domenica 26 gennaio 2014

Mother of Salvation

Mother of Salvation: These apparitions will begin this Spring, as my Son has instructed

My dear child, let it be known that I will make one more appearance at all the Marian grottos, which were approved by my Son’s Church, over the centuries.
I will make myself known in Sacred sites, which will include Lourdes, Fatima, La Sallette and Guadalupe. I will also appear at Garabandal. These apparitions will begin this Spring, just as my Son has instructed.
I will be seen, by chosen souls, with the sun behind my head. There will be twelve stars encircled and woven around the crown of thorns, which was worn by my Son during His Crucifixion, placed upon my head, as a sign for all to follow my example. My role is to lead all of God’s children along the Path of Truth and take them to my Son.

When these apparitions take place, there will be no doubt, especially amongst those who pay homage to me, that I speak the Truth when I say that soon the final Path, which will bring you to my Son, in these the end times, will be through the Book of Truth.

When you follow me, your Mother, I will take you and guide you towards my Son. My Son has promised many miracles, so that He can open your eyes to the prophecies He gave the world, through my own Mission. Many do not accept that I appeared at these special apparition sites and dismiss their importance in the salvation of souls.

When I appear one last time at these sites and present myself as the Mother of Salvation, you will know then that this Mission is my last and that all apparitions lead to this final one to bring the world the Salvation, which is the birthright of every single person.

Rejoice, for these days are close and when you hear of these things, then know that this prophecy, when fulfilled, could only have come from me, your beloved Mother, the Mother of Salvation, Mother of God.

Your beloved Mother
Mother of Salvation

Magnificat - Perosi


Magnificat - Perosi


26 giugno 2012 – NUOVO PARADISO: SARETE FATTI DI UN CORPO PURO, INCORRUTTIBILE, LIBERO DA MALATTIE-MORTE FISICA-INVECCHIAMENTO.


26 giugno 2012 – Nuovo Paradiso: sarete fatti di un corpo puro, incorruttibile, libero da malattie, morte fisica e invecchiamento.

Figlia Mia amatissima, il Nuovo Paradiso è stato ora completato nella sua piena gloria pronto per tutti i figli di Dio sulla Terra.
Sarà presentato, in tutta la sua gloria, proprio come il Paradiso creato all’inizio dal Mio Eterno Padre per i Suoi figli .
Come gli angeli cantano e gioiscono, poiché il tempo di svelare questo grande splendore a un mondo incredulo è vicino!
Sarà da Me presentato quando la Nuova Gerusalemme discenderà sulla Terra allo scoccare della Mia Seconda Venuta.
A te, figlia Mia, sarà detto di annunciare questo appena prima che Io Mi manifesti.
Solo quelli che Mi accettano come Messia potranno entrare nei suoi magnifici cancelli.
Ogni chiamata dal Cielo sarà fatta per raggiungere tutti quelli che ancora rifiutano il Mio grande dono, fino all’ultima tromba.
Poi sarà troppo tardi per quelle povere anime. Non avranno più aiuto dopo ciò, quando la Mia Misericordia sarà ributtata sul Mio Volto in assoluto rifiuto. 
Tutto quello che importa ora è di avvisare tutti quelli che sono in pericolo di perdere le loro anime per Satana.
Conquistateli, Miei seguaci. Persuadeteli gentilmente a entrare nel Mio gregge. Non abbandonate mai le vostre preghiere per salvarli.
Oh Miei amati seguaci, se poteste vedere il Nuovo Paradiso quando Cielo e Terra saranno uniti come uno, cadreste sulle vostre ginocchia e piangereste di gioia e sollievo.
Per quelli di voi che sono spaventati dalla fine dei tempi, quando la Terra come la conoscete cambierà, dovete permetterMi di alleggerire le vostre preoccupazioni.
Prenderete la vostra famiglia con voi e poi gioirete in puro assoluto amore e armonia.
Sarete fatti di un corpo puro, incorruttibile, libero da malanni, morte fisica e invecchiamento. 
Tutti voi avrete la vostra dimora con prati, alberi, montagne, fiumi, ruscelli e fiori intorno a voi in tutta la loro gloriosa bellezza.
Gli animali saranno addomesticati e vivranno in pace e armonia con tutti i figli di Dio.
Vedrete i vostri figli sposarsi, avere figli e il miracolo delle famiglie, risorte dalla morte, sarà testimoniato da tutti.
Questa resurrezione sarà una gioia che non si può immaginare.
Sarete riuniti con i vostri cari defunti e andati in Cielo.
Avrete nazioni, 12 in tutto, tutte simboleggiate da 12 stelle nella corona sulla testa della Mia Immacolata Madre, tutte governate da Me con i Miei Apostoli e Profeti.
Questo è il Mio Regno, promesso da Mio Padre da quando Egli ha creato il Paradiso sulla Terra. Chiunque lo rifiuterà, perirà.
Pregate che tutti i figli di Dio abbiano la purezza d’animo per permettergli di ritornare a casa nel Regno di Mio Padre sulla Terra, com’era all’inizio, è ora e sempre sarà, un mondo senza fine, nei secoli dei secoli.
Il Vostro Gesù

