martedì 20 agosto 2024

ORDINAZIONE SACERDOTALE da riservarsi soltanto agli uomini...

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LETTERA APOSTOLICA DI GIOVANNI PAOLO II

" ORDINATIO SACERDOTALIS "

AI VESCOVI DELLA CHIESA CATTOLICA
SULL'ORDINAZIONE SACERDOTALE
DA RISERVARSI SOLTANTO AGLI UOMINI

 

Venerabili Fratelli nell'Episcopato!

1. L'ordinazione sacerdotale, mediante la quale si trasmette l'ufficio che Cristo ha affidato ai suoi Apostoli di insegnare, santificare e governare i fedeli, è stata nella Chiesa cattolica sin dall'inizio sempre esclusivamente riservata agli uomini. Tale tradizione è stata fedelmente mantenuta anche dalle Chiese Orientali.

Quando sorse la questione dell'ordinazione delle donne presso la Comunione Anglicana, il Sommo Pontefice Paolo VI, in nome della sua fedeltà all'ufficio di custodire la Tradizione apostolica, ed anche allo scopo di rimuovere un nuovo ostacolo posto sul cammino verso l'unità dei cristiani, ebbe cura di ricordare ai fratelli anglicani quale fosse la posizione della Chiesa cattolica: «Essa sostiene che non è ammissibile ordinare donne al sacerdozio, per ragioni veramente fondamentali. Queste ragioni comprendono: l'esempio, registrato nelle Sacre Scritture, di Cristo che scelse i suoi Apostoli soltanto tra gli uomini; la pratica costante della Chiesa, che ha imitato Cristo nello scegliere soltanto degli uomini; e il suo vivente magistero, che ha coerentemente stabilito che l'esclusione delle donne dal sacerdozio è in armonia con il piano di Dio per la sua Chiesa» [1]. Ma poiché anche tra teologi ed in taluni ambienti cattolici la questione era stata posta in discussione, Paolo VI diede mandato alla Congregazione per la Dottrina della Fede di esporre ed illustrare in proposito la dottrina della Chiesa. Ciò fu eseguito con la Dichiarazione Inter Insigniores, che il Sommo Pontefice approvò e ordinò di pubblicare [2].

2. La Dichiarazione riprende e spiega le ragioni fondamentali di tale dottrina, esposte da Paolo VI, concludendo che la Chiesa «non si riconosce l'autorità di ammettere le donne all'ordinazione sacerdotale» [3]. A queste ragioni fondamentali il medesimo documento aggiunge altre ragioni teologiche che illustrano la convenienza di tale disposizione divina, e mostra chiaramente come il modo di agire di Cristo non fosse guidato da motivi sociologici o culturali propri del suo tempo. Come successivamente precisò il Papa Paolo VI, «la ragione vera è che Cristo, dando alla Chiesa la sua fondamentale costituzione, la sua antropologia teologica, seguita poi sempre dalla Tradizione della Chiesa stessa, ha stabilito così» [4]. Nella Lettera Apostolica Mulieris dignitatem, io stesso ho scritto a questo proposito: «Chiamando solo uomini come suoi apostoli, Cristo ha agito in un modo del tutto libero e sovrano. Ciò ha fatto con la stessa libertà con cui, in tutto il suo comportamento, ha messo in rilievo la dignità e la vocazione della donna, senza conformarsi al costume prevalente e alla tradizione sancita anche dalla legislazione del tempo» [5].

Infatti i Vangeli e gli Atti degli Apostoli attestano che questa chiamata è stata fatta secondo l'eterno disegno di Dio: Cristo ha scelto quelli che egli ha voluto [6], e lo ha fatto in unione col Padre, «nello Spirito Santo» [7], dopo aver passato la notte in preghiera [8]. Pertanto, nell'ammissione al sacerdozio ministeriale [9], la Chiesa ha sempre riconosciuto come norma perenne il modo di agire del suo Signore nella scelta dei dodici uomini che Egli ha posto a fondamento della sua Chiesa [10]. Essi, in realtà, non hanno ricevuto solamente una funzione, che in seguito avrebbe potuto essere esercitata da qualunque membro della Chiesa, ma sono stati specialmente ed intimamente associati alla missione dello stesso Verbo incarnato [11]. Gli Apostoli hanno fatto lo stesso quando hanno scelto i collaboratori [12] che sarebbero ad essi succeduti nel ministero [13]. In tale scelta erano inclusi anche coloro che, attraverso i tempi della Chiesa, avrebbero proseguito la missione degli Apostoli di rappresentare Cristo Signore e Redentore [14].

