lunedì 15 luglio 2024

TUTTI I SACRI CONCILII della Santa Chiesa Cattolica Apostolica Romana

 


CONCILI   ECUMENICI

 

Concilio ( universale) in cui il Papa convoca tutti i Vescovi per discutere e deliberare su gravi questioni dogmatiche o disciplinari. I decreti e i canoni conciliari sono vincolanti per tutta la chiesa. Mentre le chiese ortodosse riconoscono soltanto i primi sette concili ecumenici, la chiesa cattolica ne riconosce 21, da quello di Nicea (325) al Vaticano II  (1962-1965).

 

I

II

III

IV

V

VI

VII

VIII

IX

X

XI

XII

XIII

XIV

XV

XVI

XVII

XVIII

XIX

XX

XXI

Nicea I (325)
Costantinopoli I (381)
Efeso (431)
Calcedonia (451)
Costantinopoli II (553)
Costantinopoli III (680-681)
Nicea II (787)
Costantinopoli IV (869-870)
Laterano I (1123)
Laterano II (1139)
Laterano III (1179)
Laterano IV (1215)
Lione I (1245)
Lione II (1274)

Vienne (1311-1312)
Costanza (1414-1418)
Basilea-Ferrara-Firenze (1431-1443)
Laterano V (1512-1517)
Trento (1545-1563)
Vaticano I (1869-1870)
Vaticano II (1962-1965)

 

 

Nome del Concilio Località Pontefice Data

 

NICENO I (Nicea) Silvestro I Anno 325

 

Tenuto nel 325, fu il primo concilio ecumenico e venne convocato dall’imperatore Costantino I per risolvere la controversia ariana sulla natura di Cristo; a esso parteciparono 318 vescovi dell’impero su 1800. Il simbolo niceno, che definiva la consustanzialità del Figlio col Padre, venne accolto come posizione ufficiale della Chiesa circa la divinità di Cristo. Il concilio stabilì anche la celebrazione della Pasqua la domenica successiva alla Pasqua ebraica, e riconobbe al vescovo di Alessandria un’autorità sulla Chiesa d’oriente simile a quella semipatriarcale del vescovo di Roma, il papa. Da questa proclamazione di autorità nacquero i patriarcati.

 

 

COSTANTINOPOLITANO I (Costantinopoli) Damaso I Anno 381

 

 

Secondo concilio ecumenico della Chiesa, convocato da Teodosio I, imperatore d’Oriente. I 150 vescovi presenti pronunciarono la condanna di varie eresie (in particolare contro Macedonio di Costantinopoli che negava la divinità dello Spirito Santo), riaffermarono le decisioni del primo concilio ecumenico, quello di Nicea (325), affermarono che lo Spirito Santo è consustanziale e coeterno con il Padre e il Figlio con cui forma la Santissima Trinità e riconobbero al vescovo di Costantinopoli il posto d’onore dopo quello di Roma.

 

 

EFESINO (Efeso) Celestino l Anno 431

 

Terzo concilio ecumenico della Chiesa cristiana, convocato a Efeso nel 431 dall’imperatore d’Oriente Teodosio II e dall’imperatore d’Occidente Valentiniano III per risolvere la controversia derivata dall’eresia del nestorianesimo. Questa prese avvio nel 428, quando Nestorio, patriarca di Costantinopoli, rifiutò di riconoscere a Maria, Madre di Gesù Cristo, il titolo di  "Madre di Dio”. I sostenitori della sua tesi affermavano l’esistenza in Cristo di due persone, quella divina e quella umana, che agivano di comune accordo; di conseguenza Maria veniva considerata madre di Gesù-uomo, non del Gesù-Dio. Tale concezione si opponeva alla dottrina comunemente accolta dall’unicità della persona di Cristo, contemporaneamente Dio e uomo. Sotto la guida di Cirillo, patriarca di Alessandria, il concilio depose Nestorio e ne condannò la dottrina, dichiarando che Gesù Cristo è vero Dio e vero uomo, dotato di due nature  (umana e divina) unite in una sola persona. Come logica conseguenza di questa dottrina, il concilio approvò il titolo di “Madre di Dio” per Maria.

