Trattenimento VIII. Lutero.
P. Ora, [è don Bosco che parla] miei cari figli, che vi veggo qui nuovamente radunati, e con voi parecchi dei vostri compagni, ripiglierò volentieri il filo de' nostri trattenimenti.
Uno de’ F.
Ci diceste che avevate tante belle cose da raccontarci; per questo abbiamo anche condotto con noi questi Compagni, i quali pure desiderano grandemente di ascoltarvi.
P. Le cose, che io mi prendo a trattare, sono senza fallo della massima importanza. Siamo al secolo decimosesto, secolo famoso in cui un diluvio di eretici sotto il nome di Protestanti si ribellarono alla Chiesa e le fecero danno immenso. La setta Protestante si suole denominare Chiesa Riformata, perchè i fondatori di lei pretesero di riformare la Chiesa Cattolica. I seguaci di questa setta si appellano Riformati, e gli autori della Riforma vollero chiamarsi Riformatori.
F. Oh stravaganza! E quali furono mai gli uomini così arditi da assumersi l'incarico di riformare la Chiesa di Gesù Cristo?
P. Diversi furono questi uomini tanto stravaganti e tanto audaci. Capo di tutti fu Martino Lutero, {230 [230]} cui tenne dietro un altro eresiarca eziandio famoso, cioè Giovanni Calvino.
F. O caro padre; vi abbiamo già tante volte udito a nominare Calvino e Lutero; ora fateci il piacere di raccontarci la loro vita; desideriamo assai di conoscerla.
P. Io vi narrerò di buon grado la vita di questi due famosi eresiarchi, perchè vista la loro pessima condotta e conosciuta la perversa loro dottrina, possiate guardarvene e fuggirla. Ma voglio innanzi accennarvi alcune circostanze, le quali furono come a dire l'esca e le legna che servirono a fomentare il terribile incendio della pretesa Riforma.
F. Diteci quali siano state queste circostanze?
P. La circostanza ossia la ragione principale che nel secolo XVI trasse un grande numero di Cristiani a separarsi dalla Chiesa Cattolica fu il desiderio di una vita più libera e sciolta. Miei teneri figli, io vi ripeto una grande verità, procurate di non dimenticarla. Tra tutti quelli, che in vari tempi si allontanarono dalla Chiesa Cattolica, neppure uno ciò fece per desiderio di vita più virtuosa, ma solamente per menare vita sregolata, e seguire una morale che lasciasse il freno disciolto alle umane passioni. Oltre a questo vi furono tre altre circostanze, che servirono come di pretesto ai promotori della Riforma.
F. Qual è il primo di questi pretesti?
P. La prima circostanza, o meglio il primo pretesto di cui si valsero i novatori a promuovere la loro Riforma, fu la smania di essere indipendenti dal Romano Pontefice. Credo che ancora avrete a mente come i Greci siansi separati dalla Chiesa Romana. Da prima cominciarono dal sottrarsi alla ubbidienza del Capo della Chiesa; donde poscia come per inevitabile conseguenza caddero in una moltitudine di errori e disordini senza fine. Questo spirito di indipendenza nel fatto della religione dai Greci passò nella Germania, la quale perciò suole riguardarsi come culla della Riforma protestante. Voi lo vedete: è sempre la storia di Lucifero che si solleva e a Dio medesimo si ribella.
F. Dunque la prima cagione si riduce alla superbia e al desiderio di vivere capricciosamente. E la seconda cagione quale fu?
P. La seconda cagione ossia il secondo pretesto, di cui seppero approfittare i promotori della Riforma, fu il prurito che in parecchi Sovrani nacque di volersi appropriare i beni delle Chiese. Sia che il facessero per avarizia o per invidia verso il clero, la cui autorità era in grande venerazione, sia che sentissero astio maligno contro la Religione medesima, il fatto è questo che non pochi principi agognavano avidamente alla spogliazione delle Chiese. Dal che potete immaginare con quale gusto {232 [232]} essi accogliessero e spalleggiassero una setta, la quale mercè l'appropriazione dei beni delle Chiese, saziava la loro ingordigia. La storia ci ammaestra che quando si vuol combattere la Religione, prima di tutto si comincia dallo spogliare i sacri ministri dei beni che posseggono legalmente.