3. D'altronde, il fatto che Maria Santissima, Madre di Dio e della Chiesa, non abbia ricevuto la missione propria degli Apostoli né il sacerdozio ministeriale mostra chiaramente che la non ammissione delle donne all'ordinazione sacerdotale non può significare una loro minore dignità né una discriminazione nei loro confronti, ma l'osservanza fedele di un disegno da attribuire alla sapienza del Signore dell'universo.

La presenza e il ruolo della donna nella vita e nella missione della Chiesa, pur non essendo legati al sacerdozio ministeriale, restano comunque assolutamente necessari e insostituibili. Come è stato rilevato dalla stessa Dichiarazione Inter Insigniores, «la Santa Madre Chiesa auspica che le donne cristiane prendano pienamente coscienza della grandezza della loro missione: il loro ruolo sarà oggigiorno determinante sia per il rinnovamento e l'umanizzazione della società, sia per la riscoperta, tra i credenti, del vero volto della Chiesa» [15]. Il Nuovo Testamento e tutta la storia della Chiesa mostrano ampiamente la presenza nella Chiesa di donne, vere discepole e testimoni di Cristo nella famiglia e nella professione civile, oltre che nella consacrazione totale al servizio di Dio e del Vangelo. «La Chiesa, infatti, difendendo la dignità della donna e la sua vocazione, ha espresso onore e gratitudine per quelle che, fedeli al Vangelo, in ogni tempo hanno partecipato alla missione apostolica di tutto il popolo di Dio. Si tratta di sante martiri, di vergini, di madri di famiglia, che coraggiosamente hanno testimoniato la loro fede ed educando i propri figli nello spirito del Vangelo hanno trasmesso la fede e la tradizione della Chiesa» [16].

D'altra Parte è alla santità dei fedeli che è totalmente ordinata la struttura gerarchica della Chiesa. Perciò, ricorda la Dichiarazione Inter Insigniores, «il solo carisma superiore, che si può e si deve desiderare, è la carità [17]. I più grandi nel Regno dei cieli non sono i ministri, ma i santi» [18].

4. Benché la dottrina circa l'ordinazione sacerdotale da riservarsi soltanto agli uomini sia conservata dalla costante e universale Tradizione della Chiesa e sia insegnata con fermezza dal Magistero nei documenti più recenti, tuttavia nel nostro tempo in diversi luoghi la si ritiene discutibile, o anche si attribuisce alla decisione della Chiesa di non ammettere le donne a tale ordinazione un valore meramente disciplinare.

Pertanto, al fine di togliere ogni dubbio su di una questione di grande importanza, che attiene alla stessa divina costituzione della Chiesa, in virtù del mio ministero di confermare i fratelli [19], dichiaro che la Chiesa non ha in alcun modo la facoltà di conferire alle donne l'ordinazione sacerdotale e che questa sentenza deve essere tenuta in modo definitivo da tutti i fedeli della Chiesa.

Invocando su di voi, venerabili Fratelli, e sull'intero popolo cristiano il costante aiuto divino, a tutti imparto l'Apostolica Benedizione.

Dal Vaticano, il 22 maggio, Solennità di Pentecoste, dell'anno 1994, sedicesimo di Pontificato.

  IOANNES  PAULUS PP. II


[1cfr. Paolo VIRescritto alla lettera di Sua Grazia il Rev.mo Dott. F. D. Coggan, Arcivescovo di Canterbury, sul ministero sacerdotale delle donne, 30 novembre 1975: AAS 68 (1976), 599-600.

[2cfr. Congregazione per la Dottrina della Fede, Dichiarazione Inter Insignores circa la questione dell'ammissione delle donne al sacerdozio ministeriale, 15 ottobre 1976: AAS 69 (1977), 98-116.

[3Ibid. 100

[4Paolo VI, Il ruolo della donna nel disegno della salvezza, 30 gennaio 1977: Insegnamenti di Paolo VI, vol. XV, 1977, 111; cfr. anche Giovanni Paolo II Christifideles Laici, 30 dicembre 1988, n. 51: AAS 81 (1989), 393-521; Catechismo della Chiesa cattolica, n. 1577.

[5Giovanni Paolo II, Mulieris Dignitatem, 15 agosto 1988, n. 26: AAS 80 (1988), 1715.

[6cfr. Mc 3,13-14; Gv 6,70.

