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lunedì 7 aprile 2014

Aurea Galla Cristiana


427. Aurea Galla istruita da Bartolomeo e poi mandata a Nazaret. 

Sono così precoci le albe estive che breve è il tempo che intercorre fra il tramonto 
della luna e il sorgere del primo albore. Di modo che, per quanto abbiano 
camminato solleciti, il periodo più oscuro della notte li 
sorprende ancora nelle vicinanze della città di Cesarea, né fa luce sufficiente 
un ramo di pruno acceso. 
Occorre sostare per qualche tempo, anche perché la fanciulla, meno usa 
di loro a camminare nella notte, 
inciampa sovente nei sassi sepolti a mezzo del polverume. 
«È meglio fermarsi qualche tempo. La fanciulla non ci vede ed è stanca », 
dice Gesù. 
«No, no, posso… Andiamo lontano, lontano… Potrebbe venire. Di qui siamo 
passati per venire a quella casa», dice battendo i denti la fanciulla, mescolando 
ebreo a latino in un nuovo idioma per farsi capire. 
«Andremo dietro quegli alberi e non ci vedrà nessuno. Non temere », 
le risponde Gesù. 
«Sì, non temere. Quel… romano a quest’ora è ubriaco fradicio sotto la tavola… », 
dice Bartolomeo per rassicurarla. 
«E poi sei con noi. Ti vogliamo bene noi! Non ti lasciamo fare del male. 
Ohè! Siamo dodici uomini robusti… », dice Pietro, poco più alto di lei, ma 
tarchiato per quanto elle è snella, bruciato dal sole quanto lei 
è di neve, povero fiore cresciuto nell’ombra per essere più solleticante e prezioso. 

«Una piccola sorella sei. E i fratelli difendono le sorelle… », dice Giovanni. 
La fanciulla, all’estrema fiammella dell’improvvisata torcia, alza sui suoi 
confortatori le chiare iridi grigio ferro intinto appena di azzurro, 
due limpide iridi ancor lucide del pianto versato nel terrore di poc’anzi… È 
sospettosa. Eppure di loro si fida. E passa con gli altri il rigagnolo asciutto 
oltre la via, per entrare in una proprietà che finisce lì in un frutteto folto. 
Si siedono al buio. E attendono. Gli uomini dormirebbero forse. 
Ma ogni rumore fa dare un gemito alla fanciulla, e il galoppo di un cavallo 
la fa aggrappare convulsa al collo di Bartolomeo, che forse, perché è 
molto anziano, attira la sua fiducia e confidenza. Perciò è impossibile dormire. 

«Ma non temere! Quando si è con Gesù non succede più nulla di male », dice Bartolomeo. 
«Perché? », domanda la fanciulla tremante e ancora avviticchiata al collo 
dell’apostolo. 
«Perché Gesù è Dio in Terra, e Dio è più forte degli uomini ». 
«Dio? Cosa è Dio? ». 
«Povera creatura! Ma come ti hanno allevata! Non ti hanno insegnato niente? ». 
«A tenere bianca la pelle, lucidi i capelli, a ubbidire ai padroni… 
a dire sempre sì… Ma io non potevo dire di sì al romano… era 
brutto e mi faceva paura… Tutto il giorno paura… Sempre lì… al bagno, alla 
vestizione… certi occhi… le mani… oh!… E chi non dice “sì” è bastonato… ». 
«Non sarai bastonata. Non c’è più il romano né le sue mani… C’è la pace… », 
le risponde Gesù. 
E gli altri commentano: «Ma è un orrore! Come bestie di valore, 
non più che a bestie! E peggio ancora… 
Perché una bestia sa almeno che le insegnano ad arare o a portare la 
sella e il morso perché quello è il suo ufficio. Ma questa creatura è stata 
gettata là senza sapere!… ». 
«Se sapevo mi gettavo in mare. Aveva detto: “Ti farò felice”… ». 
«Infatti ti ha fatta felice. In maniera che non immaginava. Felice per la Terra 
e per il Cielo. Perché conoscere Gesù è felicità », le dice lo Zelote. 
Un silenzio, in cui ognuno medita sugli orrori del mondo. Poi, sottovoce, 
la fanciulla chiede a Bartolomeo: 
«Mi dici cosa è Dio? Perché Lui è Dio? Perché è bello e buono? ». 
«Dio… Come fare a insegnarti tanto a te vuota di ogni idea religiosa? ». 
«Religiosa? Cosa è? ». 
«Altissima Sapienza! Io sono come uno che affoga in grande mare! 
Come faccio davanti a questo abisso? ». 
«È tanto semplice, Bartolomeo, ciò che ti pare difficile. È un abisso sì, 
ma vuoto. E tu puoi colmarlo del Vero. Peggio è quando gli abissi sono 
colmi di fango, veleni, serpi… Parla con la semplicità a cui parleresti 
ad un infante. Ed ella ti capirà come meglio non farebbe un adulto ». 

