lunedì 24 febbraio 2020

UN DONO PER LA CHIESA

Un «dono» per la Chiesa. Così lo statunitense Monsignor Michael Burbidge, vescovo di Arlington (Virginia), ha ringraziato le famiglie che fanno istruzione parentale occupandosi cioè direttamente, o in casa (da qui il termine inglese homeschooling) o in piccole scuole portate avanti insieme ad altre famiglie, di istruire i loro figli.
Una realtà ancora poco conosciuta ma che va crescendo tanto negli Usa quanto in altri Paesi, Italia compresa (la nostra stessa Costituzione recita all’articolo 30 che i genitori hanno il «dovere e diritto» di «istruire ed educare i figli», aggiungendo all’articolo 34 che l’istruzione è obbligatoria «per almeno otto anni», ma senza che vi sia l’obbligo di scegliere come mezzo la scuola istituzionalizzata), dove stanno aumentando le famiglie che la scelgono e ci sono siti come Alleanza Parentale che aiutano a comprenderne il fine in un’ottica cristiana, quindi orientata all’eternità.

Istruzione parentale, Mons. Burbidge alle famiglie:
«Siete un dono per la Chiesa»

Burbidge, durante l’omelia tenuta il 19 ottobre in occasione di una Messa dedicata, ha voluto ringraziare i genitori che scelgono l’homeschooling per il fatto di «prendere seriamente quella responsabilità di essere i primi insegnanti dei vostri figli nelle vie della fede» e, come riferisce LifeSiteNews, ha spiegato che già nel sacramento del Battesimo viene reso esplicito il dovere dei genitori di essere i primi insegnanti dei figli. Richiamando un insegnamento contenuto nella Gravissimum Educationis, ha poi detto: «Voi capite cosa dice il Concilio Vaticano II: “Appartiene particolarmente alla famiglia cristiana, arricchita dal sacramento del matrimonio, il dovere di insegnare ai bambini a conoscere Dio, ad adorare Dio, e ad amare il prossimo”».
Il vescovo americano è cosciente dell’impegno che richiede la scelta dell’istruzione parentale e loda i genitori «per la vostra fedeltà», «per la vostra dedizione» e «per la vostra perseveranza». Infatti, «potreste non vedere sempre i risultati visibili e immediati che desiderate» come genitori e insegnanti, «ma potete essere certi che i semi che state piantando Dio li userà miracolosamente. Grazie per il dono che siete per la nostra diocesi e la nostra Chiesa».
L’istruzione parentale, che dà alla famiglia la possibilità di scegliere i contenuti e i principi che vuole trasmettere ai propri figli, secondo quella che è appunto una sua prerogativa naturale, può essere in effetti un’àncora di salvezza in un mondo in cui l’istruzione e l’educazione sono passate quasi esclusivamente in mano allo Stato, con tutte le conseguenze che derivano dalle nostre sempre più secolarizzate società: progressiva scomparsa di ogni riferimento a Dio, sostituito da curriculum scolastici dove vanno via via comparendo volumi con una visione anticristiana e materialistica, accanto a progetti ideati per promuovere le istanze dell’omosessualismo, del sesso come mero piacere, dell’aborto libero, eccetera.
Burbidge, dunque, esorta a ragione i bambini e i ragazzi che apprendono a casa o in scuole parentali a ringraziare i loro genitori e incoraggia tutti quanti ad affidarsi sempre a Dio. «Cari genitori e studenti, so che il vostro curriculum è molto impegnativo, come dovrebbe essere, [perché] vogliamo l’eccellenza nell’istruzione. Ma certamente spero e prego che ogni giorno al cuore del curriculum ci sia quel tempo per ascoltare ed essere saldi nel Signore». Perché, come insegnano i più grandi santi educatori, da sant’Angela Merici a san Giovanni Bosco, Dio è centrale per ogni sana educazione. E il vescovo lo spiega così: «Gli stolti fanno affidamento sulle loro risorse; i saggi, sulla forza che viene da Dio. Gli stolti penseranno: “Tutto dipende da me”». Ma quando pensiamo in questo modo, continua Burbidge, «la vita può diventare molto angosciante e molto caotica. Per favore, non fate così. Fate affidamento sulla forza di Dio». Una forza che il vescovo incoraggia a trovare «nella tua preghiera quotidiana e specialmente nei Sacramenti».
fonte: http://www.iltimone.org/news-timone/istruzione-parentale-burbidge-alle-famiglie-siete-un-dono-la-chiesa/
AMDG et DVM

