mercoledì 10 febbraio 2021

TRE SPECIE DI ADORATORI. Parla San Giovanni Maria Vianney

 


La preghiera di un peccatore che non vuole uscire dal peccato

«Essendo Gesù disceso dal momte, molta folla lo seguì. Ed ecco un lebbroso, venuto lo adorava»
(Matteo 8, 1-2).

Leggendo queste parole, fratelli miei, io mi rappresento il giorno di una grande festa, quando si accorre in gran folla nelle nostre chiese, dietro Gesù Cristo, che non è disceso da una montagna, ma sui nostri altari, dove la fede lo rivela come un re in mezzo al suo popolo, come un padre, circondato dai suoi figli, e infine, come un medico, circondato dai suoi malati.

Gli uni adorano questo Dio, la cui immensità non possono contenere nè i cieli nè la terra, con una coscienza pura, come un Dio che regna nei loro cuori; è soltanto l’amore che li conduce qui, per offrirgli un sacrificio di lode e di azioni di grazie; essi sono certi di non poter ripartire dalla presenza di questo Dio caritatevole, senza essere stati colmati di ogni sorta di benedizioni.

Gli altri compaiono davanti a questo Dio così puro e così santo, con un’anima tutta ricoperta di peccati; ma essi sono rientrati in se stessi, hanno aperto gli occhi sul loro stato disgraziato, hanno concepito il più vivo orrore della loro passata sregolatezza, e, ben risoluti a cambiare vita, vengono a Gesù Cristo pieni di fiducia, si gettano ai piedi del migliore di tutti i padri, offrendogli il sacrificio di un cuore contrito e umiliato.

Prima che essi escano di là, il Cielo sarà loro aperto, e l’inferno chiuso.

Ma, dopo queste due specie di adoratori, arriva una terza: cioè quei cristiani tutti ricoperti della sporcizia dei loro peccati e addormentati nel male, che non pensano affatto di doverne uscire, ma che, tuttavia, fanno come gli altri, vengono ad adorarlo e a pregarlo, almeno in apparenza.

Io non vi voglio parlare di quelli che vengono con un’anima pura e gradita al loro Dio; a questi ho da dire una sola cosa, cioè di perseverare.

Ai secondi, dirò solo di raddoppiare le loro preghiere, le loro lacrime e le loro penitenze, pensando che, secondo la promessa di Dio stesso, qualunque peccatore, che venga a Lui col cuore contrito e umiliato, può essere certo di ricevere il suo perdono.
Essi sono sicuri, dice Gesù Cristo, di aver riguadagnato l’amicizia del loro Dio, e il diritto al Cielo, che la loro qualità di figli di Dio ha conferito loro.

Oggi io voglio parlarvi, invece, soltanto di quei peccatori che sembrano vivere, ma che sono già morti.
Strana condotta, fratelli miei, sulla quale non oserei esprimere le mie considerazioni, se lo Spirito Santo non avesse già detto, fin dall’inizio del mondo, e con termini ben appropriati, che la preghiera di un peccatore che non voglia uscire dal suo peccato, e che non faccia tutto ciò che dovrebbe fare per uscirne, è abominevole agli occhi del Signore (Proverbi 28,9).

Aggiungiamo anche a questo indurimento, il disprezzo di tutte le grazie che il Cielo gli offre.

Il mio progetto, quindi, è di mostrarvi che la preghiera di un peccatore che non vuole uscire dal peccato, non è altro che un’azione ridicola, piena di contraddizioni e di menzogna, se la consideriamo sia in rapporto alle disposizioni del peccatore che la fa, sia ancora se la consideriamo in rapporto a Gesù Cristo, al quale è diretta.

Per parlare più chiaramente, diciamo che la preghiera di un peccatore che vuole rimanere nel peccato, non è altro che l’azione più ingiuriosa e più empia.
Ascoltatemi un istante, e ne sarete, disgraziatamente, fin troppo convinti (gli “istanti” del santo curato, come ormai sappiamo bene, duravano all’incirca due o tre ore...; n.d.a.).

Il mio progetto, fratelli miei, non è quello di parlarvi a lungo delle qualità che deve avere una preghiera per essere gradita a Dio, e vantaggiosa per chi la fa; vi parlerò poco della sua potenza; vi dirò solo di sfuggita che essa è un dolce intrattenimento dell’anima col suo Dio, che ce lo fa riconoscere come il nostro Creatore, il nostro Bene sommo e il nostro fine ultimo.

La preghiera è uno scambio tra il Cielo e la terra: noi inviamo le nostre preghiere e le nostre buone opere verso il Cielo, e il Cielo ci invia le grazie che ci sono necessarie per santificarci.

Vi dirò anche che è la preghiera che eleva la nostra anima e il nostro cuore fino al Cielo, e che ci fa disprezzare il mondo con tutti i suoi piaceri.

E’ ancora la preghiera che fa discendere Dio fino a noi.
Per meglio dire, la preghiera ben fatta penetra e attraversa la volta celeste, e sale fino al trono di Gesù Cristo stesso, disarma la giustizia di suo Padre, suscita e muove la sua Misericordia, apre i tesori delle grazie del Signore, le rapisce e le strappa, oserei dire, e ritorna carica di ogni sorta di benedizioni verso colui da cui è partita.

Se mi fosse necessario dimostrare tutto ciò, non dovrei fare altro che aprire i libri dell’Antico e del nuovo Testamento.
Vi troveremmo che mai Dio ha potuto rifiutare ciò che gli veniva chiesto per mezzo della preghiera fatta come si deve.

Vi vedo trentamila uomini sui quali Dio ha deciso di scaricare il peso della sua giusta collera, per distruggerli in punizione dei loro crimini.
Mosè, da solo, va a domandargli la grazia per loro, e si prostra davanti al Signore.
La sua preghiera è appena cominciata, che il Signore, che aveva deciso la loro distruzione, muta la sua sentenza, ridona loro la sua amicizia, promettendo loro la sua protezione e ogni genere di benedizioni, e tutto questo, per la preghiera di un solo uomo (Esodo 32).

Vi vedo anche un Giosuè il quale, osservando che il sole calava troppo rapidamente, e temendo di non avere il tempo di vendicarsi dei suoi nemici, si prostra con la faccia a terra, e pregando il Signore, comanda al sole di fermarsi, e, per un miracolo che non era mai accaduto e che forse non accadrà mai più, il sole, dico, sospende la sua corsa per proteggere Giosuè e per dargli il tempo di inseguire e distruggere i suoi nemici (Giosuè 10).

Più in là, vedo ancora Giona, che il Signore invia alla grande città di Ninive, questa città così peccatrice, tanto che il Signore, che è la Giustizia e la Bontà in persona, aveva deciso di punirla e di distruggerla.

Giona, percorrendo questa grande città, le annuncia, da parte di Dio stesso, che restano solo quaranta giorni prima della sua distruzione.

A questa notizia triste e desolante, tutti si gettano con la faccia a terra, tutti fanno ricorso alla preghiera.
Subito il Signore revoca la sua sentenza e volge verso di loro il suo sguardo di bontà.
Ben lungi dal punirli, Egli li ama e li ricolma di ogni sorta di benefici (Giona 1-4).

Se mi volgo da un’altra parte, vedo il profeta Elia il quale, per punire i peccati del suo popolo, prega Dio di non concedergli la pioggia.
Per due anni e mezzo di seguito, il cielo gli obbedisce, e la pioggia non cadde se non quando lo stesso profeta la domandò a Dio, per mezzo della preghiera (1 Re 17,1. 18,44).

Se passiamo dall’Antico al Nuovo Testamento, vi troviamo che la preghiera, ben lungi dal perdere la sua forza, diviene ancora più potente, sotto la legge della Grazia.

Guardate la Maddalena: dal momento in cui prega, gettandosi ai piedi del Salvatore, i suoi peccati le vengono perdonati e sette demoni escono dal suo corpo.

Guardate san Pietro: dopo aver rinnegato il suo Dio, egli fa ricorso alla preghiera; subito il Salvatore getta su di lui il suo sguardo, e lo perdona.

Guardate ancora il buon ladrone.

Se Giuda, il traditore Giuda, invece di disperarsi avesse piuttosto pregato Dio di perdonargli il suo peccato, il Signore gli avrebbe rimesso la colpa.

Sì, fratelli miei, il potere della preghiera ben fatta è così grande che, quand’anche tutto l’inferno, tutte le creature del cielo e della terra, esigessero vendetta, e anche se Dio stesso si armasse di tutti i suoi fulmini, per distruggere il peccatore, se questo peccatore si gettasse ai suoi piedi, pregandolo di usargli misericordia, con il dispiacere per averlo offeso e con il desiderio di amarlo, egli potrebbe essere certo di ottenere il perdono.

Lo si deduce dalla promessa che ci ha fatto Lui stesso, assicurandoci di accordarci tutto ciò che domanderemo a suo Padre, nel suo Nome.
Mio Dio! com’è dolce e consolante per un cristiano, essere certo di ottenere tutto quello che chiederà a Dio, per mezzo della preghiera.

«Ma, voi forse mi direte, come dev’essere fatta questa preghiera, perchè abbia questo potere presso Dio?».
«Amico mio, senza troppi giri di parole, ecco: la nostra preghiera, per avere questa potenza, deve essere animata da una fede viva, da una speranza ferma e costante, che ci porta a credere che, per mezzo dei meriti di Gesù Cristo, noi possiamo essere sicuri di ottenere ciò che stiamo chiedendo, aggiungendo anche, beninteso, una ardente carità».

Affermo, in primo luogo, che dobbiamo avere una fede viva.
«E perchè?», mi direte voi?
«Te lo dico subito, amico mio: è perchè la fede è il fondamento e la base di tutte le nostre buone opere, e, senza questa fede, tutte le nostre azioni, sebbene siano buone in se stesse, sono solo opere senza merito».

Noi dobbiamo essere anche così fortemente penetrati dalla Presenza di Dio, davanti al quale abbiamo la fortuna di trovarci, di come accade a un malato, che una violenta febbre abbia fatto cadere nel delirio, e che sembri sragionare: il suo spirito, una volta fissatosi su qualche oggetto, sebbene non si tratti di niente di visibile, è talmente persuaso di vedere e di toccare, che, sebbene ci si sforzi di dirgli il contrario, egli non vuole crederci ( la fede “delirante” di cui parla qui il curato, non ha nulla di patologico, ma risana l’infermità di chi basa la sua esistenza solo sulle senzazioni materiali, o sul giudizio solo razionale, del tutto inadeguati a percepire la realtà delle cose di Dio: 1 Corinzi 2,14!; n.d.a.).

Sì, fratelli miei, fu proprio questa fede violenta, oserei dire, che animò santa Maddalena nel cercare il Signore, che non aveva trovato nel sepolcro.
Ella era così penetrata dall’oggetto che stava cercando, che Gesù Cristo, per metterla alla prova, o piuttosto, non potendo più nascondersi al suo amore, che lo aveva affascinato, le apparve sotto le sembianze di un giardiniere, e le chiese perchè piangesse e chi cercasse.
Senza rispondergli che cercava il Salvatore, ella gridò:
«Ah! se lo hai preso tu, dimmi dove lo hai posto, perchè io vada a prenderlo» (Giovanni 20,15).