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sabato 25 gennaio 2014

AD MARIAE NOMINIS LAUDEM

Nell'anno del Signore 1470 nel convento romano di sant'Agostino (conosciuto come conv. di  Santa Maria del popolo) si ammalarono e subito morirono di peste sia il padre custode che il suo socio. Gli altri frati atterriti fecero ricorso al padre priore. Egli -convocati tutti i frati- scelse 5 salmi dal salterio editato da san Buonaventura in onore della Beata Vergine Madre di Dio, e ordinò che li recitassero ogni giorno a lode di Dio e in onore di sua Madre Santissima. Miracolo! Appena fedelmente cominciarono a pregare questi salmi in onore di Dio e della dilettissima sua Madre Maria, la peste sparì, né mai più invase, perturbò o infettò quel convento. 
M'è piaciuto inserire qui, in questo blog mariano, - sicuro di andare incontro al desiderio di molti - questa efficace formula di supplica, perché sia rimedio e consolazione nella peste atroce che a vari livelli ci possa circondare. 


AD MARIAE NOMINIS LAUDEM

SUFFRAGIUM

Sub tuum praesidium confugimus, Sancta Dei Genitrix, nostras deprecationes ne despicias in necessitatibus nostris, sed a periculis, damnis, tribulationibus, sollicitudinibusque cunctis a peste, et subitanea ac improvisa morte libera nos semper, Virgo gloriosa et benedicta.
Domina nostra, mediatrix nostra, advocata nostra tuo Filio nos reconcilia, tuo Filio nos commenda, tuo Filio nos repraesenta.

ORATIO

Beatae, et gloriosae semperque Virginis Mariae, quaesumus Domine, intercessio gloriosa nos protegat, et ad vitam perducat aeternam. Amen.

PSALMUS 1

Magna es Domina, et laudabilis nimis: in civitate Dei nostri, et universa Ecclesia electorum eius.
Misericordia tua et gratia tua ubique praedicatur: Deus operibus manuum tuarum benedixit.
Miserere nostri Domina, et sana infirmitatem nostram: tolle dolorem nostrum et angustiam cordis nostri.
Mitte angelum bonum in occursum: per quem ab hostibus defendamur.
Miserere nostri in die angustiae nostrae: et in veritate tua irradia nos.
Miserere nostri Domina, miserere nostri: quoniam Tu es spes et lux omnium sperantium in Te.
Memento nostri, perditorum salvatrix: exaudi planctus et suspiria nostra.
Memento nostri Domina, et ora pro nobis: in laetitiam bonam verte moestitiam nostram.
Miserere servorum tuorum, Domina: et ne sinas eos angustari in tentationibus suis.
Miserere nostri, Regina gloriae et honoris: et de omni periculo custodi vitam nostram.
Miserere nostri, Mater Salvatoris: praesta consolationem in tribulatione nostra.
Medere contritis corde o domina salutis: et refove eos unguento pietatis.
Gloria Patri, et Filio:  et Spiritui Sancto.
Sicut erat in principio et nunc et semper: et in saecula saeculorum. Amen.


