grazie e delle misericordie che Egli ha
riversato su tutti gli uomini disposti a riceverle;
6) Ella si rallegrava non solamente della bontà di
Dio nei riguardi di coloro che non vi mettono affatto impedimento, ma anche
degli effetti della sua giustizia sui superbi, che disprezzano le sue
generosità.
* Oltre a ciò la Beata Vergine si rallegrava
di una cosa particolarissima, degna della sua bontà incomparabile. È
sant’Antonino a parlarne per primo ed io la riporto in questo contesto, affinché ci sproni ad amare e servire
Colei che ha tanto amore per noi.
Sant’Antonino, spiegando le parole: «Et exultavit spiritus meus», dice
che bisogna intenderle come quelle che Gesù ha pronunciato sulla Croce: «Pater in manus tuas commendo spiritum
meum: Padre, nelle tue mani consegno il mio
spirito», ossia vi raccomando tutti coloro che
sono uniti a me per la fede e la carità. Colui che aderisce a Dio non è che un
solo spirito con Lui: «Qui
autem adhceret Domino, unus spiritus» [Cor. 6,17].
Similmente la Madre del Salvatore - è sempre sant’Antonino che parla -,
essendo tutta rapita e come estasiata e trasportata in Dio, allorquando pronuncia
queste parole: «Exultavit
spiritus meus», vede in spirito la moltitudine quasi innumerevole di coloro che
avranno una devozione ed un affetto particolare per Lei e che saranno del
numero dei predestinati, da cui Ella riceve una gioia inconcepibile.
Stando così le cose, chi non si volgerà ad amare questa Madre tutta buona e
tutta amabile, che ha tanto amore per coloro che l’amano, che li guarda ed ama
come suo spirito, sua anima e suo Cuore? Ascoltiamo ciò che il beato
Lansperge dice a ciascuno di noi, per spronarci a ciò [11] :
«Vi esorto, mio caro figlio, ad amare la nostra Santissima Signora e la nostra Divina Padrona.
Se desiderate, infatti, preservarvi da un’infinità di
pericoli e di tentazioni di cui questa vita è piena, se desiderate trovare
consolazione e non essere oppresso dalia tristezza nelle vostre avversità, se
desiderate essere unito inseparabilmente al nostro Salvatore, abbiate
una venerazione ed un affetto singolare verso la purissima, amabilissima,
dolcissima, fedelissima, graziosissima e potentissima Madre.
Se voi l’amate davvero, infatti, e se v’impegnate ad imitarla con
attenzione, sperimenterete che Ella sarà anche per voi una Madre piena di
dolcezza e di tenerezza, che Ella è così piena di bontà e di misericordia che
non disprezza nessuno e che non abbandona nessuno di coloro che la invoca, non
avendo più gran desiderio che di elargire a tutti i peccatori i tesori delle
grazie che il Figlio suo le ha posto tra le mani.
Chiunque ama questa Vergine immacolata è casto; chiunque l’onora è devoto;
chiunque la imita è santo. Nessuno l’ama senza avvertire gli effetti del suo
amore reciproco; neppure uno di coloro che hanno una qualche devozione verso
di Lei può perire; neppure uno di coloro che s’impegnano ad imitarla può
mancare di acquistare la salvezza eterna.
Quanti ha ricevuto nel seno della sua misericordia, da miserabili
peccatori che erano, nella disperazione e abbandonati ad ogni sorta di vizi, e
che avevano già - se così si può dire -, un piede nell'inferno, e che Ella non
ha tuttavia rigettato, quando fecero ricorso alla sua pietà, ma che Ella ha
strappato dalla gola del dragone infernale, riconciliandoli con il Figlio suo e
riportandoli sulla via del Paradiso?
È, infatti, una grazia, un privilegio e un potere che suo Figlio le ha
dato, di poter condurre a penitenza coloro che l’amano, alla grazia quelli che
le sono devoti, e alla gloria del Cielo coloro che si sfoizano di imitarla».
* Se desiderate sapere ora ciò che bisogna fare per amare e lodare il
Figlio e la Madre, e per rendere grazie a Dio con Lei per tutte le gioie che le
ha dato, ascoltate ciò che Ella stessa disse un giorno a santa
Brigida12:
«Io sono - Ella le disse -, la Regina del12 Cielo.
Voi avete premura di sapere in che modo mi dovete lodare. Sappiate per certo
che tutte le lodi che si rendono a mio Figlio sono le mie lodi e chiunque
disonora Lui, disonora me, perché io l’ho amato sì teneramente ed Egli mi ha
amato sì ardentemente che Lui ed io non eravamo che un solo Cuore. Egli, poi,
ha tanto onorato me, che non ero che un miserabile vaso di terra, da esaltarmi al
di sopra di tutti gli angeli.
Ecco, dunque, come dovete lodarmi, benedicendo mio Figlio.
"Benedetto siate, Voi, o mio Dio, Creatore di tutte le cose, che vi
siete degnato di discendere nelle sacre viscere della Vergine Maria!
Benedetto siate, Voi, o mio Dio, che vi siete degnato di prendere carne
immacolata e senza peccato dalla Vergine Maria e che siete rimasto in Lei per
nove mesi, senza causarle alcun incomodo.
Benedetto siate, Voi, o mio Dio, che siete venuto in Maria attraverso la
vostra ammirabile Incarnazione, ed essendone uscito attraverso la vostra
Nascita ineffabile, l’avete ricolmata interiormente ed esternamente di una
gioia incomprensibile.
Benedetto siate, Voi, o mio Dio, che, dopo la vostra Ascensione,
avete ricolmato spesso questa divina Maria, vostra Madre, delle vostre celesti
consolazioni e l’avete spesso visitata e Voi stesso consolata!
Benedetto siate, Voi, o mio Dio, che avete trasportato in Cielo il corpo e
l’anima di questa gloriosa Vergine, e l’avete posta al di sopra di tutti gli angeli, in un trono
davvero sublime, vicino alla vostra Divinità! Fatemi misericordia attraverso le
sue preghiere e per amor suo"».
Ecco ancora una della gioie della Regina del Cielo, indicate in queste
parole: «Exultavit
spiritus meus», che sorpassa infinitamente tutte le altre.
Molti Santi Padri ed importanti Dottori scrivono che questa Vergine Madre,
essendo come estasiata e trasportata in Dio nel momento dell’Incarnazione del
Figlio suo in Lei, fu ricolma delle gioie inconcepibili che i Beati possiedono
in Cielo e fu rapita fino al terzo Cielo, laddove ebbe la felicità di vedere
Dio faccia a faccia e chiarissimamente.
La prova che questi Santi Padri portano si basa su una massima indubitabile
tra di loro che, cioè, tutti i privilegi di cui il Figlio di Dio ha onorato
gli altri santi, li abbia comunicati anche alla sua Divina Madre.
Ora, sant’Agostino, san Giovanni Crisostomo, sant’Ambrogio, sant’Anseimo,
san Tommaso e molti altri non fanno affatto difficoltà nel dire che san Paolo,
quando era ancora quaggiù vide l’essenza di Dio, quando fu rapito al terzo
Cielo.
Chi può dubitare, dopo ciò, che la Madre di Dio, che ha sempre vissuto in
una perfettissima innocenza, che l’ha amato Ella sola più di tutti i santi
insieme, non abbia gioito di questo stesso favore, non una volta sola, ma
molte, specialmente nel momento felice della concezione del Figlio suo? È
l’opinione di san Bernardo, di sant’Alberto Magno, di sant’Antonino e di molti
altri.