La sua fede era così viva, così ardente, oserei dire, che anche se Egli si fosse trovato nel seno di suo Padre, ella lo avrebbe costretto a tornare sulla terra.

Sì, fratelli miei, ecco la fede da cui un cristiano deve essere animato, allorchè ha la fortuna di trovarsi alla Presenza di Dio, affinchè Dio non gli possa rifiutare nulla (il santo parlava per esperienza personale, avendo sperimentato varie volte l’intervento miracoloso di Dio, nella sua vita; n.d.a.).

In secondo luogo, io dico che alla fede bisogna aggiungere la speranza, cioè una speranza ferma e costante che Dio può e vuole accordarci ciò che gli domandiamo.

Ne volete un modello? Eccolo: guardate la cananea.
La sua preghiera era animata da una fede così viva, da una speranza così ferma che il buon Dio avrebbe potuto accordarle ciò che domandava, che ella non cessava di pregare, di pressare, e, oserei dire, di fare violenza a Gesù Cristo.
Si ha un bel da fare a rifiutarla, perfino da parte dello stesso Gesù Cristo; non sapendo più come regolarsi, ella si getta ai suoi piedi, rivolgendogli questa preghiera:
«Signore, aiutami!»; queste parole, pronunciate con tanta fede, incatenano la volontà di Dio stesso (non si può non notare lo stile particolare del curato, in questa omelia, soprattutto riguardo al “vocabolario” audace o “estremo” di cui, insolitamente, fa uso; n.d.a.).

Il Salvatore tutto meravigliato le gridò:
«Donna, quanto è grande la tua fede! Vai, tutto ciò che hai chiesto ti è stato accordato» (Matteo 15,22; sgg.).

Sì, fratelli miei, questa fede e questa speranza, ci fanno trionfare di tutti gli ostacoli che si oppongono alla nostra salvezza.

Guardate la madre di san Sinforiano: suo figlio si avviava verso il martirio:
«Ah! figlio mio, coraggio! ancora un momento di pazienza, e il Cielo sarà la tua ricompensa!».

Ditemi, fratelli miei, chi sosteneva tutti quei santi martiri, in mezzo ai loro tormenti?
Non era forse questa felice speranza?
Vedete la calma di cui gioisce san Lorenzo, sulla sua griglia ardente.
Chi poteva essere a sostenerlo?
«Era la grazia», mi direte voi.
«Questo è vero, ma questa grazia, non era forse la speranza di una ricompensa eterna?».

Guardate ancora san Vincenzo, al quale vengono estratte le viscere, con degli uncini di ferro; chi gli diede la forza di soffrire dei tormenti così straordinari e così orribili?
Non fu forse questa felice speranza?

Ebbene! fratelli miei; chi deve indurre un cristiano, che si mette alla Presenza di Dio, a rigettare tutte quelle distrazioni che il demonio si sforza di insinuargli durante le sue preghiere, e a vincere qualunque rispetto umano?
Non deve essere forse il pensiero che Dio lo vede, e che, se la sua preghiera è ben fatta, sarà ricompensato con una felicità eterna?

In terzo luogo, ho affermato che la preghiera di un cristiano, deve avere la carità, e cioè che egli deve amare il buon Dio con tutto il suo cuore, e deve odiare il peccato, con tutte le sue forze.

«E perchè?» mi direte voi.
«Te lo dico subito, amico mio. E’ perchè un cristiano peccatore, che prega, deve sempre nutrire il dispiacere dei suoi peccati e il desiderio di amare Dio, sempre di più».
Sant’Agostino, ce ne dà un esempio molto convincente. Nel momento in cui andava a pregare nel giardino, egli si crede realmente alla Presenza di Dio; egli spera che, sebbene sia un grande peccatore, Dio avrà pietà di lui; egli biasima la sua vita passata, promette al buon Dio di cambiare vita, e di fare, con l’aiuto della grazia, tutto ciò che potrà, per amarlo.
Infatti, come si potrebbe amare Dio e il peccato?
No, fratelli miei, questo non accadrà mai.
Un cristiano che ama veramente il buon Dio, ama anche ciò che Dio ama, e odia ciò che Dio odia; da questo si conclude che la preghiera di un peccatore che non voglia lasciare il peccato, non possiede nessuna caratteristica di quelle che finora abbiamo elencato (dopo la lunga premessa sulla preghiera in generale, ora il santo curato entra nell’argomento specifico di questa omelia; n.d.a.).

Adesso, vedrete insieme a me, che considerando la preghiera del peccatore, in rapporto alle sue disposizioni, essa non è altro che un’azione ridicola, piena di contraddizione e di menzogna.

Seguiamolo un istante, questo cristiano peccatore mentre prega: ho detto “per un istante”, perchè, ordinariamente, le sue preghiere non sono ancora cominciate, che già sono terminate.

Ascoltiamolo, questo povero cieco e questo povero sordo: lo chiamo “cieco”, riguardo ai beni che si perde e ai mali che si acquista, e “sordo”, alla voce della sua coscienza che urla, e alla voce di Dio che lo chiama con forti grida.

Entriamo nell’argomento: io sono certo che voi desiderate sapere in cosa consista la preghiera di un peccatore che non vuole abbandonare il peccato, nè si mostra confuso per aver offeso Dio.
Ascoltatelo: la prima parola che dice, iniziando la sua preghiera, è una menzogna, egli entra in contraddizione con se stesso:
«Nel nome del Padre, e del Figlio, e dello Spirito Santo».
Amico mio, fermati un istante.
Tu dici che stai iniziando la tua preghiera nel nome delle tre Persone della santa Trinità.
Ma, hai forse dimenticato che, appena otto giorni fa, ti trovavi con una compagnia, nella quale ti dicevano che, quando si muore, tutto è finito, e, se così fosse, non esisterebbe nè Dio, nè inferno, nè Paradiso?
Se, amico mio, nel tuo indurimento, tu lo credi veramente, allora non sei venuto per pregare, ma soltanto per svagarti e per divertirti.

«Ah! mi direte voi, quelli che parlano così sono molto rari».
«Tuttavia, ce ne sono tra coloro che mi stanno ascoltando, e che non tralasciano di fare qualche preghiera, di tanto in tanto».

E io vi mostrerò ancora, se volete, che i tre quarti di coloro che sono qui, in chiesa, anche se non lo dicono a parole, lo dicono spesso con la loro condotta e con il loro modo di vivere.
Perchè, se un cristiano pensasse veramente a quello che dice, pronunciando i nomi delle tre Persone della santa Trinità, non sarebbe forse pervaso di orrore, fino alla disperazione, considerando in se stesso l’immagine del Padre, che ha sfigurato in una maniera così orribile, l’immagine del Figlio, che dimora nella sua anima, e che egli ha trascinato e rotolato nel fango del vizio, e l’immagine dello Spirito Santo, del quale il suo cuore è il tempio e il tabernacolo, e che egli ha riempito di lordure e di sudiciume?

Sì, fratelli miei, solo riguardo a queste tre parole, se quel peccatore avesse piena conoscenza di ciò che dice e di ciò che è, potrebbe mai pronunciarle, senza morire di orrore verso se stesso?

Ascoltate ancora questo mentitore:
«Mio Dio, credo fermamente che Tu sei qui presente».
Che dici mai, amico mio! Tu credi di essere alla Presenza di Dio, davanti al quale gli angeli, che sono senza macchia, tremano, e non osano sollevare gli occhi, davanti al quale si coprono con le loro ali, non potendo sostenere il bagliore della sua Maestà, che i cieli e la terra non possono contenere!
E tu, tutto coperto di crimini, tu sei qui, con un ginocchio per terra e l’altro per aria.
E tu osi aprire la bocca per farne uscire una tale abominazione!
Di’ piuttosto che fai come le scimmie, che fai ciò che vedi fare agli altri, o piuttosto che, mentre sembra che tu preghi, in realtà ti stai solo concedendo un momento di svago!

Un cristiano che si mette alla Presenza del suo Dio, che sente profondamente ciò che dice allo stesso autore della sua esistenza, non è forse colto da terrore, vedendo, da un lato, la sua indegnità nel comparire davanti a un Dio così grande e così temibile, e dall’altro, la sua ingratitudine?
Non dovrebbe sembrargli, ad ogni istante, che la terra stia per aprirsi ai suoi piedi, per inghiottirlo?
Non si considera sempre come tra la vita e la morte?
Il suo cuore, non è divorato dal rammarico, e pieno di riconoscenza? Io dico di rammarico, pensando a quanto egli sia stato disgraziato per aver offeso un Dio tanto buono, e di riconoscenza, pensando quanto sia necessario che Dio sia paziente e caritatevole per sopportarlo alla sua santa Presenza, malgrado la sua ingratitudine e tutte le azioni di cui si è reso colpevole in ogni momento.

Ma, voi che pregate, ma non volete abbandonare il peccato, almeno non ancora, ditemi: quale differenza voi fate tra la chiesa e una sala da ballo, se posso osare questo orrendo paragone, dal momento che l’una è la dimora di Dio, l’altra, quella del demonio?

Se non lo sapete, velo dico io, ecco.
Andando al ballo, di cosa vi occupate?
Senza dubbio, delle persone che sperate di trovarvi.
La vostra prima preoccupazione, entrandovi, è quella di passeggiare con lo sguardo, per vedere se riuscite a vederle, oppure quella di vedere com’è costruita la sala, la tappezzeria che la decora, o anche quella di salutare le persone che conoscete, per sedervi subito e chiacchierare.
Non vado oltre: non voglio parlare di tutti quei cattivi pensieri, quei cattivi desideri, quegli sguardi cattivi; lasciamo da parte tutte queste cose.

Ma dimmi francamente, amico mio, tu che dovresti essere senza sosta nella disperazione, conoscendo lo stato orribile in cui ti trovi, poichè sei stracarico di peccati, la condotta che tu tieni venendo nella casa del Signore, non è forse la stessa di quando entri in una sala da ballo?

Ho detto che quando una persona dedita ai piaceri va in una sala da ballo o ad una danza, ella si occupa di cose frivole, o dei suoi piaceri, e per nulla del buon Dio.
Ma, quando tu vieni in chiesa, pensi forse alla Presenza di chi ti trovi, e con chi dovresti parlare?

Converrai con me che la tua condotta è precisamente quella (di quando entri in una sala da ballo; n.d.a.).
Voglio dire che quelli, entrando, per prima cosa si preoccupano di osservare come la sala è ornata: ebbene! non è esattamente ciò che fai quando entri nella casa del Signore?
Guardi dall’alto in basso, da un angolo all’altro della chiesa.

Ho detto anche che un’altra delle loro principali preoccupazioni è quella di esaminare le persone che conoscono, e di salutarle: e non è quello che tu fai, vedendo una persona o un amico che non vedevi da qualche giorno?
Non hai alcun problema a parlare con lui, a salutarlo in quel luogo santo, ad augurargli il buongiorno, alla Presenza del buon Dio che è presente in corpo e anima sull’altare, che ti ama, che ti ha chiamato alla sua Presenza per perdonarti e per ricolmarti di benefici, tra i più grandi.

