martedì 29 giugno 2021

"LA PASTORALITA' SENZA VERITA' E' PURO ARBITRIO": Card. Caffarra.


TEMA 

Del 48° Congresso  eucaristico internazionale:

 "L'EUCARISTIA, LUCE E VITA DEL NUOVO MILLENNIO"

ospitato a Guadalajara in Messico dal 10 al 17 ottobre 2004.


Fu preceduto da TRE DOCUMENTI  FONDAMENTALI:

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CONGREGAZIONE PER IL CULTO DIVINO E LA DISCIPLINA DEI SACRAMENTI: ISTRUZIONE Redemptionis sacramentum su alcune cose che si devono osservare ed evitare circa la Santissima Eucaristia 

del 23 aprile 2004

http://www.webdiocesi.chiesacattolica.it/cci_new/documenti_diocesi/77/2014-04/14-333/Redemptionis%20Sacramentum.pdf

[91.] Nella distribuzione della santa Comunione è da ricordare che«i ministrisacri non possono negare isacramenti a coloro che li chiedano opportunamente, siano disposti nel debito modo e non abbiano dal diritto la proibizione diriceverli».[177] Pertanto, ogni cattolico battezzato, che non sia impedito dal diritto, deve essere ammesso alla sacra comunione. Non è lecito, quindi, negare a un fedele la santa Comunione, per la semplice ragione, ad esempio, che egli vuole ricevere l’Eucaristia in ginocchio oppure in piedi. 

[92.] Benché ognifedele abbia sempre il diritto diricevere, a sua scelta, la santa Comunione in bocca,[178] se un comunicando, nelle regioni in cui la Conferenza dei Vescovi, con la conferma da parte della Sede Apostolica, lo abbia permesso, vuole ricevere il Sacramento sulla mano, glisia distribuita la sacra ostia. Si badi, tuttavia, con particolare attenzione che il comunicando assuma subito l’ostia davanti al ministro, di modo che nessuno si allontani portando in mano le specie eucaristiche. 

Se c’è pericolo di profanazione, non sia distribuita la santa Comunione sulla mano dei fedeli.[179]

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LETTERA
DOMINICAE CENAE
DEL PAPA GIOVANNI PAOLO II
A TUTTI I VESCOVI
SUL MISTERO E CULTO DELL'EUCARISTIA

del 24 febbraio 1980

https://www.vatican.va/content/john-paul-ii/it/letters/1980/documents/hf_jp-ii_let_19800224_dominicae-cenae.html


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CONGREGAZIONE PER IL CULTO DIVINO E LA DISCIPLINA DEI SACRAMENTI:  Inaestimabile  Donum   

Premessa

A seguito della Lettera indirizzata ai vescovi e, per loro tramite, ai sacerdoti il 24 febbraio 1980, nella quale il santo Padre Giovanni Paolo II ha considerato nuovamente il dono inestimabile della santissima Eucaristia, la Sacra Congregazione per i Sacramenti e il Culto Divino richiama all'attenzione dei vescovi alcune norme riguardanti il culto di così grande mistero.

http://www.cdl.diocesipa.it/PAGINE_NUOVO_SITO/Documenti/Inaestimabile%20Donum.htm


SONO DOCUMENTI PER TUTTI I  CRISTIANI E NON SOLAMENTE 

PER  IL  "MINISTRO STRAORDINARIO PER LA COMUNIONE"



AMDG et DVM

lunedì 28 giugno 2021

L'Apocalisse di san Giovanni Apostolo



'Su l'Apocalisse di S. Giovanni Apostolo. Settembre-ottobre 1950. I Quaderno' (Parte II)

                        L'Apocalisse 

   Cap. II

   L'Apocalisse è un libro di rivelazione, sì. Anzi esso conclude la grande Rivelazione. Ma è anche un libro profetico.
   Rivelazione e profezia vengono ambe da Dio. Perché solo Dio li ispira. Solo Dio li può ispirare perché solo Egli sa la Verità essendo la Verità, e conosce gli eventi futuri perché è l'Eterno, l'Onnisciente, l'Onnipotente.
   La profezia è come una proiezione di fatti futuri, visti da Dio solo, e illuminati a coloro che vivono nelle nebbie del loro temporaneo presente. Per far capire ai grandi analfabeti della religione — e sono tanti, tanti anche fra coloro che limitano l'esser cattolici al ricevere i Sacramenti, all'ubbidire al precetto festivo, al prender parte alle processioni, all'andare, sì, anche questo, alle prediche, ma che non sanno rispondere, se vengono interrogati, a tante cose, al significato di certe parole, e una è la parola "profezia e profeti" e l'altra è quella di "apostolo", e altre ancora, e confondono quanto è cosa buona, cosa di luce, con cosa non buona, non fatta di luce, perché non sanno — per far capire a questi analfabeti della religione cosa è la rivelazione e cosa è la profezia, così come altrove, a spiegare l'Unità e Trinità di Dio, si è portato il paragone delle tre facce di un poliedro, altrettanto ora si porti il paragone, e forse capiranno, di una proiezione su fatti reali, ma avvenuti in un altro luogo e in un tempo antecedente, o di una proiezione di fatti che certo verranno, ma ancora non sono, e una sola Mente li sa, una sola Pupilla li vede, una sola Parola li può illustrare.
   L'uomo, nei secoli, ha fatto molte invenzioni e scoperte, alcune buone, alcune cattive, altre che avrebbero potuto esser buone, perché potevano esser mezzo di formazione, di istruzione, e anche di elevazione, e che invece si sono fatte non buone perché hanno servito ad eccitare i bassi appetiti della parte inferiore, a corrompere l'intelletto, a ledere l'anima per conseguenza. Una di queste cose, che avrebbero potuto esser buone e che si son fatte non buone, avendo servito ad illustrare il vizio, il delitto, il peccato, è la cine­matografia; un'altra, la stampa. Ma a rendere la nostra idea serve la prima. La cinematografia, coi suoi film, può illustrare fatti e perso­ne del passato. Più o meno storicamente bene, perché l'uomo rara­mente fa bene ciò che fa, e più raramente ancora fa secondo la veri­tà delle cose. Ma, ad ogni modo, a mezzo di questa invenzione, è pos­sibile mostrare ai viventi persone, avvenimenti, usi e costumi di se­coli e anche di millenni passati. Il film scorre e l'uomo vede.
   Dio prende un uomo – profeta o ispirato da Lui, certo da Lui eletto a quello scopo – e agli occhi o alle orecchie spirituali dello stesso illumina o dice eventi passati di cui si è, o per scorrere di secoli o per alterazione involontaria facile a sorgere nella rivelazione verbale, o per alterazione volontaria causata da scismi religiosi, da eresie, da indagine scientifica disgiunta da sapienza religiosa, alterata la verità. Oppure illumina e rivela fatti futuri che nel suo eterno Presente solo Egli conosce. Ed essi vedono, ed essi sentono, come se un film sonoro venisse girato per loro. E Dio li incarica di manifestare quanto Egli rivela loro, di farsi sua mano e sua bocca per scrivere o per dire quanto Dio si è compiaciuto di rivelare.
   Questo paragone — anche Gesù si serviva di paragoni per far capire le sue lezioni ai suoi seguaci — farà capire a molti cosa è la profezia e che sono i profeti, cosa è l'ispirato o il veggente e come, quando essi non dicano cose inammissibili con la Fede e la Grande Rivelazione, occorra credere ad essi, che manifestano quanto è bene sapere per procedere su sentieri sicuri.


   A taluni le profezie sembrano cose non solo incomprensibili perché troppo oscure, ma cose sorpassate, parlando di fatti ormai già avvenuti da secoli. Sì. Molte cose dette in esse sono accadute e non si ripeteranno. Ma molte si ripeteranno, come già si sono ripetute ogni qualvolta l'umanità ritorna nella condizione per cui la profezia fu data. Così, mentre non si ripeterà l'incarnazione del Verbo e la fondazione della Chiesa, essendo che la Chiesa, fondata da Gesù suo Pontefice e Capo eterno, non può perire per sua divina promessa e quindi non può esservi necessità di fondarne una nuova, altrettanto è vero che si ripeteranno, come già si ripeterono, le punizioni permesse da Dio in conseguenza dell'abominio entrato nel luogo sacro e delle ingiustizie umane. E per molte altre cose così sarà.
   L'umanità, avendo cicli alterni di giustizia e di ingiustizia, di fede reale e di fede soltanto esteriore — "la lettera e non lo spirito della fede" — o addirittura di non fede per i cinque decimi della popolazione mondiale, ha pure cicli alterni di castighi e di perdoni, già patiti e ottenuti, senza che ciò la faccia più buona. E le profezie, per esser date da chi vide "il Tempo" senza limiti nel tempo, in molti punti servono ad esser luce e guida, voce di verità, consiglio di misericordia per ogni tempo.
   L'Apocalisse, profezia dell'Apostolo della Luce e della Carità, illumina, e lo fa per la Carità, i tempi, ogni tempo, sino al tempo ultimo. Diciannove secoli sono passati da quando Giovanni ebbe la rivelazione detta "l'Apocalisse", il cui tempo di compimento, solo misurandolo rispetto all'eternità, poteva dirsi "vicino". Ma se il tempo d'attesa, misurato al tempo terrestre, è stato ed è lungo, per quanto si riferisce allo stato delle sette chiese è attuale ora come lo era allora.
   Giovanni, vedendo le sette chiese di allora, le sette luci più o meno luminose di allora, non solo quelle ha viste, ma le altre chiese che si sarebbero formate nei secoli, così come ha antevisto ciò che è accaduto e ciò che dovrà accadere, e in Terra, e in Cielo, e negli inferi.
   Ha visto. Le luci di santità. Le ombre di ingiustizia. Il crescere della spiritualità. Il crescere dell'umanità, anzi della materialità. Il fiammeggiare della carità e della sapienza nutrita da essa, fiammeggiare elevantesi al Cielo. E il fumare nebbioso della scienza priva di sapienza, strisciante a terra, quando l'uomo tenta di spiegare se stesso e tante altre cose del creato col suo solo sapere. Il fumare nauseabondo delle lussurie dell'io, di tutte le lussurie. Il fumare colpevole degli egoismi e delle ferocie. Fumo, fumo, nulla più che fumo, e fumo nocivo, che striscia a terra, che si insinua, che sporca, che avvelena, che uccide. Uccide le cose più "buone" nel senso che Dio dà a questa parola, e che noi diremmo: le cose più "belle". Le tre e le quattro virtù, i rapporti sociali, le coscienze, gli intelletti, la pace familiare… Tutte cose che il fumo, che è dove non è fiammeggiare di carità, uccide, avvelena, sporca e penetra. Il formarsi del mondo nuovo: del mondo di Gesù, del suo Regno. E il formarsi di un mondo nuovo nel nuovo: del mondo dell'anticristo, del regno suo.
   I trionfi del cristianesimo. Le sconfitte del cristianesimo. La mirabile unità dell'Ovile di Cristo. La separazione ribelle di parti del Gregge. Tutto ha visto Giovanni. E gli pareva immediato il compiersi di tutto, tanto era vivo il suo vedere. Ma no! Secoli e secoli dovevano passare prima che tutto fosse compiuto del visto dal veggente di Patmos. Ma tutto si compirà come è detto, come in parte, e in tempi diversi, s'è già compiuto, pur senza toccare la compiutezza delle cose non buone anteviste da Giovanni.
   Cosa umana, cosa difficilmente perfetta, e ancor più difficilmente non ripetuta. L'appartenenza al Popolo di Dio non ha impedito agli ebrei di ricadere più volte negli stessi peccati. L'esempio di Adamo, dei castighi divini, i cui mezzi furono il diluvio, la dispersione dei popoli dopo la superbia di Babele, la distruzione di Sodoma e Gomorra, l'oppressione d'Egitto, non impedirono al popolo di peccare. La misericordia di Dio che li liberò dall'oppressione del Faraone e volle dar loro una patria e una legge elette, non indusse gli uomini a non peccare per riconoscenza a Dio. E peccarono durante lo stesso viaggio verso la Terra Promessa, mentre Dio li copriva, da vero Padre, dei suoi doni.
   L'uomo è sempre l'uomo. Nell'antica e nella nuova religione entrambe divine. Appartenga all'antica o alla nuova chiesa. "Voi mi cercate non solo perché avete veduto che Io faccio miracoli, ma anche perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati". Sempre così l'umanità. Viene attirata dalle cose esterne e prodigiose, da quello che forma cosa nuova, o godimento anche materiale, da speranze e promesse umane che si pensa poter raggiungere, più che dalle cose interne, soprannaturali, certe, non meno, anzi molto più prodigiose, molto più gaudiose, molto più sicure, e soprattutto molto più durature, perché eterne.
   Giuda è il prototipo perfetto di quanti vengono sedotti dai prodigi materiali e dalle speranze di onori umani, atti a saziare la cupidigia intellettuale o degli occhi. Prototipo perfetto e inconvertibile.
 Però anche gli altri apostoli e discepoli non furono vergini da questa debolezza umana, in loro non completa, e della quale sempre più si spogliarono sino ad esserne così staccati da saper tutto sopportare di quanto è umiliazione e persecuzione, sino a sapersi spogliare della stessa vita per ottenere la Vita eterna. E confermati nella Fede, nella Speranza e nella Carità, confermati nella Grazia e nella Sapienza, e nella Pietà, Forza, santo Timor di Dio, in tutti i doni del Paraclito, divennero altrettanti "maestri" e "fondatori" non di una nuova dottrina e di nuove chiese, perché una è la dottrina e una la Chiesa perfette, ma "della dottrina e della Chiesa" tra nuove genti e in nuove regioni.
   Sono passati 20 secoli, apostoli nuovi si sono succeduti ai primi apostoli, nuove chiese ad altre chiese, in sempre nuove plaghe della Terra. Il lavoro apostolico non ha interruzioni né soste, anche se, per colpa degli uomini, pur procedendo, regredisce in vastità di dominio, e non solo in questo. Continuazione di lavoro, propagazione del Vangelo, dilatazione del Corpo Mistico: verità innegabili, conseguenze logiche, dato che Gesù alimenta la sua Chiesa, la guida, la sprona, e Gesù è eterno, è potente, è santo. La sua Santità scende e circola in tutto il Corpo, la sua Potenza dà forze misteriose ai suoi servi, la sua Eternità impedisce che la Chiesa muoia.
   Ma, per colpa e mal volere d'uomini, mentre procede e si estende da 20 secoli su nuove terre, si arresta, regredisce, muore, anzi, in altre. Peccato di questi soli tempi? No. Di tutti i tempi. Più o meno totalmente e profondamente, mentre vi furono deviazioni, arresti, separazioni, e anche "morte" nei tralci che costituiscono tutta la mistica Vite. Furono di varia natura, e più passarono i secoli e più grave fu la deviazione e la defezione di tralci della Vite. Ora è il tempo della Negazione.


