lunedì 24 ottobre 2022

Sant’Antonio Maria Claret



Sant'Antonio Maria Claret y Clarà 
ora pro nobis

 

Biografia 

INFANZIA E GIOVINEZZA TRA I TELAI

Tra i telai, Antonio Claret getta le basi della sua vita. Vive in una famiglia dedita alla produzione tessile e, a 17 anni, va a Barcellona per specializzarsi in questo campo, collocandosi al centro del boom industriale del XIX secolo.


Antonio Juan Adjutor Claret Clará nacque a Sallent (Barcellona), a circa 15 km da Manresa, il 23 dicembre 1807, in una famiglia profondamente cristiana. Due giorni dopo, nella festa della Natività del Signore, i suoi genitori, Juan e Josefa, lo fanno battezzare nella chiesa parrocchiale di Santa Maria. Antonio è il quinto di undici figli, cinque dei quali muoiono prima del loro quinto compleanno. Cresce in una casa dedicata alla produzione di tessuti. Pochi mesi dopo la sua nascita, il ritmo dei telai viene rovinato dallo scoppio dell’invasione francese e della Guerra d’Indipendenza. L’atmosfera di violenza e insicurezza non lo travolge, anzi rafforza il suo temperamento infantile. Sebbene venga trasportato sulle spalle di qualcuno per sfuggire ai combattimenti durante i primi anni di guerra, quando ha solo quattro o cinque anni è abbastanza coraggioso da accompagnare e guidare l’anziano nonno che, essendo quasi cieco, è rimasto indietro nell’oscurità.

Il piccolo Anton trova pace e forza nell’amicizia con Gesù, che incontra nell’Eucaristia, e nella devozione alla Vergine Maria, la cui cappella a Fussimanya visita spesso con la sorella Rosa recitando il rosario. Il suo cuore di bambino è tenero e tocca il dolore degli altri. A cinque anni, pensa spesso alla miseria eterna di coloro che sono condannati. Questo sentimento lo rende desideroso di aiutare tutti a vivere secondo la volontà di Dio, evitando così la sofferenza eterna.

All’età di dodici anni sente la chiamata di Dio a diventare sacerdote, così suo padre lo mette a studiare il latino. Tuttavia, la scuola viene purtroppo chiusa per ordine del governo; così il padre lo mette a lavorare al telaio di famiglia. Consapevole del suo talento per la manifattura, si reca a Barcellona per seguire un corso di formazione nel settore tessile. Lavora e studia con una tale dedizione che presto diventa un’ossessione. Le sue preghiere diventano molto più brevi e meno entusiastiche rispetto a quelle della sua infanzia, anche se continua a partecipare alla Messa domenicale e a recitare regolarmente il rosario. A poco a poco dimentica il suo desiderio di essere un sacerdote, ma Dio lo sta guidando secondo i suoi piani.

LA FORZA DELLA PAROLA DI DIO LO GUIDA

Il giovane Antonio si interroga sulla sua identità. Tra le tante proposte per fondarla sul progresso e sul successo, la Parola di Dio lo muove, lo trasferisce e lo mette sulla strada della sequela di Gesù missionario.

Vivendo a Barcellona subisce alcune dure delusioni: il tradimento di un amico che deruba lui e altri, la seduzione di una donna che cerca di convincerlo a soddisfare le sue passioni e, soprattutto, lo shock di essere sul punto di annegare in mare. Il giovane Antonio sperimenta la vicinanza della Vergine Maria, che lo protegge nelle tentazioni e lo salva dalla morte, e la potenza della Parola di Dio che sconvolge il mondo confortevole dei suoi progetti e dei suoi sogni di successo. Il testo del Vangelo “Che cosa ci guadagnerà uno a conquistare il mondo intero, se poi distrugge se stesso?”. (Mth16, 26) scuote la sua coscienza. Nonostante alcune offerte di aprire una propria fabbrica, rifiuta di soddisfare i desideri del padre e decide di abbandonare tutto per diventare un certosino.

Entra nel seminario di Vic a 22 anni, senza abbandonare la sua intenzione di farsi monaco. L’anno successivo, mentre si recava alla Cartuja de Montealegre, un raffreddore preso sotto un forte temporale lo costrinse a ritirarsi e i suoi sogni di vita ritirata iniziarono a svanire. Continua gli studi in seminario a Vic. In quel periodo subisce una forte tentazione contro la castità, nella quale riconosce la materna intercessione della Vergine Maria in suo favore e soprattutto la volontà di Dio, che lo vuole missionario, evangelista.


