sabato 21 maggio 2016

SANTI MARTIRI MESSICANI

Santi Martiri Messicani (Cristoforo Magallanes Jara e 24 compagni)
21 maggio - 

† Messico, XX secolo
Martirologio Romano: Santi Cristoforo Magallanes, sacerdote, e compagni, martiri, che in varie regioni del Messico, perseguitati in odio alla fede cristiana e alla Chiesa cattolica, per aver professato Cristo Re ottennero la corona del martirio. 

Nel 1917 venne promulgata in Messico una nuova Costituzione, ispirata a principi anticlericali, firmata dal presidente Don Venusiano Carranza. Da essa ebbe origine una fase di violenta persecuzione religiosa. L’episcopato messicano espresse la sua contrarietà alla nuova legge fondamentale della nazione, provocando però in tal modo una forte reazione da parte governativa.

Dal 1926 in avanti, sotto la presidenza di Don Plutarco Elìas Calles, la persecuzione si fece ancor più violenta con l’espulsione dei sacerdoti stranieri, la chiusura delle scuole private e di alcune opere benefiche.


I laici messicani costituirono un’organizzazione denominata Lega in Difesa della Libertà Religiosa, che proclamò: “Deploriamo la guerra, ma la nostra dignità oltraggiata e la nostra fede perseguitata ci obbliga a correre per difenderci sullo stesso campo su cui si sviluppa l’attacco”.


Il popolo non poté resistere alle privazioni religiose che il boicottaggio portava, cosicché decise di difendere la propria libertà religiosa, senza il diretto intervento del clero, per mezzo delle armi. Ebbe così inizio la guerra civile, meglio conosciuta in Messico come “movimiento cristero”.


Questo movimento non fu dunque promosso dalla gerarchia ecclesiastica, bensì dal mondo laicale, che cercò comunque l’appoggio dei propri pastori, anche se generalmente il clero accettò di sostenere esclusivamente la resistenza pacifica. Alcuni sacerdoti furono ostili al movimento, altri abbandonarono le parrocchie, qualcuno di essi furono invece attivamente favorevoli a questo e presero parte persino ai combattimenti.


Infine, bisogna però dire che preferirono prodigarsi nella cura delle anime del gregge loro affidato, pur essendo ben consci di rischiare la vita: è questo il caso dei 25 martiri che furono canonizzati il 21 maggio 2000, in pieno anno giubiliare, da Papa Giovanni Paolo II in piazza San Pietro. Inoltre altri 14 vittime della medesima persecuzione soto state beatificate tra il 1988 ed il 2005 nel corso di tre cerimonie. 

Infine per altri 7 Servi di Dio è ancora in corso il processo per il riconoscimento del loro martirio.
I 25 santi martiri messicani (Cristoforo Magallanes Jara e 24 compagni), per volontà di Giovanni Paolo II, entrarono subito dopo la canonizzazione nel Calendario Romano al 21 maggio con il grado di “memoria facoltativa”. Il Martyrologium Romanum commemora invece i diversi santi e beati separatamente, ciascuno nell’anniversario del martirio.

Per maggiori informazioni sui singoli personaggi, rimandiamo alle singole schede loro dedicate nel giorno della festa:

