martedì 10 ottobre 2023

O R E M U S

 



"Colui che non prega  non comprende facilmente lo spirito di preghiera. Inoltre, egli non può rendersi conto della felicità che la preghiera offre all'anima, dell'energia che la preghiera comunica nella vita di ogni giorno" (SK 1208) Dagli scritti di San Massimiliano Maria Kolbe

*

"  Chi prega si salva!

Chi non prega si danna  "

Teologicamente certo.

(Sant'Alfonso Maria de' liguori, dott. della Chiesa)

sabato 7 ottobre 2023

BIGOTTO ? SI' GRAZIE.

 di Pierfrancesco Nardini

Mi colpiscono sempre gli aggettivi che appioppano a noi cattolici quando diciamo la nostra, in ogni campo, ma in particolare in quello della morale e della sessualità.
Parto dal presupposto che non varrebbe la pena perdere tempo a parlare di queste cose. Ritengo, infatti, sia oggettivo che chi arriva a tali epiteti (non necessariamente offensivi, ma comunque chiusi al dialogo) ha già perso la sfida. Se si arriva a questo, vuol dire che non si hanno più argomenti e non si sa più come contrastare le mostre argomentazioni e, così, si è costretti a darci del bigotto e altro.
Strano a dirsi, ma la maggior parte delle volte che ho avuto discussioni su questi argomenti, o che ho letto (ad esempio su Facebook) scambi di opinioni, otto volte su dieci la conversazione finiva proprio perché il cattolico veniva apostrofato con uno dei soliti aggettivi.
Strano a dirsi, anche, che questi propagandisti dell’amore libero, della sessualità “come mi pare” sono quelli a cui gli argomenti finiscono subito. D’altronde, molto spesso, basta metterli di fronte al fatto che due più due non può che far quattro e iniziano ad arrampicarsi sugli specchi alla ricerca del cinque…
Non addentriamoci però nel merito della materia; qui la mia curiosità vuol analizzare da vicino qualcuno degli aggettivi con cui veniamo apostrofati. E dimostrare che, anche su questo fronte, chi pensa di offenderci o metterci a tacere sbaglia completamente il bersaglio.
Se andiamo a pensare agli epiteti con cui siamo aggrediti, in maggioranza sono cose tipo bigotto e omofobo, ed anche, in minor parte e con intenti diversi, rigido e intransigente-inflessibile.


Quando mi dicono bigotto, sinceramente, non me la prendo, anzi ne sorrido.
Vocabolari alla mano vediamo che bigotto significa «persona che mostra zelo esagerato più nelle pratiche esterne che nello spirito della religione, osservando con ostentazione e pignoleria tutte le regole del culto» (Treccani, online) o anche «che si richiama a precetti religiosi scrupolosamente e in modo acritico» (Garzanti, online).

Ora, ripeterò all’infinito che chi si dice cattolico DEVE aderire a TUTTE le verità rivelate e insegnate dalla Chiesa, altrimenti non sarebbe cattolico. 

Tanto che «vien detta eresia, l’ostinata negazione, dopo aver ricevuto il battesimo, di una qualche verità che si deve credere per fede divina e cattolica, o il dubbio ostinato su di essa» (Can. 751, Codice di Diritto Canonico).

Non vale il paragone con qualsiasi altro campo della vita (politico, economico, sportivo, culturale). Nel campo religioso il valore di cui si parla, la Verità che si crede non è qualcosa di umano, di valutabile, di opinabile. È oggettivo, è dato, è immutabile. E, principalmente, è soprannaturale. Quindi o si crede tutto o non si crede. Non ci si può mettere a tavolino con Dio (come fanno molti) e contrattare uno o più elementi di fede.

Tanto è vero questo che «per un cattolico la Tradizione è proprio un’ipostasi. È chi non è cattolico che la può ritenere non tale. Nel linguaggio filosofico “ipostasi” significa ciò che “sta fermo” al di là del divenire. La Tradizione è la Verità; e la Verità è la natura costitutiva di Dio: nulla di più immutabile, nulla di più assoluto» (Corrado Gnerre, Risposta ad Introvigne sulla manifestazione del 20 giugno … e su altro, Confederazione Civiltà Cristiana, 1 luglio 2015).

