giovedì 3 ottobre 2024

Storie di colpe sempre nuove... e... pronta guarigione / perdono




L’immagine cristiana dell’uomo

di Joseph Ratzinger / Benedetto XVI

L’atmosfera che dopo il Vaticano II si diffuse ampiamente nella cristianità cattolica fu inizialmente concepita in modo unilaterale come demolizione dei muri, come “abbattimento dei bastioni”, cosicché in alcuni ambienti si temette addirittura la fine del cattolicesimo, ovvero la si attese con gioia.

La ferma determinazione di Paolo VI e l’altrettanto chiara, ma gioiosamente aperta, determinazione di Giovanni Paolo II poterono nuovamente assicurare alla Chiesa – umanamente parlando – il suo proprio spazio nella storia successiva. Quando Giovanni Paolo II, che proveniva da un Paese dominato dal marxismo, venne eletto papa, vi furono certamente ambienti che credettero che un papa che proveniva da un Paese socialista dovesse necessariamente essere un papa socialista e perciò che avrebbe portato la conciliazione nel mondo come “reductio ad unum” di cristianesimo e marxismo. Tutta la stoltezza di questa posizione divenne peraltro ben presto evidente non appena si vide che proprio un papa che proveniva da un mondo socialista conosceva perfettamente l’ingiustizia di esso e potè così contribuire alla svolta sorprendente che si ebbe nel 1989 con la fine del governo marxista in Russia.

Tuttavia diviene sempre più evidente che il tramonto dei regimi marxisti è lungi dall’aver significato la vittoria spirituale del cristianesimo. La mondanità radicale si rivela invece sempre più essere l’autentica visione dominante che sottrae vieppiù al cristianesimo lo spazio per vivere.

Sin dall’inizio la modernità comincia con l’appello alla libertà dell’uomo: sin dall’accentuazione da parte di Lutero della libertà del cristiano e sin dall’umanesimo di Erasmo da Rotterdam. Ma solo nel momento storico sconvolto da due guerre mondiali, con il marxismo e il liberalismo che andavano drammaticamente estremizzandosi, si misero in moto due nuovi movimenti che condussero l’idea di libertà a un radicalismo prima di allora inimmaginabile.

Infatti, ormai si nega che l’uomo, quale essere libero, sia in qualche modo legato ad una natura che determini lo spazio della sua libertà. L’uomo ormai non ha più una natura ma “fa” sé stesso. Non esiste più una natura dell’uomo: è egli stesso a decidere cosa egli sia, maschio o femmina. È l’uomo stesso a produrre l’uomo e a decidere così sul destino di un essere che non proviene più dalle mani di un Dio creatore, ma dal laboratorio delle invenzioni umane. L’abolizione del Creatore come abolizione dell’uomo diviene dunque l’autentica minaccia per la fede. Questo è il grande compito che oggi si presenta alla teologia. Essa lo potrà assolvere solo se l’esempio di vita dei cristiani sarà più forte della potenza delle negazioni che ci circondano e che promettono una falsa libertà.

La consapevolezza dell’impossibilità di risolvere a livello puramente teorico un problema di quest’ordine di grandezza non ci dispensa certo dal cercare di prospettarne una soluzione anche a livello di pensiero.

Natura e libertà sembrano in un primo momento contrapporsi in modo inconciliabile: e tuttavia la natura dell’uomo è pensata, cioè è creazione, e come tale non è semplicemente realtà priva di spirito, ma porta essa stessa il “Logos” in sé. I Padri – in particolare Atanasio di Alessandria – hanno concepito la creazione come coesistenza di “sapientia” increata e “sapientia” creata. Qui tocchiamo il mistero di Gesù Cristo, che unisce in sé sapienza creata e increata e, come sapienza incarnata, ci chiama a essere insieme con lui.

In questo modo, però, la natura – che è data all’uomo – diviene una cosa sola con la storia di libertà dell’uomo e porta in sé due momenti fondamentali.

Da un lato ci viene detto che l’essere umano, l’uomo Adamo, ha cominciato male la storia fin dall’inizio, cosicché all’essere uomo, all’umanità di ognuno la storia dà ora in dote un dato originario sbagliato. Il “peccato originale” significa che ogni singola azione è immessa in anticipo su una traccia sbagliata.

