LIBRO DI AZARIA CAPITOLO 13
Quarta domenica dopo Pasqua
19 maggio 1946
Introito: Salmo 98 (97), 1-2.
Orazione: O Dio, che unisci le anime dei fedeli in una sola volontà, dà ai tuoi popoli di amare ciò che comandi e di desiderare ciò che prometti, affinché fra i cambiamenti del mondo i nostri cuori siano fissi dove sono le vere gioie.
Epistola: Giacomo 1, 17-21.
Versetti alleluiatici: Salmo 118 (117), 16; Romani 6, 9.
Vangelo: Giovanni 16, 5-14.
Offertorio: Salmo 66 (65), 1-2.16.
Segreta: O Dio, che con la veneranda comunicazione di questo sacrificio ci hai resi partecipi dell'unica eccelsa divinità, concedici, te ne preghiamo, che come conosciamo la tua verità, così la mettiamo in pratica con degna vita.
Comunione: Giovanni 16, 8.
Dopocomunione: Assistici, o Signore Dio nostro, affinché, in virtù di ciò che abbiamo ricevuto con fede, veniamo purificati dai vizi e liberati da tutti i pericoli.
Dice S. Azaria:
Orazione: O Dio, che unisci le anime dei fedeli in una sola volontà, dà ai tuoi popoli di amare ciò che comandi e di desiderare ciò che prometti, affinché fra i cambiamenti del mondo i nostri cuori siano fissi dove sono le vere gioie.
Epistola: Giacomo 1, 17-21.
Versetti alleluiatici: Salmo 118 (117), 16; Romani 6, 9.
Vangelo: Giovanni 16, 5-14.
Offertorio: Salmo 66 (65), 1-2.16.
Segreta: O Dio, che con la veneranda comunicazione di questo sacrificio ci hai resi partecipi dell'unica eccelsa divinità, concedici, te ne preghiamo, che come conosciamo la tua verità, così la mettiamo in pratica con degna vita.
Comunione: Giovanni 16, 8.
Dopocomunione: Assistici, o Signore Dio nostro, affinché, in virtù di ciò che abbiamo ricevuto con fede, veniamo purificati dai vizi e liberati da tutti i pericoli.
Dice S. Azaria:
«Gli uomini, che non vogliono più, che non possono più leggere e capire le parole che gli avvenimenti scrivono sulle pagine del Tempo, non dicono certo le parole dell'Introito, anzi, alzando il pugno e l'odio verso Dio, bestemmiano: "Nessuna meraviglia! Nessuna giustizia! O Dio non è, o, se è, è un Dio idolo che non può opporsi agli uomini. Un Dio idolo. Più dio è l'uomo perché l'uomo può fare ciò che vuole e nessuno lo punisce".
Così parlano degli uomini, quella parte fra gli uomini che è la più numerosa, ma nella quale la regalità soprannaturale dell'uomo è annullata avendo in loro uno spirito morto su cui sta seduto il Male nelle sue diverse forme di ateismo, di odio a Dio, di odio agli uomini, di ferocia, di corruzione.
Ma io non parlo ad essi. Parlo a te, piccola voce, parlo a tutte le "voci" e poi a quelli che ancora sono uomini fatti a immagine e somiglianza di Dio: ossia un misto di corpo ed anima, e nel quale misto è re lo spirito che ricorda Dio1, che serve Dio, che ubbidisce a Dio e che avrà il possesso di Dio, il beatifico possesso che fa degli uomini altrettanti dèi, eterni, beatissimi.
E a voi faccio considerare la verità delle parole dell'Introito. Verità che un'osservazione superficiale sembra smentire, ma che è luminosa al di là dello schermo fumoso e opaco delle rovine, delle stragi, delle miserie, degli altri castighi che hanno percosso e che percuoteranno l'Umanità.
