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lunedì 18 maggio 2020

Sentite come è stabile Dio, di suo, nei suoi decreti?

LIBRO DI AZARIA CAPITOLO 13


Quarta domenica dopo Pasqua



19 maggio 1946

   Introito: Salmo 98 (97), 1-2.
   Orazione: O Dio, che unisci le anime dei fedeli in una sola volontà, dà ai tuoi popoli di amare ciò che comandi e di desiderare ciò che prometti, affinché fra i cambiamenti del mondo i nostri cuori siano fissi dove sono le vere gioie.
   Epistola: Giacomo 1, 17-21.
   Versetti alleluiatici: Salmo 118 (117), 16; Romani 6, 9.
   Vangelo: Giovanni 16, 5-14.
   Offertorio: Salmo 66 (65), 1-2.16.
   Segreta: O Dio, che con la veneranda comunicazione di questo sacrificio ci hai resi partecipi dell'unica eccelsa divinità, concedici, te ne preghiamo, che come conosciamo la tua verità, così la mettiamo in pratica con degna vita.
   Comunione: Giovanni 16, 8.
   Dopocomunione: Assistici, o Signore Dio nostro, affinché, in virtù di ciò che abbiamo ricevuto con fede, veniamo purificati dai vizi e liberati da tutti i pericoli.
  

   Dice S. Azaria:

   «Gli uomini, che non vogliono più, che non possono più leggere e capire le parole che gli avvenimenti scrivono sulle pagine del Tempo, non dicono certo le parole dell'Introito, anzi, alzando il pugno e l'odio verso Dio, bestemmiano: "Nessuna meraviglia! Nessuna giustizia! O Dio non è, o, se è, è un Dio idolo che non può opporsi agli uomini. Un Dio idolo. Più dio è l'uomo perché l'uomo può fare ciò che vuole e nessuno lo punisce".
   Così parlano degli uomini, quella parte fra gli uomini che è la più numerosa, ma nella quale la regalità soprannaturale dell'uomo è annullata avendo in loro uno spirito morto su cui sta seduto il Male nelle sue diverse forme di ateismo, di odio a Dio, di odio agli uomini, di ferocia, di corruzione.
   Ma io non parlo ad essi. Parlo a te, piccola voce, parlo a tutte le "voci" e poi a quelli che ancora sono uomini fatti a immagine e somiglianza di Dio: ossia un misto di corpo ed anima, e nel quale misto è re lo spirito che ricorda Dio1, che serve Dio, che ubbidisce a Dio e che avrà il possesso di Dio, il beatifico possesso che fa degli uomini altrettanti dèi, eterni, beatissimi.

   E a voi faccio considerare la verità delle parole dell'Introito. Verità che un'osservazione superficiale sembra smentire, ma che è luminosa al di là dello schermo fumoso e opaco delle rovine, delle stragi, delle miserie, degli altri castighi che hanno percosso e che percuoteranno l'Umanità.
   Dio ha operato meraviglie. Se, come vi avviene quando dall'alto di un vostro aereo guardate in basso i continenti che sorvolate, poteste dall'alto, molto dall'alto, ossia dalle sfere dove la spiritualità che vi regna e la Verità e Luce che vi sono regine compenetrano gli abitanti di quel mondo soprannaturale; se poteste vedere con un unico sguardo di intelligente osservazione tutto quanto è avvenuto in questi ultimi anni sul vostro pianeta, vedreste come in un mosaico grandissimo ricomporsi le frammentarie meraviglie operate da Dio, ed apparire un capolavoro vastissimo, meraviglioso, testimoniante la giustizia del Signore.

   Perché, o cari figli che nel Signore siete fedeli, non c'è alcuno fra voi che non possa dire: "Il Signore mi ha tutelato, ha provveduto ai miei giusti bisogni, ho visto la sua Mano in quell'ora di guerra, in quest'altra di persecuzione". Molti fra voi piangono perché la famiglia non è più quale era prima della guerra, perché il benessere non è più quello. Figli del Signore, voi piangete, ma non piangereste di più se, per caso, colui che piangete non fosse ancora fra i viventi?
   Per quanti la morte non è stata misericordia! Voi non sapete. Misericordia nel tempo. Misericordia nell'eternità. Vivendo ora avrebbero pericolato come ancora non avevano fatto. Vivendo avrebbero trovato la giustizia degli uomini, la quale, nelle sue forme, è sempre crudele rispetto a quella di Dio, fatta più di odio che di equanimità, comunicante odio verso il colpevole e al colpevole. Vedete invece quanta pietà ha avuto Dio in certe morti che sono state espiazione, saldo del grande debito che colui o colei che piangete aveva verso Dio. E anche nel caso che non un pensiero di pentimento sia affiorato dallo spirito corrotto nell'ora della morte - e sarebbe bastato un solo grido di invocazione al Padre, al Salvatore, per salvare lo spirito dalla morte e renderlo alla Vita nell'ora che la piccola vita cessava - sempre giustizia misericordiosa è stata quella morte perché vi ha impedito di vergognarvi, di rabbrividire di orrore, o madri, o mogli, o figli, davanti al nuovo aspetto morale di quello che ora piangete.

   E giustizia sono stati e sono gli avvenimenti generali. Pretendereste forse che il Divino Offeso fosse e stesse inerte davanti alle continue provocazioni dell'uomo che calpesta, distrugge in mille modi il precetto capitale? Credete che sia lecito irridere Dio e fare come se Egli non fosse? Molto potete, e abusate di questo potere. Ma ecco la risposta di Dio: il suo non intervento in vostro favore, favore non di singoli, ma di masse.
   "Il Creatore non è", gridano. "Dio non è", bestemmiano. E il Creatore vi mostra la sua esistenza con inspiegabili flagelli meteorici e animali.

   Non dite: "Allora non è buono". Bontà è virtù, stoltezza è malattia. Dio non può esser malato, imperfetto, menomato in nessuno dei suoi poteri. E all'uomo che ha distrutto, violato, calpestato i diritti dei suoi simili - e questa criminalità è stata di tutta la Terra - risponde col suo diritto di distruggere ciò che ha creato. All'uomo, che non rinsavisce con la guerra ma che sempre più diventa demonio, Dio dà la percossa della fame. Trattandovi da animali bruti che non capiscono che i bisogni brutali. Trattando l'Umanità da ciò che è.
   Voi, ai quali parlo, direte: "E noi?". È vero. Per i peccati di un popolo periscono anche i giusti di esso. Ma mentre piangete per i castighi attuali alzate i cuori, come insegna l'Orazione, fissandoli là "dove sono le vere gioie". Nelle cose spirituali, nella promessa di una vita futura, di un premio per i perseveranti, in Dio vostro Padre e vostro Premio.
   Ad annullare ogni residuo di dubbio sulla provvidenziale presenza di Dio anche nei fatti che non pare abbiano origine da Dio, e origine buona, perché fanno piangere, ecco le parole dell'apostolo Giacomo: "Ogni ottima cosa ricevuta, ogni dono perfetto viene dall'Alto".

