Visualizzazione post con etichetta MADRE SPERANZA. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta MADRE SPERANZA. Mostra tutti i post

lunedì 18 aprile 2022

04 Collevalenza Pietro racconta Madre Speranza








Clicca per scegliere i singoli "capitoli" da vedere. (Per "sfogliare" i capitoli, cliccare sull'indicazione degli "orari" evidenziati in azzurro) 01:07 - Pietro Iacopini legge la sua presentazione 04:54 - Pietro inizia la testimonianza ... 05:31 - La storia del Crocifisso dell'Amore Misericordioso 11:22 - Pietro vede per la prima volta Madre Speranza in estasi ... 18:52 - L'approvazione del Santuario e la morte del Vescovo di Todi ... 37:19 - Fatti relativi alla camera della Madre 38:24 - Padre Alfredo vede le stimmate della Madre 41:27 - Il prodigio del vino ... 46:43 - La storia della veste religiosa di Padre Alfredo ... 54:04 - Madre Speranza rivive e soffre la Passione del Signore ... 56:21 - La moltiplicazione del cibo nei collegi in Spagna ... 59:30 - I soldi per pagare le statue della Via Crucis ... 01:07:35 - Una guarigione prodigiosa dopo l'Estrema Unzione 01:14:20 - La Madre in estasi parla con Santa Teresa di Gesù Bambino ... 01:15:25 - Le estasi in occasione della Festa dell'Amore Misericordioso ... 01:17:04 - La storia di Ennio ... 01:24:34 - Il racconto dell'estasi in occasione della Festa dell'Amore Misericordioso ... Pietro Iacopini opera presso la Congregazione dei Figli dell'Amore Misericordioso, a Collevalenza. Essendo stato - a partire dagli anni '50 - insegnante di Matematica nelle scuole e nel Seminario creati da Madre Speranza, ha avuto la possibilità di essere vicino alla Madre per circa 35 anni e di essere testimone oculare di molti fatti straordinari che caratterizzarono la vita di questa grande Mistica. Pietro ha sempre considerato sua particolare missione quella di raccontare gli eventi di quegli anni, che hanno segnato la sua vita, così come quella di tante persone che, al Santuario dell'Amore Misericordioso di Collevalenza, hanno ricevuto innumerevoli grazie, sperimentando concretamente la bontà e la tenerezza del Padre.

AMDG et DVM

 

lunedì 31 ottobre 2016

GESU' E MADRE SPERANZA CI ASPETTANO A COLLEVALENZA

VISITA A COLLEVALENZA SANTUARIO DELL' AMORE MISERICORDIOSO MADRE SPERANZA

IL
SANTUARIO DELL' AMORE MISERICORDIOSO 
veniva consacrato dal vescovo di Todi il 31 ottobre 1965 

lunedì 17 agosto 2015

"Fiducia e amore e ne uscirai vittoriosa"




I consigli di S. Rocco a Madre Speranza

Racconta la Madre, nel suo Diario, che la notte del 30 giu­gno 1942, vide in sogno il glorioso S. Rocco.

Questo santo, che tante sofferenze e assurde persecuzioni dovette sopportare nel corso della sua vita era forse la persona più qualificata per incoraggiare Madre Speranza in questo mo­mento particolare della sua travagliata esistenza.

Lo fece raccontando alcune vicende della sua vita.

Partito dalla città di Montpellier, nella Francia meridionale, si dirigeva in Italia, elemosinando di porta in porta finché ottenne di poter prestare la sua opera in un ospedale per amma­lati contagiosi. Qui si ammalò e dovette molto soffrire per l'ab­bandono di tutti, anche di quelli che aveva beneficato.

Il Signore in una visione gli manifestò il suo desiderio che ritornasse in patria, dove l'aspettavano altre sofferenze.

Per amore di Dio accettò con gioia questo comando. Guarì miracolosamente e intraprese il viaggio di ritorno. Arrivato in patria nessuno lo riconobbe, neppure i suoi parenti, anzi fu ritenuto una spia e rinchiuso in un carcere dove fu trattato duramente. Solo poche ore prima di morire fu rico­nosciuto e trattato dignitosamente.