Un’altra occupazione di questa razza di gente, è quella di esaminare il modo in cui le persone si sono abbigliate, e la loro bellezza; e da lì nascono gli sguardi cattivi, i cattivi pensieri, i cattivi desideri.

Ebbene! amico mio, vuoi forse dire che questo non ti succede? Che non ti succede perfino durante la santa Messa?
Mentre un Dio si immola alla giustizia di suo Padre, per espiare i tuoi peccati, tu passeggi con lo sguardo per vedere come si è conciata una tale o un tale, e ammirare la sua bellezza.
E questo, non è forse la causa per cui nasce nel tuo spirito un numero quasi infinito di pensieri, che non dovresti avere, e di cattivi desideri?

Apri dunque gli occhi, amico mio, e vedrai che tutto quello che dici a Dio nella preghiera, non è altro che menzogna e inganno.

Ma procediamo oltre.
«Mio Dio, voi dite, io ti adoro e ti amo con tutto il cuore».

Ti stai sbagliando, amico mio, non devi dire che ami il buon Dio, ma “il tuo dio”; e qual è il tuo dio?
Eccolo: è quella giovane alla quale hai donato il tuo cuore, e che lo occupa continuamente.

E per te, sorella mia, qual è il tuo dio?
Non è forse quel giovane, verso cui hai prodighi tutte le tue cure, pur di piacergli, forse perfino quando sei in chiesa, dove si dovrebbe venire per nessun altro morivo se non per piangere i propri peccati, e per chiedere a Dio la propria conversione?

Non è forse vero che, mentre pregate, gli oggetti che amate occupano il vostro spirito, e si presentano davanti a voi per farsi adorare, al posto del vostro Dio?

Non è forse vero che, a volte, è il dio della gola che si presenta davanti a voi per farsi adorare, mentre pensate a quello che mangerete, quando ritornerete a casa?

Oppure, qualche altra volta, è il dio della vanità, mentre provate piacere di voi stessi, considerandovi degni di ricevere l’adorazione degli uomini? (ovviamente si riferisce a entrambi i sessi, a scanso di facili accuse maschiliste; n.d.a.).

Volete sapere che cosa realmente dite a Dio?
Ecco: «Signore, gli dite, scendi dal tuo trono, lascia a me il tuo posto».

Mio Dio! quale orrore e quale abominazione!
E tuttavia, è proprio questo che dite ogni qualvolta desiderate piacere a qualcuno.

Un’altra volta è stato il dio dell’avarizia, della vanagloria, dell’orgoglio, o perfino dell’impudicizia, che sono venuti davanti a voi per farsi adorare e amare, al posto del vero Dio.

Volete che ve lo dimostri in una maniera ancora più chiara? Ascoltatemi.

Durante la santa Messa, o durante le vostre preghiere, vi viene un pensiero di odio o di vendetta; se voi amaste Dio, più di quegli oggetti del pensiero, voi li caccereste prontamente.
Ma, se non li scacciate, dimostrate di preferirli a Dio, e di metterli al posto di Dio stesso, per donare loro il vostro cuore.

E’ come se diceste a Dio, quando vi vengono quei pensieri:
«Mio Dio, esci dalla mia presenza, e lascia che io metta al tuo posto questo demonio, per donargli tutti gli affetti del mio cuore».

Converrete dunque con me, fratelli miei, che non è quasi mai il buon Dio, quello che voi adorate nelle vostre preghiere, ma ciascuna di queste inclinazioni malvage, ossia queste passioni, e nient’altro.

«Ma quello che dici, penserete voi, è un po’ esagerato!».
Questo è un po’ esagerato, amico mio?
Ebbene! io ti dimostrerò che è la pura verità, in tutto il suo splendore!

Dimmi, fratello mio, o tu, sorella mia, quando vi confessate, il vostro confessore non vi dice forse:
«Se abbandonate questi desideri, questi pensieri, o se smettete queste cattive abitudini, questi cabarets, io vi darò il vostro Dio, voi avrete la fortuna di riceverlo, oggi, nel vostro cuore?».
«No, padre mio, gli dite, non ancora; non mi sento ancora il coraggio di affrontare questo sacrificio, ossia di lasciare queste danze, questi giochi, queste cattive compagnie» (può sembrare eccessiva ai cristiani evoluti dei nostri giorni, l’insistenza del curato sulla sconvenienza dei balli; anche padre Pio, e tanti altri, la pensavano così: padre Pio non assolveva neppure le sue figlie spirituali che confessassero di avere solo assistito ad un ballo; in realtà è il nostro permissivismo che è eccessivo: basterebbe esaminare, senza ipocrisia, qual è “il vero motivo” di quello specifico “divertimento”?...; n.d.a).

Ma non è forse vero che preferite che il demonio regni nella vostra anima, al posto del buon Dio?

Un’altra volta, il confessore dirà a un tale che voglia vendicarsi:
«Amico mio, se non perdoni a quella persona che ti ha oltraggiato, non potrai avere la felicità di possedere il Dio dei cristiani».
«No, padre mio, gli dite, preferisco non ricevere il buon Dio».

«Amico mio, dirà ancora il confessore a un avaro, se non restituisci quel bene che non ti appartiene, non sarai degno di ricevere il tuo Dio».
«Padre mio, non ho intenzione di restituire così presto».
E così avviene per tutti gli altri peccati.
E questo è tanto vero che, se ciò che amiamo comparisse visibilmente davanti a noi, ciascuno di noi avrebbe davanti a sè l’intera gamma dei sette peccati capitali, e Dio apparterrebbe solo agli angeli.

Ma procediamo ancora oltre, e vedremo e ascolteremo questo cristiano ciarlatano e menzognero.

Esaminiamo dapprima la sua fede.
Noi diciamo che è la fede che ci scopre la grandezza della Maestà di Dio, davanti al quale abbiamo la fortuna di trovarci; è questa fede, congiunta con la speranza, che sosteneva i martiri, in mezzo ai tormenti più spaventosi.

Ora ditemi: questo peccatore, potrebbe mai pensare, potrebbe mai credere, iniziando la sua preghiera, che essa sarà ricompensata?
Ma come! una preghiera piena di tante cose, eccetto che di Dio solo! Una preghiera fatta mentre si abbiglia, o mentre lavora, col cuore tutto occupato dal suo lavoro, o forse anche dall’odio e dalla vendetta, o che so io, dai cattivi pensieri!
Una preghiera fatta gridando e insultando i vostri figli o i vostri domestici!
Se così fosse (cioè se Dio ricompensasse la preghiera di quel peccatore; n.d.a.), non si sarebbe costretti ad ammettere che Dio ricompensa il male?

In secondo luogo, ho anche affermato che il peccatore non nutre altra speranza, mentre fa la sua preghiera, se non che finisca presto: ecco a cosa si limita tutta la sua speranza.

«Ma, mi direte voi, questo peccatore, per quanto peccatore possa essere, spererà pure qualcosa!».

Ebbene! io credo, da parte mia, che un peccatore non crede nulla e non spera nulla, perchè, se credesse che c’è un Giudizio, e, di conseguenza, un Dio che gli chiederà conto di ogni minuto e di ogni mezzo minuto della sua vita, e che questa resa dei conti si farà quando meno se lo aspetta; se egli credesse che un solo peccato mortale lo farà giudicare degno di una eternità di infelicità; se egli pensasse che non vi è una sola preghiera fatta durante la vita, non un solo desiderio, non una sola azione, non un solo movimento del suo cuore, che non sia scritto nel libro di quel Giudice sovrano; se egli vedesse la sua coscienza carica di crimini, forse tra quelli più orribili, e che, forse, in se stesso, egli racchiude tanti di quei peccati che sarebbero sufficienti a far condannare al fuoco divorante, un’intera città di centomila anime, potrebbe mai rimanere in quello stato? (il santo curato si rifà, riguardo all’accuratezza analitica del Giudizio divino, a un preciso testo dell’Apocalisse, che andrebbe letto e meditato: Apocalisse 20,11-12!; n.d.a.).

No, senza dubbio.
Se egli credesse veramente che, dopo questo Giudiziom ci sarà per i peccatori un inferno eterno, di cui un solo peccato mortale potrebbe essere la causa, se morisse in questo stato; se credesse che la collera di Dio lo perseguirà per tutta l’eternità, e che tanti peccatori vi cadono a migliaia, continuamente, non prenderebbe forse altre precauzioni, che ora non prende, per evitare questa disgrazia?
(Chi restasse scosso e scandalizzato a queste affermazioni del santo, consideri che, fino a che la dottrina cattolica continuerà a proporre i dogmi dell’inferno e del Paradiso, cioè per sempre, ciò che dice il curato è perfettamente attuale, nonostante il fumo negli occhi col quale certe predicazioni, anche in alto loco, cercano di gettare i fedeli nella confusione più fuorviante; n.d.a.).

Se il peccatore credesse veramente che esiste un Cielo, ossia una felicità eterna per tutti coloro che avranno praticato fedelmente ciò che la religione comanda loro, potrebbe mai comportarsi come va facendo?
No, senza dubbio.

Se nel moimento in cui è pronto a peccare, credesse che Dio lo vede, che perderà il Cielo e che si attira ogni sorta di mali per questa vita e per l’altra, avrebbe mai il coraggio di fare quello che il demonio gli ispira?
No, amico mio, no, ciò gli sarebbe impossibile.

Da questo io concludo che un cristiano che ha peccato, e che rimane nel suo peccato, ha completamente perso la fede (si ricordi che si sta parlando dell’ostinazione nel peccato, che è quella bestemmia contro lo Spirito Santo, che Gesù dice che non verrà mai perdonata: Matteo 12,31-32!!! n.d.a).

Costui è un pover’uomo a cui i demoni hanno cavato gli occhi, che è sospeso ad un filo, sopra l’abisso più terribile; i demoni gli impediscono, come meglio possono, di vedere gli orrori che gli sono preparati.

Per meglio dire, le sue piaghe sono così profonde e il suo male così incallito, che egli non si accorge più del suo vero stato; è un prigioniero condannato a perdere la vita sul patibolo, e che si diverte, attendendo il momento dell’esecuzione; si ha un bel da fare a dirgli che la sua sentenza è già stata pronunciata, che tra un po’ egli non sarà più di questo mondo; al vederlo, per la maniera in cui si comporta, si direbbe che gli abbiano annunciato che ha appena ricevuto una fortuna.

O mio Dio! Com’è infelice lo stato di un peccatore!
(Tutte le affermazioni del santo curato sono in perfetta linea con la sana dottrina cattolica; le sue omelie, una manna dal cielo per i nostri giorni, possono servire a smascherare tanta ipocrisia e tante false illusioni, che una caterva di falsi teologi e falsi predicatori, a ogni livello della scala, stanno seminando nell’animo dei credenti, e di cui renderanno conto al buon Dio...; si legga a tale proposito: 2 Corinzi 2,15-17!; n.d.a).