«Oh! Maestro! Ma non potresti farlo Tu? ». 
«Lo potrei. Ma la fanciulla accetterà le parole di un suo simile 
più facilmente che le mie di Dio. E d’altronde… Davanti a questi abissi 
sarete, in futuro, ad empirli di Me. Dovete pure imparare a farlo ». 
«È vero! Mi ci proverò. Senti, fanciulla… Te la ricordi la mamma tu? ». 
«Sì, Signore. Sono fioriti da sette anni i fiori senza di lei. Ma prima ero con lei ». 
«Va bene. E la ricordi? Le vuoi bene? ». 
«Oh! », un singhiozzo unito all’esclamazione dice tutto. 
«Non piangere, povera creatura… Senti… L’amore che tu hai per la mamma… ». 
«…e il padre… e i fratellini… », dice fra i singhiozzi la fanciulla. 
«Sì… per la tua famiglia, l’amore per la tua famiglia, il pensiero che hai di essa, 
il desiderio di tornare ad essa… ». 
«Mai più!!… ». 
«Mah!… Tutto questo è una cosa che può essere detta la religione 
della famiglia. Le religioni, le idee religiose, perciò, sono l’amore, il pensiero 
e il desiderio di andare dove è Colui o coloro in cui noi crediamo, 
che noi amiamo e desideriamo ». 
«Ah! E se io crederò in quel Dio lì, avrò una religione… È facile! ». 
«Bene. Facile che? Avere una religione o credere a quel Dio lì? ». 
«Questo e quello. Perché si crede facilmente ad un Dio buono come quello lì. 
Il romano ne nominava tanti e giurava… Dicevo: “per la dea Venere!”, 
“per il dio Cupido”. Ma dovevano essere dèi non buoni, perché lui 
faceva cose non buone nel nominarli ». 
«Non è stupida la fanciulla », commenta Pietro sottovoce. 
«Ma io ancora non so cosa è Dio, allora. E come si fa a capirlo, allora? 
In che è forte più di tutti? Non ha né spada né servi… ». 
«Maestro, aiutami… ». 
«Ma no, Natanaele! Insegni così bene… ». 
«Lo dici per bontà… Vediamo ad ogni modo di andare avanti. Senti fanciulla… 
Dio non è uomo. Egli è come una luce, uno sguardo, un suono, così grande 
che empie cielo e terra e tutto illumina, tutto vede, tutto 
istruisce e a tutto dà ordine… ». 
«Anche al romano? Allora non è un Dio buono. Ho paura! ». 
«Dio è buono e dà buoni ordini, e agli uomini aveva dato ordini di non fare 
guerre, di non fare schiavi, di lasciare le bambine alle madri loro e di 
non spaventare le fanciulle. Ma gli uomini non ascoltano sempre gli 
ordini di Dio ». 