È alla luce di questo che, quando mi dicono bigotto, sorrido.
Se pensano di offendermi, sbagliano alla grande, perché la definizione così come comunemente data non è pertinente con il cattolico o, di contro, è addirittura quasi un complimento.
“Zelo esagerato” non può essere offensivo: o è un “fuori tema” o un paradossale complimento.
Non esiste, infatti, esagerazione nell’essere zelante per un fedele, se zelo «nel linguaggio della Chiesa cattolica» è «il fervoroso adoperarsi per la gloria di Dio, che si esprime soprattutto, oltre che con la preghiera, con l’apostolato della parola e delle opere, e col vivo desiderio di salvare anime» (Treccani online). È tipico di ogni religione, non solo di quella Cattolica, avere come fine la maggior gloria di Dio.
Quindi l’esatto opposto di una farisaica «ostentazione» o di una mancanza di attenzione allo «spirito della religione».
Non c’è quindi in chi vuol essere cattolico «ostentazione e pignoleria», semmai c’è la coerenza che viene definita come «non essere in contraddizione; di persona fedele ai suoi principi» (Treccani, online).
Se un comunista elogiasse la proprietà privata, non gli darebbero dell’incoerente? E perché, allora, in un campo molto più importante come quello della fede, se un cattolico si sforza di essere cattolico, cioè di aderire in toto a quel che vuol dire esserlo, gli dicono “bigotto”, cioè che ha uno “zelo eccessivo”? Forse è un problema essere scrupolosi in quel che si fa?

Perché mi si dice che ostento o che sono pignolo? Cosa c’entrano l’ostentazione e la pignoleria? Semmai stiamo parlando di fervore e di attenzione al culto. Forse il problema ce l’ha chi non ha tutta questa tensione nei confronti di cose così essenziali come quelle della liturgia e della fede.
E, sulla base di queste constatazioni, anche l’intendere bigotto come chi «si richiama a precetti religiosi scrupolosamente e in modo acritico» (Garzanti online) non si attaglia ad un cattolico.
Chi è cattolico ha conoscenza di quel che crede e difficilmente potrà dirsi “acritico” (salvo casi eccezionali, che, purtroppo, al giorno d’oggi, sono sempre più diffusi: vedasi ad esempio “papolatri” e “normalisti”).
In generale, dunque, bigotto non c’entra nulla con cattolico, almeno non nella sua accezione negativa.
Si è visto come inutile è l’apostrofarmi come bigotto perché o si deve ritenere errato l’accomunare tale espressione alla fede o l’accezione negativa comunemente datagli potrebbe, paradossalmente, divenire un complimento. 

In ultima analisi, infatti, mi si sta dicendo che sono un buon cattolico perché seguo attentamente la mia fede. Fede che, tra l’altro, per essere integralmente seguita, raramente non è radicale.
Lo stesso discorso si può fare per omofobo, con la differenza che questo è solo un termine che assolutamente sbagliato e “fuori tema”. Chi ce lo dice e lo usa come spada per “ammazzare” le risposte di segno opposto non fa altro che farmi ridere.
Sempre dai vocabolari sappiamo che per omofobia” si intende una «avversione ossessiva per gli omosessuali e l’omosessualità» (Treccani online; simile in Garzanti online) e che quindi l’omofobo è una «persona ostile agli omosessuali» (Treccani online).
Specifichiamo, innanzitutto, che preferiamo parlare di persone con tendenze omosessuali, e non di omosessuali ed eterosessuali.

La totale inadeguatezza di tale aggettivo (omofobo) nei confronti di un cattolico è palese già semplicemente ascoltando un cattolico che parla di omosessualità: raramente parla contro la persona, sempre condanna l’omosessualità. Come da sempre fa la Chiesa Cattolica, si condanna l’errore e si accoglie l’errante.

Non c’è alcuna «ostilità» o «avversione ossessiva» verso le persone con tendenze omosessuali, anzi c’è la massima dimostrazione di carità nei loro confronti. Molto più di alcuni paladini del gay frendly che poi, in privato o nelle situazioni personali, non sono altrettanto caritatevoli.
Anche in questo caso, d’altronde, come per l’essere bigotti, non si fa altro che aderire appieno a quello che insegna la Chiesa Cattolica, che a sua volta non fa altro che ricordare l’ordine naturale voluto da Dio.
Non c’è alcuna stranezza, nessuna ostilità nell’essere fermi nella condanna di un errore. Il problema è di chi pensa sia normale il relativismo e la fluidità del credo e dei dogmi.
Così perde ogni senso aggredire un cattolico al grido di omofobo: si va totalmente fuori tema, è come se uno per offendere dicesse ad un cieco che non ci sente… Fa solo ridere!