Dio ha operato meraviglie. Se, come vi avviene quando dall'alto di un vostro aereo guardate in basso i continenti che sorvolate, poteste dall'alto, molto dall'alto, ossia dalle sfere dove la spiritualità che vi regna e la Verità e Luce che vi sono regine compenetrano gli abitanti di quel mondo soprannaturale; se poteste vedere con un unico sguardo di intelligente osservazione tutto quanto è avvenuto in questi ultimi anni sul vostro pianeta, vedreste come in un mosaico grandissimo ricomporsi le frammentarie meraviglie operate da Dio, ed apparire un capolavoro vastissimo, meraviglioso, testimoniante la giustizia del Signore.
Perché, o cari figli che nel Signore siete fedeli, non c'è alcuno fra voi che non possa dire: "Il Signore mi ha tutelato, ha provveduto ai miei giusti bisogni, ho visto la sua Mano in quell'ora di guerra, in quest'altra di persecuzione". Molti fra voi piangono perché la famiglia non è più quale era prima della guerra, perché il benessere non è più quello. Figli del Signore, voi piangete, ma non piangereste di più se, per caso, colui che piangete non fosse ancora fra i viventi?
Per quanti la morte non è stata misericordia! Voi non sapete. Misericordia nel tempo. Misericordia nell'eternità. Vivendo ora avrebbero pericolato come ancora non avevano fatto. Vivendo avrebbero trovato la giustizia degli uomini, la quale, nelle sue forme, è sempre crudele rispetto a quella di Dio, fatta più di odio che di equanimità, comunicante odio verso il colpevole e al colpevole. Vedete invece quanta pietà ha avuto Dio in certe morti che sono state espiazione, saldo del grande debito che colui o colei che piangete aveva verso Dio. E anche nel caso che non un pensiero di pentimento sia affiorato dallo spirito corrotto nell'ora della morte - e sarebbe bastato un solo grido di invocazione al Padre, al Salvatore, per salvare lo spirito dalla morte e renderlo alla Vita nell'ora che la piccola vita cessava - sempre giustizia misericordiosa è stata quella morte perché vi ha impedito di vergognarvi, di rabbrividire di orrore, o madri, o mogli, o figli, davanti al nuovo aspetto morale di quello che ora piangete.
E giustizia sono stati e sono gli avvenimenti generali. Pretendereste forse che il Divino Offeso fosse e stesse inerte davanti alle continue provocazioni dell'uomo che calpesta, distrugge in mille modi il precetto capitale? Credete che sia lecito irridere Dio e fare come se Egli non fosse? Molto potete, e abusate di questo potere. Ma ecco la risposta di Dio: il suo non intervento in vostro favore, favore non di singoli, ma di masse.
"Il Creatore non è", gridano. "Dio non è", bestemmiano. E il Creatore vi mostra la sua esistenza con inspiegabili flagelli meteorici e animali.
Non dite: "Allora non è buono". Bontà è virtù, stoltezza è malattia. Dio non può esser malato, imperfetto, menomato in nessuno dei suoi poteri. E all'uomo che ha distrutto, violato, calpestato i diritti dei suoi simili - e questa criminalità è stata di tutta la Terra - risponde col suo diritto di distruggere ciò che ha creato. All'uomo, che non rinsavisce con la guerra ma che sempre più diventa demonio, Dio dà la percossa della fame. Trattandovi da animali bruti che non capiscono che i bisogni brutali. Trattando l'Umanità da ciò che è.
Voi, ai quali parlo, direte: "E noi?". È vero. Per i peccati di un popolo periscono anche i giusti di esso. Ma mentre piangete per i castighi attuali alzate i cuori, come insegna l'Orazione, fissandoli là "dove sono le vere gioie". Nelle cose spirituali, nella promessa di una vita futura, di un premio per i perseveranti, in Dio vostro Padre e vostro Premio.