PSALMUS 2

Ad te, Domina, clamabo et exaudies me: in voce laudis tuae laetificabis me.
Ad te clamavi, cum anxiaretur cor meum: et exaudisti de monte sancto tuo.
Amplectamur Mariae vestigia, peccatores: et beatis pedibus eius provolvamur.
Accedite ad eam cum devotione et reverentia: et delectetur cor vestrum in salutatione eius.
Accedite ad eam in tribulationibus vestris: et stabiliet vos serenitas vultus illius.
A rugientibus praeparatis ad escam: de manibus quaerentium nos liberati sumus gratia illius.
Attendite, popule Dei, praecepta Dei: et Reginae coeli nolite oblivisci.
Aperite cor ad investigandam eam: labia ad glorificandam illam.
Accendatur affectus cordis in illam: et inimicos nostros induet confusione.
Abstulit a corde moestitiam et dolorem: et suavitate sua cor nostrum dulcoravit.
Adorate illam in decore illius: glorificate opificem pulcritudinis eius.  
Adiutorio suo sancto evasimus pericula mortis: et saeva peste liberati sumus.
Gloria Patri, et Filio et Spiritui Sancto, etc.


PSALMUS 3

Refugium tu es, Domina, in tribulatione nostra: et virtus potentior conterens inimicum.
Religiosi omnes adorate et honorate illam: quia ipsa est adiutrix e spiritualis advocata.
Recurramus ad illam in tribulatione nostra: et eripiet nos de periculis nostris.
Recordare Domina, ut loquaris pro nobis bonum: et indignationem Filii tui avertas a nobis.
Respice miseriam Mater gloriosa: Virgo angustiam et tribulationem ne tardes removere.
Recordare, Domina, pauperum et miserorum: et sustenta eos ope refugii tui sancti.
Recordare nostri, Domina, et non apprehendant nos mala: succurre nobis in fine, ut inveniamus vitam aeternam.
Resperge cor nostrum dulcedine tua: fac nos oblivisci angustias huius vitae.
Respice, Domina, humilitatem servorum tuorum: et ne sinas eos periculis subiacere.
Reple nos servos tuos virtutibus sanctis: et ira Dei non appropinquet nobis.
Respice, Domina, humilitatem cordis nostri: et libera nos de afflictione pestis.
Reminiscere miserationum tuarum, Domina: et revela peregrinationem incolatus nostri.
Gloria Patri, et Filio et Spiritui Sancto, etc.

PSALMUS 4

In te, Domina, confido: propter multitudinem misericordiae nominis tui.
Iudica me, Domina, quoniam ab innocentia mea digressus sum: sed quia in te speravi, non infirmabor.
In manus tuas commendo corpus et animam meam: totam vitam meam et diem ultimum meum.
Influe nobis radios tuae pietatis: et clarifica nos fulgoribus misericordiae tuae.
Innova signa et immuta mirabilia: ut sentiamus adiutorium brachii tui.
Intercede pro nobis salutifera Mater Dei: quae angelorum et hominum salutem peperisti.
Infunde gratiam de thesaurus tuis: et unguentis placa dolorem nostrum.
Ingrediatur oratio nostra in cospectu tuo: et voces gementium ne despexeris.
In manu tua, Domina, salus et vita consistunt: laetitia sempiterna et aeternitas gloriosa.
Inveniant, quaeso, gratiam apud Deum: qui Te in suis necessitatibus invocabunt.
In periculis et rebus dubiis et in necessitati bus cunctis invenientes: adiutorium dabis.
Ipsa enim mederis contritis corde: et refove unguento pietatis.
Gloria Patri, et Filio et Spiritui Sancto, etc.


PSALMUS 5

Ad Mariam, cum tribularer, clamavi: et clementia sua exaudivit me.
Ad te, Domina, levavi animam meam in iudicio Dei mei: et precibus tuis non erubescam.
Ave gratia plena, Deus tecum: per quam salus mundi restauratur.
Ascendisti alternantibus hymnis angelorum: choris archangelorum constipata, rosis et liliis coronata.
Ablue, Domina, omnia peccata nostra: sana omnes iniquitates nostras.
Aufer a nobis tribulationem nostram: et dulcifica omnem dolorem nostrum.
Avertatur a nobis ira Dei per te: placa eum meritis et precibus tuis.
Aperiantur nobis per te portae iustitiae: ut enarremus omnia mirabilia tua.
Ad Dominum accede rogatura pro nobis: ut per te liberemur de angustiis nostris.
Adiutorium sit in virtute nominis tui: per Te omnia opera nostra dirigantur.
Ab omni perturbatione libera servos tuos: et fac eos vivere sub pace et protectione tua.
Adorent Te familiae gentium: glorificent Te omnes ordines angelorum.
Gloria Patri, et Filio et Spiritui Sancto, etc.


