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martedì 27 maggio 2014

439- Aurea impara a fare la volontà di Dio: «Allora… benedicimi e sia fatta la volontà del Signore… >>


439. 
Maria Ss. riferisce sulla missione compiuta a Tiberiade. 

È molto stanca la Vergine quando rimette piede nella sua casetta. Ma è molto felice. E cerca subito del suo 
Gesù che ancora lavora, alle ultime luci del giorno che muore, intorno alla porta del forno che sta rimettendo 
a posto. Le ha aperto Simone il quale, dopo il saluto, si ritira prudente nello stanzone-laboratorio. Tommaso 
non lo vedo. Forse è fuori casa. 
Gesù posa i suoi attrezzi, appena vede la Madre, e va a Lei pulendosi le mani unte (sta rendendo scorrevoli i 
gangheri e i chiavistelli con dell’olio) nel suo grembiule da lavoro. Il loro reciproco sorriso pare far luminoso 
l’orto in cui decresce la luce. 
«La pace a te, Mamma ». 
«La pace a Te, Figlio ». 
«Come sei stanca! Non hai riposato… ». 
«Da un alba a un tramonto in casa di Giuseppe. Ma senza questi grandi calori sarei ripartita subito per venirti 
a dire che Aurea è tua ». 
«Sì?! ». il viso di Gesù si ringiovanisce persino nella sorpresa gioiosa. Sembra un volto poco più che 
ventenne, e nella gioia, perdendo quella gravità che generalmente è sul suo volto e nei suoi atti, viene ad 
assomigliare ancor più alla madre, sempre così serenamente fanciulla nelle movenze e nell’aspetto. 
«Sì, Gesù. E senza alcuna fatica ho ottenuto questo. La dama aderì subito. Si è commossa riconoscendo che lei, e con lei le sue amiche, sono troppo corrotte per educare una creatura a Dio. Un riconoscimento così umile, così schietto, vero! Non è facile trovare chi, senza esserne forzato, riconosca di essere difettoso ». 
«Sì, non è facile. Molti in Israele non lo sanno fare. Sono delle anime sepolte sotto una crosta di lordura. Ma 
quando la lordura cadrà… ». 
«Avverrà, Figlio? ». 
«Ne sono sicuro. Tendono istintivamente al Bene. Finiranno con l’aderirvi. Che ti ha detto? ». 
«Oh! poche parole… Ci siamo subito intese. Ma sarà bene avere subito Aurea. Le voglio dire io questa cosa, se Tu vuoi, però, Figlio mio ». 
«Sì, Mamma. Manderemo Simone », e chiama forte lo Zelote che viene subito. 
«Simone, và da Simone d’Alfeo e dì che mia Madre è tornata, poi vieni con la fanciulla e con Toma, che 
certo è là per finire quel lavoretto di cui lo ha pregato Salome ». 
Simone si inchina e va subito. 
«Racconta, Mamma… Il tuo viaggio… il tuo colloquio… Povera Mamma, come sei stanca per causa mia! ». 
«Oh! no, Gesù! Nessuna stanchezza quando Tu sei felice… », e Maria racconta il suo viaggio e le paure di 
Maria d’Alfeo, la sosta in casa del barcaiolo, l’incontro con Valeria, terminando: «Ho preferito vederla a 
quell’ora, posto che il Cielo lo permetteva. Più libera lei, più libera io, e Maria Cleofe consolata più presto, 
perché di essere due donne sole per Tiberiade aveva un terrore che soltanto l’amore per Te, il pensiero di 
servirti, poteva vincere… », e Maria sorride ricordando le ansie della cognata… 