Ad annullare ogni residuo di dubbio sulla provvidenziale presenza di Dio anche nei fatti che non pare abbiano origine da Dio, e origine buona, perché fanno piangere, ecco le parole dell'apostolo Giacomo: "Ogni ottima cosa ricevuta, ogni dono perfetto viene dall'Alto".
Bisogna saper vedere. Questo è l'essenziale. Vedere per credere. Non vedere per credere all'esistenza di Dio, perché per questa è beato chi sa credere anche senza vedere, e il suo atto continuo di fede gli darà grande gloria in Cielo. Ma vedere oltre la materialità del fatto le soprannaturali giustizie che in esso fatto si celano. Quando uno sa vedere così, ecco che, per una metamorfosi del fatto materiale, esso si muta in fatto soprannaturale e benefico, si nobilita in moneta di acquisto e merito immortali.
Osservate la crisalide chiusa nel bozzolo: un brutto animale che si schiaccia volentieri per quanto suscita di ribrezzo. Ma se la crisalide riesce a sfuggire alla distruzione dell'uomo, del gelo, degli uccelli, delle piogge, e a stare attaccata col suo bozzolo là dove la previdente cura di chi l'ha deposta l'ha messa, ecco che allora, all'ora stabilita da leggi immutabili e sapienti, il bozzolo si apre e l'uomo stupito vede che il bruco inerte, schifoso, si è mutato in agile e bella farfalla.
Lo stesso fa Dio nei suoi fedeli e a favore dei suoi fedeli. Prende i brutti, crudeli, respingenti fatti umani, voluti dall'egoismo, dall'odio, dalle avidità della maggior parte degli umani, e che percuotono come grandine, e che feriscono come flagelli la parte migliore insieme a quella che merita di torturarsi fra sé stessa perché ha perduto la fratellanza umana e si è mutata in una sterminata torma di fiere e di demoni, e - sol che i fedeli di Dio sappiano stare dove la previdente cura di Dio li ha messi: nel raggio della Sua Luce - li metamorfosa in ottime cose, in doni perfetti. Cosicché si vede che da una comune sventura nasce una selezione, e i figli della Luce più luminosi ed eletti si fanno, perché sanno vedere. Mentre i figli delle tenebre sempre più tenebrosi e reprobi si fanno, perché neppure la constatazione del tanto male fatto col loro malvagio volere li fa pentiti, pensosi almeno, mettendoli al principio della via che riconduce a Dio.
Perciò, buoni figli del mio Signore, sappiate vedere. Soprannaturalmente vedere. Vedere che dalle torture mondiali di cui soffrite, e che sono opera d'uomini, potete ottenere un aumento di meriti e di gloria. Vedere perciò, al di là della mano artigliata del Male e dei malvagi che vi adunghia e tormenta, la Mano Ss. del Padre che vi presenta il mezzo di avere un grande, eterno dono per la vostra pazienza, la vostra fede, la vostra accettazione di ciò che non si può respingere, come se tutto venisse da Dio.
Ecco perciò che sapientemente può dirsi che ogni ottima cosa, ogni dono perfetto viene dall'Alto, mentre le cose malvagie e senza perfezione salgono dal Basso e affiorano, come spore malefiche, e vengono raccolte da coloro che del Bassissimo sono servi, e sparse, pioggia di tormento, su tutta l'Umanità.
"Ogni dono perfetto viene dall'alto e scende dal Padre dei lumi".
Vedete quanta sicurezza viene da questa frase: "scende dal Padre dei lumi". Se dei lumi è Padre, può mai essere come uno che brancola nelle tenebre e sceglie a caso ciò che nelle tenebre gli cade sotto mano, ma del quale ignora la natura e gli effetti? No. Non può essere tale. E allora state fidenti, o cari figli di questo Padre dei lumi, state fidenti. Egli sa cosa, quando, come darvi i doni perfetti per farvi perfetti. Non respingeteli, non usateli male, non corrompeteli. Accettateli. Con umiltà. Con tanta più umiltà quanto più sono doni straordinari; e questo lo dico per voi, care voci. Con tanto amore alla verità senza aggiungere o levare un iota di ciò che Dio vi confida, senza velare una parte o mettere un fronzolo per false vergogne o false paure.
