mercoledì 31 luglio 2013

Maria Valtorta: "L'Evangelo come mi è Stato rivelato"

*** MARIA VALTORTA: L'EVANGELO ...




i
Ave Maria!





MARÍA VALTORTA
EL HOMBRE DIOS:
"El Evangelio asì como me fue revelado"

 ÍNDICE

LA PREPARACIÓN
PRIMER VOLUMEN

((NB: Per l'edizione in lingua italiana digita o 

1.- "María puede ser llamada después de Cristo la Primogénita del Padre"       

                                    1.


EL PRIMER AÑO DE LA VIDA PÚBLICA
(primera parte)




           VOLUMEN  II

          entre los buenos y Judas"




179.- En casa de Cleofás el sinagoga 140. Final del primer AÑO.

EL SEGUNDO AÑO DE LA VIDA PÚBLICA
(primera parte)

VOLUMEN III

237.- El sábado en Getsemaní 196: amores de varias potencias
238.- En el Templo, a la hora de la Oferta , con José de Arimatea, 197

(EL SEGUNDO AÑO DE LA VIDA PÚBLICA)
(segunda parte)



VOL. IV



286.- En la casa de Caná 243   +...sobre possesiones d. ...
(EL SEGUNDO AÑO DE LA VIDA PÚBLICA)
(tercera parte)
311.- "El amor es el secreto y el precepto de la gloria" ...soy manso y humilde...268La carità non si fa solo di parole o di denaro. Si fa la carità con la sola carità. 
312.- "El corazón no está circuncidado" ...llegan los ...hermanos de Maria269
317.- Jesús camina sobre las aguas                        + 274.
321.- En el jardín de María Magdalena/  El amor entre hermanos. 277
332.- La predicación en Gerasa/  Alabanza de la Virgen ... 288.
335.- En el camino a Bozra:   Marziam y la hora ...nona.  291
336.- En Bozra.    peligros!   292
339.- En Arbela  295.

VOL. V

342.- María y Matías: huerfanos, 298
352.- Simón Zelote en Nazaret   L'ozio! El ocio! 306
358.- "Juan de Endor, debes ir a Antioquia" 312

FINAL del SEGUNDO AÑO DE VIDA PUBLICA

EL TERCER AÑO DE LA VIDA PÚBLICA
(primera parte)

381.- Ismael ben Fabi  falsidad !!! 335
EL TERCER AÑO DE LA VIDA PÚBLICA
(segunda parte)
455.- Milagro de la respigadora en la llanura /...y el arte de redimir.411.
466.- El endemoniado de la Decápolis/ La vocaciòn de la mujer... /420
467.- El fermento de los fariseos +blasfemia contra el Esp. Santo/ 421
479.- Con los campesinos de Yocana, cerca de Sefori. 432

EL TERCER AÑO DE LA VIDA PÚBLICA
(tercera parte)
VOL. VII
480.- En Nazaret . Aurea. 433

EL TERCER AÑO DE LA VIDA PÚBLICA
(cuarta parte)

551.- Bajando del Nebo 500



VOLUMEN IX





               LA PASIÓN: Volumen X

         606
672.- Lamento de la Virgen  612  //  El n. 613 està presente en los Cuadernos del '44 bajo la fecha 20 - 2 - '44  + una parte del cap. 14 del volumen X de "Il Poema..."  //

LA GLORIFICACIÓN

695.- Jesús con los apóstoles y discípulos /sacramentos e Iglesia/ 635
696.- La pascua suplementaria 636  //+ 637: adiòs a la Madre...
                641
712.-Despedida a la Obra  - 652 - Aquí concluyó la Obra. El resto es para resaltar ciertos aspectos de la misma.   





