"Dignare me laudare Te Virgo sacrata. Da mihi virtutem contra hostes tuos". "Corda Iésu et Marìae Sacratìssima: Nos benedìcant et custòdiant".
lunedì 6 gennaio 2025
venerdì 3 gennaio 2025
giovedì 2 gennaio 2025
CONVERSIONE di Alfonso M. Ratisbonne
(Strasburgo, 1º maggio 1814 – Ain Karem, 6 maggio 1884)
La conversione di Alfonso M. Ratisbonne
L'apparizione della Madonna del Miracolo nella Chiesa di Sant'Andrea delle Fratte a Roma (20 gennaio 1842)
Alfonso Ratisbonne appartiene a una delle più ricche e influenti famiglie della numerosa comunità ebraica di Strasburgo. Il figlio maggiore, Théodore, convertitosi al Cristianesimo, era stato ordinato sacerdote nel 1830, l'anno stesso delle apparizioni a Santa Caterina Labourè. Don Thèodore diventerà uno dei principali collaboratori del parroco di Nostra Signora delle Vittorie e, come tale, propagandista entusiasta e instancabile della devozione all'Immacolata della "Medaglia miracolosa", cui raccomanderà ogni giorno il fratello Alphonse. In effetti, il giovane Alphonse, fedele all'Ebraismo più come riti e tradizioni che come pratica, sente doveroso battersi per l'assistenza e il riscatto dei fratelli nella fede d'Israele. La sua ostilità verso il Cristianesimo in generale, e il Cattolicesimo in particolare, non solo non è nascosta, ma è pubblicamente manifestata. Innamorato di una cugina, Flore, ha fissato con lei la data di un matrimonio vantaggioso anche sul piano sociale, ma voluto dai due soprattutto per amore. Prima di sposarsi, decide di fare un viaggio che lo porti sino a Gerusalemme, per vedere la terra dei suoi padri. Con una imprevista variazione, però, al suo programma, sceglie di visitare anche Roma. Arrivato nel giorno dell'Epifania del 1842, una delle sue prime visite è al Ghetto, dove vivono gli oltre quattromila ebrei romani. "Ho capito", scriverà ai familiari a Strasburgo, "quanto sia meglio far parte dei perseguitati piuttosto che dei persecutori".
A Roma, il Ratisbonne seppure di malavoglia viene in contatto con il gruppo dei ferventi cattolici francesi (molti dei quali convertiti) dei quali fa parte il barone Thèodore de Bussières, venuto dal Protestantesimo e amico del fratello sacerdote. Il de Bussières non solo impegna gli amici perché preghino per quel giovane ebreo, ma quasi come per una sfida lo convince a portare su di sé la "Medaglia miracolosa". Di più: ottiene da lui la promessa (poi mantenuta) di ricopiare il testo della famosa preghiera di san Bernardo che inizia con il Memorare, quel "Ricordati, Vergine Maria, che non si è mai sentito al mondo che qualcuno abbia invocato il tuo soccorso e sia stato abbandonato…". Malgrado abbia già prenotato la partenza in diligenza per Napoli (per proseguire poi da qui, in bastimento, verso Instambul e da lì in Palestina) Alphonse, spinto da una forza misteriosa, decide di restare ancora qualche giorno a Roma. Nella tarda mattinata del 1842 accompagna il barone de Bussières nella chiesa di Sant'Andrea delle Fratte, dicendo che resterà sulla carrozza mentre quel suo conoscente (più che amico) deve intendersi con i frati per l'organizzazione di un funerale. Malgrado l'intenzione di trattenersi su quel veicolo nobiliare, restato solo con il cocchiere, la curiosità di vedere l'interno della chiesa lo spinge ad entrare. E qui del tutto inaspettato, giungerà il "colpo di fulmine" che sconvolgerà radicalmente la sua vita, cambiandola per sempre. Diamo a lui la parola, traducendo il testo che Renè Laurentin (dedicatosi per anni anche alla ricostruzione critica di questo caso) ha ricostruito sulle fonti più sicure. "All'improvviso, mi sentii preso da uno strano turbamento e vidi come scendere un velo davanti a me. La chiesa mi sembrò tutta oscura, eccettuata una cappella, come se la luce si fosse concentrata tutta là. Non posso rendermi conto di come mi sia trovato in ginocchio davanti alla balaustra di quella cappella: in effetti, ero dall'altra parte della chiesa e tra me e la cappella c'erano, a sbarrare il passo, gli arredi che erano stati montati per un funerale. Levai comunque gli occhi verso la luce che tanto risplendeva e vidi, in piedi sull'altare, viva, grande, maestosa, bellissima e dall'aria misericordiosa, la santa vergine Maria, simile nell'atto e nella struttura all'immagine della Medaglia che mi era stata donata perché la portassi. Cercai più volte di alzare gli occhi verso di lei, ma il suo splendore e il rispetto me li fecero abbassare, senza impedirmi però di sentire l'evidenza dell'apparizione. Fissai lo sguardo, allora, sulle sue mani e vidi in esse l'espressione del perdono e della misericordia. Con quelle stesse mani, mi fece segno di restare inginocchiato. Ma una forza irresistibile mi spingeva verso di lei. Alla sua presenza, benché ella non abbia detto alcuna parola, compresi di colpo l'orrore dello stato in cui mi trovavo, la deformità del peccato, la bellezza della religione cattolica: in una parola, compresi tutto, di colpo".
