domenica 27 novembre 2022

I Santi Luisa de Marillac, Caterina Labouré e Vincenzo de Paoli

                                          Storia di una famiglia



San Vincenzo de Paoli

Alla Rue du Bac, ci può stupire di vedere San Vincenzo di Paoli

 accoglierci. Ma che cosa c'è di più normale che 

onorare i propri antenati? Questa è la casa Madre 

della Compagnia, fondata nel 1633 da Vincenzo e Luisa!



E poi si sa, i santi sono molto attivi in ​​cielo. San Vincenzo è stato importante nella vocazione di Caterina, attraverso un sogno misterioso. Inoltre, il trasferimento solenne delle reliquie del Santo ha avuto luogo proprio il 25 Aprile 1830 , qualche giorno soltanto, dopo l'arrivo di Caterina nel Noviziato di Parigi. Quale felicità per lei accompagna il sacerdote della sua vocazione! Infine, San Vincenzo manifestò il suo cuore a Caterina, mentre è in preghiera nella Cappella della rue du Bac, tre giorni di seguito, tre colori diversi per annunciarle che l'ora della sua missione si stava avvicinando.
Arrivò il grande giorno: la vigilia della festa di San Vincenzo, il 18 giugno 1830, Caterina partecipò alla conferenza di una suora sull'amore del Signor Vincenzo per la Vergine Immacolata. Queste parole suscitano in Caterina l'ardente desiderio di vedere la Madonna. La giovane novizia si addormenta, pregando San Vincenzo, che ammira molto, perchè interceda in modo da esaudire il suo ardente desiderio. Dopo questa audacia prega Caterina si addormenta. Un angelo la risveglia…


Luisa de Marillac

Santa Luisa era animata da un grande amore per la Madonna:
“Sono tutta tua, vergine Maria per essere più perfettamente di Dio. “
A dispetto delle controversie sorte nella Chiesa, Luisa era convinta 
della Concezione Immacolata della Madre di Dio e 
si augurava che questa pit riconosciuta e celebrata, perché
“Maria è l'unica creatura pura sempre gradita a Dio”.
Per questo le Figlie della Carità si aggiunge ad ogni decina del 
rosario una preghiera, che è scritta in lettere d'oro 
attorno alla cupola della Cappella:
"Santissima Vergine, credo e confesso la tua santa e 
Immacolata Concezione".

Nel 1644 Santa Luisa consacrò alla Madonna la Compagnia delle 
Figlie della Carità, durante un pellegrinaggio a Chartres. 
L'ultima parola del suo testamento spirituale esprime 
la sua devozione mariana:
“Abbiate molta cura del servizio dei poveri, e soprattutto 
di ben vivere insieme con grande unione e cordialità, amandovi 
reciprocamente, per imitare l'unione e la vita di Nostro 
Signore. Pregate molto la Santissima Vergine 
affinché sia ​​la vostra Unica Madre. »


 Caterina Labouré

Caterina Labouré nacque il 2 maggio 1806 in un villaggio 
della Borgogna, Fain les Moutiers. Era l'ottava di dieci figli
 di Pierre e Madeleine Labouré, 
proprietari di una fattoria. La morte di Madeleine, 
a 46 anni, immerge la famiglia nel lutto. Caterina, in lacrime, 
salì su una sedia per baciare la statua della Madonna e 
dirle: “Adesso, sarai tu mia madre”.
A ventiquattro anni, Caterina, dopo aver superato molti 
ostacoli, entrò come novizia alla Casa madre delle 
Figlie della Carità, rue du Bac a Parigi. È qui, nella cappella, 
che la Madonna le apparve alcuni 
mesi più tardi, la prima volta fu per il 19 luglio 1830, per annunciarle 
una missione; la seconda volta, il 27 novembre seguente, per 
affidarle la medaglia che Caterina sarà incaricata di fare coniare. 
L'anno seguente, compiuto il seminario, suor Caterina è destinata a 
Reuilly, allora sobborgo povero a sud est di Parigi. 

Fino alla fine della vita servià i poveri anziani, nel più totale 

nascondimento, mentre la medaglia si diffondeva 

miracolosamente in tutto il mondo. 

Caterina Labouré morì in pace il 31 dicembre 1876: 

“Parto per il cielo… vado a vedere Nostro Signore, 

sua Madre e san Vincenzo”. Nel 1933, in occasione di 

questa beatificazione, si aprì il loculo nella cappella 

di Reuilly. Il corpo di Caterina fu ritrovato intatto e trasferito 

nella cappella della rue du Bac; qui venne installato 

sotto l'altare della Vergine al Globo.