[7At 1, 2.

[8cfr. Lc 6, 12.

[9cfr. Lumen Gentium, n. 28; Presbyterorum Ordinis, n. 2b.

[10] cfr. Ap 21, 14.

[11] cfr. Mt 10,1.7-8; 28,16-20; Mc 3, 13-16; 16, 14-15.

[12cfr. 1 Tm 3, 1-13; 2 Tm 1, 6; Tt 1, 5-9.

[13] cfr. Catechismo della Chiesa cattolica, n. 1577.

[14cfr.Lumen Gentium, n. 20 e n. 21.

[15] Congregazione per la Dottrina della Fede, Dichiarazione Inter Insigniores, VI: AAS 69 (1977) 115-116.

 [16] Giovanni Paolo II, Mulieris Dignitatem, n. 27: AAS 80 (1988), 1719.

[17] cfr. 1 Cor 12-13.

[18] Congregazione per la Dottrina della Fede, Dichiarazione Inter Insigniores, VI: AAS 69 (1977) 115.

[19] cfr. Lc 22, 32.

© Copyright 1994 - Libreria Editrice Vaticana

AMDG et D.V.MARIAE

lunedì 19 agosto 2024

“Maria Giglio della Trinità”: Domini Sacrarium, Nobile Triclinium et Complementum SS. Trinitatis!: TRIBUTO COTIDIANO A LA INMACULADA VIRGEN MARIA (2)

“Maria Giglio della Trinità”: Domini Sacrarium, Nobile Triclinium et Complementum SS. Trinitatis!: TRIBUTO COTIDIANO A LA INMACULADA VIRGEN MARIA (2): TRIBUTO COTIDIANO A LA INMACULADA VIRGEN MARIA / 
S. MISA y LOS SANTOS ...

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La S. MISA según los santos
El santo cura de Ars, San Juan María Vianney:

“Si conociéramos el valor de la Santa Misa nos moriríamos de alegría”.
"Sí supiéramos el valor del Santo Sacrificio de la S. Misa, qué esfuerzo tan grande haríamos por asistir a ella".
"Qué feliz es ese Ángel de la Guarda que acompaña al alma cuando va a Misa".


"La S. Misa es la devoción de los Santos".

San Anselmo: “Una sola Misa ofrecida y oída en vida con devoción, por el bien propio, puede valer más que mil misas celebradas por la misma intención, después de la muerte.”Santo Tomás de Aquino: "La celebración de la Santa Misa tiene tanto valor como la muerte de Jesús en la Cruz".
El Serafico Padre San Francisco de Asís: "El hombre debería temblar, el mundo debería vibrar, el Cielo entero debería conmoverse profundamente cuando el Hijo de Dios aparece sobre el altar en las manos del sacerdote".Santa Teresa de Jesús: "Sin la Santa Misa, ¿que sería de nosotros? Todos aquí abajo pereceríamos ya que únicamente eso puede detener el brazo de Dios. Sin ella, ciertamente que la Iglesia no duraría y el mundo estaría perdido sin remedio".
En cierta ocasión, Santa Teresa se sentía inundada de la bondad de Dios. Entonces le hizo esta pregunta a Nuestro Señor: <<Señor mío, “¿Cómo Os podré agradecer?”>>  Nuestro Señor le contestó: “ASISTID A UNA SANTA MISA”.
San Alfonso María de Ligorio: "El mismo Dios no puede hacer una acción más sagrada y más grande que la celebración de una Santa Misa".San  Pío de Pieltrecina:  "Sería más fácil que el mundo sobreviviera sin el sol, que sin la Santa Misa".
“La S. Misa es infinita como Jesús... pregúntenle a un Angel lo que es la Misa, y El les contestará, en verdad yo entiendo lo que es y por qué se ofrece, mas sin embargo, no puedo entender cuánto valor tiene. Un Angel, mil Angeles, todo el Cielo, saben esto y piensan así".
San Lorenzo Just.: "Nunca lengua humana puede enumerar los favores que se correlacionan al Sacrificio de la Santa Misa. El pecador se reconcilia con Dios; el hombre justo se hace aún más recto; los pecados son borrados; los vicios eliminados; la virtud y el mérito crecen, y las estratagemas del demonio son frustradas”.San Leonardo de Port Maurice: "Oh gente engañada, qué están haciendo? Por qué no se apresuran a las Iglesias a oír tantas Misas como puedan? Por qué no imitan a los ángeles, quienes cuando se celebra una Misa, bajan en escuadrones o batallόnes desde el Paraíso y se estacionan alrededor de nuestros altares en adoración, para interceder por nosotros?".
"Yo creo que sí no existiera la Misa, el mundo ya se hubiera hundido en el abismo, por el peso de su iniquidad. La Misa es el soporte poderoso que lo sostiene ".
“Una Misa antes de la muerte puede ser más provechosa que muchas después de ella…”
San Felipe Neri: "Con oraciones pedimos gracia a Dios; en la Santa Misa comprometemos a Dios a que nos las conceda ".
San Pedro Julián Eymard: "Sepan, oh Cristianos, que la Santa Misa es el acto de religión más sagrado. No pueden hacer otra cosa para glorificar más a Dios, ni para mayor provecho de su alma, que asistir a la Santa Misa devotamente, y tan a menudo como sea posible ".San Bernardo: "Uno obtiene más mérito asistiendo a una Santa Misa con devoción, que repartiendo todo lo suyo a los pobres y viajando por todo el mundo en peregrinación ".
San Francisco Javier Bianchi: "Cuando oigan que yo no puedo ya celebrar la Santa Misa, cuéntenme como muerto".San Buenaventura:  "La Santa Misa es una obra de Dios en la que presenta a nuestra vista todo el amor que nos tiene; en cierto modo es la síntesis, la suma de todos los beneficios con que nos ha favorecido".
"Hay en la Santa Misa tantos misterios como gotas de agua en el mar, como átomos de polvo en el aire y como ángeles en el cielo; no sé si jamás ha salido de la mano del Altísimo misterio más profundo."