E sorride Gesù dicendo: «Poveretta! È la vera donna d’Israele, l’antica donna, riservata, tutta casa, la donna 

forte secondo i Proverbi. (La donna, lodata in Proverbi 31, 10-31, è “forte” nella traduzione letterale della 
volgata, “perfetta” in quella della neo-volgata). Ma nella nuova Religione la donna non sarà soltanto forte 
nella casa… Molte saranno quelle che supereranno Giuditta e Giaele, essendo eroiche in sé, con eroismo da 
madri di Maccabei… E lo sarà anche Maria nostra. Ma per ora… è ancora così… Hai visto Giovanna? ». 
Maria non sorride più. Forse teme un’altra domanda su Giuda. E risponde svelta: «Non ho voluto imporre 
nuove ansie a Maria. Ci siamo chiuse in casa fino a metà fra nona e sera, riposando, e poi siamo partite… Ho pensato che presto la vedremo, sul lago… ». 
«Hai fatto bene. Mi hai dato la prova del sentimento delle romane verso di Me. Se Giovanna fosse 
intervenuta si sarebbe potuto pensare che cedevano all’amica. Ora attenderemo sino a sabato e, se Mirta non viene, andremo noi con Aurea ». 
«Figlio, io vorrei rimanere… ». 
«Sei stanca molto, lo vedo ». 
«No, non per questo… Penso che Giuda potrebbe venire qui… Come è bene che a Cafarnao sia sempre chi lo attende per accoglierlo da amico, anche qui è bene che ci sia chi lo accoglie con amore ». 
«Grazie, Mamma. Tu sola capisci cosa ancora lo può salvare… ». 
Sospirano tutti e due sul discepolo che dà dolore… 


Rientrano Simone e Tommaso con Aurea, che corre verso Maria. Gesù la lascia con la Madre, andando in 

casa con gli apostoli. 
«Tu hai molto pregato, figlia, e il buon Dio ti ha ascoltata… », inizia Maria. 
Ma la fanciulla la interrompe con un grido di gioia: «Resto con te! », e le getta le braccia al collo baciandola. 
Maria ricambia il bacio e, sempre tenendola fra le braccia, dice: «Quando uno fa un grande favore bisogna 
ricambiare, non è vero? ». 
«Oh! sì! E io ricambierò con tanto amore ». 
«Sì, figlia. Ma sopra di me è Dio. È Lui che ti ha fatto questo grande favore, questa grazia senza misura di 
accoglierti fra i membri del suo popolo, di farti discepola del Maestro Salvatore. Io non sono stata che lo 
strumento della grazia, ma la grazia Egli, l’Altissimo, te l’ha concessa. Che darai dunque all’Altissimo per 
dirgli che lo ringrazi? ». 
«Ma… non so… Dimmelo tu, o Madre… ». 
«Amore, questo è certo. Ma l’amore, per essere veramente tale, deve essere unito al sacrificio, perché se una cosa costa ha più valore, non è vero? ». 
«Sì, Madre ». 
«Ecco, allora io direi che tu, con la stessa gioia con cui hai gridato: “Resto con te!”, dovresti gridare: “Sì o 
Signore” quando io, povera serva, ti dirò la volontà del Signore su te ». 
«Dimmela, Madre », dice Aurea facendosi però seria in volto. 
«La volontà di Dio ti affida a due buone madri, a Noemi e a Mirta… ». 
La fanciulla ha grossi lacrimosi che lucono negli occhi chiari, ed essi rotolano poi sul visetto rosato. 
«Sono buone. Sono care a Gesù e a me. Ad una Gesù ha salvato il figlio, (Vedi Vol 4 Cap 248), all’altra io 
glielo ho allattato. (Vedi Vol 6 Cap 365). E che siano buone, lo hai visto… ». 
«Sì… ma io speravo stare con te… ». 
«Figlia, non tutto si può avere! Vedi che io pure non sto col mio Gesù. Ve lo dono, e sto lontana, tanto 
lontana da Lui, mentre Egli va girando per la Palestina a predicare, guarire e salvare le fanciulle… ». 
«È vero… ». 
«Se io lo volessi per me sola, tu non saresti stata salvata… Se io lo volessi per me sola, le vostre anime non 
verrebbero salvate. Pensa quanto è grande il mio sacrificio. Vi do un Figlio perché sia immolato per le vostre anime. Del resto, io e te saremo sempre unite, perché le discepole stanno e staranno sempre unite intorno a Cristo, formando una grande famiglia unita dall’amore per Lui ». 
«È vero. E poi… verrò ancora qui, non è vero? E ci vedremo ancora? ». 
«Certamente. Finché Dio lo vorrà ». 
«E tu pregherai sempre per me… ». 
«E io pregherò sempre per te ». 
«E quando saremo insieme mi istruirai ancora? ». 
«Si, figlia… ». 
«Ah! io volevo divenire come te! Lo potrò mai? Sapere, per essere buona… ». 
«Noemi è madre di un sinagogo e discepolo del Signore. Mirta di un figlio che ha meritato la grazia del 
miracolo ed è discepolo buono. E le due donne sono buone e sapienti, oltre che tanto piene d’amore ». 
«Me lo assicuri? ». 
«Sì, figlia ». 
«Allora… benedicimi e sia fatta la volontà del Signore… come dice l’orazione di Gesù. L’ho tanto detta… È giusto che ora faccia ciò che ho detto, per ottenere di non andare più dai romani… ». 
«Sei una buona fanciulla. E Dio sempre più ti aiuterà. Vieni, andiamo a dire a Gesù che la più giovane 
discepola sa fare la volontà di Dio… », e tenendola per mano Maria rientra con la fanciulla nella casa. 

