martedì 2 giugno 2015

Chiesa e post concilio: Gli attacchi alla famiglia e il suicidio dell'uman...

Chiesa e post concilio: Gli attacchi alla famiglia e il suicidio dell'uman...: Tra le voci a favore della famiglia, un intervento dell’Arcivescovo di Trieste Giampaolo Crepaldi, pronunciato domenica scorsa 31 maggio ...








Parlar chiaro: I tre elementi della storia

LA STORIA
La storia è fatta di tre elementi.

Il primo, quello che troviamo sul proscenio, è l’uomo libero, che fa quello che vuole, bene o male.

Il secondo è dato dalla natura che, guidata da leggi determinate, fisse e impreteribili, fa il suo cammino e intreccia pertanto l’elemento determinato suo con l’elemento libero dell’uomo che cammina in mezzo ad essa, dando il risultato per noi più sorprendente di non essere mai disturbata nella determinatezza delle sue leggi dalla libertà dell’uomo e di non disturbare mai con la determinatezza delle sue leggi la stessa libertà dell’uomo. È il secondo elemento. L’intreccio di questi due elementi e di tanti elementi crea la cosiddetta causalità.

Ma c’è un terzo che è al di fuori, un terzo elemento che è misterioso, che cammina accanto all’uomo, che cammina accanto alla natura, che non è né l’uomo né la natura, che sta al di sopra di essi e che viene rivelato da un disegno, che viene rivelato dai cicli, dalle rispondenze, che viene rivelato dai risentimenti morali e dal fatto di un legame quanto mai indicatore che esiste tra colpa e dolore, tra peccato e disgrazia.

E il terzo elemento misterioso è il reparto dove agisce soltanto Iddio, la Divina Provvidenza. È dall’incontro di questi tre elementi che si fa la storia. Ma di questi tre elementi nei quali l’uomo fa la figura che voi sapete, il quadro che voi conoscete, il vertice si chiama Gesù Cristo e Gesù Cristo nella sua Passione, il Verbo di Dio fatto uomo che immola sé stesso perché gli uomini trovino la via della loro giustizia e della eterna pace. (G. Siri, Esercizi Spirituali)

INCONTRO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI CON I SACERDOTI DELLA DIOCESI DI ALBANO

INCONTRO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI
CON I SACERDOTI DELLA DIOCESI DI ALBANO
Sala degli Svizzeri, Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo
Giovedì, 31 agosto 2006




Alcuni problemi di vita dei preti

P. Giuseppe Zane, Vicario ad omnia, di 83 anni:

«Il nostro Vescovo Le ha illustrato, seppure brevemente, la situazione della nostra Diocesi di Albano. Noi sacerdoti siamo pienamente inseriti in questa Chiesa, vivendone tutti i problemi e le complessità. 
Giovani e anziani, ci sentiamo tutti inadeguati, in primo luogo perché siamo in pochi rispetto ai tanti bisogni e abbiamo provenienze diverse, soffriamo, inoltre, la scarsità di vocazioni al sacerdozio. Per questi motivi a volte ci scoraggiamo, cercando di tamponare un po' di qua e un po' di là, spesso costretti a fare solo cose di pronto soccorso senza progetti precisi.      Vedendo le tante cose da fare, subiamo la tentazione di privilegiare il fare trascurando l'essere e questo inevitabilmente si riflette sulla vita spirituale, il colloquio con Dio, la preghiera e la carità (l'amore) verso i fratelli, specie i lontani. Santo Padre, cosa può dirci in merito? Io ho una certa età... ma questi giovani confratelli possono avere speranza?»

BENEDETTO XVI:

Cari fratelli, vorrei dirvi, innanzitutto, una parola di benvenuto e di ringraziamento. 

Grazie al Cardinale Sodano per la sua presenza, con la quale esprime il suo amore e la sua cura per questa Chiesa Suburbicaria. 
Grazie a Lei, Eccellenza, per le sue parole. Con poche espressioni, Lei mi ha presentato la situazione di questa Diocesi, che non conoscevo in questa misura. 