   Bisogna saper vedere. Questo è l'essenziale. Vedere per credere. Non vedere per credere all'esistenza di Dio, perché per questa è beato chi sa credere anche senza vedere, e il suo atto continuo di fede gli darà grande gloria in Cielo. Ma vedere oltre la materialità del fatto le soprannaturali giustizie che in esso fatto si celano. Quando uno sa vedere così, ecco che, per una metamorfosi del fatto materiale, esso si muta in fatto soprannaturale e benefico, si nobilita in moneta di acquisto e merito immortali.
   Osservate la crisalide chiusa nel bozzolo: un brutto animale che si schiaccia volentieri per quanto suscita di ribrezzo. Ma se la crisalide riesce a sfuggire alla distruzione dell'uomo, del gelo, degli uccelli, delle piogge, e a stare attaccata col suo bozzolo là dove la previdente cura di chi l'ha deposta l'ha messa, ecco che allora, all'ora stabilita da leggi immutabili e sapienti, il bozzolo si apre e l'uomo stupito vede che il bruco inerte, schifoso, si è mutato in agile e bella farfalla.

   Lo stesso fa Dio nei suoi fedeli e a favore dei suoi fedeli. Prende i brutti, crudeli, respingenti fatti umani, voluti dall'egoismo, dall'odio, dalle avidità della maggior parte degli umani, e che percuotono come grandine, e che feriscono come flagelli la parte migliore insieme a quella che merita di torturarsi fra sé stessa perché ha perduto la fratellanza umana e si è mutata in una sterminata torma di fiere e di demoni, e - sol che i fedeli di Dio sappiano stare dove la previdente cura di Dio li ha messi: nel raggio della Sua Luce - li metamorfosa in ottime cose, in doni perfetti. Cosicché si vede che da una comune sventura nasce una selezione, e i figli della Luce più luminosi ed eletti si fanno, perché sanno vedere. Mentre i figli delle tenebre sempre più tenebrosi e reprobi si fanno, perché neppure la constatazione del tanto male fatto col loro malvagio volere li fa pentiti, pensosi almeno, mettendoli al principio della via che riconduce a Dio.

   Perciò, buoni figli del mio Signore, sappiate vedere. Soprannaturalmente vedere. Vedere che dalle torture mondiali di cui soffrite, e che sono opera d'uomini, potete ottenere un aumento di meriti e di gloria. Vedere perciò, al di là della mano artigliata del Male e dei malvagi che vi adunghia e tormenta, la Mano Ss. del Padre che vi presenta il mezzo di avere un grande, eterno dono per la vostra pazienza, la vostra fede, la vostra accettazione di ciò che non si può respingere, come se tutto venisse da Dio.
   Ecco perciò che sapientemente può dirsi che ogni ottima cosa, ogni dono perfetto viene dall'Alto, mentre le cose malvagie e senza perfezione salgono dal Basso e affiorano, come spore malefiche, e vengono raccolte da coloro che del Bassissimo sono servi, e sparse, pioggia di tormento, su tutta l'Umanità.

   "Ogni dono perfetto viene dall'alto e scende dal Padre dei lumi".
   Vedete quanta sicurezza viene da questa frase: "scende dal Padre dei lumi". Se dei lumi è Padre, può mai essere come uno che brancola nelle tenebre e sceglie a caso ciò che nelle tenebre gli cade sotto mano, ma del quale ignora la natura e gli effetti? No. Non può essere tale. E allora state fidenti, o cari figli di questo Padre dei lumi, state fidenti. Egli sa cosa, quando, come darvi i doni perfetti per farvi perfetti. Non respingeteli, non usateli male, non corrompeteli. Accettateli. Con umiltà. Con tanta più umiltà quanto più sono doni straordinari; e questo lo dico per voi, care voci. Con tanto amore alla verità senza aggiungere o levare un iota di ciò che Dio vi confida, senza velare una parte o mettere un fronzolo per false vergogne o false paure.

   Siate come Dio vi fa. Vi credono? Beati quelli che sanno vedere Dio nello strumento. Non vi credono? Pregate per loro. Vi scherniscono? Tentano indurvi a sconfessare ciò che siete? Siate dolci nel reagire col perdono all'offesa, ma incrollabili, tenaci come monte di granito nella vostra certezza. Solo Dio ha il diritto di non farvi più essere ciò che siete. E voi non ve ne dovete lamentare se, dopo avervi usato, vi lascia in disparte sulla Terra per suscitare altri. Credetemi, o voci: se voi siete ubbidienti tanto alla chiamata che all'ordine di riposo in uguale maniera, anche [se] la vostra voce avesse avuto a trasmettere una sola parola, il vostro merito in Cielo sarebbe grande per la vostra ubbidienza nel fare e nel riposare dopo aver fatto.
   Giacomo lo dice: "dal Padre dei lumi nel quale non vi è variazione, né ombra di mutamento".

   Sentite come è stabile Dio, di suo, nei suoi decreti? Solo la creatura è instabile e perciò talora sfugge dal volere stabile di Dio, facendosi di suo la sua triste sorte. Ma Dio non varia e non muta. E se vi ha amati tanto da attirarvi a Sé per darvi una missione fra gli uomini, non può, dopo, abbandonarvi e mutare decreto.
   Il Ss. Signor Nostro Gesù non ha mutato, essendo uguale al Padre, il suo cuore verso gli apostoli. Senza ignorare chi era Giuda, il mutevole per eccellenza, Gesù non mutò mai. Fino all'ultime ore trattò Giuda da apostolo e amico. Nella Cena lo purificò come gli altri, gli si comunicò come agli altri, e nel Getsemani lo salutò ancora: "Amico". E se, per un supposto, Giuda, in luogo di impiccarsi, fosse corso ai piedi della Croce, il Morente avrebbe raccolto le forze per dirgli ancora: "Amico, a che sei venuto? Per avere perdono? Eccotelo, e completo. Va' e non più peccare. Amami e fammi amare". E avrebbe detto alla Madre: "Donna, ecco i tuoi figli!", accumunando l'innocente al deicida pentito; né la Donna Ss., la Creatura più grande dopo Dio, lo avrebbe respinto perché Ella è la Santa, seconda soltanto a Dio in perfezione. Il pianto di Giuda ai piedi della Croce avrebbe dato al mondo la preghiera superperfetta di Gesù al Padre in favore del peccatore. Ma il Mondo non meritava di avere l'esatta misura di ciò che è l'amore misericordioso. E questa preghiera non fu pronunciata... Ma Gesù, Dio come il Padre, non ha mai mutato il suo Cuore e il suo Pensiero verso i suoi eletti. Non Lui, ma Giuda mutò cuore e pensiero, e liberamente si dannò.