********************

Alla fine del 1858

correvano a Parigi notizie sulle apparizioni della 

Madonna a una contadina dei Pirenei, a Lourdes, un angolo 

di scarsa rilevanza del territorio francese. Si scambiavano

 impressioni sulle straordinarie guarigioni constatate dopo che 

erano state utilizzate le acque della miracolosa fonte della 

Grotta di Massabielle e, soprattutto, si commentava la celebrità 

della giovane veggente, Bernadette Soubirous, la cui semplicità e

 incrollabile fede suscitavano l'ammirazione del popolo, che già la

 venerava come santa.

Diffondendosi velocemente per la capitale francese, le notizie 

giunsero all'orecchio anche delle Figlie della Carità di San 

Vincenzo de' Paoli, che servivano gli anziani dell'ospizio 

di Enghien. Intavolarono n'animata discussione, nella quale 

si udì un'esclamazione uscita dalle labbra di una religiosa che, 

sebbene discretamente, si mostrava presa da veemente entusiasmo

 in quel momento: "E' la stessa!".1 Nessuna delle presenti 

comprese il significato di quelle parole. Guardandosi tra loro 

con stupore, continuarono a parlare, come se non avessero udito nulla.


"Un arcobaleno mistico tra Rue du Bac e Lourdes"

Nel 1830, una novizia della Casa Madre della Compagnia 

delle Figlie della Carità, situata a Parigi in Rue du Bac, 

era stata anche lei privilegiata con apparizioni della Madonna, 

le quali avevano già acquistato fama mondiale. 

Oltre a fare importanti rivelazioni sul futuro della Congregazione 

e della Francia, la Madre di Dio aveva affidato alla veggente la 

missione di far coniare una medaglia attraverso cui Lei avrebbe 

versato abbondanti grazie sul mondo. 

La distribuzione dei primi esemplari avvenne a causa dell'epidemia 

di colera che infuriava a Parigi, furono talmente tante e così 

sorprendenti le guarigioni attribuite all'uso di questa medaglia

 - non senza motivo denominata dal popolo Miracolosa -, 

che in poco tempo essa si era già diffusa in diversi paesi.

Il nome della veggente, tuttavia, rimaneva incognito, 

anche tra le sue sorelle d'abito. 

Fu rivelato soltanto dopo la sua morte: era la silenziosa, 

diligente e sempre ben disposta Suor Caterina Labouré! 

I suoi occhi azzurri, sereni e limpidi, brillavano di gioia 

sentendo parlare per la prima volta delle recenti apparizioni di 

Lourdes, un'eco di quelle avvenute in Rue du Bac. 

Era un'altra luce che spuntava nello stesso cammino di misericordia 

tracciato dalla Regina del Cielo per condurre l'umanità a 

una nuova era di grazie mariane.

Non c'era dubbio, era "la stessa"! Alla novizia di Parigi, la Vergine 

aveva insegnato la formula per invocarLa: "O Maria, concepita 

senza peccato". A Bernadette, così Si era presentata: 

"Io sono l'Immacolata Concezione". Esultante di contentezza, 

Suor Caterina cominciò a nutrire una profonda ammirazione 

per la nuova veggente, malgrado non la conoscesse. 

Non sapeva che, a Lourdes, Bernadette portava al collo la 

Medaglia Miracolosa quando vide la Madre di Dio, 

e probabilmente nutriva nel suo cuore nobili sentimenti di 

venerazione per la sconosciuta veggente della Vergine della Medaglia... 

Secondo un'ottica soprannaturale, c'era una stretta unione di animo 

tra le due sante, che formava "come un arcobaleno 

mistico tra Rue du Bac e Lourdes".2

Santa Bernadette dava prove di eroica umiltà, 

restituendo alla Regina del Cielo gli onori e le lodi che il popolo 

le tributava. Santa Caterina praticava in modo differente 

una pari umiltà: dedita alle più modeste funzioni 

nell'ospizio di Enghien, dove serviva 

gli anziani e i poveri da oltre quarant'anni.


Infanzia avvolta da fede e serietà

Quando Caterina nacque, il 2 maggio 1806, in Francia erano 

ancora aperte le ferite dell'irreligione provocate 

dalla Rivoluzione del 1789. 

Nel piccolo villaggio borgognone di Fain-lès-Moutiers, dove la famiglia 

Labouré risiedeva, non c'era un sacerdote. Per battezzare la neonata, 

fu necessario chiamare il parroco della cittadina vicina. 