La sconvolgente testimonianza di Ratisbonne termina con una frase che, per tutta la vita, amò ripetere: "Elle ne m'a rien dit, mais j'ai tout compris" ("Lei non mi ha detto nulla, ma ho capito tutto"). Come divorato nel desiderio di ricevere il battesimo (la cui importanza era stata rivelata), undici giorni dopo è ammesso al sacramento, assumendo il semplice nome di "Maria", che non abbandonerà neppure entrando nell'Ordine dei Gesuiti. Ordinato sacerdote nel 1848, resterà nella Compagnia con soddisfazione sua e dei superiori per alcuni anni: l'abbandonerà, in pieno accordo anche con il Papa, per unirsi al fratello Thèdore (prete già dal 1830, come sappiamo) che aveva fondato una congregazione quella di Notre Dame de Sion, ancora esistente per la conversione degli ebrei al Vangelo. Morirà in Terra Santa, ad Ain Karin, il luogo tradizionale della Visitazione di Maria a Elisabetta. Curiosa l'annotazione che ho trovato nel Diario di Paul Claudel, alla data del 14 marzo 1950: "La Provvidenza riservava a un giudeo convertito, padre Alphonse Ratisbonne, l'onore di ritrovare, sotto l'ammasso di rifiuti da lui acquistati a Gerusalemme, il lastricato autentico del Litostroto, il luogo dell'Ecce Homo". In effetti, è proprio così: il luogo comprato a Gerusalemme dai due fratelli Ratisbonne, nel 1856, si rivelerà uno dei più illustri della storia evangelica, addirittura il posto dove Pilato aveva stabilito il suo tribunale la fatale mattina di quel venerdì che precedeva la Pasqua. In Terra Santa, comunque, il lavoro dei due fratelli convertiti sarà massacrante e sarà posto soprattutto a favore degli orfani e, in genere, dei giovani (musulmani, ebrei, cristiani) privi di mezzi di sussistenza. Sulla conversione di Alphonse più ancora che su quella di Thèodore si accanirà l'opposizione violenta da parte dei membri della sua numerosa famiglia e dei correligionari sparsi in mezza Europa. Questa conversione, seguita all'esperienza del 20 gennaio 1842 a Sant'Andrea delle Fratte, fu sottoposta a processo davanti al tribunale canonico del Vicario di Roma. Sfilarono molti testi giurati, e dopo mesi di lavoro, il cardinale Costantino Patrizi firmava un decreto (porta la data del 3 giugno 1842) che così si conclude: "Consta pienamente la verità dell'insigne miracolo operato da Dio onnipotente per intercessione della Beata Vergine Maria, cioè la istantanea e perfetta conversione di Alfonso Ratisbonne dall'Ebraismo".
Alle diffamazioni che accompagnarono la vita di "padre Maria", come volle sempre essere chiamato, si sono poi unite le divagazioni psicologiche o psicanalitiche, per ridurre a fenomeno patologico la visione che determinò la conversione. Non è qui il caso di entrare in discussioni di questo tipo. Basti però ricordare quale sia stata la forza dell'evento di quel 20 gennaio 1842: per 42 anni, sino alla morte (sopravvenuta nel mese "mariano" di maggio, del 1884), Alphonse Ratisbonne mai mise in dubbio la verità di quanto gli era successo e fu fedele alla sua assistenza di sacrificio, come religioso impegnato al contempo nella preghiera e nell'azione. Poco prima della morte uscì in espressioni come questa: "Perché mi tormentate con le vostre cure? La Santissima Vergine mi chiama e io ho bisogno di lei. Desidero solo Maria! Per me è tutto". All'avvicinarsi della fine, pur ribadendo di sentirsi peccatore, confidò ai suoi che lo assistevano di non temere la morte ma di desiderarla, per vedere finalmente faccia a faccia la Signora che gli era apparsa splendente di luce, per pochissimi minuti, in quel lontano inverno romano. Una "illusione" una "manifestazione patologica"; i cui effetti vanno così in profondità e durano tanto? Tutti quei decenni di fedeltà al lampo nella cappella di Sant'Andrea sono la migliore smentita.
Vittorio Messori
Tratto da "Jesus", XXI (1999), n. 1
AMDG et B.V.MARIAE
E' cominciato il tempo dell'anticristo.