90018 – Cristobal Magallanes Jara, Sacerdote, 25/mag
90112 – Roman Adame Rosales, Sacerdote, 21 aprile
90113 – Rodrigo Aguilar Aleman, Sacerdote, 28 ottobre
90114 – Julio Alvarez Mendoza, Sacerdote, 30 marzo
90115 – Luis Batis Sainz, Sacerdote, 15 agosto
90116 – Agustin Caloca Cortes, Sacerdote, 25 maggio
90117 – Mateo Correa Magallanes, Sacerdote, 6 febbraio
90118 – Atilano Cruz Alvarado, Sacerdote, 1 luglio
90119 – Miguel De La Mora De La Mora, Sacerdote, 7/8
90120 – Pedro Esqueda Ramirez, Sacerdote, 22/11
90121 – Margarito Flores Garcia, Sacerdote, 12/11
90122 – Jose Isabel Flores Varela, Sacerdote, 21 giugno
90123 – David Galvan Bermudez, Sacerdote, 30 gennaio
90124 – Salvador Lara Puente, Laico, 15 agosto
90125 – Pedro de Jesus Maldonado Lucero, Sacerdote, 11 febbraio
90126 – Jesus Mendez Montoya, Sacerdote, 5 febbraio
90127 – Manuel Morales, Laico, 15 agosto
90128 – Justino Orona Madrigal, Sacerdote, 1 luglio
90129 – Sabas Reyes Salazar, Sacerdote, 13 aprile
90130 – Jose Maria Robles Hurtado, Sacerdote, 26/6
90131 – David Roldan Lara, Laico, 15 agosto
90132 – Toribio Romo Gonzalez, Sacerdote, 25 febbraio
90133 – Jenaro Sanchez Delgadillo, Sacerdote, 17/1
90134 – David Uribe Velasco, Sacerdote, 12 aprile
90135 – Tranquilino Ubiarco Robles, Sacerdote, 5/10


             y el Beato Miguel Pro, S.J.

Autore: 
Fabio Arduino
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Aggiunto il 2006-11-15
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Dominica Sanctissimae Trinitatis ~ I. classis Sancta Missa



Dominica Sanctissimae Trinitatis ~ I. classis
Sancta Missa

Divinum Officium             Kalendarium


Io sono la Calamita della Trinità divina, amore del Padre perché sono Figlia, amore del Figlio perché sono Madre e amore dello Spirito Santo perché sono Sposa,
come lo sono nelle tre Persone in un solo Dio. Amore, amore, amore!

Messaggio della Vergine della Rivelazione, 12 aprile 1947
a Bruno Cornacchiola

ATTO D'AMORE

PREGHIERA DELL’ATTO D’AMOR .
Justine Klotz, mistica di Baviera 1888-1984.

"Gesù, Maria, Vi amo!
Salvate le anime dei sacerdoti,
salvate anime,
Ve lo chiediamo supplichevoli,
e concedeteci di poter ripetere
quest’ATTO D’AMORE MILLE VOLTE
ad ogni respiro,
ad ogni palpito del cuore”

"Jésus, Marie, Joseph je vous aime.
Sauvez les âmes des prêtres; sauvez les âmes.
Nous vous en supplions ardemment:
que nous puissions répéter cet Acte d'Amour
mille fois à chaque respiration,
à chaque battement de cœur"

*

"Jesús, María ¡Os amo! 
¡Salvad las almas de los sacerdotes,
salvad las almas! 
Os lo pedimos suplicantes,  
y concedednos poder repetir 
este Acto de Amor MIL VECES  
a cada respiro,
a cada latido del corazón"
"Jesus, Maria, eu Vos amo
Salvai as almas dos sacerdotes,
salvai as almas,
Vo-lo pedimos suplicantes,
e concedei-nos poder repetir
este ATO DE AMOR MIL VEZES
a cada respiração,
a cada batida do coração"
"Jesus, Mary, I love You!
Save priestly souls, save souls.
We beseech you:
Grant us to repeat this Act of Love a THOUSAND times,
with our every breath, with our every heartbeat"
(Imprimatur)
*    *    *
AVE MARIA!

