"Dignare me laudare Te Virgo sacrata. Da mihi virtutem contra hostes tuos". "Corda Iésu et Marìae Sacratìssima: Nos benedìcant et custòdiant".
domenica 21 maggio 2023
AB INITIO CREATA SUM: LA CORONA ANGELICA DI DIO E DI MARIA, ROSA MISTICA.
sabato 20 maggio 2023
Dottrina Sociale della Chiesa
Senza Dio non c’è Dottrina Sociale della Chiesa, la lezione di Benedetto XVI
- EDITORIALI
- 10-01-2023
Ratzinger ha confermato tre fondamenti imprescindibili della Dottrina sociale della Chiesa, senza i quali non ha senso parlare di impegno sociale dei cattolici. Essi riguardano: la “questione teologica”, il recupero della legge morale naturale, l’impossibilità della neutralità rispetto a Dio.
- DOSSIER: IN MORTE DI UN PAPA
Ci si può chiedere quale sia stato l’apporto di Benedetto XVI alla Dottrina sociale della Chiesa (DSC) e se dalle posizioni da lui espresse in proposito ci si debba allontanare o piuttosto attenersi ad esse e svilupparle. Benedetto si è occupato di molti temi particolari della vita sociale e politica, ha scritto anche una enciclica sociale, la Caritas in veritate (2009), ma il segno specifico del suo interesse per questo ambito della teologia consiste nell’averne confermato i fondamenti per renderla ancora viva. Questo nel quadro di una sua fondamentale preoccupazione, che segna tutto il suo pontificato e che egli espresse in modo particolarmente drammatico nella Lettera sui vescovi lefebvriani del 10 marzo 2009 e durante il viaggio in Portogallo del 13 maggio 2010: «Nel nostro tempo in cui in vaste zone della terra la fede è nel pericolo di spegnersi come una fiamma che non trova più nutrimento, la priorità che sta al di sopra di tutte è di rendere Dio presente in questo mondo e di aprire agli uomini l’accesso a Dio […]. Il vero problema in questo nostro momento della storia è che Dio sparisce dall’orizzonte degli uomini e che con lo spegnersi della luce proveniente da Dio l’umanità viene colta dalla mancanza di orientamento, i cui effetti distruttivi si manifestano sempre di più».
Oggi la Chiesa si trova davanti a questa inedita urgenza: la ricostruzione dell’umano a partire dalla riproposta di Dio. Perché è “inedita” questa urgenza? Perché mai era capitato prima che la cultura umana si costruisse contro la religione e che la religione non potesse rivolgersi ad una natura umana capace di accoglierla. I primi cristiani sapevano di poter contare sull’esistenza della natura umana, che a loro modo anche i filosofi pagani avevano espresso e valorizzato. Oggi, mentre si spegne la fede sparisce anche l’umano dell’uomo.
Con queste motivazioni Benedetto ha indicato tre fondamenti imprescindibili sulla cui base si ergono, oggi come ieri, l’insegnamento sociale della Chiesa e l’impegno sociale dei cattolici. Chi dovesse rifiutarli non potrebbe più parlare di DSC, considerata un equivoco davanti al quale passare oltre.
Il primo fondamento sta nell’indicare che la “questione antropologica” in fondo altro non è che la “questione teologica”. Benedetto ha adoperato spesso la prima di queste due espressioni, sostenendo che la questione sociale è ormai diventata la questione dell’uomo. Ma sbaglierebbe chi si fermasse qui, annoverando questa affermazione nel contesto della “svolta antropologica” della teologia contemporanea. In verità, il vero e proprio carattere benedettiano di questo insegnamento sta nella seconda espressione: «Senza Dio l’uomo non sa dove andare e non riesce nemmeno a comprendere chi esso sia» (CV n. 78). Nella Caritas in veritate egli constata una «coscienza ormai incapace di conoscere l’umano» (n. 75) e, quanto alla causa, afferma: «L’umanesimo che esclude Dio è un umanesimo disumano» (n. 78). Riferimenti alla DSC che non abbiano come scopo primario riaprire un posto a Dio nel mondo sono insufficienti e devianti. Credo che Benedetto XVI volesse dire questo quando ci indicava la strada della “anamnesi”: l’incontro con Cristo mette in moto il ricordo e permette il recupero della dimensione naturale di cui ci si era scordati.