 

 

CALCEDONESE (CalcedoniaLeone I Magno Anno 451

 

Quarto concilio ecumenico, convocato nel 451 dall'imperatore d'Oriente Marciano su richiesta di papa Leone I, per correggere le decisioni del Condilo di Efeso del 449 e per riesaminare il processo contro Eutiche. Circa 600 vescovi parteciparono alle 17 sessioni, che ebbero luogo tra l'8 ottobre e il 1° novembre.

Il concilio condannò Eutiche e il monofisismo (sostenuto invece dal latrocinio di Efeso), dottrina che affermava la sola natura divina in Gesù Cristo, negandone la natura umana. La definizione calcedonese, ispirata alla formulazione di Leone nel suo Tomus a Flaviano, vescovo di Costantinopoli, e alle lettere sinodali inviate da Cirillo di Alessandria a Nestorio, stabilì che il Cristo possiede sia la natura umana sia la natura divina, in lui inseparabili.

Il concilio promulgò anche 27 canoni che regolano la disciplina e la gerarchia ecclesiastiche e la condotta clericale, che furono tutti accolti dalla Chiesa occidentale. Venne tuttavia respinto un 28° canone, che avrebbe garantito al vescovo di Costantinopoli uno status simile a quello del papa a Roma.

 

 

CASTANTINOPOLITANO II (Costantinopoli ) Virgilio Anno 553

Quinto concilio ecumenico della Chiesa: Fu convocato da Giustiniano I, imperatore bizantino. Condannò come infetti di eresia nestoriana i cosiddetti "Tre capitoli", cioè le opere di Teodoro di Mopsuestia, gli scritti di Teodoreto di Ciro, contro san Cirillo ed il Concilio di Efeso, e la lettera di Iba di Edessa al persiano Mari.

 

 

COSTANTINOPOLITANO III (Costantinopoli) Agatone-Leone II Anno 680-681

Sesto concilio ecumenico. Indetto dall'imperatore Costantino IV Pogonato, che partecipò personalmente al concilio, tenendone la presidenza durante le discussioni teologiche. Alla discussione conclusiva, l'imperatore fu acclamato "protettore e interprete della fede".

Il Concilio condannò i monoteliti, affermando la dottrina che in Gesù Cristo sussistono due volontà e due operazioni naturali, senza divisione e senza cambiamento, inseparate, inseparabili e inconfuse; quindi, due volontà, di cui una divina, alla quale è subordinata quella umana. Condannò, scomunicandoli, anche tutti coloro che avevano sostenuto la dottrina monotelita, come i patriarchi Sergio, Pirro, Ciro e lo stesso papa Onorio, che aveva mostrato delle aperture verso di essa.

 

 

NICENO II (Nicea) Adriano I Anno 787

Settimo concilio ecumenico. Indetto durante la reggenza dell'imperatrice Irene. Si tenne inizialmente a Costantinopoli (786), poi, a causa dei torbidi suscitati dagli iconoclasti, fu trasferito a Nicea. Si pronunziò in favore del culto delle immagini, ordinando che queste venissero ripristinate nelle chiese dell’impero, distinguendo tra la venerazione riservata ai santi rappresentati dalle immagini e l'adorazione dovuta solo a Dio. Parteciparono 350 vescovi.

 

 

COSTANTINOPOLITANO IV (Costantinopoli) Nicola I-Adriano II Anno 869-870

Ottavo concilio ecumenicoE’ considerato il quarto concilio di Costantinopoli dalla Chiesa che lo riconosce come proprio ottavo concilio ecumenico. Indetto dall'imperatore bizantino Basilio I il Macedone per confermare la deposizione da parte sua di Fozio, patriarca di Costantinopoli. Fozio, il principale artefice dello scisma del IX secolo tra la Chiesa d’Oriente e quella d’Occidente, fu deposto formalmente.  Sotto la presidenza dei legati pontifici, asserì la supremazia del papa anche sull'Oriente.Questo concilio non venne riconosciuto dalla Chiesa d’Oriente.

Fu l'ultimo dei Concili ecumenici tenuti in Oriente e convocati dagli imperatori.