San Gregorio el Grande: "El sacrificio del altar será a nuestro favor verdaderamente aceptable como nuestro sacrificio a Dios, cuando nos presentamos como víctimas".
Cuando Santa Margarita María Alacoque asistía a la Santa Misa, al voltear hacia el altar, nunca dejaba de mirar al Crucifijo y las velas encendidas. Por qué? Lo hacía para imprimir en su mente y su corazón, dos cosas: El Crucifijo le recordaba lo que Jesús había hecho por ella; las velas encendidas le recordaban lo que ella debía hacer por Jesús, es decir, sacrificarse consumirse por  El y por las almas.San Andrés Avellino: "No podemos separar la Sagrada Eucaristía de la Pasión de Jesús".


Nos cum prole pia
benedicat Virgo Maria!
Imprimatur
Torino12/XII/1981
Sac. Valentino Scarasso, Vicario Generale.

IL GRANDE TRADIMENTO: Discorso di fuoco di Padre Emanuel, frate Libanese

 Grazie Padre Emanuel, 



https://www.youtube.com/watch?app=desktop&v=WCB4HKxjA8k

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https://www.youtube.com/watch?v=1YZshSKt2y4

mercoledì 14 agosto 2024

SAN MASSIMILIANO MARIA KOLBE

 

PREGHIERA A SAN MASSIMILIANO MARIA KOLBE …



Di Benedetto xvi il 14 agosto 2024

O san Massimiliano Maria, seguace fedelissimo del Poverello d’Assisi, che infiammato d’amore di Dio trascorresti la vita nella pratica assidua delle virtù eroiche e nelle opere sante d’apostolato, rivolgi il tuo sguardo a noi, tuoi devoti, che confidiamo nella tua intercessione. 

Tu che, irradiato dalla luce della Vergine Immacolata,attraesti innumerevoli anime agli ideali della santità, chiamandole ad ogni forma di apostolato per il trionfo del bene e la dilatazione del Regno di Dio, ottieni a noi luce e forza per operare il bene e attrarre molte anime all’amore di Cristo.

Tu che, nella perfetta conformità al divino Salvatore, raggiungesti un sì alto grado di carità da offrire, in sublime testimonianza d’amore, la tua vita per salvare quella di un fratello
impètraci dal Signore la grazia che ardentemente ti chiediamo….

E, animati dallo stesso ardore di carità, possiamo anche noi con la fede e con le opere testimoniare Cristo ai nostri fratelli, per giungere con te al beatificante possesso di Dio

Amen.

AMDG et D.V.MARIAE

domenica 11 agosto 2024

La mente umana è fatta per riconoscere Dio in qualunque tempo, anche nel nostro...