   Ma Giovanni tutte queste cose le vide. Le antevide. Le vide nelle sette chiese di allora. Le antevide nelle chiese d'ora, delle quali le sette chiese di allora erano non solo verità ma figura. E antevide anche l'attuale orrore: quello della Negazione in troppi luoghi e in troppi spiriti. E antevide l'estremo orrore: il tempo dell'Anticristo.
   Tutto vide, attraverso alla prima visione. La conseguenza ultima è frutto della prima conseguenza. Per cicli di età si ripete, sempre più crescendo più è cresciuta la Chiesa. Anche questo è dolorosamente logico che sia. Perché il Cristo è tanto più odiato e avversato dall'Anticristo quanto più il suo affermarsi e trionfare nei santi cresce. Il Corpo mistico vince le sue battaglie? E l'Anticristo aumenta la sua potenza e ne sferra di più atroci. Perché se Cristo vuole trionfare, come è giusto che sia, l'Anticristo anche vuol trionfare, e la sua violenza cresce più il Cristo trionfa, per vincerlo e abbatterlo. Oh! non potrà! Cristo è il Vincitore. Ma lo spera e lo tenta. E non potendo avere la sua vittoria collettiva su tutto il Popolo di Dio, si prende le sue vittorie individuali o nazionali, traviando intelletti e possedendo spiriti, strappando Popoli alla Chiesa.


   Le sette chiese. Da poco erano fondate, e fondate da quelli che erano stati mandati a fondarle direttamente da Dio: "Andate ad ammaestrare tutte le genti"; dopo che, come da divina promessa, avevano ricevuto lo Spirito Santo che "avrebbe ricordato loro ogni cosa e insegnato ogni vero" in maniera da esser compreso, ossia rendendoli capaci di intendere le cose più alte, perché: "rivestiti di potenza dall'alto" fossero capaci di essere i fondatori di una cosa così alta come il Regno di Dio tra gli uomini. E ciononostante già l'imperfezione, e anche più dell'imperfezione, s'era formata in molte di esse, perché l'Avversario o Anticristo era già spiritualmente in atto, e lavorava già per corrompere e distruggere le fortezze spirituali del Regno di Dio. Creare discordie fra le membra, insinuare sottili eresie, suscitare stolte superbie, consigliare i vili compromessi tra coscienza e legge della carne, e le restrizioni mentali, odiose a Dio il cui linguaggio è "sì, sì; no, no" e tale vuole che sia il linguaggio dei suoi figli e fedeli; raffreddare la carità, aumentare l'amore all'esistenza terrena e alle ricchezze e onori materiali.
   Ecco i lavori dell'Avversario, instancabile nel lavorare per tentare di vincere Dio e distruggere quanto Egli ha creato, approfittando di tutto quanto lo può aiutare, fornito dagli uomini stessi, per imperfezione propria o per reazione provocata da azioni ingiuste delle membra più forti verso le membra più deboli.
   Quanto è giusto dire va detto. Il mancare alla giustizia e alla carità, che simili a miele celeste attirano le anime alla mistica arnia e ve le tiene fedeli, provoca reazioni delle membra colpite, dolore, scandalo, e anche sfiducia e separazione.
   La Chiesa è stata fondata dalla Carità, e carità perfetta dovrebbe sempre essere stata. La Chiesa è alimentata dalla Carità, e carità perfetta dovrebbe dare a tutte le sue membra, anche e soprattutto alle minime e deboli per alimentarle e tenerle vive. La Chiesa ha avuto il comando di insegnare la carità. Ma guai se l'insegnamento si limita alla lettera invece di essere praticato nel suo spirito!


  Vivere nella carità per fare vivere gli agnelli in essa. Questo è il dovere dei pastori. Ché se gli agnelli vedono che la carità è pretesa dai pastori — e guai all'agnello che non dà reverenziale amore spinto sino alla rinuncia del libero giudizio e della libera azione nelle cose buone, che Dio stesso lascia all'uomo (anzi Egli lascia ogni libertà, limitandosi a dire ciò che è buono o non buono) — mentre essa carità è negata dai pastori agli agnelli, che avviene? Che per un cuore che non si apre alle infinite necessità delle anime – parlo dei cuori pastorali – le anime si volgono altrove, vanno a bussare ad altre porte, e talora sono porte che si aprono ai bisogni materiali, e danno pane, vesti, medicine, consigli, aiuti per trovare un lavoro, per non esser cacciati di casa dal ricco duro di cuore, ma anche che levano religione e giustizia dai cuori. Perché così avviene. E per un pane, una veste, un tetto, un aiuto a ristabilire la giustizia verso un perseguitato, un'anima, o più anime, lasciano l'ovile, il pascolo, la via di Dio, e vanno ad altri pascoli e su altre vie, materiali i primi, anticristiane le seconde.
   Nel secolare sviluppo della mistica Vite si sono prodotte separazioni anche di tralci principali. Molte le cause di ciò, e non tutte venute da spontanea ribellione delle membra, ma anche da ribellione provocata da un rigorismo senza carità, e da un rigorismo senza giustizia, che impone agli altri di portare i pesi che essi non portano. Per questo, Israele conobbe guerre intestine e scismi. Per questo, il popolo minuto seguì il Cristo. Per questo, ancor oggi delle membra si separano o, quanto meno, restano perplesse, o cadono in scandalo.
   Osserviamo le sette chiese di allora, quali le vide Giovanni, e quali le sentì giudicare dal Giudice eterno. Vedremo in esse già in azione quanto poi, e in forma sempre più vasta, fu ed è in azione nelle chiese o religioni di nome "cristiane" ma non cristiane cattoliche. Le chiese separate.


 Si sono date una costituzione umana, conservando, della vera Chiesa, solo quello che a loro piaceva conservare per dirsi "cristiane". Ma esser cristiani non vuol dire soltanto pregare il Cristo; predicarlo, in qual che sia maniera, non vuol dire essere ancor più rigoristi, in certe cose, dei cattolici veri. Pregare Dio, predicare Dio, esser rigidi nel servizio formalistico di Dio, lo facevano anche i sacerdoti, gli scribi, i farisei del tempo di Gesù tra gli uomini. Eppure ciò non li fece, salvo rare eccezioni, "cristiani"; ma anzi li fece "anticristiani".
   Essere cristiani vuol dire far parte del Corpo mistico appartenendo alla Chiesa di Roma come cattolici, appartenendo al Cristo col vivere veramente come Egli ha insegnato e comandato di vivere. Altrimenti non si è cristiani di fatto, neppure se si è cattolici per aver ricevuto il Battesimo secondo il rito della Chiesa di Roma e gli altri sacramenti. Anche se non si è caduti e rimasti in colpa grave, anche se non si è giunti a rinnegare la Fede, a far parte di sètte condannate dalla Chiesa, o di appartenere a partiti politici, pure condannati perché giustamente condannabili, non si è cattolici veri, cristiani di fatto quando non si vive la vita cristiana, quando non si onora Dio con culto interno vivo, sempre, anche nell'intimità della casa, presente sempre anche nel lavoro intellettuale o manuale che si deve esplicare, attivo sempre anche nei rapporti sociali che si devono continuamente avere con tutto il nostro prossimo, più o meno congiunto a noi da legami di sangue o da rapporti sociali.
   Non si è cattolici veri e cristiani di fatto, quando si pratica solo un culto esterno e formale per essere lodati, o solo un culto interno per non essere derisi come bigotti o averne magari un danno materiale. Non si è cattolici veri, cristiani di fatto, quando non si cerca di praticare il più perfettamente possibile le virtù, sino all'eroismo, se occorre; quando non si esercita quanto è detto "completamento della Legge: la carità", di cui sono altrettanti rami le opere di misericordia; quando non si cerca di levarsi l'abito vizioso che è causa al peccare; quando si pecca contro lo Spirito Santo, dubitando della Misericordia divina che perdona a chi si pente, presumendo di potersi salvare da sé, schernendo o negando le luminose verità della Fede, non soltanto quelle prime e principali, ma tutto quanto è contenuto nel Credo e definito dai dogmi antichi e recenti, nutrendo invidia verso i giusti, rimanendo ostinatamente peccatori e impenitenti; quando si lede il prossimo nella vita o anche solo nella salute corporale, o nell'onore; quando si calpesta l'ordine della natura compiendo atti abominevoli che gli stessi animali non compiono con piena colpa perché non hanno la ragione e la coscienza, opprimendo i poveri, praticando usura di illecito guadagno, sfruttando oltre misura colui che lavora e negandogli una giusta mercede.
   Quando si vive così, si meritano i giudizi severi di Gesù agli scribi, farisei e mercanti del Tempio. Come sarebbe opportuno che molto frequentemente nel Vangelo — che dovrebbe essere il libro letto quotidianamente da ogni cristiano, frase per frase, meditando su quelle verità che danno la Vita — fossero letti, riletti, meditati i punti in cui Gesù dice dove è verità di vita religiosa e dove è apparenza o menzogna di vita religiosa! Ed esaminare se stessi. Paragonarsi al fariseo e al pubblicano, al fariseo e alla peccatrice, al levita e al samaritano buono, sui ricchi che gettavano il supero delle loro ricchezze nel gazofilacio, e sulla vedova che vi gettava "quanto aveva per vivere", e vedere a quale categoria si appartiene. E se si vede di appartenere alla categoria che ha solo culto esterno, ravvedersi, divenire veri discepoli del Maestro, veri figli di Dio e fratelli al Cristo, ossia cristiani di nome e più di fatto.
   Perché altrimenti si avrà il nome di cristiani, ma non si sarà tralci che Egli alimenta. Si sarà tralci staccati, che, se anche non sono seccati del tutto perché una naturale tendenza al Bene li fa agire da giusti, sono però rami che si sono ripiantati da sé, superbamente; che hanno fatto una pianta a parte che dà lambrusca e non uva buona. Per tornar tale devono essere nuovamente innestati alla vera Vite, all'unica vera Vite che permette ai tralci di portare frutti copiosi e santi.
 Questo, sia per i singoli tralci individuali, che per quelli formanti una vite a parte: le chiese separate. Le quali, per esser separate e per essersi date una costituzione lor propria, ideata dal loro fondatore – un uomo, e non l'Uomo-Dio – non possono avere quella totalità di vita spirituale che soltanto l'appartenere al Corpo mistico mantiene, e che preserva da distacchi sempre più grandi, non solo dal Corpo in se stesso, ma dalla Verità e Luce che fanno sicura la via che dalla Chiesa terrena conduce a quella celeste.
   E che il non appartenere al Corpo mistico produca decadimento anche dalla giustizia, lo si vede più chiaramente che mai oggi. La separazione si approfondisce. Perché alcune chiese separate non solo si limitano al non dare ossequio e ubbidienza al Supremo Pastore; non solo si permettono di alzare le loro proteste quando il Pontefice parla per lume divino definendo nuove verità; non solo, pur dicendo di voler servire Cristo, strappano a Lui, o tentano strappare delle creature che gli appartengono, che sono del suo Ovile, e che essi, i separati, tentano portare al loro, ad altri pascoli dove non tutto, e specie la parte principale, è buono; ma, e ciò è mostruoso, si pongono a celebrare la Bestia, l'Anticristo, e ad approvare le sue ideologie.



   Ma anche ciò è detto: "E tutta la terra seguiva meravigliata la be­stia". Benché si veda come essa, per obbedienza al dragone che dà ad essa ogni potere, "faccia guerra ai santi e li vinca (materialmente)". Guerra ai santi, ossia a quanti ado­rano il vero Dio e gli rimangono fedeli, amando con tutto se stessi il Figlio dell'Uomo e della Donna, e amando la Donna che fu Taberna­colo a Dio e sua Laude sempiterna, Immagine e Somiglianza perfet­ta di Dio. Non quale noi siamo da quando la funesta eredità d'Ada­mo ha deturpato e indebolito in noi la divina somiglianza. Non qua­le erano Adamo ed Eva anche avanti la colpa, due innocenti, due fi­gli di Dio, coi quali il Creatore aveva colloqui la cui vera forma è un mistero, ma che non per ciò sono da mettere in dubbio, due predestinati a vivere della e nella beatitudine della visione di Dio in eterno. No. Maria, modellata dalla Mano divina perché fosse "forma al Dio in­carnato" che era la perfettissima Immagine del Padre: "Chi vede Me vede anche il Padre mio"; Maria, con la quale Dio Uno e Trino ebbe sempre colloqui quali si hanno con una vera Figlia, Sposa e Madre; Maria, che fu costantemente, con tutte le sue facoltà, fisa al suo Signore; fu ed è purissimo Specchio in cui appa­re l'Immagine di Dio, suprema Bellezza e Perfezione, onde chi con­templa Maria vede quanto costituisce l'indescrivibile Bellezza che immerge negli abissi della beatitudine gli eterni cittadini del Cielo.
   Maria: la creatura, sorella nostra per nascita umana. Maria: la creatura divinizzata di cui possiamo essere spirituali sorelle minori, sol che lo si voglia essere. Maria: il capolavoro di Dio Creatore degli uomini. Maria: il segno, la misura, la forma sensibile di quanto è stato destinato, da sempre, da Dio agli uomini che vivono da figli di Dio.
   L'uomo, imperfetto nel credere alla risurrezione della carne e alla compartecipazione della carne risorta al gaudio dello spirito beato; l'uomo che, per essere incapace di credere a questa verità, o quanto meno che è in dubbio su essa, che ancor non si fa persuaso per la Risurrezione di Gesù Cristo perché dice: "Egli era Dio e perciò…"; davanti alla verità stabilita dell'Assunzione di Maria in corpo ed anima al Cielo, non può più dubitare. La sua mente ha un mezzo che potentemente lo porta a credere alla risurrezione della carne e alla compartecipazione di essa al gaudio eterno dello spirito.


