domenica 30 luglio 2017

Pellegrino - a Loreto -per affidare alla Madre di Dio due importanti iniziative ecclesiali: ..

...l’Anno della fedee l’Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, da me convocata nel mese di ottobre sul tema «La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana»

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SANTA MESSA
OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI
Piazza della Madonna di Loreto
Giovedì, 4 ottobre 2012

Signori Cardinali,
Venerati Fratelli nell’episcopato,
cari fratelli e sorelle!

Il 4 ottobre del 1962, il Beato Giovanni XXIII venne in pellegrinaggio a questo Santuario per affidare alla Vergine Maria il Concilio Ecumenico Vaticano II, che si sarebbe inaugurato una settimana dopo. In quella occasione, egli, che nutriva una filiale e profonda devozione alla Madonna, si rivolse a lei con queste parole: «Oggi, ancora una volta, ed in nome di tutto l’episcopato, a Voi, dolcissima Madre, che siete salutata Auxilium Episcoporum, chiediamo per Noi, Vescovo di Roma e per tutti i Vescovi dell’universo di ottenerci la grazia di entrare nell’aula conciliare della Basilica di San Pietro come entrarono nel Cenacolo gli Apostoli e i primi discepoli di Gesù: un cuor solo, un palpito solo di amore a Cristo e alle anime, un proposito solo di vivere e di immolarci per la salvezza dei singoli e dei popoli. Così, per la vostra materna intercessione, negli anni e nei secoli futuri, si possa dire che la grazia di Dio ha prevenuto, accompagnato e coronato il ventunesimo Concilio Ecumenico, infondendo nei figli tutti della Santa Chiesa nuovo fervore, slancio di generosità, fermezza di propositi» (AAS 54 [1962], 727).

A distanza di cinquant’anni, dopo essere stato chiamato dalla divina Provvidenza a succedere sulla cattedra di Pietro a quel Papa indimenticabile, anch’io sono venuto qui pellegrino per affidare alla Madre di Dio due importanti iniziative ecclesiali: l’Anno della fede, che avrà inizio tra una settimana, l’11 ottobre, nel cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II, e l’Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, da me convocata nel mese di ottobre sul tema «La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana». Cari amici! A voi tutti porgo il mio più cordiale saluto. Ringrazio l’Arcivescovo di Loreto, Mons. Giovanni Tonucci, per le calorose espressioni di benvenuto. Saluto gli altri Vescovi presenti, i Sacerdoti, i Padri Cappuccini, ai quali è affidata la cura pastorale del santuario, e le Religiose. Rivolgo un deferente pensiero al Sindaco, Dott. Paolo Niccoletti, che pure ringrazio per le sue cortesi parole, al Rappresentante del Governo ed alle Autorità civili e militari presenti. E la mia riconoscenza va a tutti coloro che hanno generosamente offerto la loro collaborazione per la realizzazione di questo mio Pellegrinaggio.

Come ricordavo nella Lettera Apostolica di indizione, attraverso l’Anno della fede «intendo invitare i Confratelli Vescovi di tutto l’orbe perché si uniscano al Successore di Pietro, nel tempo di grazia spirituale che il Signore ci offre, per fare memoria del dono prezioso della fede» (Porta fidei, 8). E proprio qui a Loreto abbiamo l’opportunità di metterci alla scuola di Maria, di lei che è stata proclamata «beata» perché «ha creduto» (Lc 1,45). 

Questo Santuario, costruito attorno alla sua casa terrena, custodisce la memoria del momento in cui l’Angelo del Signore venne da Maria con il grande annuncio dell’Incarnazione, ed ella diede la sua risposta. Questa umile abitazione è una testimonianza concreta e tangibile dell’avvenimento più grande della nostra storia: l’Incarnazione; il Verbo si è fatto carne, e Maria, la serva del Signore, è il canale privilegiato attraverso il quale Dio è venuto ad abitare in mezzo a noi (cfr Gv 1,14). 

Maria ha offerto la propria carne, ha messo tutta se stessa a disposizione della volontà di Dio, diventando «luogo» della sua presenza, «luogo» in cui dimora il Figlio di Dio. Qui possiamo richiamare le parole del Salmo con le quali, secondo la Lettera agli Ebrei, Cristo ha iniziato la sua vita terrena dicendo al Padre: «Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato…Allora ho detto: “Ecco, io vengo per fare, o Dio, la tua volontà”» (10,5.7). 