"Il Signore - dice ancora S. Rocco alla Madre - accetta la tua sofferenza, ma devi stare anche molto attenta per evitare le ingiustizie che l'uomo pretende compiere nella sua cecità.
Il Vescovo di Tarazona vorrebbe portarti nella casa di Alfaro, dove pensa di isolarti... per evitare che tu possa ricor­rere al Santo Ufficio".

Infine S. Rocco dice alla Madre che se l'avviso di tornare in Spagna fosse volontà di Dio lo dovrebbe eseguire con gioia, accettando non solo di rimanere isolata, ma anche di finire in un lurido carcere. Però, trattandosi di una nuova persecuzione con la quale ne risulterebbe pregiudicata la Congregazione e ostacolata la fondazione dei Figli dell'Amore Misericordioso, dovrà non solo evitare di mettersi nelle loro mani, ma lottare per evitarli. E conclude: "Chiedi al Buon Gesù il suo aiuto ed Egli te lo darà. Fiducia e amore e ne uscirai vittoriosa".

Le previsioni di S. Rocco si rivelarono subito esatte e i suoi consigli tempestivi e puntuali. Chiamata, infatti, dall'Asses­sore del Sant'Ufficio, le venne chiesto se desiderava tornare in Spagna. Rispose che era pronta a compiere la volontà di Dio e dei Superiori, ma disse francamente che le costava molto tor­nare in Spagna mentre la Congregazione era diretta dal Vescovo di Tarazona. L'Assessore chiese allora alla Madre di mettere per iscritto le ragioni delle sue riserve: le avrebbe fatte pervenire al Santo Padre.

Quella stessa notte, 3 luglio 1942, il Buon Gesù permise che Madre Speranza in bilocazione si presentasse al Santo Padre. A lui, molto impressionato, la Madre raccontò quanto S. Rocco le aveva detto. Alla fine del racconto il Santo Padre si prostrò a terra esclamando: "Sia lodato il Signore!". "E io - afferma Madre Speranza - scomparvi".

Da allora non ci furono più pressioni perché tornasse in Spagna.

Recatasi dopo qualche giorno dal Cardinale Vicario che l'a­veva convocata, cadde quasi subito in estasi alla sua presenza e il... povero Cardinale, invece di esporre quanto aveva in mente, fu costretto ad ascoltare per circa due ore le confidenziali parole che Madre Speranza rivolgeva al Buon Gesù, il quale la confortava con queste espressioni: "Non soffrire, figlia mia, e tieni presente che nella sofferenza puoi contare con Dio che sarà tuo aiuto e difensore. È così che tu e la Congregazione uscirete vittoriose da questo combattimento come ne sei uscita da tutti gli altri: non ti scoraggiare!". 
"Non so cosa avrà pensato Sua Eminenza - afferma Madre Speranza - so dire solo che quando ritornai in me il Cardinale mi stava vicino e mi disse. “Tutto questo me lo poteva aver detto prima, senza il bisogno di arrivare dove è arrivata. Sono, comunque, contento di aver presenziato ad un atto per me molto utile”.

Sotto la guida del Vescovo di Tarazona

Nel 1941 il Vescovo di Tarazona, sua Ecc.za Mons. Nicanor Mutiloa era stato nominato dal Santo Ufficio Direttore dell'I­stituto delle Ancelle dell'Amore Misericordioso.
Rimarrà con questo incarico fino al 1946.

Iniziò con una visita canonica delle varie case, a cominciare da quella di Madrid. Si preoccupò della situazione giuridica della Congregazione, cercando di chiarire alcune questioni rimaste in sospeso. Fece una revisione delle Costituzioni, "cor­rette, ordinate e aumentate", consultando anche altri Vescovi spagnoli.