   Gesù è Colui che ci rivela il Padre Dio. Maria è Colei che ci rivela la beata sorte dei figli di Dio. Gesù è Colui che ci ha insegnato da Maestro come vivere da figli di Dio. Maria è Colei che ci ha praticamente mostrato come si vive per essere figli di Dio. E gli uomini che hanno difficoltà a seguire il Vangelo, e dicono: "Lui lo poteva anche fare perché era Dio, qualche suo eletto lo può fare perché Dio-Gesù dà ad esso speciali doni", vedendo la vita, il modo di vivere di Maria da quando aprì gli occhi alla luce — ché in Lei, piena di grazia, non ci fu mai quello stato di nescienza comune a tutti i nati, detti perciò irresponsabili dei loro atti avanti l'uso di ragione — possono persuadersi che il vivere da figli di Dio è possibile 
a tutti i nati di donna, anzi a tutti i creati da Dio, solo che essi vogliano vivere da creature divinizzate.
   Né si opponga a questa asserzione l'obbiezione: "Maria era immune dalla Colpa e dai fomiti". Anche Eva lo era. Anzi era Innocente in un mondo innocente, regina in un mondo a lei sottomesso, unica creatura superiore, col suo uomo, dotata di intelletto, di grazia, di scienza, padrona dell'universo sensibile, guidata dalla Voce di Dio. Eppure alla prima tentazione cedette, mentre innumerevoli anime, sebbene macchiate dalla Colpa, e molte creature, sebbene aventi in sé i fomiti — quella terribile "legge della carne" che fece gemere Paolo, Agostino e molti altri che ora sono santi e sante in Cielo — non cedettero.
   Maria, come Gesù, non peccò mai, in nessun modo, in nessuna cosa, neppure con la logica, naturale, giusta reazione di una madre che si vede torturare ed uccidere il Figlio, né verso la carità né verso nessun'altra virtù. Non volle peccare. E non peccò. Dio ha certo operato in maniera misteriosa in Lei, onde neppur la più piccola imperfezione — che dico: l'ombra, il germe di un'imperfezione — alterasse la purezza e la santità perfetta della Tutta Bella. Ma è anche certo che Maria assecondò con tutte le sue facoltà e volontà la Volontà che Dio aveva per Lei.
   Dio non ha fatto di Maria una schiava che non può che ubbidire al padrone che la comanda. Ma una Regina, la sua Regina, alla quale si manda per ambasciatore un arcangelo perché le dica il disegno di Dio. Disegno che si compie solo quando Maria spontaneamente dice: "Si faccia secondo la tua parola".
   Lo stesso arcangelo aveva manifestato un'altra maternità prodigiosa, perché fuor dalle leggi naturali, data l'età degli sposi e la sterilità della futura madre, al sacerdote Zaccaria. Ma questi, pur essendo sacerdote, e nella pienezza delle sue funzioni sacerdotali davanti al Santo dei Santi, dubitò della potenza e misericordia di Dio e della verità delle parole angeliche, e ne fu punito.
   Ecco la differenza tra giustizia e perfezione di giustizia. In Maria vi è fede e ubbidienza assoluta benché smisuratamente più grande fosse il prodigio. In Zaccaria no. Perché questo? Perché Maria era, sì, la Donna, perché della Donna aveva bisogno la Parola del Padre per prendere umana Carne; ma era la Donna fattasi così spoglia di umanità naturale, e così ricca di natura soprannaturale, da non avere più alcuno di quei lacci e di quegli ostacoli per cui vengono impedite o appesantite le facoltà della creatura a seguire il volere di Dio, il Quale può, su un terreno, in un io spoglio di quanto è inciampo alle azioni divine, compiere le opere più grandi della sua Onnipotenza.


   "La Terra seguirà la bestia e metterà a morte i santi che non adorano la bestia della Terra". La prima delle manifestazioni dell'Anticristo. Che è "della terra" perché nega Dio, nega tutto ciò che è da Dio perché cade in idolatria per ciò che non è Dio ma anzi è contro Dio, e sopprime la legge divina e la sostituisce con la sua che non è neppur più legge morale naturale, e tenta persino cancellarne il ricordo nelle creature, e conculca e uccide chi non vuol divenire malvagio, miscredente, antidio.

   La bestia che divora gli agnelli per strappare a Dio quanto più può dei suoi figli. Eppure ecco che questo tempo vede l'orrore di ministri di chiese separate, che pur si vogliono chiamare "cristiane", dare ossequio di adesione alle parole e ai voleri della bestia della Terra, a questa mostruosità che combatte il Cristo, dare venerazione a quest'idolo ideologico, corrompente e spietato, senza esserne costretti come coloro che sono sudditi là dove esso regna, e senza riflettere che, ove regnasse ovunque, anche essi verrebbero prima o poi divorati, torturati, privati delle libertà più sacre dell'individuo libero, fin della libertà di pensiero. Ma da 20 secoli ecco che il Cristo le ha indicate queste deviazioni e le cause di esse.
   Qui vi è operosità e pazienza, ma "si è abbandonata la primiera carità" e perciò è divenuta più debole o è morta del tutto la vita in Dio, perché ove non è carità non è Dio, né vita di Dio nella persona, né vita della persona in Dio. Là vi è invece amore alle ricchezze della vita, ossia alla salute e alla vita, mentre coloro che vogliono servire Gesù Cristo devono non avere amore alla vita materiale, devono non temere e non sfuggire le persecuzioni, ma consumarle, ove occorra, sino alla morte, perché così fece il Cristo e perché chi perde la vita per servirlo lo possiederà in maniera speciale in Cielo.
   In altri luoghi vi è chi è debole verso i colpevoli di eresia, o di dottrina e vita imperfette. E ciò per non crearsi dei nemici. No. Quando nel giardino della Chiesa militante si vedono sorgere piante malvagie, o malate, o di mal'esempio alle altre, occorre mondarle delle parti malate, innestarle e, se respingono l'innesto che le farebbe buone, saperle anche recidere alla base. Meglio una pianta di meno che dei tossici per tutte! Meglio esser perseguitati, meglio rimanere senza amici, al permettere che i nemici o i servi inutili guastino altre anime e che Dio si allontani perché vede che un suo pastore preferisce l'amicizia con dei capretti alla sua santissima.
   Altrove vi è chi crede di più ai falsi profeti, voci impure che satana eccita a parlare e che la legge della Chiesa condanna, ed è condanna per tutti coloro che, essendo cattolici, le ascoltano, queste voci sataniche parlanti col mezzo delle tavole parlanti o degli spiritisti, voci parlanti per ingannare, sedurre, traviare, staccare dalla Chiesa.
   Solo gli spiriti di luce sono veritieri e sono guide buone. Ma essi non vengono mai, dico mai, per imposizione umana, né abbisognano di speciali apparati per manifestarsi. Dio li manda quando vuolea chi vuole. E sono gli unici che dicano la verità. Gli altri, in tutte le loro manifestazioni, sono menzogna. Perché sono manifestazioni di satanismo, e satana non è che Menzogna. Quanto viene da queste voci, anche se, apparentemente, sembra parlino parole buone, è sempre sottilmente inquinato di errore. Parlano per staccare dalla Chiesa dicendo che non è necessaria per comunicare con Dio. Parlano per insinuare teorie false sulla rincarnazione, su un sistema di evoluzione delle anime, per successive vite, che è assolutamente falso. Parlano suggerendo soluzioni scientifiche alle più luminose manifestazioni dell'Onnipotenza divina, che tutto creò dal nulla.




   Povera scienza che vuol essere solo "scienza", e respinge la Sapienza! La scienza può confermare la Sapienza, ma non può abolirla. Ove l'abolisce spegne un oceano di luce confortevole per le anime e per gli intelletti umani.
   Guai a chi spegne questa luce! Simile al gesto d'un folle tiranno che, per odio o per delirio, mini e polverizzi una città o un tempio, è questo di costoro che, per amore eccessivo alla scienza, quasi un culto ad essa — mentre è la Sapienza che va amata, ascoltata e creduta perché viene dal "Padre delle Luci nel quale non c'è variazione né ombra di mutamento", il quale è Spirito di Verità e di Amore e vuole che noi si sia nutriti di verità per amare sempre più perfettamente, e vuole che si veda per meglio conoscere, meglio servire, meglio amare — polverizzano l'edificio della semplice e candida Fede, o quanto meno molte parti di esso. Le principali.
   Ma scardinate che siano le fondamenta e i muri maestri, si può reggere più un edificio? No. E quando per l'umana sete di apparire dotti e moderni, progrediti secondo i tempi, si levano alle basi dell'edificio della fede le pietre angolari, dichiarate non più consone al momento attuale, puerili, inammissibili, favole che non possono più essere accettate, che avviene? Che molto crolla, facendo vittime, molto resta rovinato e deturpato, molto, che era luminosamente bello, si fa foscamente e fumosamente ornato di povere luci umane che, coi loro fumi, offuscano i lumi celesti e creano interrogativi nelle anime sbalordite, interrogativi che la scienza non soddisfa e che la Sapienza non riesce più a distruggere, e creano vuoti che nulla riesce a colmare. Un mondo di pura fede crolla. E le macie dei loro sillogismi, deduzioni e ricerche non colmano il vuoto che si è prodotto.
   Impugnare la verità conosciuta è un peccato contro lo Spirito Santo. Ed è detto che "lo Spirito Santo educatore fugge la finzione, si tien lungi dai pensieri insensati e si ritira al sopravvenire dell'iniquità". E quale iniquità più grande di quella di dedurre che Dio, l'Onnipotente, ha dovuto attendere spontanee evoluzioni per creare il suo capolavoro che è l'uomo? Quale pensiero più insensato di quello di colui che pensa che Dio sia stato impotente a creare direttamente l'opera più bella della sua creazione?

da: http://www.valtortamaria.com/operaminore/quaderno/3/manoscritto/84/su-lapocalisse-di-s-giovanni-apostolo-settembre-ottobre-1950-i-quaderno-parte-ii


AMDG et DVM

Magna Quaestio. Oremus vigilantes

Tempus omnia revelat


Tempus omnia revelat

La stessa Chiesa che qualche settimana fa ha permesso a 100 preti tedeschi di benedire le coppie gay, quindi di consacrare il 2° dei “quattro peccati che gridano vendetta al Cielo” (subito dopo l’omicidio, secondo la dottrina) oggi chiede “modifiche” al ddl Zan, in un documento riservato poi fatto uscire apposta, in modo che - secondo alcuni – questo ne affretterà l’iter di approvazione; il tutto mentre l’arcivescovo Vincenzo Paglia, già noto per essersi fatto ritrarre nudo nell’affresco omoerotico della cattedrale di Terni, protesta coi suoi stessi vertici professandosi a favore del ddl Zan, iniziativa omosessualista già sponsorizzata da Avvenire, quotidiano della Conferenza Episcopale Italiana, il cui ex segretario, Mons. Galantino, sosteneva qualche tempo fa che Sodoma “era stata salvata dal Signore”.


Siete un attimo disorientati? Vi torna in mente quella “falsa chiesa stravagante” profetizzata nel 1820 dalla beata Katharina Emmerik? Non sappiamo che rispondervi, certamente l’unico modo per capirci qualcosa è continuare a insistere sull’UNICA QUESTIONE veramente dirimente di tutto: CAPIRE SE BENEDETTO XVI E’, O NON E’ ANCORA IL PAPA, se ha abdicato davvero oppure no. Se Ratzinger non ha abdicato, le “originalità” di cui sopra sarebbero infatti la OVVIA conseguenza, la cartina al tornasole, del fatto che lo Spirito Santo (per i credenti) o il Logos (per i laici)  da otto anni sono in ferie con lui, il vero papa.


Quindi, cari Lettori che seguite l’inchiesta “carsica” sulla rinuncia di papa Benedetto XVI, vi possiamo dare qualche importante aggiornamento: i  segnali sono incoraggianti.


In primis, una notizia: il canale Youtube di Don Alessandro Minutella, “Radio Domina Nostra”, con due milioni di visualizzazioni e 50.000 iscritti, il 22 giugno è stato hackerato da esterni o censurato da Youtube (non si sa), comunque è stato chiuso.   


Un bell'autogol da parte dei suoi nemici, dato che è un’implicita ammissione del fatto che Don Minutella, teologo super-ortodosso che per primo ha dichiarato che il papa è Benedetto e  Bergoglio è un usurpatore, QUI   dice cose che scottano, argomentandole anche nel libro “Pietro dove sei”.  Nonostante i grandi media fingano di ignorarlo, il prete più seguito d’Italia non va sottovalutato: se avesse ragione lui, passerebbe alla storia come l’unico ecclesiastico che aveva detto la verità, per primo, e pagando più di tutti, con ben due scomuniche (che però sarebbero invalide in quanto comminate da un antipapato). Don Minutella tornerà presto, come spiega: “Tutto il materiale video era stato salvato e sarà presto riproposto su altre piattaforme. Questo attacco, come tanti altri, non farà che dare ancora più slancio e motivazione alla nostra missione per la salvezza delle anime e della Chiesa cattolica, in comunione col vero papa Benedetto XVI. Un imprenditore del Nord si è già detto disponibile a finanziarci una web tv”.