CHIUNQUE TU SIA IMITA SAN FRANCESCO e seguirai Dio


XII - 

Dell'umiltà, e della pace da conservarsi coi Chierici. 

Fratelli carissimi, noi siamo stati mandati in aiuto de' Chierici per la salute delle anime; acciocché quello, a cui essi non bastano , venga da noi supplito. 

Ognuno riceverà la ricompensa, non secondo l'autorità, ma a ragione della fatica. 

Sappiate, fratelli, che il guadagnar anime è cosa gratissiraa a Dio. Il che possiamo conseguir meglio colla pace, che colla dissensione de' chierici. 

Se poi essi pongono ostacolo alla salute delle anime, spetta a Dio la vendetta, ed esso a tempo suo darà loro la retribuzione'. 

E perciò siate sottoméssi ai Prelati, acciocché, per quanto é dal canto vòstro, non si susciti un malvagio zelo. 

Se sarete .figliuoli di pace, vi guadagnerete il clero ed il popolo : e, questo sarà più accettevole a Dio, che il guadagnare il popolo solo, restando il clero scandalizzato. 
Coprite le cadute loro, supplite ai molteplici lor difetti; e quando avrete fatte queste cose, siate viepiù umili.

AMDG et DVM

La triplice tentazione



QUADERNETTI CAPITOLO 715


[1948]

   Dice Gesù
   «A quelli che non possono accogliere l'idea che il Figlio di Dio abbia potuto patire la tentazione triplice Io dico una volta ancora che quella patita nel deserto si è ripetuta da parte degli uomini sino all'ora di nona. 
   Riflettano a queste parole. Dico: sino all'ora di nona. Dopo non più. 
   Satana mi tentò di lussuria della carne con l'evocazione della femmina e con la fame, di lussuria del cuore con l'offerta delle potenze e dei regni se lo avessi adorato, di lussuria della mente spingendomi all'imprudenza per la superbia d'essere il Figlio di Dio al quale gli angeli avrebbero fatto da riparo al piede. 
   Gli uomini mi hanno tentato alla lussuria della carne con le ripulse e le femmine, alla lussuria del cuore con l'offerta di un regno, alla lussuria della mente tentandomi a mancare di prudenza per superbia del mio Io divino. 
   Satana e uomini uniti nello scopo di farmi crollare nel fango del peccato per abbattere il Vincitore eterno. Ma ancora una volta Io grido: "Chi può vantarsi di avermi indotto al peccato?1"».
   1 Gv 8, 46

AMDG et DVM

domenica 23 febbraio 2020

Padre Pio e la Santa Messa

LA PREPARAZIONE ALLA MESSA
(Dal libro: Padre Pio, profilo di un santo)


Era risaputo da tutti che Padre Pio fino alla sua morte al mattino si levava prestissimo, per prepararsi a celebrare la messa.

1. P. Raffaele D'Addario che è stato con il Padre dal 1926 al settembre 1960, scrive: «Andava a letto quasi a mezzanotte, ed intorno alle 2.00-3.00 già la sua sveglia suonava per la preparazione alla santa messa, che in quel periodo celebrava intorno alle 6.00.
Più volte gli dissi di levarsi un tantino più tardi; ma egli sempre mi rispondeva: "Se fosse in mio potere, andrei a dire la messa subito dopo mezzanotte". Egli anelava l'ora della santa messa, quasi cervo sitibondo in cerca della fonte.
Per lui la messa era il centro della sua vita, perché era lì che riviveva tutta la Passione di Gesù».
 