Nonostante la generalizzata negligenza religiosa del tempo, 

da cui non era esente suo padre, Pietro Labouré, la fede di 

Caterina e dei suoi nove fratelli fu salvaguardata e rafforzata 

grazie all'impegno della madre, Maddalena Gontard, 

la cui principale preoccupazione nell'educazione dei figli fu 

quella di infondere in loro un'illimitata fiducia nella Santissima Vergine.

I primi anni di Zoe - così si chiamava la nostra santa, prima 

dell'ingresso nella vita religiosa - trascorsero senza nubi, 

nelle gioie di un'infanzia profumata dall'innocenza. 

Acquistò ben presto il gusto per la preghiera e non esitava 

ad abbandonare gli infantili divertimenti quando la madre 

la chiamava per pregare insieme davanti alla semplice 

statua della Madonna intronizzata in una sala della sua casa.

Dotata di un precoce senso di responsabilità e serietà, 

Zoe capì presto le difficoltà della madre nell'esecuzione 

degli ardui compiti di manutenzione della casa, 

e decise di aiutarla. Prima di compiere otto anni, 

sapeva già cucire, mungere le mucche, preparare la minestra 

e spazzare il pavimento. La convinzione che la spingeva ad abbracciare 

con gioia il monotono lavoro quotidiano - tanto in famiglia, durante 

l'infanzia e la gioventù, quanto nell'ospizio di Enghien, nel corso di 

più di quattro decenni - fu da lei stessa spiegata con parole 

semplici e piene di luce: "Quando si fa la volontà di Dio, 

non si sente mai fastidio".3


Una grazia trasformante

A nove anni di età, la piccola Zoe vide l'orizzonte della sua vita 

oscurarsi per una tragedia: nell'ottobre 1815, morì sua madre. 

Contemplando il suo corpo inerte, pianse copiosamente, ma non 

per molto tempo, poiché lei stessa le aveva insegnato a chi ricorrere 

nei momenti di afflizione. Passato il primo choc, si diresse alla sala, 

dove si trovava la statua della Madonna, davanti alla quale 

tante volte aveva pregato in compagnia della madre. 

Risoluta, salì su una sedia per porsi all'altezza della statua, 

l'abbracciò ed esclamò, tra i singhiozzi: "D'ora in poi, 

Tu sarai mia Madre!".4 La risposta della Regina del Cielo 

fu immediata. La bambina, che lì era giunta debole e 

disfatta in lacrime, si ritirò forte e disposta ad affrontare 

le avversità. Fu questa l'ultima volta che pianse 

nella vita, poiché la virtù della fortezza l'accompagnò 

in un crescendo fino alla fine dei suoi giorni.


Nel 1871, quando già era una religiosa di 65 anni di età, 

il movimento rivoluzionario della Comune di Parigi le offrì 

diverse occasioni per di manifestare, con eroismo, questa virtù. 

Un giorno, per esempio, prese l'iniziativa di dirigersi al 

quartier generale degli insorti per difendere la sua superiora, 

contro cui era stato pronunciato un ordine di detenzione. 

Espose i suoi argomenti con tale fermezza davanti a quasi 

sessanta comunardi lì presenti che finì per uscirne vittoriosa. 

Impressionati, i rivoluzionari cominciarono a trattarla 

con molta deferenza; arrivarono anche a chiederle di deporre 

nel processo di una prigioniera, e considerarono la 

sua deposizione, favorevole all'imputata, come l'ultima parola nel caso.


Una dimostrazione concreta di questa grazia ricevuta 

nell'infanzia fu la costanza d'animo con la quale sopportò 

le numerose manifestazioni d'impazienza e incredulità del suo 

confessore quando, per ordine della Madonna, gli raccontava 

le visioni avute. Pochi mesi prima di morire, confidò alla superiora 

che l'atteggiamento di questo sacerdote aveva costituito per lei 

un vero martirio. Lei patì con la fortezza dei martiri quest'olocausto

 silenzioso, che le era stato annunciato dalla stessa Santissima 

Vergine, nella prima delle sue apparizioni: 

"Figlia mia, il Buon Dio vuole incaricarti di una missione. 