F. La terza di queste cagioni quale fu?
P. La terza cagione, ossia la terza cosa che favorì la strana Riforma, fu, (e in palesarvelo mi si stringe il cuore di dolore), oltre la generale ignoranza dei popoli fu, dico, la cattiva condotta di alcuni ecclesiastici.
F. Come! alcuni ecclesiastici colla loro cattiva condotta diedero motivo alla Riforma?
P. Voi avete ben ragione di farne le maraviglie. Gli ecclesiastici, i quali avrebbero dovuto essere i difensori della Religione, gli ecclesiastici non dico tutti, nè molti, ma certo non pochi di essi ne sono stati i disprezzatori. Ma voi dovete notare che fra i dodici Apostoli pur vi ebbe un Giuda; e perciò non dovete tanto maravigliarvi, se nel secolo decimosesto alcuni ecclesiastici, come altrettanti Giuda, abbiano fatto piaghe profondissime alla Santa Religione di Gesù Cristo. Capo di questi ecclesiastici ribelli alla Chiesa fu Martin Lutero.
F. Or finalmente siamo a Martin Lutero. Ci gusta grandemente di conoscere la vita di questo famoso eresiarca. {233 [233]}
P. Fu costui un uomo per ogni risguardo stravagante. Nacque di poveri genitori in Islebia, città della Sassonia; e fin da fanciullo diede a divedere natura e costumi sì perversi, che molti scrittori della sua vita non esitarono di credere che fosse figlio del diavolo. Aveva sortito ingegno svegliato, animo travagliativo, ma superbo, ambizioso, pronto alla ribellione, alla calunnia, rotto ad ogni vizio e specialmente all'impudicizia. Occupandosi con assiduità allo studio, riuscì ad acquistarsi nome di letterato, ed all’età di vent’anni fu nominato maestro di filosofia. Un uomo tanto scostumato, quale era Lutero, un uomo che non erasi mai posto alla pratica della virtù, nè tampoco a istruirsi delle cose di Chiesa, pareva non dovesse punto essere chiamato da Dio allo stato ecclesiastico. Ciò non ostante un improvviso accidente a ciò lo risolse.
F. Raccontatecelo.
P. L'accidente che risolse Lutero ad abbracciare lo stato religioso fu la morte di un suo compagno di scuola, cadutogli ai piedi colpito dal fulmine. Lutero ne rimase spaventato in modo, che fece voto di farsi monaco, e di fatto entrò nell'Ordine degli Agostiniani. Mettendo in opera tutte le arti dell'ipocrisia riuscì a tenere per qualche tempo nascosta la malvagità del suo cuore, e farsi ordinare {234 [234]} sacerdote. Ma a corto andare i suoi superiori conobbero ch'egli era un orgoglioso, un arrogante, un disobbediente a tutti, e come pessimo il licenziarono dal chiostro. Lutero allora tolse giù la maschera, svestì l'abito religioso, e fuggito di convento posesi a predicare contro a quella Religione in cui era nato, su cui basava la sua prima educazione, e alla cui difesa aveva consacrati i suoi giorni con voto solenne. Ciò avveniva nel 1517.
F. Peccato! se non fosse stato un sacerdote, forse non sarebbe stato creduto, e non avrebbe fatto tanto male. Ma quale pretesto Lutero ebbe per rivoltarsi così alla chiesa?