Avola, 26 Febbraio 2012 + Signore Gesù:
Profezie di fuoco - Giuseppe Auricchia
PROFEZIE SULLO SCISMA (estratti)
mercoledì 1 gennaio 2025
MESSAGGIO DI SAN PADRE PIO
MESSAGGIO DI S. PADRE PIO
NEL GIORNO DELLA SUA GLORIA
DOMENICA 16 GIUGNO 2002
PER MEZZO DI GIUSEPPE AURICCHIA
MAMMANELLI (AVOLA- SR)
A TUTTI SPECIALMENTE AI SACERDOTI
(Veggente : Mi trovo a Mammanelli, intento a ripulire la piazzetta, in cui appare la Madre Nostra, avverto in me un’ inspiegabile stranezza, non riesco a capire che cosa mi accada, allora lascio il lavoro, mi reco ai piedi della Croce, la guardo, mi commuovo e pensando al Sangue Preziosissimo di Gesù passo davanti ad Essa. Ad un tratto mi sento avvolgere da un profumo molto intenso, chiudo gli occhi, mi sento stordito, quando li riapro vedo vicino a me un monaco con il cappuccio in testa, lo riconosco subito: E’ PADRE PIO e così mi parla):
PADRE PIO:
“Coraggio, presto tutto passerà, scrivi quello che ti dico, non sai che oggi è la mia festa? Anzi no è la festa di Gesù e di Maria, è la festa della Santa Chiesa, scrivi questo messaggio e lo pubblicherai per tutti, ma specialmente per i Sacerdoti.
O Sacerdoti siate forti, sostenete con coraggio chi vuole portarvi allo stato laico e ridurre la vostra dignità di Sacerdote, ricordatevi : sublime fu il concetto di S.Francesco che ebbe a dire sui Sacerdoti :<Se io incontrassi un Sacerdote e un Angelo, prima saluterei il Sacerdote e poi l’Angelo >.
Il Sacerdote è superiore agli Angeli, il Sacerdote, solo lui ha il potere di consacrare le Ostie e rimettere i peccati, il Sacerdote non un uomo come gli altri, egli sull’altare è Cristo. Come in Cristo così nel Sacerdote esistono due nature(1), quella divina e quella umana. Fratelli Sacerdoti oggi vi invito, siate grandi, siate santi, anch’io sono un Sacerdote, per questo vi richiamo: se siete santi voi il popolo di Dio è salvo, se non siete santi voi, il popolo di Dio è perduto.
Voi ogni giorno avete la potenza di S. Michele Arcangelo, avete nella vostra bocca di trasformare la sostanza del pane in Corpo di Cristo, siate grandi, siate delle creature immense e più potenti che possano esistere. Sacerdoti siate vigili, attenti andate a tenere compagnia al Signore, preghiera Tabernacolo, preghiera Tabernacolo, di questo ha bisogno l’umanità, Dio è solo, Dio è abbandonato, fate ore di adorazione, di riparazione con Gesù Esposto per i peccati di questa umanità ingrata.
Il popolo di Dio vi vuole santi ai piedi dell’altare per costruire le sue opere. Beati i Sacerdoti che apprezzano la loro sublime vocazione e con la loro saggezza, edificante condotta conservano la fede ai fedeli.
Sacerdoti, la Madonna mi disse: <sono triste perché il Mio esercito glorioso di consacrati lasciando la sua divisa e le armi si sta disperdendo tra i secolari>.
Fratello mio scrivi ancora, in questo giorno sono contento di parlarti, tu fa quello che ti dico. Non avete capito lo scopo di tutta la calamità, la siccità della vostra terra, i preavvertimenti li avete avuti e ancora ne avrete, poi vi ritrovate a fare direttamente i vostri conti con Dio. Questa umanità ha perduto la via di Dio e siete così ingolfati nel peccato da non voler ascoltare la Parola di Dio. E’ proprio il peccato la causa unica dei vostri mali.
Fratelli Sacerdoti grazie, mentre oggi sull’altare festeggiate il mio nome, io ho sentito il lamento di nostra Madre del Cielo e del Suo Divino Figlio, per questo sono stato premuroso con questo messaggio di amore dedicato a voi Sacerdoti.
Fratelli miei, come me siete anime consacrate a Dio e la vostra vita deve essere piena di purezza e offerta a Dio, solo a Lui, per le promesse che noi Preti abbiamo fatto il giorno [della nostra consacrazione davanti] all’altare di Cristo, a noi Preti Gesù ha affidato la Chiesa, noi soli dobbiamo amministrare il Corpo di Cristo, porgendolo nella bocca ai Suoi fedeli, nostri fratelli e sorelle . Ti benedico”.
NOTE (1) Per analogia con Gesù Cristo nel quale sussistono due nature, divina ed umana nell’unica Persona del Verbo, così nella persona del sacerdote c’è un aspetto divino, in quanto partecipa al Sacerdozio di Cristo ed un aspetto umano, in quanto è uomo.
AVE MARIA!