Anche se non aveva completato gli studi teologici, il 13 giugno 1835 fu ordinato sacerdote perché il suo vescovo, Paolo di Gesù Corcuera, vide qualcosa di straordinario nella sua personalità. Rimane quattro anni a Sallent, dove completa gli studi e frequenta la parrocchia della sua città natale. La forza della Parola di Dio lo sconvolge di nuovo; questa volta, lascia la comodità della parrocchia e segue la chiamata ad evangelizzare come missionario. La situazione politica della Catalogna, divisa dalla guerra civile tra liberali e carlisti, e la situazione instabile della Chiesa sotto la costante pressione dei governanti, non lasciano ad Antonio altra soluzione che lasciare la sua patria e offrire i suoi servizi direttamente a Propaganda Fide, all’epoca incaricata del compito di evangelizzazione in tutto il mondo.

Dopo un viaggio pieno di pericoli, arriva finalmente a Roma. Si prende qualche giorno libero per fare esercizi spirituali con i gesuiti. Il direttore lo incoraggia a fare domanda per entrare nella Compagnia di Gesù. All’inizio del 1840, quattro mesi dopo aver iniziato il noviziato, soffre di un forte dolore alla gamba destra che gli impedisce di camminare. La mano di Dio si fa sentire. Il padre generale dei gesuiti, Jan Roothaan, dice risolutamente: “È volontà di Dio che tu torni presto in Spagna; non temere, tirati su”.

MISSIONARIO CON UN FAGOTTO IN CATALOGNA E NELLE ISOLE CANARIE

Una Bibbia, un cambio di vestiti e una mappa è tutto ciò che conteneva il fagotto che portava con sé nei suoi innumerevoli viaggi missionari. Povero e a piedi, attraversò la Catalogna e le Isole Canarie; tutti lo riconoscevano per la sua povertà, il suo stile amichevole e la sua passione missionaria.

Tornato in Catalogna, il vicario capitolare della diocesi di Vic, Luciano Casadevall, lo invia nella parrocchia di Viladrau. Lì, in assenza di medici e grazie alla sua conoscenza del potere curativo delle piante delle montagne del Montseny, serve giustamente i malati e acquisisce fama di guaritore. Poiché la sua preoccupazione missionaria è ancora viva, il 15 agosto 1840 decide di svolgere la sua prima missione popolare. Poiché la parrocchia è ben assistita, può andare a predicare le missioni nei villaggi vicini. Il suo superiore, consapevole della sua vocazione apostolica e dei frutti della sua predicazione, lo libera dal servizio parrocchiale e gli permette di dedicarsi alle missioni. Dal gennaio 1841 si trasferisce a Vic e si dedica completamente ad attraversare i diversi villaggi della diocesi. Per la comunione con la gerarchia e le facoltà pastorali coinvolte, chiede alla Propaganda Fide il titolo di “Missionario Apostolico” che riempie di contenuti spirituali e apostolici.


Cammina per gran parte della Catalogna tra il 1843 e il 1848, predicando la Parola di Dio, sempre a piedi, senza raccogliere denaro o doni per il suo ministero. Questo lo spinge a imitare Gesù Cristo e gli apostoli. Nonostante la sua neutralità politica, subirà presto persecuzioni e calunnie da parte di chi lo accusa di favorire i partiti più conservatori. In ogni località, predica le missioni al popolo e conduce ritiri per sacerdoti e religiosi. Ben presto scopre che anche altri mezzi di apostolato possono aiutarlo a garantire l’efficacia e la continuità dei frutti delle missioni: libri di preghiere pubbliche, catechismi e stampe destinate a sacerdoti, suore, bambini, giovani, sposati, genitori, ecc. Nel 1848 fonda la Biblioteca Religiosa, una casa editrice che nei suoi primi diciotto anni lancia 2.811.100 copie di libri, 2.509.500 di libretti e 4.249.200 opuscoli.

Come mezzo efficace per la perseveranza e il progresso nella vita cristiana fonda o promuove confraternite religiose, tra cui la Confraternita del Cuore Immacolato di Maria, e scrive il libro “Figlie del Cuore Beato e Immacolato di Maria”, che alla fine ispirerà la nascita dell’istituto secolare di affiliazione cordimariana.