AVE MARIA!

lunedì 7 aprile 2014

Aurea Galla Cristiana


427. Aurea Galla istruita da Bartolomeo e poi mandata a Nazaret. 

Sono così precoci le albe estive che breve è il tempo che intercorre fra il tramonto 
della luna e il sorgere del primo albore. Di modo che, per quanto abbiano 
camminato solleciti, il periodo più oscuro della notte li 
sorprende ancora nelle vicinanze della città di Cesarea, né fa luce sufficiente 
un ramo di pruno acceso. 
Occorre sostare per qualche tempo, anche perché la fanciulla, meno usa 
di loro a camminare nella notte, 
inciampa sovente nei sassi sepolti a mezzo del polverume. 
«È meglio fermarsi qualche tempo. La fanciulla non ci vede ed è stanca », 
dice Gesù. 
«No, no, posso… Andiamo lontano, lontano… Potrebbe venire. Di qui siamo 
passati per venire a quella casa», dice battendo i denti la fanciulla, mescolando 
ebreo a latino in un nuovo idioma per farsi capire. 
«Andremo dietro quegli alberi e non ci vedrà nessuno. Non temere », 
le risponde Gesù. 
«Sì, non temere. Quel… romano a quest’ora è ubriaco fradicio sotto la tavola… », 
dice Bartolomeo per rassicurarla. 
«E poi sei con noi. Ti vogliamo bene noi! Non ti lasciamo fare del male. 
Ohè! Siamo dodici uomini robusti… », dice Pietro, poco più alto di lei, ma 
tarchiato per quanto elle è snella, bruciato dal sole quanto lei 
è di neve, povero fiore cresciuto nell’ombra per essere più solleticante e prezioso. 

«Una piccola sorella sei. E i fratelli difendono le sorelle… », dice Giovanni. 
La fanciulla, all’estrema fiammella dell’improvvisata torcia, alza sui suoi 
confortatori le chiare iridi grigio ferro intinto appena di azzurro, 
due limpide iridi ancor lucide del pianto versato nel terrore di poc’anzi… È 
sospettosa. Eppure di loro si fida. E passa con gli altri il rigagnolo asciutto 
oltre la via, per entrare in una proprietà che finisce lì in un frutteto folto. 
Si siedono al buio. E attendono. Gli uomini dormirebbero forse. 
Ma ogni rumore fa dare un gemito alla fanciulla, e il galoppo di un cavallo 
la fa aggrappare convulsa al collo di Bartolomeo, che forse, perché è 
molto anziano, attira la sua fiducia e confidenza. Perciò è impossibile dormire. 