 

 

LATERANENSE I (Roma - San Giov. Lat.Callisto II Anno 1123  

Nono concilio ecumenico. Venne  convocato nel 1123 da Callisto II e fu il primo concilio ecumenico svoltosi in Occidente. La sua decisione più importante fu la ratifica del concordato di Woems (1122) con l’imperatore Enrico V, che pose fine alla lotta per le investiture tra autorità secolari ed ecclesiastiche. Il concilio promulgò inoltre canoni che proibivano la simonia e il matrimonio del clero e annullò le ordinanze dell’antipapa Gregorio VIII (1118-1121).

 

 

LATERANENSE II (Roma - San Giov. Lat.Innocenzo II Anno 1139

Decimo concilio ecumenico.  Fu chiamato a risolvere lo scisma provocato dall’antipapa Anacleto II (1130-1138) e decretò la scomunica per i suoi seguaci;  sospensione della predicazione ed esilio di Arnaldo da Brescia e di Pietro di Bruys. Il concilio rinnovò i canoni contro il matrimonio del clero e proibì i tornei pericolosi. Condannò alcune eresie sui sacramenti del battesimo, cresima e matrimonio.

 

 

LATERANENSE III (Roma - San Giov. Lat.Alessandro III Anno 1179

Undicesimo concilio ecumenico.  Ratificò la pace con l’imperatore Federico I Barbarossa e stabilì la procedura per l’elezione papale da parte del conclave dei cardinali, decretando che erano necessari i due terzi dei voti. Condanna dei catari, dei patari e crociata contro gli albigesi.

 

 

LATERANENSE IV (Roma - San Giov. Lat.Innocenzo III Anno 1215

Dodicesimo concilio ecumenico. Viene ritenuto il più importante dei concili Lateranensi, e venne contraddistinto dalla presenza di due patriarchi d’Oriente, legati di molti principi secolari, e più di 1200 vescovi e abati. Tra i suoi 70 decreti spicca la condanna delle eresie dei catari e dei valdesi; una professione di fede che introdusse per la prima volta la definizione di transustanziazione; una disposizione che proibiva la fondazione di nuovi ordini monastici; la richiesta, rivolta a tutti i membri della Chiesa occidentale, di confessarsi e comunicarsi almeno una volta all’anno; disposizione per bandire una nuova crociata. Condannò le opere di Gioacchino da Fiore e Pietro Lombardo.

 

 

LIONESE I (Lione) Innocenzo IV Anno 1245

Tredicesimo concilio ecumenico. Pronunziò la deposizione dell'imperatore Federico II, quale usurpatore dei beni e oppressore della libertà della Chiesa, e deliberò l'invio di soccorsi a Costantinopoli e in Terra Santa. Dettò norme sulla procedura dei giudizi ecclesiastici.

 

 

LIONESE II (Lione) Gregorio X Anno 1274

Quattordicesimo concilio ecumenico. Ebbe particolarmente di mira la pacificazione e l'unione fra la chiesa latina e quella greca, su proposta dell'imperatore Michele VIII Paleologo. Ristabilì l'unione con i Greci che riconobbero, oltre la legittimità della dottrina del Filioque, il primato dei papi e il principio dell'appello a Roma. Regolamento per i conclavi. Crociata contro i musulmani.

 

 

VIENNESE (Vienne in Francia) Clemente V Anno 1311-1312

Quindicesimo concilio ecumenico. Fu decisa la soppressione dell'ordine dei Templari e condannati i beguardi e le beghine. Questione della povertà francescana. Decreti di riforma.

 

 

COSTANZA (Costanza in Germania) Martino V Anno 1414-1418

Sedicesimo concilio ecumenico. Convocato e presieduto in un primo momento dal pontefice Giovanni XXIII, che poi si ritirò. Pose termine allo scisma d'Occidente. Depose i papi Giovanni XXIII e Benedetto XIII, mentre Gregorio XII abdicava volontariamente. Condannò Giovanni HussWicliff e Girolamo da Praga. Proclamato papa Martino V, questi confermò la parte del Concilio riguardante la materia relativa alle questioni di fede. Non vennero invece approvate le decisioni che dovevano affermare la superiorità del Concilio sul papa.