   "Egli - dice Giacomo - di sua volontà ci ha generati con la parola di verità affinché noi siamo quali primizie delle sue creature".
   Ecco: questo va detto per tutti i veri fedeli di Dio, specialissimamente va detto agli eletti fra il gregge eletto. Ma le primizie, per essere tali, ossia di gran pregio, devono essere senza tare. Rispondere con la buona volontà alla Volontà di Dio, ossia essere: "pronto ad ascoltare, lento a parlare, lento all'ira".

   Anima che io ho affidata2, ecco ora un grande consiglio che il mio Signore mi dà da portarti. Accoglilo perché viene dalla Luce ed è tutto luce, viene dalla Sapienza ed è tutto sapiente, viene dalla Giustizia ed è tutto giustizia. Accoglilo come hai accolto i precedenti, con la stessa docilità con cui un fiocco di nuvola si fa condurre dal vento. Dio è il tuo vento e ti conduce, su vie utili e giuste. Non uno dei suoi atti verso di te che non sia di benevolenza infinita. Il mio Signore ti fa dire dal tuo "buon compagno", da me, Azaria: "Sii lenta a parlare".
   Fino ad ora tu hai parlato, rispondendo con sincerità anche a quelle che erano semplici curiosità. Ora basta. Ricordati che non hai di fronte intenzioni rette, carità vere. Con molta umanità, e non sempre con buona umanità, ti interrogano. Perché? Per aiutarti? No. Per curiosità sola, i migliori; per desiderio di trovarti in fallo, gli altri. Anche Gesù veniva interrogato da farisei, scribi e sadducei per queste due cose: curiosità o malanimo, oziosaggine di discorsi inutili o speranza di coglierlo in colpa.
   Quali siano i tuoi testimoni te l'ho detto3 quando il mio e tuo Signore mi ha comandato di dirtelo. Ogni altro vedilo e trattalo come un forestiero da non ammettere nei domini del Re perché è dubbio, per lo meno dubbio il suo spirito, lo spirito con cui cerca entrare indagatore "nell'orto chiuso". Sii lenta, lentissima, avara, avarissima di parole con tutti, meno che con i tuoi testimoni. Tu vedi che gli altri non mutano atteggiamento. Pare risalgano la china verso la Luce, poi, pesanti di troppe teorie e non alleggeriti dall'aura spirituale che potrebbe controbilanciare il peso delle teorie, ricadono al punto di prima. E talora travisano i discorsi, o volutamente o per incapacità di intendere, e tentano, contro prudenza e contro carità.

   Hai socchiusa la porta per comando di Dio, acciò non avessero a loro scusa il non sapere. Ora, per comando di Dio, chiudila. Chiuditi in te, col tuo grande Tesoro, e col tuo minore tesoro: Dio e l'Opera, avendo una grande carità di preghiere e di perdono per coloro che non l'hanno per te, e lo dimostrano in molti modi; ma anche avendo una doverosa prudenza perché quando tutto si è detto per convincere, e gli altri non si vogliono convincere, è inutile fare parole oziose su cose che oziose non sono. Imita il Ss. Signore Gesù il quale, dopo aver parlato per tre anni instancabilmente, davanti a coloro che nessuna parola, atto, esempio, avevano mutati in suo favore ed erano adunati per condannarlo, oppose il silenzio. Tu e loro parlate ormai due lingue diverse. E posto che da una parte manca la carità, quella parte non ha lume per comprenderti.

   È venuto così il tempo dei "grandi silenzi" che la beatissima Teresa del B. G. ti aveva profetati nel tuo esilio fra i monti nell'estate 19444. Sprofonda in essi. Immedesimati sempre più a Dio separandoti sempre più dagli uomini. Dio ti sia nuovamente il tuo unico Direttore e Confidente, come nel tempo in cui Gesù Signor Nostro ti preparava ad essere "voce". Di volta in volta ti indicherà la condotta da tenere. Perché se è vero che gli uomini si credono molto lecito, è anche vero che Dio oppone il suo "basta" quando viene offesa la carità.

   Mostra per una volta tanto queste parole e poi silenzio. Silenzio di inutili risposte a inutili domande, e silenzio di inutili riferimenti a chi non può mutare le cose, o non le vuole mutare.
   Ed ora riprendiamo l'epistola. "Lento all'ira perché l'ira dell'uomo non fa adempiere la giustizia di Dio".
   Anche per questo è bene che tu taccia. Vi sono creature che non si ricordano di avere di fronte altre creature e, capovolgendo il comando, fanno agli altri ciò che non vorrebbero fatto a loro, e pretendono dagli altri ciò che loro, per molto meno, non sanno fare. Perciò silenzio, silenzio, silenzio. Non dire. E se interrogata e stuzzicata, in modo da dare turbamento a ciò che muore con l'uomo e turba lo spirito, da' la breve risposta: "In nome del Signore la prego di astenersi di chiedere ciò che non è necessario che io dica". Rispetta il comando di giustizia di Dio, il comando di silenzio, onde non peccare di risentimento e non ammettere forestieri nei domini del Re.

   In tal modo, anima mia, ti libererai anche dalla polvere che solleva il vento del risentimento, dal fango che il conoscere a fondo la psiche umana risolleva alla superficie dei cuori: laghi di umanità, impedendo che vi si rifletta limpido il Cielo; dimenticherai sempre più la malizia, segno del veleno satanico rimasto nel sangue dell'uomo a farlo astioso e incredulo; di tutto ti libererai e "con mansuetudine" abbraccerai il tuo grande tesoro: Dio e la sua Parola, "la parola deposta in te, la quale può salvare la tua anima". Salvare, sì. E per l'insegnamento che è in ogni parola, e per la pace che ti comunica.
   È detto: "Cristo risuscitato da morte non muore più. Sopra di Lui non regna più la morte".