Avrai molte difficoltà, ma le supererai, considerando che 

agisci per la Sua gloria. Saprai discernere quello che

 proviene dal Buon Dio. Sarai tormentata fino a che lo 

dirai a colui che è incaricato di condurti. Sarai contraddetta, 

ma otterrai la grazia. Non temere. Di' tutto con fiducia 

e semplicità. Abbi fiducia".5


Una vera figlia di San Vincenzo de' Paoli

"Sarai felice di venire a me. Dio ha disegni a tuo riguardo".6 

Quando aveva circa 14 anni, Caterina sentì in sogno queste 

parole dirette a lei da un sacerdote sconosciuto, 

il cui sguardo penetrante e pieno di luce si incise per sempre 

nella sua memoria. Alcuni anni più tardi, visitando una casa 

delle Figlie della Carità, s'imbatté su un quadro del fondatore 

della Congregazione, San Vincenzo de' Paoli, nella cui 

fisionomia riconobbe il sacerdote del sogno. Le fu chiara, allora, 

la vocazione cui già si era sentita tante volte 

attratta: sarebbe stata figlia di San Vincenzo!


Tuttavia, quando nel suo 21º compleanno, 

il 2 maggio 1827, annunciò in casa la sua decisione, 

il padre si oppose tassativamente. Dopo aver tentato,

 invano, di dissuaderla dall'abbracciare la vita religiosa, 

il padre la inviò a Parigi, a lavorare nel ristorante di un suo 

fratello, nella speranza che lì lei avrebbe finito per

 incontrare un buon partito e sposarsi.


Quell'ambiente, però, frequentato da operai rudi e molte 

volte sfrontati, non fece che rafforzare la purezza 

illibata della giovane. Tale era il suo amore per 

la vocazione che già si comportava come un'autentica 

Figlia della Carità, compiendo alla perfezione le raccomandazioni 

fatte dal Santo alle sue figlie spirituali, tra cui questa: 

"Se alle religiose [di clausura] è preteso un grado 

di perfezione, alle Figlie della Carità ne devono esser pretesi due".7


Caterina non desiderava altra cosa che abbracciare 

per intero quest'ardita meta, 

e perseverò nel suo proposito fino a vincere l'ostinazione del padre. 

"Se osserviamo bene le piccole cose, faremo bene le 

grandi",8 avrebbe lei scritto, decenni più tardi, 

al termine di un periodo di esercizi spirituali.


La fiducia e la semplicità di un'anima innocente

Finalmente, il 21 aprile 1830, Caterina arrivò al Convento 

di Rue du Bac. Il Consiglio delle Superiore subito vide in lei 

un'autentica vocazione: "Ha 23 anni ed è perfetta per la 

nostra comunità: ha una buona devozione, buon carattere, 

temperamento forte, amore del lavoro ed è molto gioiosa",9 

fu il parere scritto a suo riguardo. Inoltre, era una genuina 

contadina, proprio come desiderava San Vincenzo, che aveva 

assunto i buoni attributi delle contadine come base naturale 

per profilare l'ideale di virtù delle Figlie della Carità. Sia nella 

vita comunitaria, sia nel servizio dei poveri, e anche durante 

le manifestazioni soprannaturali di cui fu oggetto, 

sempre brillò in Suor Caterina una delle virtù più 

amate dal Santo Fondatore: la semplicità di cuore.


"Lo spirito delle contadine è semplicissimo: 

nessuna traccia di fingimento né parole di doppio senso;

 non sono testarde né attaccate alle loro opinioni. [...] Così, figlie mie, 

devono essere le Figlie della Carità, e sappiate che lo sarete 

se siete semplici, non recalcitranti, sottomesse al parere 

degli altri e candide nelle vostre parole, e se i vostri cuori 

non penseranno una cosa mentre le vostre bocche 

ne pronunciano un'altra".10 Questo ideale delineato

 da San Vincenzo ha trovato, quasi due secoli dopo, 

una perfetta realizzazione nell'anima di questa diletta figlia.


La settimana successiva al suo arrivo al convento, 

le apparve tre volte, in giorni consecutivi, il cuore di 

San Vincenzo, che le preannunciava le imminenti 

disgrazie che si sarebbero abbattute sulla Francia, 

con la promessa che le due Congregazioni da lui fondate 

non sarebbero scomparse. La fortunata novizia ebbe

 la grazia di vedere anche Cristo presente nella Sacra Ostia, 

durante tutto il tempo del suo seminario, "tranne tutte le volte 

in cui io dubitavo",11 confidò lei.


Imbevuta della Fede che muove le montagne e attrae la 

benevolenza di Dio, Caterina non esitò a chiedere 

di più: voleva vedere la Madonna. Alla vigilia della festa del 

Fondatore - che allora si commemorava il 19 luglio -, le confidò 

il un suo desiderio in una breve orazione e andò a 

dormire speranzosa: "Andai a dormire con l'idea che in quella 

stessa notte sarebbe venuta la mia buona Madre. Era da tanto 

che volevo vederLa". 12 E fu generosamente esaudita, non 

solo "quella stessa notte", ma anche in altre due apparizioni, 

una in novembre e un'altra in dicembre dello stesso anno 1830.