Maria dice parole simili di fronte all’Angelo che le rivela il piano di Dio su di lei: «Ecco la serva del Signore; avvenga per me secondo la tua parola» (Lc 1,38). La volontà di Maria coincide con la volontà del Figlio nell’unico progetto di amore del Padre e in lei si uniscono cielo e terra, Dio creatore e la sua creatura. Dio diventa uomo, Maria si fa «casa vivente» del Signore, tempio dove abita l’Altissimo. 

Il Beato Giovanni XXIII cinquant’anni fa, qui a Loreto, invitava a contemplare questo mistero, a «riflettere su quel congiungimento del cielo con la terra, che è lo scopo dell’Incarnazione e della Redenzione», e continuava affermando che lo stesso Concilio aveva come scopo di estendere sempre più il raggio benefico dell’Incarnazione e Redenzione di Cristo in tutte le forme della vita sociale (cfr AAS 54 [1962], 724). E’ un invito che risuona oggi con particolare forza. 

Nella crisi attuale che interessa non solo l’economia, ma vari settori della società, l’Incarnazione del Figlio di Dio ci dice quanto l’uomo sia importante per Dio e Dio per l’uomo. Senza Dio l’uomo finisce per far prevalere il proprio egoismo sulla solidarietà e sull’amore, le cose materiali sui valori, l’avere sull’essere. 

Bisogna ritornare a Dio perché l’uomo ritorni ad essere uomo. 

Con Dio anche nei momenti difficili, di crisi, non viene meno l’orizzonte della speranza: l’Incarnazione ci dice che non siamo mai soli, Dio è entrato nella nostra umanità e ci accompagna.
Ma il dimorare del Figlio di Dio nella «casa vivente», nel tempio, che è Maria, ci porta ad un altro pensiero: dove abita Dio, dobbiamo riconoscere che tutti siamo «a casa»; dove abita Cristo, i suoi fratelli e le sue sorelle non sono più stranieri. Maria, che è madre di Cristo è anche nostra madre, ci apre la porta della sua Casa, ci guida ad entrare nella volontà del suo Figlio. 
È la fede, allora, che ci dà una casa in questo mondo, che ci riunisce in un’unica famiglia e che ci rende tutti fratelli e sorelle. 
Contemplando Maria, dobbiamo domandarci se anche noi vogliamo essere aperti al Signore, se vogliamo offrire la nostra vita perché sia una dimora per Lui; oppure se abbiamo paura che la presenza del Signore possa essere un limite alla nostra libertà, e se vogliamo riservarci una parte della nostra vita, in modo che possa appartenere solo a noi. 
Ma è proprio Dio che libera la nostra libertà, la libera dalla chiusura in se stessa, dalla sete di potere, di possesso, di dominio, e la rende capace di aprirsi alla dimensione che la realizza in senso pieno: quella del dono di sé, dell’amore, che si fa servizio e condivisione.

La fede ci fa abitare, dimorare, ma ci fa anche camminare nella via della vita. 
Anche a questo proposito, la Santa Casa di Loreto conserva un insegnamento importante. Come sappiamo, essa fu collocata sopra una strada. La cosa potrebbe apparire piuttosto strana: dal nostro punto di vista, infatti, la casa e la strada sembrano escludersi. In realtà, proprio in questo particolare aspetto, è custodito un messaggio singolare di questa Casa. Essa non è una casa privata, non appartiene a una persona o a una famiglia, ma è un’abitazione aperta a tutti, che sta, per così dire, sulla strada di tutti noi. 

Allora, qui a Loreto, troviamo una casa che ci fa rimanere, abitare, e che nello stesso tempo ci fa camminare, ci ricorda che siamo tutti pellegrini, che dobbiamo essere sempre in cammino verso un’altra abitazione, verso la casa definitiva, verso la Città eterna, la dimora di Dio con l’umanità redenta (cfr Ap 21,3).

C’è ancora un punto importante del racconto evangelico dell’Annunciazione che vorrei sottolineare, un aspetto che non finisce mai di stupirci: Dio domanda il «sì» dell’uomo, ha creato un interlocutore libero, chiede che la sua creatura Gli risponda con piena libertà. 
San Bernardo di Chiaravalle, in uno dei suoi Sermoni più celebri, quasi «rappresenta» l’attesa da parte di Dio e dell’umanità del «sì» di Maria, rivolgendosi a lei con una supplica: «L’angelo attende la tua risposta, perché è ormai tempo di ritornare a colui che lo ha inviato… O Signora, da’ quella risposta, che la terra, che gli inferi, anzi, che i cieli attendono. Come il Re e Signore di tutti desiderava vedere la tua bellezza, così egli desidera ardentemente la tua risposta affermativa… Alzati, corri, apri! Alzati con la fede, affrettati con la tua offerta, apri con la tua adesione!» (In laudibus Virginis MatrisHom. IV, 8: Opera omnia, Edit. Cisterc. 4, 1966, p. 53s). Dio chiede la libera adesione di Maria per diventare uomo. Certo, il «sì» della Vergine è frutto della Grazia divina. Ma la grazia non elimina la libertà, al contrario, la crea e la sostiene. La fede non toglie nulla alla creatura umana, ma ne permette la piena e definitiva realizzazione.