Nel nostro piccolo, invece, possiamo confermare che  quando un qualsiasi giornalista comincia a essere sanzionato sul lavoro perché solleva  dei legittimi interrogativi, portando fatti e documenti, vuol dire che è sulla PISTA GIUSTA. Lo scrivente ha infatti appena perso due collaborazioni con testate giornalistiche proprio per aver toccato il tasto dolente. Abbiamo la prova del fatto che la rinuncia di Ratzinger sia un vero TABU’: non può essere indagata, anche di fronte a problematiche giuridiche grosse come una casa, perché ne va della legittimità di Francesco come pontefice. Certo, lo capiamo, ma non è colpa nostra se papa Ratzinger ha rinunciato al ministerium invece che al munus come sarebbe richiesto dal canone 332 § 2 QUI   , se ha differito la rinuncia senza ratificarla QUI     , se dice che “il papa è uno” senza spiegare quale QUI   , se si veste di bianco, firma e benedice come un papa QUI   , se scrive che si è dimesso come i papi che non hanno abdicato QUI . Non è colpa nostra se l’avvocato Taormina QUI    il giudice antimafia Giorgianni QUI   nutrono pesanti sospetti sulla rinuncia o la reputano del tutto nulla, né se i giuristi Estefania Acosta e Francesco Patruno, il teologo Carlo Maria Pace, il frate latinista Alexis Bugnolo affermano  la rinuncia è invalida QUI , né se l'arcivescovo Viganò la definisce irrituale, né se oltre a don Minutella e a don Bernasconi che si sono fatti scomunicare  QUI   , anche vescovi come Mons. Lenga e Mons. Gracida hanno dichiarato che Francesco non è il vero papa QUI .


SCUSATE: MA VI SEMBRA NORMALE TUTTO QUESTO?

Vi ricordate fenomeni analoghi ai tempi di Giovanni Paolo II? Cosa dovremmo fare, tacere e fingere che si tratti di ordinarie divergenze d'opinione?

Molti laici pensano che siano “beghe interne dei cattolici”, dimenticando che i papi hanno fatto e disfatto la politica del mondo: basti citare S. Giovanni Paolo II il quale, ad esempio, fece crollare il comunismo. Quindi, il fatto che Bergoglio, sesta persona più influente del mondo secondo Forbes, avendo candidamente ammesso di lavorare per un Nuovo Ordine Mondiale e un Great Reset QUI   , possa essere o meno il vero papa, forse dovrebbe un poco interessare anche i non credenti.

Molti cattolici pensano, invece, che, anche se Francesco non avesse proprio tutte “le carte in regola” come pontefice, alla sua successione, un nuovo conclave potrebbe rimettere tutto a posto. Costoro non hanno ancora messo a fuoco che se Benedetto non ha abdicato, se conserva il munus petrino, Francesco è un antipapa e un conclave con 80 cardinali invalidi nominati da un antipapa può nominare solo un altro antipapa, così come all’antipapa Anacleto II, nel 1138, succedette l’antipapa Vittore IV. Lo illustriamo meglio QUI 

Molti cattolici si illudono, infatti, che  anche se c’è stata qualche irregolarità, lo Spirito Santo si possa prestare alle macchinazioni umane e adattarsi ad assistere un antipapa perché “vabbé, tanto, ormai, è andata”.  No, non funziona così.

Altri, di fronte alle “insolite” dichiarazioni e iniziative di Francesco, pensano che un papa, quando non parla ex cathedra, possa dire quello che gli pare e che non debba essere, invece, assistito anche in via ordinaria dallo Spirito Santo, come recita l’art. 892 del Catechismo

“L'assistenza divina è inoltre data ai successori degli Apostoli, e, in modo speciale, al vescovo di Roma, pastore di tutta la Chiesa, quando, pur senza arrivare ad una definizione infallibile e senza pronunciarsi in "maniera definitiva", propongono, nell'esercizio del Magistero ordinario, un insegnamento che porta ad una migliore intelligenza della Rivelazione in materia di fede e di costumi”.  

Ne segue logicamente che, o Francesco non è il vero papa, oppure lo Spirito Santo accetta di buon grado l’intronizzazione dell’idolo pagano Pachamama in San Pietro ed è d’accordo con Bergoglio – “a livello personale” – sulla bontà delle unioni civili. Magari la terza Persona trinitaria darebbe anche volentieri la comunione a Biden, come si legge in questi giorni, nonostante il presidente Usa sia un fattivo promotore dell’aborto al nono mese QUI  

Quindi, o si fa chiarezza e si appura se Benedetto ha abdicato davvero o no, oppure non ci dovremo stupire se, con il Nuovo Ordine Mondiale, la Chiesa potrebbe essere finita per sempre. Certamente un alone di dubbio graverà non solo su Francesco, ma anche su tutti i suoi successori. Eppure, non dovrebbe essere in primis interesse di Bergoglio definire la questione, chiarendo che è tutto in regola? Perché non ha mai fatto o detto nulla in tal senso e, semmai cita – disapprovandoli - certi “LEGALISMI CLERICALI”? A cosa si riferisce? La validità della rinuncia di un papa certo non è un legalismo clericale: fa la differenza tra l’assistenza divina a un vero pontefice e un antipapato di dubbie provenienza e finalità.

In ogni caso, continuare a eludere la Magna Quaestio, ovvero chi sia il legittimo papa, comporta, per chi è consapevole della questione, il prendersi  una enorme responsabilità di fronte alla storia e di fronte a Dio (per chi crede): ci sono molti ecclesiastici, anche importanti, che hanno letto tutto e che, ugualmente, lasciano la questione irrisolta. Come se seguire un papa o un antipapa, alla fine, faccia poca differenza.

Ci scuserete, ma noi, giornalisticamente parlando, la RESPONSABILITA’ STORICA di tacere certe clamorose evidenze, magari per conservare questa o quella piccola rendita di posizione, non ce la prendiamo.

La cosa che più impressiona, per ora, è l’atteggiamento di alcuni interlocutori: messi di fronte a questioni fattuali… semplicemente non rispondono.

Circa dieci giorni fa, abbiamo replicato al più importante quotidiano cattolico di Germania, il Die Tagespost,  che ci aveva tirato in causa in un articolo del 28 maggio, proprio sulla frase rivelatrice di papa Benedetto che avevamo scoperto pubblicata in “Ultime conversazioni” di Peter Seewald: “Nessun papa si è dimesso per mille anni e anche nel primo millennio è stata un’eccezione”.

Così, per fare una cortesia ai colleghi d’Oltralpe, illudendoci che un quotidiano cattolico tedesco  avrebbe accolto con interesse quanto dichiarato da un papa bavarese a un giornalista della Vestaflia, abbiamo tradotto nella loro lingua la documentata ricostruzione definita “Piano B” QUI   .

In tale ricerca si riportano fatti oggettivi e incontestabili che possono essere spiegati, al momento, solo con l’ipotesi per cui Benedetto XVI abbia preparato  consapevolmente una rinuncia giuridicamente invalida per dar modo ai suoi nemici di rivelarsi e di essere annullati. In italiano QUI  

Avete sentito qualcuno dal Die Tagespost che abbia replicato, contestando, discutendo, obiettando di fronte a simili argomentazioni? Zero. Cespugli rotolanti nel deserto.

Qualche giorno fa abbiamo scritto a un vaticanista di un altro giornale, per un cordiale scambio di idee: non ha nemmeno risposto.

Altri colleghi, più dialogici e cortesi, di fronte alla questione si dicono “non convinti”, ma non spiegano per quale motivo, inaugurando così un nuovo tipo di “dialettica”.  

Ci consola un nostro lettore che, su Twitter, ha ben esemplificato: “Le vostre domande sono tremendamente serie e meritano risposte altrettanto serie”.

La cosa che davvero colpisce è che addì 26 giugno 2021, in un mondo liquido, ipertecnologico, dove tutti sanno tutto di tutto e dove un contenuto messo in rete gira e rigira all’infinito, replicandosi ormai facilmente in tante lingue diverse, grazie anche ai traduttori automatici, vi sia ancora qualcuno che ritiene possibile arginare la verità eludendo fatti oggettivi e domande logiche. Tempus omnia revelat, lo dicevano già i latini, e oggi, con il web, tutto è accelerato all’inverosimile.

La verità ha una potenza inarrestabile, si impone da sola, come diceva papa Wojtyla: se qualcuno dovesse spiegarvi il trucco del gioco delle tre carte, o di un gioco di prestigio, anche volendo, nessuno di voi potrebbe più cascarci.  Le  incongruenze ormai sono venute a galla, sono state “spoilerate”, documentate, ordinate e circolano ora in tutto il mondo come scintille incendiarie: arriverà il momento in cui bisognerà per forza farci i conti.

da: https://www.liberoquotidiano.it/articolo_blog/blog/andrea-cionci/27736711/inchiesta-rinuncia-benedetto-xvi-arrivano-sanzioni-lavorative-nessuno-risponde-come-il-die-tagespost-chiuso-canale-don-minut.html

AMDG et DVM

sabato 26 giugno 2021

« Il Numero della Bestia è un numero di uomo, e il suo numero è seicentosessantasei... » (Ap 13, 18)

 

« Il Numero della Bestia è un numero di uomo, e il suo numero è seicentosessantasei... »

(Ap 13, 18)

 

Il nostro corso sulla Matematica nella Bibbia non può concludersi senza parlare di alcune pseudoscienze (cioè discipline apparentemente basate sul metodo scientifico, ma in realtà prive di qualsiasi fondamento reale) nate dalla millenaria interpretazione della Sacra Scrittura; pseudoscienze che, fondate sulla numerologia, cioè sull'attribuzione ai numeri di un significato quasi mistico, pretendono di interpretare il passato scorgendovi dei significati o dei messaggi riposti, o addirittura di prevedere il futuro. Proprio oggi, nel nostro XXI secolo tecnologizzato e che se la ride di tutto ciò che è sacro, la superstizione dilaga e gli uomini, che hanno volutamente lasciato dietro le spalle tutti i valori dei loro antenati, si affidano preferibilmente a maghi, medium, ufologi, pseudoscienziati e ciarlatani vari, perchè, come diceva il grande Chesterton, « quando gli uomini non credono più a nulla, è allora che cominciano a credere a tutto »!

Tra queste pseudoscienze, la più famosa è sicuramente la Gematria, che è alla base di ogni numerologia biblica, ed è anche l'unica che ha assunto la dignità di "ermeneutica" nel vero senso che si dà a questa parola. La ghematriah, in ebraico גימטריא, deriva probabilmente dal greco "geōmetria", cioè "misura della terra", anche se alcuni la fanno discendere piuttosto da "grammateia" ("grammatica"). Questo termine compare in italiano e nelle altre lingue europee a partire dal XVII secolo, dopo la traduzione delle opere di Giovanni Pico della Mirandola (1463-1494), erudito fiorentino che la riscoprì durante la grande stagione dell'Umanesimo. La gematria consiste nel trasformare le parole scritte in lingua ebraica nel loro valore numerico, basandosi sull'assunto secondo cui parole e frasi con valore numerico identico sono correlate tra loro, e dimostrano una qualche relazione col numero stesso. Si tratta di un vero e proprio genere di esegesi, che attiene in modo particolare all'omiletica. La fortuna di tale tipo di esegesi fu segnata dal suo utilizzo nella Cabala, l'insieme degli insegnamenti esoterici e mistici tipici dell'ebraismo rabbinico, che la utilizzò per decrittare presunti significati nascosti all'interno della Bibbia ebraica.

La gematria è basata sul fatto che, come si è visto nella prima lezione di questo ipertesto, l'alfabeto ebraico veniva normalmente utilizzato anche come sistema di numerazione di tipo additivo, perchè ad ogni lettera era associato un valore numerico, che qui riassumiamo:

Ne consegue che ad ogni parola in lingua ebraica può essere associato un numero, ottenuto sommando i valori numerici di ogni singola lettera. Il primo uso attestato della gematria si riscontra in un'iscrizione del sovrano assiro Sargon II (721-705 a.C.), in cui si afferma che il re costruì le mura di Khorsabad lunghe 16.283 cubiti in corrispondenza col valore numerico del suo nome. La gematria ebraica invece è utilizzata per calcolare i valori di singole parole, versetti biblici, aforismi talmudici, frasi dalle preghiere ebraiche, nomi di persone, di angeli e di Dio. Abraham ben Samuel Abulafia (1240-1291), uno dei maggiori studiosi medioevali della Cabala, applicò la gematria anche a parole spagnole, greche ed arabe, trascritte con i caratteri ebraici, e alcuni rabbini del movimento chassidico la hanno applicata anche alla lingua yiddishYaakov ben Asher (1269-1343), altra grande autorità dell'ebraismo medievale, è autore del "Rimze Ba'al ha-Turim", grande commentario del Pentateuco che ricorre spesse volte alla gematria per individuare riferimenti mistici e simbolici nel testo della Torah. Uno degli esempi più famosi di gematria è rappresentato dalla parola ebraica Chai (חַי, "vivente"), composta da due lettere i cui valori sommati danno come risultato il numero 18. Questo ha reso il 18 un "numero fortunato" per gli Ebrei e, per questo essi spesso si scambiano doni che sono multipli di 18. Un altro classico esempio è rappresentato dal proverbio ebraico "נכנס יין יצא סוד‎" ("nichnas yayin yatza sod"), letteralmente "entrato il vino, uscito il segreto", corrispondente al latino "in vino veritas". Infatti il valore gematrico di יין‎ ("vino") è 10 + 10 + 50 = 70, che è anche il valore gematrico di סוד‎ ("segreto"): 60 + 6 + 4 = 70.