Catecismo para niños
AMDG et BVM

B. V. MARIA


MARIA

La Vergine, vetro puro


«Io sono il Creatore del cielo e della terra, una sola cosa, divina, con il Padre e lo Spirito Santo. Io sono colui che parlava ai patriarchi e ai profeti, colui che essi attendevano. È per soddisfare i loro desideri, secondo la mia promessa, che mi sono fatto uomo senza peccato né concupiscenza, entrando nel seno della Vergine, simile a un sole splendente che attraversa il vetro puro e trasparente. 

E, così come il sole attraversa il vetro senza danneggiarlo, la carne di Maria non è stata lesa né offesa, quando ho assunto attraverso lei la mia umanità. Ora, ho assunto l'umanità senza tuttavia smettere di essere divino. 

E sebbene fossi nel ventre della Vergine come essere umano, non di meno ero una cosa sola, divina, con il Padre e con lo Spirito Santo, guidando e colmando tutte le cose, tanto che, così come lo splendore non si separa mai dal fuoco, allo stesso modo la mia natura divina non si è mai separata dalla natura umana, nemmeno nella morte». 
Santa Brigida, Rivelazioni: Libro 1, 1

Ave Gratia plena, Dominus tecum!

“Non posso disprezzare i comandamenti divini e comportarmi da infedele verso il mio Dio.


MARTIRIO DI GIULIO IL SOLDATO


La decapitazione di questo soldato romano avvenne in una regione della Mesia, l’odierna Bulgaria, territorio di confine dov’erano concentrate alcune legioni. È morto verso il 303 sotto l’imperatore Diocleziano.



1. Al tempo della persecuzione, quando i fedeli aspettavano di ricevere le ricompense eterne, promesse ai vincitori dei gloriosi combattimenti per la fede, Giulio fu arrestato da agenti del tribunale e portato davanti al preside Massimo.

Questi chiese: “Chi è costui?”

Gli risposero: “È un cristiano e come tale non vuole ubbidire ai decreti”.

Il giudice chiese: “Come ti chiami?”

“Giulio”.

Il giudice: “Che ne dici, Giulio? È vero quello che si racconta di te?”

Giulio: “È vero. Sono cristiano e non nego di essere quello che sono”.

Massimo: “Forse non conosci i decreti imperiali che ordinano di sacrificare agli dèi?”

Giulio: “Li conosco, ma sono cristiano e non posso ubbidirti. Non debbo infatti venir meno ai doveri verso il mio Dio vivo e vero”.

2. Massimo: “Ma che c’è di male ad offrire un po’ d’incenso e poi ad andarsene?”

Giulio:
“Non posso disprezzare i comandamenti divini e comportarmi da infedele verso il mio Dio. Per tutto il tempo che servii nella inutile milizia terrena, per ventisette anni, non fui mai trascinato davanti al giudice per qualche colpa o lite. Partecipai a sette campagne senza mai restare indietro a nessuno, senza mai combattere meno valorosamente degli altri, senza che nessun comandante potesse mai accusarmi di qualche mancanza. Ed ora tu credi che io, fedele come sono stato ai miei doveri precedenti, voglia comportarmi da uomo infedele nelle cose che mi stanno più a cuore?”.

Massimo: “In che corpo hai militato?”.

Giulio: “Nei reparti da combattimento, dai quali a tempo debito uscii perché veterano. Adorai sempre con molta devozione quel Dio che creò il cielo e la terra. Quel Dio che ancor oggi continuo a servire fedelmente”.

Massimo: “Giulio, mi sembra che tu sia un uomo onesto e saggio. Lasciati convincere da me e sacrifica agli dèi: ne riceverai un’ottima ricompensa”.

Giulio: “Non posso accontentarti perché incorrerei nella pena eterna”.

Massimo: “Mi accollo io la tua colpa, se pensi che sia così grave. Sono io che ti faccio violenza perché non sembri che tu acconsenta spontaneamente. Poi te ne puoi andare sicuro a casa tua dove riceverai il premio dei decennali; dopo di che nessuno verrà più a molestarti”.