Cari fratelli e sorelle, in questo pellegrinaggio che ripercorre quello del Beato Giovanni XXIII - e che avviene, provvidenzialmente, nel giorno in cui si fa memoria di san Francesco di Assisi, vero «Vangelo vivente» - vorrei affidare alla Santissima Madre di Dio tutte le difficoltà che vive il nostro mondo alla ricerca di serenità e di pace, i problemi di tante famiglie che guardano al futuro con preoccupazione, i desideri dei giovani che si aprono alla vita, le sofferenze di chi attende gesti e scelte di solidarietà e di amore. Vorrei affidare alla Madre di Dio anche questo speciale tempo di grazia per la Chiesa, che si apre davanti a noi. Tu, Madre del «sì», che hai ascoltato Gesù, parlaci di Lui, raccontaci il tuo cammino per seguirlo sulla via della fede, aiutaci ad annunciarlo perché ogni uomo possa accoglierlo e diventare dimora di Dio. Amen!

© Copyright 2012 - Libreria Editrice Vaticana

AMDG et BVM


PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI...

...ASCOLTIAMO LA PAROLA DI PAPA BENEDETTO XVI
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VISITA PASTORALE
DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI
A LORETO
IN OCCASIONE DELL’AGORÀ
 DEI GIOVANI ITALIANI  
CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA
OMELIA DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI
Piana di Montorso
Domenica, 2 settembre 2007

Cari fratelli e sorelle,
cari giovani amici!

Dopo la veglia di questa notte, il nostro incontro lauretano si conclude ora attorno all’altare con la solenne Celebrazione eucaristica. Ancora una volta a voi tutti il mio più cordiale saluto. Saluto in special modo i Vescovi e ringrazio l’Arcivescovo Angelo Bagnasco che si è fatto interprete dei vostri comuni sentimenti. Saluto l’Arcivescovo di Loreto che ci ha accolti con affetto e premura. Saluto i sacerdoti, i religiosi, le religiose e quanti hanno preparato con cura quest’importante manifestazione di fede. Un saluto deferente alle Autorità civili e militari presenti, con un ricordo particolare per il Vice Presidente del Consiglio dei Ministri, l’on. Francesco Rutelli.

Questo è davvero un giorno di grazia! Le Letture che poco fa abbiamo ascoltato ci aiutano a comprendere quale meravigliosa opera abbia compiuto il Signore facendoci incontrare, qui a Loreto, così numerosi e in un clima gioioso di preghiera e di festa. Nel nostro ritrovarci presso il Santuario della Vergine si avverano, in un certo senso, le parole della Lettera agli Ebrei: "Voi vi siete accostati al monte Sion e alla città del Dio vivente". Celebrando l’Eucaristia all’ombra della Santa Casa, anche noi ci avviciniamo "all’adunanza festosa e all’assemblea dei primogeniti iscritti nei cieli". Possiamo così sperimentare la gioia di trovarci di fronte "al Dio giudice di tutti e agli spiriti dei giusti portati alla perfezione". Con Maria, Madre del Redentore e Madre nostra, andiamo soprattutto incontro "al Mediatore della Nuova Alleanza", il Signore nostro Gesù Cristo (cfr Eb 12,22-24). 