Sapevo che è la più grande delle Diocesi Suburbicarie, ma, non sapevo, che fosse cresciuta fino a cinquecentomila abitanti. Vedo così, una Diocesi ricca di sfide, di problemi, ma, certamente anche di gioie nella fede. E vedo, che tutte le questioni del nostro tempo sono presenti: l'emigrazione, il turismo, l'emarginazione, l'agnosticismo, ma anche una fede ferma.

Non ho la pretesa adesso di essere quasi come un «oracolo», che potrebbe rispondere in modo sufficiente a tutte le questioni. 

Le parole di san Gregorio Magno che Lei ha citato, Eccellenza - che ognuno conosca «infirmitatem suam» - valgono anche per il Papa. Anche il Papa, giorno per giorno, deve conoscere e riconoscere «infirmitatem suam», i suoi limiti. Deve riconoscere che solo nella collaborazione con tutti, nel dialogo, nella cooperazione comune, nella fede, come «cooperatores veritatis» - della Verità che è una Persona, Gesù - possiamo fare insieme il nostro servizio, ciascuno per la sua parte. In questo senso, le mie risposte non saranno esaustive ma frammentarie. Tuttavia, accettiamo proprio questo: che solo insieme possiamo comporre il «mosaico» di un lavoro pastorale che risponde alla grandezza delle sfide.

Lei, Cardinale Sodano, aveva detto che il nostro caro confratello, P. Zane, appare un po' pessimista. Ma, devo dire, che ognuno di noi ha momenti in cui può scoraggiarsi davanti alla grandezza di ciò che bisognerebbe fare e ai limiti di quanto invece può realmente fare. 

Questo, riguarda di nuovo anche il Papa. 

Che cosa devo fare in quest'ora della Chiesa, con tanti problemi, con tante gioie, con tante sfide che riguardano la Chiesa universale? Tante cose succedono giorno per giorno e non sono in grado di rispondere a tutto. Faccio la mia parte, faccio quanto posso fare. Cerco di trovare le priorità. E sono felice di essere coadiuvato da tanti buoni collaboratori. Posso dire già qui, in questo momento: vedo ogni giorno il grande lavoro che fa la Segreteria di Stato sotto la sua sapiente guida. E solo con questa rete di collaborazione, inserendomi con le mie piccole capacità in una totalità più grande, posso e oso andare avanti.

E così, naturalmente, ancora più un parroco che sta da solo, vede che tante cose ci sarebbero da fare in questa situazione da Lei, P. Zane, brevemente descritta. E può fare solo qualcosa, «tamponare» - come Lei ha detto -, fare una specie di «pronto soccorso», consapevole che si dovrebbe fare molto di più. Direi, allora, che la prima necessità di noi tutti è di riconoscere con umiltà i nostri limiti, riconoscere che dobbiamo lasciar fare la maggior parte delle cose al Signore. 

Oggi, abbiamo sentito nel Vangelo la parabola del servo fidato (Mt 24, 42-51). Questo servo - così ci dice il Signore - dà il cibo agli altri al tempo giusto. Non fa tutto insieme, ma è un servo saggio e prudente, che sa distribuire nei diversi momenti quanto deve fare in quella situazione. Lo fa con umiltà, ed è anche sicuro della fiducia del suo padrone. Così noi, dobbiamo fare il possibile per cercare di essere saggi e prudenti, e anche avere fiducia nella bontà del nostro «Padrone», del Signore, perché alla fine deve egli stesso guidare la sua Chiesa. 
Noi ci inseriamo con il piccolo dono nostro e facciamo quanto possiamo fare, soprattutto le cose sempre necessarie: i Sacramenti, l'annuncio della Parola, i segni della nostra carità e del nostro amore.

Quanto alla vita interiore, alla quale Lei ha accennato, direi che è essenziale per il nostro servizio di sacerdoti. 
Il tempo che ci riserviamo per la preghiera non è un tempo sottratto alla nostra responsabilità pastorale, ma è proprio «lavoro» pastorale, è pregare anche per gli altri. 