Giulio: “Né il denaro né i tuoi tentativi di persuasione possono indurmi a rinunciare alla luce eterna. Non posso rinnegare Dio. Pronuncia pure la sentenza di morte contro di me come contro un cristiano”.

3. Massimo: “Se non ti assoggetterai ai decreti imperiali e non sacrificherai agli dèi, ti farò decapitare”.

Giulio: “La tua decisione è giusta. Ti supplico, irreprensibile giudice, per l’onore che devi ai tuoi sovrani, manda ad effetto la tua decisione e pronuncia la sentenza di morte contro di me; in tal modo saranno esauditi i miei desideri”.

Massimo: “Se non ti penti e non sacrificherai agli dèi, sarai ben presto accontentato”.

Giulio: “Se mi sarà concesso di soffrire così, conquisterò la gloria eterna”.

Massimo: “Convinciti che, se soffrirai per le leggi della patria, avrai lode imperitura”.

Giulio: “Certo che voglio soffrire per le leggi, ma per quelle di Dio”.

Massimo: “Quelle leggi che vi trasmise un morto in croce? Ma pensa come sei sciocco a temere di più un morto che i re viventi”.

Giulio: “Ma
egli è morto per riscattare i nostri peccati, per donarci la vita eterna. Cristo, che è Dio, vivrà nei secoli: chi crede in lui avrà la vita eterna, chi lo nega, avrà il castigo eterno”.

Massimo: “Mi fai così pena che ancora una volta ti consiglio di sacrificare perché tu possa continuare a vivere insieme a noi”.

Giulio: “Se vivrò insieme a voi, avrò per me la morte eterna; se morirò per il mio Dio, vivrò in eterno”.

Massimo: “Dammi retta, sacrifica, così non dovrò ucciderti come ti ho già detto”.

Giulio: “Ho scelto di morire nel tempo per vivere in eterno con i santi”.

Il preside Massimo allora pronunciò la sentenza di morte con queste parole:

“Non volendo Giulio sottostare ai decreti imperiali, viene condannato alla pena capitale”.

4. Una volta giunto sul luogo dell’esecuzione, tutti si avvicinarono a baciarlo; il beato Giulio disse loro:

“Ognuno di voi pensi al significato di questo bacio”.

Un certo Isichio, un soldato anch’egli cristiano e anch’egli arrestato, diceva al santo martire:

“In nome del cielo, Giulio, completa in letizia la tua offerta e accetta la corona che Dio promise a quelli che avrebbero dato pubblica testimonianza della loro fede. Ricordati di me perché anch’io ti seguirò. Inoltre, ti prego, saluta il nostro fratello Valenzione, servo di Dio, che ci ha preceduti presso il Signore con la sua coraggiosa testimonianza”.

Giulio baciò Isichio e gli disse:

“Vieni presto, fratello; colui che mi mandasti a salutare ascolterà le tue parole”.

Preso poi il fazzoletto, se lo legò davanti agli occhi e tese il collo al carnefice dicendo:

“O Signore Gesù Cristo, nel cui nome sopporto questa pena, ti scongiuro di accogliere il mio spirito fra quelli dei tuoi santi martiri”.

Poi il ministro del diavolo lo colpì con la spada, troncando la vita del beatissimo martire, per Gesù Cristo, Signore nostro, a cui va onore e gloria nei secoli. Amen.
 
da: COSTANTE BERSELLI, Violenza di Stato nell’era dei Martiri, Roma 1982.

Ave Maria Purissima!