IL SERAFICO PADRE SAN FRANCESCO D'ASSISI

SAN FRANCESCO D'ASSISI 
CONFESSORE


 SALVE SANCTE PATER, PATRIAE LUX
FORMA MINORUM
La conformazione a Cristo.
Nella lettera ai Romani l'Apostolo san Paolo ci dà la regola di ogni santità con le parole: "Quos praescivit et praedestinavit conformes fieri imagines Filii sui..." (Rom 8,29). Conformarci al divino modello, che si chiama Gesù.. È la conformità al Figlio di Dio, acquistata con la virtù, che fa i santi.
Celebriamo oggi un Santo, che fu copia ammirabile di Cristo Gesù, che il Sommo Pontefice Leone XIII chiama il più bello dei santi, che Papa Pio XI ci presenta come il santo che pare aver meglio compreso il Vangelo e conformata la vita al divino modello.
San Francesco infatti è un altro Cristo. Ha cercato Cristo, lo ha seguito, lo ha amato, lo ha dato agli altri, Cristo Gesù è tutta la sua vita. Non ci fermiamo sulle tradizioni graziose che vogliono che Francesco sia nato in una stalla, come Gesù, e su un poco di paglia; noi lo vediamo, giovane, arrestarsi improvvisamente in mezzo ai suoi sogni di piaceri e di feste, mentre pensa ad imprese cavalleresche, perché il Cristo di S. Damiano gli parla: "Francesco, che cosa vale di più? Servire il padrone o il servitore?". Francesco è affascinato da queste parole, comincia una vita nuova, apre il Vangelo e vi cerca Cristo cui consacrarsi interamente.


Amore del Vangelo.
Egli fa del Vangelo il suo nutrimento e, trovandovi una celeste soavità, esclama: "Ecco quello che da molto tempo cercavo!". Il Vangelo è suo sostegno, sua consolazione, rimedio a tutte le sofferenze, nelle prove non vuole altro conforto e un giorno dirà ai suoi frati: "Sono saturo di Vangelo, sono pieno di Vangelo". Il Vangelo diventa sua vita e quando vuole dare ai suoi frati una regola, scrive nelle prime pagine: "La regola e la vita dei Frati Minori è questa: osservare il santo Vangelo di Nostro Signore Gesù Cristo".


Povertà.
Ma il Vangelo è la storia dell'abbassamento del Figlio di Dio fino a noi e del suo amore per le nostre anime, è il Cristo povero, umile, piccolo, compassionevole e misericordioso, il Cristo Apostolo, il Cristo che ci ama e muore per noi. San Francesco, che lo ha scelto come regola di vita, lo vive alla lettera. Sull’esempio di Gesù, egli abbraccia la povertà e, davanti al Vescovo di Assisi si spoglia delle sue vesti, le restituisce al padre dicendo: "Adesso potrò veramente dire: Padre nostro, che sei nei cieli". E comincia la sua vita di povertà, povertà gioiosa e tutta piena di sole, non la povertà gelosa e afflitta, che troppo spesso vediamo nel mondo, povertà volontaria e amata. Va a tendere la sua mano delicata per le vie di Assisi ed è respinto come se fosse un pazzo, ma resta l'amante della povertà e, al momento della morte, è sua consolazione suprema essere stato fedele a "Madonna Povertà".

Umiltà.
Il Vangelo è Gesù Cristo umile e piccolo: parvus Dominus, il Grande piccolo Gesù, come lo chiama san Francesco. Egli medita questo insegnamento e si fa "l’umile Francesco", come lo chiamo l'autore dell'Imitazione. Si considera l'ultimo degli uomini, il più vile peccatore, e soffrire, essere disprezzato è per lui gioia perfetta e dà ai suoi figli il nome di Minori, cioè piccoli.


Misericordia.
Il Vangelo è Gesù Cristo compassionevole e misericordioso e, sul suo esempio, il cuore di Francesco è tutto pieno di misericordia. San Bonaventura, scrivendo la sua vita, ci dice: "La benignità, la bontà del nostro Salvatore Gesù Cristo è apparsa nel suo servo Francesco". Egli stesso, all'inizio del suo testamento, scrive: "Il Signore mi fece la grazia di cominciare a fare penitenza, perché quando ero nel peccato mi sembrava troppo amaro vedere dei lebbrosi, ma fui verso di loro misericordioso e quello che mi pareva amaro diventò per me dolcezza dell'anima e del corpo".
Francesco era misericordioso verso tutti i miseri e alla Tribuna del Parlamento italiano gli fu resa questa testimonianza: "Se san Francesco di Assisi non ha fondato istituzioni di carità, ha versato nel mondo tale una corrente di carità, che dopo sette secoli, nessuna opera di carità è stata fondata senza che egli ne sia stato ispiratore".