«Ma non temere! Quando si è con Gesù non succede più nulla di male », dice Bartolomeo. 
«Perché? », domanda la fanciulla tremante e ancora avviticchiata al collo 
dell’apostolo. 
«Perché Gesù è Dio in Terra, e Dio è più forte degli uomini ». 
«Dio? Cosa è Dio? ». 
«Povera creatura! Ma come ti hanno allevata! Non ti hanno insegnato niente? ». 
«A tenere bianca la pelle, lucidi i capelli, a ubbidire ai padroni… 
a dire sempre sì… Ma io non potevo dire di sì al romano… era 
brutto e mi faceva paura… Tutto il giorno paura… Sempre lì… al bagno, alla 
vestizione… certi occhi… le mani… oh!… E chi non dice “sì” è bastonato… ». 
«Non sarai bastonata. Non c’è più il romano né le sue mani… C’è la pace… », 
le risponde Gesù. 
E gli altri commentano: «Ma è un orrore! Come bestie di valore, 
non più che a bestie! E peggio ancora… 
Perché una bestia sa almeno che le insegnano ad arare o a portare la 
sella e il morso perché quello è il suo ufficio. Ma questa creatura è stata 
gettata là senza sapere!… ». 
«Se sapevo mi gettavo in mare. Aveva detto: “Ti farò felice”… ». 
«Infatti ti ha fatta felice. In maniera che non immaginava. Felice per la Terra 
e per il Cielo. Perché conoscere Gesù è felicità », le dice lo Zelote. 
Un silenzio, in cui ognuno medita sugli orrori del mondo. Poi, sottovoce, 
la fanciulla chiede a Bartolomeo: 
«Mi dici cosa è Dio? Perché Lui è Dio? Perché è bello e buono? ». 
«Dio… Come fare a insegnarti tanto a te vuota di ogni idea religiosa? ». 
«Religiosa? Cosa è? ». 
«Altissima Sapienza! Io sono come uno che affoga in grande mare! 
Come faccio davanti a questo abisso? ». 
«È tanto semplice, Bartolomeo, ciò che ti pare difficile. È un abisso sì, 
ma vuoto. E tu puoi colmarlo del Vero. Peggio è quando gli abissi sono 
colmi di fango, veleni, serpi… Parla con la semplicità a cui parleresti 
ad un infante. Ed ella ti capirà come meglio non farebbe un adulto ». 

«Oh! Maestro! Ma non potresti farlo Tu? ». 
«Lo potrei. Ma la fanciulla accetterà le parole di un suo simile 
più facilmente che le mie di Dio. E d’altronde… Davanti a questi abissi 
sarete, in futuro, ad empirli di Me. Dovete pure imparare a farlo ». 
«È vero! Mi ci proverò. Senti, fanciulla… Te la ricordi la mamma tu? ». 
«Sì, Signore. Sono fioriti da sette anni i fiori senza di lei. Ma prima ero con lei ». 
«Va bene. E la ricordi? Le vuoi bene? ». 
«Oh! », un singhiozzo unito all’esclamazione dice tutto. 
«Non piangere, povera creatura… Senti… L’amore che tu hai per la mamma… ». 
«…e il padre… e i fratellini… », dice fra i singhiozzi la fanciulla. 
«Sì… per la tua famiglia, l’amore per la tua famiglia, il pensiero che hai di essa, 
il desiderio di tornare ad essa… ». 
«Mai più!!… ». 
«Mah!… Tutto questo è una cosa che può essere detta la religione 
della famiglia. Le religioni, le idee religiose, perciò, sono l’amore, il pensiero 
e il desiderio di andare dove è Colui o coloro in cui noi crediamo, 
che noi amiamo e desideriamo ». 
«Ah! E se io crederò in quel Dio lì, avrò una religione… È facile! ». 
«Bene. Facile che? Avere una religione o credere a quel Dio lì? ». 
«Questo e quello. Perché si crede facilmente ad un Dio buono come quello lì. 
Il romano ne nominava tanti e giurava… Dicevo: “per la dea Venere!”, 
“per il dio Cupido”. Ma dovevano essere dèi non buoni, perché lui 
faceva cose non buone nel nominarli ». 
«Non è stupida la fanciulla », commenta Pietro sottovoce. 
«Ma io ancora non so cosa è Dio, allora. E come si fa a capirlo, allora? 
In che è forte più di tutti? Non ha né spada né servi… ». 
«Maestro, aiutami… ». 
«Ma no, Natanaele! Insegni così bene… ». 
«Lo dici per bontà… Vediamo ad ogni modo di andare avanti. Senti fanciulla… 
Dio non è uomo. Egli è come una luce, uno sguardo, un suono, così grande 
che empie cielo e terra e tutto illumina, tutto vede, tutto 
istruisce e a tutto dà ordine… ». 
«Anche al romano? Allora non è un Dio buono. Ho paura! ». 
«Dio è buono e dà buoni ordini, e agli uomini aveva dato ordini di non fare 
guerre, di non fare schiavi, di lasciare le bambine alle madri loro e di 
non spaventare le fanciulle. Ma gli uomini non ascoltano sempre gli 
ordini di Dio ». 