«Tu sì, però… ». 
«Io sì ». 
«Ma se è più forte di tutti, perché non si fa ubbidire? E come parla se 
non è uomo? ». 
«Dio… oh! Maestro!… ». 
«Và avanti, Bartolmai. Sei un maestro così saggio, sai dire con tanta 
semplicità i pensieri più alti, e hai paura? Non sai che lo Spirito Santo è 
sulle labbra di quelli che insegnano la Giustizia? ». 
«Sembra così facile quando ti si ascolta… e tutte le tue parole sono 
qui dentro… Ma a tirarle fuori quando si deve fare ciò che Tu fai!… 
Oh! miseria di noi poveri uomini! Che maestri da nulla! ». 
«Riconoscere il nulla vostro predispone lo spirito all’insegnamento 
dello Spirito Paraclito… ». 
«Va bene. Senti, bambina. Dio è forte, fortissimo, più di Cesare, 
più di tutti gli uomini messi insieme coi loro eserciti e macchine 
da guerra. Ma però non è un padrone spietato, il quale faccia dire 
sempre sì, pena la sferza, a chi non lo dice. È un padre, Iddio. Tuo padre 
ti voleva bene? ». 
«Tanto! Mi ha messo nome Aurea Galla perché l’oro è prezioso 
e la Gallia è la patria, e diceva che io gli ero più cara dell’oro avuto 
un tempo e delle patria… ». 
«Tuo padre ti bastonava? ». 
«No. Mai. Anche se ero cattiva mi diceva: “Povera figlia mia!”, e piangeva… ». 
«Ecco! Così fa Dio. È padre, ci ama e piange se siamo cattivi, ma non 
ci forza a ubbidirlo. Però chi è cattivo sarà un giorno castigato 
con supplizi orrendi… ». 
«Oh! bello! Il padrone che mi ha levata alla madre e portata nell’isola 
e il romano nei supplizi! E io vedrò? ». 
«E tu vedrai da vicino a Dio, se in Lui crederai e se sarai buona. 
Ma per essere buona non devi odiare neppure il romano ». 
«No? Come faccio?!… ». 
«Pregando per lui o… ». 
«Cosa è pregare? ». 
«Parlare a Dio dicendogli ciò che vogliamo… ». 
«Ma io voglio la mala morte per i padroni! », dice con veemenza selvaggia 
la fanciulla. 
«No, non devi. Gesù non ti ama se tu dici così… ». 
«Perché? ». 
«Perché non si deve odiare chi ci ha fatto del male ». 
«Non posso amarli, però… ». 
«Per ora dimenticali… Cerca di dimenticarli. Poi, sarai più… istruita 
a Dio, pregherai per loro… Dunque dicevamo che Dio è potente ma 
lascia liberi i suoi figli ». 
«Io figlia di Dio? Ho due padri? Quanti figli ha? ». 
«Tutti gli uomini sono figli di Dio, perché Egli li ha fatti. Vedi le stelle 
lassù? Lui le ha fatte. E queste piante? Lui le ha fatte. E la terra su cui 
sediamo, e quell’uccello che canta, e il mare che è tanto grande, tutto 
e tutti gli uomini. E gli uomini sono più figli di tutto, perché sono figli per 
quella cosa che si chiama anima e che è luce, suono, sguardo, non 
grandi come i suoi che empiono tutto il Cielo e la Terra, ma però belli e che 
non muoiono mai come Egli non muore ». 
«Dove è l’anima? Io ce l’ho? ». 
«Sì. Nel tuo cuore, ed è quella che ti ha fatto capire che il romano era 
cattivo e che non ti farà certo desiderare di essere come lui. Non è vero? ». 
«Sì… ». La fanciulla riflette dopo l’incerto “sì”… Poi dice sicura: «Sì! Era 
come una voce dentro e un bisogno di avere soccorso… e con un’altra 
voce dentro, ma quella era mia, chiamavo la mamma… perché io 
non sapevo che c’era Dio, che c’era Gesù… Se l’avessi saputo, 
avrei chiamato Lui con quella voce che avevo dentro… ». 
«Tu hai capito bene, fanciulla, e crescerai nella Luce. Io te lo dico. 
Credi nel Dio vero, ascolta la voce della tua anima vergine di sapienza 
acquisita, ma vergine anche di mala volontà, a avrai in Dio un Padre, e nella 
morte, che è passaggio dalla Terra al Cielo per quelli che credono 
al Dio vero e sono buoni, avrai un posto in Cielo, vicino al tuo Signore », 
dice Gesù posando la mano sul capo della fanciulla. 
La quale muta posizione e si inginocchia dicendo: «A Te. 
È bello stare con Te. Non ti separare da me, Gesù. Ora so Chi sei e 
mi prostro. A Cesarea avevo paura di farlo… Ma mi parevi un uomo. 
Ora so che sei un Dio nascosto in un uomo e mi sei Padre e Protettore ». 
«E Salvatore, Aurea Galla ». 
«E Salvatore. Mi hai salvato ». 
«E più ti salverò. Avrai un nome nuovo… ». 
«Mi levi il nome che mi ha dato il padre mio? Il padrone nell’isola mi 
chiamava Aurea Quintilla, perché ci dividevano per colore e per numero 
e io ero la quinta bionda così… Ma perché non mi lasci il nome dato dal
padre mio? ». 
«Non te lo levo. Ma al tuo nome antico porterai aggiunto il nome 
nuovo, eterno ». 
«Quale? ». 
«Cristiana. Perché il Cristo ti ha salvata. Ma ecco che albeggia. 
Andiamo… Vedi, Natanaele, che è facile parlare di Dio agli abissi vuoti?… 
Hai parlato molto bene. La fanciulla si formerà rapidamente nella Verità… 
Vai avanti con i miei fratelli, Aurea… ». 