San Cipriano e santa Giustina

VITA E PASSIONE
DEL MARTIRE CIPRIANO E DELLA MARTIRE GIUSTINA

 
        Durante il regno dell’imperatore romano Decio viveva ad Antiochia un filosofo e mago famoso di nome Cipriano. Essendo discendente da genitori pagani, già dall’infanzia era stato consacrato al servizio del dio pagano Apollo.
        A sette anni d’età cominciò ad essere istruito nella stregoneria sotto l’insegnamento di maghi e streghe. Con il tempo Cipriano imparò tutte le arti diaboliche, a cambiare la direzione dei venti, a procurare cicloni, tempeste, tuoni e piogge, a fare agitare il mare, a danneggiare boschi e orti, a danneggiare i giardini e a procurare malattie agli uomini, e imparò le furberie dei diavoli e progredì nella malvagità. Per molti anni egli si dedicò ad imparare la magia e la stregoneria e a 30 anni ritornò ad Antiochia già completo in ogni opera malvagia.
        «Credete a me
disse dopo il suo rientro –, perché io ho visto lo stesso re delle tenebre, anzi me lo sono reso favorevole con i miei sacrifici. Io l’ho visitato ed ho parlato con lui e lui mi ha amato e lodato. Lui mi ha promesso di mettermi come capo, dopo la mia separazione dal corpo, e durante la vita terrena di aiutarmi in ogni opera mia. Esso mi ha dato perfino una legione di diavoli per servirmi e aiutarmi».

        Vedendo la sua competenza nella stregoneria e nella magia, tutti i pagani lo stimavano come un grande mago e stregone ed ecco che un giorno si presentò a lui un giovane dal nome Aglaide, figlio di genitori ricchi e famosi e domandò a Cipriano aiuto promettendogli di dargli molto oro e argento. Ed ecco cosa voleva: viveva ad Antiochia una fanciulla cristiana di nome Giustina, essa si dedicava con fervore a tutte le opere buone cristiane, poiché con tutto il suo cuore, amava Cristo come suo sposo, lo serviva con le preghiere, con il digiuno, con tutte le sue opere e con grande sapienza spirituale. Aveva deciso di dedicare tutta la vita al Signore, ma il nemico dei cristiani, il diavolo, cominciò a tormentarla usando diverse sofferenze e tormenti.


        Un giorno Aglaide passando presso la casa di Giustina fu colpito dalla sua straordinaria bellezza e desiderò di impadronirsi di questa ragazza. Però Giustina gli replicò: «Io ho come sposo Cristo, io servo Lui e per Lui voglio mantenere la mia purezza. Lui è il protettore della mia anima e del mio corpo da qualsiasi impurità». Infiammato dal desiderio carnale, Aglaide con ogni mezzo cercò di impadronirsi di Giustina e di dominarla. Non disdegnò nemmeno l’inganno e persino la violenza, ma il Signore proteggeva la sua serva fedele. Ed ecco che ora Aglaide chiedeva all’indovino e mago Cipriano che usasse le sue arti demoniache e che influenzasse Giustina al fine di farla cadere sotto il suo dominio.


        Cipriano gli rispose: «Io farò in modo che la stessa ragazza senta per te una passione molto più forte di quella che hai tu e lei stessa cercherà il tuo amore».
        Il giovane speranzoso lasciò Cipriano e questi evocò il demonio e gli comandò di infiammare di passione il cuore di Giustina. Il demonio gli promise di soddisfare questa opera anche perché molte volte prima egli aveva percorso la città, aveva scosso le mura delle case, aveva provocato risse sanguinose e uccisioni, aveva seminato inimicizia e odio tra le persone, aveva portato molti al peccato, ingannando persino monaci e abitanti del deserto, la sua azione si era spinta fino a città, boschi e deserti lontani.