Non potendo continuare a predicare in Catalogna a causa dello scoppio della Seconda Guerra Carlista, il suo superiore lo invia alle Isole Canarie. Dal febbraio 1848 al maggio dell’anno successivo, copre la maggior parte dell’isola di Gran Canaria e due località dell’isola di Lanzarote. Colloquialmente, viene presto chiamato “el Padrito“. È diventato così popolare che è co-patrono della diocesi di Las Palmas, insieme alla Virgen del Pino.

Vescovo missionario a Cuba

Una volta consacrato vescovo, rimane missionario. Con il personale del Buon Pastore, visita la sua diocesi tre volte. Consegna il pane della Parola, della cultura e della dignità umana. Viene perseguitato e versa il suo sangue per servire Dio e i poveri.

Tornato in Catalogna, il 16 luglio 1849 fonda in una cella del seminario di Vic la Congregazione dei Figli Missionari del Cuore Immacolato di Maria. La grande opera di Claret inizia umilmente con cinque sacerdoti dotati dello stesso spirito del Fondatore. Pochi giorni dopo, l’11 agosto, Mossen Anton conosce la sua nomina ad Arcivescovo di Santiago de Cuba. Nonostante le sue resistenze e le sue preoccupazioni per la Biblioteca Religiosa e la Congregazione dei Missionari appena fondata, viene costretto ad accettare l’incarico per obbedienza. Viene consacrato vescovo il 6 ottobre 1850, nella Cattedrale di Vic.


La situazione sull’isola di Cuba è deplorevole: sfruttamento e schiavitù, immoralità pubblica, insicurezza familiare, disaffezione alla Chiesa e soprattutto progressiva scristianizzazione. Al suo arrivo, il nuovo arcivescovo capisce che la cosa più necessaria è intraprendere un’opera di rinnovamento della vita cristiana e promuove una serie di campagne missionarie, alle quali partecipa, portando la Parola di Dio in tutti i villaggi. Dà al suo ministero episcopale un significato missionario. In sei anni ha visitato la maggior parte della sua vasta diocesi tre volte. Si preoccupa del rinnovamento spirituale e pastorale del clero e della fondazione di comunità religiose. Per l’educazione dei giovani e la cura delle istituzioni assistenziali riesce a far stabilire sull’isola gli Escolapios, i Gesuiti e le Figlie della Carità; insieme a M. Antonia Paris fonda il 27 agosto 1855 il convento delle Suore di Maria Immacolata o Missionarie Clarettiane. Combatte contro la schiavitù, crea una scuola agricola per i bambini poveri, istituisce una cassa di risparmio con un marcato carattere sociale, fonda biblioteche popolari, scrive due libri sull’agricoltura, ecc. Un’attività così intensa e diversificata comporta scontri, calunnie, persecuzioni e attacchi alla sua persona. Subisce un attacco a Holguin, il 1° febbraio 1856, che gli costa quasi la vita. Questo gli procura la gioia dei martiri che hanno versato il loro sangue per Cristo.

Reale Confessore e apostolo a Madrid e in Spagna

Anche se si sente come un uccello in gabbia, gli anni trascorsi a Madrid sono della massima maturità umana, spirituale e apostolica. La sua influenza evangelizzatrice raggiunge tutta la penisola e il Vangelo permea la cultura popolare del suo tempo con i suoi scritti e le sue iniziative.

La regina Isabella II lo sceglie personalmente come suo Confessore nel 1857 e quindi deve trasferirsi a Madrid. Deve recarsi a palazzo almeno settimanalmente per esercitare il suo ministero di confessore e occuparsi dell’educazione cristiana della principessa Isabella e del principe Alfonso e delle principesse che nasceranno negli anni successivi. Grazie alla sua influenza spirituale e alla sua determinazione, la situazione religiosa e morale della Corte sta gradualmente cambiando. Vive in modo semplice e povero.

Gli standard del palazzo non soddisfano né il tempo né lo spirito apostolico dell’arcivescovo Claret: esercita un’intensa attività in città, predica e confessa, scrive libri, visita prigioni e ospedali. Approfitta dei viaggi reali con i Re di Spagna per predicare ovunque. Promuove l’Accademia di San Miguel, un progetto che mira a riunire intellettuali e artisti per “associarsi per promuovere le scienze e le arti sotto l’aspetto religioso, unendo i loro sforzi per combattere gli errori, diffondere buoni libri e buone dottrine”. “


Nel 1859 la Regina lo nomina Protettore della chiesa e dell’ospedale di Montserrat, a Madrid, e Presidente del monastero di El Escorial. La sua gestione di questa istituzione non può essere più efficace e più ampia: restauro dell’edificio, recupero di campi produttivi per il finanziamento, equipaggiamento della chiesa, creazione di una corporazione di cappellani, di un seminario interdiocesano, di un collegio di istruzione secondaria e dei primi corsi di un’università.