   Ma anche per i piccoli "Cristi" ciò è dopo la prova. Ora sei nel sepolcro. Nel sepolcro è solitudine e silenzio. Nel sepolcro non entrano che coloro che sono i testimoni del sacrificio e della consecutiva gloria. A quelli puoi narrare "quante cose ha fatto il Signore per l'anima tua". Per gli altri, silenzio.
   "Quando poi verrà il Consolatore convincerà il mondo riguardo al peccato, alla giustizia, al giudizio".
   Nel caso tuo, sebbene in misura proporzionata alla creatura rispetto al Ss. Salvatore, come per Gesù Signore nostro, il Consolatore mostrerà a coloro che ti respingono e non hanno pietà dello strumento e perciò si elevano a giudici contro Dio che lo ha scelto, mostrerà il loro peccato, il loro errore di ostinatezza e sordità, lo spregio fatto alla Parola che una volta di più ha parlato per fine di amore, e l'anticarità avuta per una sorella; mostrerà la giustizia del suo operato in te e attraverso a te, e di ogni ordine che ti ha dato; mostrerà il suo giudizio, inappellabile, riguardo alla piccola "voce" che il mondo, che i grandi del mondo, del tuo piccolo mondo di cristiana non hanno voluto accogliere. Perché una volta di più gli uomini respingono la Luce, la quale si manifesta quando e dove vuole, coi mezzi più umili, coi fini più santi, per controbilanciare le tenebre di una falsa sapienza che sa molto di umano, ma non sa più che ben poco della Sapienza vera, di quella che ha parlato sempre agli umili per elevarli sopra i potenti, ed è fluita dalle labbra dei semplici più che dei dotti, perché lo Spirito del Signore non cerca cattedre preparate pomposamente, ma cuori ardenti di amore dai quali irraggiare i suoi ammaestramenti.
   Gloria al Padre, al Figlio, allo Spirito Santo! Alleluia!».
 
   1 lo spirito che ricorda Dio è un concetto espresso e illustrato in vari punti dell'opera L'Evangelo come mi è stato
 rivelato, dove li abbiamo richiamati in una nota del capitolo 204 (volume 3°). Chiarimenti in merito al "ricordo delle 
anime" sono anche negli scritti dell'8 settembre 1945 e del 28 gennaio 1947, nel volume I quaderni del 1945-1950.
   2 che io ho affidata, cioè: che io ho avuto come affidata, essendo Azaria il suo angelo custode.
   3 te l'ho detto, il 9 gennaio 1946, nel volume I quaderni del 1945-1950.
   4 nell'estate 1944, precisamente il 13 luglio. Il "dettato" di S. Teresa del Bambino Gesù è riportato, sotto quella data, 
 nel volume I quaderni del 1944, che in gran parte raccoglie gli scritti dei mesi dello sfollamento (chiamato "esilio" qui
  come a pag. 31) a causa della guerra.

AMDG et DVM

sabato 7 marzo 2020

IL SACERDOZIO E' MILIZIA!

Libro di Azaria

  • Le palme sacerdotali sono sacre per l’ordinazione ricevuta, e non dovrebbero quelle mani toccare nulla d’impuro o fare gesti impuri dovendo toccare il Corpo S.S. di Nostro Signore. Ma le labbra che hanno consacrato la Parola Divina, che per suo ordine hanno ripetuto quella Parola, devono conservarsi santificate, con sommo rispetto, per ciò che da esse è passato. E così la mente e così il cuore. Altrimenti diverreste impudichi e fornicatori, e perdereste il vostro posto in Terra e in Cielo. Az. 30 - 24.3.46 .
  • Per essere degni dell’elezione con la quale vi ho prescelto, voi, miei veri servi fra i servi, fate, in memoria di Me che con questo v’insegno cosa e come si diviene Maestri e Redentori, “fate la frazione di voi stessi”. Senza ripugnanze, senza orgogli, senza paure e umane considerazioni. Spezzatevi, frangetevi, annichilitevi, distruggetevi, datevi, agli uomini, per gli uomini e per amore di Me che per amor loro mi do a chi mi frange come mi sono dato a chi voleva miracolo e istruzione. Non è buon discepolo chi non si sa frangere e darsi. E la generosità, l’immolazione di chi sa frangersi per saziare le fami dei fratelli, è il segno che fa riconoscere i veri servi di Dio.
    “E lo riconobbero quando franse il pane”. E vi riconosceranno dal vostro frangervi per la carità e la giustizia. Vi riconosceranno per servi veri. Az.98 - 5.5.46
  • Il Sacerdozio è milizia, milizia che deve saper combattere a fianco dei laici, a protezione degli strumenti di Dio per essere di detti strumenti gli arcangeli che fugano l’Avversario nelle sue diverse forme.  Pronti a morire nella tranquillità di una vita piana, pronti a uscire momentaneamente menomati e in che? Nel misero concetto degli umani, ma aureolati del serto fulgido di una giustizia eroica per essere stati i “padri”, i “cirenei” degli strumenti crocifissi. Az.133 - 26.5.46
  • .
  • (Sacerdote) vuol dire consacrato, vuol dire dedicato, offerto completamente al suo Dio per portare anime al suo Dio. Tutto deve perire per il sacerdote, tutto e rimanere solo Dio e solo le anime. Egli deve essere spogliato da tutto, anche della sua umanità. Deve essere immolato alla sua missione, come Cristo. Quando è così, è un operaio di Cristo. Può seminare e mietere, sicuro che non gli crescerà zizzania nel suo solco, sicuro di fare di ogni uomo un'anima, una candida anima. Az.247 - 18.8.46

domenica 31 marzo 2019

La Gerusalemme terrena non è divisa dalla Gerusalemme celeste

LIBRO DI AZARIA - CAPITOLO 6



Quarta domenica di Quaresima


31 marzo 1946

   Introito: Isaia 66, 10-11; Salmo 122 (121), 1.
   Orazione: Fa', te ne preghiamo o Signore, che, giustamente afflitti a causa delle nostre azioni, possiamo respirare per la consolazione della tua grazia.
   Epistola: Galati 4, 22-31.
   Graduale: Salmo 122 (121), 1.7.
   Tratto: Salmo 125 (124), 1-2.
   Vangelo: Giovanni 6, 1-15.
   Offertorio: Salmo 135 (134), 3.6.
   Segreta: Riguarda placato, te ne preghiamo Signore, il presente sacrifizio, affinché giovi alla nostra devozione e salute.
   Comunione: Salmo 122 (121), 3-4.
   Dopocomunione: Dàcci, te ne preghiamo o Dio misericordioso, di trattare con sincero rispetto i tuoi santi misteri, dei quali siamo continuamente ripieni, e di riceverli con animo fedele.
  