Madre Speranza si allarmò quando si rese conto di alcune modifiche. Con molta fermezza e determinazione supplicò il Vescovo perché tutto quello che era contrario al Diritto fosse tranquillamente corretto, ma non venisse cancellato, modifi­cato o cambiato nulla di quanto era scritto in esse, convinta come era che Colui che gliele aveva dettate non può sbagliare.

Quando nel 1946 le ebbe in mano si rese conto che esse contenevano alcune norme che non erano proprie della Congregazione delle Ancelle dell'Amore Misericordioso e quindi "difficili da compiere". Non accettava, per esempio, che fosse ristretto il fine della Congregazione solo alla fondazione di collegi per bambini o all'assistenza familiare delle persone inferme: esistevano, infatti, case dove già si svolgevano altre attività.

Il rapporto di Madre Speranza con il Prelato fu improntato ad una rispettosa obbedienza e ad un leale sforzo di collaborazione, ma questo non le impedì di precisare che il Vescovo era stato nominato "Direttore" della Congregazione e non "Padre Generale" come aveva fatto credere alle suore.


Quando nel 1944 l'Istituto passò sotto la diretta dipendenza della Congregazione dei Religiosi, il Vescovo, anche a causa delle sue precarie condizioni di salute, chiese di essere solle­vato dal suo incarico pur rimanendo ancora per un certo tempo Direttore della Congregazione.

AMDG et BVM

domenica 13 ottobre 2013

MADRE SPERANZA

BIOGRAFIA DI MADRE SPERANZA
Madre col Pane
...E DIO LA CHIAMO' SPERANZA

LO SBOCCIARE DI UNA VITA

Il profumo inebriante dell’azahar, il fior di limone e di arancio della huerta murciana, forse tornò a farsi sentire, anche se non era il tempo, quel 30 settembre del 1893, in cui vide la luce la piccola Josefa Alhama Valera. Così venne chiamata il giorno del suo battesimo, quella che sarebbe stata Madre Speranza di Gesù.
La prima di nove fratelli, di famiglia poverissima, nasce in un’umilebarraca del Siscar, nel comune di Santomera, in provincia di Murcia (Spagna). Il papà, José Antonio, è operaio agricolo avventizio, con pochissime possibilità di lavoro, in una terra ora riarsa dal sole del levante, con scarsa irrigazione in quell’epoca, ora inondata da catastrofiche alluvioni che quasi sempre mietono vittime.
Josefa cresce vivace e intelligente, giocherellona e birichina come tutti i bambini. Tra i sette e otto anni è introdotta in casa del parroco di Santomera, dove vive educata dalle due sorelle di lui.
Verso i nove anni, mossa dal gran desiderio di fare la prima comunione, che in quei tempi si protraeva fino ai dodici anni, una mattina che celebra la S. Messa un sacerdote venuto da fuori, ne approfitta per rubare Gesù e inizia un rapporto d’intimità con Lui che durerà tutta la vita.


LA RICERCA E LA PARTENZA

Nel fiore dell’età giovanile, va crescendo in lei il desiderio di dedicare tutta la sua vita all’amico Gesù e alla gente povera e bisognosa che conosce bene. Desiderosa di capire la volontà di Dio, si avvicina ai luoghi della sofferenza umana, ma il discernimento non è facile:"Passando con la Suora incaricata per una corsia, avevo notato un povero uomo in fin di vita, ormai con il rantolo e che soffriva tanto… Lo indicai alla Suora pensando che ella non se ne fosse accorta… La Suora si avvicinò al letto del moribondo e con il lenzuolo gli coprì la faccia… e si allontanò. Io ne restai tanto scossa e provavo tanta pena per quell’uomo che soffriva; la Suora se ene accorse e mi disse: "Vedrai che anche a te con il tempo ti si farà il cuore duro!" E io: "Mi basta questo: prima che mi si faccia il cuore duro, io me ne vado"".
All’età di 21 anni, si decidere a compiere il passo: è il 15 ottobre, festa di S. Teresa d'Avila, che esercita su di lei un’enorme attrazione: « … partii dalla casa paterna con il grande desiderio di arrivare ad essere santa, di assomigliare un po' a S. Teresa che era coraggiosa e non aveva paura di niente. Volevo essere come lei e così uscii di casa quel giorno, lasciando mia madre nel letto del dolore e senza speranza di rivederla.
"Figlia mia perché non aspetti?" mi chiese.
"Madre domani è S. Teresa e io vorrei diventare grande santa come lei, e che mi aiuti a seguire il Signore come essa lo seguì ".
E mia madre che era molto buona mi disse: "Figlia mia il Signore ti benedica, e se io muoio prega per me"».
Entra a Villena, tra le Figlie del Calvario, nell’ultimo convento poverissimo di una comunità in via d’estinzione. Qui, al momento della sua professione religiosa, riceve il nome di Speranza. Le Figlie del Calvario, si uniscono poi, all’Istituto delle Missionarie Clarettiane, dedite all’insegnamento. Anche Madre Speranza entra a prendere parte del nuovo Istituto.