Siate come Dio vi fa. Vi credono? Beati quelli che sanno vedere Dio nello strumento. Non vi credono? Pregate per loro. Vi scherniscono? Tentano indurvi a sconfessare ciò che siete? Siate dolci nel reagire col perdono all'offesa, ma incrollabili, tenaci come monte di granito nella vostra certezza. Solo Dio ha il diritto di non farvi più essere ciò che siete. E voi non ve ne dovete lamentare se, dopo avervi usato, vi lascia in disparte sulla Terra per suscitare altri. Credetemi, o voci: se voi siete ubbidienti tanto alla chiamata che all'ordine di riposo in uguale maniera, anche [se] la vostra voce avesse avuto a trasmettere una sola parola, il vostro merito in Cielo sarebbe grande per la vostra ubbidienza nel fare e nel riposare dopo aver fatto.
Giacomo lo dice: "dal Padre dei lumi nel quale non vi è variazione, né ombra di mutamento".
Sentite come è stabile Dio, di suo, nei suoi decreti? Solo la creatura è instabile e perciò talora sfugge dal volere stabile di Dio, facendosi di suo la sua triste sorte. Ma Dio non varia e non muta. E se vi ha amati tanto da attirarvi a Sé per darvi una missione fra gli uomini, non può, dopo, abbandonarvi e mutare decreto.
Il Ss. Signor Nostro Gesù non ha mutato, essendo uguale al Padre, il suo cuore verso gli apostoli. Senza ignorare chi era Giuda, il mutevole per eccellenza, Gesù non mutò mai. Fino all'ultime ore trattò Giuda da apostolo e amico. Nella Cena lo purificò come gli altri, gli si comunicò come agli altri, e nel Getsemani lo salutò ancora: "Amico". E se, per un supposto, Giuda, in luogo di impiccarsi, fosse corso ai piedi della Croce, il Morente avrebbe raccolto le forze per dirgli ancora: "Amico, a che sei venuto? Per avere perdono? Eccotelo, e completo. Va' e non più peccare. Amami e fammi amare". E avrebbe detto alla Madre: "Donna, ecco i tuoi figli!", accumunando l'innocente al deicida pentito; né la Donna Ss., la Creatura più grande dopo Dio, lo avrebbe respinto perché Ella è la Santa, seconda soltanto a Dio in perfezione. Il pianto di Giuda ai piedi della Croce avrebbe dato al mondo la preghiera superperfetta di Gesù al Padre in favore del peccatore. Ma il Mondo non meritava di avere l'esatta misura di ciò che è l'amore misericordioso. E questa preghiera non fu pronunciata... Ma Gesù, Dio come il Padre, non ha mai mutato il suo Cuore e il suo Pensiero verso i suoi eletti. Non Lui, ma Giuda mutò cuore e pensiero, e liberamente si dannò.
"Egli - dice Giacomo - di sua volontà ci ha generati con la parola di verità affinché noi siamo quali primizie delle sue creature".
Ecco: questo va detto per tutti i veri fedeli di Dio, specialissimamente va detto agli eletti fra il gregge eletto. Ma le primizie, per essere tali, ossia di gran pregio, devono essere senza tare. Rispondere con la buona volontà alla Volontà di Dio, ossia essere: "pronto ad ascoltare, lento a parlare, lento all'ira".
Anima che io ho affidata2, ecco ora un grande consiglio che il mio Signore mi dà da portarti. Accoglilo perché viene dalla Luce ed è tutto luce, viene dalla Sapienza ed è tutto sapiente, viene dalla Giustizia ed è tutto giustizia. Accoglilo come hai accolto i precedenti, con la stessa docilità con cui un fiocco di nuvola si fa condurre dal vento. Dio è il tuo vento e ti conduce, su vie utili e giuste. Non uno dei suoi atti verso di te che non sia di benevolenza infinita. Il mio Signore ti fa dire dal tuo "buon compagno", da me, Azaria: "Sii lenta a parlare".