Kyrie eleison, Christe eleison, Kyrie eleison.
Pater noster, etc.

Et ne nos inducas in tentationem.
Sed libera nos a malo.

Salvos fac servos et ancillas tuas.
Deus meus sperantes in te.

Mitte nobis auxilium de sancto.
Et de Sion tuere nos.

Ora pro nobis sancta Dei Genitrix.
Ut digni efficiamur promissionibus Christi.

Domine exaudi orationem meam.
Et clamor meus ad te veniat.

OREMUS

Defende, quaesumus Domine, Beata Maria semper Virgine intercedente, istam ab omni adversitate familiam, et toto tibi corde prostratam ab omni infirmitate et peste, et ab omnibus tuere clementer periculis. Per Christum Dominum nostrum. Amen.



Bautismo de Jesùs en el Jordàn. Domingo 26 enero 2014, III Domingo Tiempo Ordinario - A

BAUTISMO DE JESÚS EN EL JORDÁN






EL VALLE DEL JORDÁN

Veo una llanura en donde no hay casas, solo vegetación. No hay campos cultivados, las pocas plantas en grupo que aparecen aquí y allá como mechones o como si formasen una familia, se encuentran donde el sol es menos ardiente. Haga Ud. de cuenta que este terreno seco y sin cultivo está a mi derecha, teniendo el norte a mi espalda, y se prolonga hacia el sur, respecto a mí.
Por el contrario a mi izquierda veo un río de bajas riberas, que lentamente corre también de norte a sur y tan lentamente corre que creo que no debe de haber desniveles en su lecho y que en tal forma es plana que forma una depresión. Hay apenas un deslizamiento de aguas que hace que el río no quede en la llanura. El agua no es profunda. Veo el cauce, no creo que tenga más de un metro; o tal vez al máximo metro y medio. Es ancho como el Arno cuando se dirige hacia S. Miniato-Empoli: algo así como unos 20 metros de anchura. Yo no soy muy buena calculadora. El río es de un azul ligeramente verde y alegra la vista cansada del terreno lleno de piedras y arenoso que se extiende ante ella.
Aquella voz íntima, de la que le he hablado a usted que oigo y que me ordena lo que debo anotar y saber, me dice que estoy viendo el valle del Jordán. Digo valle, porque se llama así el lugar donde corre el río, pero ciertamente no debería llevar tal nombre, porque un valle tiene siempre montes, y yo aquí no veo ninguno. Pero en fin estoy cerca del Jordán y el lugar árido que veo a mi derecha es el desierto de Judá.
Si damos el nombre de desierto a un lugar en donde no hay casa o trabajo de hombre, estamos en lo justo; pero no lo es según el concepto que tenemos de desierto. No hay ondulaciones de arena, como nos imaginamos que tiene un desierto. Es la tierra desnuda, cubierta de tierra y carroña como se ven los terrenos por donde va pasando un camino. En la lejanía hay colinas.
Junto al Jordán existe una gran tranquilidad, un algo muy especial y raro, como lo que suele llamar la atención en las riberas del Trasimeno. Es un sitio que parece acordarse de ángeles que volaron sobre de él y de voces celestiales. No puedo explicar exactamente lo que experimento. Pero siento que me encuentro en un lugar que habla al espíritu

LA ESCENA SE LLENA DE GENTE A LO LARGO
DE LA RIBERA DEL JORDÁN

Mientras estoy contemplando esto, veo que la escena se llena de gente a lo largo de la ribera en el Jordán. Hay muchos hombres vestidos de diversas maneras. Algunos parecen de la campiña, otros ricos y no faltan algunos que parecen fariseos por el vestido adornado de franjas y de tiras.

DE PIE, SOBRE UN PEÑASCO, HAY UN HOMBRE,
ES JUAN EL BAUTISTA

En medio de ellos, de pié sobre un peñasco, hay un hombre que, aunque es la primera vez que lo veo, al punto reconozco en él al Bautista. Habla a las multitudes y le aseguro que no es un sermón dulce. Si Jesús llamó a Santiago y a Juan "Hijos del Trueno"... ¿Qué nombre podría  dar a este vehemente orador?... Juan Bautista merece el nombre de rayo, avalancha, terremoto; es tan impetuoso y duro en el hablar y en el gesticular.