A ciò si aggiunge però la figura di Gesù Cristo, del nuovo Adamo, che ha pagato in anticipo il riscatto per tutti noi, ponendo così un nuovo inizio nella storia. Questo significa che la “natura” dell’uomo per un verso è malata, bisognosa di correzione (“spoliata et vulnerata”). Questo la pone in contrasto con lo spirito, con la libertà, come di continuo sperimentiamo. Ma in termini generali essa é anche già redenta. E questo in un duplice senso: perché in generale già é stato fatto abbastanza per tutti i peccati e perché al contempo questa correzione può sempre essere ridonata a ognuno nel sacramento del perdono. 

*Da un lato, la storia dell’uomo è storia di colpe sempre nuove,  *dall’altro è sempre di nuovo pronta la guarigione. L’uomo è un essere che ha bisogno di guarigione, di perdono. *Fa parte del nocciolo dell’immagine cristiana dell’uomo che questo perdono ci sia come realtà e non solamente come un bel sogno. *Qui trova la sua giusta collocazione la dottrina dei sacramenti. Diviene chiara la necessità del Battesimo e della Penitenza, dell’Eucaristia e del Sacerdozio, come anche del sacramento del Matrimonio.

A partire da qui può essere allora affrontata concretamente la questione dell’immagine cristiana dell’uomo. È importante innanzitutto la constatazione espressa da san Francesco di Sales: non esiste “la” immagine cristiana dell’uomo, ma molte possibilità e strade nelle quali si presenta l’immagine dell’uomo: da Pietro a Paolo, da Francesco a Tommaso d’Aquino, da fratel Corrado al cardinale Newman, e così via. Dove è innegabilmente presente un certo accento che parla in favore di una predilezione per i “piccoli”.

Naturalmente sarebbe da considerare in questo contesto anche l’interazione fra “Torah” e Discorso della Montagna, sulla quale ho detto qualcosa nel mio libro su Gesù.

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(s.m.) Il libro al quale Ratzinger rimanda in queste ultime due righe è il primo volume della sua trilogia suGesù di Nazaret”, pubblicato nella primavera del 2007.

Nel capitolo quarto del libro, dedicato al Discorso della Montagna, Gesù appare come il « nuovo Mosè » che porta a compimento la “Torah”, la legge. Le Beatitudini sono i punti cardine della nuova legge e, al tempo stesso, un autoritratto di Gesù. La legge è lui stesso: « È questo il punto che esige una decisione e perciò è il punto che conduce alla croce e alla risurrezione ».

In questo stesso capitolo, ben quindici pagine sono dedicate a un confronto col rabbino americano Jacob Neusner, il quale in un suo precedente libro del 1993 immaginava di essere stato anche lui tra gli uditori del Discorso della Montagna, ma di non aver creduto in Gesù, restando fedele a quello che egli chiamava “l’Israele eterno”.

Neusner commentò il libro di Benedetto XVI sul “Jerusalem Post” del 29 maggio 2007. In un “ragionare col papa” che resta tuttora uno dei momenti più alti del dialogo tra ebrei e cristiani.

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Sandro Magister è stato firma storica del settimanale L’Espresso.
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martedì 1 ottobre 2024

SAN GERARDO (6-4-1726--- 16-10-1755)

 


Gerardo Maiella (Muro Lucano6 aprile 1726 – Materdomini16 ottobre 1755) è stato un religioso italiano della Congregazione del Santissimo Redentore. Beatificato da papa Leone XIII nel 1893, è stato canonizzato da papa Pio X nel 1904.

Figlio di un modesto sarto di nome Domenico originario di Baragiano e di una donna del popolo di nome Benedetta Galella, Gerardo Maiella nacque a Muro Lucano (PZ) nel 1726. Dopo la prematura morte del padre entrò al servizio del vescovo di Lacedonia Claudio Albini. Morto questo prelato, Gerardo, che già avvertiva da molto tempo la chiamata del Signore alla vita religiosa, cercò invano di essere ammesso tra i frati cappuccini della sua città natale, non riuscendoci a causa della sua salute cagionevole.