 

 

FIORENTINO (Basilea - Ferrara - Firenze) Eugenio IV Anno 1431-1443

Diciassettesimo concilio ecumenico. Aperto nel 1431 a Basilea, sciolto da Eugenio IV (1437), riunito poi a Ferrara (1438) e trasferito a Firenze (1439), fu chiuso a Roma nel 1443. Vi intervennero l'imperatore Giovanni VIII Paleologo e il patriarca Giuseppe di Costantinopoli. Fu votata l'unione dei Greci con i Latini; vennero risolte le controversie relative alla processione dello Spirito Santo, all'Eucaristia e al Purgatorio, e proclamato da Greci e Latini il "primato" del pontefice romano. Pubblicò ancora decreti di unione relativi agli ArmeniGiacobiti, Siri, Caldei e Maroniti.

 

 

LATERANENSE V (Roma - San Giov. Lat.Giulio II-Leone X Anno 1512-1517

Diciottesimo concilio ecumenico. Convocato da Giulio II nel 1512 e continuato da Leone X fino al 1517. Prese provvedimenti per la riforma della disciplina ecclesiastica; annullò gli atti del conciliabolo di Pisa (1511) e confermò il concordato con Francesco I, che aboliva la Prammatica Sanzione di Bourges. Proibì la stampa di libri privi dell’approvazione eccelsiastica. Definizione della personalità e immortalità dell'anima umana contro Pomponazzi.

 

 

TRIDENTINO (Trento) Paolo III- Giulio III-Pio IV Anni 1545-1563

Diciannovesimo concilio ecumenico. Condanna di Lutero e delle sue dottrine, di Zwingli e di Calvino. Attuazione della Controriforma. Decreti di riforma della vita della Chiesa. Dottrina sulla Sacra Scrittura, sul peccato originale, sulla grazia e la giustificazione, sui sacramenti e sul sacrificio della messa, sul culto dei santi e delle immagini.

In reazione alla Riforma protestante, deliberò una riforma generale del corpo ecclesiastico e ridefinì i dogmi. I decreti conciliari ratificati da papa Pio IV il 26 gennaio del 1564 costituirono il modello della dottrina di fede e della pratica della Chiesa cattolica fino alla metà del XX secolo.

Benché fin dal tardo XV secolo la convocazione di un concilio fosse stata sollecitata da più parti, sia all'interno sia all'esterno della Chiesa, in particolare da Martin Luterò nel 1520, l'idea di un nuovo concilio trovò riluttante papa Clemente VII, che temeva di avallare indirettamente il principio secondo cui al concilio - e non al papato - sarebbe spettata l'autorità suprema della Chiesa. Inoltre, le difficoltà politiche che il luteranesimo aveva creato all'imperatore Carlo V fecero sì che gli altri sovrani europei, specialmente Francesco I di Francia, evitassero qualsiasi provvedimento che potesse rafforzare o favorire l'imperatore.

Fu papa Paolo III che nel 1542 convocò il concilio; tuttavia esso si aprì a Trento solo il 13 dicembre 1545, articolandosi in tre sessioni.

 

Prima sessione

Risolte le questioni procedurali, l'assemblea si rivolse alle fondamentali problematiche dottrinali sollevate dai protestanti. Uno dei primi decreti affermò che la Scrittura doveva essere interpretata secondo la tradizione dei padri della Chiesa: un rifiuto implicito del principio protestante della "sola Bibbia". Il lungo e complesso decreto riguardante la giustificazione condannava il pelagianesimo detestato da Lutero, ma tentava contemporaneamente di conferire un ruolo alla libertà umana nel processo di salvezza. Questa sessione affrontò inoltre questioni disciplinari, come l'obbligo dei vescovi di risiedere nelle loro diocesi.

 

Seconda sessione

Dopo un'interruzione provocata da una profonda incomprensione di natura politica tra Paolo III e Carlo V, la seconda sessione del concilio, convocato nuovamente dal neoeletto papa Giulio III, rivolse la sua attenzione soprattutto ai sacramenti. La sessione, alla quale parteciparono alcuni luterani, fu boicottata dai rappresentanti francesi.