Quanto poi alla speranza di un peccatore, è meglio non parlarne, perchè la speranza di un animale e la sua, sono la stessa cosa; esaminate la condotta dell’uno e dell’altro: non c’è nessuna differenza.

Una bestia fa consistere tutta la sua felicità nel bere, nel mangiare e nei piaceri della carne: allo stesso modo, non troverete nient’altro nella vita di un peccatore che è immerso nel peccato.

«Ma, mi direte voi, egli va almeno a Messa, fa anche qualche preghiera».
Ma perchè fa ciò?
Non è il desiderio di piacere a Dio e di salvare la propria anima, che lo porta a ciò, ma è solo l’abitudine e la “routine”, che ha contratto fin dalla giovinezza.

Se le domeniche arrivassero solo una volta all’anno o ogni dieci anni, essi ci verrebbero solo una volta all’anno o anche di meno; egli lo fa perchè gli altri lo fanno.

Potrete verificare dal modo come si comporta che non si tratta d’altro.
Oppure, per farvi meglio conoscere che cosa sia la speranza di un cristiano peccatore, vi dirò che non ha altra speranza se non quella di una bestia da soma, poichè siamo fermamente convinti che un animale non spera altro che ciò di cui possa godere sulla terra.

Un peccatore incallito, che non pensa ad abbandonare il piacere, nè vuole uscire fuori dal peccato, non ha altro da sperare, dal momento che dice e pensa, o almeno fa di tutto per persuadersi, che dopo la morte tutto è finito.
E’ invano, mio Dio, che sei morto per questi peccatori!
Ah! amico mio, mentre pensi di avere dello spirito, tu ti avvilisci molto in basso, poichè ti metti nel rango delle bestie e dei più vili animali.

Abbiamo detto anche che la preghiera di un buon cristiano deve essere animata dalla carità, cioè dall’amore di Dio, che lo porti ad amare Dio con tutto il suo cuore, e a odiare e detestare al massimo il peccato, come fosse il più grande di tutti i mali, con un desiderio sincero di non commetterlo più, e di combatterlo e distruggerlo ovunque lo si trovi.

Potete vedere che ciò non si trova affatto nella preghiera di un peccatore, che non è tediato per aver offeso il buon Dio, poichè lo tiene crocifisso sulla croce del suo cuore, e questo dura per tutto il tempo che vi regna il peccato.

Volete ascoltare ancora per un istante questo mentitore? Vedetelo e ascoltatelo mentre recita il suo atto di contrizione.

Se avete visto qualche volta recitare un pezzo di una commedia o di teatro, voi saprete che tutto quello che vi si svolge non è altro che menzogna e falsità.

Vi sarebbe impossibile sentirgli dire l’atto di contrizione, senza essere presi da compassione:
«Mio Dio, comincia, che vedi i miei peccati, guarda anche il dolore del mio cuore».

O mio Dio! si può mai pronunciare una tale abominazione!
Sì, senza dubbio, povero cieco, Egli vede bene i tuoi peccati, anzi li vede fin troppo bene, disgraziatamente.
Ma il tuo dolore, dov’è?
Di’ piuttosto: «Mio Dio, che vedi i miei peccati, guarda anche il dolore di quei santi solitari nelle foreste, che trascorrono le notti intere a piangere i loro peccati».
Ma quanto a te, io vedo bene che di dolore non ne hai affatto.
Ben lungi dal provare dolore per i tuoi peccati, tu fai di tutto per non averne, dal momento che resti nei tuoi peccati, senza volerli lasciare.

«Mio Dio, continua questo mentitore, provo un estremo dispiacere per averti offeso».
Ma è mai possibile pronunciare certe empietà e tali bestemmie?
Se tu ne fossi estremamente afflitto, potresti mai restare un mese, due, tre, o forse dieci o vent’anni, covando il peccato nel tuo cuore?
O ancora, se tu fossi afflitto per aver offeso Dio, sarebbe necessario che il ministro del Signore fosse continuamente occupato a dipingerti il castigo che Dio riserva al peccato, per fartene provare orrore?
Sarebbe necessario trascinarti, per così dire, ai piedi del Salvatore, per riuscire a farti abbandonare il peccato?

«Perdonami, mio Dio, dice, perchè sei infinitamente buono e infinitamente amabile e perchè il peccato ti dispiace».

Taci! amico mio! tu non sai quello che dici.
Certamente Egli è buono, perchè, se avesse ascoltato solo la sua Giustizia, già da lungo tempo tu bruceresti all’inferno.

«Mio Dio, dice, perdona i miei peccati per i meriti della morte e della passione di Gesù Cristo, tuo caro Figlio».

Ahimè! amico mio, tutte le sofferenze che Gesù Cristo ha avuto la carità di sopportare per te, non saranno capaci di commuovere il tuo cuore, che è troppo indurito.

«Dammi, dice, la grazia di attuare la risoluzione che prendo ora, di fare penitenza e di non offenderti mai».

Ma, amico mio, puoi mai ragionare in questo modo?
Dov’è dunque questa risoluzione che hai preso, di non offendere più il buon Dio, dal momento che ami il peccato e che, ben lungi dal volerne uscire, tu cerchi i luoghi e le persone che ti possono indurre in esso?
Di’ piuttosto, amico mio, che saresti molto afflitto se il buon Dio ti accordasse la grazia di non offenderlo più, visto che ti piace tanto rotolarti nella lordura dei tuoi vizi!
Io credo, amico mio, che sarebbe meglio per te tacere, piuttosto che parlare in questo modo.

Ma procediamo ancora oltre.
Leggiamo nel Vangelo, che i soldati, avendo condotto Gesù Cristo nel pretorio, ed essendosi tutti insieme riuniti attorno a Lui, lo spogliarono delle sue vesti, gli misero sulle spalle un mantello scarlatto, lo coronarono di spine, lo colpirono sulla testa con una canna, gli diedero degli schiaffi, gli sputarono sul volto e, dopo tutto ciò, piegando un ginocchio davanti a Lui, lo adorarono.

Si potrebbe mai trovare un oltraggio più orribile?
Ebbene! questo vi meraviglia?
Guardate fino in fondo la condotta di un cristiano che è nel peccato e che, nè pensa a uscirne, nè lo vuole.
Io affermo che egli, da solo, fa tutto ciò che i Giudei fecero tutti insieme, poichè san Paolo ci dice che, ad ogni peccato che commettiamo, noi mettiamo a morte il Salvatore del mondo (Ebrei 6,6); e cioè che noi facciamo tutto ciò che occorre, per farlo morire, ammesso che egli fosse capace di morire una seconda volta.

Fino a che il peccato regna nel nostro cuore, noi manteniamo Gesù Cristo inchiodato sulla croce, e, insieme a loro lo insultiamo, piegando il ginocchio davanti a Lui, facendo finta di pregare.

«Ma, mi dirai, non è questa la mia intenzione, quando faccio la mia preghiera; Dio mi guardi dal compiere questi orrori!».
Bella scusa, amico mio!
Colui che commette il peccato, non ha l’intenzione di perdere la Grazia, tuttavia non fa nulla per non perderla; forse che per questo è meno colpevole?
No, senza dubbio! Perchè egli sa bene che non può compiere una certa azione o dire una tale cosa, senza rendersi colpevole di peccato mortale.

Se ci pensi, l’intenzione di tutti i dannati che ora bruciano all’inferno, non era certo quella di dannarsi; ma forse che per questo sono meno colpevoli?
No, senza dubbio! perchè sapevano che si sarebbero dannati, vivendo come sono vissuti.

Un peccatore che prega con il peccato nel suo cuore, non ha l’intenzione di prendersi gioco di Gesù Cristo, nè di insultarlo, ma non è meno vero che di fatto egli si prende gioco di Lui, perchè sa bene che ci si prende gioco di Dio quando si dice:
«Mio Dio, io ti amo, mentre si ama il peccato, oppure: Mi confesserò al più presto».

Ascoltate quest’ultima menzogna: egli non pensa affatto a confessarsi nè a convertirsi.
Ma, dimmi, qual è la tua intenzione quando vieni in chiesa, o quando fai quella che chiami “la tua preghiera”?

«E’ quella, mi dirai forse, se hai il coraggio di dirlo, di fare un atto di religione, di rendere a Dio l’onore e la gloria che gli appartengono».

O orrore! O accecamento! O empietà! Volere onorare Dio per mezzo di menzogne, e cioè volerlo onorare con ciò che l’oltraggia!
O abominazione! avere Gesù Cristo sulla bocca, e tenerlo crocifisso nel proprio cuore!
Unire quello che vi è di più santo, con ciò che vi è di più detestabile, come è il servizio del demonio!
Oh! quale orrore! offrire a Dio un’anima che si è già fatto prostituire mille volte col demonio!
O mio Dio! com’è cieco il peccatore, e tanto più cieco perchè non conosce se stesso, e non cerca nemmeno di conoscersi!

Non avevo forse ragione, all’inizio, nel dirvi che la preghiera del peccatore, non è altro che un tessuto di menzogne e di contraddizioni?
Questo è tanto vero, che lo Spirito Santo stesso ci dice che la preghiera di un peccatore che non vuole uscire dal peccato, è una esecrazione, agli occhi del Signore (Proverbi 28,9).

«Questo stato, direte anche voi, con me, è molto spaventoso e ben degno di compassione».
Ebbene! guardate come il peccato vi acceca!
Infatti io affermo, senza timore di esagerare, che almeno la metà di quelli che sono qui presenti, che mi ascoltano in questa chiesa, appartengono a questo numero.
Ma non è forse vero che ciò non vi turba affatto, ma piuttosto vi annoia, e che il tempo vi sta pesando?

Ecco, amico mio, l’abisso sciagurato in cui il peccato conduce un peccatore.
Voi sapete che sono trascorsi sei mesi, un anno o più, che vi trovate nel peccato, ma ve ne state tranquilli!
«E sì, mi risponderete».
Questo non è difficile da credere, poichè il peccato vi ha cavato gli occhi; voi non ci vedete più.
Il peccato ha indurito il vostro cuore affinchè non sentiate più nulla, e io sono certo che tutto ciò che vi ho detto non vi porterà a fare nessuna riflessione.
O Dio! in quale abisso conduce il peccato!

«Ma, mi direte voi, allora non bisogna più pregare, dal momento che le nostre preghiere non sono altro che degli insulti che rivolgiamo a Dio?».

Ma non è questo che vi ho voluto dire, quando vi ho detto che le vostre preghiere non erano altro che menzogne.
Ma, piuttosto, invece di dire: «Mio Dio, io ti amo», dite: «Mio Dio, io non ti amo, ma fammi la grazia di amarti».
Invece di dirgli: «Mio Dio, provo un grande dispiacere per averti offeso», ditegli: «Mio Dio, io non sento alcun dispiacere dei miei peccati, donami tutto il dolore che dovrei averne».
Ben lungi dal dire: «Voglio confessarmi per i mie peccati», ditegli piuttosto: «Mio Dio, io mi sento attaccato ai mie peccati, e mi sembra che non vorrei mai abbandonarli; donami quell’orrore che dovrei sentirne, affinchè li abbia in avversione, li detesti, e li confessi, per mai più commeterli».