ESTÁ HABLANDO DEL MESÍAS

Está hablando del Mesías y exhortando a preparar los corazones para su venida para que extirpen de ellos todos los obstáculos y enderecen los caminos. Pero es un hablar duro, férreo. Al Precursor le falta la mano ligera de Jesús en las llagas de los corazones. Es un médico que desnuda, que rasga y corta sin piedad.

VEO A MI JESÚS

Mientras lo escucho... veo una vereda larga, que está al borde de la hilera de arbustos que la sombrean a lo largo del Jordán, ahí veo a mí Jesús. Este camino agreste, más bien vericueto que camino, parece que durante años y siglos lo hubieran recorrido para buscar un sitio en donde fuera posible vadear el río, precisamente por ser la parte menos profunda. El sendero continúa a la otra parte del río y se pierde entre el verdor de la ribera opuesta.

JESÚS VIENE SOLO

Jesús viene solo. Camina despacio, avanza a espaldas de Juan. Se acerca sin hacer ruido y escucha la voz fulmínea del Penitente del desierto, como si también Él fuese uno de tantos que se llegase a Juan para recibir el bautismo y prepararse para la venida del Mesías. En Jesús no hay nada que lo distinga de los demás. Parece uno del pueblo por el vestir, aunque señor por el porte y belleza, pero ninguna señal divina lo diferencia de los demás.

PODRÍA DECIRSE QUE JUAN SIENTE UNA EMANACIÓN
ESPIRITUAL DEL TODO DIVERSA

Podría decirse que Juan siente una emanación espiritual del todo diversa. Se vuelve y reconoce al punto al que es fuente de aquella emanación. Al punto desciende del peñasco que le servía de púlpito y veloz se dirige a Jesús, que se ha parado como a un metro de distancia del grupo apoyándose en el tronco de un árbol. Jesús y Juan se miran por un momento. Jesús con su mirada azul, que es tan dulce. Juan con sus negrísimos ojos de mirar severo, llenos de fulgor. Los dos, vistos de cerca son diferentes el uno del otro. Ambos de estatura elevada -es lo único en que se parecen- son completamente diferentes entre sí.

DESCRIPCIÓN DE JESÚS Y DE JUAN

Jesús es rubio, de larga y bien peinada cabellera. Su rostro tiene el color del marfil, ojos azules, vestido sencillo pero majestuoso. Juan es hirsuto, los cabellos negros le caen sueltos por la espalda, desiguales de tamaño. La poca barba le cubre casi todo el rostro que sin embargo no impide ver en las mejillas las oquedades que el ayuno ha dejado. Los ojos vivaces de Juan son negros y su piel está quemada por el sol, la intemperie y por la abundancia del pelaje que la cubre. Su vestido consiste en una piel de camello que lo deja casi semidesnudo, sostenida con un cinturón de cuero, le cubre el dorso bajando apenas hasta los flancos descarnados y dejando al descubierto el costado derecho, cuya piel está tostada por el viento. Parecen un salvaje y un ángel vistos de cerca.

JUAN GRITA: HE AQUÍ EL CORDERO DE DIOS.

Juan, después de haberlo mirado atentamente con su penetrante pupila grita: "He aquí al Cordero de Dios. ¿Cómo es posible que venga a mí, El que es mi Señor?" Jesús tranquilamente le responde: "Para cumplir con el rito de penitencia".
"Jamás, Señor mío. Soy yo quien debo de venir a Ti para ser santificado, y eres Tú el que vienes a mí". Jesús, que le pone la mano sobre la cabeza, pues Juan se ha inclinado ante Él, le dice: "Deja que se haga como Yo quiero, para que se cumpla toda justicia y tu rito se convierta en el principio de otro misterio mucho más alto y se avise a los hombres que la víctima está ya en el mundo".

JUAN LO MIRA CON UNOS OJOS QUE UNA LÁGRIMA
ABLANDECE

Juan lo mira con unos ojos que una lágrima ablandece y lo precede hacia la ribera, donde Jesús se quita el manto y la túnica, quedándose con una especie de calzoncillos cortos, para poder entrar en el agua en donde está ya Juan, que lo bautiza echando sobre Él, agua del río, que toma con una especie de tazón que lleva colgado a la cintura y que parece como una concha o la mitad de una calabaza seca y vacía.