   Dice Azaria:
   «Perché, di che si deve rallegrare Gerusalemme? Forseché della sua lunga vita? Non già. Ma di essere vitale per la sua unione con il Cristo che la nutre coi suoi doni e la ingemma coi suoi santi. Se di natura soprannaturale non fosse, non avrebbe questi doni e questi santi, e perirebbe come tutto quanto è nato per opera d'uomo, tutto quanto dura un tempo relativo e poi, per lotte di nemici, si indebolisce e muore.
   Ma la Gerusalemme terrena non è divisa dalla Gerusalemme celeste, e i cittadini di quella celeste sono con la Gerusalemme terrestre per confortarla, aiutarla, difenderla dal livore del Male che contro lei si lancia per abbatterla, senza riuscirvi peraltro.
   Ma non sono solo gli aiuti celesti quelli che le mantengono vita. Il Ss. Signore Gesù ha promesso che nulla prevarrà su di Essa. Basterebbe questa promessa a difenderla. Perché le promesse di Dio sono sempre attive. Ma Dio, pur bastando da Sé stesso a compiere qualunque prodigio, non spoglia i suoi figli del diritto di cooperare agli interessi del Padre, del diritto di contribuire alla prosperità della Casa del Padre.

   E la Chiesa è la grande dimora del Padre, di Dio, sulla Terra. Non è più il vasto Tempio sul monte di Gerusalemme, vasto, ma un nulla rispetto alla Terra, un super nulla rispetto al Creato. Non è più ciò la Casa attuale del Padre. Essa ha allargato i suoi padiglioni dall'uno all'altro Polo, ad oriente e ad occidente; ed essi ormai sono sparsi su tutta la Terra, e dovunque è, con amore o con odio, conosciuto il nome di Dio e di Gesù Salvatore. E dovunque è un altare a santificare i continenti, a riunirli nel segno santo. E dovunque si celebra un Sacrificio non di arieti o di agnelli, ma delle Carni Ss. dell'Agnello divino, immolato per lavare col suo Sangue gli stipiti e i limitari della Terra, luogo di esilio, e farne già un piccolo Cielo, perché gli uomini esuli siano meno esuli dal luogo eterno per cui Dio li aveva creati, e possano avere aiuto e sprone dalle gioie che gustano ai piedi di un altare, alla Mensa del Pane soprasostanziale. Così si è dilatata la dimora del Padre! La Gerusalemme terrestre ha allargato le sue mura, sparso i suoi eserciti pacifici e i suoi maestri perché dovunque fosse noto il Nome che è sopra di ogni altro e davanti al cui suono si curvano in ginocchio i figli di Dio, quale che sia la loro razza, lingua, latitudine e costume.

   Orbene, non sono dunque anche questi cittadini di una così vasta città, quelli che coi loro sacrifici e le loro orazioni cooperano col Padre per il trionfo della stessa contro l'Inferno e i suoi seguaci? Sono anche questi cittadini.
   Come le mistiche acque che Ezechiele vide sgorgare da sotto la porta del Tempio, e che all'inizio sono alte quanto dal suolo ad una caviglia, e poi crescono fino ad arrivare ai ginocchi, e poi tanto sono alte che sommergerebbero una statura d'uomo, così sono i meriti dei santi sulla Terra. All'inizio della Chiesa erano pochi, perché pochi erano i cittadini della Chiesa militante e poco potevano spingersi a fecondare le aride sabbie e le amare paludi. Ma poi, nei secoli e secoli, e per martiri, e per vergini, e per confessori, noti ed ignoti sulla Terra, ma tutti noti a noi dei Cieli, le acque sono cresciute. Si sono riversate nell'alveo iniziale, nato sul Golgota, dall'acqua gemuta da un Cuore squarciato oltre la morte, e hanno aumentato la Ss. onda con le loro onde di meriti. E il piccolo torrente si è fatto gran fiume, sempre più grande, capace di spingersi e penetrare, con la massa imponente delle sue acque, anche nei deserti più lontani, nelle più pestifere paludi, e purificarle, e fare fertili le sabbie, permettendo il sorgere di alberi fruttiferi, che non conoscono perdita di foglie o sterilità di frutti, alberi buoni, atti a nutrire, a guarire, a legittimare i figli bastardi, dando loro il Nome benedetto che viene dal Fondatore della Chiesa: "cristiani di Roma, sede del Papato fondato da Gesù Ss. sulla sua Pietra".
   Ecco, o figli benedetti della Gerusalemme terrena, di che avete a rallegrarvi con Essa che vi è Madre e con Dio che vi è Padre! Di essere coloro che con la loro fedeltà ed eroismo contribuiscono a mantenere potente il fiume della sua espansione bonificatrice e a farlo attivo. Onde l'invito dell'introito non è solo parola, ma è parola di verità, ma è già premio, e promessa di un premio più grande.
   L'Eterno vede le vostre opere ed i vostri cuori. Numera gli affetti e sentimenti santi. Vi vede ansiosi del materno trionfo, tristi del disamore e della misconoscenza colpevole dei figli che, dopo essere stati della Casa, escono dalla Casa paterna, o della ignoranza dolorosa, ma non colpevole come la misconoscenza, di quelli che ancora ignorano il Dio vero, e vi fa dire: "Voi che amate la Chiesa, rallegratevi con Lei, godete con letizia, voi che foste in tristezza, esultate e saziatevi alle fonti della sua consolazione, perché voi, che per Essa avete amore attivo, avete diritto a succhiare al suo seno mentre già qui, in Cielo, è pronto, nella Gerusalemme celeste, il vostro posto al banchetto dell'Agnello, al banchetto dei trionfatori eterni, che vi siete meritato per il vostro lavoro spirituale e materiale a pro della Madre Chiesa che è la Sposa del Verbo".