Apostolato.
Il Vangelo è Gesù Cristo apostolo. Egli è venuto perché gli uomini sentissero la parola di vita e con quale amore lascia cadere dal suo labbro le sue intenzioni divine! E Francesco, sulle orme di Cristo, si fa apostolo, traccia nell'aria il segno della Croce e manda i suoi discepoli ai quattro angoli del mondo. Egli ha capito bene le parole di Gesù: "Andate e insegnate a tutte le nazioni". Primo fra tutti i fondatori di Ordini moderni, manda i suoi figli nelle regioni infedeli e quando, dopo qualche mese, viene a sapere che cinque di essi hanno colto, nel Marocco, la palma del martirio, esclama con gioia: "Finalmente ho dei Vescovi!" I suoi vescovi erano i martiri. Dopo aver fondata l'opera sua, non sogna per sé che di offrire a Gesù la testimonianza del sangue e tre volte passa i mari, va a predicare Cristo fino alla presenza del Sultano infedele, ma Dio gli riserva un altro martirio per il giorno in cui gli manderà un Angelo a incidergli nelle sue carni le piaghe del divino Crocifisso.


Il dono di sé.
Il Vangelo è Gesù, che si dona e si immola e, come Gesù, Francesco si dona a sua volta. "Questo povero, piccolo uomo, dice san Bonaventura, non aveva che due cosa da offrire: il suo corpo e la sua anima". Dona a Dio il suo corpo con la penitenza e sappiamo come egli trattasse il suo corpo. Aveva diviso l'anno in nove quaresime successive, si contentava di pane secco e si rifiutava anche l'acqua necessaria alla sua sete, per non cedere alla sua sensualità. Era suo letto la terra nuda, suo cuscino un tronco di quercia e, tormentato spesso da malattie, ringraziava il Signore perché non lo risparmiava. Chiedeva a Dio di soffrire cento volte di più, se era sua volontà. Dava poi a Dio la sua anima con la preghiera e con lo zelo.
Ma san Francesco non è soltanto discepolo fedele di Cristo, perché copia la vita e le virtù del Maestro, ma è soprattutto il Santo dell'amore serafico. Egli è entrato nel Cuore di Gesù, ha compreso il Cuore di Gesù e gli rende amore per amore.