La fanciulla ubbidisce ma con timore. Preferirebbe rimanere presso 
Bartolomeo, il quale capisce e promette: 
«Vengo subito io pure. Và, ubbidisci… ». E rimasto con Gesù, Pietro, 
Simone e Matteo, osserva: «Peccato che la tenga Valeria. È sempre una pagana… ». 
«Non posso importa a Lazzaro… ». 
«C’è Niche, Maestro », suggerisce Matteo. 
«E Elisa… », dice Pietro. 
«E Giovanna… È amica di Valeria, e Valeria gliela cede certo 
volentieri. Sarebbe in una casa buona », dice lo Zelote. 
Gesù pensa e tace… 
«Farai Tu… Io raggiungo la fanciulla che sempre si volge. Si fida di me 
perché vecchio… La terrei… una figlia di più… Ma non è di Israele… », 
e se ne va, il buono ma troppo israelita Natanaele. 
Gesù lo guarda andare e scrolla il capo. 
«Perché quel gesto, Maestro? », chiede lo Zelote. 
«Perché mi fa pena vedere che anche i saggi sono schiavi delle prevenzioni… ». 
«Però… sia detto fra noi… Bartolmai ha ragione… e anzi… dovresti 
provvedere… Ricordati di Sintica e Giovanni… che non succeda una 
cosa uguale… Mandala a Sintica… », dice Pietro che ha paura di noie per 
la paganella fra loro. 
«Presto Giovanni sarà morto… Sintica è ancora troppo informe per essere 
maestra di una fanciulla quale è questa… Non è ambiente adatto… ». 

«Eppure non devi tenerla. Pensa che Giuda presto sarà con noi. 
E Giuda, Maestro, lasciamelo dire, è un lussurioso e un… uno 
che è facile a parlare per avere degli utili… e ha troppi amici fra i farisei… », incalza 
lo Zelote. 
«Ecco! Simone dice bene! Proprio quello che pensavo io! », esclama Pietro. 
«Ascoltalo, Maestro!… ». 
Gesù pensa e tace… Poi dice: «Preghiamo! E il Padre ci aiuterà… »; 
e, in coda agli altri, pregano fervorosamente… 