Il Padre celeste, che molte volte e in molti modi ha parlato agli uomini (cfr Eb 1,1) offrendo la sua Alleanza e incontrando spesso resistenze e rifiuti, nella pienezza dei tempi ha voluto stringere con gli uomini un patto nuovo, definitivo e irrevocabile, sigillandolo con il sangue del suo Figlio Unigenito, morto e risorto per la salvezza dell’intera umanità. Gesù Cristo, Dio fatto uomo, in Maria ha assunto la nostra stessa carne, ha preso parte alla nostra vita e ha voluto condividere la nostra storia. Per realizzare la sua Alleanza, Dio ha cercato un cuore giovane e lo ha trovato in Maria, "giovane donna".
Ancora oggi Dio cerca cuori giovani, cerca giovani dal cuore grande, capaci di fare spazio a Lui nella loro vita per essere protagonisti della Nuova Alleanza. Per accogliere una proposta affascinante come quella che ci fa Gesù, per stringere Alleanza con Lui, occorre essere giovani interiormente, capaci di lasciarsi interpellare dalla sua novità, per intraprendere con Lui strade nuove. Gesù ha una predilezione per i giovani, come ben evidenzia il dialogo con il giovane ricco (cfr Mt 19,16-22; Mc 10,17-22); ne rispetta la libertà, ma non si stanca mai di proporre loro mete più alte per la vita: la novità del Vangelo e la bellezza di una condotta santa. Seguendo l’esempio del suo Signore la Chiesa continua ad avere la stessa attenzione. Ecco perché, cari giovani, vi guarda con immenso affetto, vi è vicina nei momenti della gioia e della festa, della prova e dello smarrimento; vi sostiene con i doni della grazia sacramentale e vi accompagna nel discernimento della vostra vocazione. Cari giovani, lasciatevi coinvolgere nella vita nuova che sgorga dall’incontro con Cristo e sarete in grado di essere apostoli della sua pace nelle vostre famiglie, tra i vostri amici, all’interno delle vostre comunità ecclesiali e nei vari ambienti nei quali vivete ed operate.

Ma che cosa rende davvero "giovani" in senso evangelico? Questo nostro incontro, che si svolge all’ombra di un Santuario mariano, ci invita a guardare alla Madonna. Ci chiediamo dunque: Come ha vissuto Maria la sua giovinezza? Perché in lei è diventato possibile l’impossibile? Ce lo svela lei stessa nel cantico del Magnificat: Dio "ha guardato l’umiltà della sua serva" (Lc 1,48a). L’umiltà di Maria è ciò che Dio apprezza più di ogni altra cosa in lei. E proprio dell’umiltà ci parlano le altre due Letture della liturgia odierna. Non è forse una felice coincidenza che questo messaggio ci venga rivolto proprio qui a Loreto? Qui, il nostro pensiero va naturalmente alla Santa Casa di Nazaret che è il santuario dell’umiltà: l’umiltà di Dio che si è fatto carne, si è fatto piccolo, e l’umiltà di Maria che l’ha accolto nel suo grembo; l’umiltà del Creatore e l’umiltà della creatura. Da questo incontro di umiltà è nato Gesù, Figlio di Dio e Figlio dell’uomo. "Quanto più sei grande, tanto più umìliati, così troverai grazia davanti al Signore; perché dagli umili egli è glorificato", ci dice il brano del Siracide (3,18); e Gesù nel Vangelo, dopo la parabola degli invitati a nozze, conclude: "Chiunque si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato" (Lc 14,11). 

Questa prospettiva indicata dalle Scritture appare oggi quanto mai provocatoria per la cultura e la sensibilità dell’uomo contemporaneo. L’umile è percepito come un rinunciatario, uno sconfitto, uno che non ha nulla da dire al mondo. Invece questa è la via maestra, e non solo perché l’umiltà è una grande virtù umana, ma perché, in primo luogo, rappresenta il modo di agire di Dio stesso. È la via scelta da Cristo, il Mediatore della Nuova Alleanza, il quale, "apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce" (Fil 2,8).

Cari giovani, mi sembra di scorgere in questa parola di Dio sull’umiltà un messaggio importante e quanto mai attuale per voi, che volete seguire Cristo e far parte della sua Chiesa. Il messaggio è questo: non seguite la via dell’orgoglio, bensì quella dell’umiltà. Andate controcorrente: non ascoltate le voci interessate e suadenti che oggi da molte parti propagandano modelli di vita improntati all’arroganza e alla violenza, alla prepotenza e al successo ad ogni costo, all’apparire e all’avere, a scapito dell’essere. 

Di quanti messaggi, che vi giungono soprattutto attraverso i mass media, voi siete destinatari! Siate vigilanti! Siate critici! Non andate dietro all’onda prodotta da questa potente azione di persuasione. Non abbiate paura, cari amici, di preferire le vie "alternative" indicate dall’amore vero: uno stile di vita sobrio e solidale; relazioni affettive sincere e pure; un impegno onesto nello studio e nel lavoro; l’interesse profondo per il bene comune. Non abbiate paura di apparire diversi e di venire criticati per ciò che può sembrare perdente o fuori moda: i vostri coetanei, ma anche gli adulti, e specialmente coloro che sembrano più lontani dalla mentalità e dai valori del Vangelo, hanno un profondo bisogno di vedere qualcuno che osi vivere secondo la pienezza di umanità manifestata da Gesù Cristo.