Nel 1748 ebbe modo di conoscere un gruppo di sacerdoti redentoristi impegnati in una missione popolare nella sua Muro e, contro il parere della madre, si unì alla nuova famiglia religiosa. Scappato di casa grazie all'aiuto di un lenzuolo usato a mo' di fune per calarsi dalla finestra e lasciato un biglietto alla madre nel quale aveva scritto "mamma, perdonami, vado a farmi santo", Gerardo si unì alla compagnia dei missionari redentoristi dai quali, solo dopo molte insistenze, fu accettato.[1] Successivamente conobbe a Deliceto anche Domenico Blasucci, con cui ebbe un rapporto di amicizia.[2]

Lavoratore instancabile, nonostante la sua fragilissima salute che, dapprincipio, aveva reso i superiori restii ad ammetterlo nella Congregazione, Gerardo si contraddistinse sempre per il suo spirito di penitenza e per una giocondità d'animo non comuni. Il 16 luglio 1752, festa del Santissimo Redentore, pronunciò i voti solenni nella Congregazione Redentorista fondata da Sant'Alfonso Maria de' Liguori nel 1732: nei conventi dove fu destinato si dedicò alle mansioni più umili senza trascurare la preghiera e la penitenza. I fedeli lo ricordano dotato del dono dei miracoli; nella sua breve esistenza i fatti prodigiosi raccontati e legati alla sua persona furono tanti e tali da meritargli in vita la fama di taumaturgo. Tra i tanti presunti miracoli si raccontano estasibilocazioni, scrutazione dei cuori, moltiplicazione dei viveri e guarigioni.

Fra i tanti ricordati dalla tradizione ne citiamo alcuni. Anzitutto il miracolo del mare avvenuto a Napoli: in località Pietra del pesce una folla urlante assisteva agli inutili sforzi di alcuni marinai che, nel mare in tempesta, cercavano inutilmente di salvarsi. Accorso Gerardo sul luogo, subito, fattosi il segno della croce, iniziò a camminare sul mare e, afferrata la barca «con due ditelle», come raccontava ingenuamente lui a Materdomini ai confratelli, come se la cosa fosse normale, la trascinò a riva. Un altro miracolo degno di nota è quello relativo alla moltiplicazione delle derrate in occasione della carestia del 1754. In quell'inverno a Caposele molti erano coloro che, costretti dalla penuria di alimenti, bussavano alla porta del collegio redentorista. Gerardo, per sfamare tutti, vuotò letteralmente le dispense che, miracolosamente, si riempivano di pane e di ogni ben di Dio.[3]

Amico dei poveri e dei contadini, Gerardo, che negli ultimi anni faceva il questuante, riscosse negli ambienti popolari un'ammirazione straordinaria. Si narra, infatti, che quando passava di paese in paese, ali di folla lo aspettavano sui margini delle strade per avere la sua benedizione o per vedere soltanto questo umile fraticello che, sempre col sorriso, si sforzava di salutare tutti. Ricchi, poveri, nobili, borghesi, umili facevano a gara per poterlo ospitare e godere della sua presenza. Era conosciuto come "Il padre dei poveri" - così lo chiamavano - "l'Angelo" e "L'Apostolo della Valle del Sele", che ancora oggi si gloria di custodire i suoi resti mortali nel Santuario eretto sulla sua tomba in Materdomini. Gerardo conservò sempre la sua encomiabile umiltà e la fede nell'obbedienza alla volontà di Dio manifestata dai suoi superiori.

Il suo animo umile brillò particolarmente nell'episodio della calunnia. Il fatto si verificò nel 1754: accusato ingiustamente da una certa Nerea Caggiano di avere avuto una relazione con lei, Gerardo non replicò e rimase in silenzio per un mese, subendo pazientemente le gravi sanzioni dei suoi superiori; finalmente la Caggiano, pentita, confessò di aver detto il falso, scagionandolo[4]. Lo stesso Sant'Alfonso in quella occasione ne lodò l'ammirevole pazienza mostrata nella triste vicenda. "La fede mi è vita e la vita mi è fede" e "volontà di Dio in cielo, volontà di Dio in terra", soleva dire e, soprattutto, osservare.