L’alba si muta in aurora… Superano un paesetto, riprendono la via fra le 
campagne… Il sole si fa forte sempre più. Si fermano a mangiare all’ombra 
di un noce gigantesco. 
«Sei stanca? », chiede Gesù alla fanciulla, che mangia svogliata. «Dillo e ci fermeremo ». 
«No, no. Andiamo… ». 
«Glielo abbiamo chiesto più volte. Ma dice sempre di no… », dice Giacomo d’Alfeo. 
«Posso, posso! Andiamo lontano… ». 
Riprendono ad andare. Ma Aurea si risovviene. «Ho una borsa. 
Mi hanno detto le dame: “La darai quando 
cominciano i monti”. I monti sono qui. E la do ». E fruga nella sacca 
dove Livia le ha messo qualche indumento… Trae la borsa e la dà a Gesù. 
«L’obolo… Non hanno voluto essere ringraziate. Sono migliori di 
molti fra noi… Prendi, Matteo. E conserva queste monete. Serviranno 
a elemosine segrete ». 
«Non devo dirlo a Giuda di Keriot? ». 
«No ». 
«Ma vedrà la fanciulla… ». 
Gesù non risponde… Riprendono ad andare. Faticosamente per il gran 
caldo, la polvere e la luce abbacinante. Poi si inizia la salita sulle prime 
propaggini del Carmelo, credo. Ma, benché qui sia più ombra e 
più fresco, Aurea va lentamente, inciampando spesso. Bartolomeo torna 
indietro, dal Maestro. « Maestro, la fanciulla è febbricitante ed esausta. 
Come facciamo? ». 
Si consultano. Sostare? Prenderla di peso e proseguire? Sì. No. Infine 
decidono che occorre almeno raggiungere la via che va a Sicaminon, per 
chiedere a qualche viandante, che ha cavalcature o carro, un aiuto. 
E vorrebbero caricarsi sulle braccia la fanciulla, ma lei, eroica nella sua 
volontà di allontanarsi, ripete il suo: «Posso! Posso! », e vuol andare 
da sé. È rossa, con occhi febbrili, esausta realmente. Ma non cede… 
Va lentamente, accettando di essere sorretta da Bartolomeo e Filippo… 
Ma cammina… Sono tutti stanchi veramente. Ma comprendono che è 
necessario andare e vanno… 
Il colle è superato. Ecco la coda opposta… il piano d’Esdrelon là in 
basso, e oltre ecco i colli fra i quali è Nazaret…
«Se non troveremo, sosteremo dai contadini… », dice Gesù… 
Vanno, vanno… Quasi al piano vedono un gruppo di discepoli. 
C’è Isacco e Giovanni d’Efeso con la madre, 
e Abele di Betlemme con la sua, fra altri che non conosco a nome. 
E per le donne c’è un rustico carro tirato 
da un forte muletto. E c’è Daniele e Beniamino pastori, Giuseppe barcaiolo e altri. 
«È la Provvidenza che ci soccorre! », esclama Gesù e ordina di sostare, 
mentre Lui va a parlare ai discepoli e specie alle due discepole. 
Le prende in disparte insieme a Isacco e racconta in parte la 
vicenda di Aurea: «L’abbiamo sottratta ad un immondo padrone… 
Vorrei portarla a Nazaret per curarla, perché è malata di paura e di fatica. 
Ma non ho veicolo. Voi dove andavate? ». 

«A Betlemme di Galilea presso Mirta. È impossibile resistere ai 
calori del piano », risponde Isacco. 
«Andate a Nazaret prima, ve lo chiedo in carità. Portate a mia Madre 
la fanciulla e ditele che fra due, tre giorni sarò da Lei. La fanciulla è 
febbrile. Non accogliete perciò i suoi deliri. Vi dirò poi… ». 
«Sì, Maestro. Ciò che Tu vuoi. Partiamo subito. Povera creatura! 
La bastonava? », chiedono i tre. 
«La voleva profanare ». 
«Oh!… Quanti anni ha? ». 
«Si e no tredici… ». 
«Il vile! L’immondo! Ma noi l’ameremo. Non siamo madri per merito, 
vero Noemi? ». 