Amore dell’Eucaristia.
Con l'amore del Vangelo, un altro amore consuma il cuore di Francesco: l'amore dell'Eucaristia! Il mistero eucaristico era fatto apposta per  attirare la sua anima serafica! Un Dio disceso dal cielo per salvarci, fattosi carne in forma umana e morto sul Calvario come un delinquente, si abbassa ancora fino a prendere la forma di una piccola ostia, per unirsi a noi e farsi nostro cibo; un Dio, che, dopo la follia della Croce, giunge alla follia dell'Eucaristia e sta imprigionato nel tabernacolo, per attenderci e per riceverci, è un mistero ineffabile, che desta l'ammirazione delle anime amanti. Francesco, il grande amante del Vangelo, in cui trovava la parola vivente ed eterna di Gesù, il grande amante della Croce, in cui vede l'amore sacrificato, ama pure l'ostia dove è l'amore vivente, l'amore che si dona, l'amore che attira e trasforma le anime generose e pure! Per l'ostia egli corre a riparare i tabernacoli, per l'ostia va per le campagne a ripulire e ornare le chiese povere e abbandonate, per l'ostia dimentica la povertà e manda i frati a disporre sugli altari vasi d'oro e d'argento, per l'ostia si prostra lungo la via, quando vede spuntare la guglia di un campanile e passa ore davanti al tabernacolo, tremante per il freddo, in adorazione e in amore. Fa celebrare la Messa tutti i giorni e con fervore si comunica tutti i giorni.
In un'epoca in cui spesso il sacerdozio è avvilito, ricorda ai sacerdoti la loro grandezza. "Il vedo in essi il Figlio di Dio" e si mette in ginocchio davanti al sacerdote, e gli bacia le mani. Egli, il piccolo diacono, che si giudica indegno di salire l'altare, scrive a cardinali, a vescovi, a principi: "Vi prego, miei signori, baciando le vostre mani, fate in modo che il Corpo di Gesù sia trattato degnamente e da tutti debitamente rispettato". E Francesco prepara all'ostia anime adoratrici, circonda di anime vergini il tabernacolo con le Clarisse e ciborio, giglio, corona di spine diventano le armi di S. Damiano.
Vangelo, Croce, Eucaristia sono i grandi amori, che formano l'anima di Francesco, il segreto della sua azione nella Chiesa. Dopo aver cercato Gesù, dopo aver vissuto di Lui, dopo averlo amato, Francesco poteva attendere la morte, senza averne paura,. La grande Teresa d'Avila, mentre stava per morire esclamava: "È tempo di vederci, Gesù mio!". Francesco, nelle stese circostanze, si mette a cantare: "Voce mea ad Dominum clamavi, ad Dominum deprecatus sum. Chiamo il Signore con tutta la mia voce e prego il mio Signore". "Me exspectant iusti... I giusti mi attendono, essi vogliono essere testimoni della ricompensa che Dio mi darà" (Sal 140,1).
Quale incontro sarà quello dell'anima di Francesco con il Signore! Ricordiamo il quadro del Murillo, che ci presenta Cristo mentre stacca un braccio dalla croce e attirà a sé l'umile Francesco, per stringerlo al cuore. È questa la morte di Francesco. Con uno slancio sublime l'anima sua si getta tra le braccia di Dio e va a godere l'amore, che non ha fine.


VITA. - Francesco nacque ad Assisi nel 1182 e fin dalla giovinezza si mostrò caritatevole verso i poveri. Una malattia fu l'inizio di una vita di perfezione e risolvette di dare tutto quanto possedeva. Suo padre pretese la rinuncia all'eredità e Francesco rinunciò volentieri, spogliandosi tosto anche degli abiti che indossava. Fondò con alcuni compagni l'Ordine dei Frati Minori, che ebbe l'approvazione di Papa Innocenzo III. Francesco mandò i suoi religiosi a predicare dappertutto ed egli stesso, desideroso del martirio, partì per la Siria, ma avendo raccolto soltanto onori, tornò in Italia dove fondò presso la Chiesa di S. Damiano un Ordine di vergini, sotto la direzione di santa Chiara, e il Terz'Ordine, per dare anche alle persone viventi nel mondo un mezzo efficace di santificazione nella pratica delle virtù religiose. Nel 1224, mentre pregava sul monte Alvernia, gli apparve un serafino, che impresse nel suo corpo le piaghe di Crocifisso, in segno dell'amore che il santo nutriva per il Signore. Due anni dopo Francesco, molto ammalato, si fece portare alla chiesa di S. Maria degli Angeli e vi morì dopo aver esortato i suoi frati Minore ad amare la povertà, la pazienza e a difendere la fede della Chiesa Romana. Gregorio IX, che lo aveva conosciuto profondamente, lo iscrisse poco appresso nel catalogo del Santi.



Preghiera di san Francesco.
"Grande e magnifico Dio, mio Signore Gesù Cristo! Io ti supplico di darmi luce, di rischiarare le tenebre dell'anima mia. Dammi fede retta, speranza sicura, carità perfetta. Concedimi, o Signore, di conoscerti bene, per poter in tutte le cose agire nella tua luce secondo la tua volontà".

La Chiesa in rovina.
Così tu pregavi spesso e a lungo davanti al Crocifisso della vecchia chiesa di S. Damiano. E un giorno dal Crocifisso scese una voce che solo il tuo cuore poteva percepire e diceva: "Va', Francesco, ricostruisci la mia casa, che sta per crollare". E tu, tremante e felice insieme, rispondesti: "Andrò con gioia, o Signore, a fare quanto mi chiedi!".
La casa che stava per crollare era senza dubbio la vecchia e solitaria cappella di S. Damiano, ma il Signore pensava soprattutto alle rovine, accumulatesi nel corso degli ultimi secoli nella sua Chiesa.