   E se ciò è per tutti i fedeli che versano il contributo delle loro opere sante nel fiume della Comunione dei santi, con speciale misura sarà per voi, dilette "voci", che alle opere comuni aggiungete il martirio di essere "voci". Il multiforme martirio della vigilanza soprasensibile per essere sempre pronti ad intendere, distinguere e combattere. Intendere le voci che vi vengono dall'Oltre Terra. Distinguerle per non confondere il mendace e così seduttore parlare di Satana, dal più reciso ma veritiero parlare delle voci buone. Combattere la superbia che potrebbe insinuarsi dietro alla umiltà che dice: "Dio parla alla sua serva". Insinuarsi serpentina come Lucifero dal quale è nata per zufolare in sordina "... perché io ho meritato questo".
   Oh! che martirio di vigilanza continua, di ubbidienza continua, di sforzo continuo, dovete mai fare, care "voci" che Dio ha beneficato e crocifisso in questa missione! E martirio di contraddizioni dolorose da parte degli uomini ciechi e superbi che non vogliono vedere Dio ed ammettere che Dio possa compiere questo miracolo d'amore. E martirio di derisioni, di curiosità, di immeritati castighi. E martirio di vedere l'inerzia delle anime che non si scuotono neppure davanti a queste parole che vengono da Dio. E martirio di non potere andare dai veri "poveri", dai veri "affamati", dai veri "ignoranti", dicendo: "Ecco, non siate più poveri, affamati, ignoranti. Qui c'è tesoro, c'è cibo, c'è sapienza. Viene da Dio. Egli ve la dà per i vostri dolori, per i vostri dubbi, per le vostre solitudini. Perché vi ama. Perché ha pietà di tutti gli uomini. Perché è Padre. Prendete e santificatevi col dono di Dio".

   Siete gli apostoli incarcerati, o "portavoce", che non potete far nota agli uomini la parola santa. Il tesoro che avete fra le braccia vi porta al Cielo. Ma per voi stessi. Quando, dopo avere goduto l'estasi del riceverlo - fino ad averne compartecipe la carne, tanto è violento l'uragano dolcissimo e fiammeggiante che si è abbattuto su voi, per spogliarvi di tutto ciò che è umanità e farvi comprendere che l'umanità è miseria fugace, mentre solo valore ha ciò che è eterno e spirituale, e così, consci, rapirvi sempre più in alto, nelle sfere caritative e contemplative - quando, dopo avere goduto l'estasi, abbassate lo sguardo dal Fuoco, dalla Sapienza, dalla Potenza alla povera umanità che brancola misera, ignorante, assiderata, per le vie della Terra e degli Errori - e sapete ciò che la salverebbe, questa umanità, e le darebbe sapienza, ricchezza, vita, calore, e non potete dare il tesoro in cui molti troverebbero la Via, la Verità, la Vita, invano, invano cercati altrove - allora subite il martirio della carità verso Dio, non conosciuto e amato, e verso il prossimo che vedete morire senza pace e che vi è impossibile soccorrere, incarcerati come siete da una categoria di uomini che la carità mi impone di non classificare, e [subìte?] l'indifferenza ignara od ostile dell'altra più vasta categoria: quella stessa dei bisognosi della Parola e della Conoscenza, che stendono le mani a tutti i "pomi di Sodoma" del lorodeserto e si trovano il nulla nelle mani. Perché quei pomi, come quelli del deserto di Giudea, sono vuoti sotto la bugiarda apparenza. Ma non stendono le mani agli alberi della Vita che crescono in mezzo alla piazza della Città Celeste e sui lati del fiume d'acqua viva che scaturisce dal trono di Dio e dell'Agnello, come lo vide l'angelo Giovanni, apostolo del Signore, e che portano i dodici frutti, e dànno, mese per mese, questi frutti eterni ai beati cittadini della Città della Santità e della Gioia sublime.
   E allora piangete come il Cristo e con Cristo, dicendo le parole sue sulla città ostile: "Oh! se anche voi conosceste quello che giova alla vostra pace! Ma è celato agli occhi vostri dalla crosta dei vostri peccati e voi non ve la volete levare, questa crosta che vi fa ciechi, e guardare la Luce!".

   Ma consolatevi, o voci. Voi potete rallegrarvi. Perché a voi è detto: "Andrete nella casa del Signore". Sì. Vi andrete se persevererete nelle virtù come vi viene insegnato. Allora per "le vostre azioni" purificate e divenute, da umane: sante, potrete "respirare per la consolazione della Sua Grazia" ed essere beati perché la Sua Grazia è beatitudine.
   Ed ora leggiamo S. Paolo.
   Anche l'eterno Abramo ha due specie di figli. Quelli della schiava e quelli della libera.
   Chi è l'eterno Abramo? Molti potrebbero dirti questo o quello. Io ti dico di dare qui il nome di Abramo eterno all'Eterno, Padre di una moltitudine straordinaria e duratura, di progenie in progenie, fino alla fine dei secoli. L'eterno Abramo si è congiunto all'Umanità,metaforicamente parlando, per generare figli che del Padre hanno l'immagine e somiglianza soprannaturale e della madre avrebbero dovuto avere la somiglianza naturale, perfetta come il Padre e Creatore dell'Umanità aveva data ai primi semi dell'Umanità.

   Nella prolificazione usuale delle razze, sia umane che animali, si vede che i caratteri somatici familiari si fanno più marcati quando due stretti parenti si uniscono generando figli che fissano, dirò così, fortemente le caratteristiche dei genitori, fra loro consanguinei.
   Or dunque che sempre aumentabile perfezione di somiglianza divina sarebbe venuta nei figli nati dal Padre Creatore e dall'Umanità da Lui creata! Meravigliosa somiglianza! Ma per averla doveva l'Umanità conservare intatta la sua somiglianza del Padre. Invece la forma perfetta fu deturpata da Lucifero, e nell'esterno e nel profondo, e la somiglianza non crebbe, non si perfezionò, ma anzi ebbe lacune, regressi, ebbe aspetti diversi nei figli di Dio e dell'Umanità, di modo che dal seno che generò l'angelico Abele, in cui era palese la somiglianza divina, già era uscito il satanico Caino, nel quale era palese la prostituzione dell'Umanità al Seduttore. E sempre, sempre così, nei secoli. Anche dopo che l'innesto di Cristo fu sulla pianta imbastardita dell'Umanità.