IMPARANDO AD AMARE

Questi primi anni della sua vita religiosa sono contrassegnati da una serie di prove e sofferenze fisiche e morali, attraverso le quali, come dirà lei stessa, Dio va scalpellando il suo legno per prepararla alla missione che l’attende. Impara la scienza dell’amore rendendosi disponibile come una scopa, fissando lo sguardo nella Pasione e Croce di Gesù e venendo incontro alle sofferenze dei poveri.
Nel Natale del 1927 avviene un episodio decisivo per capire il piano di Dio su di lei. Madre Speranza fa parte di una comunità ubicata in Calle Toledo a Madrid, in una casa che non appartiene alla Congregazione delle Clarettiane ma ad una Associazione di Signore Cattoliche. La Madre prepara, con l'aiuto della Provvidenza, un pranzo per circa 400 poveri che, affamati, riempiono la casa. Una signora dell’Associazione arriva in quel momento: 
«Molto dispiaciuta e sostenuta mi chiede: "Chi ha dato il permesso di fare entrare tutta questa gente a sporcare tutto? ".
"No signora, non sono venuti a sporcare ma a mangiare, perchè oggi è Natale anche per loro! ".
"Si guardi bene dal portare un' altra volta tutta questa gente in casa; questo lo potrà fare quando la casa sarà sua ". E partì.
"Io andai di nuovo in cappella dal Signore e sentii che Lui mi diceva: "Speranza, dove non possono entrare i poveri, non ci devi entrare neanche tu. E' ora di partire da questa casa!".
"Signore, e dove devo andare?"».
Il Buon Gesù, come lei lo chiama, la va preparando alla missione che l’attende. Collabora con il domenicano P. Arintero nella diffusione della spiritualità dell’Amore Misericordioso, antica come il Vangelo. Soprattutto in quest’epoca il Signore la unisce misteriosamente alla Sua Passione e le fa sperimentare intensamente il suo amore perché lo comunichi a tutti:
"Oggi, 5 novembre del 1927, mi sono distratta, cioè ho passato parte della notte fuori di me e molto unita al Buon Gesù, e Lui mi ha detto che io devo fare in modo che gli uomini lo conoscano, non come un padre offeso per l’ingratitudine dei suoi figli, ma come un Padre buono che cerca con tutti i mezzi il modo di confortare, aiutare e far felici i suoi figli, e che li segue e li cerca con amore instancabile come se non potesse essere felice senza di loro".