Finisco con la rigidità.

Questo è un termine adoperato più da fedeli di altre religioni o, addirittura, da quei cattolici “adulti” annacquati nella fede, quando non ci si muove dalle verità fondamentali della nostra fede, come fanno loro. E come vorrebbero che facessimo anche noi.
A me è capitato spesso, quando esprimevo fermamente la mia adesione a TUTTA la fede cattolica, sentirmi apostrofare con un “sei troppo rigido”. Peccato che, in questo campo, il contrario di rigidità sia ecumenismo e/o relativismo, quindi non essere più cattolici.
Torniamo ai vocabolari e vedremo che rigidità viene intesa come «mancanza di flessibilità» (Corriere della Sera) e «rigore, severità, inflessibilità».


Si capisce subito che è sufficiente tornare ai ragionamenti appena fatti:
non può esserci flessibilità in un cattolico su determinati principi (non per nulla, anche se solo riferito alla Bioetica, Benedetto XVI li aveva definiti “non negoziabili”). Il cattolico, per rimanere tale, DEVE avere «rigore, severità, inflessibilità». //
Che non vuol dire in nessun modo essere ostili a qualcuno.//

Non cadiamo nel “misericordismo” per cui, con la scusa di dover amare, non ci si deve più permettere di evidenziare gli errori di molti fedeli e delle altre confessioni religiose. Questo non è amore per il prossimo, è sdoganamento dell’errore e, di conseguenza, del peccato.

La maggior carità possibile, non dimentichiamolo, è il dire la verità, è il ricordare la Verità.

Alla luce di tutto questo, quindi, mi fa il solletico sentirmi dare del bigotto, dell’omofobo o del rigido.
Ditemelo pure, mi farò una risata e penserò che sto facendo il “buon cristiano” (come soleva invitare san Pio da Pietrelcina).

Fonte: CCC 

EPPURE C'é chi afferma: <<Valori non negoziabili? E' un'espressione che non ho mai capito >>

IL SEGRETO di Padre Ernetti

 

IL CRONOVISORE

(Fonte:  Corriere.it)

VERSO LA META' DEGLI  ANNI 50 UNO STUDIOSO - PADRE PELLEGRINO ERNETTI - DICHIARO' DI AVER INVENTATO UNA MACCHINA IN COLLABORAZIONE CON ALTRI 12 NOTI SCIENZIATI DELL'EPOCA TRA CUI PADRE AGOSTINO GEMELLIWERNER VON BRAUN ED ENRICO FERMI, IN GRADO DI VEDERE IL PASSATO E CHIAMATA POI:

"CRONOVISORE"

IL MECCANISMO SFRUTTEREBBE LE ENERGIE SONORE E VISIVE CHE NON SI DISTRUGGONO ALLA MORTE DEGLI ESSERI UMANI MA SI TRASFORMANO ANDANDOSI AD IMPRIMERE IN UNA FASCIA MAGNETICA CHE CIRCONDA LA TERRA.

LA MACCHINA SAREBBE IN GRADO DI EFFETTUARE IL PROCESSO INVERSO, CIOE' DI RICOSTRUIRE E RIAGGRAGARE LE PARTICELE LUMINOSE E SONORE, CAPTANDO E SINTONIZZANDO TALE ENERGIA, UNICA PER OGNI ESSERE UMANO - COME LE IMPRONTE DIGITALI - RICONVERTIRE E VEDERE IN UN MONITOR, LETTERALMENTE, PERSONE, FATTI ED EPISODI DEL PASSATO DEL NOSTRO PIANETA !!

TALE "CRONOVISORE" VENNE POI LETTERALMENTE SEQUESTRATO DAL VATICANO DOVE SAREBBE TUTTORA SEGRETAMENTE E GELOSAMENTE CONSERVATO.

ECCO TUTTA LA STORIA IN DETTAGLIO:


Milano, 17 settembre 1952. Nel laboratorio di fisica sperimentale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, due uomini sono chini su avvenieristici, almeno per l’epoca, strumenti. Uno è padre Agostino Gemelli, medico e specialista di fisica. E’ noto al mondo soprattutto per aver fondato l’Università Cattolica ed esserne stato rettore, a Milano, per quarant’anni. Padre Gemelli è anche presidente della Pontificia Accademia delle Scienze. Chino al suo fianco c’è padre Pellegrino Ernetti, specialista di musica prepolifonica, cioè quella musica che va da duemila anni prima della nascita di Cristo fino al 1200 circa. Padre Ernetti insegna al Conservatorio di Stato di Venezia ed è un esperto di fisica quantica e subatomica. Da un magnetofono a filo (quelli a nastro ancora non esistono) proviene un canto antico che rimbalza sulle pareti e si frammenta tra gli strumenti del laboratorio. E’ un canto gregoriano. Padre Gemelli è convinto che eliminando le armoniche dal canto sia possibile ottenere un suono più puro. E’ questo che i due scienziati stanno cercando di fare.