O mio Dio, donaci, per favore, questo orrore eterno del peccato, che è tuo nemico, perchè è lui che ti ha fatto morire, che ci deruba della tua amicizia, che ci separa da Te!

Ah! fai, divin Salvatore, che tutte le volte che verremo a pregarti, lo possiamo fare con un cuore distaccato dal peccato, un cuore che ti ama, e che, in ciò che ti dirà, non dica altro che la verità!

E’ questa la grazia, fratelli miei, che vi auguro.

Come far tesoro della Parola di Dio


 

2° in qual modo i Cristiani hanno l’abitudine di ricevere la Parola di Dio;

3° le disposizioni che dobbiamo recare per avere la ventura di approfittarne.


II. — Ma esaminiamo piuttosto, M. F., quali sono coloro che recano delle buone disposizioni per ascoltare questa parola di vita. Ah! voi avete udito dalle parole stesse di Gesù Cristo che pochissimi recano le disposizioni necessarie per trarne vantaggio. Sapete voi che sia una persona la quale non è nutrita di questa santa parola o che ne abusa? essa è somiglievole ad un ammalato senza medico, ad un viaggiatore smarrito e senza guida, ad un povero senza alcun mezzo di sussistenza; diciamo meglio, che è affatto impossibile di amar Dio e di piacere a lui senza essere nutriti di questa parola divina. Che cos’è che può muoverci ad affezionarci a Lui, se non perché lo conosciamo? E chi può farcelo conoscere con tutte le perfezioni sue, la sua bellezza e il suo amore verso di noi, se non la parola di Dio, che ci insegna tutto quello che ha fatto per noi, e i beni che ci prepara per l’altra vita, se noi non cerchiamo che di piacere a Lui? Chi può muoverci ad abbandonare e piangere i nostri peccati se non la descrizione spaventosa che lo Spirito Santo ci fa nella santa Scrittura? Chi può muoverci a sacrificare tutto quello che abbiamo di più caro al mondo, per avere la sorte di conservare i beni del cielo, se non i quadri stessi che ci mettono sott’occhio i predicatori? Se voi ne dubitate, domandate a S. Agostino ciò che ha cominciato a farlo arrossire fra le sue infamie: non è il quadro spaventoso che fece S. Ambrogio in un sermone nel quale dimostrò tutto l’orrore del vizio d’ impurità, come degradava l’uomo, e come l’oltraggio che recava a Dio era orribile? (Conf. lib. VI, cap. III e IV) – Che cos’è che mosse S. Pelagia, questa famosa cortigiana, l a quale colla sua bellezza e maggiormente coi disordini della propria vita, aveva perduto tante anime, che cos’è che la mosse ad abbracciare la più dura penitenza per tutto il resto della sua vita?… Un giorno che era seguita da una schiera di giovani premurosi di farle la corte, essendosi magnificamente abbigliata, ma di un’aria che non respirava che la mollezza e la voluttà, in questa ostentazione di mondanità, le avvenne di passare dinanzi alla porta di una chiesa, nella quale si trovavano parecchi Vescovi che si intrattenevano degli affari della Chiesa. I santi prelati, mossi a sdegno alla vista di questo spettacolo, volsero altrove lo sguardo; tuttavolta uno di essi, chiamato Nono, guardò fissamente questa commediante e disse gemendo: “Ah! che questa donna che mette tanto studio per piacere agli uomini sarà la nostra condanna, contro di noi che prendiamo sì poca sollecitudine per piacere al buon Dio! „ Il santo prelato avendo preso per mano il suo diacono, lo condusse nella sua cella; quando vi furono arrivati, egli si gettò col volto a terra e disse battendosi il petto e piangendo amaramente: ” O Gesù Cristo, mio maestro, abbiate pietà di me; è d’uopo che nel corso della mia vita io non abbia messo tanto studio ad adornare la mia anima che è tanto preziosa, che tanto vi è costata, quanto questa cortigiana ne ha posto per adornare il suo corpo e per piacere al mondo! „ Il domani, il santo Vescovo essendo salito in pulpito, dipinse in modo così spaventevole i mali che recava questa cortigiana, il numero delle anime che la sua vita perversa trascinava nell’inferno… il suo discorso fu recitato con copiose lagrime. Pelagia era appunto nella chiesa, che ascoltava il sermone che teneva il santo Vescovo; ella ne fu siffattamente commossa, o piuttosto spaventata, che risolse tosto di convertirsi. Ella si reca a trovare il santo prelato senza porre indugio, ella si getta ai piedi del santo Vescovo alla presenza di tutta l’assemblea, gli domanda con grandi istanze e piangendo il Battesimo, che il Vescovo, vedendola così pentita, le amministrò non solo il Battesimo, ma anche la Confermazione e la Comunione. Dopo ciò, Pelagia distribuì i suoi beni ai poveri, concesse la libertà a tutti i suoi schiavi, si coprì d’un cilicio, abbandonò segretamente la città di Antiochia e andò a chiudersi in una grotta sulla montagna degli Ulivi, vicino a Gerusalemme. 

Il diacono del santo Vescovo desiderava di recarsi in pellegrinaggio a Gerusalemme; il suo Vescovo gli disse, prima della sua partenza, di chiedere se là trovavasi una giovane nascosta in una grotta da quattro anni. Infatti, il diacono arrivato a Gerusalemme, domandò se sapevasi di una giovane chiusa da quattro anni in una grotta nei dintorni della città. Il diacono la trovò sopra la montagna in una cella che non aveva altra apertura che una piccola finestra quasi sempre chiusa. La penitenza spaventevole che faceva Pelagia, l’aveva siffattamente cangiata, che il diacono non poté riconoscerla; le disse che veniva a renderle visita dalla parte del Vescovo Nono; ella rispose semplicemente versando lagrime, che il Vescovo Nono era un santo e che ella si raccomandava alle sue preghiere; e tosto chiuse la finestra come fosse indegna di vedere il giorno dopo di aver tanto offeso il buon Dio e perduto tante anime. I solitari gli dissero tutti che ella esercitava sopra il suo corpo tormenti tali che facevano fremere i solitari più austeri. Il diacono, prima di partire, volle ancora avere una volta la sorte di vederla, ma la trovò morta 1(Vita dei Padri del deserto, vol. VI, cap. XVIII). Ora, M. P., chi trasse questa infelice dalle sue infamie per farne una così grande penitente? Una sola istruzione operò in essa quel cangiamento. Ma, di nuovo, donde procede ciò? Perché la parola di Dio trovò il suo cuore ben disposto a ricevere questa semente, perché questa parola cadde in buon terreno. Sapete chi siamo noi? Noi siamo quei grandi del mondo, i quali, nell’abbondanza di tutto ciò che il cuore può desiderare, esauriscono la loro conoscenza nel produrre nuove invenzioni per trovare nuovi gusti nelle vivande che loro si ammanniscono, e nonostante ciò nulla trovano che sia buono. Se una persona che soffre la fame fosse testimonio di ciò, non direbbe piangendo: “Ah! se io avessi quello che essi disprezzano tanto, quanto sarei felice!„ Ah! noi possiamo ripetere la stessa cosa: se dei poveri idolatri e dei pagani avessero la metà o il quarto di questa parola che si distribuisce a noi sì di spesso e che teniamo in così poco conto o disprezziamo, che noi ascoltiamo con noia e con disgusto, ah! quante lagrime spargerebbero, quante penitenze, quante buone opere e quante virtù avrebbero la sorte di praticare! Sì, questa parola santa è perduta per questi peccatori che sono abbandonati in balia della dissipazione, che non hanno alcuna regola di vita, il cui spirito e il cui cuore sono somiglievoli ad una grande strada da tutti battuta, che non sanno neppure che cosa significhi rigettare un cattivo pensiero. Un momento, è un buon pensiero o un buon desiderio che li occupa; un altro momento, è un cattivo pensiero e un cattivo desiderio; ora voi li udite cantare le lodi di Dio nella Chiesa; in un altro momento, voi li udite cantare le canzoni più infami nelle bettole; qui voi li vedete dir bene dei loro vicini, e là li vedete con coloro che straziano la loro riputazione; un giorno essi daranno dei buoni consigli, domani spingeranno altri a vendicarsi. 

Posto ciò, se essi ascoltano la parola di Dio, è per abitudine e forse con cattivo intendimento, per criticare colui che è tanto caritatevole di annunciarla. Ma essi l’ascoltano come si ascolta una favola o una cosa affatto indifferente. Ah! qual frutto può produrre la parola di Dio in cuori così mal disposti, se non indurarli sempre più? Mio Dio, come la vostra santa parola, la quale non ci è data che per aiutarci a salvarci, precipita delle anime nell’inferno! Io vi ho detto, da principio, che la parola di Dio reca sempre frutto buono o cattivo, secondo le disposizioni nostre. Ecco lo stato di una persona la quale non combatte le sue inclinazioni, la quale non cerca di premunirsi contro le sue passioni che la padroneggiano; a grado che la parola di Dio cade, passa l’orgoglio, la mette sotto dei piedi; passa il desiderio di vendetta, la soffoca; sopravvengono i vani pensieri e i cattivi desideri a gettarla nel fango; dopo di che, il demonio che regna in questo povero cuore, alla prima occasione, cancella il resto dell’impressione che ha potuto produrre in noi la parola di Dio. Ecco, M. F., quello che dice primieramente il Vangelo: io non so se voi l’avete ben compreso, ma per me io tremo quando sento S. Agostino dirci che noi siamo tanto colpevoli di udire la parola, di Dio senza un vero desiderio di approfittarne, come i Giudei quando flagellavano Gesù Cristo. Ah! M. F., noi non abbiamo mai pensato che commettiamo una specie di sacrilegio quando non vogliamo approfittare di questa santa parola. Tuttavia, non sono positivamente le vostre disposizioni, almeno per un gran numero: noi prendiamo ancora delle belle risoluzioni di cambiar vita; quando noi udiamo predicare, noi diciamo in noi medesimi: è necessario assolutamente operare bene. Ecco una buona risoluzione; ma dal momento che il buon Dio ci sottopone a qualche prova, noi dimentichiamo le nostre risoluzioni e continuiamo il nostro sistema di vita. Noi abbiamo risolato di essere meno attaccati ai beni di questo mondo; ma il più piccolo torto che ci si rechi, noi cerchiamo di vendicarci; noi parliamo male delle persone che ci hanno recato qualche ingiuria e conserviamo l’odio; noi soffriamo di mal animo di vedere queste persone, non vogliamo più render loro servizio. Noi pensiamo che ora vogliamo praticare l’umiltà, perché abbiamo udito in una istruzione quanto l’umiltà sia una bella virtù, come ci rende aggradevoli a Dio; ma alla prima occasione che si presenta, che noi siamo disprezzati, noi ci muoviamo a sdegno, parliamo male dei nostri contradditori, e se qualche volta abbiamo loro procurato alcun bene glielo rinfacciamo. Ecco, M. F., quello che noi facciamo. Molte volte noi abbiamo risoluto di operar bene, ma tosto che l’occasione si presenta, non ci poniamo più mente e continuiamo la nostra vita ordinaria. – 