Fino ad ora tu hai parlato, rispondendo con sincerità anche a quelle che erano semplici curiosità. Ora basta. Ricordati che non hai di fronte intenzioni rette, carità vere. Con molta umanità, e non sempre con buona umanità, ti interrogano. Perché? Per aiutarti? No. Per curiosità sola, i migliori; per desiderio di trovarti in fallo, gli altri. Anche Gesù veniva interrogato da farisei, scribi e sadducei per queste due cose: curiosità o malanimo, oziosaggine di discorsi inutili o speranza di coglierlo in colpa.
Quali siano i tuoi testimoni te l'ho detto3 quando il mio e tuo Signore mi ha comandato di dirtelo. Ogni altro vedilo e trattalo come un forestiero da non ammettere nei domini del Re perché è dubbio, per lo meno dubbio il suo spirito, lo spirito con cui cerca entrare indagatore "nell'orto chiuso". Sii lenta, lentissima, avara, avarissima di parole con tutti, meno che con i tuoi testimoni. Tu vedi che gli altri non mutano atteggiamento. Pare risalgano la china verso la Luce, poi, pesanti di troppe teorie e non alleggeriti dall'aura spirituale che potrebbe controbilanciare il peso delle teorie, ricadono al punto di prima. E talora travisano i discorsi, o volutamente o per incapacità di intendere, e tentano, contro prudenza e contro carità.
Hai socchiusa la porta per comando di Dio, acciò non avessero a loro scusa il non sapere. Ora, per comando di Dio, chiudila. Chiuditi in te, col tuo grande Tesoro, e col tuo minore tesoro: Dio e l'Opera, avendo una grande carità di preghiere e di perdono per coloro che non l'hanno per te, e lo dimostrano in molti modi; ma anche avendo una doverosa prudenza perché quando tutto si è detto per convincere, e gli altri non si vogliono convincere, è inutile fare parole oziose su cose che oziose non sono. Imita il Ss. Signore Gesù il quale, dopo aver parlato per tre anni instancabilmente, davanti a coloro che nessuna parola, atto, esempio, avevano mutati in suo favore ed erano adunati per condannarlo, oppose il silenzio. Tu e loro parlate ormai due lingue diverse. E posto che da una parte manca la carità, quella parte non ha lume per comprenderti.
È venuto così il tempo dei "grandi silenzi" che la beatissima Teresa del B. G. ti aveva profetati nel tuo esilio fra i monti nell'estate 19444. Sprofonda in essi. Immedesimati sempre più a Dio separandoti sempre più dagli uomini. Dio ti sia nuovamente il tuo unico Direttore e Confidente, come nel tempo in cui Gesù Signor Nostro ti preparava ad essere "voce". Di volta in volta ti indicherà la condotta da tenere. Perché se è vero che gli uomini si credono molto lecito, è anche vero che Dio oppone il suo "basta" quando viene offesa la carità.
Mostra per una volta tanto queste parole e poi silenzio. Silenzio di inutili risposte a inutili domande, e silenzio di inutili riferimenti a chi non può mutare le cose, o non le vuole mutare.
Ed ora riprendiamo l'epistola. "Lento all'ira perché l'ira dell'uomo non fa adempiere la giustizia di Dio".
Anche per questo è bene che tu taccia. Vi sono creature che non si ricordano di avere di fronte altre creature e, capovolgendo il comando, fanno agli altri ciò che non vorrebbero fatto a loro, e pretendono dagli altri ciò che loro, per molto meno, non sanno fare. Perciò silenzio, silenzio, silenzio. Non dire. E se interrogata e stuzzicata, in modo da dare turbamento a ciò che muore con l'uomo e turba lo spirito, da' la breve risposta: "In nome del Signore la prego di astenersi di chiedere ciò che non è necessario che io dica". Rispetta il comando di giustizia di Dio, il comando di silenzio, onde non peccare di risentimento e non ammettere forestieri nei domini del Re.