        «Prendi questa pozione e dalla ad Aglaide, affinché con essa asperga la casa di Giustina e vedrai cosa succede!». Aglaide compì quello che gli era stato ordinato.
        Di notte Giustina, mentre stava pregando il Signore sentì l’opera delle forze maligne che l’attiravano verso la caduta nel peccato, allora essa ricorse all’arma del segno della croce e pronunziò una fervida preghiera al Signore: «Signore Dio mio Gesù Cristo! Ecco i miei nemici si sono levati contro di me, hanno teso una rete per prendermi e soffocare la mia anima, ma io ho ricordato nella notte il tuo nome e mi sono in esso rallegrata ed ecco che adesso che m’incalzano io ricorro a te e credo fermamente che il mio nemico non prevarrà su di me. Tu sai Signore Dio mio che io sono la tua serva, che per te ho conservato la mia purezza e che ho dedicato a te il mio corpo e la mia anima. O buon pastore, proteggi la tua pecorella, non darmi in preda alla bestia feroce che cerca di sbranarmi, dammi la vittoria sulle tendenze cattive del mio corpo».
        Il Signore ascoltò la preghiera della sua serva ed esaudì quello che gli domandava. Essa vinse con la forza della preghiera e del segno e della croce e il demonio che l’aveva assalita se ne scappò con timore. Cipriano, molto meravigliato mandò di nuovo il demonio, ora più incattivito di prima, per impadronirsi di Giustina. Questo demonio si scagliò sulla fanciulla con ancora maggior veemenza, ma essa ricorrendo ad una preghiera molto intensa intraprese un'ascesi maggiore e sottomise il suo corpo alla mortificazione, rafforzandolo con il digiuno, mangiando solo pane e acqua, e così di nuovo scacciò la forza del maligno.



        Quando Cipriano lo seppe ricorse ad uno dei principi dei demoni affinché con la sua potenza vincesse la fanciulla. Prese la forma di una donna e il principe dei demoni apparse a Giustina e cominciò a tentarla con i suoi discorsi, ma essa capì presto chi c’era davanti a lei e ricorse alla protezione della Croce del Signore e pose il suo segno glorioso su di sé. Il principe dei demoni di nuovo fuggì con timore e tremore.

        «Anche tu il principe delle forze, e il più grande tentatore, non sei riuscito a vincere con la tua forza questa stupida fanciulla?», domandò Cipriano, trovandosi questo diavolo fortemente rattristato.
        Vinto dalla forza Divina il diavolo dovette a malincuore riconoscere che i servi del demonio tremano e fuggono di fronte alla potenza della croce del Signore e hanno paura dell’ardente sua potenza.
        «Allora la vostra potenza è tale – obiettò Cipriano – che vi fate vincere perfino da una ragazzina così debole». Allora il diavolo desiderando di calmare Cipriano prese lo stesso le sembianze di Giustina e andò da Aglaide per soddisfare i suoi desideri peccaminosi.
        «Sono contento che sei venuto da me, o bella Giustina», quando Aglaide vide le sue sembianze, ma il diavolo non poteva nemmeno sopportare di sentir pronunciare il nome di Giustina e in quel momento sparì.
        Il giovane si adirò e corse a raccontare tutto a Cipriano. Questi con i suoi incantesimi diede ad Aglaide le sembianze di un uccello con la possibilità di volare nell’aria e di visitare la casa di Giustina entrando nella sua camera attraverso la finestra. Portato dal diavolo nell’aria Aglaide volò fino alla casa di Giustina e voleva sedersi sul tetto. Guardò dalla finestra della sua stanza e vedendola il diavolo lasciò Aglaide e se ne fuggì con timore. Il povero giovane perse l’apparenza di uccello e si aggrappò all’orlo del tetto, cadde vicino a lei e per poco non si sfracellò in terra. Non avendo ottenuto niente di buono tornò da Cipriano.


        Non potendo vincere Giustina lo stesso Cipriano domandò di presentarsi a lei sotto varie forme e cominciò anche a tormentare la fanciulla scagliando forze contro di lei e la sua casa e i suoi parenti con tutte le pene e malattie possibili, ma la fanciulla non perse il suo spirito e ricorse sempre alla potenza divina. Cipriano adirato cominciò a diffondere miseria in tutta la città, tormentò gli abitanti con diverse disgrazie e sofferenze, suscitò delitti, fece accadere degli incendi, lotte intestine e altre simili miserie.