JUAN LE RECONOCIÓ POR LA SEÑAL QUE
EL ESPÍRITU DE DIOS LE HABÍA DADO.

Jesús es exactamente el Cordero. Cordero en la pureza de su carne, en la modestia de su trato, en la mansedumbre de su mirar. Mientras Jesús torna a subir a la ribera, se viste y se recoge en oración. Juan lo señala a las turbas, a las que les dice que lo reconoció por la señal que el Espíritu de Dios le había dado, señal que era prueba infalible del Redentor.
Mas yo estoy entretenida en ver solo a Jesús que ora, y no me quedo con otra cosa que con esta figura de luz, recalcada sobre el verdor de la ribera.
I. 271-274
A. M. D. G. et B.V.M.

Domenica 26 genaio 2014, III Domenica delle ferie del Tempo Ordinario - Anno A


"Prendete, prendete quest’opera e ‘non sigillatela’, ma leggetela e fatela leggere"
Gesù (cap 652, volume 10), a proposito del
"Evangelo come mi è stato rivelato"
di Maria Valtorta

Domenica 26 genaio 2014, III Domenica delle ferie del Tempo Ordinario - Anno A

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 4,12-23.
Avendo intanto saputo che Giovanni era stato arrestato, Gesù si ritirò nella Galilea
e, lasciata Nazaret, venne ad abitare a Cafarnao, presso il mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali,
perché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia:
Il paese di Zàbulon e il paese di Nèftali, sulla via del mare, al di là del Giordano, Galilea delle genti;
il popolo immerso nelle tenebre ha visto una grande luce; su quelli che dimoravano in terra e ombra di morte una luce si è levata.
Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».
Mentre camminava lungo il mare di Galilea vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano la rete in mare, poiché erano pescatori.
E disse loro: «Seguitemi, vi farò pescatori di uomini».
Ed essi subito, lasciate le reti, lo seguirono.
Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello, che nella barca insieme con Zebedèo, loro padre, riassettavano le reti; e li chiamò.
Ed essi subito, lasciata la barca e il padre, lo seguirono.
Gesù andava attorno per tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe e predicando la buona novella del regno e curando ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.
Traduzione liturgica della Bibbia 



Corrispondenza nel "Evangelo come mi è stato rivelato" di Maria Valtorta : Volume 1 Capitolo 45 pagina 283.

(Nessuna corrispondenza esatta)