(Click per Ingrandire)

Ma il magnetofono a filo è uno strumento impreciso e delicato, e troppo spesso il filo si spezza. Allora bisogna fermare il lavoro, giuntare il filo rotto con un nodo il più piccolo possibile, per non alterare troppo il suono, e ricominciare. Quel giorno, per l’ennesima volta, il filo si rompe e padre Gemelli erompe in un’esclamazione: «Ah! Papà, aiutami tu». Non è strano sentire queste parole. Dalla morte del padre, avvenuta molti anni prima, Agostino Gemelli usa spesso questa esclamazione quando si trova di fronte a qualche difficoltà. Con estrema pazienza i due uomini risistemano il filo nel migliore dei modi e fanno ripartire il magnetofono. Ma i canti gregoriani sono sostituiti da una voce calda che arriva dall’altoparlante: «Ma certo che ti aiuto. Io sono sempre con te». E’ la voce del papà di Agostino Gemelli. Padre Gemelli ferma subito lo strumento, ma Pellegrino Ernetti insiste per ascoltare ancora. E la voce ricomincia: «Ma sì, zuccone non vedi che sono proprio io?». Padre Gemelli da poco peso all’accaduto, mentre padre Ernetti comincia ad elucubrare tutta una serie di teorie.

Difficile spiegare, in questa sede, quali sono le conclusioni fisiche a cui Pellegrino Ernetti riesce ad arrivare, ma si possono semplificare appoggiandosi a una certa tradizione esoterica cha parla di archivi akashici (l’akasha, in sanscrito, è l’etere). Secondo queste tradizioni l’esistenza è circondata da una sorta di pellicola (gli archivi akashici appunto) su cui si inscriverebbero tutti gli avvenimenti che accadono nel mondo. Quindi tutto il passato è alla nostra portata, sarebbe sufficiente trovare uno strumento che possa intercettare e decodificare questa sorta di pellicola. La tesi non è completamente campata per aria tanto che ne era convinto anche Jung, secondo cui tutto quello che accade si registra da qualche parte; un altrove nel quale il nostro inconscio, se vuole, può andare ad attingere. Secondo Ernetti queste registrazioni avvengono sotto forma di onde che è possibile captare. Il suo racconto è molto fumoso ma pare che pochi anni dopo gli esperimenti con padre Gemelli, padre Ernetti riunisse un’equipe di dodici persone che dovevano rendere attuabile il progetto (fra gli altri Pellegrino Ernetti cita Enrico Fermi e Werner Von Braun).

A breve il sogno diventa realtà, il primo cronovisore è pronto e funzionante. Lo stesso padre Ernetti così descrive la straordinaria scoperta che permette di vedere il passato: «Non è come un film, ma come un ologramma, a tre dimensioni, in rilievo. I personaggi non erano molto grandi. Pressappoco la dimensione dei nostri schermi televisivi in bianco e nero ma con il movimento e il suono. Potevamo regolare il nostro apparecchio sul luogo e l’epoca desiderati. Più esattamente sceglievamo qualcuno che volevamo seguire. E’ lui che vedevamo. Ciascun uomo possiede un genere d’onda, una sorta di emanazione che gli è propria, un po’ come una firma, o come delle impronte digitali. Dunque è qualcuno che noi vediamo e continuiamo a vedere in tutti i suoi spostamenti. E’ sempre lui al centro della scena. Il problema consisteva innanzi tutto nel trovarlo, per tentativi. Si regolava poi l’apparecchio sull’onda che emanava da lui, e l’apparecchio lo seguiva automaticamente».