«Se non troveremo, sosteremo dai contadini… », dice Gesù… 
Vanno, vanno… Quasi al piano vedono un gruppo di discepoli. 
C’è Isacco e Giovanni d’Efeso con la madre, e Abele di Betlemme con la 
sua, fra altri che non conosco a nome. E per le donne c’è un rustico carro tirato 
da un forte muletto. E c’è Daniele e Beniamino pastori, Giuseppe barcaiolo e altri. 
«È la Provvidenza che ci soccorre! », esclama Gesù e ordina di sostare, 
mentre Lui va a parlare ai discepoli e specie alle due discepole. 

Le prende in disparte insieme a Isacco e racconta in parte la vicenda 
di Aurea: «L’abbiamo sottratta ad un immondo padrone… Vorrei portarla 
a Nazaret per curarla, perché è malata di paura e di fatica. Ma non ho 
veicolo. Voi dove andavate? ». 
«A Betlemme di Galilea presso Mirta. È impossibile resistere ai calori 
del piano », risponde Isacco. 
«Andate a Nazaret prima, ve lo chiedo in carità. Portate a mia Madre 
la fanciulla e ditele che fra due, tre giorni sarò da Lei. La fanciulla è 
febbrile. Non accogliete perciò i suoi deliri. Vi dirò poi… ». 
«Sì, Maestro. Ciò che Tu vuoi. Partiamo subito. Povera creatura! 
La bastonava? », chiedono i tre. 
«La voleva profanare ». 
«Oh!… Quanti anni ha? ». 
«Si e no tredici… ». 
«Il vile! L’immondo! Ma noi l’ameremo. Non siamo madri per merito, 
vero Noemi? ». 
«Certo, Mirta. Signore, la tieni per discepola? ». 
«Non so ancora… ». 
«Se la tieni, noi ci siamo. Io non torno ad Efeso. Ho mandato amici a 
liquidare tutto. Resto con Mirta… 
Ricordati di noi per la fanciulla. Tu ci hai salvato i figli. Noi vogliamo salvare costei ». 
«Vedremo in seguito… ». 
«Maestro, le due discepole danno garanzia di santità… », perora Isacco. 
«Non dipende da Me… Pregate molto e tacete con tutti. Intendete? Con tutti ». 
«Taceremo ». 
«Venite col carro ». 
E Gesù retrocede, seguito da Isacco che guida il carro e dalle due donne. 
La fanciulla si è sdraiata sull’erba, cercando refrigerio fra gli steli alla gran febbre… 
«Povera creatura! Ma non morirà, vero? ». 
«Che bella fanciulla! ». 
«Cara, non temere. Sono una mamma, sai? Vieni… Sorreggila, Mirta… 
Vacilla… Aiutaci, Isacco… Qui dove ha meno scosse… La sacca sotto il capo… 
Mettiamogli sotto i nostri manti… Isacco, bagna questi lini 
da mettere sulla fronte… Che febbre, povera figlia… ». 
Le due donne sono sollecite e materne. Aurea, stordita dal febbrone, 
è quasi assente… 
Tutto è a posto… Il carro può partire… Isacco, prima di frustare, 
si sovviene: « Maestro, se vai al ponte trovi Giuda di Keriot. Ti attende con 
un mendico… È lui che ci ha detto che saresti passato di qui. La pace a Te, 
Maestro. Entro notte saremo a Nazaret! ». 

«La pace a Te, Maestro », dicono le discepole. 
«La pace a voi! »… 
Il carro se ne va di trotto… 
«Sia ringraziato il Signore!… », dice Gesù. 
«Sì. Bene per la fanciulla e bene per via di Giuda… Meglio se non sa nulla… ».


«Sì. È meglio. Tanto meglio che chiedo al vostro cuore un sacrificio. 
Ci separeremo avanti di essere a Nazaret, e voi del lago andrete 
con Giuda a Cafarnao, mentre Io coi fratelli, Toma e Simone, andrò a Nazaret».
«Così faremo, Maestro. E a questi che ti attendono, che dirai? ». 
«Che avevamo urgenza di avvertire mia Madre del mio arrivo… 
Andiamo… », e raggiunge i discepoli che, troppo felici per avere con loro 
il Maestro, non fanno domande di sorta.