Vi sono diversi metodi utilizzati per calcolare il valore numerico delle singole parole e frasi. Il "Mispar Hechrachi" usa semplicemente la somma dei valori numerici delle lettere ebraiche. Il "Mispar Katan" usa il valore di ogni lettera, ma lo tronca dagli zeri. Il "Mispar Bone'eh" assegna ad ogni lettera il valore di tutte le lettere precedenti all'interno della parola. Ad esempio, il valore della parola "Achad" (אחד, uno) non è 1 + 8 + 4 = 13, ma 1 + (1 + 8) + (1 + 8 + 4) = 23. Il "Mispar Kidmi" associa a ciascuna lettera la somma di tutti i valori gematrici delle lettere che la precedono; quindi, il valore di א (Alef) è 1, il valore di ב (Bet) è 1 + 2 = 3, il valore di ג (Ghimel) è 1 + 2 + 3 = 6, eccetera. Il "Mispar P'rati" assegna ad ogni lettera il quadrato del suo valore gematrico standard: pertanto, il valore di Alef è 12 = 1, il valore di Bet è 22 = 4, il valore di Ghimel è 32 = 9, eccetera. Il "Mispar ha-Akhor" assegna a ciascuna lettera il suo valore standard moltiplicato per la posizione della lettera nella parola o frase: un metodo dunque il cui risultato è sensibile all'ordine delle lettere. Il "Mispar Misafi" addiziona il numero delle lettere nella parola o frase alla loro gematria. Invece il "Mispar Shemi" assegna ad ogni lettera il valore gematrico del suo nome. Per esempio, il valore della lettera Alef è 1 + 30 + 80 = 111, quello di Bet è 2 + 10 + 400 = 412, eccetera. Il "Mispar Katan Mispari" invece riduce il valore numerico totale di una parola ad una sola cifra: se la somma dei valori eccede 9, le cifre del totale sono sommate fino ad avanzare una sola cifra. Per esempio il valore della parola "Achad" non è 13 ma 1 + 3 = 4. Molti di questi sistemi, alcuni dei quali nolto complessi basati su grafi e sull'aritmetica modulare, si trovano descritti nel trattato "Sefer ha-Malchuth" del rabbino David ha-Levi di Draa, cabalista spagnolo del XV secolo.

Come si vede, i metodi numerologici utilizzati dalla geometria sono praticamente infiniti, e spesso in contrasto tra loro. E proprio il fatto che alla stessa parola o frase possano essere associati tantissimi valori diversi, è indice della scarsa affidabilità di ogni scienza numerologica. Infatti le combinazioni possibili delle dieci cifre sono tante, ma non infinite, ed è logico che esse finiscano per ripetersi. Ad esempio, con due cifre (zero incluso) si possono formare solo novanta numeri, da 10 a 99, e ogni volta che uno di essi si ripete, i numerologi tendono a stabilire connessioni tra di essi, attribuendo queste associazioni casuali a un'intenzionale ricercatezza da parte dell'Autore Sacro. Chi infatti si impegna tanto a cercare un ordine in quello che per gli altri è solo caos, è probabile che finirà per convincersi di aver trovato ciò che cerca, vedendo connessioni che solo la sua mente è stata capace di stabilire. Non si tratta di un procedimento mentale diverso da quello di coloro che venerano una macchia di umidità apparsa su un muro, asserendo che si tratta di un'apparizione della Madonna o di Padre Pio; oppure, da quello di coloro che registrano rumori indefiniti su una frequenza audio sulla quale nessuna emittente trasmette, e sono convinti di captarvi voci provenienti dall'aldilà (la cosiddetta "metafonia"), come se nell'aldilà esistessero trasmettitori radiofonici! Questo fenomeno prende il nome di "pareidolia": il nostro cervello tenta spontaneamente di trovare uno schema logico anche dove esso è totalmente assente, e questo vale per le nuvole in cielo (nelle quali i bambini giocano a riconoscere forme di animali o uomini), per le macchie sui muri, per i fuochi fatui scambiati per fantasmi nei cimiteri, ed anche per i numeri estratti con procedimenti più o meno ingegnosi da lunghe stringhe di lettere, per di più considerate sacre, quando non dettate da Dio stesso!

Questo naturalmente non significa che i numeri abbiano veramente un senso specifico nell'ermeneutica biblica; in questo caso, però, il senso di questi numeri è tutt'altro che recondito e nascosto sotto strane crittografie ermetiche. L'esempio più lampante è offerto dal celeberrimo numero 666. Infatti nell'Apocalisse di Giovanni (cui ho dedicato un altro mio ipertesto) leggiamo:

« Qui sta la sapienza. Chi ha intelligenza calcoli il Numero della Bestia: è infatti un numero di uomo, e il suo numero è seicentosessantasei » (Apocalisse 13, 18)

Il numero 666 è definito "un numero di uomo", perchè presumibilmente deriva dal nome dell'imperatore romano Nerone Cesare (in ebraico נרונקסר‎, "Neron Qasr"), noto persecutore dei cristiani, e per questo identificato con la Bestia, che « esercita tutto il potere della prima bestia in sua presenza e costringe la terra e i suoi abitanti ad adorare la prima bestia » (Ap 13, 12)50 (N) + 200 (R) + 6 (W) + 50 (N) + 100 (Q) + 60 (S) + 200 (R).

Un altro esempio lo possiamo riscontrare nella Genealogia di Gesù secondo Matteo. Quest'ultima è infatti scandita dal riecheggiare del numero 14:

« In tal modo, tutte le generazioni da Abramo a Davide sono quattordici, da Davide fino alla deportazione in Babilonia quattordici, dalla deportazione in Babilonia a Cristo quattordici » (Matteo 1, 17)

Tra l'altro, per ottenere questa periodicità l'Evangelista ha dovuto alterare la successione degli antenati di Cristo riportati dall'Antico Testamento. Se da Abramo a Davide effettivamente gli anelli generazionali sono 14, quelli tra Davide e la Deportazione a Babilonia sono in realtà 18, e così Matteo ne ha dovuto sopprimere tre (i re AcaziaIoas e Amasia) tra Ioram e Ozia, e uno (Ioiaqim) tra Giosia e Geconia. Anche gli anelli generazionali fra Geconia e Gesù non sono 14 ma 13, e diventano 14 solo introducendo nel computo il nome di Maria (« Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo »: Mt 1, 16). Da notare che Luca invece riporta 22 generazioni tra Salatiel e Gesù; è quindi probabile che, per far "tornare i conti", anche in questo caso Matteo abbia omesso parecchi antenati di Cristo (chi è interessato, legga qui). Ma perchè quesa insistenza sul numero 14? Probabilmente perchè 14 è il valore gematrico del nome di Davide, in ebraico דוד: la Dalet vale 4 la Vav vale 6, per un totale di 4 + 6 + 4 = 14!

E non è tutto. Nel capitolo 14 della Genesi si racconta l’invasione della Palestina da parte di quattro potenti eserciti venuti dall'Oriente, che presero prigioniero Lot, nipote di Abramo. « Quando Abram seppe che suo fratello era stato preso prigioniero, organizzò i suoi uomini esperti nelle armi, schiavi nati nella sua casa, in numero di trecentodiciotto, e si diede all'inseguimento fino a Dan » (Gen 14, 14), sconfisse i nemici e liberò Lot. Orbene, come ha potuto Abramo vincere i quattro più potenti eserciti della Mesopotamia con solo trecentodiciotto persone? Ora, sappiamo che Abramo, a quell'epoca senza figli, aveva nominato suo erede un domestico di nome Eliezer di Damasco (Gen 15, 2), divenuto poi nel folklore ebraico il prototipo del servo astuto. Se sommiamo i numeri che corrispondono alle lettere ebraiche di questo nome, abbiamo 1 (E) + 30 (L) + 10 (I) + 70 (E) + 7 (Z) + 200 (R) = 318. Perciò quel 318 sta a significare che il fido Eliezer di Damasco è stato determinante nella sconfitta dei Quattro Re d'Oriente! Non siete ancora soddisfatti? Come abbiamo visto nel capitolo dedicato alla Statistica, subito dopo l’esodo dall’Egitto furono censiti tutti gli israeliti abili alla guerra, e questi risultarono essere 603.550 (Num 1, 46). Per scrivere questa cifra la Bibbia usa le seguenti lettere dell’alfabeto ebraico: « rs kl bny ysr’l »; sommando i valori numerici corrispondenti, essi danno proprio 603.550; ma, aggiungendo le vocali appropriate, tale espressione viene a significare « tutti i figli d’Israele »! Potenza della gematria.

Altri numeri approfonditamente studiati dalla gematria non hanno un significato così immediatamente chiaro, benché apparentemente si trovino quasi dovunque. Per averne conferma, ci basterà partire dal sacro Tetragramma YHWH, che come si è detto nell'introduzione è costituito dalle quattro consonanti yodhevavhe, i cui valori numerici sono rispettivamente 1056 e 5, per un totale di 10 + 5 + 6 + 5 = 26. Il matematico francese Pierre de Fermat (1601-1665) dimostrò che 26 è l'unico numero esistente posto fra un quadrato (25 = 52) e un cubo (27 = 33), e che è il più piccolo numero non palindromo il cui quadrato è un numero palindromo (262 = 676). Inoltre è uguale alla somma delle cifre del suo cubo: 263 = 17576, e 1 + 7 + 5 + 7 + 6 = 26. È parte della cosiddetta Successione di Ulam (1, 2), così chiamata in onore del matematico polacco Stanisław Ulam (1909-1984): una sequenza di numeri interi tale che ogni suo termine è esprimibile, in uno e un solo modo, come somma di due termini precedenti e distinti della successione, che parte proprio sommando 1 e 2. I primi termini della successione di Ulam (1, 2) sono appunto 1, 2, 3, 4, 6, 8, 11, 13, 16, 18, 26, 28, 36, 38, 47, 48, 53, 57, 62, 69, 72... Gli esoteristi della Cabala sostengono che esiste una relazione fra questo numero, l'intera Bibbia e il cosmo. 26.000 anni è infatti all'incirca la durata del cosiddetto "anno platonico", il periodo che impiega l'asse terrestre per descrivere un cerchio completo sulla sfera celeste. In un normale mazzo di carte ci sono 26 carte rosse e 26 carte nere. L'alfabeto inglese ha 26 lettere, il piede umano è formato da 26 ossa, ed oggi la Confederazione Elvetica è formata da 26 cantoni; 26 è il numero atomico del ferro; nella moderna Teoria Bosonica delle Stringhe l'universo ha 26 dimensioni. I patriarchi da Adamo a Mosè sono in tutto proprio 26: Adamo, Set, Enos, Kenan, Maalalèl, Iared, Enoc, Matusalemme, Lamec, Noè, Sem, Arpacsad, Selach, Eber, Peleg, Reu, Serug, Nahor, Terach, Abramo, Isacco, Giacobbe, Levi, Kehat, Amram e Mosè. Secondo la cronologia tradizionale ebraica, Iddio avrebbe donato la Torah agli Israeliti nella ventiseiesima generazione a partire dalla Creazione. Nel Salmo 136, detto anche "il Grande Hallel", l'emistichio « perché il suo amore è per sempre » ricorre 26 volte. Inoltre la ventiseiesima lettera ebraica della Tanakh (che inizia "In principio Dio creò il cielo e la terra...") è una alef, la prima lettera dell'alfabeto ebraico. Essa può essere vista come formata a sua volta da altre tre lettere: una yod in alto a destra, una vav al centro trasversale e un'altra yod in basso a sinistra, speculare alla prima. Anche in questo caso la somma dei valori numerici delle tre lettere è 10 + 6 + 10 = 26; i numerologi cristiani hanno interpretato questa suddivisione come anticipazione della Trinità, essendo la lettera associata al numero di Dio scomponibile in tre lettere tali che a loro volta hanno complessivamente il valore numerico divino.

Ovviamente il nome di Dio è stato studiato per secoli dalla gematria nella sua composizione numerica, e alcuni non vi hanno associato il numero 26, ma il 72, usando il già citato  "Mispar Bone'eh", come si vede nel triangolo equilatero tracciato qui sopra. Infatti la sua prima lettera ha valore 10, la prima e seconda lettera il valore 10 + 5 = 15, la prima, la seconda e la terza lettera il valore 10 + 5 + 6 = 21, la prima, la seconda, la terza e la quarta lettera il valore 10 + 5 + 6 + 5 = 26. Totale: 10 + 15 + 21 + 26 = 72. Da un punto di vista aritmetico, 72 è pari alla somma di ben quattro numeri primi consecutivi: 72 = 13 + 17 + 19 + 23. Nella geometria euclidea, gli angoli esterni di un pentagono regolare misurano 72 gradi ciascuno. Anche 72, come 26, è parte della Successione di Ulam (1, 2), e questa per gli esoterici non può essere una coincidenza. Ed è anche un numero di Harshad (vedi), essendo divisibile per la somma delle proprie cifre. Come il 26, anche il 72 è stato messo in relazione al cosmo e all'uomo: esso sarebbe il numero dei battiti del cuore umano al minuto; e riprendendo la precessione degli equinozi, l'anticipazione del moto apparente del sole rispetto all'anno precedente è pari a 50 secondi d'arco all'anno, per cui occorrono 72 anni per l'attraversamento di un grado zodiacale (72 x 360 = 25.920 anni). Ma i 72 anni che corrispondono a un grado, corrispondono anche alla durata media della vita umana secondo la Tanakh: « Gli anni della nostra vita sono settanta, ottanta per i più robusti » (Salmo 90, 10).