Quella dell’umiltà, cari amici, non è dunque la via della rinuncia ma del coraggio. Non è l’esito di una sconfitta ma il risultato di una vittoria dell’amore sull’egoismo e della grazia sul peccato. Seguendo Cristo e imitando Maria, dobbiamo avere il coraggio dell’umiltà; dobbiamo affidarci umilmente al Signore perché solo così potremo diventare strumenti docili nelle sue mani, e gli permetteremo di fare in noi grandi cose. Grandi prodigi il Signore ha operato in Maria e nei Santi! Penso ad esempio a Francesco d’Assisi e Caterina da Siena, Patroni d’Italia. Penso anche a giovani splendidi come santa Gemma Galgani, san Gabriele dell’Addolorata, san Luigi Gonzaga, san Domenico Savio, santa Maria Goretti, nata non lontano da qui, i beati Piergiorgio Frassati e Alberto Marvelli. E penso ancora ai molti ragazzi e ragazze che appartengono alla schiera dei santi "anonimi", ma che non sono anonimi per Dio. Per Lui ogni singola persona è unica, con il suo nome e il suo volto. Tutti, e voi lo sapete, siamo chiamati ad essere santi!

Come vedete, cari giovani, l’umiltà che il Signore ci ha insegnato e che i santi hanno testimoniato, ciascuno secondo l’originalità della propria vocazione, è tutt’altro che un modo di vivere rinunciatario. Guardiamo soprattutto a Maria: alla sua scuola, anche noi come lei possiamo fare esperienza di quel  di Dio all’umanità da cui scaturiscono tutti i  della nostra vita. È vero, tante e grandi sono le sfide che dovete affrontare. La prima però rimane sempre quella di seguire Cristo fino in fondo, senza riserve e compromessi. E seguire Cristo significa sentirsi parte viva del suo corpo, che è la Chiesa. Non ci si può dire discepoli di Gesù se non si ama e non si segue la sua Chiesa. La Chiesa è la nostra famiglia, nella quale l’amore verso il Signore e verso i fratelli, soprattutto nella partecipazione all’Eucaristia, ci fa sperimentare la gioia di poter pregustare già ora la vita futura che sarà totalmente illuminata dall’Amore. 

Il nostro quotidiano impegno sia di vivere quaggiù come se fossimo già lassù. Sentirsi Chiesa è pertanto una vocazione alla santità per tutti; è impegno quotidiano a costruire la comunione e l’unità vincendo ogni resistenza e superando ogni incomprensione. Nella Chiesa impariamo ad amare educandoci all’accoglienza gratuita del prossimo, all’attenzione premurosa verso chi è in difficoltà, i poveri e gli ultimi. La motivazione fondamentale che unisce i credenti in Cristo, non è il successo ma il bene, un bene che è tanto più autentico quanto più è condiviso, e che non consiste prima di tutto nell’avere o nel potere ma nell’essere. Così si edifica la città di Dio con gli uomini, una città che contemporaneamente cresce dalla terra e scende dal Cielo, perché si sviluppa nell’incontro e nella collaborazione tra gli uomini e Dio (cfr Ap 21,2-3).

Seguire Cristo, cari giovani, comporta inoltre lo sforzo costante di dare il proprio contributo alla edificazione di una società più giusta e solidale, dove tutti possano godere dei beni della terra. So che molti di voi si dedicano con generosità a testimoniare la propria fede nei vari ambiti sociali, operando nel volontariato, lavorando alla promozione del bene comune, della pace e della giustizia in ogni comunità. 
Uno dei campi, nei quali appare urgente operare, è senz’altro quello della salvaguardia del creato. Alle nuove generazioni è affidato il futuro del pianeta, in cui sono evidenti i segni di uno sviluppo che non sempre ha saputo tutelare i delicati equilibri della natura. Prima che sia troppo tardi, occorre adottare scelte coraggiose, che sappiano ricreare una forte alleanza tra l’uomo e la terra. Serve un  deciso alla tutela del creato e un impegno forte per invertire quelle tendenze che rischiano di portare a situazioni di degrado irreversibile. Per questo ho apprezzato l’iniziativa della Chiesa italiana di promuovere la sensibilità sulle problematiche della salvaguardia del creato fissando una Giornata nazionale che cade proprio il 1° settembre. Quest’anno l’attenzione è puntata soprattutto sull’acqua, un bene preziosissimo che, se non viene condiviso in modo equo e pacifico, diventerà purtroppo motivo di dure tensioni e aspri conflitti.