«O Beata Maria - esclama
il santo Abate Ruperto -, un diluvio di gioia, una fornace d’amore ed un
torrente di delizie celesti è venuto ad abbattersi su di Voi e vi ha tutta
assorbita ed inebriata, facendovi provare ciò che mai occhio umano ha visto né
orecchio ha inteso né cuore umano compreso»[13].
Impariamo da ciò che i figli del secolo si trovano in un pericoloso errore
e si sbagliano di grosso immaginando che non vi siano affatto gioie e contentezze
in questo mondo, ma che non vi siano che tristezza, amarezza ed afflizione per
coloro che servono Dio. Oh! Quale sbaglio insopportabile! Oh! Quale menzogna
detestabile, che non può procedere che da colui che è il padre di tutti gli
errori e di tutte le falsità.
Non abbiamo forse la voce della Verità eterna che grida: «Tribolazione e angoscia a coloro che fanno
il male; ma gloria, onore e pace a tutti coloro che fanno il bene»[14]; e che il cuore dell’uomo è simile a un mare che è sempre agitato, turbato e
sconvolto; e che il timore di Dio cambia i cuori di coloro che
l’amano in un Paradiso di gioia, di allegrezza, di pace, di contentezza e di
delizie inspiegabili: «Timor
Domini delectabìt cor, et dabit laetitiam et gaudium»[15]; e
che i veri servi di Dio possiedono una felicità più solida, più vera e più
grande, persino in mezzo alle grandi tribolazioni, di tutti i piaceri di coloro
che seguono il partito di Satana? Non intendete, forse san Paolo che assicura
di essere ricolmo di consolazione e che naviga nella gioia in mezzo a tutte le
sue tribolazioni?[16]
Volete conoscere queste verità per esperienza? «Gustate ed videte quonìam suavis est
Dominus: Gustate e vedete quanto è buono il
Signore»[17], pieno di bontà, di amore e di dolcezza per i suoi veri amici.
Ma se desiderate fare questa esperienza, è necessario rinunciare ai falsi
piaceri e alle ingannevoli delizie di questo mondo, per lo meno ai piaceri
illeciti che dispiacciono a Dio e che sono incompatibili con la salvezza
eterna; poiché lo Spirito Santo afferma che non possiamo bere alla
coppa del Signore e alla coppa dei demoni e che è impossibile mangiare alla
tavola di Dio e alla tavola dei diavoli: «Non potestis calicem Domini bibere et
calicem daemoniorum, non potestis mense Domini participes esse, et mense
daemoniorum»18.
Se, dunque, desiderate mangiare alla tavola dei Re del Cielo e bere alla
sua coppa, rinunciate del tutto alla tavola dell’infemo e alla coppa dei
diavoli, e allora sperimenterete quanto siano vere le Divine Parole: «Inebriabuntur ab ubertate domus tuae, et
torrente voluptatis tuae potabìs eos: gli
uomini [...] si saziano [Signore] all’abbondanza della ma casa e li disseti al
torrente delle tue delizie»19.
O Vergine Santa, imprimete nei nostri cuori
una partecipazione al disprezzo, all’avversione e al distacco che il vostro
Cuore verginale ha sempre portato verso i falsi piaceri della terra ed
otteneteci dal Figlio vostro la grazia di porre tutta la nostra contentezza,
la nostra gioia, le nostre delizie nell’amarlo e glorificarlo, e nel servirvi
ed onorarvi con tutto il nostro cuore, con tutta la nostra anima e con tutte le
nostre forze.
[14] «Tribulatio et angustia in omnem anìmam hominis operantis malum. [...] Gloria
autem, et honor, et pax omni operanti bonum»(Rm 2,9-10).
<< Quia respexit humilitatem ancillae suae >>
Per ben comprendere questo versetto, bisogna
unirlo al precedente di cui è il seguito, in questo modo: «Il mio spirito è
tutto rapito e trasportato di gioia in Dio mio Salvatore, perché egli ha
guardato l’umiltà della sua serva; poiché ecco che tutte le generazioni mi
diranno beata».
Questo versetto contiene due cose principali, di cui la prima è espressa in
queste parole: «Ha
guardato l’umiltà della sua serva». Qual
è quest’umiltà di cui la Vergine parla qui? Le opinioni dei santi Dottori sono
divise a questo proposito. Qualcuno dice che tra tutte le virtù, l’umiltà è la
sola che non si considera e non conosce affatto se stessa, poiché Colui che si
crede umile è superbo, ragion per cui, quando la Beata Vergine dice che Dio ha
guardato la sua umiltà, Ella parla non della virtù dell’umiltà, ma della sua
bassezza e della sua abiezione.
Ma gli altri dicono che l’umiltà di un’anima non consiste nell’ignorare le
grazie che Dio le ha fatto e le virtù che le ha donato, ma nel ricondurre a Lui
questi doni, senza attribuire a sé nulla se non il peccato, e che lo Spirito
Santo, parlando per bocca di questa Divina Vergine, ci vuol far comprendere
che, tra tutte le virtù, Egli ha guardato, amato e si è compiaciuto
principalmente della sua umiltà, perché, essendosi abbassata al di sotto di
tutto, quest’umiltà ha portato la Divina Maestà ad elevarla al di sopra di
tutte le creature, rendendola Madre del Creatore.
«Oh vera umiltà - esclama sant’Agostino-, che ha generato Dio agli uomini
e che ha donato la vita ai mortali. L’umiltà di Maria è la scala del Cielo per
la quale Dio è disceso in terra. Perché che cosa vuol dire, respexit, se
non approbabit, ossia: ha approvato? Ve ne erano molti che sembravano umili di fronte
agli uomini, ma la loro umiltà non è considerata da Dio, poiché, se essi
fossero veramente umili, non si compiacerebbero delle lodi degli uomini, e il
loro spirito non si rallegrerebbe affatto negli applausi di questo mondo, ma
soltanto in Dio» (Sermone 2 sull'Assunzione).
«Vi sono due specie di umiltà - dice san Bernardo -. La prima è figlia
della verità, e questa è fredda e priva di calore. La seconda è figlia della
carità, e questa ci infiamma. La prima consiste nella conoscenza, la seconda
nell’affetto. Attraverso la prima conosciamo di essere nulla ed impariamo ciò
da noi stessi e dalla nostra propria miseria ed infermità. Attraverso la
seconda calpestiamo la gloria del mondo, e lo impariamo da Colui che ha annientato
se stesso, il quale è fuggito allorquando l’hanno cercato per elevarlo alla
gloria della regalità e che, invece di fùggire, si è offerto volontariamente
quando l’hanno cercato per crocifiggerlo e per immergerlo in un abisso di
obbrobri e di ignominie» (Sermo 42 super Cantica).
La Beata Vergine ha posseduto in sommo grado questi due tipi di umiltà,
specialmente la seconda. Sant’Agostino, san Bernardo, sant’Alberto Magno, san
Bonaventura, san Tommaso e tanti altri, ritengono che le parole che lo Spirito
Santo ha pronunciato per bocca di questa Santissima Vergine: «Respexit humilitatem» si riferiscano alla vera umiltà.
Se domandate il motivo per cui Dio ha guardato all’umiltà della Santissima
Vergine, piuttosto che alla sua purezza e alle altre virtù, visto che esse
erano tutte presenti in Lei in un grado altissimo, sant’Alberto Magno vi risponderà,
con sant’Agostino, che Egli ha guardato piuttosto alla sua umiltà, perché essa
gli era più gradita della purezza (Sant'Alberto M. Serm. 2 de Nat.Dom.).