Per capire il discorso di Ratisbona bisogna rileggere quello di Parigi

Appunti sulle due lezioni di Benedetto XVI al mondo della cultura e della scienza sul rapporto tra ragione umana e Dio. Quello al Collège des Bernardins compie quello più celebre tenuto in Germania

Benedetto XVI Francia
Benedetto XVI davanti a Notre Dame, a Parigi, durante il suo viaggio apostolico del settembre 200

I due discorsi più rivolti al mondo della cultura del defunto Papa emerito Benedetto XVI sono stati quelli di Ratisbona (2006) e di Parigi (2008). Si tratta di due lezioni sul rapporto tra fede e ragione e, di conseguenza, tra la Chiesa e le culture del mondo. I due discorsi collimano sulla tesi centrale ma non sono uguali e quello di Parigi, al Collège des Bernardins, è più interessante dell’altro, rimasto più celebre. Vorrei spiegare perché.

Il discorso di Ratisbona

Nella lezione tenuta in Germania, Benedetto XVI vuole spiegare la tradizionale dottrina agostiniana e tomista che Dio è legato alla ragionevolezza e coincide con il bene, il bello e il vero. Dio non può volere qualcosa di diverso dal bene e dal ragionevole. Questo è l’assunto centrale, sostenuto contro ogni religione che considera Dio come del tutto incomprensibile dalla ragione umana e contro le medesime dottrine cristiane che pensano che Dio potrebbe volere anche qualcosa di totalmente diverso da ciò che noi possiamo capire come bene. Tutto questo viene confermato anche a Parigi dove, di fronte ai rappresentanti della cultura, B-XVI spiega che il desiderio di Dio include l’amore per la parola, cioè per la ragione e la comprensione umana.


A Ratisbona, però, BXVI illustra anche un quadro della situazione culturale attuale, opponendo il pensiero razionalista degli ultimi secoli a un pensiero più aperto alla categoria del Mistero. È un percorso tradizionale del pensiero cattolico, che tuttavia risente anche dell’idealismo ottocentesco e quindi in certi punti sembra porre una gerarchia di pensieri per cui le discipline umanistiche, la filosofia e la teologia in particolare, sarebbero più fondamentali e importanti di quelle scientifiche. Come se le prime si occupassero del “perché” della realtà e le altre del “come”. E con il rischio costante della implicita condanna del pensiero tecnico, derivato da quello scientifico, condanna che resterebbe un po’ contraddittoria con i mezzi e le ricerche attuali che servono anche alla vita della Chiesa.

Narcisismo e individualismo, marchio del nostro tempo

Non così a Parigi. In modo molto più interessante, lì B-XVI ricorda che il pensiero include anche il corpo, come ben si apprende dalle pratiche dei monasteri medievali – in particolare da quella del canto – che il lavoro è santificato nel cristianesimo a differenza che nelle culture antiche, che non c’è lettura vera delle Scritture senza interpretazione e che interpretazione vuol dire libertà e non uniformità ma anche che libertà è sempre legame con il vero e non arbitrio.


In modo ancora più interessante, spiega che il genio non è mai individuale e che dunque non c’è mai mai vera cultura senza comunità e senza comunione. Infine, chiarisce che il cristianesimo è una proposta universale alla ragione e dunque deve essere annunciato, senza che ciò comporti alcuna propaganda, e che, seppur vagamente, la mente umana è fatta per riconoscere Dio in qualunque tempo, anche nel nostro, al di là di tutte le analisi sociologiche e le genealogie filosofiche.

Insomma, posto l’assunto centrale del rapporto necessario tra la ragione umana e Dio, a Parigi Benedetto XVI presenta delle tracce di soluzione che a Ratisbona non propone. La valorizzazione di una visione unitaria di corpo e mente è profondamente consentanea allo sviluppo attuale della scienza e della filosofia; attraverso il concetto di lavoro, inteso cristianamente, si può recuperare anche tutto il sapere tecnico; la visione del pensiero come gesto comunitario si oppone al narcisismo e all’individualismo agonistici che sono il marchio del nostro tempo, e che hanno sostituito quel nichilismo di fine secolo scorso che, peraltro, con perfetta comprensione dei tempi, non compare mai nei due discorsi di Benedetto. 



AVE 

NOSTRA SIGNORA DI GUADALUPE

https://www.vatican.va/content/benedict-xvi/it/speeches/2008/september/documents/hf_ben-xvi_spe_20080912_parigi-cultura.html

https://www.vatican.va/content/benedict-xvi/it/speeches/2006/september/documents/hf_ben-xvi_spe_20060912_university-regensburg.html