In tal modo trascorre tutta la nostra povera vita, nelle risoluzioni e nelle cadute continue, di guisa che noi ci ritroviamo sempre gli stessi. Ah! questa semente è dunque perduta per il gran numero dei Cristiani e non può contribuire che alla loro condanna! — Ma forse mi direte voi, che altra volta la parola di Dio era più potente, o coloro che l’annunciavano erano più eloquenti. — No, la parola del buon Dio ha tanto potere ora quanto negli altri tempi, e coloro che la annunciavano erano semplici come ai giorni nostri. Ascoltate S. Pietro nelle sue predicazioni: “Ascoltatemi, loro dice questo santo Apostolo, il Messia che voi avete fatto soffrire, che avete mandato alla morte, è risuscitato per la felicità di tutti coloro che credono che il salvamento procede da lui.„ Appena ebbe detto ciò, che tutti coloro che erano presenti ruppero in pianto, e mandarono alte grida, dicendo: “Ah! grande Apostolo, che faremo noi per ottenere il nostro perdono?„ — “Miei figli, dice loro S. Pietro, se voi bramate che i vostri peccati vi siano perdonati, fate penitenza, confessate i vostri peccati, più non peccate, e il medesimo Gesù Cristo che voi avete appeso alla croce, che è risuscitato, vi perdonerà (Act. III, 19). „ In un solo discorso, tre mila si diedero a Dio e abbandonarono il loro peccato per sempre (ibid. II, 41). In un altro, cinquemila rinunciarono alla loro idolatria per abbracciare una religione la quale non domanda che sacrifici continui (ibid. IV, 4); essi batterono coraggiosamente la via che Gesù Cristo aveva loro tracciata. Di qual segreto si sono valsi gli Apostoli per cangiare la faccia del mondo? — Ecco: “Volete voi, dissero gli Apostoli, piacere a Dio e salvare l’anima vostra, che colui che si abbandona al vizio dell’impurità vi rinunci e conduca una vita pura e aggradevole a Dio; che colui che ha il bene del suo prossimo lo restituisca; che colui che odia il suo prossimo si riconcili con lui.„ Ascoltate S. Tommaso: “Io vi avverto dalla parte di Gesù Cristo medesimo che gli uomini subiranno un giudizio dopo la loro morte, intorno il bene ed il male che avranno fatto, i peccatori passeranno la loro eternità nel fuoco dell’inferno, per patirvi per sempre; ma colui che sarà stato fedele ad osservare la legge del Signore, la sua sorte sarà affatto diversa; all’uscire da questa vita, entrerà in cielo per godervi ogni sorta di delizie e di felicità. „ 

Ascoltate san Giovanni, il discepolo prediletto: “Miei figli, amatevi tutti come Gesù Cristo vi ha amati, siate caritatevoli gli uni verso gli altri, come Gesù Cristo lo è stato per noi, Lui che ha sofferto e che è morto per la nostra felicità; sopportatevi gli uni cogli altri, perdonatevi le vostre debolezze come Egli perdona a tutti (I Joan. II-IV).„ Ditemi, possiamo trovare qualche cosa che sia più semplice ? Ora, non vi si dicono le medesime verità? Non vi si dice, come S. Pietro, che Gesù Cristo è morto per voi, che è ancora pronto a perdonarvi se volete pentirvi ed abbandonare il peccato? Tuttavolta furono queste parole che fecero versare tante lagrime e convertirono tanti pagani e tanti peccatori! Non vi si dice, come S. Giovanni Battista, che se voi avete il bene del prossimo, è necessario restituirlo (Luc. III, 11-14), senza di che mai entrerete in cielo? Non vi si dice che se vi abbandonate in preda al vizio dell’impurità, è necessario lasciarlo e condurre una vita tutta pura? Non vi si dice che, se voi vivete e restate nel peccato, voi cadrete nell’inferno? E perché dunque queste parole non producono più i medesimi effetti, vo’ dire che questa parola santa non ci converte? Ah! diciamolo gemendo: non è perché abbia minor potere che altra volta, ma perché questa divina semente cade in cuori indurati e impenitenti, e appena vi è caduta il demonio la soffoca. Come questa divina parola non parla che di sacrifici, di mortificazioni, di distacco dal mondo e da se medesimo, e d’altra parte non si vuol fare tutto ciò, si rimane nel peccato, vi si persevera, vi si muore. – Convenite con me quanto sia necessario essere indurato per restare nel peccato, sapendo benissimo che, se dovessimo morire in questo stato, non abbiamo che l’inferno per retaggio! Ci è ripetuto continuamente, e nonostante ciò, noi restiamo peccatori come lo siamo, benché siamo certissimi che la nostra sorte non può essere che quella d’un riprovato. O mio Dio! quale stato infelice è quello di un peccatore che non ha più la fede!


3° le disposizioni che dobbiamo recare per avere la ventura di approfittarne.


III. — Ma, mi direte voi, che cosa dunque bisogna fare per approfittare della parola di Dio, affinché ci aiuti a convertirci? — Ecco: Voi non avete che da esaminare la condotta di quel popolo che accorreva ad ascoltare Gesù Cristo; egli vi accorreva da lontano, con un vero desiderio di praticare tutto quello che Gesù Cristo loro avrebbe comandato; essi abbandonavano tutte le cose temporali, non pensavano neppure ai bisogni del corpo, ben persuasi che colui che nutriva la loro anima, nutrirebbe il loro corpo; essi erano mille volte più solleciti di cercare i beni del cielo che quelli della terra; essi tutto dimenticavano per non pensare che a praticare quello che loro diceva nostro Signore (Luc. IX, 12). 

Vedeteli in atto di ascoltare Gesù Cristo o gli Apostoli: i loro occhi e i loro cuori sono tutti rivolti a questo oggetto; le donne non pensano alla loro famiglia; il mercante perde di vista il suo commercio; l’agricoltore dimentica i suoi campi; i giovani mettono sotto dei piedi i loro abbigliamenti; essi ascoltano con avidità le sue parole, e fanno quanto possono per imprimerle profondamente nel loro cuore. Gli uomini più sensuali abborrono i loro piaceri sensuali per non più pensare che a far soffrire il loro corpo, la santa parola di Dio forma tutta la loro occupazione; vi fermano il pensiero, la meditano, amano di parlarne e di udirne parlare. Ora, M. F., vedete se tutte le volte che ascoltate la parola di Dio, voi vi recate le medesime disposizioni. M. F., siete venuti ad ascoltare questa santa parola con sollecitudine, con gioia, con un vero desiderio di approfittarne? Così essendo, avete dimenticato tutti i vostri affari temporali, per non pensare che ai bisogni della vostra anima? Prima di ascoltare questa santa parola, avete domandato al buon Dio, di imprimerla profondamente nei vostri cuori? Avete considerato questo momento come il più avventurato della vostra vita, poiché Gesù Cristo medesimo ci dice che la sua santa parola è preferibile alla santa comunione? Siete stati pronti a praticare quanto ella vi comanda? 

L’avete ascoltata con attenzione, con rispetto, non come la parola di un uomo, ma come la parola di Dio medesimo? Dopo l’istruzione avete ringraziato il buon Dio della grazia che vi ha concesso di istruirvi Egli medesimo per la bocca dei suoi ministri? Ah! mio Dio, se son pochi quelli che recano queste disposizioni, non saremo meravigliati che questa santa parola produca sì poco frutto. Ah! quanti che sono qui con pena, con noia! che dormono, che sbadigliano! quanti che sfoglieranno un libro, e ciarleranno! E non si veggono altri che spingono più innanzi la loro empietà, i quali, con una specie di disprezzo, escono di chiesa tenendo in nessun conto la santa parola e colui che la annuncia? Quanti altri i quali, anche essendo fuori, dicono che il tempo loro pesa e che più non ritorneranno! E finalmente altri i quali, ritornando alle loro case, invece di occuparsi di ciò che hanno udito e di meditarlo, lo dimenticano affatto e non vi tornano sopra col pensiero che per dire che non è mai finito, o per criticare colui che ha avuto la carità di annunciarla! Chi sono coloro i quali, essendo tornati in famiglia, facciano parte a coloro che non hanno potuto intervenire di ciò che hanno udito? 

Quali sono i padri e le madri che domandino ai loro figli quello che hanno ritenuto della parola santa che hanno udita, e che spieghino loro quello che non hanno compreso? Ma, ah! si tiene la parola di Dio in sì poco conto, che quasi non si accusano di non averla ascoltata con attenzione. Ah! quanti peccati dei quali la maggior parte dei Cristiani non si accusano mai! Mio Dio! quanti Cristiani dannati! Chi sono coloro che abbiano detto a se medesimi: Quanto questa parola è bella! quanto è vera! ecco tanti anni che io l’ascolto e che mi fa vedere lo stato della mia anima, e, come toccare con mano che, se la morte mi colpisse, io sarei perduto! Tuttavolta io resto sempre nel peccato. O mio Dio, quante grazie disprezzate, quanti mezzi di salvamento dei quali ho abusato sino a quest’ora! ma è cosa decisa, io voglio sinceramente cangiar vita, io voglio domandare al buon Dio la grazia di non mai ascoltare questa santa parola senza esservi ben preparato. No, io non voglio più dire in me medesimo, come ho fatto fino a quest’ora, che ciò è per il tale o per la tale, ma dirò che è per me che la si annuncia; io voglio porre ogni studio per approfittarne per quanto lo potrò. Che conchiudere da tutto ciò? 

Che la parola divina è uno dei più grandi doni che il buon Dio possa concederci, perché senza l’istruzione, è impossibile di salvarci. Che se noi vediamo tanti empi in questi tristi giorni nei quali viviamo, non è che perché non conoscono la loro Religione, perché ad una persona che la conosca, le è impossibile di non amarla e di non praticare quello che essa prescrive. Quando voi vedete qualche empio che disprezza la Religione, voi potete dire: “Ecco un ignorante che disprezza quello che non conosce, „ perché questa parola divina ha convertito tanti peccatori. – Studiamoci di ascoltare sempre con un piacere tanto più grande in quanto vi è annesso il salvamento dell’anima nostra e che per essa noi scopriremo quanto il nostro destino è felice, quanto la ricompensa che ci promette è grande, perché dura tutta l’eternità. È la felicità che io vi ….

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica. 


AMDG et DVM

sabato 6 febbraio 2021

La parola di Dio.

 

I SERMONI DEL CURATO D’ARS

[Discorsi di S. G. B. M. VIANNEY, curato d’Ars – Vol. I, ed. Ed. Marietti, Torino-Roma, 1933]

La parola di Dio.

Beati qui audiunt verbum Dei, et custodiunt illud.

(Luc. XI, 28).