Il secondo fondamento è il pieno recupero della legge morale naturale, in una cultura che rifiuta il concetto stesso di natura. Egli ne parlava partendo dalla razionalità del creato e dalla constatazione che non siamo frutto del caso o del determinismo. La legge morale naturale, egli diceva, è come la lingua che esprime la realtà. La questione di fondo, a questo proposito, è se la visione della realtà come un tutto che ci parla sia recuperabile da parte della sola ragione naturale o no. Il venir meno della ragione metafisica ha certamente causato la secolarizzazione del cristianesimo in quanto l’accesso al trascendente è possibile concettualmente solo tramite la metafisica, però è vero anche il contrario, ossia che la secolarizzazione della fede ha permesso la rinuncia allo slancio della ragione metafisica. Siamo così di fronte ad una situazione nuova: dovrà essere la fede cristiana a porsi come obiettivo di rilanciare la ragione metafisica e l’unità del sapere. Spetta ai pensatori cristiani aprire questa strada ed è desolante constatare lo scarso impegno in questo senso dei centri accademici cattolici.
Il terzo fondamento consiste nell’affermare che quando le questioni mondane, che solitamente vengono affidate alla ragione, si staccano da Dio per conseguire la propria autonomia si pongono non già in un ambito di neutralità rispetto a Dio, ma di opposizione. Infatti, se la logica della costruzione non è in qualche modo riconducibile a Dio, pur nella sua legittima autonomia di metodi e linguaggio, essa di fatto espunge da sé la prospettiva di Dio e si costruisce come se Dio non fosse, che non è un modo neutro di costruirsi, ma un modo di costruirsi senza Dio. A Sidney, per la Giornata mondiale della Gioventù, il 17 luglio 2008, egli aveva detto: «Vi sono molti, oggi, i quali pretendono che Dio debba essere lasciato “in panchina” […]. Se Dio è irrilevante nella vita pubblica, allora la società potrà essere plasmata secondo un’immagine priva di Dio. Ma quando Dio viene eclissato, la nostra capacità di riconoscere l’ordine naturale, lo scopo e il “bene” comincia a svanire».
La “questione teologica”, il recupero della legge morale naturale, l’impossibilità della neutralità rispetto a Dio sono fondamenti in grado di illuminare tutti i principi della DSC e salvarli dalle deformazioni oggi in atto.
di STEFANO FONTANA
AMDG et D.V.MARIAE
IL LASCITO DI PAPA BENEDETTO XVI
- IL LASCITO DI BENEDETTO XVI
I princìpi non negoziabili sono sempre attuali
- EDITORIALI
- 09-01-2023
Uno dei temi più rilevanti del magistero di Benedetto XVI è quello dei princìpi non negoziabili. In un discorso del 2006, il Papa si soffermò in particolare sulla tutela della vita in tutte le sue fasi, la famiglia naturale e il diritto dei genitori di educare i propri figli. Una lezione attualissima.
- DOSSIER: IN MORTE DI UN PAPA
La rievocazione della figura di Papa Ratzinger ha senso soprattutto se si ricorda il suo insegnamento, il lascito più rilevante del suo pontificato. Ora se dici Benedetto XVI pensi, almeno in casa cattolica, ai principi non negoziabili, certamente uno dei temi più caratterizzanti del suo magistero. Il testo fondamentale in cui il Papa emerito ne parlò è il Discorso ai partecipanti al convegno promosso dal Partito Popolare Europeo, tenuto il 30 marzo del 2006.
Estrapoliamo il passaggio in cui Benedetto XVI si sofferma sui principi non negoziabili: “Per quanto riguarda la Chiesa cattolica, l'interesse principale dei suoi interventi nell'arena pubblica è la tutela e la promozione della dignità della persona e quindi essa richiama consapevolmente una particolare attenzione su principi che non sono negoziabili. Fra questi ultimi, oggi emergono particolarmente i seguenti:
- tutela della vita in tutte le sue fasi, dal primo momento del concepimento fino alla morte naturale;
- riconoscimento e promozione della struttura naturale della famiglia, quale unione fra un uomo e una donna basata sul matrimonio, e sua difesa dai tentativi di renderla giuridicamente equivalente a forme radicalmente diverse di unione che, in realtà, la danneggiano e contribuiscono alla sua destabilizzazione, oscurando il suo carattere particolare e il suo insostituibile ruolo sociale;
- tutela del diritto dei genitori di educare i propri figli.
Questi principi non sono verità di fede anche se ricevono ulteriore luce e conferma dalla fede. Essi sono iscritti nella natura umana stessa e quindi sono comuni a tutta l'umanità. L'azione della Chiesa nel promuoverli non ha dunque carattere confessionale, ma è rivolta a tutte le persone, prescindendo dalla loro affiliazione religiosa”.