«Tu sì, però… ». 
«Io sì ». 
«Ma se è più forte di tutti, perché non si fa ubbidire? E come parla se 
non è uomo? ». 
«Dio… oh! Maestro!… ». 
«Và avanti, Bartolmai. Sei un maestro così saggio, sai dire con tanta 
semplicità i pensieri più alti, e hai paura? Non sai che lo Spirito Santo è 
sulle labbra di quelli che insegnano la Giustizia? ». 
«Sembra così facile quando ti si ascolta… e tutte le tue parole sono 
qui dentro… Ma a tirarle fuori quando si deve fare ciò che Tu fai!… 
Oh! miseria di noi poveri uomini! Che maestri da nulla! ». 
«Riconoscere il nulla vostro predispone lo spirito all’insegnamento 
dello Spirito Paraclito… ». 
«Va bene. Senti, bambina. Dio è forte, fortissimo, più di Cesare, 
più di tutti gli uomini messi insieme coi loro eserciti e macchine 
da guerra. Ma però non è un padrone spietato, il quale faccia dire 
sempre sì, pena la sferza, a chi non lo dice. È un padre, Iddio. Tuo padre 
ti voleva bene? ». 
«Tanto! Mi ha messo nome Aurea Galla perché l’oro è prezioso 
e la Gallia è la patria, e diceva che io gli ero più cara dell’oro avuto 
un tempo e delle patria… ». 
«Tuo padre ti bastonava? ». 
«No. Mai. Anche se ero cattiva mi diceva: “Povera figlia mia!”, e piangeva… ». 
«Ecco! Così fa Dio. È padre, ci ama e piange se siamo cattivi, ma non 
ci forza a ubbidirlo. Però chi è cattivo sarà un giorno castigato 
con supplizi orrendi… ». 
«Oh! bello! Il padrone che mi ha levata alla madre e portata nell’isola 
e il romano nei supplizi! E io vedrò? ». 
«E tu vedrai da vicino a Dio, se in Lui crederai e se sarai buona. 
Ma per essere buona non devi odiare neppure il romano ». 
«No? Come faccio?!… ». 
«Pregando per lui o… ». 
«Cosa è pregare? ». 
«Parlare a Dio dicendogli ciò che vogliamo… ». 
«Ma io voglio la mala morte per i padroni! », dice con veemenza selvaggia 
la fanciulla. 
«No, non devi. Gesù non ti ama se tu dici così… ». 
«Perché? ». 
«Perché non si deve odiare chi ci ha fatto del male ». 
«Non posso amarli, però… ». 
«Per ora dimenticali… Cerca di dimenticarli. Poi, sarai più… istruita 
a Dio, pregherai per loro… Dunque dicevamo che Dio è potente ma 
lascia liberi i suoi figli ». 
«Io figlia di Dio? Ho due padri? Quanti figli ha? ». 
«Tutti gli uomini sono figli di Dio, perché Egli li ha fatti. Vedi le stelle 
lassù? Lui le ha fatte. E queste piante? Lui le ha fatte. E la terra su cui 
sediamo, e quell’uccello che canta, e il mare che è tanto grande, tutto 
e tutti gli uomini. E gli uomini sono più figli di tutto, perché sono figli per 
quella cosa che si chiama anima e che è luce, suono, sguardo, non 
grandi come i suoi che empiono tutto il Cielo e la Terra, ma però belli e che 
non muoiono mai come Egli non muore ». 
«Dove è l’anima? Io ce l’ho? ». 
«Sì. Nel tuo cuore, ed è quella che ti ha fatto capire che il romano era 
cattivo e che non ti farà certo desiderare di essere come lui. Non è vero? ». 
«Sì… ». La fanciulla riflette dopo l’incerto “sì”… Poi dice sicura: «Sì! Era 
come una voce dentro e un bisogno di avere soccorso… e con un’altra 
voce dentro, ma quella era mia, chiamavo la mamma… perché io 
non sapevo che c’era Dio, che c’era Gesù… Se l’avessi saputo, 
avrei chiamato Lui con quella voce che avevo dentro… ». 
«Tu hai capito bene, fanciulla, e crescerai nella Luce. Io te lo dico. 
Credi nel Dio vero, ascolta la voce della tua anima vergine di sapienza 
acquisita, ma vergine anche di mala volontà, a avrai in Dio un Padre, e nella 
morte, che è passaggio dalla Terra al Cielo per quelli che credono 
al Dio vero e sono buoni, avrai un posto in Cielo, vicino al tuo Signore », 
dice Gesù posando la mano sul capo della fanciulla. 
La quale muta posizione e si inginocchia dicendo: «A Te. 
È bello stare con Te. Non ti separare da me, Gesù. Ora so Chi sei e 
mi prostro. A Cesarea avevo paura di farlo… Ma mi parevi un uomo. 
Ora so che sei un Dio nascosto in un uomo e mi sei Padre e Protettore ». 
«E Salvatore, Aurea Galla ». 
«E Salvatore. Mi hai salvato ». 
«E più ti salverò. Avrai un nome nuovo… ». 
«Mi levi il nome che mi ha dato il padre mio? Il padrone nell’isola mi 
chiamava Aurea Quintilla, perché ci dividevano per colore e per numero 
e io ero la quinta bionda così… Ma perché non mi lasci il nome dato dal
padre mio? ». 
«Non te lo levo. Ma al tuo nome antico porterai aggiunto il nome 
nuovo, eterno ». 
«Quale? ». 
«Cristiana. Perché il Cristo ti ha salvata. Ma ecco che albeggia. 
Andiamo… Vedi, Natanaele, che è facile parlare di Dio agli abissi vuoti?… 
Hai parlato molto bene. La fanciulla si formerà rapidamente nella Verità… 
Vai avanti con i miei fratelli, Aurea… ». 