Noi leggiamo nel Vangelo che il Salvatore del mondo istruiva il popolo, diceva loro cose così meravigliose e così stupefacenti, che una donna dal mezzo della folla alzò la voce e gridò: “Beato è il seno che ti ha portato e il latte che ti ha nutrito. „ Ma Gesù Cristo tosto soggiunse: ” Più avventurato è colui che ascolta la parola di Dio e che osserva quello che essa comanda. „ Ciò forse desta la vostra meraviglia, che Gesù Cristo ci dica che colui che ascolta la parola di Dio con un vero desiderio di approfittarne è più accettevole a Dio che colui che lo riceve nella santa comunione; sì, certo noi non abbiamo mai ben compreso quanto la parola di Dio sia un dono prezioso. Ah! se noi l’avessimo ben compreso con quale rispetto, con quale amore dovremmo ascoltarla! M. F., non inganniamoci: necessariamente la parola di Dio produrrà in noi frutti buoni o cattivi; saranno buoni, se vi recheremo delle buone disposizioni, con altre parole, un vero desiderio di approfittarne e di fare tutto quello che essa prescriverà; saranno cattivi, se noi la ascolteremo con indifferenza, con disgusto, forse con disprezzo; o questa parola santa ci illuminerà, ci farà conoscere i nostri doveri, o ci accecherà e produrrà il nostro induramento. Ma per meglio farvelo comprendere, tolgo a dimostrarvi:

1° quanto sono grandi i vantaggi che ci provengono dalla parola di Dio;

2° in qual modo i Cristiani hanno l’abitudine di riceverla;

3° le disposizioni che dobbiamo recare per avere la ventura di approfittarne.

I . — Per farvi comprendere quanto è grande il prezzo della parola di Dio, io vi dirò che tutto lo stabilimento e i progressi della Religione cattolica sono l’opera della parola di Dio associata alla grazia che sempre l’accompagna. Sì, M. F., noi possiamo ancora dire che dopo la morte di Gesù Cristo sul Calvario, e il santo Battesimo, non occorre grazia che noi riceviamo nella nostra santa Religione che le stia alla pari; ciò che è facile a comprendere. Quante persone che sono state assunte in cielo senza aver ricevuto il sacramento della Penitenza! Quante altre senza aver ricevuto quello del Corpo adorabile e del Sangue prezioso di Gesù Cristo! E quante altre che sono in cielo, che non hanno ricevuto quello della Confermazione né quello dell’Estrema Unzione! Ma per l’istruzione che è la parola di Dio, dal momento che abbiamo l’età capace di farci istruire è tanto difficile andare in cielo senza essere istruiti, come senza essere battezzati. – Ah! M. F., noi vedremo sventuratamente al giorno del giudizio che il più gran numero dei Cristiani dannati, lo saranno perché non hanno conosciuto la loro religione. 

Andate, interrogate tutti i Cristiani riprovati, e domandate loro perché sono nell’inferno. Tutti vi risponderanno che la loro sventura proviene perché non hanno voluto ascoltare la parola di Dio o perché l’hanno disprezzata. — Ma, forse mi direte voi, che cosa opera in noi questa santa parola? — Ecco: essa è somiglievole a quella colonna di fuoco la quale conduceva i Giudei quando erano al deserto, che additava loro la via che dovevano battere, che si fermava quando il popolo doveva fermarsi e proseguiva il suo viaggio, quando si doveva andare innanzi; di guisa che questo popolo non aveva che a restar fedele nel seguirla ed era sicuro di non smarrire la via. (Exod. XIII, 21, 22; XL, 84, 35). Sì, M. F., essa opera la stessa cosa a nostro riguardo: essa è una face che brilla dinanzi a noi, che ci conduce in tutti i nostri pensieri, nei nostri disegni, nelle azioni nostre (lucerna pedibus meis verbum tuum. Ps. CXVIII, 105); è lei che accende la nostra fede, che fortifica la nostra speranza, che fa divampare l’amor nostro per Dio e per il prossimo; è lei che ci fa comprendere la grandezza di Dio, il fine beato per il quale siamo creati, la bontà di Dio, l’amor suo per noi, il prezzo dell’anima nostra, la grandezza e la ricompensa che ci è promessa; sì, è lei che ci dipinge la gravezza del peccato, gli oltraggi che reca a Dio, i mali che ci prepara per l’altra vita; è lei che ci incute spavento alla vista del giudizio che è riservato ai peccatori, colla dipintura spaventevole che ella ce ne fa; sì, M. F., è questa parola che ci muove a credere senza nulla esaminare tutte le verità della nostra santa Religione nella quale tutto è mistero, e ciò risvegliando la nostra fede. Ditemi, non è dopo una istruzione che si sente il cuore commosso e pieno di buone risoluzioni? Ah! colui che disprezza la parola di Dio è ben da compiangere, poiché rigetta e disprezza tutti i mezzi di salute che il buon Dio ci presenta per salvarci. Ditemi, di che cosa si sono serviti i patriarchi e i profeti. Gesù Cristo medesimo e tutti gli Apostoli, come tutti coloro che li hanno secondati, per stabilire ed aumentare la nostra santa Religione, non è della parola di Dio? Vedete Giona, quando il Signore lo mandò a Ninive; che fece egli? Null’altro che annunciarle la parola di Dio, dicendole che fra 40 giorni tutti i suoi abitanti perirebbero. Non è questa parola santa che cangiò i cuori degli uomini di quella grande città, che, di grandi peccatori ne fece grandi penitenti (Gion. III, 4)? Che fece S. Gio. Battista per cominciare a far conoscere il Messia, il Salvatore del mondo? Non lo fece annunciando loro la parola di Dio? Che fece Gesù Cristo medesimo percorrendo le città e le campagne, continuamente circondato dalle turbe di popolo che lo seguivano fino nel deserto? Di qual mezzo si serviva per insegnare la religione che voleva stabilire, se non di questa santa parola? Ditemi, M. F., chi ha mosso tutti quei grandi del mondo ad abbandonare i loro beni, i loro parenti e tutti i loro agi? Non è ascoltando la parola di Dio che hanno aperto gli occhi dell’anima e compreso la poca durata e la caducità delle cose create, che si sono volti a cercare i beni eterni? Un S. Antonio, un S. Francesco, un S. Ignazio… Ditemi chi può muovere i figli ad avere un grande rispetto verso il loro padre e la loro madre, facendoli loro considerare come quelli che occupano il posto di Dio medesimo? Non sono le istruzioni che hanno ricevuto nei catechismi, tenuti dal loro pastore, facendo loro vedere la grandezza della ricompensa che è annessa ad un figlio savio e obbediente? E quali sono i figli che disprezzano i loro genitori? Ah! quanti poveri figli ignoranti, e che dall’ignoranza sono condotti nell’impurità e nel libertinaggio, e che spesse volte finiscono col far morire i loro poveri genitori o di crepacuore o in qualche altro modo più miserando! Chi può muovere un vicino ad avere una grande carità verso il suo vicino, se non una istruzione che avrà ascoltata, nella quale gli sarà stato addimostrato quanto la carità è un’opera aggradevole a Dio? Chi ha mossi tanti peccatori ad uscire dal peccato? Non fu qualche istruzione che hanno udita, nella quale si è loro dipinto lo stato infelice di un peccatore il quale cade nelle mani d’un Dio vendicatore? Se voi ne bramate la prova, ascoltate un istante e ne sarete convinti. 

È raccontato nella storia che un vecchio ufficiale di cavalleria passava, in uno dei suoi viaggi, per un luogo dove il padre Bridaine dava una missione. Curioso di udire un uomo d’una grande riputazione e che egli non conosceva, egli entra in una chiesa dove il padre Bridaine faceva la descrizione spaventosa dello stato infelice di un’anima nel peccato, l’accecamento nel quale era il peccatore di perseverarvi, il mezzo facile che il peccatore aveva di uscirne con una buona confessione generale. Il militare ne fu siffattamente commosso, i suoi rimorsi di coscienza furono cosi forti, o piuttosto gli diventarono sì insopportabili, che nell’istante medesimo formò il proposito di confessarsi e di fare una confessione di tutta la sua vita. Egli aspetta il missionario al piede della cattedra pregandolo per grazia di fargli fare una confessione di tutta la sua vita. Il padre Bridaine lo ricevette con una grande carità: “Mio Padre, gli disse il militare, io resterò finché voi vorrete; io ho concepito un gran desiderio di salvare l’anima mia. „ Egli fece la sua confessione con tutti i sentimenti di pietà e di dolore che si poteva aspettare da un peccatore che si converte; egli medesimo diceva che ogni volta che accusava un peccato, gli pareva di togliersi un peso enorme dalla propria coscienza. Quando ebbe finito la sua confessione, egli si ritirò dietro il Padre Bridaine, piangendo a calde lagrime. La gente meravigliata di vedere questo militare piangere dirottamente, gli domandavano qual era la causa del suo rammarico e delle sue lagrime: “Ah! amici miei, quanto è dolce il versare lagrime d’amore e di riconoscenza, io, che sono vissuto per sì lungo lasso di tempo nell’odio del mio Dio! „ Ah! quanto l’uomo è cieco di non amare il buon Dio e di vivere da suo nemico, mentre che è cosa così dolce l’amarlo! Questo militare si reca a trovare il Padre Bridaine che era nella sagrestia, e qui, alla presenza di tutti gli altri missionari, volle metterli a parte dei suoi sentimenti: “Signori, disse loro, ascoltatemi, e voi, Padre Bridaine, richiamatevelo alla memoria; io non credo in tutta la mia vita di aver gustato un piacere così puro e così dolce, come quello che io gusto dacché ho la sorte di essere in istato di grazia; no, io non credo che Luigi XV che ho servito per 36 anni, possa essere così felice come io lo sono; no, io non credo che, nonostante tutti i piaceri che lo attorniano e tutto lo splendore che lo circonda egli sia contento come io lo sono in questo momento. Dopoché io ho deposto l’orribile peso dei miei peccati, nel mio dolore e nel disegno di fare penitenza, io non cangerei ora la mia sorte per tutti i piaceri e per tutte le ricchezze del mondo. „ A queste parole egli si getta ai piedi del Padre Bridaine, gli stringe la mano: ” Ah! mio Padre, quali azioni di grazie potrò io rendere al buon Dio per tutta la mia vita, di avermi condotto come per mano in questo paese! Ah! mio Padre, io non pensava di fare quello che voi avete avuto la carità di farmi fare. No, mio Padre, mai potrò dimenticarvi; di grazia, io vi prego di domandare al buon Dio per me che tutta la mia vita non sia più che una vita di lagrime e di penitenza.„ Il Padre Bridaine e tutti gli altri missionari che erano testimoni di questa avventura, proruppero in lagrime, dicendo: “Oh! che il buon Dio ha delle grazie per coloro che hanno un cuore docile alla sua voce! Oh! quante anime si dannano e che, se avessero avuto la sorte di essere istruite, sarebbero salve! „ Il che faceva che il Padre Bridaine domandava al buon Dio, prima dei suoi discorsi, che accendesse siffattamente il suo cuore che le sue parole fossero simili al fuoco divoratore che fa divampare d’amore i cuori dei peccatori più indurati e più ribelli alla grazia. Or qual fu la causa della conversione di questo soldato? Null’altro che la parola di Dio che ascoltò e che trovò il suo cuore docile alla voce della grazia. Ah! quanti Cristiani si convertirebbero se avessero la sorte di recare delle buone disposizioni ad ascoltare la parola di Dio! Quanti buoni pensieri e buoni desideri ella farebbe nascere nel loro cuore, quante buone opere farebbe loro compiere per il cielo! – 