2. Attesta P. Eusebio Notte, che è stato vicino al Padre negli anni '60: «L'Eucarestia era il centro della sua vita. Si alzava nel cuore della notte (2.00-2.30) e cominciava la preparazione alla celebrazione della santa messa.
Più di una volta il desiderio era tanto grande che mi ha supplicato, perché lo accompagnassi all'altare prima dell'ora stabilita. E, quando gli facevo notare che non era quello l'orario fissato per la celebrazione della messa, mi pregava che lo accompagnassi almeno in sacrestia: la vicinanza con Gesù sacramentato calmava la sua ansia».
 
3. P. Federico Carrozza, alunno di Padre Pio, quando era giovane seminarista a S. Giovanni Rotondo, completa la testimonianza precedente, sottolineando l'aspetto sacrificale della messa del Padre. Egli afferma: «Una volta lo stesso P. Eusebio interrogò il Padre, perché lo facesse ed egli rispose: "Dobbiamo espiare i nostri peccati ed i peccati del mondo"».
 
4. P. Carmelo Di Donato, superiore del convento quando il Santo ha lasciato questa terra, attesta: «Padre Pio si svegliava prestissimo, alle 2.00, per prepararsi alla santa messa. Una sera ero presente nella sua camera, quando P. Eusebio Notte, che era addetto alla sua assistenza, gli disse in modo scherzoso che era troppo presto alzarsi a quell'ora, per prepararsi alla santa messa che doveva celebrare alle 5.00.
Egli si fece serio e rispose: "Figlio mio, non è mai troppo per prepararsi alla santa messa"».
 
5. Anche P. Onorato Marcucci faceva rilevare al Padre che si alzava un po' presto, tre ore prima dell'inizio della messa. Ed il Santo disse: «Che sono tre ore; ce ne vorrebbero dodici per prepararsi a celebrare il santo Sacrificio. Tu lo sai che cos'è la santa messa?».
 
6. Scrive P. Mariano Paladino: «Alzandosi prestissimo al mattino, voleva che in camera fossero leggermente illuminati il quadro della Madonna della Libera, patrona di Pietrelcina, l'immagine del Papa, la foto dei genitori.
Poi diceva: "Lasciatemi in pace, perché devo prepararmi alla messa". E restava a lungo in preghiera».
 

7. Concludiamo le testimonianze dei confratelli che sono stati con Padre Pio, citando P. Rosario da Aliminusa, che è stato superiore del convento di S. Giovanni Rotondo dal settembre 1960 al gennaio 1964: «Viveva dell'Eucaristia. La celebrazione della messa era il punto centrale della sua giornata. La celebrava sempre intorno alle cinque e Dio solo sa quale preparazione vi premettesse, perché era sempre in piedi poco dopo la mezzanotte».

AMDG et DVM

LA DIREZIONE DELL'ANIMA - di San Bonaventura


por São Boaventura
da ordem dos Frades Menores
Cardeal e Doutor da Santa Igreja
traduzido do latim por um sacerdote da mesma ordem
Livro de 1921 - 109 págs