LE ANCELLE E I POVERI

Il discernimento prosegue, tra prove e incomprensioni, finché nella notte di Natale del 1930, a Madrid, in un appartamento affittato e nella povertà più grande, fonda, insieme ad altre tre suore, la Congregazione delle Ancelle dell’Amore Misericordioso. Povere come Gesù a Betlemme, mangiano un po’ di zuppa di cavoli, dormono per terra, appoggiando la testa sull’unico materasso che hanno, e sono piene di gioia ed entusiasmo.
"Compresi che il Buon Gesù voleva che si realizzasse la fondazione delle Ancelle dell’Amore Misericordioso per aprire collegi dove educare orfani, poveri, figli di famiglie numerose e delle classi più modeste della società, contribuendo queste ultime al sostentamento dei loro figli in misura delle loro possibilità. Ed inoltre collegi per bambini e bambine anormali, ed anche case per anziani e ospedali per ogni tipo di bisognosi, evitando in questi centri tutto quello che possa avere l’aspetto di ricoveri, e prendendo le religiose lo stesso cibo dei bambini, per evitare la cattiva impressione che produce in essi vedere che noi religiose mangiamo diversamente e molto meglio di loro. Compresi, inoltre, che in questi collegi i bambini debbono ricevere una solida educazione e che quelli che per la loro intelligenza ne fossero capaci, possano continuare gli studi superiori… perché questo, generalmente non è alla portata dei poveri, tanto meno in Spagna, dove l’educazione dei poveri è abbastanza abbandonata… ".
Con grande spirito d’iniziativa e un’attività da capogiro, aiutata dalla Provvidenza e dalla mediazioni umane, tra le quali eccelle la sua grande benefattrice e amica intima M. Pilar de Arratia, nel giro di pochi anni, fa sorgere in Spagna, 12 case per bambini poveri, per anziani e per malati che sono assistiti anche a domicilio. Sono le comunità di Madrid, Ochandiano, Menagaray, Santurce, Sestao, San Sebastian e Villava.
Madre Speranza dice che alla porta di tutte queste case ci dovrebbe essere scritto: "Bussate poveri e vi sarà aperto, bussate sofferenti e troverete consolazione, bussate ammalati e sarete assistiti, bussate orfani e nelle Ancelle dell’Amore Misericordioso incontrerete delle madri".

LE GUERRE, ROMA E PILAR

L’attività continua, ancor più intensa, quando nel 1936 scoppia la guerra civile in Spagna con tutti i drammi che porta con sé. In questo periodo la Madre fa il suo primo viaggio a Roma, accompagnata dalla fedelissima Pilar de Arratia, per iniziare, anche lì, un lavoro intenso tra i poveri della periferia romana, sulla via Casilina. Contemporaneamente deve difendersi, davanti al Sant’Uffizio (come si chiamava allora la Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede) di accuse e diffamazioni sulla sua persona e sulla Congregazione appena nata. Pilar è il suo angelo difensore, la sua confidente e il suo miglior appoggio in questo momento tra i più duri della sua vita.
Scoppiata la seconda guerra mondiale, a Roma, sotto i bombardamenti e le minacce dei tedeschi, insieme alle suore raccoglie bambini, nasconde profughi, senza badare al colore ideologico, cura i feriti dei bombardamenti, dà da mangiare a migliaia di operai e bisognosi in mense improvvisate, consola tutti.
Nell'agosto del 1994 muore Pilar, lasciando un vuoto enorme nella sua vita: 
"Alle due meno dieci dell'orologio di casa questa figlia spirò, con lo sguardo fisso su di me e sorridendo; mi lasciò per sempre sola e con un forte dolore".
Superata questa prova, riprende con forza le attività, i viaggi, le nuove iniziative. Il dopoguerra è duro, sia in Italia che in Spagna, le ferite da curare sono tante e lei lavora, incoraggia, organizza con un ritmo instancabile.
Per l'anno santo del 1950 è già costruita la Casa generalizia delle Ancelle dell'Amore Misericordioso, a Roma, in Via Casilina, che accoglie i pellegrini di quell'anno e degli anni successivi. Vanno sorgendo, via via, nuove fondazioni in Italia: Todi, Gubbio, Pavia, Genova, Vazzola, Borsea, Francenigo, Perugia, Rieti, Colfosco, Fratta Todina.