Così padre Ernetti ascolta dal vivo i discorsi di Cicerone, vede la Roma dei tempi di Traiano, segue Napoleone nelle sue battaglie, assiste ad una tragedia perduta di Quinto Ennio, Thyestes (che peraltro padre Ernetti trascrive e pubblica), e ovviamente partecipa alla crocifissione di Cristo e alla sua Resurrezione. E poi? Che fine fa il cronovisore? Ancora padre Ernetti: «Smontato, ma in luogo sicuro. Inoltre ne ho depositato gli schemi presso un notaio, in Svizzera, e altri in Giappone. Naturalmente ce n’è una copia anche a Roma. Questo apparecchio può captare tutto il passato di ciascuno, integralmente, senza eccezione. Non c’è più alcun segreto di Stato, alcun segreto scientifico, industriale, commerciale, diplomatico; non c’è più vita privata. E’ la porta aperta alla dittatura più spaventosa che la Terra abbia mai conosciuto. Alla fine, siamo stati tutti d’accordo nello smontare il cronovisore».

Nel 1972 ombre scure calano su questa straordinaria scoperta, rendendola troppo simile a una colossale burla. Padre Ernetti regala a un giornalista de La Domenica del Corriere una foto di Cristo crocifisso ottenuta con il cronovisore. A breve si scopre che la foto è la riproduzione di un’immagine devota che chiunque può acquistare al Santuario dell’Amore Misericordioso vicino a Todi. La foto rappresenta il crocifisso ligneo di Cullot Valera. Dopo questo episodio si parla sempre meno del cronovisore. Lo stesso Ernetti smette di fare ricerche. Forse però, sono le cose che non dice, più di quello che ammette, a far riflettere. Come se pressioni dall’alto (i servizi segreti, il Vaticano) siano seriamente interessati a fare in modo che il mondo non pensi più a questa straordinaria invenzione. Ognuno giudichi da sé. Ma, con un po’ di fantasia, ci piace immaginare questa straordinaria scoperta, conservata in qualche segreto sotterraneo del Vaticano, coperta da due dita di polvere, controllata da alcune guardia svizzere, in attesa che l’umanità sia abbastanza matura da poterne sfruttare lo straordinario potenziale.


    FANTASIA O REALTA ? - NON LO SAPPIAMO - ECCO COMUNQUE ALCUNI VIDEO INTERESSANTI..

(Fonte: Youtube)

" La macchina del tempo"- Il Cronovisore di Padre Pellegrino Ernetti

  

IL SEGRETO DI ERNETTI



  

(Altri video su YouTube...)

 https://www.segretiemisteri


IL CASO "CANCELLI"

 

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Cancelli, frazione di Foligno. I Cancelli, famiglia di guaritori. Un unico nome che viene da un'identità tra luogo e persone che si perde nella notte dei tempi, un grande dono che viene da un passaggio occasionale baciato dalla santità.

In questo piccolo angolo dell'Umbria a 950 metri sul mare, che negli ultimi anni ha subito uno dei più intensi spopolamenti dell'intera regione, vive una sola famiglia che porta lo stesso nome del luogo, Cancelli appunto. Se sono rimasti lì solo loro, il motivo viene dall'alto. MarinoMaurizio e Leonardo, 87, 51 e 25 anni, hanno una capacità particolare, quella di benedire e guarire dai mali di schiena per intercessione dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, capacità riservata agli eredi maschi della stirpe. Segnati dal cielo per segnare la sciatica.

Una vecchia foto di Marino Cancelli in famiglia (il secondo da destra è Leonardo)
Una vecchia foto di Marino Cancelli

L'origine della vicenda confonde storia e leggenda in un racconto che sembra una parabola: "Al tempo della predicazione apostolica - spiega Maurizio - i santi Pietro e Paolo passarono da Cancelli e si fermarono a dormire in una capanna in cui abitava una famiglia con sette figli maschi, i nostri antenati. La mattina successiva, prima di rimettersi in viaggio, i santi guarirono il padre che soffriva di sciatica e, in segno di gratitudine per l'ospitalità, trasmisero a lui e a tutti i suoi discendenti maschi, purchè residenti a Cancelli, il dono di guarire la gente con la fede in loro".

Al posto di quella capanna ora sorge la cripta della chiesa (attualmente in fase di restauro a causa del terremoto) dedicata ai due apostoli. È lì che i Cancelli segnano i sofferenti di sciatica, ma anche di artrosi o reumatismi, che arrivano da tutta Italia. "Ma noi - precisa Maurizio - non siamo né guaritori né pranoterapeuti o cose del genere. A guarire è la benedizione, la preghiera, e si può cominciare a segnare a qualsiasi età, naturalmente dopo essere stati battezzati; chi viene da noi deve aver fede perché la benedizione, che ricalca pressappoco quella patriarcale della tradizione ebraica, sia efficace. In cambio non vogliamo niente, questa virtù non arricchisce e non impoverisce; se poi qualcuno vuole donare qualcosa alla chiesa, ben venga".