Prefácio do Tradutor

Entre todas as Obras místicas de São Boaventura é A Direção da Alma a que mais notavelmente e com nitidez no-lo mostra abalizado mestre da vida espiritual. É muito pouco extenso este tratado. Seu autor, porém, concretizou nele os princípios básicos sobre os quais deseja levante a alma o edifício da vida espiritual. O leitor, sequioso de seu próprio aperfeiçoamento, encontrará neste opúsculo matéria abundante para proveitosas meditações e um guia seguro na direção de sua alma. Entretanto, com uma leitura rápida e superficial não se chegará sequer a avaliar a importância real do conteúdo da obra. Mas quem pausadamente a saboreia e estuda, certifica-se que o Doutor Seráfico expõe com mão de mestre, embora sucintamente, como a alma deve haver-se para com Deus e para com o próximo, o que quer dizer nas suas relações mais importantes e graves.
A alma então terá em si uma base solida sobre a qual poderá edificar, se nutre de Deus uma ideia altíssima, piíssima e santíssima e se abraça a lei de Deus com humildade, devoção e pureza. As faltas a alma as refaz pelo arrependimento, pelo santo temor e santo desejo. Na convivência com o próximo devem resplandecer a modéstia, a justiça e a piedade em suas diversas formas. É este o resumo da lição eficientíssima do presente opúsculo.
Segundo o prólogo do códice, conservado no Vaticano, São Boaventura escreveu este tratado para a princesa Branca, filha de São Luiz, rei da França, casada com Fernando, filho de Afonso X da Espanha. Depois da morte do marido, Branca voltou para Paris, onde morreu.

A DIREÇÃO DA ALMA

I
Antes de tudo, minha alma, é necessário que do bom Deus faças uma ideia altíssima, piíssima e santíssima. A isto chegarás por meio de fé inabalável, meditação atenta e lúcida intuição repassada de admiração.
1. - Altíssima será a ideia que fazes de Deus se fiel, piedosa e claramente crês, admiras e louvas seu poder imenso, que do nada criou tudo e tudo sustenta; sua sabedoria infinita que tudo dispõe e governa; sua justiça ilimitada que tudo julga e recompensa; e se, saindo de ti e voltando de novo e elevando-te acima de ti, com todas as veras cantas com o profeta: "Regozijaram-se as filhas de Judá pelos teus juízos, Senhor, porque tu és Senhor altíssimo sobre toda a terra, tu és sobremaneira exaltado sobre todos os deuses" (Ps. 96, 8 e 9).
2. - A ideia que fazes de Deus será piíssima se admiras, abraças e bendizes a sua imensa misericórdia que se mostrou sumamente benigna em tomar a nossa natureza humana e mortalidade, sumamente terna em suportar a cruz e a morte, sumamente liberal em mandar o Espírito Santo e instituir os Sacramentos, principalmente comunicando-se a si mesmo liberalissimamente no Sacramento do altar, para que de coração possas cantar as palavras do salmo: "Suave é o Senhor para com todos e as suas misericórdias são sobre todas as suas obras" (Ps. 144, 9).
3. - A ideia que fazes de Deus será santíssima se consideras, admiras e louvas a sua inefável santidade e o proclamas, com os bem-aventurados Serafins: Santo, santo, santo!
Santo quer dizer, em primeiro lugar, que possui Ele a santidade em grau tão elevado e com tanta pureza que Lhe é impossível querer ou aprovar coisa alguma que não seja santa.
Santo, em segundo lugar, por Ele amar a santidade nos outros, de forma que Lhe é impossível subtrair os dons da graça ou negar o prêmio da glória aos que na verdade conservam a santidade.
Santo, em terceiro lugar, por Ele aborrecer tanto o contrário da santidade que Lhe é impossível não reprovar os pecados ou deixá-los impunes.
Se desta forma pensas de Deus, cantarás com Moisés, o legislador da Antiga lei: "Deus é fiel e sem nenhuma iniquidade, justo e reto" (V Moisés, 32, 4).