   Or dunque l'eterno Abramo ebbe due figli: uno dalla schiava e uno dalla libera. I due rami dell'Umanità. E il figlio della schiava - attenta bene - nacque secondo la carne, mentre quello della libera nacque in virtù della promessa, ossia secondo lo spirito.
   Credi che l'allegoria sia stata solo per quel tempo? No. È realtà che si perpetua. Tuttora nei figli del Creatore, dell'eterno Abramo - perché figli del Creatore sono tutti gli uomini, essendo Egli il Datore della vita - vi sono i due grandi rami. Quello dei nati dallo spirito e quello dei nati dalla carne.
   E questi ultimi sono nemici ai primi e nemici di Dio e delle due Gerusalemmi, perché non della Religione santa e del Regno santo sono, ma dell'Arabia, ossia del popolo pagano, e più ancora: satanico, che adora Satana, la carne, il mondo, le concupiscenze in luogo di Dio, che segue le male dottrine in luogo della Religione di Dio, che si perverte e scende, scende, scende sempre più in basso, e dal suo basso esala fetori e lancia strali ai figli dello spirito, per traviarli, ferirli, torturarli, per nuocere, nuocere, dare dolore, dare morte, spogliare il Padre dei suoi figli più cari...

   Oh! profanazione che penetri per ogni dove, e come strumento di guerra - e guerra è, satanica guerra alla quale degli uomini si prestano a far da strumento e milizia - sgretoli, abbatti, sommergi, spegni!.... Ma chi spegni? Quelli che hanno lasciato posti vuoti nel loro spirito, nel loro intelletto, coloro che credono di essere completi perché sono stipati di formule, di preconcetti, di superbie, e non sanno che ciò è fumo ed ènuvola che cedono subito ad un turbine che li disperde, occupando quei posti, lasciati vuoti dalle disperse formule, preconcetti, superbie, razionalismi, egoismi, settarismi e così via, dalle dottrine umane insomma, con formule, assiomi, superbie, dottrine ancor più letali: con cose sataniche. Perché è Satana che lavora dove vi sono posti vuoti di Dio.

   Pregate per questi figli della novella Agar: dell'Umanità schiava di Satana.
   E per voi, per voi, figli della libera, nati dallo spirito, perseguitati per questo, ma non vinti in eterno, perché ogni persecuzione cade ai piedi delle barriere di Dio - ed esse barriere sono il possesso assoluto da parte di Dio del vostro cuore, che riconosce Dio per suo solo Signore e Lui solo serve, e le soglie dell'Al di là - io dico: non temete.

   Non temete! L'uomo e Satana potranno ferire la carne. Ma voi lo sapete! Essa è transitoria. Lo spirito dei liberi è tetragono ai veleni e agli strali satanici e umani. Solo se vi voleste, di vostra libera volontà, fare schiavi, potrebbero nuocervi. Non mai finché siete i "liberi" di Dio.
   È Dio stesso che ve li allontana i nemici, ne circoscrive le opere malvage. Dio: il Padre vostro. Dio che, come dice la Scrittura, da eterno Abramo, caccia lungi dai suoi padiglioni i figli dell'Umanità, schiava di tutto ciò che non è Dio e che andrà errando, di punizione in punizione, per deserti sempre più aridi perché, peggiore di Agar, sotto il castigo meritato non si converte, ma imbestia sempre più, e non piange, pentendosi, ma bestemmia allontanandosi sempre più dai pozzi dell'acqua di Vita.

   Siete figli della libera. Ricordatevelo, o cristiani. Siete sommamente "figli della libera", ricordatevelo voi, o "voci" che Gesù Ss. ha affrancato anche dalla schiavitù della relatività e materialità umane, dandovi vista e udito soprannaturali per farvi conoscere le verità più segrete, le dottrine più perfette, e vedere il Signore, conoscerlo come di più non lo può la creatura sulla Terra, e trasalire della gioia che sarà vostra - e nostra già è - della gioia che sarà vostra quando, cessato il Tempo per voi, sarete ammessi alla beata Eternità.
   Grida, grida tu pure, tu che da ieri sera sei fuori di te per la gioia che ti viene dal Cielo, grida: "Mi sono rallegrato per ciò che mi è stato detto!". E come gioiosamente te l'ho detto, piccolo Giovanni del mio Signore! Piccolo, piccolo Giovanni che il mio Signore ha cinto di monti a custodirti, e ti ha fatta colma di pace e di abbondanza! Loda il tuo Signore! Lodiamolo insieme perché "è buono"; cantiamo inni al suo Nome perché è "soave". Benediciamolo perché tutto quello "che ha voluto fare lo ha fatto, in Cielo, in Terra" e nel cuore dei suoi figli fedeli. Benediciamo il Signore!»
   "A Dio le grazie!".
   «Gloria al Padre, al Figlio, allo Spirito Santo!».
AMDG et DVM

venerdì 30 novembre 2018

Gli uomini sono crudeli. Il precetto d'amore fraterno è il più calpestato da essi.


Prima domenica d'Avvento


1 dicembre 1946

   Introito: Salmo 25 (24), 1-4.
   Orazione: Risveglia, te ne preghiamo o Signore, la tua potenza e vieni, per farci meritare di essere sottratti con la tua protezione e salvati col tuo aiuto dai pericoli che ci sovrastano a causa dei nostri peccati.
   Epistola: Romani 13, 11-14.
   Graduale: Salmo 25 (24), 3-4; 85 (84), 8.
   Vangelo: Luca 21, 25-33.
   Offertorio: Salmo 25 (24), 1-3.
   Segreta: Queste cose sacre, o Signore, dopo averci purificati con la loro potente virtù, ci facciano giungere più puri al loro principio.
   Comunione: Salmo 85 (84), 13.
   Dopocomunione:
Facci ricevere, o Signore, la tua misericordia in mezzo al tuo tempio, affinché prepariamo con i dovuti onori le vicine solennità della nostra redenzione.
  

   Dice Azaria:

   «È faticoso, quando gli uomini appesantiscono o feriscono le ali, alzarsi con lo spirito a Dio. Gli uomini sono crudeli.
   Il precetto d'amore fraterno è il più calpestato da essi. Con l'accanimento di un folle sanguinario, o di un bambino su un giocattolo, a seconda del caso e dell'individuo, essi si accaniscono sui fratelli, e specie, potrei dire: unicamente, su quelli fra i fratelli che, per la loro formazione spirituale, li fanno sicuri che non reagiranno rendendo male per male.
   Ma, anima mia, anche se è faticoso, occorre farlo, anzi più è faticoso occorre farlo, perché nessuno può sanare le ferite date dagli uomini allo spirito se non il Medico, il Confortatore degli spiriti: Dio, il Padre buono che non delude chi in Lui confida.