«La verginità è molto lodevole - dice san Bernardo -, ma l’umiltà è
necessaria. Quella consigliata, questa è comandata. Potete salvarvi senza la
verginità, ma non vi è affatto salvezza senza umiltà. Senza umiltà oso dire
che la verginità di Maria non sarebbe stata gradita a Dio. Se Maria non fosse
stata umile, lo Spirito Santo non sarebbe disceso in Lei, e se non fosse
disceso in Lei, Ella non sarebbe la Madre di Dio. Ella è piaciuta a Dio per la
sua verginità, ma ha concepito il Figlio di Dio per la sua umiltà, per cui
bisogna dedurre che la sua umiltà ha reso la sua verginità gradita alla Divina
Maestà» (Omelia 1 super Missus est).
O santa umiltà, sei tu che ci hai donato l’Uomo-Dio e la Madre di Dio e, di
conseguenza, sei tu che ci hai donato tutte le grazie, tutti i favori, tutte le
benedizioni, tutti i privilegi e tutti i tesori che possediamo sulla terra e
che speriamo di possedere un giorno in Cielo.
Sei tu che hai distrutto tutti i mali e che sei la fonte di tutti i beni!
Oh! Quanto dobbiamo stimare, amare e desiderare questa santa virtù! Oh! Con
quale fervore dobbiamo chiederla a Dio! Oh! Con quale ardore dobbiamo ricercare
ed abbracciare tutti i mezzi necessari per acquistarla!
Chi non ha l’umiltà non ha nulla e chi ha l’umiltà possiede tutte le altre
virtù. Ne consegue che, sentendo parlare lo Spirito Santo per bocca della
Chiesa, sembra che l' Eterno Padre non abbia inviato suo Figlio in questo mondo
per incarnarsi ed essere crocifisso, se non al fine d’insegnarci l’umiltà con
il suo esempio.
È quanto dice la Santa Chiesa a Dio in questa orazione della domenica delle
Palme: «Omnipotens
sempiterne Deus, qui humano generis, ad imitandum humilitatis exemplum,
Salvatorem nostrum carnem sumere et crucem subire fecisti». Dice, inoltre, un Santo Padre: «Quod diabolus, per superbiam dejecit, Christus per humilitatem erexit: Ciò che il demonio ha distrutto con la superbia, il Salvatore l’ha
ristabilito con l’umiltà».
Impariamo da ciò quanto è terribile e detestabile la superbia. Come
l’umiltà è la fonte di tutti i beni, l’orgoglio è il principio di tutti i ma-
li-.«Initium peccati» e, secondo il testo greco: «Initìum omnis peccati», o secondo la
dizione siriaca: «Fons
peccati superbia: L’inizio e il principio del peccato e di
tutto il peccato è la superbia» (San
Cesario di Arles, Omelia 18), che lo Spirito Santo
chiama una apostasia, «apostatare
a Deo»
(Siracide 10,14).
Ne deriva che bisogna attribuire tutti i mali e tutte le disgrazie
della terra alla superbia, che è la fonte del peccato. Figuratevi un numero
incalcolabile di angeli che Dio aveva creato all’inizio del mondo, più belli e
più splendenti del sole, mutati in tanti diavoli orribili, cacciati dal
Paradiso, precipitati nell’inferno e condannati ai supplizi eterni. Qual è la
causa di questa sventura? È la superbia di questi spiriti apostati.
Considerate tutte le bestemmie che queste creature ribelli al loro Creatore vomiteranno eternamente
contro di Lui nell’inferno, con tanti milioni e miliardi di peccati che hanno
fatto commettere e che faranno commettere agli uomini in tutto l’universo, fino alla
fine del mondo, attraverso le loro tentazioni. Qual è la causa di tutti questi
mali? È la superbia.
Ponetevi davanti agli occhi tanti e tanti milioni di anime che si sono
perdute per l’empietà di Maometto, per l’eresia di Ario che è durata trecento
anni, per quelle di Nestorio, di Pelagio, di Lutero, di Calvino e di molti
altri eresiarchi. Chi ha fatto perdere tutte queste anime? È la superbia, che è
la madre di tutte le eresie, dice sant’Agostino: Mater hceresum superbia.
Infine, immaginatevi tanti miliardi di anime che bruceranno eternamente
nelle fiamme divoranti dell’inferno. Qual è la causa di un sì spaventoso
disastro, se non la superbia del primo angelo e del primo uomo, che
sono le due fonti di tutti i crimini e, di conseguenza, di tutti i mali che ne
derivano? Non si è mai potuto - dice san Prospero -, non si può e non si potrà
mai commettere alcun peccato senza superbia, poiché ogni peccato non è altro
che il disprezzo di Dio: «Nullum
peccatum fieri potest, potuit, aut poterit, sine superbia; siquidem nihil alìud
est omne peccatum, nisi contemptus Dei» (De Vita contemplativa, lib 3, capp 3 e 4).
• «Gli altri vizi - dice san Gregorio
Magno - combattono soltanto le virtù che sono loro contrarie; ma la superbia,
che è la radice di tutti i vizi, non si accontenta di distruggere una virtù, è
una peste generale che le fa morir tutte» (Moral. Lib. 34,cap.18).
«Come la superbia - dice san Bernardo -, è l’origine di tutti i crimini,
così è anche la rovina di tutte le virtù». «L’ambizione - dice lo stesso Santo
-, è un male sottile, un veleno segreto, una peste nascosta, un’opera
d’inganno, la fonte dell’ipocrisia, la madre dell’invidia, l’origine dei vizi,
il focolare dei crimini, la ruggine delle virtù, la tignola della santità,
l'accecamento dei cuori, che cambia i rimedi in mali e la medicina in veleno.
Quante anime sono state soffocate da questa peste? Quanti cristiani ha
spogliato della veste nuziale, per gettarli nelle tenebre esteriori?» (Serm. 6, in Psal. Qui habitat).
• «Quando la superbia, - dice san Gregorio
Magno -, ha preso possesso di un cuore, lo abbandona tosto al furore e al
saccheggio dei sette vizi principali, che sono i capitani della sua armata» (Moral. Lib. 31, cap.31). Ma essa l’assoggetta principalmente alla tirannia dell’impudicizia,
poiché lo Spirito Santo ci dichiara che la superbia è stata la causa delle
abominazioni e della perdizione dei Sodomiti: «Haec fuìt iniquìtas Sodomae [...] superbia» (Ez. 16, 49).
«Ogni superbo - dice un santo Padre - è ripieno del demonio: Quisquís superbus est, daemone plenus est» (San
Cesario Arles, omelia 23). Non si distinguono
più i figli di Dio dai figli del diavolo, se non per l’umiltà e per la
superbia: <<Non
discernitur filii Dei et filii diaboli, nisi humilitate atque superbia» ( Idem, omelia 18). Quando
vedrete un superbo, non dubitate che sia un figlio di Satana, ma quando
vedrete un uomo umile, credete sicuramente che è un Figlio di Dio: «Quemcumque superbum videris, diaboli esse
filium non dubites; quemcumque humilem conspexeris, Dei esse filium confidenter
credere debes».
Se, dunque, temiamo d’essere nella schiera degli schiavi di satana e se
desideriamo d’essere del numero dei figli di Dio, dobbiamo avere in orrore
l’ambizione, l’orgoglio, la superbia, la presunzione e la vanità; dichiariamo
una guerra mortale a questi mostri d’inferno e non permettiamo che abbiano mai
parte nei nostri pensieri, nei nostri sentimenti, nelle nostre parole e nelle
nostre azioni, ma sforziamoci, per quanto potremo, con la grazia di Dio, di
stabilirvi il regno della santissima umiltà di Gesù e di Maria.
O Gesù, Re degli umili, fateci la grazia, se così vi piace, di imparare bene
la divina lezione che ci avete impartito attraverso queste sante parole:
«Imparate da me che sono mite e umile di cuore»: "Discite a Me quia mitis
sum et humilis corde" (Mat.