Cari giovani amici, dopo aver ascoltato le vostre riflessioni di ieri sera e di questa notte, lasciandomi guidare dalla Parola di Dio ho voluto ora affidarvi queste mie considerazioni, che intendono essere un paterno incoraggiamento a seguire Cristo per essere testimoni della sua speranza e del suo amore. 
Da parte mia, continuerò a starvi accanto con la preghiera e con l’affetto perché proseguiate con entusiasmo il cammino dell’Agorà, questo singolare percorso triennale di ascolto, di dialogo e di missione. Concludendo oggi il primo anno con questo stupendo incontro, non posso non invitarvi a guardare già al grande appuntamento della Giornata Mondiale della Gioventù che si terrà nel luglio del prossimo anno a Sidney. Vi invito a prepararvi a questa grande manifestazione di fede giovanile, meditando il Messaggio che approfondisce il tema dello Spirito Santo, per vivere insieme una nuova primavera dello Spirito. 
Vi aspetto dunque numerosi anche in Australia, a conclusione del vostro secondo anno dell’Agorà. 

Volgiamo infine, ancora una volta, i nostri occhi verso Maria, modello di umiltà e di coraggio. Aiutaci, Vergine di Nazaret, ad essere docili all’opera dello Spirito Santo come lo fosti tu; aiutaci a diventare sempre più santi, discepoli innamorati del tuo Figlio Gesù; sostieni e accompagna questi giovani perché siano gioiosi e infaticabili missionari del Vangelo tra i loro coetanei, in ogni angolo dell’Italia. Amen!
* * *
Al termine della Celebrazione Eucaristica, prima di impartire la Benedizione Apostolica, il Santo Padre ha pronunciato le seguenti parole:

Fratelli e Sorelle, carissimi amici, stiamo per congedarci da questo luogo, nel quale abbiamo celebrato i Santi Misteri, luogo ricco di memoria dell'Incarnazione del Verbo. Il Santuario lauretano ci ricorda anche oggi che per accogliere pienamente la Parola della vita non basta conservare il dono ricevuto: occorre invece andare, con sollecitudine, per altre contrade ed in altre città, a comunicarlo con gioia e riconoscenza, come la giovane Maria di Nazaret. Cari giovani, conservate nel cuore la memoria di questo luogo e, come i settantadue discepoli designati dal Signore Gesù, andate con determinazione e libertà di spirito: comunicate la pace, sostenete chi è debole, preparate i cuori alla novità del Cristo. Annunciate che il Regno di Dio è vicino!

© Copyright 2007 - Libreria Editrice Vaticana

AMDG et BVM

LITANIE...

sabato 29 luglio 2017

SANTA MARTA


Marta, nata da genitori nobili e facoltosi, ma ancora più illustri per aver ospitato Cristo Signore, dopo l'ascensione di lui al cielo, presa dai Giudei insieme col fratello, colla sorella, colla serva Marcella e con Massimino, uno dei 72 discepoli di Cristo Signore, il quale aveva battezzato tutta questa famiglia, e con molti altri Cristiani, fu imbarcata su di una nave senza vela e senza remi, ed esposta a certo naufragio nell'immensità del mare. Ma la nave, guidata da Dio, li condusse tutti salvi a Marsiglia.

Questo miracolo e la loro predicazione convertirono a Cristo prima i Marsigliesi, poi quelli d'Aix e le popolazioni vicine; e Lazzaro fu fatto vescovo di Marsiglia, e Massimino di Aix. Maddalena poi, abituata alla preghiera e a stare ai piedi del Signore, si ritirò in una vasta caverna sopra un'altissima montagna per godervi la parte migliore, che si era scelta per assaporare la felicità della contemplazione celeste; dove visse trenta anni separata da ogni commercio umano, trasportata durante questo tempo ogni giorno dagli Angeli nelle altezze per udire i canti dei Celesti abitatori.


Marta invece, colla sua ammirabile santità di vita e carità, guadagnatosi l'amore e l'ammirazione di tutti gli abitanti di Marsiglia, si ritirò con alcune donne di grande virtù in un luogo solitario; dove visse lungo tempo con grandissima riputazione di pietà e prudenza, e dove infine, resa illustre per i suoi miracoli, dopo avere predetta molto prima la sua morte, se n'andò al Signore il 29 Luglio. Il suo corpo riscuote a Tarrascona grande venerazione.

V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.


Omelia di sant'Agostino Vescovo
Sermone 26 sul Vangelo
Le parole di nostro Signore Gesù Cristo, che sono state lette ora nel Vangelo, ci ammoniscono che c'è una sola cosa a cui dobbiamo tendere in mezzo alle cure molteplici di questo mondo. Ora noi vi tendiamo come pellegrini, e non come cittadini; perché ancora nella via, e non già nella patria; come aspiranti, e non come possessori. Tuttavia tendiamovi, e tendiamovi senza pigrizia e senza interruzione, affin di potervi giungere un giorno. Marta e Maria erano due sorelle, congiunte tutte due non solo per il sangue, ma ancora per la religione; tutte due s'attaccarono al Signore, tutte due servirono concordi il Signore nella sua vita mortale.