   Sei così ferita che non puoi volare? Come una colomba che il cacciatore ha piagata mentre andava sicura verso il suo buon padrone e che, non potendo più volare alta e rapida, va con brevi voli, con rapidi passi, soffocando, con la volontà di andare al suo padrone che l'ama, la voce della carne che soffre e implora di non sottoporla ad altri sforzi e dolori, così tu, povera ferita, va', va' almeno sotto al raggio del tuo Sole, e poniti là, guardandolo, amandolo, stendendo le tue ali ferite perché Egli veda lo strazio che ti hanno dato gli uomini, e ti medichi coi balsami del suo amore.

   Anima mia, non rivolgerti più agli uomini. I loro consigli sono: quali malvagi, quali derisori, quali stentati; i migliori simili a quelli che un guercio può dare nel crepuscolo a coloro che gli chiedono quale è la via da seguire. Solo Dio vede, solo Dio sa, solo Dio ama con perfezione.

   Anima mia, non sei tu la piccola voce? Non ti è Egli Maestro? Puoi dubitare che Egli non sia Colui che ti parla e che ti conduce come sua agnella più cara? Segui le sue voci e i suoi sentieri. Mai ti ha lasciato errare. Ti ha presa dal seno della madre, ti ha vegliata nella infanzia, nella puerizia, nella fanciullezza, giovinezza ed età matura. Ti ha istruita, ti ha protetta, ha scansato da te quelli che potevano in un modo o nell'altro nuocerti realmente, ti ha avvicinata a persone o a cose che potevano giovarti. Come un Padre e come un Amante. Ciò che è per te. Non ha atteso la tua preghiera per risvegliare la sua potenza e venire. Prima ancora che tu sapessi cosa è amare, ti ha teso le braccia. Solo io, tuo angelo custode, so quanto ti ha amata il Signore, e quanto ti ama.

   Ed ora io ti dico ciò che Paolo diceva ai Romani. Ma te lo dico in un altro senso di quello che Paolo ha dato al suo dire. Ti dico: la tua salvezza è più vicina ora di quanto tu puoi immaginare. La notte è inoltrata. Il più del periodo triste e buio è passato e il giorno si avvicina. Mi intendi? Il giorno si avvicina. Quando si avvicina il giorno, e giorno di Dio, i convitati si apprestano alla festa. Si levano le vesti di lutto e di dolore, e si vestono di vesti bianche e luminose e si osservano attentamente se neppur un piccolo "che" di impuro resta indosso. Anima mia, l'ora che precede l'alba è la più nera della notte, ma poi sorge il sole. Anima mia, l'amante che attende lo sposo anticipa l'ora mattutina per esser pronta al suo venire.

   Io non ti parlo mai del Vangelo perché è il Signore Ss. il tuo Maestro nel Vangelo. Ma oggi ti dico: Quando vedrai che tutto, in una particolare piccola apocalisse, ti si volterà contro per darti dolore e sconvolgerti, quando ti sentirai tramortire dallo sbigottimento per tanto accanirsi di forze contrarie a te, quando ti sembrerà che persino il Cielo sia sordo al tuo soffrire, allora alza il capo perché il tuo gaudio sarà vicino.
   Non sto, ché troppo è chiara l'epistola, a spiegarti le parole di Paolo. Ma termino con le parole della Comunione: "Il Signore si mostrerà benigno".
   Gloria al Padre, al Figlio, allo Spirito Santo».

AMDG et DVM

domenica 28 ottobre 2018

Ultima Domenica di Ottobre Festa di Cristo Re e Domenica XXª dopo Pentecoste

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LIBRO DI AZARIA


Commento teologico e spirituale a 58 Messe festive che figurano nel Messale riformato per ordine del Concilio Ecumenico Tridentino, promulgato da S. Pio V nel 1570 e aggiornato dai susseguenti Pontefici; Messale che ora ha ceduto il posto a quello restaurato per volontà del Concilio Ecumenico Vaticano II, promulgato per ordine di Paolo VI nel 1970.



1.  Domenica di Sessagesima
2.  Quinquagesima
3.  Iª Domenica di Quaresima 
4.  Domenica IIª di Quaresima
5.  Domenica IIIª di Quaresima
6.  Domenica IVª di Quaresima
7.  Domenica di Passione 
8.  Domenica delle Palme 
9.  Pasqua di Risurrezione 
10. Domenica in Albis 
11. Domenica IIª dopo Pasqua 
12. Domenica IIIª dopo Pasqua 
13. IVª Domenica dopo Pasqua
14. Domenica Vª dopo Pasqua
15. Domenica fra l'Ottava dell'Ascensione 
16. Domenica di Pentecoste
17. S. Messa della Iª d. dopo Pentecoste e festa S. Trinità 
18. Corpus Domini
19. S. Messa tra l'Ottava del Corpus Domini
20. Domenica nell'Ottava del S. Cuore e Commemorazione di S. Paolo 
21. Domenica 4ª dopo Pentecoste
22. Domenica 5ª dopo Pentecoste  
23. Domenica 6ª dopo Pentecoste 
24. Domenica 7ª dopo Pentecoste 
25. Domenica 8ª dopo Pentecoste
26. Domenica 9ª dopo la Pentecoste 
27. Domenica Xª dopo Pentecoste 
28. Domenica XIª dopo Pentecoste
29. Domenica XIIª dopo Pentecoste 
30. Natività di M. Ss. e XIIIª dopo Pentecoste 
31. Domenica 14ª dopo Pentecoste
32. Domenica XVª dopo Pentecoste 
33. Domenica 16ª dopo Pentecoste 
34. Domenica 17ª dopo Pentecoste
35. Domenica 18ª dopo Pentecoste
36. Domenica 19ª dopo Pentecoste
37. Ultima Domenica di Ottobre Festa di Cristo Re e Domenica XXª dopo Pentecost
38. Domenica 21ª dopo Pentecoste 
39. Domenica 22ª dopo Pentecoste 
40. Domenica 23ª dopo Pentecoste
41. Domenica 24ª dopo Pentecoste 
42. Iª Domenica d'Avvento
43. Immacolata Concezione e IIª di Avvento
44. Domenica IIIª d'Avvento
45. Domenica IVª d'Avvento
46. Domenica fra l'Ottava di Natale
47. Ss. Nome di Gesù e Vigilia dell'Epifania 
48  Domenica della Sacra Famiglia e fra l'Ottava dell'Epifania
49. Domenica IIª dopo l'Epifania
50. Domenica IIIª dopo Epifania 
51. Domenica di Settuagesima

http://www.scrittivaltorta.altervista.org/azaria/azaria_37.pdf
http://www.valtortamaria.com/operaminore/libro-azaria/6/sezione/44/27-ottobre-1943-2


AMDG et DVM

sabato 3 febbraio 2018