11, 29)
O Maria, Regina degli umili, è a Voi che spetta stroncare/schiacciare la
testa del serpente, che è l’orgoglio e la superbia. Schiacciatela dunque
interamente nei nostri cuori e rendeteci parcecipi della vostra santa umiltà,
affinché possiamo cantare eternamente con Voi: «Respexit humilìtatem ancillae suae», per rendere grazie alla Santissima Trinità di essersi
talmente compiaciuta della vostra umiltà da rendervi, per essa, degna di essere
la Madre del Salvatore dell’universo e cooperare con Lui alla salvezza di
tutti gli uomini.
Spiegazione
della seconda parte del
terzo versetto:
<<Ecce
enim ex hoc beatam me dicent omnes generationes>>
Eccoci ora alla seconda parte del versetto precedente, contenuto in queste
parole: «Ecce
enim ex hoc beatam me dicent omnes generationes: D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata».
Non bisogna stupirsi se la Santissima Vergine dice una cosa che le conviene molto e che toma a sua gloria e a sua lode, perché è lo Spirito Santo, che parla per bocca sua e che pronuncia una delle più importanti, delle più celebri e delle più rilevanti profezie che abbia mai fatto e che mai farà, annunciando un’infinità di cose ammirabili che Dio compirà in tutta la Terra, in tutti i secoli, e in Cielo, per tutta l’Eternità, in favore della Madre del Redentore, per farla conoscere, amare, servire e onorare in tutto l’Universo.
Non bisogna stupirsi se la Santissima Vergine dice una cosa che le conviene molto e che toma a sua gloria e a sua lode, perché è lo Spirito Santo, che parla per bocca sua e che pronuncia una delle più importanti, delle più celebri e delle più rilevanti profezie che abbia mai fatto e che mai farà, annunciando un’infinità di cose ammirabili che Dio compirà in tutta la Terra, in tutti i secoli, e in Cielo, per tutta l’Eternità, in favore della Madre del Redentore, per farla conoscere, amare, servire e onorare in tutto l’Universo.
Questa grande profezia, che afferma che
tutte le generazioni devono riconoscere e proclamare la Madre del Salvatore
beata, comprende tutto l’Universo, dai
Cieli più alti fino agli abissi dell’inferno.
Poiché,
Poiché,
1) Oltre al fatto che la Santissima Trinità le ha inviato uno dei primi
Principi del suo impero in qualità di ambasciatore, per annunciarle
che è la Piena di Grazia,
che il Signore è con Lei per operare con Lei le più grandi meraviglie che furono e che saranno mai e
che Ella è la benedetta tra tutte le donne e al di sopra di tutte le creature,
la stessa Trinità l’ha esaltata al di sopra di tutti gli angeli, nel giorno della sua Assunzione, e l’ha stabilita nel più alto trono della gloria.
che è la Piena di Grazia,
che il Signore è con Lei per operare con Lei le più grandi meraviglie che furono e che saranno mai e
che Ella è la benedetta tra tutte le donne e al di sopra di tutte le creature,
la stessa Trinità l’ha esaltata al di sopra di tutti gli angeli, nel giorno della sua Assunzione, e l’ha stabilita nel più alto trono della gloria.
2) L’Eterno
Padre la onora come la più felice di tutte le donne, rendendola per sempre
Madre del Figlio, di cui Egli è Padre e donandole un potere che sorpassa tutte
le potenze del Cielo e della Terra.
3) Il
Figlio di Dio la proclama beata tramite le nazioni alle quali fa predicare il
suo Vangelo, che contiene tutte le grandezze che le ha donato, eleggendola ad
essere sua Madre.
4) Lo Spirito Santo la rende felicissima e gloriosissima, facendola sua
degnissima Sposa e comunicandole la sua santità in un grado così alto che Ella
è la Regina di tutti gli angeli e di tutti i santi.
5) Tutte le gerarchie degli angeli la riconoscono beata poiché, contemplandola
nel giorno del suo trionfo e della sua gloriosa Assunzione, la trovano sì
ricolma di meraviglie da non poterne parlare se non con ammirazione e come
tutti rapiti e trasportati. «Quae est ista? -
dicono - quae
est istal Chi è Costei? Chi è Costei?». E dopo le adorazioni che rendono a Dio continuamente in Cielo, la prima delle
loro occupazioni è di far risuonare incessantemente le lodi della loro suprema
Imperatrice.
6) Non abbiamo forse la Chiesa militante, che
canta continuamente su tutta la Terra: «Beate le viscere della Vergine Maria, che hanno portato il Figlio
dell’Eterno Padre, e beate le mammelle che l’hannc allattato»?
7) Non abbiamo udito precedentemente questa piissima Vergine, dire un giorno a
santa Brigida di non esservi alcuna pena in Purgatorio che non sia addolcita
per suo mezzo?
E non udiamo la voce della Santa Chiesa, chiedere a Dio la liberazione delle anime sofferenti in queste prigioni della Divina Giustizia, per intercessione delia Beata Maria sempre Vergine: Beata Maria semper Virgine intercedente? Dobbiamo essere persuasi che esse non seno solo sollevate, ma anche liberate grazie a Lei.
E non udiamo la voce della Santa Chiesa, chiedere a Dio la liberazione delle anime sofferenti in queste prigioni della Divina Giustizia, per intercessione delia Beata Maria sempre Vergine: Beata Maria semper Virgine intercedente? Dobbiamo essere persuasi che esse non seno solo sollevate, ma anche liberate grazie a Lei.
8) Non è forse altrettanto vero che tutte le anime, che erano nel Limbo
dall’inizio del mondo fino alla morte del Figlio di Dio, sono state liberate
grazie all’intercessione di questa Vergine incomparabile, poiché Ella ha donato
loro un Redentore per liberarle dalla loro prigionia?
9) Discendiamo più in basso e fino al più profondo dell’infemo. Se è vero ciò
che dice il Dottore angelico, che i miserabili dannati sono puniti citra condignum, ossia che non soffrono tutti i tormenti che hanno meritato per i loro
peccati, è certo che è per effetto della Divina Misericordia.
Ora, è pur vero che non sia mai uscito né mai uscirà alcun effetto di grazia e di misericordia dal seno adorabile della Divina Bontà, che non passi attraverso le mani della Madre della divina misericordia. E così, tutte le anime che sono nell’inferno la dovrebbero riconoscere e riverire come la benignissima e dolcissima Madre della Misericordia. Ma poiché essi non lo fanno, facciamolo noi per loro e preghiamo tutti i cittadini del Cielo di farlo con noi.
Ora, è pur vero che non sia mai uscito né mai uscirà alcun effetto di grazia e di misericordia dal seno adorabile della Divina Bontà, che non passi attraverso le mani della Madre della divina misericordia. E così, tutte le anime che sono nell’inferno la dovrebbero riconoscere e riverire come la benignissima e dolcissima Madre della Misericordia. Ma poiché essi non lo fanno, facciamolo noi per loro e preghiamo tutti i cittadini del Cielo di farlo con noi.
10) Che diremo dei miserabili demoni?
Non è forse vero che nonostante tutta la rabbia di cui sono animati contro questa buonissima Vergine, a motivo delle anime che Ella libera spesso dalle loro grinfie, essi sono costretti tuttavia a proclamare la carità inconcepibile che Ella ha verso di loro, quando sono costretti ad abbandonare la loro preda in virtù della sua intercessione e che all’invocazione del Santo Nome di Maria sono obbligati a lasciare i corpi che erano in loro possesso, fuggendo nelle loro prigioni infernali?