Ora, il numero 72 è molto importante nelle Sacre Scritture. Ad esempio, è il numero degli scribi che tradussero in greco la Tanakh (la famosa "versione dei Settanta"). Ma è anche il numero di discepoli scelti da Gesù per precederlo « in ogni città e luogo dove stava per recarsi » (Lc 10, 1). A costoro Gesù dà il potere di « camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico » (Lc 10, 19); inoltre, essi dovranno rallegrarsi « non perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli » (Lc 10, 20). Ovviamente, secondo gli studiosi della gematria il numero dei 72 discepoli è stato scelto proprio perchè, usando il metodo del "Mispar Bone'eh", esso corrisponde al numero di YHWH, con il quale Cristo è consustanziale. Inoltre, 72 è il numero totale di libri nella Bibbia cattolica se si considera il libro delle Lamentazioni come parte del libro di Geremia. I cabalisti invece ritenevano che il Nome di Dio fosse in totale composto da 72 lettere, e lo chiamavano Shem ha-Mephorash (in ebraico שם המפורש); credevano anche nell'esistenza di 72 angeli e 72 demoni, ciascuno associato a una lettera. Secondo una leggenda, Re Salomone avrebbe evocato 72 demoni, rinchiudendoli in un vaso di bronzo sigillato con simboli magici, e li avrebbe obbligati a lavorare per lui durante la costruzione del Tempio di Salomone; usando lo Shem ha-Mephorash, sarebbe possibile evocare questi demoni per causare del male ai propri nemici, e ciò purtroppo è stato sfruttato dal satanismo e dalla magia nera fino ai nostri anni Duemila. Sorprendentemente, poi, il numero 72 compare anche sulla volta della Cappella Sistina decorata da Michelangelo tra il 1508 e il 1512: in essa il sommo pittore dipinse 24 colonne, su ognuna delle quali vi sono due cherubini, proiettati specularmente sulla colonna adiacente per un totale di 48 cherubini; sulle 12 vele triangolari che fiancheggiano i bordi del soffitto ci sono altre 24 figure nude, che si rispecchiano a vicenda; il tutto ammonta a 72 angeli, secondo i cabalisti gli stessi del Nome di Dio. Infine, 72 è anche il valore numerico della parola ebraica "chesed" (חסד), bontà, la quarta sephirot, cioè una delle dieci "emanazioni", cioè gli "strumenti di Dio" secondo la Cabala: come dire che Iddio è bontà infinita, e almeno su questo probabilmente la Cabala ha ragione.

Come si vede, con questo procedimento è facile collegare tra di loro numeri provenienti dai più disparati campi dello scibile umano, e dare un significato "universale" ai numeri 26 e 72, associati una volta per sempre alla Divinità. Tuttavia giocare con i numeri è pericoloso, perchè si rischia di finire per dimostrare l'esatto contrario di ciò che si sta inseguendo con tanta pervicacia. Ad esempio, in questo sito, dedicato ad una presunta « interpretazione cabalistica dei numeri », in corrispondenza del numero 72 ho trovato la seguente pappardella:

« Il 72 è il numero delle intuizioni nefaste, delle sensazioni tragiche, delle disgrazie e dell'esasperazione. In presenza di questo numero si sogna o si intuisce che in generle, o ancor peggio ad una persona cara, accadrà una disgrazia, un incidente stradale, un disastro aereo, un fallimento, un terremoto, un temporale devastante, un incendio, un attentato terroristico, un incidente ferroviario. È il numero dei brutti litigi con un parente stretto, dei giochi, del canto della civetta o del miagolio di un gatto in una notte di luna crescente o calante. È anche il numero degli animali notturni, delle asperità della vita, delle imprese faticose, delle sensazioni angosciose, del non riuscire a fare all'amore, dell'ululato dei cani, del verso degli animali notturni. »

Insomma, non propriamente qualcosa di facilmente associabile alla Divinità ebraico-cristiana. E non è tutto. Sicuramente uno dei più appassionati studiosi di numerologie bibliche fu il russo naturalizzato americano Ivan Nikolaevic Panin (1855-1942), il quale si convinse, giocando per anni e anni con i valori gematrici delle parole, di aver scoperto un vero e proprio "progetto numerologico" sotto il testo biblico. Basterà un esempio per comprendere il suo metodo di lavoro. Secondo lui, la Bibbia comprende 66 libri, escludendo quelli che i cattolici ritengono "deuterocanonici" (per quali motivi?) Sempre a sentir lui, di alcuni di questi sarebbe designato il nome dell'autore, mentre altri sarebbero anonimi; quelli di cui sono indicati esplicitamente gli scrittori sarebbero EsodoLeviticoNumeri e Deuteronomio, attribuiti in blocco a Mosé; Esdra e Neemia, attribuiti agli scrittori di cui essi portano il nome; IsaiaGeremiaEzechieleDaniele e i dodici Profeti Minori, attribuiti ai relativi scrittori; i Salmi, attribuiti a Davide; i Proverbi e il Cantico dei Cantici, attribuiti a Salomone; l'Ecclesiaste, attribuito al "figlio di Davide"; le lettere di Pietro, quella di Giacomo e quella di Giuda portano i nomi dei rispettivi scrittori; le lettere di Paolo, con l'eccezione della lettera agli Ebrei, opera di San Paolo; e l'Apocalisse, attribuita a Giovanni. Secondo Panin, invece, i libri anonimi sarebbero Genesi, Giosuè, Giudici, 1 e 2 Samuele, I e 2 Re, Rut, Lamentazioni, 1 e 2 Cronache, Ester, i Vangeli di Matteo, Marco, Luca, Giovanni, gli Atti degli Apostoli, le tre lettere di Giovanni, e la lettera agli Ebrei. A noi questa distinzione può apparire sorprendente, dal momento che i Vangeli sono attribuiti ai quattro evangelisti con molta maggior probabilità di quanta ve ne sia che i Proverbi siano opera di Salomone, e lo stesso vale per le Lamentazioni, attribuite a Geremia, per gli Atti e per le tre lettere di Giovanni. Ma seguiamo il suo ragionamento. Il numero dei libri della Bibbia sarebbe 66 = 6 x 11; quello dei libri anonimi sarebbe 22 = 2 x 11; quello dei libri non anonimi sarebbe 44 = 4 x 11; di questi 44, 22 = 2 x 11 apparterrebbero a scrittori di più di un libro, come Paolo che ha scritto parecchie lettere, e 22 = 2 x 11 apparterrebbero a scrittori di un solo libro. La somma dei 66 numeri dei vari libri sarebbe 2.211 = 201 x 11. Dei 66 libri, 21 sarebbero lettere: dividendo la somma totale dei 66 libri (2.211) tra lettere e altri libri, avremmo 1.155 = 115 x 11 per le lettere, e 1.056 = 96 x 11 per gli altri libri. Prendendo i valori gematrici dei nomi degli autori della Bibbia considerati da Panin (chissà perchè, a lui tre dei quattro Evangelisti non andavano bene), secondo lui essi sarebbero i seguenti: Mosé = 345Esdra = 278Neemia = 113Isaia  = 401Geremia = 271Ezechiele = 156Daniele = 95Osea = 381Gioele = 47; Amos = 176Abdia = 91Giona = 71Michea = 75Nahum = 104Abacuc = 216Sofonia = 235Aggeo = 21Zaccaria = 242Malachia = 101Davide = 14Salomone = 375Paolo  = 781Giacomo = 833Pietro = 755Giuda = 685Giovanni = 1069. La somma dei valori numerici degli autori della Bibbia è così 7.931, che è pari a 11 x 7 x 103. Anche la somma dei fattori 11, 7, 103 è uguale a 121, cioé 11 x 11.

Ivan Nikolaevic Panin (1855-1942)

Ivan Nikolaevic Panin (1855-1942)

Panin conclude che la presenza di tutti questi multipli di 11 non può essere casuale, e che sia il numero dei libri della Bibbia, che la proporzione tra libri anonimi e non anonimi, che la proporzione tra il numero dei libri appartenenti a uno scrittore e il numero dei libri appartenenti a scrittori di più di un libro, è assolutamente intenzionale e "pianificata" da una Mente Superiore per dimostrare l'Origine Divina della loro ispirazione. E se qualcuno non è ancora convinto dalle sue argomentazioni, il nostro matematico aggiunge che la somma dei valori gematrici dei nomi dei 26 scrittori della Bibbia (7.931) è anche un multiplo di 7 (7 x 1.133), e a questo totale i 21 scrittori dell’Antico Testamento (21 = 3 x 7) contribuiscono con 3.808 = 544 x 7 e gli scrittori del Nuovo Testamento con 4.123 = 589 x 7. Dei 3.808 ascrivibili all'Antico Testamento, 2.833 = 419 x 7 appartengono agii scrittori della Legge e ai Profeti, da Mosé a Malachia, e 1.190 = 170 x 7 appartengono agli scrittori da Davide a Neemia. Sette dei 21 scrittori dell'Antico Testamento secondo Panin sono espressamente nominati nel Nuovo Testamento: MoséDavideIsaiaGeremiaDanieleOseaGioele, e il loro valore numerico è 1.554 = 222 x 7. I valori numerici di Mosé (345), che apre la lista degli scrittori sacri, e di Giovanni (1.069), che la chiude, fanno in totale 1.414 = 202 x 7. Secondo Panin questo ripresentarsi martellante del numero 7, che peraltro ha un grande valore nella Bibbia a partire dei Sette Giorni della Creazione, e dell'11 « potrebbe pure essere dovuto al caso, ma la possibilità che queste caratteristiche numeriche accadano assieme è una su parecchi miliardi ». E dunque sarebbe chiaramente dimostrato che tali ricorrenze sono intenzionali. L'amico Panin però dimentica di dirci che questi complicati e "stupefacenti" calcoli "tornano" solo se si considerano "soltanto" 66 libri e 26 scrittori biblici. Ma perchè questa vera e propria "discriminazione"? Perchè Mosè (che non ha mai scritto nulla) dovrebbe essere incluso nel calcolo, e tre dei quattro Evangelisti no? Non si dovrebbe forse tenere conto anche del fatto che gli autori del Libro di Isaia sono almeno tre e non uno solo? Perchè la Genesi è contata tra i libri anonimi e l'Esodo no? E anche ammettendo che questa numerologia possa avere un qualche significato, quale valore simbolico può avere il numero 11, dato che ad essere un numero "magico" è piuttosto il 12?

Il sospetto che sorge è che Panin abbia volutamente scelto il numero di libri ed autori biblici, anonimi e non anonimi, autori di testi e di lettere, per far tornare i conti. Si tratta purtroppo di un procedimento comune a molti appassionati di esoterismo, dietrologie, teorie del complotto: vengono selezionati, tra tutti i documenti, solo quelli che confortano la tesi in esame, trascurando quelli (spesso la maggioranza) che sembrano confutarla. Ad esempio, se sommassimo i valori gematrici secondo Panin dei nomi degli "Apostoli scrittori", cioè dei Dodici che andrebbero annoverati tra gli autori biblici, cioè PietroGiovanniGiacomo e Giuda, troveremmo come risultato 3342, numero che non è divisibile né per 7 né per 11. Già, ma qualcuno di voi potrebbe dirmi: hai dimenticato l'apostolo Matteo, autore dell'omonimo Vangelo! Trascrivendo il nome di quest'ultimo in ebraico (והיתתמ, Mattityahu) e sommando i valori numerici delle singole lettere otteniamo 861, che addizionato a 3342 fornisce un totale di 4203, ancora una volta non divisibile né per 7 né per 11. Il metodo di Panin, insomma, se applicato agli Apostoli scrittori, sembra fare cilecca. E fa acqua anche se includiamo nel novero degli Autori gli altri tre Evangelisti, che appaiono esclusi ingiustamente dal computo: nessuno dei calcoli del matematico russo in questo caso sembra più tornare.

La gematria ha anche un corrispondente greco chiamato isopsefia, dal greco "ísos", "uguale", e "psêphos", "sassolino", ma anche "conteggio", dato che gli antichi utilizzavano dei sassolini per eseguire i calcoli aritmetici sull'abaco; proprio dal latino "calculus", "sassolino", deriva l'italiano "calcolo". Secondo l'isopsefía, più parole scritte in greco sono associate allo stesso numero secondo una corrispondenza di tipo numerologico basata stavolta sul sistema di numerazione greco, del quale parleremo in un'altra lezione. Quando due o più parole sono associate allo stesso numero si dicono isopsefiche, ed il numero associato a tali parole è chiamato psefia. Ad esempio, alla parola Aγάπη (agápē), cioè "amore", corrisponde il valore 93. Ma anche alla parola θέλημα (thélēma), cioè "volontà", corrisponde il valore 93, e dunque tali parole sono isopsefiche. Lo scopo dell'isopsefia sta proprio nel ricercare parole che siano associate allo stesso numero. Si discute se sia stata la gematria ebraica a generare l'isopsefia greca o viceversa, dato che entrambe sono molto antiche; secondo alcuni l'isopsefia risalirebbe a Pitagora. Certamente dall'isopsefia nacque l'aritmomanzia, l'analisi numerologica di una parola basata sull'alfabeto latino.

Un esempio lampante di isopsefia? Nel libro I degli Oracoli Sibillini, un testo apocrifo scritto in greco tra il II e il I secolo a.C., e poi rielaborato e ampliato in ambiente cristiano, tra il I e il VI secolo d.C., ai versetti 326-330 il nome di Gesù è sostituito dal numero 888, che secondo l'isopsefia è il valore corrispondente alla trascrizione del nome in lingua greca Ιησους ("Iēsôus"): 10 (Ι) + 8 (Η) + 200 (Σ) + 70 (Ο) + 400 (Υ) + 200 (Σ). Un valore che comunque non ha niente a che vedere con il 26 e il 72 della gematria ebraica. In greco il termine "Θεός", "Dio", ha una psefia pari a 9 (Θ) + 5 (Η) + 70 (Ο) + 200 (Σ) = 284, che ancora una volta non ha alcuna relazione con i numeri di YHWH.