La fanciulla ubbidisce ma con timore. Preferirebbe rimanere presso 
Bartolomeo, il quale capisce e promette: 
«Vengo subito io pure. Và, ubbidisci… ». E rimasto con Gesù, Pietro, 
Simone e Matteo, osserva: «Peccato che la tenga Valeria. È sempre una pagana… ». 
«Non posso importa a Lazzaro… ». 
«C’è Niche, Maestro », suggerisce Matteo. 
«E Elisa… », dice Pietro. 
«E Giovanna… È amica di Valeria, e Valeria gliela cede certo 
volentieri. Sarebbe in una casa buona », dice lo Zelote. 
Gesù pensa e tace… 
«Farai Tu… Io raggiungo la fanciulla che sempre si volge. Si fida di me 
perché vecchio… La terrei… una figlia di più… Ma non è di Israele… », 
e se ne va, il buono ma troppo israelita Natanaele. 
Gesù lo guarda andare e scrolla il capo. 
«Perché quel gesto, Maestro? », chiede lo Zelote. 
«Perché mi fa pena vedere che anche i saggi sono schiavi delle prevenzioni… ». 
«Però… sia detto fra noi… Bartolmai ha ragione… e anzi… dovresti 
provvedere… Ricordati di Sintica e Giovanni… che non succeda una 
cosa uguale… Mandala a Sintica… », dice Pietro che ha paura di noie per 
la paganella fra loro. 
«Presto Giovanni sarà morto… Sintica è ancora troppo informe per essere 
maestra di una fanciulla quale è questa… Non è ambiente adatto… ». 

«Eppure non devi tenerla. Pensa che Giuda presto sarà con noi. 
E Giuda, Maestro, lasciamelo dire, è un lussurioso e un… uno 
che è facile a parlare per avere degli utili… e ha troppi amici fra i farisei… », incalza 
lo Zelote. 
«Ecco! Simone dice bene! Proprio quello che pensavo io! », esclama Pietro. 
«Ascoltalo, Maestro!… ». 
Gesù pensa e tace… Poi dice: «Preghiamo! E il Padre ci aiuterà… »; 
e, in coda agli altri, pregano fervorosamente… 