Non è forse vero che nonostante tutta la rabbia di cui sono animati contro questa buonissima Vergine, a motivo delle anime che Ella libera spesso dalle loro grinfie, essi sono costretti tuttavia a proclamare la carità inconcepibile che Ella ha verso di loro, quando sono costretti ad abbandonare la loro preda in virtù della sua intercessione e che all’invocazione del Santo Nome di Maria sono obbligati a lasciare i corpi che erano in loro possesso, fuggendo nelle loro prigioni infernali?
È così
che tutte le generazioni del Cielo, degli angeli, dei santi, della Chiesa
trionfante, della Chiesa militante, della Chiesa sofferente e anche
dell’inferno, compiono questa profezia della gloriosa Vergine: «Beatam
me dicent omnes generationes».
Potrei
ancora dimostrare che questa stessa Vergine è riconosciuta e proclamata beata,
non solo dai fedeli, ma altresì dagli infedeli, specialmente dalle Sibille
delle giovani vergini del paganesimo attraverso le quali è piaciuto a Dio di
annunciare agli uomini i principali misteri della vita del nostro Salvatore e
della sua Santissima Madre.
Non solo, ma questa Madre ammirabile è stata anche riconosciuta e predicata beata persino dai Maomettani, dagli eretici e da molti cattivi cristiani, che sono ricorsi alle sue bontà in molte occasioni e che ne provano spesso gli effetti.
Infine,
non vi è alcun paese in tutto l’universo né alcuna nazione sotto il sole né
grandi o piccoli né poveri o ricchi né religiosi né preti né uomini, che non
siano obbligati ad ammettere e a proclamare che la Madre del Salvatore è la più
felice, la più potente, la più munifica, la più benevola, la più ammirabile e
la più amabile di tutte le creature, la quale sembra essere al mondo soltanto
per pensare a far del bene a tutti coloro che l’amano e che l’invocano, e a
renderli partecipi della beatitudine e della felicità che Ella possiede.
«O tre e quattro volte beata: esclama il
santo Dottore Giovanni Gersone (GERSONE, super
Magnificat,Traci. 4, notula 1) : Beata, in primo luogo perché avete
creduto, in secondo luogo Beata perché siete Piena di
Grazia. Beata, in terzo luogo, perché siete benedetta tra
tutte le donne e perché il Frutto del vostro grembo è benedetto. Beata,
in quarto luogo, poiché l’Onnipotente vi ha fatto grandi cose. Beata,
in quinto luogo, perché siete la Madre del Signore. Beata in
sesto luogo, perché possedete la gioia della maternità con la gloria della
verginità. Beata, in settimo luogo, perché siete
l’incomparabile, che non ha mai avuto e non avrà mai simile».
Ascoltiamo ora san Germano, Arcivescovo di
Costantinopoli. «Chi non vi ammirerà - dice (Serm.
2 de Dormii. B. V.)-, chi non vi amerà o
buonissima Vergine?
Voi siete la nostra ferma speranza, la nostra protezione sicura, il nostre saldo rifugio, la nostra custode vigilantissima, la nostra salvaguardia perpetua, il nostro soccorso potentissimo, la nostra forte difesa, la nostra torre inespugnabile, il tesoro della nostra gioia, il giardino delle nostre delizie, fortezza inespugnabile, baluardo inaccessibile, il porto di coloro che sono in pericolo di naufragio, la cauzione dei peccatori, l’asilo degli abbandonati, la riconciliazione dei criminali, la salvezza dei perduti, la benedizione dei maledetti e la procuratrice generarle e pubblica di ogni sorta di beni.
Infine, chi potrebbe comprendere gli effetti delle vostre misericordie? O Cielo! O Regina del Cielo! Siate benedetta in tutte le generazioni di generazioni. Non vi è, infatti, luogo nel mondo nel quale non siano celebrate le vostre lodi; e non vi è alcun popolo né alcuna tribù dalla quale Dio non riceva qualche frutto e qualche servizio per vostro mezzo».
Voi siete la nostra ferma speranza, la nostra protezione sicura, il nostre saldo rifugio, la nostra custode vigilantissima, la nostra salvaguardia perpetua, il nostro soccorso potentissimo, la nostra forte difesa, la nostra torre inespugnabile, il tesoro della nostra gioia, il giardino delle nostre delizie, fortezza inespugnabile, baluardo inaccessibile, il porto di coloro che sono in pericolo di naufragio, la cauzione dei peccatori, l’asilo degli abbandonati, la riconciliazione dei criminali, la salvezza dei perduti, la benedizione dei maledetti e la procuratrice generarle e pubblica di ogni sorta di beni.
Infine, chi potrebbe comprendere gli effetti delle vostre misericordie? O Cielo! O Regina del Cielo! Siate benedetta in tutte le generazioni di generazioni. Non vi è, infatti, luogo nel mondo nel quale non siano celebrate le vostre lodi; e non vi è alcun popolo né alcuna tribù dalla quale Dio non riceva qualche frutto e qualche servizio per vostro mezzo».
Intendiamo
ancora far parlare il santo cardinale Ugo (Card.
Ugo, in Cornelio a Lapide, Comment.
in Lc 1).
«Tutte le generazioni - egli dice -, proclamano la Madre di Dio beata: cioè
tutte le nazioni degli Ebrei e dei pagani, degli uomini e delle donne, dei
ricchi e dei poveri, degli angeli e degli uomini, perché tutti hanno
ricevuto attraverso di Lei un salutare beneficio: gli uomini la loro riconciliazione
con Dio, gli angeli la riparazione della perdita che il peccato di lucifero ha
causato. Il Figlio di Dio, infatti, ha operato la salvezza del mondo dal
centro della terra, cioè dal sacro grembo di Maria che, con ammirabile
definizione, è chiamato il centro della terra, poiché può essere contemplato -
come dice san Bernardo - da coloro che sono nel Cielo e da coloro che sono
nell’inferno, da quelli che sono nel Purgatorio, e da coloro che restano nel
mondo. I primi volgono ad Esso lo sguardo per essere tenuti al riparo; i
secondi, per essere liberati; i terzi, per essere riconciliati.
Per
questo tutte le nazioni Vi diranno beata, o Santissima Vergine, perché Voi
avete generato la vita, la grazia e la gloria: la vita per i morti, la grazia
per i peccatori, la gloria per i miserabili.
Voi siete la gloria di Gerusalemme, la gioia d’Israele e l’onore del nostro popolo, perché vi siete comportata generosamente.
È la voce degli angeli che pronuncia la vostra gloria, dato che per Voi sono riparate le loro rovine.
È la voce degli uomini che dice il vostro gaudio, perché per Voi la loro tristezza è stata cambiata in gioia.
È la voce delle donne che diffonde il vostro onore, perché per Voi la loro infamia è stata cancellata.
È la voce dei morti che pronuncia la vostra grazia, in quanto è per Voi che sono liberati dalla loro schiavitù».
Voi siete la gloria di Gerusalemme, la gioia d’Israele e l’onore del nostro popolo, perché vi siete comportata generosamente.
È la voce degli angeli che pronuncia la vostra gloria, dato che per Voi sono riparate le loro rovine.
È la voce degli uomini che dice il vostro gaudio, perché per Voi la loro tristezza è stata cambiata in gioia.
È la voce delle donne che diffonde il vostro onore, perché per Voi la loro infamia è stata cancellata.
È la voce dei morti che pronuncia la vostra grazia, in quanto è per Voi che sono liberati dalla loro schiavitù».
O Vergine Santa, il mio cuore è ricolmo di gioia, nel vedere che tutte le generazioni passate, presenti e future vi hanno così proclamata, vi proclamano e vi proclameranno eternamente beata; e supplico di tutto cuore la Santissima Trinità di far in modo che questa divina profezia si compia sempre di più in tutto l’universo.