Vi è anche un equivalente in italiano della gematria e dell'isopsefia? Sì, grazie alla seguente tabella, facilmente rintracciabile in Internet:

1

2

3

4

5

6

7

8

9

A

B

C

D

E

F

G

H

I

J

K

L

M

N

O

P

Q

R

S

T

U

V

W

X

Y

Z

 

Facciamo un esempio: consideriamo i nomi ABRAMO e SARA. I loro valori numerici secondo la tabella soprastante sarebbero 1 + 2 + 9 + 1 + 4 + 6 = 23, valore che può essere ridotto a 2 + 3 = 5, e 1 + 1 + 9 + 1 = 12, che può essere ridotto a 1 + 2 = 3. I vari siti di esoterismo numerologico che ho consultato dicono che 5 sarebbe il « numero della comunicazione, della versatilità, dell’intelligenza », mentre 3 sarebbe il « numero dell'equilibrio e della disponibilità ». In ambi i casi, sembra che la numerologia ci abbia azzeccato, giacché Abramo era in grado di comunicare direttamente con Dio, mentre Sara fu così disponibile nei confronti del marito, da dargli persino la propria schiava Agar, pur di concedergli una discendenza (Gen 16, 1-3). D'altro canto, Sara non fu invece molto equilibrata quando convinse suo marito a scacciare Agar e suo figlio Ismaele (Gen 21, 9-14). Insomma, la numerologia mistica ha le stesse caratteristiche del'oroscopo: come quest'ultimo, le tabelle dei presunti significati dei numeri sono scritte in modo volutamente ambiguo e generico, e quindi possono essere riconosciute da tutti come riferite a se stessi. Del resto, come è stata compilata la tabella che abbiamo utilizzato? Perlomeno, quella della gematria ebraica e quella dell'isopsefia greca sono basate sui valori numerici che sono stati associati alle singole lettere da una tradizione ormai secolare; quale autorità ha invece attribuito il valore 1 ad A, J, S, il valore 2 a B, K, T e così via? E soprattutto, chi ha associato al 3 l'equilibrio e al 5 la comunicazione? Evidentemente, rispondere a questa domanda sarebbe difficile quanto cercare di capire chi ha affermato che il segno zodiacale dei Gemelli alla curiosità, all'intelligenza spiccata e all'ipocrisia. Non è certo un caso se, nel corso dei secoli, è nata anche una disciplina chiamata "astrologia gematrica", che sfrutta i metodi della gematria per determinare le influenze astrologiche su una data persona, tirando in ballo persino la gematria del nome del padre e della madre. Conclusione: questo tipo di numerologie ha la stessa credibilità matematica e scientifica che può avere chi cerca di leggere il futuro nelle foglie del tè.

L'Albero della Vita della Cabala Ebraica, tratto da un manoscritto rinascimentale. Ogni cerchio rappresenta una delle dieci "sefirot" o "emanazioni" attraverso cui si manifesta la Divinità

L'Albero della Vita della Cabala Ebraica, tratto da un manoscritto rinascimentale. Ogni cerchio rappresenta una delle dieci "sefirot" o "emanazioni" attraverso cui si manifesta la Divinità

Diverso è il caso dei sistemi di crittografia ebraica, che non sono metodi numerici per cogliere la segreta essenza delle cose, come la gematria e i suoi parenti greci, latini e italiani; si tratta invece di procedimenti per nascondere letteralmente certe parole sotto la sembianza di altre, per le motivazioni più varie. Il più famoso di questi metodi è il cosiddetto Atbash, che consiste nel sostituire ogni lettera di una data parola o frase con quella che occupa la posizione opposta nell'alfabeto. In altre parole, la prima lettera dell'alfabeto ebraico (Aleph) viene sostituita con l'ultima (Tav), la seconda (Beth) con la penultima (Shin), e così via, invertendo l'ordine alfabetico delle lettere. Da qui deriva il nome del sistema crittografico: A – T – B – S, da cui Atbash. Esso è utilizzato molto frequentemente nel Targum, la versione aramaica della Bibbia, e nei Midrash, ma alcuni esempi possono essere già trovati nella Bibbia ebraica. Ad esempio:

« Presi dunque la coppa dalla mano del Signore e la diedi a bere a tutte le nazioni alle quali il Signore mi aveva inviato: [...] a tutti i re del settentrione, vicini e lontani, agli uni e agli altri e a tutti i regni che sono sulla terra; il re di Sesac berrà dopo di loro. » (Ger 25, 17.26)

Chi sarà mai « il re di Sesac »? Certi nomi che si trovano nella Tanakh appaiono davvero incomprensibili, ma questo potrebbe essere compreso proprio alla luce del metodo Atbash. Infatti nell'originale "Sesac" si scrive ששכ, cioè SSC. Ora, invertendo l'ordine delle lettere nell'alfabeto ebraico, alla Shin (la ventunesima) va sostituita la Beth (la seconda), e alla Kaf (l'undicesima) va sostituita la Lamed (la dodicesima), per cui la parola sconosciuta diventa בבל, cioè BBL: Babel, il nome ebraico di Babilonia. Il re che subirà l'ira del Signore, rappresentata dalla coppa, sarà il re di Babilonia. Al tempo in cui Geremia scrisse questi oracoli, il Regno di Giuda era formalmente alleato di Babilonia, per cui non era permesso di fare oggetto quella città di una maledizione divina. La stessa prudenza del Profeta giustifica un altro crittogramma, sempre nel libro di Geremia:

« Così parla il Signore: "Ecco, io faccio levare contro Babilonia e contro gli abitanti di questo paese, che è il cuore dei miei nemici, un vento distruttore..." » (Ger 51, 1)

Cosa significa "il cuore dei miei nemici"? È solo un'espressione poetica? Probabilmente no. Infatti "il cuore dei miei nemici" in ebraico si legge "Leb Kemai". Applicando il metodo Atbash, questa combinazione di lettere diventa Kasdim, cioè Caldea, e quindi ancora una volta Babilonia! Altri metodi crittografici sono l'Avgad, che rimpiazza ciascuna lettera con la successiva in modo circolare (Tav diventa Aleph), e l'Ofanim, che sostituisce ogni lettera con l'ultima lettera del suo nome (ad esempio "Aleph" con "Fe"). Uno dei massimi esperti di crittografia fu il cabalista rinascimentale Rabbi Moses ben Jacob Cordovero (1522-1570). Secondo alcuni anche il misterioso nome del Baphomet, idolo pagano della cui venerazione furono accusati i Templari, e ripreso poi dall'occultismo moderno, sarebbe da interpretare alla luce del codice Atbash; come si vede qui sotto, esso altro non sarebbe che un crittogramma di "sophia", termine greco che significa "sapienza"!

Chiudiamo questa appendice con un'altra celebre "bufala" riguardante possibili messaggi "nascosti" nel testo biblico: quella che riguarda ciò che in italiano è noto come il "Codice Genesi", ma che nell'originale inglese è noto come "the Bible Code", dal titolo del libro di Michael Drosnin (1946-) ed Eliyahu Rips (1948-) che lo ha proposto per primo, suscitando grandi entusiasmi nei cultori di esoterismo e dietrologie. Come Panin credeva che gli autori biblici (o almeno, quelli che egli definiva autori biblici, in base al suo capriccio) avessero contato con cura persino gli aggettivi, i verbi e le singole lettere da inserire nei loro testi, così Drosnin e Rips ritengono che l'intera storia umana, sia passata che futura, sia "codificata" all'interno del testo ebraico della Torah: una pretesa invero degna di Nostradamus!

Michael Drosnin (1946-)

Michael Drosnin (1946-)

Ma come sarebbe possibile questa codificazione? Attraverso l'individuazione delle cosiddette ELS o "sequenze di lettere equidistanti" (dell'inglese "Equidistant Letter Sequence"). Per ottenere una ELS da un testo, occorre disporre le lettere secondo un preciso schema, con un numero fisso di lettere per riga, trascurando del tutto gli spazi e la punteggiatura; si sceglie una lettera come punto d'inizio e si salta un certo numero di lettere scelto liberamente ma costante; si può anche saltare dal basso verso l'alto o all'indietro. Ad esempio, disponiamo le 33 lettere di Genesi 1, 1, tolti spazi e segni di interpunzione, in una tabella con sei lettere per riga:

INPRIN
CIPIOD
IOCREO
ILCIEL
OELATE
RRA   

Come si vede, è possibile riconoscere nel testo alcuni ELS di senso compiuto: "coca", pianta della famiglia delle Erythroxylaceae da cui si estrae la cocaina e con cui si fabbrica la Coca Cola, e "Tale", che in inglese significa "racconto". Si noti che quest'ultima parola è riconoscibile solo leggendola a ritroso nel testo. Drosnin e Rips sostengono che le due parole facciano parte di un unico messaggio lanciato ai posteri, giacché nel testo esse si incrociano. Ma quale messaggio può unire "coca" e "tale"? Tra l'altro, se le parole sono riscritte con sette lettere per riga:

INPRINC
IPIODIO
CREOILC
IELOELA
TERRA

si vede bene che entrambe le suddette parole scompaiono. Tuttavia chi crede in questo codice affermerà che la suddivisione del testo in sei caratteri per riga era sbagliata, ed è corretta invece quella di sette caratteri per riga, essendo "sette" il Numero Divino per eccellenza. Infatti, in questo schema stavolta è possibile riconoscere altre due parole con un senso compiuto, e stavolta collegate tra di loro: "Dole" (in giallo) e "nil" (in azzurro). Bob Dole (1923-), all'anagrafe Robert Joseph Dole, veterano della Seconda Guerra Mondiale e senatore repubblicano per lo stato del Kansas dal 1969 al 1996, è stato candidato come Vicepresidente di Gerald Ford nelle elezioni presidenziali americane del 1976 e come Presidente nel 1996, ma in entrambi i casi è stato sconfitto, la prima volta da Jimmy Carter, e la seconda da Bill Clinton. Chi crede nell'esistenza del "Bible Code" potrebbe dedurne che la contiguità tra "Dole" e "Nil" nel primo versetto della Genesi rappresenterebbe una profezia pronunciata fin dall'antichità del fatto che Dole non avrebbe mai potuto essere eletto, in quanto "nil" (ipocoristico di "nihil") in latino significa "nulla"; se fosse stato eletto, infatti, avrebbe scatenato una guerra nucleare, e il mondo sarebbe tornato al caos primordiale, quello che appunto c'era "in principio". Si tratta, come si vede, di un'ipotesi seducente, che ha affascinato non solo gente incolta e poco addentro nelle Sacre Scritture, ma anche studiosi ed esperti del ramo. Dopotutto un miliardo e mezzo di persone ritiene la Torah un testo ispirato da Dio; perchè dunque in essa non potrebbe essere "cifrata" l'intera storia dell'uomo, che a Dio appare come un unico istante sotto l'occhio della Sua Provvidenza?

INPRINC
IPIODIO
CREOILC
IELOELA
TERRA

Purtroppo, basta poco per rendersi conto che la "profezia" da noi appena formulata è destituita di qualsiasi fondamento. Infatti, per ottenerla abbiamo dovuto accostare un nome anglosassone (Dole) all'ipocoristico di una parola latina (nihil), che neppure si intersecano l'un l'altro, entrambi estratti da un testo in italiano. Evidentemente la coincidenza di questi gruppi di parole è del tutto casuale, come lo è la lettura per la seconda volta della parola "coca" nell'ultima colonna di destra dall'alto in basso (in rosso), dato che Dole non era sicuramente un consumatore abituale di cocaina. Allo stesso modo, sicuramente altri ELS estratti dalla stessa matrice, che per noi sono del tutto privi di senso, possono averne uno in lingue più o meno esotiche. Per esempio, la parola "piel" leggibile dall'alto in basso nella terza colonna da destra (in blu), in spagnolo vuol dire "pelle", "pelliccia" o "buccia", mentre il dottor Jörn Piel (come chiunque può verificare in questa pagina) è un docente dell'Istituto di Microbiologia di Zurigo, esperto di biochimica; eppure nessuno di questi due significati può avere niente a che vedere con Bob Dole, benché "piel", a differenza di "nil", intersechi il suo nome! Chissà quante altre delle mille combinazioni di lettere che vedete qui sopra, possono avere un qualche senso compiuto in lingua Inuit, o in lingua San, o in Vietnamita... Tuttavia, chiunque è disposto a riconoscere che avrebbe ben poco senso cercare di estrarre parole in lingua Inuit o Vietnamita da un testo scritto in italiano. Così come non ha senso estrarre da un testo italiano un nome anglosassone e una parola latina; tutt'al più potrebbe aver senso cercare di estrarne ELS in italiano!

Naturalmente Drosnin e Rips hanno previsto questa obiezione, ed hanno utilizzato esclusivamente il testo della Torah scritto in caratteri ebraici, che poi è la lingua madre dei suoi autori, cercandovi solo ELS in ebraico. In questo caso, le "coincidenze" che si osservano sono veramente impressionanti, e tali da convincere più di uno scettico. Ad esempio chi di noi potrebbe credere che nella Bibbia sia contenuta una profezia dello... sbarco umano sulla luna nella notte tra il 20 e il 21 luglio 1969 (tra il 5 e il 6 Av dell'anno 5729, secondo il Calendario Ebraico)? Come si è visto parlando dell'arca di Noè, il racconto della Genesi è compatibile solo con un cosmo a terra piatta, nel quale la luna e il sole sono "lampade" appese alla cupola del firmamento! E come avrebbero fatto Armstrong e Aldrin ad atterrare su... una lampada? Eppure, secondo Rips e Drosnin nel testo della Torah le espressioni ebraiche "uomo sulla luna" e "vascello spaziale" sarebbero rintracciabili una volta sola sotto forma di ELS, e questi due ELS sarebbero intersecati tra di loro, come si vede qui sotto:

Ovviamente noi potremmo passare la vita a spulciare il testo della Torah senza trovare alcuna coincidenza; ma Drosnin ha utilizza un software apposito, che gli ha permesso di scovare le parole desiderate sotto forma di ELS in un tempo macchina davvero contenuto. Non siete ancora convinti? Eccovi un altro esempio, stavolta ancora più complicato, e quindi (secondo Michael Drosnin) ancora più veritiero del precedente:

Ovviamente ci stiamo riferendo alla tragedia dell'11 settembre 2001, che tantissimi cultori di discipline esoteriche e cabalistiche hanno creduto di poter ravvisare predetta praticamente dovunque, dalle Centurie di Nostradamus alle Profezie di Malachia; peccato che lo abbiano fatto tutte post facto... In questo caso, Drosnin e Rips hanno ravvisato vicine l'una all'altra le parole "torri""gemelle""sono state abbattute""due" e "aeroplani": il che non può significare altro che Mosè o chi per esso avrebbe previsto, fin dalla notte dei tempi, che due grattacieli gemelli dovevano essere abbattute da due aeroplani (ma la parola "aeroplano" al tempo di Mosè non aveva senso!)