In tal modo, anima mia, ti libererai anche dalla polvere che solleva il vento del risentimento, dal fango che il conoscere a fondo la psiche umana risolleva alla superficie dei cuori: laghi di umanità, impedendo che vi si rifletta limpido il Cielo; dimenticherai sempre più la malizia, segno del veleno satanico rimasto nel sangue dell'uomo a farlo astioso e incredulo; di tutto ti libererai e "con mansuetudine" abbraccerai il tuo grande tesoro: Dio e la sua Parola, "la parola deposta in te, la quale può salvare la tua anima". Salvare, sì. E per l'insegnamento che è in ogni parola, e per la pace che ti comunica.
È detto: "Cristo risuscitato da morte non muore più. Sopra di Lui non regna più la morte".
Ma anche per i piccoli "Cristi" ciò è dopo la prova. Ora sei nel sepolcro. Nel sepolcro è solitudine e silenzio. Nel sepolcro non entrano che coloro che sono i testimoni del sacrificio e della consecutiva gloria. A quelli puoi narrare "quante cose ha fatto il Signore per l'anima tua". Per gli altri, silenzio.
"Quando poi verrà il Consolatore convincerà il mondo riguardo al peccato, alla giustizia, al giudizio".
Nel caso tuo, sebbene in misura proporzionata alla creatura rispetto al Ss. Salvatore, come per Gesù Signore nostro, il Consolatore mostrerà a coloro che ti respingono e non hanno pietà dello strumento e perciò si elevano a giudici contro Dio che lo ha scelto, mostrerà il loro peccato, il loro errore di ostinatezza e sordità, lo spregio fatto alla Parola che una volta di più ha parlato per fine di amore, e l'anticarità avuta per una sorella; mostrerà la giustizia del suo operato in te e attraverso a te, e di ogni ordine che ti ha dato; mostrerà il suo giudizio, inappellabile, riguardo alla piccola "voce" che il mondo, che i grandi del mondo, del tuo piccolo mondo di cristiana non hanno voluto accogliere. Perché una volta di più gli uomini respingono la Luce, la quale si manifesta quando e dove vuole, coi mezzi più umili, coi fini più santi, per controbilanciare le tenebre di una falsa sapienza che sa molto di umano, ma non sa più che ben poco della Sapienza vera, di quella che ha parlato sempre agli umili per elevarli sopra i potenti, ed è fluita dalle labbra dei semplici più che dei dotti, perché lo Spirito del Signore non cerca cattedre preparate pomposamente, ma cuori ardenti di amore dai quali irraggiare i suoi ammaestramenti.
Gloria al Padre, al Figlio, allo Spirito Santo! Alleluia!».
1 lo spirito che ricorda Dio è un concetto espresso e illustrato in vari punti dell'opera L'Evangelo come mi è stato
rivelato, dove li abbiamo richiamati in una nota del capitolo 204 (volume 3°). Chiarimenti in merito al "ricordo delle
anime" sono anche negli scritti dell'8 settembre 1945 e del 28 gennaio 1947, nel volume I quaderni del 1945-1950.
2 che io ho affidata, cioè: che io ho avuto come affidata, essendo Azaria il suo angelo custode.
3 te l'ho detto, il 9 gennaio 1946, nel volume I quaderni del 1945-1950.
4 nell'estate 1944, precisamente il 13 luglio. Il "dettato" di S. Teresa del Bambino Gesù è riportato, sotto quella data,
nel volume I quaderni del 1944, che in gran parte raccoglie gli scritti dei mesi dello sfollamento (chiamato "esilio" qui
come a pag. 31) a causa della guerra.
AMDG et DVM