Commentiamo punto per punto quanto detto da Benedetto XVI. Ogni ordinamento giuridico deve rispettare i principi di morale naturale - i principi della legge morale naturale - limitatamente al bene comune. La Chiesa ha a cuore la dignità della persona e quindi è suo dovere richiamare anche gli Stati alla tutela della stessa. La dignità della persona è il criterio fondante della morale naturale (ma non ultimo: criterio finale è sempre Dio) e infatti il principio di fondo di ogni condotta è il seguente: agisci sempre in conformità alla dignità della persona, ossia in modo consono alla preziosità intrinseca della persona umana.
Se questo è il criterio di fondo, ne consegue che esistono delle condotte che mai devono essere assunte. Ecco la categoria morale degli intrinsece mala, degli assoluti morali, dei doveri negativi assoluti, ossia di quelle azioni che hanno un oggetto malvagio, un fine prossimo malvagio, cioè un fine che contraddice sempre la dignità personale, e che tale rimane anche al di là degli eventuali fini secondi buoni per cui noi compiamo quell’azione e al di là delle circostanze in cui scegliamo quegli atti. Ad esempio assassinare, cioè uccidere direttamente una persona innocente, rimane un’azione malvagia, anche se compiuta a fin di bene e anche se stretti da necessità.
Benedetto XVI scelse di tradurre positivamente questi mala in se, ossia di rovesciare alcuni divieti (che sono doveri omissivi, ossia obblighi di astenersi dal compiere certe azioni) in comandi (che sono doveri commissivi): ecco l’inedita categoria morale dei “principi non negoziabili”. Il principio è una regola di condotta molto generale che poi la coscienza declina in norme particolari. Ad esempio il principio di tutelare la vita si specifica sia in norme positive-commissive (ad es. curare un malato) sia in norme negative-omissive (ad es. non uccidere la persona innocente già nata e quella che deve nascere). La non negoziabilità assoluta dei principi deve essere riferita non tanto all’aspetto commissivo, dato che non esistono azioni che debbono essere sempre compiute (ad es. a volte è doveroso astenersi dal sottoporre un paziente alle terapie, perché inutili), bensì all’aspetto omissivo: come già accennato, esistono azioni che mai devono essere compiute.
Il Papa indicò tre principi non negoziabili, non perché fossero gli unici esistenti, ma perché tre erano gli ambiti in cui la dignità personale era ed è particolarmente a rischio: la tutela della vita, della famiglia e della libertà educativa dei genitori. Al primo ambito corrisponde, tra gli altri, il dovere negativo assoluto dell’assassinio: il Papa però mette l’accento sulla sua declinazione abortiva ed eutanasica. Nel secondo ambito rientrerebbero molte offese all’istituto familiare (vedi il divorzio), ma il Papa anche in questo caso mette in evidenza un particolare dovere negativo assoluto che riguarda i governanti: l’approvazione di normative che ne disconoscano la sua identità, ossia la legittimazione delle “nozze” gay, delle unioni civili e delle convivenze di fatto, anche eterosessuali.
Il terzo ambito riguarda il diritto naturale dei genitori di educare la prole. Come già sottolineato, non esiste un’azione commissiva da compiere sempre e dunque, se è vero che esiste in capo ad ogni genitore il diritto naturale di educare i figli, è altrettanto vero che i genitori devono dimostrarsi capaci di esercitare questo diritto e che dunque a volte è giusto e doveroso che questo diritto non sia esercitato da loro, ma da altri per conto loro, qualora fosse appurato che gli stessi si dimostrino incompetenti a soddisfare tal compito. E questo può avvenire per delega (e in questa ipotesi sarebbe una declinazione particolare dell’esercizio del diritto di educazione) oppure anche senza il consenso dei genitori (pensiamo ad un genitore incapace di intendere e volere). Il Papa però, pur avendo in mente tutto questo, quando si riferiva alla libertà educativa pensava alla ingiusta sostituzione educativa a danno dei genitori operata dallo Stato, con tutte le conseguenze nefaste che questo comporta (ricordiamo solo l’attuale indottrinamento gender che avviene nelle scuole) e all’ingiusta compressione della libertà educativa dei genitori (citiamo ad esempio l’ingiusta discriminazione delle scuole private da parte dello Stato).
Il Papa infine ricorda che questi tre principi non negoziabili, dato che appartengono alla morale naturale perché inscritti nella natura umana, non hanno carattere confessionale, non sono verità di fede, e dunque sono comprensibili da chiunque eserciti la recta ratio, ossia usi la ragione in modo corretto. Ergo, possono e devono essere rispettati anche da chi non è cattolico e quindi dal fedele di altre religioni, dall’ateo e dall’agnostico. Perciò il loro rispetto si impone anche ai governanti, al di là di ciò che pensano di Dio, proprio perché questi tre principi non negoziabili sono “laici”, cioè, volendo esprimerci con un termine sicuramente più corretto, sono razionali e riguardano il bene comune.
