sabato 25 febbraio 2023

Sulla Santa Messa...

 SUPRA MISSAM

et Confessionem

NOTA: SI LEGGA FINO IN FONDO PER NON ESSERE INGANNATI COME SPESSO SUCCEDE LEGGENDO LA summa...

tratto da:  Summa Theologiae di San Tommaso d’Aquino
Parte III – Argomento 82 - Articolo 9

Se sia lecito ricevere la comunione da sacerdoti eretici,
scomunicati o peccatori, e ascoltare la loro messa

Pare che si possa lecitamente ricevere la comunione da sacerdoti eretici,
scomunicati o peccatori, e ascoltare la loro messa. Infatti:

1. « Nessuno », scrive S. Agostino [Contra Petil. 3, 9], «rifugga dai sacramenti di Dio,
né in un ministro buono, né in uno cattivo». Ora i sacerdoti, anche se sono peccatori,
eretici o scismatici, compiono un vero sacramento.
Quindi non si deve evitare di ricevere la comunione da loro, né di ascoltare la loro messa.

2. Il corpo vero di Cristo è figurativo del suo corpo mistico, come si è visto sopra
[q. 67, a. 2; q. 73, a. 1, ob. 2]. Ora, i suddetti sacerdoti consacrano il vero corpo di Cristo.
Quindi quelli che appartengono al corpo mistico possono partecipare al loro sacrificio.

3. Molti peccati sono più gravi della fornicazione.
Ma non è proibito ascoltare la messa di sacerdoti colpevoli di altri peccati.
Quindi non deve essere proibito nemmeno di ascoltare la messa di sacerdoti fornicatori.

In contrario:
Un canone [Decr. di Graz. 1, 32, 1, 1, 71] stabilisce:
« Nessuno ascolti la messa di un sacerdote che risulti con certezza colpevole
di concubinato ». - E S. Gregorio [Dial. 3, 31] riferisce che « un perfido genitore
mandò a un suo figlio un vescovo ariano, perché dalle sue mani sacrileghe
egli ricevesse la comunione eucaristica; ma il figlio, fedele a Dio,
quando gli si presentò il vescovo ariano lo rimproverò come doveva ».

Dimostrazione:
I sacerdoti che siano eretici, scismatici o scomunicati,
o anche peccatori, sebbene abbiano il potere di consacrare l‘Eucaristia,
come si è detto sopra [a. 5, ad 1; a. 7], tuttavia non esercitano tale potere lecitamente,
bensì peccano esercitandolo.  Ora, chiunque comunica con un altro nel peccato
ne viene a condividere la colpa, per cui S. Giovanni [2 Gv 11] parlando dell‘eretico
afferma: « Chi lo saluta partecipa alle sue opere perverse ».

Quindi non è lecito ricevere la comunione dai suddetti sacerdoti,
né ascoltare la loro messa. Tra queste categorie però c‘è qualche differenza.
Infatti gli eretici, gli scismatici e gli scomunicati vengono privati dell‘esercizio dei loro poteri
da una sentenza della Chiesa, per cui pecca chiunque ascolti la loro messa
o riceva da essi i sacramenti.

Invece non tutti i peccatori vengono privati dell‘esercizio dei loro poteri
da una sentenza della Chiesa. Sebbene dunque siano sospesi per sentenza divina
di fronte alla propria coscienza, tuttavia non lo sono per sentenza ecclesiastica 
di fronte agli altri. 

Perciò fino alla sentenza della Chiesa è lecito ricevere la comunione da essi
e ascoltare la loro messa.

Per cui S. Agostino [Glossa P. Lomb.] così commenta l‘espressione di S. Paolo [1 Cor 5, 11]:

« Con questi tali non dovete neppure mangiare insieme »:
Così dicendo egli proibiva che un uomo fosse giudicato da un altro uomo
per un semplice sospetto, o per un‘indebita usurpazione di giudizio,
volendo piuttosto [che fosse giudicato] in base alla legge di Dio,
secondo la disciplina della Chiesa: o mediante la confessione spontanea,
oppure mediante l‘accusa e la discussione ».

Analisi delle obiezioni:
1. Rifuggendo dall‘ascoltare la messa di tali sacerdoti,
o dal ricevere la comunione dalle loro mani, non rifuggiamo dai sacramenti di Dio,
ma piuttosto li rispettiamo: per cui l‘ostia consacrata da tali sacerdoti
deve essere adorata, e se viene conservata può essere lecitamente
consumata da un sacerdote legittimo.
Rifuggiamo però dalla colpa di chi esercita indegnamente il ministero.