Gesù è solo. Cammina lentamente, venendo avanti, alle spalle di Giovanni. Si avvicina senza rumore e ascolta intanto la voce tuonante del Penitente del deserto, come se anche Gesù fosse uno dei tanti che venivano a Giovanni per farsi battezzare o per prepararsi ad essere mondi per la venuta del Messia. Nulla distingue Gesù dagli altri. Sembra un popolano nella veste, un signore nel tratto e nella bellezza, ma nessun segno divino lo distingue dalla folla. 
Però si direbbe che Giovanni senta una emanazione di spiritualità speciale. Si volge e individua subito la fonte di quell’emanazione. Scende con impeto dal masso che gli faceva da pulpito e va sveltamente verso Gesù, che si è fermato qualche metro lontano dl gruppo, appoggiandosi al fusto di un albero. 
Gesù e Giovanni si fissano un momento. Gesù col suo sguardo azzurro tanto dolce. Giovanni col suo occhio severo, nerissimo, pieno di lampi. I due, visti vicino, son l’antitesi l’uno dell’altro. Alti tutti e due -è l’unica somiglianza- sono diversissimi per tutto il resto. Gesù biondo e dai lunghi capelli ravviati, dal volto di un bianco avoriato, dagli occhi azzurri, dall’abito semplice ma maestoso. Giovanni irsuto, nero di capelli che ricadono lisci sulle spalle, lisci e disuguali in lunghezza, nero dalla barba rada che gli copre quasi tutto il volto non impedendo col suo velo di permettere di notare le guance scavate dal digiuno, nero negli occhi febbrili, scuro nella pelle abbronzata dal sole e dalle intemperie e per la folta peluria che lo copre, seminudo nella sua veste di pelo di cammello, tenuta alla vita da una cinghia di pelle e che gli copre il torso scendendo appena sotto i fianchi magri e lasciando scoperte le coste a destra, le coste sulle quali è, unico strato di tessuti, la pelle conciata dall’aria. Sembrano un selvaggio e un angelo visti vicini. 
Giovanni, dopo averlo scrutato col suo occhio penetrante esclama: “Ecco l’Agnello di Dio. Come è che a me viene il mio Signore?” 
Gesù risponde placido: “Per compiere il rito di penitenza.” 
“Mai, mio Signore. Io sono che devo venire a Te per essere santificato, e Tu vieni a me?” 
E Gesù, mettendogli una mano sul capo, perché Giovanni s’era curvato davanti a Gesù, risponde: “Lascia che si faccia come voglio, perché si compia ogni giustizia e il tuo rito divenga inizio ad un più alto mistero e sia annunciato agli uomini che la Vittima è nel mondo.” 
Giovanni lo guarda con occhio che una lacrima fa dolce e lo precede verso la riva, dove Gesù si leva il manto e la tunica, rimanendo con una specie di corti calzoncini, per poi scendere nell’acqua dove è già Giovanni, che lo battezza versandogli sul capo l’acqua del fiume, presa con una specie di tazza che il Battista tiene sospesa alla cintola e che mi pare una conchiglia o una mezza zucca essiccata e svuotata. 
Gesù è proprio l’Agnello. Agnello nel candore della carne, nella modestia del tratto, nella mitezza dello sguardo. 
Mentre Gesù risale la riva e dopo essersi vestito si raccoglie in preghiera, Giovanni lo addita alle turbe, testimoniando di averlo conosciuto per il segno che lo Spirito di Dio gli aveva indicato quale indicazione infallibile del Redentore. 
Ma io sono polarizzata nel guardare Gesù che prega, e non mi resta che questa figura di luce contro il verde della sponda. 


Dice Gesù: 
“Giovanni non aveva bisogno del segno per se stesso. Il suo spirito, presantificato sin dal ventre di sua madre, era possessore di quella vista di intelligenza soprannaturale che sarebbe stata di tutti gli uomini senza la colpa di Adamo. 

Se l’uomo fosse rimasto in grazia, in innocenza, in fedeltà col suo Creatore, avrebbe visto Dio attraverso le apparenze esterne. Nella Genesi è detto che il Signore Iddio parlava familiarmente con l’uomo innocente e che l’uomo non tramortiva a quella voce, non si ingannava nel discernerla. Così era la sorte dell’uomo: vedere e capire Iddio proprio come un figlio fa col genitore. Poi è venuta la colpa e l’uomo non ha più osato guardare Dio, non ha più saputo vedere e comprendere Iddio. E sempre meno lo sa. 

Ma Giovanni, il mio cugino Giovanni, era stato mondato dalla Colpa quando la Piena di Grazia s’era curvata amorosa ad abbracciare la già sterile ed allora feconda Elisabetta. Il fanciullino nel suo seno era balzato di giubilo, sentendo cadere la scaglia della colpa dalla sua anima come crosta che cade da una piaga che guarisce. Lo Spirito Santo, che aveva fatto di Maria la madre del Salvatore, iniziò la sua opera di salvazione, attraverso Maria, Vivo Ciborio della Salvezza Incarnata, su questo nascituro destinato ad essere a Me unito non tanto pel sangue, quanto per la missione che fece di noi come le labbra che formano la parola. Giovanni le labbra, Io la Parola. Egli il Precursore nell’Evangelo e nella sorte di martirio. Io, Colui che perfeziona della mia divina perfezione l’Evangelo iniziato da Giovanni ed il martirio per la difesa della Legge di Dio. 

Giovanni non aveva bisogno di nessun segno. Ma alla ottusità degli altri il segno era necessario. Su cosa avrebbe fondato Giovanni la sua asserzione, se non su una prova innegabile che gli occhi di tardi e le orecchie dei pesanti avessero percepita? 
Io pure non avevo bisogno di battesimo. Ma la sapienza del Signore aveva giudicato esser quello l’attimo e il modo dell’incontro. E traendo Giovanni dal suo speco nel deserto a me dalla mia casa, ci unì in quell’ora per aprire su Me il Cieli e farne scendere Se Stesso, Colomba Divina, su colui che avrebbe battezzato gli uomini con tal Colomba, e farne scendere l’annuncio, ancor più potente di quello angelico perché dal Padre mio: “Ecco il mio Figlio diletto col quale mi sono compiaciuto”. Perché gli uomini non avessero scuse o dubbi nel seguirmi e nel non seguirmi. 