Inutile aggiungere che questa lezione di Benedetto XVI sui principi che non tollerano eccezioni, né trattative, rimane attualissima oggi, forse ancor più che nel 2006.
di Tommaso Scandroglio
AMDG et D.V.MARIAE
venerdì 19 maggio 2023
SAN CIRIACO Patrono di Ancona.
Autore del ritrovamento della Croce di Cristo
San Ciriaco nacque a Gerusalemme con il nome di Giuda, figlio di Simeone e Anna. Nell’anno 326, l’Imperatrice Elena, madre di Costantino, si recò a Gerusalemme per ritrovare la Vera Croce, sulla quale era stato crocifisso Gesù. Qui venne a sapere che un rabbino, di nome Giuda, conosceva il luogo in cui era stata seppellita la Croce. Giuda, però, rabbino ebreo, non volle rivelare le informazioni in suo possesso: ma dopo essere stato messo per sei giorni all’interno di una cisterna vuota, senza cibo né acqua, informò l’Imperatrice di quanto era a sua conoscenza.
La Croce fu ritrovata il 3 maggio 326, insieme a quelle dei due ladroni. Non riuscendo però a capire quale potesse essere la Croce sulla quale fu inchiodato Cristo, Elena le fece esporre tutte e tre sopra il cadavere di un giovane appena defunto, il quale risorse miracolosamente allorché venne a contatto con la Vera Croce. A quel punto Elena e il suo seguito si inginocchiarono in adorazione e Giuda, alla vista di quel miracolo, si convertì al cristianesimo. Fu battezzato da Macario, vescovo di Gerusalemme, alla presenza di Elena, ed assunse il nome di Ciriaco (che, dal greco, significa “dedicato al Signore”). Dopo la conversione Ciriaco si adoperò attivamente per la diffusione della fede e nello studio dei Vangeli. Nel 327 Papa Silvestro I lo consacrò Vescovo. Secondo varie fonti svolse il suo ufficio in Ancona, ove era giunto per venerare il famoso Santuario di Santo Stefano ivi esistente e in cui avvenivano molti miracoli.
Nel 363 fece un viaggio nella sua terra natia. Qui l’Imperatore Giuliano l’apostata lo fece imprigionare e torturare per farlo apostatare dalla fede cristiana.
La tradizione elenca le seguenti torture patìte da Ciriaco: la mutilazione della mano destra; l’ingurgitamento forzato del piombo fuso; bruciato sopra una graticola e frustato; gettato in una fossa piena di serpenti velenosi; immerso nel bitume bollente: trafitto al cuore con una spada. Dopo questo Ciriaco morì. La salma del martire fu sepolta a Gerusalemme, in una grotta del Monte Calvario.
L’8 agosto 418 il corpo venne trasferito dalla Palestina ad Ancona, nella chiesa di Santo Stefano, per l’intervento di Galla Placidia, come alternativa ricompensa alla città per non aver potuto ricevere le reliquie del corpo di Santo Stefano, che la città aveva richiesto perché lo venerava sin dalle origini più di ogni altra città, a motivo della conservazione, come reliquia, di uno dei sassi che colpirono il corpo del Santo durante la sua lapidazione. Nel 1097 le spoglie vennero trasferite nella chiesa di San Lorenzo, che da quel momento venne chiamata di San Ciriaco.
Il corpo incorrotto di San Ciriaco è ancor oggi esposto nella cripta della Cattedrale di Ancona. Viene ricordato dalla Chiesa Cattolica il 4 maggio. Durante la ricognizione del corpo del martire compiuta in seguito al terremoto avvenuto in Ancona nel 1972, gli studi medici e scientifici confermarono la verità della storia del martirio, così come era stata tramandata dalla tradizione.
https://usalavaligia.com/2021/10/09/il-duomo-di-san-ciriaco-ad-ancona-storia-arte-e-misteri/
AMDG et D.V.MARIAE
SAN PIETRO CELESTINO V Papa
PAPA CELESTINO V E LA PERDONANZA CELESTINIANA.
Il rumore della verità è assordante quando si svela all’improvviso. Non era sprovveduto Celestino e neanche inadatto al compito preposto e aveva le idee chiare per come ripulire la Chiesa di Gesù. Dio Padre a Conchiglia """""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""""" leggere tutto: 🚩 Lettere e Rivelazioni https://conchiglia.net/=---ICONlC=/C_FLIP/00_Lettere_di_Conchiglia/Flip_21.549/21.549_19.05.2021_Celestino_V_Papa_Santo_e_la_Perdonanza_Celestiniana.html 🔔 Si autorizza la diffusione di questo documento, link compreso. 🔔 Dio la benedica +