Una delle sue maggiori preoccupazioni sarà quella di dotare la Spagna di vescovi idonei e pienamente dedicati alla loro missione e di proteggere e promuovere la vita consacrata; a questo proposito, influenza spiritualmente diversi fondatori e aiuta molte nuove congregazioni religiose a regolarizzare la loro situazione civile ed ecclesiastica.

Cerca costantemente di mantenere la sua indipendenza e neutralità politica, cosa che gli procura numerose faide. Diventa il bersaglio dell’odio e della vendetta di molti: “Nonostante abbia sempre proceduto con grande cautela in questo campo – si riferisce ai favoritismi -, non sono sfuggito ai pettegolezzi”, afferma. La sua unione con Gesù Cristo raggiunge il culmine nella grazia della conservazione delle specie sacramentali, concessa a La Granja (Segovia) il 26 agosto 1861.

Il cammino finale verso la Pasqua

Dopo aver predicato a Parigi e a Roma, sente di aver compiuto la sua missione. Malato, calunniato e perseguitato, rende il suo spirito sulla croce dell’esilio. Lui che ha cercato di imitare il suo Signore in ogni momento, alla fine ha percorso il suo cammino pasquale.

In seguito alla rivoluzione del settembre 1868, va in esilio con la Regina. A Parigi, continua il suo ministero con la Regina e il Principe delle Asturie, fonda le Conferenze della Sacra Famiglia e si prodiga in molte attività apostoliche, soprattutto per gli immigrati.

Nell’aprile del 1869, in occasione della celebrazione del giubileo d’oro del sacerdozio di Papa Pio IX e dei lavori preparatori del Concilio Vaticano I, saluta la famiglia reale e si trasferisce a Roma, dove vive nel convento di San Adriano, i Mercedari. Al Concilio interviene con passione a favore dell’infallibilità papale.


Dopo le sedute, con una salute piuttosto cagionevole e con il presentimento della sua morte, si trasferisce nella comunità che i missionari esiliati dalla Spagna hanno stabilito a Prades (Francia). Lì arrivano i suoi inseguitori, che cercano di arrestarlo e di portarlo in Spagna per il processo. Pertanto, è costretto a fuggire come un criminale e a rifugiarsi nel monastero cistercense di Fontfroide, vicino a Narbonne. In questo monastero nascosto, circondato dall’amore dei monaci e di alcuni dei suoi missionari, muore, a 62 anni e 10 mesi di età, il 24 ottobre 1870.

Le sue spoglie vengono trasferite a Vic nel 1897. Viene beatificato da Papa Pio XI il 25 febbraio 1934 e canonizzato da Papa Pio XII il 7 maggio 1950.

Bellissima autobiografia: https://misionerasclaretianasrmi.org/wp-content/uploads/2020/10/1.-Autobiografia-Claret-ESP-1.pdf



COR MARIAE IMMACULATUM

INTERCEDE PRO NOBIS


Santi Arcangeli

Benedetto XVI ci spiega chi sono gli Arcangeli: Michele, Gabriele e Raffaele 


“La vita è una lotta” e “Dio ha delegato alla lotta in nostra difesa gli arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele. Sono angeli guerrieri, sono angeli lottatori”. Con queste parole don Marcello Stanzione, autore di numerosi volumi dedicati agli angeli, tra cui “Gli angeli. Guida essenziale” per i tipi della Lev, descrive la missione dei santi Michele, Gabriele e Raffaele, di cui oggi si celebra la memoria. Il sacerdote, nell’intervista concessa a Vatican News, ricorda anche l’attenzione che sia Papa Francesco, sia Benedetto XVI hanno dedicato a queste creature. “Tutti e tre i nomi degli arcangeli finiscono con la parola ‘El’, che significa ‘Dio’ – disse ad esempio, Papa Ratzinger durante la Messa con ordinazioni episcopali del 29 settembre 2007 – Dio è iscritto nei loro nomi, nella loro natura.

(…) Essi sono messaggeri di Dio. Portano Dio agli uomini, aprono il cielo e così aprono la terra”. Lo scorso anno, invece, durante la Celebrazione Eucaristica a Santa Marta del 29 settembre, Papa Francesco mise a fuoco i compiti peculiari assegnati a ciascun arcangelo.