L’alba si muta in aurora… Superano un paesetto, riprendono la via fra le 
campagne… Il sole si fa forte sempre più. Si fermano a mangiare all’ombra 
di un noce gigantesco. 
«Sei stanca? », chiede Gesù alla fanciulla, che mangia svogliata. «Dillo e ci fermeremo ». 
«No, no. Andiamo… ». 
«Glielo abbiamo chiesto più volte. Ma dice sempre di no… », dice Giacomo d’Alfeo. 
«Posso, posso! Andiamo lontano… ». 
Riprendono ad andare. Ma Aurea si risovviene. «Ho una borsa. 
Mi hanno detto le dame: “La darai quando 
cominciano i monti”. I monti sono qui. E la do ». E fruga nella sacca 
dove Livia le ha messo qualche indumento… Trae la borsa e la dà a Gesù. 
«L’obolo… Non hanno voluto essere ringraziate. Sono migliori di 
molti fra noi… Prendi, Matteo. E conserva queste monete. Serviranno 
a elemosine segrete ». 
«Non devo dirlo a Giuda di Keriot? ». 
«No ». 
«Ma vedrà la fanciulla… ». 
Gesù non risponde… Riprendono ad andare. Faticosamente per il gran 
caldo, la polvere e la luce abbacinante. Poi si inizia la salita sulle prime 
propaggini del Carmelo, credo. Ma, benché qui sia più ombra e 
più fresco, Aurea va lentamente, inciampando spesso. Bartolomeo torna 
indietro, dal Maestro. « Maestro, la fanciulla è febbricitante ed esausta. 
Come facciamo? ». 
Si consultano. Sostare? Prenderla di peso e proseguire? Sì. No. Infine 
decidono che occorre almeno raggiungere la via che va a Sicaminon, per 
chiedere a qualche viandante, che ha cavalcature o carro, un aiuto. 
E vorrebbero caricarsi sulle braccia la fanciulla, ma lei, eroica nella sua 
volontà di allontanarsi, ripete il suo: «Posso! Posso! », e vuol andare 
da sé. È rossa, con occhi febbrili, esausta realmente. Ma non cede… 
Va lentamente, accettando di essere sorretta da Bartolomeo e Filippo… 
Ma cammina… Sono tutti stanchi veramente. Ma comprendono che è 
necessario andare e vanno… 
Il colle è superato. Ecco la coda opposta… il piano d’Esdrelon là in 
basso, e oltre ecco i colli fra i quali è Nazaret…
«Se non troveremo, sosteremo dai contadini… », dice Gesù… 
Vanno, vanno… Quasi al piano vedono un gruppo di discepoli. 
C’è Isacco e Giovanni d’Efeso con la madre, 
e Abele di Betlemme con la sua, fra altri che non conosco a nome. 
E per le donne c’è un rustico carro tirato 
da un forte muletto. E c’è Daniele e Beniamino pastori, Giuseppe barcaiolo e altri. 
«È la Provvidenza che ci soccorre! », esclama Gesù e ordina di sostare, 
mentre Lui va a parlare ai discepoli e specie alle due discepole. 
Le prende in disparte insieme a Isacco e racconta in parte la 
vicenda di Aurea: «L’abbiamo sottratta ad un immondo padrone… 
Vorrei portarla a Nazaret per curarla, perché è malata di paura e di fatica. 
Ma non ho veicolo. Voi dove andavate? ». 

«A Betlemme di Galilea presso Mirta. È impossibile resistere ai 
calori del piano », risponde Isacco. 
«Andate a Nazaret prima, ve lo chiedo in carità. Portate a mia Madre 
la fanciulla e ditele che fra due, tre giorni sarò da Lei. La fanciulla è 
febbrile. Non accogliete perciò i suoi deliri. Vi dirò poi… ». 
«Sì, Maestro. Ciò che Tu vuoi. Partiamo subito. Povera creatura! 
La bastonava? », chiedono i tre. 
«La voleva profanare ». 
«Oh!… Quanti anni ha? ». 
«Si e no tredici… ». 
«Il vile! L’immondo! Ma noi l’ameremo. Non siamo madri per merito, 
vero Noemi? ». 