Potete comprendere come, secondo Drosnin e i suoi corifei, praticamente tutti gli eventi della storia umana, dall'estinzione dei dinosauri all'avvento di Hitler, dall'assassinio di Kennedy alla Guerra Civile in Siria, potrebbero essere scoperti da questo software codificati nel testo della Torah. A sentire il nostro autore, il primo a parlare di un codice occultato nel testo della Bibbia sarebbe stato Isaac Newton (1642-1727), noto non solo come ideatore della Gravitazione Universale, ma anche per la sua passione per l'alchimia e per l'occultismo, e che ha anche proposto una cronologia della storia umana completamente diversa da quella ufficialmente riconosciuta, e oggi smentita dalle datazioni con il carbonio-14.  Lungo tutto l'arco della sua vita il famoso (ed eccentrico) scienziato avrebbe cercato di mostrare al mondo che il libro conteneva il destino di tutta l'umanità, ma non sarebbe riuscito a capire come funzionasse questo codice, ovviamente perchè gli mancava il supporto della moderna informatica. Utilizzando il suo software, invece, Drosnin avrebbe previsto l'assassinio del Primo Ministro israeliano Yitzhak Rabin (1922-1995),avvenuto a Tel Aviv la sera del 4 novembre 1995 per mano dell'estremista ebraico Ygal Amir, tre anni prima che accadesse, ed avrebbe avvisato invano il Mossad (il servizio segreto israeliano) e lo stesso Rabin, che non gli avrebbero creduto. Questo infatti sarebbe il "codice" nascosto nella Torah che prevedeva l'attentato, e addirittura il nome dell'attentatore:

Sempre a sentire Drosnin, dal caso di Rabin in poi, anche il Servizio Segreto Israeliano utilizzerebbe questo codice come fonte di informazione, per contrastare i potenziali pericoli contro lo Stato d'Israele. Ovviamente però per chiunque conoscesse l'atmosfera politica di quegli anni in Israele, diviso tra opposti estremismi, il predire il fatto che il premier Rabin sarebbe stato assassinato non è stato un fatto particolarmente stupefacente, visto che, per aver firmato ad Oslo la pace con i Palestinesi il 20 agosto 1993, in molti lo avevano minacciato di morte, e non c'era certo bisogno di un avanzato software per prevederlo!

A questo punto qualcuno di voi potrebbe chiedermi: e la fine del mondo? Anche quella sarebbe codificata nella Torah? Ovviamente sì: nel 2003 Drosnin ha pubblicato un nuovo libro, intitolato "La Bibbia: Il codice segreto 2", in cui ha annunciato che l'Apocalisse avrebbe avuto inizio nel 2006 con una guerra in Medio Oriente. In seguito, il nostro cacciatore di misteri avrebbe previsto che un asteroide avrebbe colpito la Terra nel 2012, in "sospetta" coincidenza con la famosa Profezia dei Maya, anch'essa destituita di ogni fondamento, giacché il 21 dicembre 2012 terminava semplicemente una delle ere del calendario Maya, non il mondo intero (un po' come il 31 dicembre 2000 rappresentava la fine del XX secolo e del secondo millennio cristiano, non certo del pianeta Terra). Com'è andata a finire, lo sappiamo tutti: il 22 dicembre 2012 il mondo è proseguito in barba a tutti i millenaristi e a tutti i profeti di sventura, come sempre è accaduto quando gli uomini hanno ceduto alla tentazione di ignorare il famoso versetto evangelico: « Quanto a quel giorno e a quell'ora, nessuno lo sa, né gli angeli del cielo né il Figlio, ma solo il Padre » (Matteo 24, 36)!

L'obiezione principale avanzata contro il Bible Code proposto da Drosnin è naturalmente la stessa che abbiamo mosso contro le interpretazioni numerologiche e gematriche delle Sacre Scritture: in un grande volume di lettere (la sola Genesi è costituita da ben 78.064 caratteri, che diventano 304.805 per l'intera Torah) è sempre possibile trovare aggregazioni di caratteri dotate di senso compiuto, e la probabilità aumenta quanto più i singoli caratteri di un ELS possono essere distanti tra di loro. Apparentemente, come affermano Drosnin e soci, la probabilità di trovare un ELS in un punto casuale di un testo, accanto ad una parola correlata in modo significativo ad essa, sembra piuttosto bassa, e dovuta piuttosto ad un progetto intelligente, ma in pratica vi sono così tanti possibili punti di partenza ed intervalli di salto da una lettera all'altra, che ci si può rendere conto come sia completamente naturale che queste frasi con senso compiuto prima o poi saltino fuori. Tra l'altro Michael Drosnin aveva dichiarato esplicitamente che solo nelle Sacre Scitture possono essere trovati ELS in grado di predire il futuro, sfidando chiunque a provare il contrario; invece il matematico australiano Brendan McKay (1951-) dell'Australian National University ha applicato un software di sua creazione, molto simile a quello di Drosnin e Rips, a traduzioni ebraiche di romanzi molto lunghi come "Moby Dick" e "Guerra e Pace", dimostrando che anche in essi era possibile individuare analoghi incroci tra parole particolarmente significativi. Ad esempio, in "Moby Dick" egli trovò degli ELS che sembravano annunciare l'assassinio di Martin Luther King con 117 anni di anticipo, ed addirittura alcuni relativi all'assassinio di Rabin, contenente il nome e cognome dell'assassino ed il nome dell'università che frequentava, così come anche la parola "Oslo", che si riferiva agli Accordi di Oslo del 1993! Addirittura, il giornalista radiofonico australiano John Safran (1972-) riuscì a trovare assieme a McKay riferimenti agli attentati dell'11 settembre 2001 nel testo di alcune canzoni dei "Vanilla Ice"! Inoltre, è stato fatto notare che Drosnin si è servito della flessibilità della lingua ebraica riguardo all'ortografia, sfruttandola a suo vantaggio: egli ha miscelato liberamente l'ebraico classico (nessuna vocale, Y e W consonanti) e le modalità moderne (Y e W utilizzati per indicare le vocali "i" ed "u"), come pure variabilità nella pronuncia di K e T, in modo da ottenere i termini che gli servivano per provare le sue tesi: caratteristica, questa, comune ai lavori di tutti i cultori di discipline esoteriche. Infine, non si possono ignorare i problemi causati da errori di trascrizione da parte degli scribi , che si riflettono nelle varianti anche molto diverse tra i diversi incunaboli della Bibbia giunti sino a noi: il testo era considerato così sacro, che tali svarioni si sono tramandati nel corso dei secoli, e rendono difficile credere all'esistenza di un messaggio in codice all'interno del testo della Torah.

Prima di chiudere, però, vi consiglio la seguente lettura. Credo che nessuno sia riuscito a confutare gli sforzi numerologici di trovare un "disegno nascosto" nel tessuto delle lettere della Torah quanto lo scrittore piemontese Umberto Eco (1932-). Vale la pena di leggere integralmente un brano del suo romanzo "Il Pendolo di Foucault" (1988), che io giudico illuminante per gli scopi che ci stiamo proponendo:

« "Immagino che il suo autore sostenga che l'altezza della piramide di Cheope è uguale alla radice quadrata del numero dato dalla superficie di ciascuno dei lati. Naturalmente le misure vanno prese in piedi, più vicini al cubito egiziano ed ebraico, e non in metri, perché il metro è una misura astratta inventata nei tempi moderni. Il cubito egiziano in piedi fa 1,728. Se poi non abbiamo le altezze precise possiamo rifarci al pyramidion, che era la piccola piramide posta sull'apice della grande piramide per costituirne la punta. Era d'oro o di altro metallo che lucesse nel sole. Ora prenda l'altezza del pyramidion, la moltiplichi per l'altezza della piramide intera, moltiplichi il tutto per dieci alla quinta e abbiamo la lunghezza della circonferenza equatoriale. Non solo, se prende il perimetro della base e lo moltiplica per ventiquattro alla terza diviso due, ha il raggio medio della terra. In più l'area coperta dalla base della piramide moltiplicata per 96 per dieci all'ottava dà centonovantasei milioni ottocentodiecimila miglia quadrate che corrispondono alla superficie terrestre. É così?"
Belbo amava manifestare stupefazione, di solito, con un'espressione che aveva appreso in cineteca, vedendo l'edizione originale di Yankee Doodle Dandy con James Cagney: "I am flabbergasted!" E così disse. Evidentemente Agliè conosceva bene anche l'inglese colloquiale perché non riuscì a celare la sua soddisfazione senza vergognarsi di questo atto di vanità. "Cari amici," disse, "quando un signore, il cui nome mi è ignoto, concuoce una compilazione sul mistero delle piramidi, non può dire che quello che ormai sanno anche i bambini. Mi sarei stupito se avesse detto qualche cosa di nuovo."
"Quindi," esitò Belbo, "questo signore sta dicendo semplicemente delle verità assodate."
"Verità?" rise Agliè, aprendoci di nuovo la scatola dei suoi sigari rachitici e deliziosi. "Quid est veritas, come diceva un mio conoscente di tanti anni fa. In parte si tratta di un cumulo di sciocchezze. Per cominciare se si divide la base esatta della piramide per il doppio esatto dell'altezza, calcolando anche i decimali, non si ha il numero bensì 3,1417254. Piccola differenza, ma conta. Inoltre un discepolo del Piazzi Smyth, Flinders Petrie, che fu anche il misuratore di Stonehenge, dice di aver sorpreso il maestro che un giorno, per far tornare i conti, limava le sporgenze granitiche dell'anticamera reale... Pettegolezzi, forse, ma il Piazzi Smyth non era uomo da ispirare fiducia, bastava vedere come si annodava la cravatta. Tuttavia fra tante sciocchezze ci sono anche inoppugnabili verità. Signori, vogliono seguirmi alla finestra?"
Spalancò teatralmente i battenti, ci invitò ad affacciarci, e ci mostrò lontano, all'angolo fra la stradetta e i viali, un chioschetto di legno, dove si vendevano presumibilmente i biglietti della lotteria di Merano.
"Signori," disse, "invito loro ad andare a misurare quel chiosco. Vedranno che la lunghezza del ripiano è di 149 centimetri, vale a dire un centomiliardesimo della distanza Terra-Sole. L'altezza posteriore divisa per la larghezza della finestra fa 176/56 = 3,14. L'altezza anteriore è di 19 decimetri e cioè pari al numero di anni del ciclo lunare greco. La somma delle altezze dei due spigoli anteriori e dei due spigoli posteriori fa 190 x 2 + 176 x 2 = 732, che è la data della vittoria di Poitiers. Lo spessore del ripiano è di 3,10 centimetri e la larghezza della cornice della finestra di 8,8 centimetri. Sostituendo ai numeri interi la corrispondente lettera alfabetica avremo C10H8, che è la formula della naftalina."
"Fantastico," dissi, "ha provato?"
"No," disse Agliè. "Lo ha fatto su un altro chiosco un certo Jean-Pierre Adam. Immagino che tutti i chioschi della lotteria abbiano più o meno le stesse dimensioni. Con i numeri si può fare quello che si vuole. Se ho il numero sacro 9 e voglio ottenere 1314, data del rogo di Jacques de Molay – data cara a chi come me si professa devoto alla tradizione cavalleresca templare – come faccio? Lo moltiplico per 146, data fatidica della distruzione di Cartagine. Come sono arrivato al risultato? Ho diviso 1314 per due, per tre, eccetera, sino a che non ho trovato una data soddisfacente. Avrei anche potuto dividere 1314 per 6,28, il doppio di 3,14, e avrei avuto 209. Ebbene, è l'anno dell'ascesa al trono di Attalo I re di Pergamo. Soddisfatti?" »
(Umberto Eco, "Il Pendolo di Foucault", capitolo 48, pagg. 174-175)

Con questo racconto sottilmente ironico, l'autore de "Il Nome della Rosa" ci insegna che è sbagliato attribuire significati mistici o magici ai numeri, giacché con i numeri è costruito tutto l'universo in cui viviamo, e quindi, quando si cerca a lungo in una mole immensa di dati, finiranno sicuramente per saltar fuori le combinazioni che cerchiamo, e che sembrano avallare le nostre teorie, qualunque esse siano. E un corpus letterario e complesso qual è la Bibbia non può certo sfuggire a questa regola. Sembra di sentire l'eco delle parole del Siracide:

« La presunzione ha fatto smarrire molti
e le cattive illusioni hanno fuorviato i loro pensieri. » (Sir 3, 24)

E a questo punto, dopo tanto peregrinare tra i numeri, non ci resta che congedarmi da voi con le parole dell'Autore del Secondo Libro dei Maccabei:

« Io chiudo qui la mia narrazione. 38Se essa è riuscita ben ordinata, era quello che volevo; se invece è di poco conto e mediocre, questo solo ho potuto fare. 39Come il bere solo vino o bere solo acqua è nocivo, mentre vino mescolato con acqua è amabile e procura un delizioso piacere, così un discorso ben elaborato delizia gli orecchi di coloro che leggono la narrazione. E qui sia la fine. » (2 Mac 15, 37b-39)