San Michele, principe della milizia angelica
Antitesi di Lucifero, Michele, generale degli angeli, è colui che difende la fede, la verità e la Chiesa. Il suo culto è molto diffuso sia in Oriente sia in Occidente: lo testimoniano le innumerevoli chiese, santuari, monasteri e anche monti a lui intitolati. “Michele ci difende contro il drago, che vuole distruggere tutto e tutti”: precisa don Marcello Stanzione, riferendosi alle parole di Papa Francesco. “San Michele ci aiuta soprattutto nella nostra lotta interiore particolare e personale”, prosegue, “perché ognuno è tentato, è provocato dal demonio su un aspetto”: “chi è tentato sulla lussuria, chi è tentato sull’orgoglio”.

LEGGI ANCHE: Preghiera a San Michele Arcangelo

San Gabriele, il messaggero della buona novella
Gabriele, “colui che sta al cospetto di Dio”, è l’annunciatore per eccellenza delle divine rivelazioni: il suo nome evoca subito l’Annuncio a Maria e quel “sì” che ha mutato la storia dell’uomo. Menzionato più volte nell’Antico e nel Nuovo Testamento, Gabriele è patrono della comunicazione per volere di Pio XII. “Gabriele è l’angelo delle belle notizie”, precisa il sacerdote salernitano, “e la notizia più bella è che Dio è nato, è morto ed è risorto per noi”. Gabriele, in qualche modo, “ci invita a leggere ogni giorno il Vangelo del giorno”.

San Raffaele, la medicina di Dio
La storia dell’arcangelo Raffaele è raccontata nel libro di Tobia e il suo culto si attesta a partire dall’XI secolo. Egli rompe i malefici del demonio, impedisce di nuocere ai figli di Abramo, favorisce la santità del matrimonio. “Raffaele, l’angelo guaritore di Dio”, spiega ancora don Marcello Stanzione, “è l’angelo che non ci deve far fare il passo sbagliato: Raffaele è sempre stato l’angelo protettore degli adolescenti”, “l’angelo che protegge i terapeuti”, “l’angelo dei fidanzati e degli sposi”.

Fonte www.vaticannews.va/Barbara Castelli

Lettera del Papa Benedetto XVI...

 

Benedetto XVI: tanti dubbi e paure allora sul Concilio, invece si è rivelato necessario

Lettera del Papa emerito al presidente dell’Università francescana di Steubenville, negli Usa, in occasione del Simposio internazionale sull’ecclesiologia di Ratzinger: “Il Vaticano II all'inizio sembrava turbare e scuotere la Chiesa più che di darle una nuova chiarezza per la sua missione. Il suo potere positivo sta lentamente emergendo”

Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano

Dubbi, stupore e soprattutto la paura che il Concilio potesse “turbare e scuotere” la Chiesa dalle sue fondamenta. Il Vaticano II si è rivelato invece non solo “significativo”, ma anche “necessario”. In uno dei suoi ormai rari interventi pubblici, il Papa emerito Benedetto XVI torna indietro a 60 anni fa, all’annuncio di Giovanni XXIII che lasciò sbalorditi i cardinali riuniti nella Basilica di San Paolo fuori le Mura. Lo fa in una lettera in inglese indirizzata a padre Dave Pivonka, presidente della Università francescana di Steubenville, in Ohio (Usa), dove si è svolto il X Simposio Internazionale sul tema L'ecclesiologia di Joseph Ratzinger. Un’occasione di “grande onore e gioia” per il Pontefice emerito che, dal Monastero Mater Ecclesiae dove risiede dalla rinuncia di circa dieci anni fa, prende carta e penna e ringrazia per questo evento che inserisce “il mio pensiero e il mio sforzo nella grande corrente in cui si è mosso”. Quindi il Concilio.

L'annuncio del Concilio 

“Quando ho iniziato a studiare teologia, nel gennaio del 1946, nessuno pensava a un Concilio Ecumenico”, esordisce Benedetto nella lettera, diffusa integralmente dalla Fondazione vaticana Joseph Ratzinger e letta all'inizio dei lavori del Simposio dal presidente padre Federico Lombardi. “Quando Papa Giovanni XXIII lo annunciò, con grande sorpresa di tutti, c’erano molti dubbi sul fatto che sarebbe stato significativo, anzi se sarebbe stato possibile, organizzare le intuizioni e le domande nell'insieme di una dichiarazione conciliare e di una dichiarazione di un'altra persona e quindi di dare alla Chiesa una direzione per il suo ulteriore cammino. In realtà, un nuovo Concilio si è rivelato non solo significativo, ma necessario”.