Nel «Comune dei Pastori» si legge come caratterizzante per il Pastore buono che «multum oravit pro fratribus». 
Questo è proprio del Pastore, che sia uomo di preghiera, che stia dinanzi al Signore pregando per gli altri, sostituendo anche gli altri, che forse non sanno pregare, non vogliono pregare, non trovano il tempo per pregare. 
Come si evidenzia così che questo dialogo con Dio è opera pastorale!

Direi, quindi, che la Chiesa ci dà, quasi ci impone - ma sempre come una Madre buona - di avere tempo libero per Dio, con le due pratiche che fanno parte dei nostri doveri: celebrare la Santa Messa e recitare il Breviario
Ma più che recitare, realizzarlo come ascolto della Parola che il Signore ci offre nella Liturgia delle Ore. Occorre interiorizzare questa Parola, essere attenti a che cosa il Signore mi dice con questa Parola, ascoltare poi il commento dei Padri della Chiesa o anche del Concilio, nella seconda Lettura dell'Ufficio delle Letture, e pregare con questa grande invocazione che sono i Salmi, con i quali siamo inseriti nella preghiera di tutti i tempi. Prega con noi - e noi preghiamo con esso - il popolo dell'antica Alleanza. Preghiamo con il Signore, che è il vero soggetto dei Salmi. Preghiamo con la Chiesa di tutti i tempi. 
Direi che questo tempo dedicato alla Liturgia delle Ore è tempo prezioso. La Chiesa ci dona questa libertà, questo spazio libero di vita con Dio, che è anche vita per gli altri.

E così mi sembra importante vedere che queste due realtà - la Santa Messa celebrata realmente in colloquio con Dio e la Liturgia delle Ore - sono zone di libertà, di vita interiore, che la Chiesa ci dona e che sono una ricchezza per noi. 
In esse, come ho detto, incontriamo non solo la Chiesa di tutti i tempi, ma il Signore stesso, che parla con noi e aspetta la nostra risposta. 
 Impariamo così a pregare inserendoci nella preghiera di tutti i tempi e incontriamo anche il popolo. 
Pensiamo ai Salmi, alle parole dei Profeti, alle parole del Signore e degli Apostoli, pensiamo ai commenti dei Padri. Oggi abbiamo avuto questo meraviglioso commento di san Colombano su Cristo fonte di «acqua viva» alla quale beviamo. 

Pregando incontriamo anche le sofferenze del popolo di Dio, oggi. Queste preghiere ci fanno pensare alla vita di ogni giorno e ci guidano all'incontro con la gente di oggi. Ci illuminano in questo incontro, perché in esso non portiamo soltanto la nostra propria, piccola intelligenza, il nostro amore di Dio, ma impariamo, attraverso questa Parola di Dio, anche a portare Dio a loro. Questo essi aspettano: che portiamo loro l'«acqua viva», della quale parla oggi san Colombano. La gente ha sete. E cerca di rispondere a questa sete con diversi divertimenti. Ma comprende bene che questi divertimenti non sono l'«acqua viva» della quale ha bisogno. Il Signore è la fonte dell'«acqua viva». Egli però dice, nel capitolo 7 di Giovanni, che chiunque crede diventa una «fonte», perché ha bevuto da Cristo. 
E questa «acqua viva» (v 38) diventa in noi acqua zampillante, fonte per gli altri. Così cerchiamo di berla nella preghiera, nella celebrazione della Santa Messa, nella lettura: cerchiamo di bere da questa fonte perché diventi fonte in noi. E possiamo meglio rispondere alla sete della gente di oggi avendo in noi l'«acqua viva», avendo la realtà divina, la realtà del Signore Gesù incarnatosi. Così possiamo rispondere meglio ai bisogni della nostra gente. 
Questo per quanto riguarda la prima domanda. Che cosa possiamo fare? Facciamo sempre il possibile per la gente - nelle altre domande avremo la possibilità di ritornare su questo punto - e viviamo con il Signore per poter rispondere alla vera sete della gente.