Prima di procedere innanzi, è necessario che io vi rechi un fatto accaduto al medesimo Padre Bridaine, mentre faceva una missione ad Aix in Provenza; fatto che ha qualche cosa di singolare. Il missionario si metteva a sedere a mensa con un confratello, quando un ufficiale batté fortemente alla porta dove si trovavano i missionari: tutto ansante, domanda con un viso alterato il capo della compagnia. Il Padre Bridaine essendosi accostato: “Padre Bridaine, „ gli dice all’orecchio l’ufficiale con una certa emozione e con un tono severo che dimostrava come la sua anima fosse agitata. Il missionario essendo entrato con lui, l’ufficiale chiude la porta, si leva gli stivali, getta lontano il cappello, e sfodera la sua spada. “Io vi confesso, diceva poscia il Padre Bridaine ai suoi compagni, ciò mi incusse spavento: il suo silenzio, il suo occhio truce, la sua stretta di mano, la sua precipitazione e il suo turbamento, mi fecero giudicare che fosse un uomo al quale avessi strappato l’oggetto della sua passione, e che per vendicarsene venisse sicuramente per togliermi la vita; ma fui ben presto tolto d’inganno vedendo questo militare gettarsi ai miei ginocchi colla faccia rivolta a terra, pronunciando con sicurezza queste parole: “Non è questione di lasciarmi, mio Padre, né di differire più oltre, voi vedete ai vostri piedi il più grande peccatore che la terra abbia potuto portare dal principio del mondo; io sono un mostro. Io vengo di lontano per confessarmi a voi e adesso; senza di che io non so più che cosa divento.„ Il Padre Bridaine gli disse con bontà: “Amico mio, un istante, io tosto ritorno. „ — “Mio Padre, gli risponde il soldato piangendo a calde lagrime, rispondete voi dell’anima mia durante questo indugio? Sappiate, Padre mio, che ho percorso in posta 27 leghe; volge molto tempo che io non vivo e che il cuore mi scoppia; io non posso più resistere; la mia vita e l’inferno sembrano non essere che una medesima cosa; il mio tormento dura da quando vi ho udito predicare in un tal luogo, dove avete così egregiamente dipinto lo stato dell’anima mia, che mi è stato impossibile di non credere che il buon Dio non vi abbia fatto tenere quella istruzione che per me solo; tuttavolta quando entrai in questa chiesa nella quale voi predicavate, non era per curiosità, fu appunto qui che il buon Dio mi aspettava. Quanto sono felice, Padre mio, di potermi liberare da questi rimorsi di coscienza che mi straziano! Prendete il tempo che sarà necessario per ascoltare la mia confessione, io resterò qui quanto bramate; ma è necessario che voi mi solleviate all’istante, perché la mia coscienza è un carnefice che non mi lascia alcun riposo né il giorno né la notte; in una parola, Padre mio, io voglio veramente convertirmi; lo comprendete, Padre mio? Voi non uscirete di qui che non abbiate sollevato il mio cuore. Se voi volete negarmi ciò, io credo che morrò ai vostri piedi di crepacuore. „ – “Ma egli disse ciò, soggiunge il Padre Bridaine, versando copiose lagrime. Io fui così tocco da una scena tanto commovente, che lo abbraccio, lo benedico, mescolo le mie lagrime alle sue; non pensai più di recarmi a mangiare; lo incoraggiai, per quanto mi fu possibile, di tutto sperare nella grazia del buon Dio il quale si era già dimostrato verso di lui in un modo affatto particolare; io restai quattro ore di seguito per ascoltare la sua confessione; sembrava bagnarmi delle sue lagrime, ciò che mi moveva a contenere le mie; io non lo lasciai che per recarmi ad annunciare la parola di Dio. „ – Questo generoso militare rimase alcun tempo presso il Padre Bridaine, per ricevere gli avvisi che gli erano necessari per avere la sorte di perseverare. Prima di congedarsi dal Padre Bridaine, lo pregò di perdonargli lo sgomento che gli aveva cagionato: ” Tuttavolta, mio Padre, gli disse il militare, il vostro era nulla in confronto del mio. Io tremava tutti i giorni che la morte mi togliesse nello stato nel quale mi trovava, parevami che la terra stesse per aprirsi sotto i miei piedi per inghiottirmi vivo nell’inferno. Pensate, Padre mio, che quando si hanno nemici tali che vi assediano e che vi si riflette seriamente, non si può restar tranquillo, quand’anche si avesse un cuore di bronzo. Ora, Padre mio, io vorrei morire, tanta è la gioia che provo d’essere in pace col buon Dio. „ Egli non poteva più lasciare il Padre Bridaine, gli baciò le mani, l’abbracciò. Il Padre Bridaine vedendo un tal miracolo della grazia, non poté dalla sua parte trattenere le sue lagrime: gli ultimi addii facevano versar lagrime a tutti coloro che ne furono testimoni. “Addio, mio Padre, disse il militare al Padre Bridaine, dopo il buon Dio, a voi io sono tenuto del cielo. „ Ritornato nel suo paese non poteva contenersi di parlare quanto il buon Dio fosse stato buono verso di lui; chiuse la sua vita nelle lagrime e nella penitenza e morì da santo sei mesi dopo la sua conversione. – Ora, qual fu la causa della conversione dì questo soldato? Ah! ciò che voi udite tutte le domeniche nelle istruzioni, è ciò che udì quegli dalla bocca del Padre Bridaine, dove certamente presentava lo stato deplorevole d’un peccatore che compare davanti al tribunale di Gesù Cristo colla coscienza carica di peccati. Ah! mio Dio, quante volte il vostro pastore non vi ha fatto questo ritratto desolante? Chi ne è stato più commosso di voi medesimi? E perché dunque ciò non vi ha scossi e convertiti? Forse che la parola di Dio non ha più lo stesso potere? No, M. F., questa non è la vera causa per cui siete restati nel peccato. Forse, perché questa santa parola vi è annunciata da un peccatore, che non vi ha commossi? No, no, non è questa ancora la vera ragione; ma eccola: gli è perché i vostri cuori sono indurati, e volge lungo tempo che voi abusate delle grazie che il buon Dio vi concede colla sua santa parola; è perché il peccato vi ha strappato gli occhi della povera vostra anima, ed ha finito di farvi perdere di vista i beni ed i mali dell’altra vita. O mio Dio! quale sventura per un Cristiano d’essere cacciato dal cielo per tutta l’eternità ed essere insensibile a questa perdita! O mio Dio! Quale frenesia d’essere precipitati nelle fiamme dell’inferno e restare tranquilli in uno stato che fa fremere gli angeli e i santi! O mio Dio! a qual grado di sciagura è condotto colui al quale la parola di Dio … ! Avvegnaché la parola di Dio più non commuove, tutto è perduto, non occorre più alcun altro spediente se non in un grande miracolo, ciò che accade ben rare volte. O mio Dio! essere insensibili a tante sventure, chi potrà mai comprenderlo? Tuttavolta, senza essere più prolissi, ecco lo stato di quasi tutti coloro che mi ascoltano. Voi sapete che il peccato regna nei vostri cuori; voi sapete che fino a che il peccato vi regna, voi non avete nessun’altra cosa da aspettarvi se non tutte queste sventure. O mio Dio! questo solo pensiero non dovrebbe farci morire di spavento? 

Ah! il buon Dio vedeva anticipatamente quanto sarebbero pochi coloro che approfitterebbero di questa parola di vita, quando ci propone nel Vangelo questa parabola: “Un seminatore esce di gran mattino per seminare il suo grano, e quando lo seminava, una parte cadde sulla via e fu calpestata dai viandanti e mangiata dagli uccelli del cielo; una parte cadde sulle pietre e tosto disseccò; un’altra cadde fra le spine, che la soffocarono; e finalmente un’altra cadde nel buon terreno, e rese il centuplo di frutto. „ Voi vedete che Gesù Cristo dimostra che, di tutte le persone che ascoltano la parola di Dio, solo un quarto ne trae profitto; ancora troppo avventurati se di tutte quattro le persone ne occorresse una che ne approfittasse. Quanto il numero dei buoni Cristiani sarebbe più grande che non è! Gli apostoli, meravigliati di questa parabola, gli dissero: “Spiegateci quello che significa.„ Gesù disse loro colla sua ordinaria bontà: – Il cuore dell’ uomo è somiglievole ad una terra che recherà frutto secondo che sarà bene o mal coltivata; questa semente, disse loro Gesù Cristo, è la parola di Dio: quella che cade lungo la via, sono coloro che ascoltano la parola di Dio, ma che non vogliono cangiar vita, né imporsi i sacrifici che Dio vuole da essi per renderli buoni e aggradevoli a lui. Gli uni sono coloro che non vogliono abbandonare le cattive compagnie o i luoghi nei quali hanno tante volte offeso il buon Dio; sono ancora coloro che sono trattenuti da un falso rispetto umano, il quale li fa abbandonare tutte le buone risoluzioni che avevano formate ascoltando la parola di Dio. Quella che cade nelle spine, sono coloro che ascoltano la parola di Dio con gioia; ma non fa loro praticare alcuna buona opera: essi amano di ascoltarla, ma non di fare quello che comanda. Per quella che cade sulla pietra, sono coloro che hanno un cuore indurato ed ostinato, coloro che la ascoltano per disprezzarla o per abusarne. Finalmente quella che cade nella terra buona, sono coloro che desiderano di ascoltarla, che abbracciano tutti i mezzi che il buon Dio loro inspira per bene approfittarne, ed è in questi cuori che reca copiosi frutti, e questi frutti sono l’allontanamento da una vita mondana e le virtù che un Cristiano deve praticare per piacere a Dio e salvare la propria anima. „ Voi vedete, M. F., giusta la parola di Gesù Cristo, come sia esiguo il numero di coloro che approfittano della parola di Dio, perché di quattro occorre un solo che rende questa semente atta a recar frutto, ciò che è molto facile a dimostrarvi, come vedremo più innanzi. Ma se ora mi domandate quello che vuol dire Gesù Cristo per questo seminatore il quale esce di gran mattino per gettare la sua semente nel suo campo, il seminatore è il buon Dio medesimo, che ha cominciato a procurare il nostro salvamento dal principio del mondo, per questo mandando i profeti suoi prima della venuta del Messia per insegnarci quello che era necessario di fare per essere salvi; non si è accontentato di mandare i suoi servi, è venuto Egli medesimo, ci ha tracciata la via che dobbiamo battere, Egli è venuto ad annunziarci la santa parola.