2. L‘unità del corpo mistico è frutto della ricezione del vero corpo di Cristo.
Ma quelli che lo ricevono o lo amministrano indegnamente perdono tale frutto,
come si è detto sopra [a. 7; q. 80, a. 4]. Perciò quanti sono nell‘unità della Chiesa
non devono ricevere il sacramento da questi ministri.

3. Sebbene la fornicazione non sia più grave di altri peccati,
tuttavia gli uomini sono ad essa maggiormente proclivi, per la concupiscenza della carne.
Per questo la Chiesa proibisce in modo particolare tale peccato ai sacerdoti,
vietando di ascoltare la messa di un sacerdote concubinario. -
Ma ciò va inteso del concubinario riconosciuto come tale,
o « per una sentenza » di regolare condanna,
o « in seguito a una confessione resa in giudizio »,
oppure « quando il peccato non può essere celato in alcun modo ».

Fonte: http://www.documentacatholicaomnia.eu/03d/1225-1274,_Thomas_Aquinas,_Summa_Theologiae_(p_Centi_Curante),_IT.pdf



⏩ sulla Confessione
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Nemmeno se un Sacerdote fosse *in peccato mortale* il Sacramento viene inficiato.
L'importante è che sia un Sacerdote regolarmente ordinato.

Il Sacerdote che amministra IL SACRAMENTO DELLA PENITENZA E DELLA RICONCILIAZIONE
( cioè la Confessione )  non lo fa in veste personale, ma rappresenta Gesù Stesso,
il Quale, per il tramite di un suo ministro (regolarmente ordinato ovviamente
da un Vescovo Valido regolarmente ordinato/nominato da Giovanni Paolo II° da Papa Benedetto XVI),
concede sia la remissione dei peccati, anche detta assoluzione, dal latino Ab (da) solvere
(rendere libero), che la necessaria riparazione.

Si suggerisce di vedere anche il Catechismo della Chiesa Cattolica:

PARTE SECONDA - LA CELEBRAZIONE DEL MISTERO CRISTIANO
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Sezione seconda - « i sette sacramenti della chiesa »
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Capitolo secondo - I Sacramenti di Guarigione
---

Articolo 4 

IL SACRAMENTO DELLA PENITENZA E DELLA RICONCILIAZIONE
https://www.vatican.va/archive/catechism_it/p2s2c2a4_it.htm

[...] 

VI. Il sacramento della Penitenza e della Riconciliazione

1440
Il peccato è anzitutto offesa a Dio, rottura della comunione con lui.
Nello stesso tempo esso attenta alla comunione con la Chiesa. 
Per questo motivo la conversione arreca ad un tempo il perdono di Dio
e la riconciliazione con la Chiesa, ciò che il sacramento della Penitenza
e della Riconciliazione esprime e realizza liturgicamente.

Dio solo perdona il peccato

1441
Dio solo perdona i peccati. Poiché Gesù è il Figlio di Dio,
egli dice di se stesso: « Il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra
di rimettere i peccati » (Mc 2,10) ed esercita questo potere divino: 
« Ti sono rimessi i tuoi peccati! » (Mc 2,5).
Ancor di più:  in virtù della sua autorità divina dona tale potere
agli uomini affinché lo esercitino nel suo nome.

1442
Cristo ha voluto che la sua Chiesa sia tutta intera, nella sua preghiera,
nella sua vita e nelle sue attività, il segno e lo strumento del perdono
e della riconciliazione che egli ci ha acquistato a prezzo del suo sangue. 
Ha tuttavia affidato l'esercizio del potere di assolvere i peccati al ministero apostolico.
A questo è affidato il « ministero della riconciliazione »
(2 Cor 5,18). L'Apostolo è inviato « nel nome di Cristo », ed è Dio stesso che,
per mezzo di lui, esorta e supplica: « Lasciatevi riconciliare con Dio » (2 Cor 5,20).
[...] 

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Dio Si mostra con la Pazienza e con la Misericordia.
Quindi uomo... non sfidare più il tuo Dio.
Torna piccolo bimbo fiducioso
e rimettiti nelle Sue Amorevoli Mani dicendo...
« O Padre Mio... o Padre Buono... Ti chiedo perdono. »
Ecco C...
ed Io Gesù che dalla Trinità ti parlo
desidero dire a tutti i Miei figli e fratelli
che donerò Grazie speciali
a chi nel Sacramento della Riconciliazione Mi invocherà in tal modo.
Gesù a C. - 13 dicembre 2004 - 12.20 


⏩  in Sintesi

( Rileggere le Rivelazioni date da Gesù a C. 
Libri mensili 4-2017, 6-2018, 1-2021, 12-2022, 2-2023, 3-2023)
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▶ ▷ Il precetto festivo deve essere rispettato sotto pena di peccato mortale. 