AVE MARIA!




Chi accoglie tutto serenamente?

Dai «Discorsi spirituali» di san Doroteo, abate
(Doctr. 13, De accusatione sui ipsius, 2-3; PG 88, 1699) 
La falsa pace dello spirito

    Chi incolpa se stesso, accoglie tutto serenamente quando incorre in qualunque contrarietà, danno, maldicenza, oltraggio o altra afflizione: di tutto egli si ritiene meritevole, né può in alcun modo essere turbato. Che cosa vi è di più tranquillo di quest'uomo?

    Forse qualcuno mi obietterà: «Se un fratello mi affligge ed esaminandomi non trovassi di avergli data alcuna occasione, perché dovrei accusare me stesso?». Intanto è certo che se qualcuno con timore di Dio si esaminasse diligentemente, non si troverebbe mai del tutto innocente e scoprirebbe che con l'azione o con la parola o con l'atteggiamento ha dato qualche occasione. Che se poi in nessuno di questi casi si scoprisse colpevole, certamente in un altro momento avrà trattato duramente quel fratello o in qualche questione vecchia o nuova, oppure ha forse recato danno a qualche altro fratello. Perciò per questo meritatamente soffre, oppure soffre per altri innumerevoli peccati che ha commesso in altro tempo.

    Un altro chiede perché dovrebbe incolparsi quando, standosene in tutta tranquillità e pace, viene insultato dal fratello che sopraggiunge con qualche parola offensiva e infamante e, non potendola sopportare, si ritiene in diritto di adirarsi e di protestare. Poiché se quello non fosse giunto e non avesse parlato e non avesse dato fastidio, egli non avrebbe peccato.
    La scusa è certamente ridicola e non poggia su un ragionevole fondamento. Non è stato certamente per il fatto che gli sia stata detta qualche parola che è ribollita in lui la passione dell'ira, ma piuttosto quelle parole hanno svelato la passione che già si portava dentro. Perciò, se ha buona volontà, avrà ottime ragioni per fare penitenza. Egli è simile alla segala chiara e splendente che rivela le sue scorie solo quando viene macinata. 

Così colui che siede tranquillo e pacifico, come egli pensa, possiede all'interno una passione che non vede. Sopraggiunge il fratello, dice qualche parola pungente, e subito tutto il fondo deteriore, che si nascondeva dentro, è vomitato fuori. 
Perciò se vuole ottenere misericordia, faccia penitenza, si purifichi, cerchi di migliorare, e vedrà che a quel fratello invece di un oltraggio doveva piuttosto rivolgere un ringraziamento essendo stato messo da lui in un'occasione di progresso spirituale. Se così avesse fatto, in seguito non avrebbe più sperimentato la stessa suscettibilità. 

È certo comunque che quanto più progredirà, tanto più facilmente affronterà simili prove. In verità quanto più l'anima avanza nella virtù, tanto più diventa forte ed energica nel sopportare qualunque cosa gravosa possa accaderle.

AMDG et BVM

lunedì 1 giugno 2015

CUORE SACRATISSIMO DI GESU', ABBI PIETA' DI NOI !



  • Alma en pecado mortal con siete vicios capitales

  • Alma en gracia de Dios practicando a las virtudes


El Sagrado Corazòn de Jesùs



Alma en Gracia Santificante de Dio



  • Alegoría al Sagrado Corazón de Jesús


COR JESU SACRATISSIMUM
 MISERERE NOBIS



COR JESU SACRATISSIMUM
 MISERERE NOBIS

COR JESU SACRATISSIMUM
 MISERERE NOBIS


COR JESU SACRATISSIMUM
 MISERERE NOBIS


COR JESU SACRATISSIMUM, MISERERE NOBIS


Il Sacro CUORE di Gesù
con sant' Ignazio di Loyola e san Luigi Gonzaga



COR MARIAE IMMACULATUM
INTERCEDE PRO NOBIS