Le manifestazioni del Cristo sono state molte. La prima, dopo la Nascita, fu quella dei Magi, la seconda nel tempio, la terza sulle rive del Giordano. Poi vennero le infinite altre che ti farò conoscere, poiché i miei miracoli sono manifestazioni della mia natura divina, sino alle ultime della Risurrezione e Ascensione al Cielo. 

La mia patria fu piena delle mie manifestazioni. Come seme gettato ai quattro punti cardinali, esse avvennero in ogni strato e luogo della vita: ai pastori, ai potenti, ai dotti, agli increduli, ai peccatori, ai sacerdoti, ai dominatori, ai bambini, ai soldati, agli ebrei, ai gentili. Anche ora esse si ripetono. Ma, come allora. il mondo non le accoglie. Anzi non accoglie le attuali e dimentica le passate. Ebbene, Io non desisto. Io mi ripeto per salvarvi. per portarvi alla fede in Me. 

Sai, Maria, quello che fai? Quello che faccio, anzi, nel mostrarti il Vangelo? Un tentativo più forte di portare gli uomini a Me. Tu lo hai desiderato con preghiere ardenti. Non mi limito più alla parola. Li stanca e li stacca. E’ una colpa, ma è così. Ricorro alla visione, e del mio Vangelo, e la spiego per renderla più chiara e attraente. 
A te do il conforto del vedere. A tutti do il modo di desiderare di conoscermi. E se ancora non servirà, e come crudeli bambini getteranno il dono senza capirne il valore, a te resterà il mio dono e ad essi il mio sdegno. Potrò ancora una volta fare l’antico rimprovero: “Abbiamo suonato e non avete danzato; abbiamo intonato lamenti e non avete pianto”. 
Ma non importa. Lasciamo che essi, gli inconvertibili, accumulino sul loro capo i carboni ardenti, e volgiamoci alle pecorelle che cercano di conoscere il Pastore. Io son quello, e tu sei la verga che le conduci a Me.” 
Estratto di "l'Evangelo come mi è stato rivelato" di Maria Valtorta ©Centro Editoriale Valtortiano http://www.mariavaltorta.com/

venerdì 24 gennaio 2014

POESIA di San Bruno


Da un'opera scritta nel 1515: “Vita Beati Brunonis primi institutoris Ordinis Cartusiensis”.

Vi offro, tradotto dal latino, il testo, che appare sublime ma semplice, poiché nell’XI secolo si conoscevano e si veniva attratti dagli autori greco-latini, ma si era ben lontani dal concepire testi classicheggianti e raffinati tipici del Rinascimento.

Dio creò tutti i mortali
per godere della loro gentile compagnia.

Chi sempre a Dio i suoi pensieri invia
sfugge felice ai peggiori mali.

Beato quello che errori sì fatali
piange con pena notte e dì
perché infausta e pazza fantasia
è non pensare che vi sian pene infernali.

Chè se è di fede il morire e l’inferno
chi è così pazzo, chi così sventurato
da non temere il morire e condannarsi?

Se l’uomo deve morir e non è eterno,
viva per vivere, chè il suo bene è misurato
solo in salvarsi o non salvarsi.

Analisi del testo

Iddio  ha creato tutti i mortali nella luce, affinché mediante i loro meriti possano conseguire le supreme gioie del Cielo. Felice di certo è colui che incessantemente tiene la mente rivolta lassù, e, vigilante, si guarda da ogni male! Ma felice altresì chi si pente del peccato commesso, e chi sovente suol piangere la propria colpa. 

Purtroppo gli uomini vivono come se la morte non seguisse la vita, e come se l’inferno fosse una favola vana, Mentre l’esperienza insegna che ogni vita si dissolve con la morte, e la divina Scrittura attesta le pene dell’Erebo! 
Vive del tutto infelice e da insensato chi tali pene non teme; morto, ne patirà l’ardente rogo. I mortali tutti cerchino pertanto di vivere in maniera da non temere la palude dell’inferno.