La storia del nome Cancelli racchiude un tesoro di aneddoti. Il primo è la storia di una "conversione": nel 1586 il vescovo Marcantonio Bizzoni proibì ai Cancelli di segnare, ma poi, ammalatosi di sciatica, ricorse al loro intervento. Una volta guarito, concesse nuovamente il permesso negato.

L'episodio più clamoroso coinvolge invece addirittura un Papa. Pio IX, infatti, venuto a conoscenza della fama dei Cancelli, fece prelevare Giovan Battista, un antenato di Maurizio, dalle guardie pontificie che lo condussero a Roma. Durante la benedizione invertita - quanto meno curioso immaginare un carbonaio (questo il mestiere di Giovan Battista) che fa segni della croce all'indirizzo di un Pontefice - Pio IX domandò cosa avrebbe dovuto fare per guarire. La risposta del Cancelli fu: "Abbiate fede!". Di questo episodio parlarono tutti i giornali e lo stesso Papa in un'udienza, tanto che perfino un lord inglese andò a Cancelli per farsi curare e portò la fama della famiglia fino a Londra.

Fama rinverdita anche in tempi recenti, quando Enzo Tortora invitò Marino (un ex pastore e ex operaio che, durante la leva, si era risparmiato i lavori pesanti dopo aver segnato la madre dell'ufficiale medico e i reumatismi di altri ufficiali e commilitoni) nella trasmissione televisiva Portobello e suscitò una clamorosa curiosità nella gente, che cominciò ad organizzare gite di gruppo a Cancelli. E ancora adesso i pazienti non mancano. "La nostra virtù - dice ancora Maurizio - è molto conosciuta grazie al passaparola: proprio oggi è venuta a trovarci una signora, su consiglio di una sua amica già guarita da mio figlio".

Alla cura segue la riconoscenza, come dimostrano le lettere di ringraziamento e gli attestati delle guarigioni che arrivano continuamente in casa Cancelli. Quella di una certa Luisa Monacelli è anteriore al Novecento: "Io sottoscritta rilascio la presente dichiarazione che, nell'anno 1896 del mese di aprile, mi trovai gravemente addolorata di male di sciatica, andai a chiamare uno della famiglia Cancelli per nome Giuseppe e, venuto in mia casa, segnata che fui dal suddetto Cancelli, fui guarita e il 13 ottobre 1898 mi portai in persona a ringraziare gli apostoli".

Ma non tutti i pazienti vengono curati a Cancelli. Marino, Maurizio e ora Leonardo raggiungono i sofferenti di tutta Italia e non solo (Marino è arrivato fino a Bruxelles, preceduto dalla sua fama). Per segnare fuori dai confini della piccolo paese, però, è necessaria una particolare autorizzazione: quella di Sua Eccellenza il vescovo di Foligno in persona.

Un esempio di autorizzazione vescovile
Un esempio di autorizzazione vescovile

"Il placet episcopale - conferma Maurizio - è un attestato di fede alla famiglia. C'è sempre stato uno strettissimo rapporto con la Curia e la
documentazione riporta autorizzazioni già nel '700. La nostra è una storia bellissima e ricca di eventi, una storia di orgoglio e di fede che si rinnova ogni 29 giugno, il giorno dei santi Pietro Paolo".


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AMDG et D.V. MARIAE

giovedì 5 ottobre 2023

UNA PERLA DELLA SPIRITUALITA' CRISTIANA


 

Nel „Diario” Santa Faustina descrisse la sua insolita e profonda vita spirituale che giunse, con le nozze mistiche, alle vette dell’unione con Dio, la profondità della conoscenza della Divina Misericordia e la Sua contemplazione nella quotidianità, i combattimenti e la lotta con la debolezza della natura umana nonché le difficoltà legate alla missione profetica. 

Il “Diario” prima di tutto contiene il messaggio della Misericordia di Dio verso l’uomo che Suor Faustina doveva trasmettere alla Chiesa e al mondo. 

Quindi è un’opera eccezionale, <Il Vangelo della Misericordia scritto nella prospettiva del XX secolo> – come lo descrisse il Santo Padre Giovanni Paolo II. https://www.suorfaustina.it/diario/?wide=true#more-296


AMDG et D.V. MARIAE