Oh! Chi mi concederà che tutti i miei respiri, tutti i battiti del mio cuore e delle mie vene e tutti gli impieghi delle facoltà della mia anima e di tutti i miei sensi interiori ed esteriori, siano tante voci che cantino continuamente, con tutti gli angeli, con tutti i santi, con tutta la Chiesa e con tutte le creature: «Beate le viscere della Vergine Maria, che hanno portato il Figlio dell ’Eterno Padre; e beate le mammelle che l’hanno allattato».
O Beata Maria, Madre di Dio, Vergine perpetua, tempio del Signore, sacrario dello Spirito Santo, che sola senza un modello siete stata gradita al nostro Signore Gesù Cristo, pregate per il popolo, intervenite in favore del clero, intercedete in favore del devoto sesso femminile, e possano tutti coloro che vi onorano sentire il soccorso della vostra bontà incomparabile.
O Maria, Rosa Mystica
Mater Ecclesiae,
dacci Luce e Forza
***
Spiegazione del quarto
versetto:
"Fecit mihi magna qui potens
est,
et sanctum Nomen eius"
La Beata Vergine avendo detto, nel versetto
precedente, che tutte le generazioni la diranno beata, ne dichiara le cause
nel seguente, le quali sono le cose grandi ohe Dio ha operato in Lei.
Quali sono queste grandi cose?
Ascoltiamo sant’Agostino (S. Agostino, In
Magnif).
«È una gran cosa - egli dice - che una Vergine sia Madre
senza padre. È una gran cosa che Ella abbia portato nelle sue viscere
il Verbo di Dio Padre, rivestito della sua carne. È una gran cosa che Colei che
non si attribuisce se non la qualità di serva, divenga la Madre del
suo Creatore».
«È una cosa grande - dice sant’Antonino (S.
ANTONINO, Summa theol.,par. 4, tit. 15, cap 22.) -
l’aver creato il Cielo e la terra dal nulla.
È una cosa grande aver liberato il popolo d’Israele attraverso tanti
prodigi.
È una cosa grande aver fatto discendere la manna dal Cielo per nutrirlo nel
deserto per quarant’anni.
È una cosa grande averli messi in possesso della Terra promessa, dopo
aver sterminato tutti i re e tutti i popoli che la occupavano.
Tutti i miracoli che il nostro Salvatore ha compiuto in Giudea, donando la
vista ai ciechi, scacciando i demoni dai corpi dei posseduti, guarendo i
malati, risuscitando i morti, sono cose grandi e meravigliose, tuttavia il mistero dell'Incarnazione, che la potenza infinita di Dio ha operato nella
sacra Vergine, sorpassa incomparabilmente tutte queste cose.
È questo che le fa dire: Fecit mihi magna qui potens est».
«Ecco le grandi cose - dice san Tommaso di Villanova (S. TOMMASO DA VlLLANOVA, Concio2 in Annunt. B. V.) - che Dio ha compiuto nella Santissima Vergine. L’ha elevata ad un sì alto
livello di grandezza che tutti gli occhi umani e angelici non possono
raggiungere, poiché da piccola figlia di Adamo quale Ella era, l’ha resa Madre
del suo Creatore, Signora del mondo, Regina del Cielo e Imperatrice di tutte
le creature.
Un prodigio nuovo è apparso nel mondo, con grande meraviglia del Cielo e
della terra, un Dio Uomo, un Uomo-Dio; Dio rivestito dell’uomo e l’uomo unito a
Dio. Prodigio dei prodigi, miracolo dei miracoli, dopo il quale non vi è nulla
in terra, degno di essere ammirato!».
È vero che tutte le meraviglie che sono state mai fatte sulla
terra sono come nulla a paragone di questa.
Noi ammiriamo il miracolo che Dio ha operato, quando ha fatto passare il
suo popolo a piedi asciutti attraverso il mar Rosso; è poca cosa, ecco molto di
più: ecco l’oceano immenso della Divinità racchiuso nel piccolo corpo di una
Vergine.
Noi ammiriamo un roveto che brucia senza consumarsi; è poca cosa: ecco una
Vergine che partorisce restando sempre vergine.
Noi ammiriamo il profeta Mosè racchiuso in una culletta: è poca cosa;
ammiriamo piuttosto il Re del Cielo che giace in una mangiatoia.
Noi ammiriamo una colonna di fuoco e una nube che conducevano il Popolo di
Dio nel deserto: non è nulla; ammiriamo piuttosto il fuoco essenziale della
Divinità, che è racchiuso in una piccola nube per condurre e governare tutto il
mondo.
Noi ammiriamo la manna che discende dal Cielo: è poca cosa; ammiriamo il
Verbo del Padre che discende dal Cielo nel seno di una Vergine Madre.
Noi ammiriamo il sole che si ferma alla voce di Giosuè, e che ritorna
indietro alla preghiera di Ezechia: non è gran cosa; ammiriamo piuttosto un
Dio che annienta se stesso.
Noi ammiriamo il profeta Elia che risuscita un fanciullo morto: ciò è poca
cosa; ammiriamo il Figlio di Dio, coeguale e coetemo al Padre suo, che essendo
morto in Croce, si risuscita da se stesso. Noi ammiriamo anche il profeta Elia
che sale in Cielo: non è gran cosa; ammiriamo l’uomo che sale al trono della
Divinità e che diviene Dio».
È ciò che san Cipriano (S. Cipriano, Serm. de Nativ.
Christi.) ammira, esclamando:
«O Signore, il vostro Nome è ammirabile! Veramente siete un Dio che fa cose
meravigliose. Io non ammiro più ora la fabbrica meravigliosa di questo mondo
né la stabilità della terra né l’ordine e la disposizione dei giorni né il
corso e la chiarezza del sole; ma ammiro un Dio fatto bambino nelle viscere di
una Vergine; ammiro l’Onnipotente ridotto in una mangiatoia; ammiro il Verbo di
Dio unito personalmente al corpo mortale e passibile dell’uomo».
«E'
una cosa meravigliosa - dice il santo Cardinale Ugo di Santo Caro - che la donna sia stata fatta prima del
solo uomo, ma è una cosa più ammirabile che un uomo sia stato fatto da una
donna sola: “Novum Dominus fecit super terram: foemina
circumdabit virum" ( Ger 31,22.).
E' una cosa meravigliosa che Dio abbia fatto l’uomo a sua immagine e
somiglianza, ma è una meraviglia ben più grande, che si sia fatto egli stesso
ad immagine e somiglianza dell’uomo.
E' una cosa meravigliosa che la verga di Aronne pur essendo
secca, abbia prodotto fiori e frutti, ma è una meraviglia ben più grande che
una Vergine abbia generato un Figlio, restando sempre Vergine.
E' una cosa meravigliosa vedere che un serpente di rame attaccato ad un
legno, guarisca tutti coloro che morsi dai serpenti, lo guardano.
È una cosa meravigliosa che il profeta Elia resusciti il figlio di una
vedova, che è morto, ma è una meraviglia ben più grande che Dio Padre ridoni la
vita al Figlio suo che è morto in Croce.
E' una cosa meravigliosa che Sansone, morendo, vinca e faccia perire i
Filistei, ma è una meraviglia più grande che il nostro Salvatore, morendo,
faccia morire la morte stessa e trionfi del demonio e dell’inferno.
È una cosa meravigliosa che Giona esca dal grembo della balena che l’ha
inghiottito, ma è una meraviglia ben più grande che Nostro Signore esca dal
sepolcro e dall'inferno stesso.