II
 Depois, dirige o teu olhar sobre a lei de Deus que te manda oferecer ao Altíssimo um coração humilde, ao Piíssimo um coração devoto, ao Santíssimo um coração ilibado.
1. - Um coração humilde, digo, deves oferecer ao Altíssimo pela reverência no Espírito, pela obediência nas obras, pela honra nas palavras e nos atos, observando a apostólica regra e doutrina: "Faze tudo para a glória de Deus" (I Cor., 10, 31).
2. - Um coração devoto deves oferecer ao Piíssimo, invocando em orações fervorosas, saboreando doçuras espirituais, dando muitas graças para que tua alma sempre mais a Deus "ascenda pelo deserto como uma varinha de fumo composto de aromas de mirra e de incenso" (Cântico dos Cânticos, 3, 6).
3. - Um coração ilibado deves oferecer ao Esposo santíssimo de maneira que não reine em ti, - nem nos sentidos, nem na vontade, nem no afeto, - algum prazer em deleites desordenados, desejo de coisas terrenas, nenhum movimento de maldade interna, e assim, livre de toda a mácula de pecado, possas cantar com o salmista: "Seja imaculado o meu coração nas tuas justificações para que não seja confundido" (Ps. 118, 80).
Reflete, pois, diligentemente e vê se tudo isto observaste desde a juventude. Se a consciência t'o afirmar, não o atribuas a ti mesmo, mas à mercê de Deus e rende-lhe graças. Se, porém, achares que uma ou mais vezes, num ponto ou em alguns, ou talvez em todos eles, faltaste grave ou levemente, por fraqueza, por ignorância ou com pleno conhecimento, procura reconciliar-te com Deus com "gemidos inexplicáveis" (Rom. 8, 26) e, para Lhe mostrar a emenda, reveste-te do Espírito de penitência, para que possas cantar com o salmista penitente: "Porque preparado estou para os açoites, e a minha dor está sempre diante de mim" (Ps. 37, 18).

III
 A dor da alma, porém, deve ter dois companheiros para que a purifiquem e aplaquem a Deus, a saber: o temor do juízo divino e o ardor de interno desejo, afim de que recuperes pelo temor um coração humilde, pelo desejo um coração devoto e pela contrição um coração ilibado.
1. - Teme, pois, os juízos divinos que são "um abismo profundo" (Ps. 35, 7). Teme, repito, teme muito para que, embora de algum modo penitente, não desagrades ainda a Deus; teme mais, para que depois não recomeces a ofender a Deus; teme muitíssimo, para que no fim não te afastes de Deus, carecendo sempre de luz, ardendo sempre no fogo, jamais livre do verme. Somente uma vida de verdadeira penitência e uma morte na graça da perseverança pode preservar-te desta infelicidade. Canta, pois, com o profeta: "Trespassa com o teu temor a minha carne, porque temos os teus juízos" (Ps. 118, 120).
2. - Arrepende-te e tem cuidado por causa dos pecados cometidos. Arrepende-te, aconselho, arrepende-te muito, porque por eles aniquilaste todo o bem que de Deus recebeste; (trata-se do pecado mortal que destrói todos os dons sobrenaturais); arrepende-te mais porque ofendeste a Cristo que por ti nasceu e foi crucificado; arrepende-te muitíssimo porque desprezaste a Deus, cuja majestade desonraste transgredindo as suas leis, cuja verdade negaste, cuja bondade afrontaste. Pelo pecado desonraste, desfiguraste e transtornaste toda a criação; porque pela rebeldia contra os divinos estatutos, mandamentos e juízos, abusaste de todas as coisas que, segundo a vontade de Deus, te deveriam servir: das criaturas, dos merecimentos alcançados, das misericórdias de Deus, os dons gratuitamente outorgados, e o prêmio prometido.
Depois de atentamente considerar tudo isto, toma luto como por teu filho único, chora amargamente (Jer. 6, 26); faze correr uma como que corrente de lágrimas de dia e de noite; não te dês descanso algum nem se cale a menina dos teus olhos (Lament. 2, 18).
3. - Deseja, contudo, os dons divinos, elevando-te pela chama do divino amor, até Deus, o qual tão pacientemente te suportou nos teus pecados, tão longanimemente esperou, tão misericordiosamente te reconduziu à penitência, concedendo-te o perdão, infundindo-te a graça, prometendo-te a coroa, enquanto de tua parte Lhe ofertaste - ou antes d'Ele recebeste para Lhe ofertar, - o sacrifício de um Espírito atribulado, de um coração contrito e humilhado (Ps. 50, 19) por meio de sentida compunção, confissão sincera e satisfação condigna.
Deseja, digo, muito a benevolência divina por uma larga comunicação do Espírito Santo, deseja mais a semelhança com Deus por uma imitação exata de Cristo crucificado, deseja muitíssimo, a posse de Deus por uma visão clara do Eterno Padre, para que na verdade cantes com o Profeta: "A minha alma arde em sede por Deus forte e vivo; quando irei e aparecerei diante da face de Deus?" (Ps. 41, 3).