Marta lo ricevé come si suole ricevere un ospite; ma tuttavia era la serva che riceveva il suo Signore, una malata il Salvatore, la creatura il Creatore. Ella lo ricevé per nutrirlo nel corpo, e per essere nutrita da lui nell'anima. Poiché il Signore volle prendere la forma di servo, e in questa forma essere nutrito dai suoi servi, e ciò per bontà sua, non per necessità. Difatti fu bontà sua d'essersi lasciato nutrire. Certo egli aveva una carne soggetta alla fame e alla sete; ma ignorate forse, che quando ebbe fame nel deserto, lo servirono gli Angeli? Perciò se volle essere nutrito, fu tutto nell'interesse di chi lo nutriva. E che meraviglia, s'egli giovò così a una vedova per mezzo di sant'Elia, ch'egli aveva prima nutrito per ministero d'un corvo? Forse ch'egli era divenuto impotente a nutrire il profeta, perché lo mandò a questa vedova? No davvero, ma si proponeva di benedire la pia vedova per mezzo del servizio reso al suo servo.


Così dunque il Signore fu ricevuto come ospite, «lui che venne nella sua casa, ed i suoi non lo ricevettero; ma a quanti lo han ricevuto egli ha dato il potere di diventar figli di Dio» Joann. 1, 11 adottando dei servi e facendone dei figli, riscattando degli schiavi e facendoli suoi coeredi. Nessuno di noi però dica: O beati coloro che meritarono di ricevere Cristo nella propria casa! Non rammaricarti, non brontolare per essere nato in tempi in cui non vedi il Signore nella carne. Egli non t'ha privato di questo favore. «Quello che avete fatto, dice, a uno di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me» Matth. 25, 40. E questo quanto al cibo corporale offerto al Signore; quanto al cibo spirituale ch'egli dà a noi, ne diremo qualche cosa a suo tempo.
V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.


http://www.valtortamaria.com/old/235.php


AMDG et BVM

U. Veronesi



...e l'incapacità di ragionare


L'ex luminare del cancro Umberto Veronesi [R.I.P.] ha parlato ancora.

In un'intervista a Sky Tg 24 di questi giorni, sostiene: "la religione, al contrario della scienza, impedisce di ragionare".

Lo chiamo ex-luminare perché sono lontani i tempi in cui si impegnava ad aiutare l'uomo per liberarlo dalla malattia.
Oggi preferirebbe sopprimerlo, non fa altro che promuovere: aborto, fecondazione artificiale, manipolazione genetica, clonazione umana, eutanasia, testamento biologico ecc..

Valutiamo quale sia la capacità di ragionamento di un ateo e antireligioso incallito come lui emancipato dalla religione:

nel suo libro "la libertà della vita" (Edizioni Cortina Raffaello, 2006), dopo aver ridotto infinite volte l'uomo ad un inutile animale senz'anima, afferma:

"Dopo aver generato i doverosi figli e averli allevati, il suo compito è finito, occupa spazio destinato ad altri, per cui bisognerebbe che le persone a cinquanta o sessant’anni sparissero" 
(Veronesi, La libertà della vita, Edizioni Cortina Raffaello, ISBN 8860300711, pag.39).

C'è da dire che lui con i suoi 85 anninonostante stia occupando spazio destinato ad altri non sembra far molto per sparire, ma anzi si sforza intensamente in saggi pseudo-scientifici nei quali sostiene:

"La clonazione è in realtà il metodo migliore di riproduzione della specie umana, perché il desiderio sessuale cesserebbe così di essere uno dei maggiori elementi di competizione e nessuno sarebbe più ossessionato dalla ricerca del partner. Nascerebbe così una società quasi felice, in cui ognuno vivrebbe quell’ansia di bisessualità che è profondamente radicata in noi, e avremmo davanti a noi il Paradiso terrestre".
"E perché non provare a immaginare per i tempi futuri piccoli gruppi che si riproducono e si diffondono per clonazione?"
(Veronesi, La libertà della vita, Edizioni Cortina Raffaello, ISBN 8860300711, pag. 83).

Ricorda vagamente il pensiero del "dottor morte", lo scienziato ateo-nazista dei campi di concentramento Joseph Mengele, che, oltre a condividere al 100% le posizioni bioetiche di Veronesi, voleva clonare i possenti e sani militari delle S.S., anche lui, per una società più felice e in salute.