 

Terza sessione

La terza sessione del concilio dibatté prevalentemente questioni disciplinari, in particolare il problema irrisolto della residenza episcopale, da molti considerata la chiave di volta della riforma ecclesiastica. Nel 1564 Pio IV proclamò la professione di fede tridentina (da Tridentum, l'antico nome romano di Trento) che sintetizzava le decisioni dell'assemblea in materia dottrinale. Tuttavia il concilio non affrontò mai una discussione riguardante il ruolo del papato nella Chiesa, questione sollevata ripetutamente dai protestanti. Tra i teologi che parteciparono al concilio, si ricordano in particolare Girolamo SeripandoReginaid Pole, Diego Lainez, Melchior Cano e Domingo De Soto.

 

Significato

Oltre a risolvere questioni dottrinali e disciplinari di grande rilievo per i cattolici, il concilio diede alle autorità ecclesiastiche la percezione di una coesione e di una prospettiva unitaria essenziali per la nuova vitalità della Chiesa durante la Controriforma. L'utilizzo dell'espressione "età tridentina" per definire l'epoca della storia della Chiesa cattolica dalla metà del XVI secolo fino al concilio Vaticano II.

 

 

VATICANO I (Roma, Vaticano) Pio IX Anno 1869-1870

Ventesimo concilio ecumenico. Sospeso a seguito dell'unificazione di Roma all'Italia. Indetto dal papa Pio IX, fu esteso alle Chiese ortodosse e protestanti che non accettarono. Pio IX a sua volta non accettò la proposta della Chiesa anglicana di presentare delle proprie tesi. Definizione del dogma della infallibilità pontificia. Condanna degli errori moderni del materialismo e del razionalismo contro la fede e la rivelazione. Definizione su Dio creatore, sulla Chiesa.

 

 

VATICANO II (Roma, Vaticano) Giovanni XXIII-Paolo VI Anni 1962-1965

Ventunesimo concilio ecumenico. Indetto dal papa Giovanni XXIII. A seguito della conferma dell'infallibilità pronunciata dal precedente Concilio, si riteneva che esso, come istituzione, sarebbe stato destinato alla decadenza. Dalle decisioni prese, era invece risultato che il Concilio rimaneva una valida istituzione. Esso infatti si era pronunciato, in armonia con i tempi, su questioni come l'apertura verso le altre chiese separate e sulla tolleranza verso le confessioni non cristiane. Erano risultate, inoltre, potenziate le prerogative collegiali dell'episcopato nei confronti della curia romana, la valorizzazione della funzione dei laici in seno alla chiesa e la democratizzazione del Concilio, con la netta separazione dei poteri nell'ambito del Concilio stesso. /Fondamentale era stata, infine, la riforma della liturgia/.

Come appendice del Concilio, l'enciclica "Humanae vitae", emanata dal papa Paolo VI nel 1968, è da considerare come interpretazione dei principi fissati nel Concilio.

Commissioni conciliari: a) per la Liturgia; b) teologica; c) dei vescovi e del governo delle diocesi; d) della disciplina del clero; e) delle Chiese orientali; f) delle Missioni; g) dell'apostolato dei laici; h) per la disciplina dei Sacramenti; i) per i religiosi; l) per i Seminari, gli studi e le scuole cattoliche; m) per gli affari straordinari.

 AMDG et D.V. MARIAE

venerdì 12 luglio 2024

MA LO CONOSCETE DON STEFANO GOBBI? Se la santa Chiesa fosse fatta su quello stampo non ci sarebbe più nessun prete senza abito.

 


Don Stefano Gobbi - Città del Messico, 5 dicembre 1994. Cenacolo nazionale del M.S.M nel Santuario della Madonna di Guadalupe. La pupilla dei miei occhi.

« Con quale amore vi guardo, sacerdoti e fedeli del mio Movimento, che vi trovate qui, in questo mio così venerato Santuario, a fare il vostro grande Cenacolo, che conclude quelli fatti in tante città del Messico, questa terra da Me particolarmente protetta e benedetta! Faccio scendere dal mio Cuore Immacolato torrenti di amore e di misericordia su tutti voi, sulla Chiesa e su questa povera umanità. Come nei miei occhi sta impressa l'immagine del piccolo Juan Diego, a cui sono apparsa, così anche voi siete impressi negli occhi e nel cuore della vostra Mamma Celeste.

Siete la pupilla dei miei occhi, perché siete i miei più piccoli bambini, completamente a Me consacrati, e così su di voi Io posso effondere tutta la tenerezza del mio amore materno.