Gerardo Maiella oggi è universalmente invocato come protettore delle donne incinte. La leggenda narra che poco prima di morire aveva fatto finta di dimenticare, a Oliveto Citra, un suo fazzoletto presso la casa di una famiglia che l'ospitava. Una bambina, allora, gli corse dietro per restituirglielo, ma Gerardo le disse di tenerlo perché un giorno le sarebbe servito. Passati alcuni anni - Gerardo era già morto - la bambina, diventata sposa, gridava per le doglie del parto. I medici la davano per spacciata. Giunta quasi in fin di vita, si ricordò del fazzoletto di fratel Gerardo e volle che glielo posassero aperto sulla pancia. Appena ricevutolo, i dolori cessarono e la donna diede alla luce senza alcuna difficoltà il suo primo figlio.

Morì di tisi nel convento redentorista di Materdomini di Caposele all'età di 29 anni, il 16 ottobre 1755, dopo un breve periodo trascorso a letto durante il quale, si dice, non mancarono i fatti prodigiosi. Sempre secondo la leggenda la mattina dopo la morte del Santo, il fratello laico incaricato di suonare la campana a morto per dare l'annuncio funebre, fu preso da una forza misteriosa nelle braccia le quali, sottratte alla sua volontà, suonarono a festa le campane, dando così l'annuncio gioioso della nascita al cielo di Gerardo. La chiesetta dove il suo corpo venne esposto fu subito presa d'assalto da una moltitudine di gente venuta dalla vicina Caposele e anche da lontano, avvertita quest'ultima della morte del Santo.




lunedì 30 settembre 2024

PARLA SAN MICHELE ARCANGELO

 

....Figli, apparenti trattati che in questo momento aspirano alla pace, non contengono vere intenzioni.
Svegliatevi, figli del Nostro Re e Signore Gesù Cristo, svegliatevi, la pace è lontana!

VOI CHE AMATE IL NOSTRO RE E SIGNORE GESÙ CRISTO, SIATE
FACILITATORI DELLA PACE E QUALI FIGLI DELLA NOSTRA REGINA E MADRE, SIATE TESTIMONI DELL’AMORE CHE AVETE IN VOI.

C’è “un’etichetta spirituale”, che definisce in quale modo opera ed agisce colui che è un vero figlio del Nostro Re e Signore Gesù Cristo: la pazienza è una benedizione, l’umiltà è un requisito.

Pregate figli del Nostro Re e Signore Gesù Cristo, pregate per il Canada, pregate per i miei figli della Palestina e della Cina, pregate per l’India, si trovano in pericolo: la persecuzione religiosa avrà luogo a un ritmo allarmante.

Pregate figli del Nostro Re e Signore Gesù Cristo, pregate, la terra
tremerà nella maggior parte dei paesi.

Pregate figli del Nostro Re e Signore Gesù Cristo, il Corpo
Mistico della Chiesa patirà.

Pregate figli del Nostro Re e Signore Gesù Cristo, pregate, il
Governo Mondiale prenderà il controllo definitivo sull’umanità.

Figli, l’umanità vedrà cadere fuoco dal cielo, fortificate la Fede, perché possiate riuscire a discernere.

In questo mese, dedicato a noi, difensori del Trono Paterno e vostri protettori, vi
benedico in modo speciale.

San Michele Arcangelo

AVE MARIA PURISSIMA, CONCEPITA SENZA PECCATO
AVE MARIA PURISSIMA, CONCEPITA SENZA PECCATO
AVE MARIA PURISSIMA, CONCEPITA SENZA PECCATO

venerdì 27 settembre 2024

MARIA ROSA MISTICA, MATER ECCLESIAE


Oh Maria, Rosa Mistica del Paradiso aiutaci in questo doloroso esilio. 

Benedicici col Tuo Amore Materno. Donaci la forza di portare la Croce. Liberaci dal Maligno. Dona la pace al mondo. 

Oh Celeste Tesoriera aiutaci a fare penitenza ed espiare i nostri e altrui peccati. 

Infiammaci col Tuo Santo Cuore sormontato dalle Tre Gloriose Rose d'Amore. Soccorrici Regina e Madre della Vera Chiesa. È Tempo. Amen. SHALOM".

AVE MARIA PURISSIMA!