P. Lutero tolse pretesto dal fatto seguente. Il sommo Pontefice Leone decimo desiderando di condurre a buon termine la stupenda basilica, a cui in Roma già da molto tempo erasi posto mano, ad onore del Principe degli Apostoli, invitò i fedeli di tutto il mondo ad aiutare il compimento della grande costruzione con volontarie limosine, concedendo particolari indulgenze agli oblatori. Credo che vi ricorderete ancora che cosa siano le indulgenze. Le indulgenze, come imparaste nel Catechismo, sono l'applicazione dei meriti di Gesù Cristo, di Maria Santissima e dei Santi, mediante la quale applicazione ci viene condonata in tutto od in parte la pena temporale dovuta ai peccati, già rimessi entro o fuori del Sacramento della Penitenza. {235 [235]} Io spero di potervi con acconci trattenimenti istruire come Gesù Cristo abbia dato al Capo visibile della Chiesa la facoltà di dispensare le indulgenze, e come tale dispensa siasi sempre praticata dal tempo degli Apostoli sino a noi.
F. Ebbene che cosa Lutero trovò da riprovare in questo fatto?
P. L'impetuoso Lutero trovò degli abusi in queste indulgenze, come di fatto ve ne ebbero; i quali abusi provenivano da parecchi di coloro, che raccoglievano siffatte elemosine. Egli pertanto diedesi a predicare vivamente contra tali abusi; di poi passò ad inveire contro alle stesse indulgenze. Da un disordine passando ad un altro, Lutero si pose sotto i piedi affatto i comandi dei suoi superiori e divenne tutto furore contro alla Chiesa. Come fondamento delle sue dottrine ponendo la libera interpretazione delle Sacre Carte, diessi a predicare che ciascuno era padrone di intendere la Bibbia a modo suo; e quindi farsi una religione quale meglio gli talentasse. A coloro che avevano fatto voto di castità assentì che contraessero matrimonio; e per guadagnarsi la protezione di Filippo sovrano d'Assia gli permise di sposare una seconda moglie, vivente la prima. Diede ampia facoltà ai principi di appropriarsi i beni delle Chiese; abolì la Confessione, la Messa, i digiuni e le astinenze, le opere penitenziali, e {236 [236]} soppresse le feste e tutte le cerimonie sacre. In questa guisa progredendo da errore ad errore Lutero giunse a negare la libertà nell'uomo, a contaminare tutte le cose sacre, e a fare Iddio autore medesimo e del male e del peccato.
F. Ohimè che brutta dottrina! Il Papa ed i Vescovi non si occuparono a confutarla?
P. I Papi, i Vescovi, le Università, ed i più dotti Cattolici gridarono all'empietà ed all'eresia. Papa Leone X, che allora governava la Chiesa, usò tutte le possibili sollecitudini per farlo ravvedere. Scrisse a lui e ad altri diverse lettere piene di carità e di benevolenza; da Roma inviò legati in Germania, affinchè lo persuadessero a non allontanarsi da quella Religione, in cui era stato da Dio creato, istruito, e che egli aveva insegnato essere la sola vera, l'unica che presenti i caratteri della divinità. Ma nulla valse ad illuminare l'accecato eresiarca. Dandola a traverso dei vizi, e trasportato dalla superbia divenne ancor più ostinato. Pel che messosi a capo di una schiera di libertini si diede a disseminare i suoi errori per tutta la Germania. L'imperatore Carlo V volle tentare di porre un argine a quei perturbatori; e pubblicò un decreto dove ordinava che gli eretici si acquetassero, finchè le cose fossero bene esaminate dalla Chiesa. Ma quegli spiriti turbolenti non solo rifiutarono {237 [237]} di obbedire, ma protestarono contro gli ordini imperiali; e per sostenere la loro protesta presero le armi e portarono la strage e lo spavento in tutti i paesi, in cui fu loro dato di penetrare. Dalla Protesta fatta di non voler obbedire all'imperatore, questi eretici furono appellati Protestanti, e con siffatto nome sono ancora oggidì chiamati i seguaci di Lutero, di Calvino, di Pietro Valdo, e in generale tutti gli eretici che ne seguono gli errori.
AMDG et BVM