        Questa opera del demonio fece diffondere nella città la diceria che il grande indovino Cipriano castiga la città per l’opposizione di Giustina. Gli anziani e i capi del popolo andarono da Giustina per chiederle di accontentare i desideri di Aglaide. Essa li pregò di pazientare dicendo che presto tutte le pene che erano procurate da Cipriano sarebbero scomparse. Così infatti accadde. Per le preghiere della santa Giustina il Signore protesse la città e i suoi abitanti da ogni male.


        Meravigliato dall’impotenza del diavolo contro le forze del Signore Cipriano disse a Satana: «Adesso io ho visto la tua impotenza, adesso ho capito la tua debolezza, per averti ascoltato me infelice, mi sono prestato ed ho creduto alla tua malizia. Vattene da me, o ingannatore, o trasgressore nemico della verità, oppositore, tu che non sopporti nessun bene». Il diavolo si arrabbiò e si scagliò contro Cipriano per ucciderlo. Oppresso dalla forza satanica egli si ricordò della potenza del segno della croce e pregò: «O Dio di Giustina, aiutami», e dicendo questo alzò la mano facendo su di sé il segno della croce e il diavolo fuggì da lui. Cipriano mezzo morto, cominciò ad invocare il nome di Dio. Il demonio tuonò a Cipriano: «Cristo non ti aiuterà!» ma dopo essersi scagliato con veemenza e a lungo si allontanò impotente. Allora Cipriano prese tutti i suoi libri di magia e andò dal vescovo cristiano Antimo, chiedendo a lui il battesimo. Conoscendolo come un indovino potente il vescovo lo rifiutò. Allora lui con pianti raccontò tutto quello che era avvenuto al vescovo e gli diede tutti i suoi libri perché fossero bruciati. Vedendo una tale umiltà il vescovo insegnò a lui la fede cristiana e lo preparò al battesimo.

        Cipriano pianse per i suoi peccati e si pentì, pregò Dio di perdonare le sue colpe. Cosicché una volta egli andò in Chiesa per la Divina Liturgia, ma al momento del rinvio dei catecumeni, quando già alcuni se ne stavano uscendo, Cipriano si rifiutò di uscire e chiese il battesimo. Vedendo la sua fermezza il diacono chiamò il vescovo e questi subito battezzò l’antico stregone, nel nome del Padre, del Figlio e del Santo Spirito.

        Da quel momento Cipriano cambiò completamente la sua vita, tanto che dopo un anno il vescovo lo ordinò presbitero. In seguito egli divenne anche vescovo e condusse una vita così santa e penitente che lo rese simile a molti grandi santi. Egli collocò Giustina in un monastero come Madre, affidando a lei la salvezza delle sue pie monache. Ma il demonio non dimenticò la vergogna subita e risvegliò tra i pagani una opposizione contro Cipriano ed essi lo condussero presso l’autorità del paese.
        Il capo Eutolmio, con molti inganni cercò di fare deviare Cipriano e Giustina, scongiurandoli di ritornare agli dei e di ubbidire alle autorità della terra. I pagani chiesero invano al capo di condannare a morte Cipriano e Giustina. Arrestati e tradotti nel buio della prigione, Cipriano e Giustina soffrirono molte offese e sofferenze, furono picchiati, feriti, ma essi confessavano con riconoscenza Cristo e sopportarono ogni cosa. Non raggiunto lo scopo con la furbizia, le minacce e le percosse, i tormentatori tagliarono la testa dei santi con la spada. Alla vista di questa morte d’innocenti un certo Teoctisto confessò Cristo e fu decapitato insieme ai santi martiri. Tutti e tre si presentarono al trono del Signore e i loro corpi rimasero per sei giorni insepolti.
        Alcuni dei passanti li raccolsero di nascosto e li trasportarono fino a Roma dove una donna si occupò della loro sepoltura e sulle tombe di questi protettori avvennero molte guarigioni e miracoli.
        Per le loro preghiere che il Signore guarisca anche le nostre infermità spirituali e corporali! Amìn!
Da Archimandrita Cipriano, I santi martiri Cipriano e Giustina, Phyli Attikis