427    http://www.potenzadellacroce.net/contenuti/materiali/Maria_Valtorta_-_Evangelo_completo.pdf


venerdì 4 aprile 2014

La giovane schiava salvata

Pellicani



...La luna si alza, si alza. È a perpendicolo sul capo. Il mare ha voce più forte, 
la maretta più forte odore, e il cono della luna che tuffa il suo raggio in mare si 
fa più ampio, abbraccia tutto lo specchio di fronte a Gesù, si 
perde sempre più lontano: una strada di luce che dai confini del mondo 
pare venire verso Gesù, risalendo il canale, terminando nel bacino della darsena. 
E da questa strada si avanza una barca, piccola, bianca. 

Avanza, avanza, senza lasciare tracce del suo passaggio sulla via acquea che si 
ricompone dopo il suo passaggio... 
Risale il canale... Eccola nella darsena silenziosa. Accosta. Si ferma. E tre 
ombre scendono. Un uomo nerboruto, una donna e un'esile figuretta fra loro. 
Si dirigono verso la casa del cordaio. 
Gesù si alza e va loro incontro. «La pace a voi. Chi cercate?». 
«Te, Maestro», dice Lidia scoprendosi e venendo avanti da sola. E continua: 
«Claudia ti ha servito. Perché  era giusta cosa e tutta morale. Quella è la 
fanciulla. Valeria fra qualche tempo la prenderà per bambinaia 
della piccola Fausta. Ma ti prega intanto di tenerla. Anzi di affidarla a tua Madre 
o alla madre dei tuoi parenti. È tutt'affatto pagana. Anzi, è più che pagana. 
Il padrone che l'ha allevata ha messo l'assoluto nulla in 
lei. Non sa né di Olimpo né di altro. Ha soltanto un terrore folle degli uomini, 
perché la vita le si è scoperta tutta, in tutta la sua brutalità, da qualche ora...». 

«Oh! triste parola! Troppo tardi?». 
«No, materialmente... Ma egli la preparava al suo... diciamo: sacrilegio. 
E la creatura è spaventata... Claudia l'ha dovuta lasciare per tutta la cena 
presso quel satiro, riservandosi ad agire quando il vino lo faceva meno 
capace di riflettere. Non occorre che io ti ricordi che, se l'uomo è sempre 
lubrico nei suoi amori sensuali, lo è sommamente quando è ebbro... Ma 
solo allora è uno zimbello che può essere premuto da una forza e 
depredato del suo tesoro. E Claudia ne ha approfittato. Ennio desiderava 
il ritorno in Italia, dalla quale è stato allontanato per sfavore... 
Claudia ha promesso il ritorno in cambio della fanciulla. Ennio ha abboccato al 
tranello... Ma domani, non più ebbro, si ribellerà, la cercherà, farà del chiasso. 
Vero è che domani Claudia avrà modo di porlo a silenzio». 
«Violenza? No!...». 

«Oh! violenza usata a buon fine è utile! Ma non sarà usata... Soltanto Pilato, 
ancor istupidito dal molto vino bevuto questa sera, firmerà l'ordine per Ennio 
di andare a riferire a Roma... Ah! Ah!... E al primo naviglio 
militare egli partirà. Ma intanto... bene è che la fanciulla sia altrove, per tema 
che Pilato si penta e revochi l'ordine... E' tanto incerto! Ed è bene che la 
fanciulla dimentichi, se può, le lordure umane. Oh! Maestro!... 
Fummo alla cena per questo... Ma come potemmo andarci a quelle orgie 
fino a pochi mesi fa senza sentirne nausea? Ne siamo fuggite appena ottenuto 
lo scopo... Là i nostri mariti emulano i bruti tuttora... Che nausea, 
Maestro!... E noi dobbiamo riceverli dopo che... dopo che...». 