«Se non troveremo, sosteremo dai contadini… », dice Gesù… 
Vanno, vanno… Quasi al piano vedono un gruppo di discepoli. 
C’è Isacco e Giovanni d’Efeso con la madre, e Abele di Betlemme con la 
sua, fra altri che non conosco a nome. E per le donne c’è un rustico carro tirato 
da un forte muletto. E c’è Daniele e Beniamino pastori, Giuseppe barcaiolo e altri. 
«È la Provvidenza che ci soccorre! », esclama Gesù e ordina di sostare, 
mentre Lui va a parlare ai discepoli e specie alle due discepole. 

Le prende in disparte insieme a Isacco e racconta in parte la vicenda 
di Aurea: «L’abbiamo sottratta ad un immondo padrone… Vorrei portarla 
a Nazaret per curarla, perché è malata di paura e di fatica. Ma non ho 
veicolo. Voi dove andavate? ». 
«A Betlemme di Galilea presso Mirta. È impossibile resistere ai calori 
del piano », risponde Isacco. 
«Andate a Nazaret prima, ve lo chiedo in carità. Portate a mia Madre 
la fanciulla e ditele che fra due, tre giorni sarò da Lei. La fanciulla è 
febbrile. Non accogliete perciò i suoi deliri. Vi dirò poi… ». 
«Sì, Maestro. Ciò che Tu vuoi. Partiamo subito. Povera creatura! 
La bastonava? », chiedono i tre. 
«La voleva profanare ». 
«Oh!… Quanti anni ha? ». 
«Si e no tredici… ». 
«Il vile! L’immondo! Ma noi l’ameremo. Non siamo madri per merito, 
vero Noemi? ». 
«Certo, Mirta. Signore, la tieni per discepola? ». 
«Non so ancora… ». 
«Se la tieni, noi ci siamo. Io non torno ad Efeso. Ho mandato amici a 
liquidare tutto. Resto con Mirta… 
Ricordati di noi per la fanciulla. Tu ci hai salvato i figli. Noi vogliamo salvare costei ». 
«Vedremo in seguito… ». 
«Maestro, le due discepole danno garanzia di santità… », perora Isacco. 
«Non dipende da Me… Pregate molto e tacete con tutti. Intendete? Con tutti ». 
«Taceremo ». 
«Venite col carro ». 
E Gesù retrocede, seguito da Isacco che guida il carro e dalle due donne. 
La fanciulla si è sdraiata sull’erba, cercando refrigerio fra gli steli alla gran febbre… 
«Povera creatura! Ma non morirà, vero? ». 
«Che bella fanciulla! ». 
«Cara, non temere. Sono una mamma, sai? Vieni… Sorreggila, Mirta… 
Vacilla… Aiutaci, Isacco… Qui dove ha meno scosse… La sacca sotto il capo… 
Mettiamogli sotto i nostri manti… Isacco, bagna questi lini 
da mettere sulla fronte… Che febbre, povera figlia… ». 
Le due donne sono sollecite e materne. Aurea, stordita dal febbrone, 
è quasi assente… 
Tutto è a posto… Il carro può partire… Isacco, prima di frustare, 
si sovviene: « Maestro, se vai al ponte trovi Giuda di Keriot. Ti attende con 
un mendico… È lui che ci ha detto che saresti passato di qui. La pace a Te, 
Maestro. Entro notte saremo a Nazaret! ». 

«La pace a Te, Maestro », dicono le discepole. 
«La pace a voi! »… 
Il carro se ne va di trotto… 
«Sia ringraziato il Signore!… », dice Gesù. 
«Sì. Bene per la fanciulla e bene per via di Giuda… Meglio se non sa nulla… ».


«Sì. È meglio. Tanto meglio che chiedo al vostro cuore un sacrificio. 
Ci separeremo avanti di essere a Nazaret, e voi del lago andrete 
con Giuda a Cafarnao, mentre Io coi fratelli, Toma e Simone, andrò a Nazaret».
«Così faremo, Maestro. E a questi che ti attendono, che dirai? ». 
«Che avevamo urgenza di avvertire mia Madre del mio arrivo… 
Andiamo… », e raggiunge i discepoli che, troppo felici per avere con loro 
il Maestro, non fanno domande di sorta.

427    http://www.potenzadellacroce.net/contenuti/materiali/Maria_Valtorta_-_Evangelo_completo.pdf