Siete la pupilla dei miei occhi, perché vi lasciate condurre da Me con tanta docilità. Voi mi ascoltate, assecondate le mie richieste, camminate sulla strada che Io vi ho tracciato e così, per mezzo di voi, Io posso realizzare il grande disegno del trionfo del mio Cuore Immacolato nel mondo.

Siete la pupilla dei miei occhi, perché attraverso di voi Io posso diffondere la luce della fede nei giorni della grande apostasia, il profumo della grazia e della santità nel tempo della grande perversione e la forza vittoriosa dell'amore nell'ora della violenza e dell'odio.

Siete la pupilla dei miei occhi, per il grande amore che voi avete a Gesù Eucaristico. Con quale gioia vi guardo, quando andate davanti al Tabernacolo per dare a Gesù il vostro sacerdotale omaggio di amore, di adorazione e di riparazione.Nel tempo in cui Gesù Eucaristico è circondato da tanta indifferenza, da tanto vuoto, voi diffondete ancora le solenni ore di adorazione eucaristica, circondate Gesù Eucaristico di fiori e di luci come segni indicativi del vostro amore e della vostra tenera pietà.

Siete la pupilla dei miei occhi, perché siete semplici, poveri, umili e così mi amate con tutto il candore del vostro cuore di bimbi. Hai visto, mio piccolo figlio, con quanto entusiasmo sono amata, pregata e glorificata da tutti questi miei figli messicani. Per questo da qui incomincerà la mia grande vittoria contro tutte le forze massoniche e sataniche, per il più grande trionfo di mio figlio Gesù.

Ti confermo che per il grande giubileo del duemila avverrà il trionfo del mio Cuore Immacolato, che vi ho predetto a Fatima ed esso si realizzerà con il ritorno di Gesù nella gloria, per instaurare il suo Regno nel mondo. Così potrete finalmente vedere coi vostri occhi i cieli nuovi e la nuova terra. Con tutto il mio amore di Mamma, da voi consolata e glorificata, vi benedico nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo».


AMDG et D. V: MARIAE

SANTA CASA DI LORETO


LA SANTA CASA DI LORETO: REALTÀ E TRADIZIONE

Così una leggendaria monaca trecentesca avrebbe visto arrivare, avvolta in una nube, la casa di Maria a Nazareth, l’avrebbe quindi vista sostare nei pressi della chiesa di Portonovo su uno scoglio, e infine proseguire il suo volo per posarsi sul colle di Loreto.       Non a caso la Madonna di Loreto è oggi la Patrona dell’Aeronautica Militare Italiana.

 All’interno del Santuario di Loreto, nel rivestimento marmoreo della Santa Casa possiamo leggere questa iscrizione di Papa Clemente VIII: 

<<"Ospite cristiano che qui venisti o per devozione o per voto, ammira la S. Casa Loretana venerabile in tutto il mondo per i misteri divini e per i miracoli. Qui nacque Maria SS. Madre di Dio, qui fu salutata dall’Angelo, qui s’incarnò l’eterno Verbo di Dio. 
Questa gli Angeli trasferirono dalla Palestina la prima volta in Dalmazia, a Tersatto, nell’anno 1291 sotto il pontificato di Nicolò IV. Tre anni dopo, nel principio del Pontificato di Bonifacio VIII, fu trasportata nel Piceno, vicino alla città di Recanati, in una selva, per lo stesso mistero angelico, ove, nello spazio di un anno, cambiato posto tre volte, qui ultimamente fissò la sede già da 300 anni. 

Da quel tempo commossi i popoli vicini di sì stupenda novità ed in seguito per la fama dei miracoli largamente divulgata, questa S. Casa ebbe grande venerazione presso tutte le genti, le cui mura senza fondamenta, dopo tanti secoli, rimangono stabili e intere. Fu cinta da marmoreo ornato da Clemente VII l’anno 1534. 