"Potere positivo"

“Per la prima volta – scrive ancora il Papa emerito -, la questione di una teologia delle religioni si era mostrata nella sua radicalità. Lo stesso vale per il rapporto tra la fede e il mondo della semplice ragione”. Temi, entrambi, che “non erano mai stati previsti in questo modo”: ciò spiega, rileva Ratzinger, “perché il Concilio Vaticano II all’inizio minacciava di turbare e scuotere la Chiesa più che di darle una nuova chiarezza per la sua missione. Nel frattempo – aggiunge nella lettera -, la necessità di riformulare la questione della natura e della missione della Chiesa è diventata gradualmente evidente. In questo modo, anche il potere positivo del Concilio sta lentamente emergendo”.

Una più ampia dimensione spirituale

Nella missiva, il Papa emerito ricorda pure come il suo lavoro ecclesiologico sia stato segnato dalla “nuova situazione” creatasi nella Chiesa in Germania dopo la fine della Prima Guerra mondiale. “Se fino a quel momento l’ecclesiologia era stata trattata essenzialmente in termini istituzionali, ora si percepiva con gioia la più ampia dimensione spirituale del concetto di Chiesa”. Tornano le parole di Romano Guardini, autore di riferimento per il Pontefice bavarese: “È iniziato un processo di immensa importanza. La Chiesa si sta risvegliando nelle anime”.

Dottrina agostiniana

Benedetto rammenta l’evoluzione del concetto del “Corpo di Cristo”, cristallizzato nell’enciclica Mystici Corporis di Pio XII. Cita inoltre la sua dissertazione su Popolo e Casa di Dio nella dottrina agostiniana della Chiesa, approfondita nell’ambito del Congresso agostiniano di Parigi nel ‘54. Quindi rammenta la disputa sul significato di Civitas Dei che “sembrava definitivamente risolta” e la dissertazione di Heinrich Scholz,che aveva ricevuto l’approvazione dell’opinione pubblica “che assegnava alla Chiesa e alla sua fede un posto bello, ma anche innocuo”. “Chi avesse osato distruggere questo bel consenso non poteva che essere considerato un ostinato”, scrive. E sottolinea nel testo che “l’augustinismo medievale fu davvero un errore fatale, che oggi, fortunatamente, è stato definitivamente superato”.

La giusta comprensione della Chiesa e del mondo

“Nel Vaticano II la questione della Chiesa nel mondo è diventata finalmente il vero problema centrale”, afferma il Papa emerito nelle ultime righe. Da qui l’augurio che il Simposio dell’Università di Steubenville possa essere “utile nella lotta per una giusta comprensione della Chiesa e del mondo nel nostro tempo”.

https://www.vaticannews.va/it/vaticano/news/2022-10/benedetto-xvi-lettera-universita-steubenville-concilio.html

giovedì 20 ottobre 2022

Suor Dede...

 

  • IL CASO NEGLI USA

Suor Dede vince senza cedere al ricatto vaccinale

Suor Deirdre Byrne, per i suoi malati suor Dede, è la superiora religiosa ed ex colonnello dell'esercito Usa che non si è piegata al ricatto vaccinale. Dopo una lunga battaglia legale, ha strappato una prima vittoria. Ecco cosa insegna a noi la sua responsabilità. 

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Forse il nome di Suor Deirdre Byrne non dirà molto ai lettori italiani. Un’informazione utile per rinfrescare la memoria potrebbe essere quella di tornare al 26 agosto 2020, quando la religiosa appartenente alla Congregazione delle Little Workers of Sacred Heart of Jesus and Mary, intervenne alla Convention dei Repubblicani, difendendo la vita in ogni suo momento.

Suor Deirdre è un personaggio: doppia specializzazione, una in Medicina di famiglia, l’altra in Chirurgia generale, e 29 anni di servizio tra i militari, che l’hanno portata al grado di Colonnello nel US Army. Lasciati i gradi dell’esercito, ha assunto i “gradi” religiosi, diventando superiora della sua comunità di Washington D.C., dove continua ad esercitare la professione medica a titolo assolutamente gratuito, aiutando soprattutto i più poveri.