Col passar degli anni, s'intensificò in lei la fiducia filiale 

e illimitata che depositava in questi tre pilastri di devozione, 

a tal punto che, poco prima di morire, non poté nascondere lo 

stupore quando la superiora le chiese se non aveva paura 

della morte: "Perché dovrei temere di andare a vedere 

Nostro Signore, sua Madre e San Vincenzo?".13


"La Santissima Vergine scelse bene"

Santa Caterina non violò mai il segreto sulla sua condizione 

di veggente e messaggera delle apparizioni della Medaglia 

Miracolosa. Tuttavia, molte persone giunsero a scorgere in lei 

la prediletta della Regina del Cielo, tale era il suo amore a Dio, 

non solo affettivo, poiché innegabile era la sua ardente pietà,

 ma anche effettivo, come testimoniò una delle sue 

contemporanee: "Le sue azioni, in se stesse ordinarie, 

lei le faceva in maniera straordinaria". 14 C'era in lei 

qualcosa di discreto, irraggiungibile e ineffabile.


La sua santità era la principale custode del segreto. 

Alle suore che osarono interpellarla in questo senso, 

la sua risposta consistette sempre in un assoluto silenzio. 

Un silenzio nato dall'umiltà, senza nulla di taciturno né di 

scontroso; al contrario, un silenzio sacro, che arrivava 

a suscitare venerazione.

Quando, dopo la sua morte, fu annunciato alle Figlie della Carità 

il nome della veggente di Rue du Bac, esse ebbero una reazione 

caratterizzata più dall'ammirazione che dalla sorpresa. 

Non era difficile associare l'esemplare suora alla figura 

- già un po' mitizzata - della veggente ignota. 

Era impossibile non restare meravigliati nel costatare l'eccellenza 

della sua umiltà, che l'aveva mantenuta nell'anonimato, 

pur esercitando una missione di portata universale.

Forse in quel momento sarà venuto in mente alle suore

 l'ingenuo detto che i bambini dell'orfanatrofio, diretto dalle Figlie 

della Carità, erano soliti ripetere tra loro, osservando da lontano 

Suor Caterina Labouré: "La Santissima Vergine ha scelto bene".

15 Sarebbero state queste parole, così vere, mero frutto 

dell'immaginazione infantile o avrà Dio, ancora una volta 

nella Storia, rivelato ai piccoli i misteri nascosti ai sapienti e intenditori?

Senza dubbio, più luminosa dell'eroico silenzio è la lezione di fiducia 

filiale lasciata da Santa Caterina nella Madre che mai ci abbandona. 

"La fiducia ottiene sempre questo premio. Chiedendo con fiducia, 

si riceve di più, con più certezza e più abbondantemente. 

La fiducia ci apre il Sapienziale e Immacolato Cuore di Maria".16

1 LAURENTIN, René. Vie de Catherine Labouré. Paris: Desclée de Brouwer, 1980, p.197.
2 CORRÊA DE OLIVEIRA, Plinio. Conferenza. San Paolo, 12 nov. 1980.
3 SANTA CATERINA LABOURÉ, apud LAURENTIN, op. cit., p.377.
4 CLÁ DIAS, EP, João Scognamiglio. A Medalha Milagrosa. História e celestiais
promessas. São Paulo: Takano, 2001, p.7.
5 LAURENTIN, op. cit., p.85.
6 Idem, p.40.
7 SAN VINCENZO DE' PAOLI. Correspondence, Entretiens, Documents, apud HERRERA, CM, 

José; PARDO, CM, Veremundo. San Vicente de Paúl. Biografía y 

selección de escritos. 2.ed. Madrid: BAC, 1955, p.271.
8 SANTA CATERINA LABOURÉ, apud LAURENTIN, op. cit., p.156.
9 LAURENTIN, op. cit., p.50.
10 SAN VINCENZO DE' PAOLI, op. cit., p.260.
11 SANTA CATERINA LABOURÉ, apud LAURENTIN, op. cit., p.78.
12 Idem, p.81.
13 Idem, p.289.
14 LAURENTIN, op. cit., p.375.
15 BERNET, Anne. La vie cachée de Catherine Labouré. Mesnil-sur-l'Estrée: Perrin, 2001, p.225.
16 CORRÊA DE OLIVEIRA, op. cit.

Rivista Araldi del vangelo, Decembre 2012, nº 116, p 22 - 25


AVE MARIA PURISSIMA!