▶ ▷ La messa per radio o TV, non sostituisce in nessun modo quella in presenza, anche se celebrata in latino.

▶ ▷ Se un vescovo è stato nominato da Bergoglio non è vescovo valido.

▶ ▷ Se un vescovo è stato nominato a suo tempo, da Papa Giovanni Paolo II
oppure da Papa Benedetto XVI è un Vescovo valido.

▶ ▷ Se un vescovo invalido ordina un sacerdote, questi è sacerdote invalido

▶ ▷ Se un sacerdote invalido amministra i Sacramenti,
questi Sacramenti non sono validi; quindi la Santa Messa, la Confessione,
la Cresima, il Battesimo, il Matrimonio e gli altri Sacramenti non sono validi.

▶ ▷ Se un Sacerdote valido celebra la Santa Messa invocando la RUGIADA
invece dello Spirito Santo che È Dio ( questa parte liturgica della Santa Messa
si chiama Epiclesi ) la Consacrazione dell'Ostia non avviene e Gesù non vi è Presente,
quindi la messa non è valida – è bene tuttavia fare la Comunione spirituale
( esattamente come dopo il Santo Rosario in casa ) e di adoperarsi subito
per cercare e trovare una Messa valida.
È inutile tornare a messa con questo sacerdote, ma il precetto festivo
deve essere rispettato per non commettere peccato mortale.

▶ ▷ Se un Sacerdote valido celebra la Santa Messa senza invocare la RUGIADA
ma si pone in comunione con Bergoglio, è ipso facto scomunicato,
ma la Messa è comunque valida ( ripetiamo: senza la RUGIADA ) e in questo caso,
all’UNA CUM, si suggerisce di mettersi in comunione con l’ordinario del luogo,
ossia il proprio Vescovo, che ovviamente deve essere un Vescovo valido.

▶ ▷ Se un Sacerdote valido, è notorio che all’UNA CUM
si pone sempre in comunione con Bergoglio, sia che invochi la RUGIADA nella Messa
o che non la invochi, durante la Confessione amministra il Sacramento non in veste personale,
ma rappresenta Gesù Stesso, quindi la Confessione è valida.
http://www.documentacatholicaomnia.eu/03d/1225-1274,_Thomas_Aquinas,_Summa_Theologiae_(p_Centi_Curante),_IT.pdf

AMDG et DVM

martedì 21 febbraio 2023

Revelatio!

   Sabato santo   

   Mentre il “Gloria” canta nelle chiese…
   Una delle cose che più mi porta a riflettere sulla dottrina di misericordia del mio Gesù è l’episodio che si legge[5] nel vangelo di S. Giovanni: “Maria piangente se ne stava fuori presso il sepolcro… si voltò indietro e vide ritto in piedi Gesù… E Gesù le disse: ‘Maria!’… ”. Non contento ancora di avere amato tanto i peccatori fino al punto di dare la sua vita per loro, Gesù riserba la sua prima manifestazione, dopo la Passione, ad una peccatrice convertita.
   Non è sicuro che Gesù si fosse già presentato a sua Madre. Il cuore ci induce a crederlo[6], ma nessuno dei 4 evangelisti lo dice. Di sicuro invece è questo apparire a Maria di Magdala. A lei, che impersonifica la sterminata coorte dei redenti dall’amore di Cristo, Egli appare per la prima volta e si manifesta nella sua seconda veste di Dio-Uomo in eterno. Prima era l’Uomo in cui si celava un Dio. Avanti ancora, nei tempi dell’attesa, il Verbo era solo Dio. Ora è il Dio-Uomo che porta nei cieli la nostra carne mortale. E questo capolavoro di divinità, per cui la carne nata da donna diviene immortale e eterna, si svela ad una creatura che fu peccatrice… Non solo: ma a lei, proprio a lei, affida il messaggio per i suoi stessi apostoli: “Va’ dai miei fratelli e di’ loro che salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”. Prima ancora che al Padre, a Maria la peccatrice!
   Che fiume di fiducia si riversa in me considerando questo! Come, come dovrebbe esser detto, ridetto, continuamente detto alle povere anime titubanti e vergognose, perché sanno d’aver peccato, che Gesù le ama tanto da anteporle al Padre e alla Madre sua. Perché penso che se non era ancora salito al Padre, in quella prima ora di risurrezione non si era mostrato neanche alla Madre. In fondo è una necessità di amorosa giustizia. Gesù è venuto per i peccatori. Dunque la primizia della sua resurrezione vada a colei che è la capostipite dei peccatori redenti.
   “Ai miei fratelli - al Padre mio e vostro - Dio mio e vostro”. Suonano come altrettante gioconde campane, queste parole al mio cuore. Fratelli i discepoli, fratelli noi che da loro discendiamo. Se ancora un dubbio ci rimane, ecco che cade come la pietra del sepolcro, scrollata da questo turbine d’amore, e la fiducia sorge nei cuori i più imprigionati e oppressi dal ricordo dei loro errori e dalla riflessione dell’immensa distanza che separa noi: polvere, da Dio. Gesù lo dice: siamo fratelli, abbiamo un unico Padre e un unico Dio con Cristo.
   Oh! Egli ci afferra con le sue mani trafitte - è il primo gesto che fa dopo la sua morte - e ci lancia sul cuore di Dio, nei cieli non più chiusi ma aperti dall’amore, perché là si pianga le dolci lacrime della ripacificazione col Padre nostro.
   Alleluia! Gloria a Te, Maestro e Dio, che ci salvi col tuo dolore e ci dai per via di salute l’Amore!