Il suo nome si trova anche tra le firmatarie, insieme a Wanda Półtawska, dell’appello dell’8 marzo 2021, The Voice of Woman in Defense of Unborn Babies and in Opposition to Abortion-Taninted Vaccines, dell’8 marzo 2021, nel quale si prendeva una posizione lucida e ferma contro l’utilizzo dei feti umani abortiti nella ricerca medica e nella preparazione di farmaci e vaccini. E Suor Deirdre ci ha messo non solo la firma, ma ha accettato di rischiare tutto, come dimostra la sua storia.

Nell’agosto 2021, il distretto di Columbia aveva deliberato l’obbligo di vaccinazione contro la Covid-19 per tutti gli operatori del settore sanitario. Difesa dall’Avvocato Christopher Ferrara, membro della Thomas More Society, uno studio legale no-profit per la difesa della vita, della famiglia e della libertà religiosa, la Suora aveva subito richiesto l’esenzione per motivi religiosi, in quanto i tre vaccini disponibili (Pfizer, Moderna e J&J) risultano realizzati ricorrendo a linee cellulari fetali, provenienti da bambini abortiti, in fase di ricerca e/o di produzione.

La richiesta, all’inizio del mese di marzo 2022, era stata rifiutata, con la conseguente sospensione della Suora dall’esercizio della professione medica. Ma gli avvocati avevano replicato, intentando una causa contro il Distretto di Columbia (DC), il Sindaco, Muriel Bowser, e il Direttore del Dipartimento della Salute, La Quandra Nesbitt, a causa del loro rifiuto di concedere l'esenzione per motivi religiosi. L’obiezione religiosa è infatti assolutamente fondata per il fatto che l’aborto, spiegano i legali, «si collega e supporta la sperimentazione che coinvolge tessuti fetali abortiti e linee cellulari da essi derivate, che ora sono centrali per l'industria dei vaccini, più recentemente in riferimento alle iniezioni sperimentali genetiche a mRNA e DNA per il Covid-19».

Il 15 marzo, Suor Deirdre riceveva finalmente una lettera da parte del Dipartimento della Salute del Distretto di Columbia, nella quale, a causa della diminuzione dei casi di Covid-19, veniva riconosciuta alla suora un’esenzione fino al 15 marzo 2023. La lettera specifica che «se successivamente il Direttore riconoscerà che qualora rientrasse nel miglior interesse della salute pubblica, l’esenzione concessale potrà essere revocata». Suore Dede, come viene amichevolmente chiamata, può dunque riprendere la sua attività di cura dei più bisognosi, ma dalla lettera emerge chiaramente che la partita non è vinta. Chi deciderà di questo “best interest”, espressione che ormai siamo abituati a sentire in tutti i contesti in cui la persona viene in realtà calpestata (qualcuno ricorda il piccolo Alphie)? Dunque, la situazione rimane incerta, almeno dal punto di vista legale. Perché da quello morale e religioso, Suor Dede è ormai diventata un punto di riferimento granitico per quanti hanno compreso la posta in gioco di questi sieri.

Intervenendo alla trasmissione The World Over del 10 marzo scorso, Suor Dede, lamentava le conseguenze del primo rifiuto di concederle l’esenzione: «Non posso esercitare la mia professione, ho chiuso la mia clinica per un mese, non posso vedere i pazienti. Non posso più aiutare nessuno. Posso solo attendere per vedere cosa accadrà».

Nessuna idea però di cedere al ricatto, pur nella lucida consapevolezza che la sua scelta comportava conseguenze dolorose anche per altre persone, come i “suoi” malati: «Non avevo altra scelta che scegliere il vaccino o smettere di esercitare la professione medica a Washington DC. La mia terza opzione è stata quella di rimanere ferma, perché ho sentito di essere come una piccola punta di una freccia di tante persone che sono costrette a fare la stessa cosa».

La “terza opzione”: è quella che le anime che vivono di fronte a Dio sanno scoprire, quando si trovano strette nel dilemma; un dilemma causato da un’ingiustificata costrizione del potere politico. La “terza opzione” è quella che ha la forza di emergere solo quando, di fronte alle dure conseguenze della propria scelta, non si accetta di fare un passo indietro, perché prevale la consapevolezza che ciò che molto vale molto esige. E Colui che tutto vale, tutto esige.

Suor Dede mostra di avere una mentalità molto diversa da quella che si manifesta nei nostri meschini ragionamenti, per cui si rimane fedeli al Dio della vita e agli innocenti che portano la Sua immagine, solo finché questo non comporta per noi la drammatica possibilità di perdere la salute, il lavoro, i legami più cari, persino la vita. Una logica che non la sottrae alla responsabilità verso il prossimo; una responsabilità la “Suora colonnello” esercita pienamente, capendo che un suo eventuale cedimento potrebbe trascinare tante altre persone, che si trovano nella sua stessa situazione, al cedimento. Responsabilità verso il prossimo è infine quella di rifiutarsi concretamente, pagando sulla propria pelle, di accettare un sistema che fa dei piccoli indifesi dei fornitori di materiale biologico.