L'Ordine dei Minori.
Il Papa, che lo aveva compreso, approvò l'Ordine dei Minori, che con il suo fervore, il suo amore per la povertà, lo zelo apostolico, non solo avrebbe riparato le rovine della Chiesa di Cristo, ma sarebbe andato a  costruire nuove cristianità nelle terre infedeli, col sangue dei migliori suoi figli.
Dalla gloria del cielo, dove il Signore ti concede ora così grande e gloriosa ricompensa, degnati, o san Francesco, di non dimenticare la Chiesa per cui non hai risparmiato fatiche.
Aiuta i tuoi figli, che proseguono l'opera tua nel mondo intero, e possano essi crescere in numero e in santità, prodigandosi sempre nell'insegnamento con la parola e con l'esempio.
Prega per tutto lo stato religioso, che acclama in te uno dei suoi Patriarchi illustri e tu, amico di san Domenico, mantieni tra le due famiglie quella fraternità, che non venne mai a mancare, conserva per l'Ordine Benedettino i sentimenti, che sono in questo giorno la tua gioia, stringendo ancora e legami, che il dono della Porziuncola ha annodato per l'eternità con i tuoi benefici (Porziuncola era una piccola proprietà dei Benedettini del Monte Subasio, ceduta a san Francesco, per essere la culla del suo Ordine).

da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, Alba, 1959, p. 1138-1144

venerdì 20 maggio 2016

Maria è la Corredentrice e la Mediatrice

AVE MARIA!


  • Maria è Maestra di Dolore come Io sono Maestro di Vita.
    Maria è la Speranza oltre che la Fede e la Carità  15.9.43
  • Maria era l'“Immacolata”, esente dall'eredità della colpa di Adamo e dei frutti di tale colpa, e in tale senso avrebbe dovuto essere preservata dal soffrire perché il Creatore aveva creato la razza umana esente dal dolore e dalla morte, che è il supremo dolore dell’uomo. Ma Maria era la Corredentrice, e la missione di Redentore è sempre missione d'infinito dolore.(...) Giusto quindi che il Dolore fosse il suo compagno  15.9.43
  • Maria che si addormì sul Cuore di Dio, vive ora in Cielo con la carne glorificata. L'anima che si addormenta sul Cuore di Maria avrà in Cielo la carne glorificata quando il tempo sarà compiuto, perchè Ella è salvezza vostra 15.9.43
  • Maria tiene il male sotto il suo calcagno verginale e, se Maria fosse vostra Regina e voi foste veramente suoi sudditi e imitatori, il Male non potrebbe più farvi male.
    Siate di Maria. Sarete automaticamente di Dio. Perché Ella è il Giardino chiuso dove Dio sta, il Giardino santo dove Dio fiorisce. Perché Ella è Fontana dalla quale sgorga l'Acqua Viva che ascende al Cielo e dà il mezzo per ascendere al Cielo: Io, il Cristo, Redentore del mondo e Salvatore del l'uomo. 15.10.43

  • Santificatevi per vedere Maria. Anche se nel Paradiso non aveste, per un supposto, a vedere che Lei, sareste già beati. Perché Paradiso vuol dire luogo dove si gode della vista di Dio, e chi vede Maria già vede Iddio. Essa è lo specchio senza macchia della Divinità  15.10.43

  • Maria, l'Unità della Trinità Santa, vi comunica la sua potenza d'amore che attrasse Dio in Lei dal profondo dei Cieli, e col suo sorriso v'insegna ad amare con la perfezione che fu sua  11.10.43
  • Maria, l'Unità della Trinità Santa, vi comunica la sua potenza d'amore che attrasse Dio in Lei dal profondo dei Cieli, e col suo sorriso v'insegna ad amare con la perfezione che fu sua  11.10.43

Ottienici perdono e pace 
o Divina Madre