Ecco perché la Beata Vergine canta: “Fecit mihi magna qui
potens est”» (Padre Eudes non dice in quale parte delle
opere di Ugo di Saint-Cher si trovi questo
testo; noi non siamo riusciti a rinvenirlo né nei suoi commentari sul Magnificat né nella sua spiegazione del versetto di Geremia da lui citato.).
Infine, Dio ha fatto cose sì grandi a questa
Divina Vergine, da non potergliene fare di più grandi. Egli può, infatti, fare
un mondo più grande di quello che ha fatto, un Cielo più esteso, un sole più
splendente, ma non può fare - dice san Bonaventura -
una Madre più grande e più nobile della Madre di Dio. Se potesse, infatti,
farne una più grande, bisognerebbe donarle un Figlio più eccellente. Ora, si
può forse trovare un Figlio più degno del Figlio di Dio, di cui la Beata
Vergine è Madre?
Che dirò di più? Vedo un gran Prelato pieno di scienza
e di pietà, che è Rutilio Benzonio (1542-1613), vescovo di Loreto, che
non teme affatto di dire che Dio ha elevato sì in alto questa Vergine
incomparabile e le ha donato privilegi sì straordinari da poter dire che Ella
abbia dato, se così si può dire, cose più grandi, in certo qual modo, alla
Divina Maestà di quelle da Lei ricevute. Tutte le cose che Ella ha ricevuto,
infatti, sono finite e limitate e non superano i limiti di una cosa creata, ma
la Regina del Cielo, dando i natali al Figlio di Dio, ha veramente generato
l’Uomo così come ha veramente generato Dio, Creatore e sovrano Signore,
Salvatore e Redentore del mondo!
Ella ha ricevuto da Dio il dono di essere sua creatura, di essergli
gradita, di essere Piena di Grazia, di essere benedetta al di sopra di tutte le
donne, ma Ella ha dato a Dio di essere
nostro Emmanuele, ossia Dio con noi; di essere Dio e
uomo; di essere Redentore degli uomini per il prezioso sangue
che ha ricevuto da Lei; di avere onnipotenza in Cielo e in
terra, come uomo; di essere il Giudice universale di tutti, in
qualità di uomo; di essere capo di tutta la Chiesa, come
uomo; di essere il capo degli angeli, come uomo; di perdonare
i peccati, in qualità di uomo.
Se il nostro Salvatore ha donato il potere ai suoi Apostoli di compiere
miracoli più grandi di quelli che aveva compiuto Lui, secondo la testimonianza
del Vangelo ( «Qui
credit in me, opera quae ego facio, et ipse faciet, et majora horum faciet» Gv 14,12), non bisogna stupirsi se ha dato il potere alla sua Santissima Madre di
donargli cose più grandi di quelle che ha ricevuto da Lui. Questo potere,
infatti, è una delle cose più grandi di cui Ella parla quando dice che «l’Onnipotente
le ha fatto grandi cose».
*
Ascoltiamo ciò che il santo Cardinale de Bérulle,
fondatore della Congregazione dell’Oratorio in Francia, ha scritto su
questo argomento nel suo libro meraviglioso delle Grandezze
di Gesù, approvato
da un gran numero di prelati e di Dottori.
Al discorso undicesimo, nell’articolo dodicesimo, laddove, dopo aver detto
che la Beata Vergine dà la vita a Gesù, ecco come parla.
//«Diciamo, dunque, che in questo flusso e riflusso ammirabile di vita e
d’amore che vi è tra Gesù e Maria, tra queste due persone sì nobili ed unite, e
le più nobili ed unite dopo le Persone divine ed eterne, e congiunte divinamente
nello stato dell’umile e segreta nascita di Gesù nella Beata Vergine, questa
stessa Vergine, come Madre dona la vita a Gesù, concependolo e generandolo, Gli
dona una vita fondata nell’esistenza e nella sostanza increata,
incomparabilmente più alta e più divina di quanto non fosse quella che Ella
ricevette da Gesù stesso.
Ella, infatti, cooperò all’unione della Divinità con l’umanità; Ella donava
una vita umanamente divina a Gesù, donando una vita nuova a Dio, facendo sì
che Dio fosse uomo e che l’uomo fosse Dio; Ella generava un vivente,
divinamente vivente e divinamente sussistente, che è Dio; Ella produsse al
mondo la vita di un Uomo-Dio e dalla sua sostanza Ella concepisce, nutre,
genera Dio in se stessa e nell’universo; e così la sua operazione termina con
un Uomo-Dio, poiché Ella è Madre di Dio.
Mentre Gesù vivente ed operante in Maria, le dona una vita altissima e
sublimissima in verità, ma una vita di grazia, che è una qualità e non una
sostanza, le dona una vita santa e santissima, ma pur sempre di una persona
umana e non divina e increata come è il suo unico Figlio. E questa presenza e
operazione di Gesù in Maria, si finalizza in Lei nel formare lo stato di Madre
di Dio, che è uno stato ben inferiore e subordinato allo stato di Uomo-Dio, che
la Beata Vergine, elevata per l’operazione dello Spirito Santo, stabilisce e
forma attraverso questa nascita. E di conseguenza Gesù dona a Maria una vita
minore in grazia e in gloria, che non è questa vita grande e ammirabile che
Maria ha prodotto, quando ha concepito, incarnato e generato il Figlio di Dio
al mondo».//
*
Dopo queste cose, chi non ammirerà le cose
grandi e meravigliose che Dio ha operato nella gloriosa Vergine? E chi non
riconoscerà che sia lo Spirito Santo a farle pronunciare queste parole: «Fecit
mihi magna qui potens est»?
Oh! Quanti prodigi e miracoli comprendono!
Oh! È cosa grande essere Vergine e Madre insieme, Vergine e Madre di un
Dio!
Oh! È una cosa grande essere associata con l'Etemo Padre nella sua Divina
Paternità, per essere Madre senza padre, nella pienezza dei tempi, dello stesso
Figlio di cui egli è Padre senza madre nell’etemilà!
Oh! Che cosa grande è l’essere rivestita della virtù dell’Altissimo, ed
essere partecipe della sua adorabile fecondità per produrre un Dio che è
consustanziale, coeguale e coetemo a Dio Padre!
Oh! Che cosa grande è dare una nascita temporale nel suo seno verginale, a
Colui che è nato prima di tutti i secoli nel seno del Padre delle
misericordie!
Oh! Che cosa grande è per una creatura mortale di donare la vita a Colui
dal quale Ella l’ha ricevuta!
Oh! Che cosa grande è essere la Figlia e la Madre del Padre suo, del suo
Creatore e del suo Dio!
Oh! È cosa grande essere la degna Sposa dello Spirito Santo ed essere
associata con Lui nella produzione del suo adorabile capolavoro, che è
l'Uomo-Dio!
Oh! Che cosa grande è racchiudere in sé Colui che i Cieli dei cieli non
possono contenere!
Oh! È cosa grande portare nelle proprie viscere e tra le proprie braccia
Colui che porta ogni cosa con la sua Divina Parola!
Oh! Che cosa grande è avere un potere e un’autorità di madre su Colui che è
il sovrano Monarca dell’universo!
Oh! Che cosa grande è essere la nutrice, la custode e la governante di
Colui che conserva e governa tutto il mondo con la sua immensa
Provvidenza.
Oh! Che cosa grande è essere la Madre di altrettanti figli quanti sono i
cristiani che sono stati e che saranno in terra e in Cielo!
Oh! Che cosa grande è essere la Regina degli Angeli, degli Arcangeli, dei
Principati, delle Potestà, delle Virtù, delle Dominazioni, dei Troni, dei
Cherubini, dei Serafini e di tutti i santi Patriarchi, Profeti, Apostoli,
martiri, confessori, vergini e Beati che sono in Paradiso!