Suor Dede ne è più che mai consapevole, e perciò, nella stessa intervista, lanciava un appello: «Le persone devono diventare più consapevoli» della connessione tra questi vaccini e le linee cellulari provenienti da aborti. Dalla sua coscienza, abituata a stare al cospetto di Dio più che degli uomini, la Suora ha avvertito salire un imperativo: «Ho sentito che Dio mi chiamava ad essere una voce per la vita, per i bambini non nati, e volevo rimanere ferma su questo punto [...] Come cattolici dobbiamo sostenere e difendere i non nati, dal momento del concepimento fino alla morte naturale». Si potrebbe pensare che si tratta di una “chiamata speciale”, di una voce destinata solo a lei. Ma non è così. La voce è quella di Dio e Dio non cambia, non contraddice se stesso. Suor Dede l’ha sentita perché non l’ha soffocata con le preoccupazioni di quello che potrà accadere, ma ha lasciato che essa emergesse per quella che è, con tutte le esigenze che comporta, senza tentennare di fronte al prezzo da pagare.

Non sapevate che Io debbo occuparMi delle Cose del Padre Mio ?


 

Con la Mia Croce Noi vinceremo

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2 febbraio 2006 – Presentazione di GESÙ al Tempio

 

JNSR:   Che possiamo fare per la Tua Croce, ora ?

 

GESÙ:   Voi non capite il senso del tempo presente: scrupolosamente, l’uomo regredisce nella Fede in Cristo. Alcuni pensano che si diventa folli a forza di preoccuparsi degli Affari del Regno. Ed Io vi dico:  Si, occupatevi degli Affari del Padre Mio. Non ci si perde su questa strada, al contrario, voi vi ritroverete tutti uniti.

 

Parlando del Padre Mio: é al Tempio che Giuseppe e MARIA Mi ritrovarono, perché ogni essere deve manifestarsi: ”Non sapevate che Io debbo occuparMi delle Cose del Padre Mio ? Come potete voi trascurare la Mia Croce! È talmente più facile piacere agli uomini, che voi esitate a parlare della richiesta del vostro Dio che vuole la Sua Croce. Ma Io sono qui per guidarvi come vi ho promesso. Affrettatevi finché il tempo vi é ancora favorevole. Non abbiate più esitazioni, non più di quante questa faccenda ne richieda. Io sono qui.

 

Inchiodato alla Croce, il Cristo ha supplicato il Padre Suo di perdonare i colpevoli.

 

Se il corruccio del Padre è divino, anche l’intercessione del Figlio é divina.

 

Se GESÙ, Figlio del Padre, ribadisce la Sua richiesta a Dozulé dopo 33 anni di pazienza, è con la Voce della Santissima Trinità che voi dovete ascoltarla. Perché questa Umanità deve lottare con tutte le sue forze contro il Male. È adesso che deve rigettare il Male che ha accettato per tanti anni. La Mia Croce l’aiuterà. Da lì verrà la Gloria di questa Terra che reclama il suo Dio per vivere e per onorarLo.

 

Sappiate tutti che l’Incarnazione del Figlio di Dio tra gli uomini, ha scatenato questa manifestazione criminale: fin dall’origine del mondo, Satana ha deciso di lottare contro Dio visibile. Si é accanito ad inoculare il veleno del suo odio negli spiriti.  E nel corso  dei secoli, il peccato contro lo Spirito Santo non ha smesso di crescere. Satana è il nemico giurato del Nostro Dio Eterno, del Nostro Salvatore e della Sua Croce.

 

Dubitare, ancora oggi, della Salvezza del Mondo tramite il Sacrificio di GESÙ sulla Sua Croce, significa ritardare la Gioia di Dio che viene a offrirvi la Nuova Terra e i Cieli Nuovi.  È per questo che Io vi chiedo di elevare la Mia Croce di 738 metri. Essa sola sradicherà il peccato più grave che ci sia: quello che conduce il Mondo senza Dio alla sua rovina.

 

Con la Mia Croce Noi vinceremo colui che ha voluto uguagliare Dio

e annientare la Sua Creazione.

GESÙ Cristo .

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