Clemente VIII P.M. ordinò che in questo marmo fosse descritta una breve storia dell’ammirabile Traslazione dell’anno 1595. Antonio M. Gallo Cardinale, Vescovo di Osimo e Protettore di S. Casa, la fece eseguire. "Tu, o pio pellegrino, venera con devoto affetto la Regina degli Angeli e la Madre delle grazie, affinché per i suoi meriti e preghiere, dal Figliolo dolcissimo, autor della vita, ti ottenga perdono delle tue colpe, la santità corporale e le gioie della eternità "  >>

 Le tradizioni relative alla S. Casa sono antichissime. Quando l’arcangelo Michele annunciò l’Incarnazione del Verbo a Maria, Ella si trovava nella propria Casa di Nazareth. Di qui, con S. Giuseppe, si recò successivamente a Betlemme, dove nacque il Cristo. Lasciato infine l’Egitto, dove si erano rifugiati per sfuggire alla persecuzione di Erode, i tre rientrarono quindi a Nazareth, nella piccola casa dell’Annunciazione, in cui vissero 30 anni, fino all’inizio della predicazione di Gesù. Dopo la crocifissione e la resurrezione del Nazareno, Maria, come desiderava il Figlio, andò a vivere con l’apostolo prediletto, S. Giovanni, nella casa di lui presso Efeso. A tutt’oggi il turista che fa scalo al porticciolo turco di Kusadasi per visitare le imponenti rovine di Efeso effettua immancabilmente una tappa alla Casa dell’Evangelista  (conosciuta oggi con il nome di "Mariemana", n.d.r.), meta di continui pellegrinaggi.

 L’umile Casa di Nazareth, fin dai primi tempi, fu quindi considerata un "luogo santo", ed oggetto di particolare venerazione. Nel IV secolo, sopra la S. Casa fu costruita una sontuosa Basilica, e di questa, come dell’abitazione della Vergine, i pellegrini ci lasciarono interessanti descrizioni nei loro "Itinerari". 
Distrutta dai Saraceni nel XII secolo, all’avvicinarsi dei Crociati, la Basilica fu ricostruita dai condottieri dell’esercito cristiano; ma questa seconda Basilica ebbe vita breve, perché nel 1263 fu incendiata dagli islamici del Sultano Bibars. Dalle descrizioni dei pellegrini in Terrasanta che visitarono Nazareth dopo quell’anno, risulta che il nucleo dell’abitazione della Vergine fu distrutto, e tale rimase almeno fino all’anno 1291, quando l’esercito crociato abbandonò la Palestina. 
Scavi fatti all’inizio del nostro secolo dal P. Prospero Viaud, della Custodia Francescana dei Luoghi Santi, rimisero in luce avanzi preziosissimi della prima e della seconda Basilica e risultò evidente che l’opera dell’epoca di Costantino fu edificata per proteggere e salvare la S. Casa. 
I pellegrini dei primi tredici secoli, nelle loro note di viaggio, descrivono l’abitazione della Vergine come composta di due parti, la grotta nel monte e la camera in muratura. Dopo la partenza dei Crociati parlano soltanto della grotta "che non si poteva asportare senza asportare il monte". Della struttura in muratura non si parla dunque più. Perché mai?

Orbene, la tradizione lauretana narra che, nel maggio del 1291, la S. Casa fu materialmente traslata in una nuvola dagli Angeli nell’Illiria, a Tersatto, dove gli stupefatti abitanti la trovarono una mattina senza sapere cosa fosse e da dove venisse. Una apparizione della Vergine al Parroco del posto, che fu nel contempo risanato da gravissima malattia, ne rivelò la natura di luogo sacro. Dopo soli tre anni, nella notte dal 9 al 10 dicembre del 1294, la S. Casa sarebbe stata nuovamente traslata dagli Angeli a Loreto, nelle Marche, quasi che - dopo un ripensamento angelico - la si volesse mettere definitivamente al sicuro dalla devastazione che avrebbe colpito in futuro anche la penisola Balcanica con l’invasione turca, arginata sotto le mura di Vienna. 
 Questa descrizione è avvalorata da una iscrizione che fu ritrovata dipinta sopra una antichissima tavoletta posta nella S. Casa. Essa fu riportata e citata dal Beato Giovanni Spagnoli, Carmelitano, nella Relazione che egli pubblicò nel 1479