«Siate austere e pazienti. Con l'esempio migliorerete i consorti». 
«Oh! non è possibile!... Tu non sai...». La donna piange più di sdegno 
che di dolore. Gesù sospira. Lidia riprende: «Claudia ti manda a dire che 
ha fatto questo per mostrarti che ti venera come l'unico Uomo 
che meriti venerazione. E vuole che ti dica che ti ringrazia di averle 
insegnato il valore di un anima e della purezza. Se lo ricorderà. Vuoi vedere 
la fanciulla?». 
«Sì. E l'uomo chi è?». 
«Il numido muto di cui Claudia si serve nelle cose più segrete. 
Non c'è pericolo di delazione... Non ha lingua...». 
Gesù ripete come nel pomeriggio: «Infelice!». Ma anche ora non fa miracolo. 
Lidia va a prendere per mano la fanciulla e quasi la trascina di fronte a Gesù. 
Spiega: «Sa poche parole latine e meno ancora ne sa di giudee... Una bestiola 
selvaggia... Unicamente oggetto di piacere». E alla fanciulla: 
«Non avere paura. Digli "grazie". Egli è che ti ha salvata... Inginocchiati. 
Baciagli i piedi. Su! Non tremare!... Perdona, Maestro! E' terrorizzata dalle 
ultime carezze di Ennio ubriaco...». 
«Povera creatura!», dice Gesù posando la mano sul capo velato della fanciulla. 
«Non temere! Ti condurrò da mia Madre, per qualche tempo. Da una Mamma, 
capisci? E avrai intorno tanti buoni fratelli... Non temere, figlia mia!». 
Cosa c'è nella voce di Gesù e nel suo sguardo? Tutto c'è: pace, sicurezza, 
purezza, amore santo. La fanciulla lo sente, getta indietro il mantello col 
cappuccio per guardarlo meglio, e la figuretta esile, di fanciulla appena 
alle soglie della pubertà, quasi ancora bambina, acerba nelle grazie, 
innocente nell'aspetto, appare in una veste troppo larga per lei... 
«Era seminuda... Le ho dato nella sacca e messo addosso le prime vesti 
che ho trovato...», spiega Lidia. 
«Una bambina!», dice con pietà Gesù. E tenendole la mano chiede: 
«Vuoi venire con Me, senza paura?». 
«Sì, padrone». 
«No. Non padrone. Dimmi Maestro». 
«Sì, Maestro», dice più sicura la fanciulla e un timido sorriso sostituisce 
l'espressione di paura che era prima sul volto bianchissimo. 
«Sei capace di fare molto cammino?». 
«Sì, Maestro». 
«Poi riposerai dalla mia Mamma, nella mia casa, in attesa di Fausta... 
una bambinella che amerai molto... Ti piace?». 
«Oh! Sì!...», e la fanciulla alza sicura i chiari occhi di un grigio azzurro 
bellissimo fra le ciglia d'oro, e osa chiedere: «Più quel padrone?», e un lampo 
di terrore ancora le turba lo sguardo. 
«Mai più», torna a promettere Gesù posando di nuovo la mano sui folti 
capelli di un biondo miele della fanciulla. 
«Addio, Maestro. A giorni saremo sul lago noi pure. Forse ci vedremo 
ancora. Prega per le povere romane». 
«Addio, Livia. Dì a Claudia che queste sono le conquiste che Io pretendo, 
e non altre. Vieni, fanciulla. Partiremo subito...». E tenendola per mano, 
si affaccia sulla porta del magazzino chiamando gli apostoli.

Mentre la barca, senza lasciare traccia della sua venuta, torna nell'aperto 
mare, Gesù e gli apostoli, con la fanciulla ammantellata in mezzo al gruppo, 
per le viette periferiche e deserte vanno verso la campagna... 

426 cap. http://www.potenzadellacroce.net/contenuti/materiali/Maria_Valtorta_-_Evangelo_completo.pdf