I FIGLI E IL SANTUARIO

Ma il Signore, imprevedibile nei suoi disegni, la prepara all'opera più grande della sua vita. Nel mese di maggio del 1949 trascrive nel suo Diario la voce misteriosa e chiara del buon Gesù che le comunica: 
"Anni più tardi, tu, aiutata da me, con maggiori angustie, fatiche, sofferenze e sacrifici, organizzerai l'ultimo e magnifico laboratorio che servirà di grande aiuto materiale e morale per le figlie e per le giovani che avranno la fortuna di esservi ammesse; vicino a questo laboratorio ci sarà la più grande e magnifica organizzazione di un Santuario dedicato al mio Amore Misericordioso, Casa per ammalati e pellegrini, Casa del Clero, il Noviziato delle mie Ancelle, il Seminario dei miei Figli dell'Amore Misericordioso; ...Però tu devi tenere ben presente che io sempre mi sono servito delle cose più povere e inutili per fare quelle più grandi e magnifiche". 
(Diario 14/5/1949)
Il 24 febbraio del 1951 annota ancora: 
" ... il buon Gesù mi dice che è arrivato il momento di darmi per completo al sacrificio fino ad accettare qualunque sofferenza e fino ad essere disposta a qualunque cosa Lui mi chieda, disposta a tutto. Mi ha detto che è arrivato il momento di realizzare la fondazione dei Figli del Suo Amore Misericordioso e che il primo di questi sarà il giovane Alfredo Di Penta ... ".
Il 15 agosto dello stesso anno, a Roma, da vita alla Congregazione dei Figli dell'Amore Misericordioso, di cui il primo è padre Alfredo Di Penta. Tre giorni dopo, il 18 agosto, si stabilisce con loro e altre Suore a Collevalenza, nel cuore dell'Umbria, dove farà sorgere, in un boschetto dove i cacciatori prendevano uccelli (il roccolo), il grande Santuario dell'Amore Misericordioso.

UNA SOLA FAMIGLIA

La nuova Congregazione dei FAM ha come fine principale l'unione con i sacerdoti diocesani, per venire incontro, insieme a loro, a tutte le povertà degli uomini, con un cuore misericordioso. Si estende in Italia, oltre che a Collevalenza, a Fermo, Campobasso, Perugia, Roma, Macerata; in Spagna a Larrondo, La Nora, Villava, León, Bilbao; in Brasile a Mogi das Cruzes e Juiz de Fora.
Nel frattempo anche le Suore aprono tre comunità in Germania, a Ludwigshafen, Mingolsheim e Germersheim; altre tre in Brasile, a Mogi das Cruzes, e una in Bolivia, a Cochabamba.
Nel pensiero e nel cuore di M. Speranza le due congragazioni delle EAM e dei FAM costituiscono una sola famiglia, divisa in sei componenti che vogliono abbracciare tutti i campi dove si può manifestare la misericordia del Signore.
"Queste due Congregazioni, sono una stessa cosa, con lo stesso titolare, l'esercizio della carità senza limiti e figli della stessa Madre". (Usanze FAM, II, c.15).
" Vivete, figli miei, sempre uniti come una forte pigna, uniti sempre per santificarvi, per dare gloria al Signore e per fare il bene alle persone che entrano in contatto con voi". (Esortaz. 26-2-66).

CON LE BRACCIA APERTE

Stabilitasi a Collevalenza, M. Speranza vi trascorre gli ultimi anni della sua vita. In questo momento culminante della sua vita dice di sentirsi come una flauta che diffonde la melodia della misericordia, come un fazzoletto per asciugare le lacrime, o come la portinaia del Buon Dio che apre le braccia a tutti per avvicinarli al suo cuore di Padre.
"Io, amati figli e figlie, devo dirvi che vivo giorni di vera gioia ed emozione per il compito che vengo svolgendo in questi mesi nella casa di nostro Signore, facendo da portinaia di coloro che soffrono e vengono a bussare a questo nido d'amore perché Lui, come Buon Padre, li perdoni, dimentichi le loro follie e li aiuti in questi momenti di dolore. Sono qui, figli miei, ore e ore, giorni e giorni, ricevendo poveri, ricchi, anziani e giovani, tutti carichi di grandi miserie: morali, spirituali, corporali e materiali. Alla fine del giorno vado a presentare al Buon Gesù, piena di fede, fiducia e amore, le miserie di ognuno, con l'assoluta certezza di non stancarlo mai, perché so bene che Lui, da vero Padre, mi attende ansiosamente affinché interceda per tutti quelli che sperano da Lui il perdono, la salute, la pace e ciò di cui hanno bisogno per vivere. Ed Egli che è tutto Amore e Misericordia, specialmente verso i figli che soffrono, non mi lascia delusa e così vedo con gioia confortate tutte quelle anime che si affidano all'Amore Misericordioso".