Nella tavoletta, apparentemente posta nella S. Casa nel 1329 dal Vescovo di Macerata, Moluzio, è descritta la storia della traslazione e si afferma che la stessa Vergine, nel 1296, rivelò ad un santo Eremita che la umile casa comparsa dal nulla a Loreto altro non era che l’abitazione della S. Famiglia di Nazareth. Il Teramano nella sua "Relazione" pubblicata verso il 1464 dà le medesime notizie. 
Ma altri documenti del 1300 parlano della Chiesa di Santa Maria di Loreto, meta di pellegrinaggi da tutta Europa. Una bolla di Papa Clemente V, del 1310; una sentenza del Giudice di Macerata, del 1315, con i depredatori della S. Casa e dei pellegrini che ad essa si recavano. Ciò indica che la Casa era considerata come un Santuario venerato e famoso. E una causa, un fatto nuovo doveva avere richiamato le folle dei pellegrini. 
Difficilmente i fedeli potevano essere attirati da quattro rozze pareti e da una statua che avrebbero potuto trovare in qualsiasi altro luogo, se della loro origine e storia non avessero avuto notizie precise ed attendibili. 
Un affresco scoperto a Gubbio negli ultimi anni del secolo scorso, risalente alla prima metà del XIV secolo, rappresenta la traslazione della S. Casa da Tersatto a Loreto, dimostrando come, pochi anni dopo il supposto prodigio, la comparsa della Casa della Vergine fosse ritenuta un fatto certo. Non è tutto. 

All’interno della stessa S. Casa, sulla parete di fondo dove si apre una finestra, detta dell’"Angelo", si trova un affresco ben conservato. Si tratta di un ex voto rappresentante San Luigi IX, re di Francia, vestito di un abito a strisce bianche e rosse, i colori della Casa Reale Francese. Egli porta nella sinistra delle catene e nella destra il bordone del pellegrino. È proprio con questo abito che il re si recò a Nazareth il 24 Marzo 1251, in ringraziamento per essere stato liberato dalla prigionia del Sultano d’Egitto. La descrizione del viaggio, dell’abito e dei componenti il corteo del re si trova nella biografia scritta dal suo confessore Beaulieux. L’affresco è dei primi del 1300 e prova anch’esso come, a pochi anni dalla data fissata dalla tradizione per la traslazione, si ritenesse che il re francese avesse visitato quelle stesse mura, che nel 1251 avrebbero dovuto però trovarsi in Terrasanta. 

E dai miracoli più volte verificatisi a Loreto, frutto evidente della potenza della Fede dell’uomo, cosa concludere? Si tratta solo di una pia leggenda e nulla più, come altre fiorite in seno al cristianesimo di quell’epoca? Forse si. E forse no. In effetti la leggenda della traslazione della S. Casa in una nube ad opera degli "Angeli" potrebbe acquistare una dimensione e un significato del tutto nuovi ed insospettati. Tanto più che la traslazione ovvero, per dirla nel gergo della fisica preso a prestito dai telefilm fantascientifici di Star Trek, il "teletrasporto" (teleportation) della Casa della S. Famiglia a Nazareth si sarebbe verificata "non direttamente", come un tipico "apporto" di ordine parapsicologico e legato ad una fenomenologia metapsichica attinente ad una sfera puramente mistico-spirituale che sarebbe antiscientifico negare in base ad un materialismo fine a se stesso; ma "in più fasi". Perché? Tutto ciò, nel supposto intervento "divino", tradisce a nostro avviso una indecisione che nulla può avere in comune con l’onniscienza di Dio, per cui la sede più tranquilla e idonea per il rispetto e la conservazione della S. Casa - e cioè la sua destinazione finale, Loreto - avrebbe dovuto essere, al momento della traslazione, perfettamente chiara. Si direbbe che tale "operazione", invece, sia stata effettuata da esseri superiori all’uomo, ma non certo caratterizzati da una decisione e da una sicurezza di ordine divino. Chi? Dei Custodi, intermediari fra il Cielo e la Terra. L’Ebraismo, il Cristianesimo e l’Islamismo li hanno chiamati "Angeli" (dal greco "Anghelos", termine che significa "messo" o "inviato"). Entità celesti superne, certo. Ma chi sono poi in realtà?

(Roberto Pinotti)

Fonte: Archeomisteri by Editoriale Olimpia - Firenze

AMDG et D. V. MARIAE