Oh! Che cosa grande è per una figlia di Adamo, essere sì colma di santità,
dal primo momento della sua vita fino all ultimo, che mai alcun peccato né
originale né attuale, ha avuto parte in Lei!
Oh! Che cosa grande è essere trasportata ed elevata in corpo e in anima nel
più aito dei cieli, ed essere assisa alla destra del Re dei re!
Oh! Che cosa grande è essere la Sovrana, l’Intendente e la Governante di
tutti gli stati del sommo Monarca del Cielo e della terra!
Oh! Che cosa grande è avere una potenza assoluta e suprema sul Cielo, sulla
terra, sull’inferno, sugli angeli, sugli uomini e su tutte le pure creature!
Oh! Queste due parole: «Gratia plena», uscite dal Cuore adorabile della
Santissima Trinità, e pronunciate dalla bocca di un Dio che parla per bocca di
un serafino, contengono ancora cose grandi e gloriose per Voi, santissima Madre
del Salvatore!
Oh! Che cosa grande è l’essere Piena di Grazia, che è la grazia di Madre di
Dio, la quale comprende e sorpassa tutte le grazie, e che ne è persino la
fonte, poiché essa vi è data per rendervi degna d’essere la Madre di Colui che
è l’Autore di tutte le grazie!
O Piena di Grazia, che siete ripiena di tutte
le grazie, di tutti i doni e di tutti i frutti dello Spirito Santo! O Piena
di Grazia, che possedete perfettamente tutte le grazie delle virtù cristiane e
delle beatitudini evangeliche! O piena di grazia, di cui tutte
le facoltà, sia spirituali che corporali, sono ricolme di grazie e di
santità! O Piena di Grazia, nella quale tutte le grazie dei
santi Patriarchi, dei santi Profeti, dei santi Apostoli, dei santi Martiri, dei
santi Sacerdoti, dei santi Confessori, delle sante Vergini e di tutti gli altri
santi si trovano nella loro ultima perfezione! O Piena di
Grazia, che siete così piena di gloria, di felicità, di potenza, di maestà e
di tutte le grandezze che devono accompagnare l’altissima dignità di Madre di
Dio!
Ecco molte cose grandi e meravigliose che
Dio ha fatto alla Regina del Cielo; ma ecco il miracolo dei miracoli.
Essendo Sì Grande, Santa ed Ammirabile come Voi siete, o Vergine Madre, vi
siete sempre considerata, trattata e abbassata, come se foste stata la
più piccola e l’ultima di tutte le creature.
«Magnum,
quia Virgo; - dice san Beda - magnum, quia Mater;
maius, quia utrumque; maximum, quia Deiparens; sed majus quia, cum tanta sit,
putat se nihil esse : Che cosa grande è per la Regina degli angeli, Essere Vergine; che
cosa grande è Essere Madre; è cosa più grande Essere Madre e Vergine
insieme; è una cosa grandissima Essere Vergine e Madre di Dio; ma ciò
che supera tutto è che, essendo sì grande come Ella è, si considera come se
fosse nulla».
E in più, Ella ha utilizzato tutti questi grandi poteri, tutti questi
grandi privilegi, tutte queste grandi misericordie, per assistere i piccoli, i
miserabili e persino i più perduti, se fanno ricorso a Lei con umiltà e
fiducia. Ogni potere, dice il Cardinal Pier Damiani, vi è stato
dato in Cielo e in Terra e nulla è impossibile a Colei che ha il potere di
ristabilire i più disperati nella speranza della loro salvezza (Serm. 1 de Nativ. B. V.)
«Sì - dice san Bonaventura -, perché il
Signore onnipotente è potentemente con Voi,
ragion per cui Voi siete potentissima con Lui, potentissima
per Lui, potentissima presso
di Lui : <Dominus
potentìssimus potentissime tecum est; ideo et tu potentissima es secum,
potentissima
es per ipsum, potentissima apud ipsum>» (In Spec. Virg., cap.8.).
O Vergine potentissima
e benignissima, è con tutto il mio cuore che rendo grazie infinite
all' Onnipotente per
avervi resa così grande, potente ed ammirabile. Ed è anche con tutto
il mio cuore che mi
dono, mi offro e mi abbandono interamente e irrevocabilmente alla
grande potenza che Dio
vi ha dato, supplicandovi umilissimamente di usarla su di me, per
distruggervi totalmente
tutto ciò che a Lui e a Voi dispiace e per stabilirvi perfettamente il
Regno della sua gloria
e del suo amore.
(continua Sezione unica: Et sanctum nomen eius )
Sezione unica
Spiegazione delle ultime parole del quarto versetto:
" Et sanctum nomen eius "
La Beata Vergine, avendo
detto che l'Onnipotente le ha fatto grandi cose, aggiunge poi queste
parole: «Et sanctum Nomen eius: E Santo è il suo
Nome».
Sono parole che contengono sei grandi
misteri:
Il primo
consiste nel fatto che il mistero dell’Incarnazione, essendo un mistero
d’amore, è attribuito allo Spirito Santo, che è l’Amore personale, come il
capolavoro del suo amore e della sua bontà, conformemente a queste parole
dell’Angelo: «Spiritus Sanctus supervieniet in te» (Lc 1,35).
Il secondo mistero
indicato da queste parole: «Et sanctum nomen eius», consiste nel fatto che
l’umanità santa del Divino Bambino, che la Beata Vergine ha concepito nelle sue
viscere, è santificata dall’unione intimissima nella quale Ella è entrata con
la Santità essenziale, che è la Divinità, come mostrano ancora le parole di san
Gabriele: «Quod nascetur ex te sanctum vocabitur» (ivi).
Il terzo mistero consiste
nel fatto che questo Dio Bambino è così santificato e reso il Santo dei santi,
al fine di santificare e di glorificare il Nome del tre volte Santo tanto
quanto merita di esserlo, come pure al fine di farlo santificare e glorificare
nella terra, in Cielo e in tutto l’universo, e compiere in tal modo ciò che è
indicato da queste parole: «Sanctificetur Nomen tuum» (Mt
6,9).
Il quarto mistero
contenuto in queste parole: «Et sanctum Nomen eius»,consiste nel fatto che il
Salvatore del mondo, che la Santissima Vergine porta net suo sacro grembo è
unto divinamente con l’unzione della Divinità, ossia è santificato e
consacrato in qualità di Salvatore, per esercitare l’ufficio
di Emanuele, di Salvatore, e di santifìcatore di tutti gli uomini: a cominciare
dal suo Precursore e dai suoi genitori san Zaccaria e sant’Elisabetta.
Il quinto mistero
consiste nel fatto che lo Spirito Santo, manifestandosi in Maria
per compiervi la più santa opera che fu né mai vi sarà, insieme a Gesù
Cristo, che è il Santo dei santi, la Santità stessa, e la Fonte di ogni santità
concepito in Lei, L’hanno riempita e colmata di un mare di grazie e di santità
inconcepibile.
Il sesto mistero
contenuto nelle parole: «Et sanctum Nomen eius» consiste nel fatto
che il mistero ineffabile dell'Incamazione è una fonte inesauribile di tutte
le grazie e santità che mai vi sono state, che sono e che saranno in Terra e in
Cielo.
Vedete ed ammirate quante meraviglie
sono contenute in queste poche parole, pronunciate dalla sacra bocca della
Madre del Santo dei santi, affinché il suo Santo Nome sia lodato, santificato
e glorificato eternamente.
Diciamo a questo
proposito con i serafini, con tutto il Paradiso e con tutta la Santa
Chiesa: «Sanctus, sanctus, sanctus Dominus, Deus
Sabaoth; pleni sunt coeli et terra maiestatis gloriae tuae».
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