Come potrebbe sorprenderci allora la stretta amicizia tra Veronesi e Peter Singer, famoso scienziato ateo a favore dell'infanticidio e dell'eliminazione fisica dei down e dei disabili (vedi qui)?

Veronesi nonostante la sua età avanzata dimostra di saper ragionare molto bene, ha capito infatti che promuovendo e pubblicizzando gli inceneritori come impianti di benessere umano, potrà finalmente finanziare la sua fondazione per la ricerca contro il cancro.
E' semplice: più inceneritori, più malati di cancro da curare e più finanziamenti alla sua opera.
Infatti i partner della Fondazione Veronesi sono l'ACEA (multiutility di inceneritori), l'ENEL (proprietaria di centrali a carbone ed olii pesanti e nucleare), VEOLIA Environment (costruttrice di inceneritori).
Oltre ad essere riportato nell'enciclopedia Wikipedia (guarda qui), questo giochetto è stato smascherato dall'antipatico Beppe Grillo, che sul suo blog lo chiama addirittura "cancronesi" e ripercorre tutta l'accusa: vedi qui.

Inutile dire che tutti i ricercatori sul cancro(certo, tranne il luminare Veronesi) sono contro gli inceneritori in quanto producono diossina e nano-particelle, causa principale dei tumori.

Ma tutto questo non può stupirci: per l'ateo Veronesi l'uomo non è altro che "una delle tante componenti della natura, grande madre da cui uomini, piante e animali sono stati generati". (Una carezza per guarire, Sperling & Kupfer 2004, ISBN-13: 9788820034696).
E perciò è possible usarlo, studiarlo, clonarlo, selezionarlo, sopprimerlo, curarlo dopo avergli costruito vicino a casa un inceneritore.

Torniamo alla frase: "la religione, al contrario della scienza, impedisce di ragionare".
Bisognerebbe ricordare al grande scienziato che tutti i più grandi uomini di scienza della storia sono stati credenti e i più devoti cristiani (lo si può vedere qui).
Come il suo socio Odifreddi che si permette di chiamare i cristiani dei "cretini", ha offeso oltre a miliardi e miliardi di persone (come i suoi genitori) anche celebri uomini cristiani e devoti cattolici come: Galileo, Pascal, Boschovich, Galvani, Volta, Ampere, Pasteur, Mercalli, Marconi ecc.. 

Chiudo suggerendo a tutti e sopratutto al laico ed emancipato Veronesi il libro appena uscito di uno dei più importanti matematici italiani di fama internazionale, Antonio Ambrosetti, che s'intitola: La matematica e l'esistenza di Dio (vedi anche qui).

L'autore, profondo credente e devoto cattolico e allievo del grande cattolico matematico Giovanni Prodi e amico del cattolico Ennio de Giorgi, è stato docente di Analisi matematica alla Scuola Normale di Pisa ed è visiting professor alla Rutgers University del New Jersey, all’ETH Zürich e negli atenei di Chicago, Parigi, Bonn, Losanna, Madrid e Brema. Fa parte dell’International Advisory Board dell’Istituto di Matematica dell’Accademia delle Scienze della Repubblica Ceca ed è consulente dell’International Centre for Theoretical Physics dell’UNESCO. Ha ricevuto il premio Caccioppoli nel 1982 assegnato dall’Unione Matematica Italiana ed è autore di oltre 130 lavori scientifici.

Cito dalla premessa: "lungi dall'esserci incompatibilità tra scienza e fede, vorrei far capire come la prima (e, in particolare la matematica) possa fornire delle suggestioni, delle intuizioni che aiutano il credente a rinsaldare la propria fede. Inoltre vorrò sfatare il luogo comune che i credenti siano dei creduloni con scarse capacità di ragionamento".
(Ambrosetti, La matematica e l'esistenza di Dio, Lindau 2009, ISBN 978-8 8-7180-816-1, pag.12)

fonte: http://dallaragioneallafede.blogspot.it/2010/02/umberto-veronesi-e-lincapacita-di.html

Per approfondire:
Umberto Veronesi ci vorrebbe tutti emafroditi - Agnoli
Veronesi, inceneritori e disinformazione scientifica - Energetica-mente.
Il conflitto di interessi degli amici degli inceneritori: il caso Veronesi - Carovanaperlacostituzione.
Lo pseudo-imprenditore Umberto Veronesi e gli inceneritori.
Umberto Veronesi: scientismo integralista - Libertà e persona
I business sul testamento biologico - Disinformazione
Umberto Veronesi e gli inceneritori - Pietro Ricca
Cancronesi - Beppe Grillo
Grillo contro Veronesi - video Youtube
Veronesi che afferma: "I termovalorizzatori non provocano il cancro" - video Youtube

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