UN PELLEGRINO FERITO

Il 22 novembre 1981, Papa Giovanni Paolo II fa la sua prima uscita dopo l'attentato sanguinoso del 13 maggio dello stesso anno in piazza San Pietro, e viene, pellegrino quasi convalescente, a Collevalenza, per ringraziare l'Amore Misericordioso. Conosceva Madre Speranza da quand'era Cardinale a Cracovia, ed era venuto a trovarla e a parlare con lei.
Nella piazza del Santuario, gremita di gente, si alza un grido in nome di tutta l'umanità bisognosa di misericordia: "Amore Misericordioso, ti preghiamo, non venire meno!". 
E aggiunge: "Un anno fa ho pubblicato l'enciclica "Dives in misericordia". Questa circostanza mi ha fatto venire oggi al Santuario dell'Amore Misericordioso. Con questa presenza desidero riconfermare, in qualche modo, il messaggio di quella enciclica... Fin dall'inizio del mio ministero nella Sede di San Pietro a Roma, ritenevo questo messaggio come mio particolare compito".

I PASSI SULLA NEVE

Madre Speranza trascorre gli ultimi anni della sua vita con un atteggiamento di donazione. Dice che vuole essere come un seme che scompare sotto terra per dare vita a nuovi figli. Un giorno d'inverno, quando la terra dorme in attesa della risurrezione, il Buon Gesù che lei aveva rubato da piccola senza mai restituire il furto,viene anche Lui come un ladro, in punta di piedi, camminando sulla neve bianca che ricopre le dolci colline d'Umbria, e ruba alla terra le membra stanche e consumate nel servizio di misericordia della sua Speranza: sono le 8 del mattino dell' 8 febbraio 1983.
P. Aurelio Pérez