Interessante affermazione, perchè vera.

 Lessi negli anni '50 un libro 

scritto negli anni '20 del passato secolo

dove l'autrice russa si poneva  questa domanda:

***

GLI INSETTI SON FORSE CREAZIONE 

              DI DIO?

NO!

CIO’ CHE RIPUGNA

NON PUO’ PROVENIRE DA LUI.

***

   A DEO CREATI     SUNT         INSECTA?

...

EX IPSO NON POTEST.


AMDG et DVM

AMERO' SEMPRE

 



A M E R O'  S E M P R E 






lunedì 20 febbraio 2023

Il saggio ha gli occhi in fronte


 

Il saggio ha gli occhi in fronte

       Se l’anima solleverà gli occhi verso il suo capo, che è Cristo, come dichiara Paolo, dovrà ritenersi felice per la potenziata acutezza della sua vista, perché terrà fissi gli occhi là dove non vi è l’oscurità del male.
      Il grande apostolo Paolo, e altri grandi come lui, avevano «gli occhi in fronte» e così pure tutti coloro che vivono, che si muovono e sono in Cristo.
      Colui che si trova nella luce non vede tenebre, così colui che ha il suo occhio fisso in Cristo, non può contemplare che splendore. Con l’espressione «occhi in fronte», dunque, intendiamo la mira puntata sul principio di tutto, su Cristo, virtù assoluta e perfetta in ogni sua parte, e quindi sulla verità, sulla giustizia, sull’integrità; su ogni forma di bene. Il saggio dunque ha gli occhi in fronte, ma lo stolto cammina nel buio (Qo 2, 14). Chi non pone la lucerna sul candelabro, ma sotto il letto, fa sì che per lui la luce divenga tenebra. Quanti si dilettano di realtà perenni e di valori autentici sono ritenuti sciocchi da chi non ha la vera sapienza. È in questo senso che Paolo si diceva stolto per Cristo. Egli nella sua santità e sapienza non si occupava di nessuna di quelle vanità, da cui noi spesso siamo posseduti interamente. Dice infatti: Noi stolti a causa di Cristo (1 Cor 4, 10) come per dire: Noi siamo ciechi di fronte a tutte quelle cose che riguardano la caducità della vita, perché fissiamo l’occhio verso le cose di lassù. Per questo egli era un senza tetto, non aveva una sua mensa, era povero, errabondo, nudo, provato dalla fame e dalla sete.
      Chi non lo avrebbe ritenuto un miserabile, vedendolo in catene, percosso e oltraggiato? Egli era un naufrago trascinato dai flutti in alto mare e portato da un luogo all’altro, incatenato. Però, benché apparisse tale agli uomini, non distolse mai i suoi occhi da Cristo, ma li tenne sempre rivolti al capo dicendo: Chi ci separerà dalla carità che è in Cristo Gesù? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? (cfr. Rm 8, 35). Vale a dire: Chi mi strapperà gli occhi dalla testa? Chi mi costringerà a guardare ciò che è vile e spregevole?
      Anche a noi comanda di fare altrettanto quando prescrive di gustare le cose di lassù (cfr. Col 3, 1-2) cioè di tenere gli occhi sul capo, vale a dire su Cristo.
Dalle «Omelie sull’Ecclesiaste» di san Gregorio di Nissa, vescovo
(Om. 5; PG 44, 683-686) 
AVE MARIA!