IV
Ora, para conservar em ti este espírito de temor, de dor e de desejo, exerce-te externamente numa perfeita modéstia, justiça e piedade, afim de que, segundo escreve o Apóstolo, "renunciando à impiedade e às paixões mundanas, vivas sóbria, justa e piedosamente neste século" (Tito, 2, 12).
1. - Exerce-te numa perfeita modéstia para que, segundo a doutrina do Apóstolo, "a tua modéstia seja conhecida por todos os homens" (Phil. 4, 5). Exerce-te primeiro na modéstia da parcimônia no comer e vestir, no dormir e vigiar, no recreio e no trabalho, não excedendo a medida em coisa alguma.
Depois exerce-te na modéstia da disciplina, com moderação no silêncio e no falar, na tristeza e na alegria, na clemência e no rigor, conforme as circunstâncias o exigem e a sã razão o prescreve.
Finalmente, exerce-te na modéstia da civilidade, regulando, ordenando e, compondo as ações, os movimentos, os gestos, as vestes, os membros e os sentidos, conforme o requer a educação moral e o costume na ordem, para que merecidamente pertenças ao número daqueles aos quais o Apóstolo diz: "Faça-se tudo entre vós com decência e ordem" (I Cor. 14, 40).
2. - Exerce-te também na justiça para que te sejam aplicáveis as palavras do Profeta: "Reina por meio da verdade, da mansidão e da justiça" (Ps. 44, 5).
Na justiça, afirmo, integra por zelo pela honra divina, por observância da lei de Deus e por desejo da salvação do próximo.
Na justiça regulada pela obediência aos superiores, pela sociabilidade aos iguais, pela punição das faltas dos inferiores.
Na justiça perfeita, de forma que aproves toda a verdadefavoreças a bondade, resistas à maldade tanto no Espírito, como nas palavras e obras, não fazendo a ninguém o que não queres que te façam, não negando a ninguém o que dos outros desejas, para que imites com perfeição aqueles a quem foi dito: "Se a vossa justiça não for maior do que a dos escribas e fariseus, não entrareis no reino dos céus" (Matth. 5, 20).
3. - Finalmente, exerce-te na piedade, porque, como diz o Apóstolo, "a piedade é útil para tudo, porque tem a promessa da vida presente e futura" (I Tim. 4, 8).
Exerce-te na piedade do culto divino recitando as horas canônicas atenta, devota e reverentemente, acusando e chorando as faltas quotidianas, recebendo a seu tempo o Santíssimo Sacramento e ouvindo todos os dias a santa missa.
Na piedade, por meio da salvação das almas, auxiliando ora por frequentes orações, ora por instrutivas palavras, ora pelo estímulo do exemplo, para que quem ouve diga: Vem! (Apoc. 22, 17). Isto, porém, cumpre fazer com tanta prudência, que a própria alma não sofra prejuízo.
Na piedade, por meio do alívio das necessidades corporais, suportando com paciência, consolando amigavelmente, ajudando com humildade, alegria e misericórdia, para desta forma: cumprires o mandamento divino enunciado pelo Apóstolo: "Carregai os fardos uns dos outros, e desta maneira cumprireis a lei de Cristo" (Gal. 6, 2).
Para praticares tudo isto, o meio melhor, eu o creio, é a lembrança do Crucificado, afim de que o teu Dileto, como um ramalhete de mirra (Cântico dos C. 1, 12), descanse sempre junto ao teu coração.
Isto te queira prestar Aquele que é bendito por todos os séculos dos séculos.
Amém.


SANCTA MARIA, SPLENDOR SANCTAE ECCLESIAE, ORA PRO NOBIS