Testamento spirituale di Madre Speranza


-Tutto per amore
Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, scrivo ai miei amati figli e alle mie amate figlie questo Testamento.
Alla Santissima Vergine affido tutti i miei figli e le mie figlie, le mie due amate Congregazioni e tutti i poveri in esse accolti.
Desidero lasciare ai miei figli e alle mie figlie la preziosa eredità che io gratuitamente e senza alcun merito ho ricevuto dal buon Gesù.
Questi beni sono:una fede viva nell’Eterno Padre, nel suo divin Figlio, nello Spirito Santo, nel santo Vangelo, nella santa Eucaristia, nel trionfo della Resurrezione e della Gloria del buon Gesù e in tutto quanto insegna la nostra santa Madre Chiesa, cattolica, apostolica, romana.
Una ferma speranza, una carità ardente, un amore forte al buon Gesù e le Costituzioni dettate da Lui e scritte con tanta fede e fiducia da questa povera creatura, affinché i miei amati figli e le mie amate figlie siano ricchi per l’eternità, poiché praticandole alla lettera, esse saranno il consistente capitale che li arricchirà nella Patria celeste: li avverto che il buon Gesù si incaricherà di fare giustizia nei confronti di tutti quei figli e figlie che guardando a queste loro amate Costituzioni senza amore e rispetto, tralascino di compiere ciò che esse ordinano o ardiscano cambiare o correggere qualcosa di ciò che appartiene allo spirito e al fine di queste sante Costituzioni.
Desidero che tutti i miei figli e figlie siano molto poveri di beni materiali, ma molto ricchi di virtù, soprattutto delle virtù cardinali: prudenza, giustizia, fortezza e temperanza, virtù che rappresentano la Passione e morte del nostro divin Maestro e sono quelle che devono risplendere nel Figlio e nell’Ancella dell’Amore Misericordioso insieme con la fede, la speranza e la carità.
Raccomandazioni che faccio ai miei amati figli e alle mie amate figlie:
Siate umili, amatevi mutuamente, allontanate da voi i giudizi temerari, non ambite mai ad incarichi o posti elevati, abbandonatevi nelle mani dell’obbedienza come bambini piccoli; non discutete, né altercate; non preoccupatevi di cose di cui non siete stati incaricati; siate molto caritatevoli e amanti del’orazione; perché il primo mezzo per conseguire la grazia e la gloria è l’orazione; camminate sempre per il sentiero stretto della mortificazione; lavorate per conseguire il distacco e il disprezzo di voi stessi, che otterrete attraverso la conoscenza del nostro Dio, del suo amore e la conoscenza del nostro nulla e delle nostre miserie; sforzatevi di fare sempre e in tutto la volontà del nostro Dio e cercate solo la sua gloria e mai la vostra.
Guardatevi, figli miei, da ogni avarizia; cercate di non essere attaccati alle cose terrene, poiché il Figlio e l’Ancella dell’Amore Misericordioso devono dedicarsi alla carità, alle cose divine e spirituali e lo conseguiranno facilmente se i loro cuori saranno fissi nel buon Gesù.
State molto attenti a non occuparvi di interessi estranei alla vostra vocazione e al vostro stato; non immischiatevi mai in affari mondani che contrastino con la vostra vocazione, neppure a titolo di carità o di prudenza.
Supplica che rivolgo al buon Gesù nel momento della morte del mio corpo e la vita della mia anima, in nome della misericordia e dell’amore del mio Dio: chiedo al buon Gesù che siano Lui e la Gloria di Dio il movente delle azioni di tutti i figli e le figlie; che Egli sia sempre il loro avvocato e li difenda dai nemici delle rispettive Congregazioni ripetendo in favore di questi: “Padre, perdonali perché non sanno quello che fanno”:
Fa’, Gesù mio, che nell’ora della morte tutti i figli e le figlie, pieni di amore e di fiducia, possano dire ciò che io ti dico in questo momento, confidando nella tua carità, amore e misericordia: “Padre mio, nelle tue mani affido il mio spirito”.



Articoli correlati della sezione 





Vorremmo concludere il racconto di questa vita straordinaria con le parole profetiche che P. Bartolomeo Sorge pronunciò l'8 febbraio 1986, celebrando il terzo anniversario della scomparsa della Madre:
"Davanti a quella tomba, non mi stanco di guardare al di là di ciò che rappresenta, perché vedo in essa il simbolo del futuro cammino della Chiesa. Quella tomba sintetizza mirabilmente il legame tra il carisma di Madre Speranza e la storia dei tempi nuovi.
Perché?
Arrivando a Collevalenza noi ammiriamo questa grande Basilica; è bella, è degna della gloria di Dio, immagine della Chiesa protesa verso il cielo, una Chiesa dove gli uomini vanno e vengono in gran numero; è accogliente, aperta al mondo, nuova, nella quale tutti si sentono come in famiglia, accolti dai Figli e dalle Ancelle dell'Amore Misericordioso attraverso un servizio sorridente e delicato.
Ammiriamo questo tempio, questo "trionfo" come diceva Madre Speranza, e non ci rendiamo conto di che cosa sta succedendo nella Cripta.
"Cripta", per definizione, è il luogo più nascosto, più basso di tutto l'edificio.
Noi vediamo il campanile così agile, la Casa del Pellegrino grande ed accogliente, vediamo il Santuario, la Basilica, e non pensiamo che nella Cripta, nel luogo più nascosto, due metri di terreno si sollevano, così come il chicco di grano che gettato a terra la muove e la solleva. Si guarda il campo sconfinato, grande, senza orizzonte, e non si vede che la terra si solleva un po'. E' un chicco di grano, piccolo, nascosto nella Cripta, nella base della Chiesa di Dio, che rimuove la terra e annuncia la nuova spiga, la Chiesa dei nostri tempi".