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San Domenico da Guzman, il santo innamorato di Cristo, visse la propria vita dividendosi tra predicazione e preghiera. Fiero oppositore dell’eresia, ricevette dalla Vergine Maria il Rosario come arma di preghiera e predicazione.
Tenero come una mamma, forte come un diamante. Così Jean-Baptiste Henri Lacordaire, restauratore dell’ordine domenicano in Francia dopo la Rivoluzione, uno dei massimi esponenti del cattolicesimo liberale ottocentesco, definì San Domenico da Guzman, il padre fondatore dei frati domenicani.
E davvero questo santo doveva essere un uomo singolare, dotato di grande fascino, geniale e ardente di un amore e uno vigore spirituale degni di un apostolo. Fu sempre proteso con il più tenero amore verso i suoi confratelli, quei Domenicani che lui volle fondare, per riunire intorno a sé altri che come lui amassero Cristo e desiderassero sopra ogni cosa vivere nella Sua contemplazione.
Allo stesso tempo, però, fu un fiero paladino della Parola tra gli eretici, che cercò sempre di convertire con dibattiti e persuasione, in un tempo in cui ricorrere alla violenza e alla tortura era costume comune.
Ma ciò che muoveva San Domenico da Guzman era l’amore, la passione. Sempre Padre Lacordaire dirà dei primi domenicani che erano anime appassionate, che “Amavano Dio, lo amavano veramente. Amavano il prossimo più di se stessi.” Armati di questo amore, di questo entusiasmo, i frati bianchi, dal colore della veste, di San Domenico, sciamarono per tutta l’Europa, per predicare la Verità.
Un altro tratto fondamentale dei domenicani, e del loro fondatore prima di tutto, fu la devozione straordinaria alla Madonna. Maria Vergine in persona apparve a San Domenico indicandogli il Santo Rosario come l’arma più efficace contro le eresie dei Catari e degli Albigesi. Ancora nessuna violenza, nessuna prevaricazione, ma la preghiera più cara alla Madre del Salvatore, come strumento di fede e conversione.
Conosciamo meglio questo santo straordinario e il suo legame unico e speciale con Santo Rosario.
La storia del santo
San Domenico de Guzman nacque nel 1170 a Caleruega, tra le montagne della Vecchia Castiglia, in Spagna. Non si sa molto della sua giovinezza, se non che fu istruito alle arti liberali e alla teologia. Dimostrò fin da giovanissimo una grande pietà, tanto che turbato dalla miseria a cui guerre e carestie avevano condannato molte persone, vendette tutti i propri beni, perfino libri e pergamene, per aiutare i poveri. Si dice fosse un giovane molto bello, con mani lunghe ed eleganti e una voce musicale e forte, e che ispirasse simpatia e serenità. Era questo il primo tratto che conquistava chi veniva in contatto con lui.
Dopo gli studi, venne ordinato sacerdote ed entrò tra i canonici regolari della cattedrale di Osma.
Ben presto seppe farsi notare dai superiori, e nel 1203 il vescovo di Osma Diego di Acebes lo volle con sé per una missione diplomatica della massima importanza e delicatezza in Danimarca. Così, tra i cristiani nordici e gli eretici catari del nord della Francia, il giovane scoprì la propria vocazione di missionario. Insieme al vescovo e amico Diego andò fino a Roma, per chiedere al Papa la licenza di potersi dedicare all’evangelizzazione dei pagani dell’Europa Nord Orientale.
Il Pontefice intuì le potenzialità di quel solerte ed entusiasta apostolo della Parola di Cristo, e decise di impiegare le sue doti di predicatore nella Linguadoca, minacciata dall’eresia catara.
San Domenico dimostrò un approccio nuovo all’eresia. Cercò di comprendere le ragioni degli eretici, il loro pensiero, e abbracciò per certi versi il loro stile di vita rigoroso e austero, che tanto alimentava la loro popolarità presso le classi più povere, soprattutto paragonato ai fasti e agli eccessi di alcuni alti prelati cattolici.
Il suo apostolato si distinse anche per il suo metodo di predicazione, basato su dibattiti pubblici e colloqui personali, discorsi appassionati, opere di persuasione, a cui affiancava sempre anche preghiera e penitenza. Divenuto predicatore ufficiale della diocesi di Tolosa, iniziò ad accarezzare la possibilità di raccogliere intorno a sé un gruppo di giovani altrettanto entusiasti e appassionati, per portare avanti la Predicazione in modo stabile e organizzato.
Per prime San Domenico raccolse le donne che avevano abbandonato il catarismo, formando una comunità di domenicane dedite alla vita contemplativa, ma anche alla “santa Predicazione”, in quanto le loro preghiere sarebbero di lì a poco servite per sostenere e dare forza ai loro fratelli predicatori.
Anche gli uomini si unirono a lui, nonostante lo stile di vita austero e rigoroso rendesse difficile seguire i suoi ideali, e fu così che l’Ordine dei predicatori ebbe origine. L’Ordine, approvato di Papa Innocenzo III nel 1216 prenderà il nome di “Ordine dei Frati Predicatori”. Alla base dell’Ordine vengono posti: predicazione, studio, povertà, vita comune, spedizioni missionarie.
I Frati Predicatori cominciarono ben presto a viaggiare attraverso l’Europa, predicando, ma partecipando anche alla vita culturale e teologica, soprattutto nelle grandi città universitarie, come Parigi e Bologna,
San Domenico de Guzman morirà a Bologna il 6 agosto 1221, circondato dall’amore dei suoi fratelli. Verrà canonizzato nel 1234.
La consegna del Rosario da parte della Vergine Maria
Abbiamo già accennato alla devozione mariana di San Domenico da Guzman e all’apparizione della Vergine di cui sarebbe stato protagonista. A quel tempo il Santo viveva a Tolosa, e si affannava per trovare un modo per combattere l’eresia degli albigesi senza dover ricorrere alla violenza. Alano della Rupe, un altro domenicano divenuto famoso per la sua particolare devozione al Rosario, ci racconta che durante la predicazione il Santo venne rapito dai pirati che lo trassero sulla loro nave.
La stessa nave venne travolta da una tempesta, e fu allora che la Vergine si manifestò a Domenico, indicandogli il Santo Rosario come unica salvezza dal naufragio e dalla morte di tutti loro. Il Santo comunicò ai pirati quel monito, essi accettarono, e subito la furia del mare si placò. I pirati furono i primi membri Confraternita del Rosario, la dimora di Maria Vergine sulla terra.
La morale di questa storia è chiara. Per volontà della Madonna, il Rosario non era più solo uno strumento di salvezza personale, ma un’arma di preghiera comunitaria.
“Se essi accoglieranno questo ultimo Rifugio di Misericordia del mio Rosario, non saranno ingoiati dalle acque e dall’inferno!” Così la Madonna avrebbe detto a San Domenico, sempre secondo Alano, ed è chiaro che questo monito non riguarda solo i pirati, e non si riferisce unicamente all’episodio del naufragio. Per il giovane Santo impegnato a combattere l’eresia Catara apparve evidente fin da subito che la via del Rosario gli era stata mostrata dalla Vergine per combattere i nemici della Chiesa e gli eretici con l’arma più forte ed efficacie possibile.
Fu in seguito all’esperienza mistica di San Domenico che il Rosario acquistò la forma che ancora oggi conosciamo e pratichiamo, col ruolo di Maria Vergine centrale e il movimento circolare che esprime il percorso spirituale del fedele, il suo muoversi progressivamente verso Dio. Con San Domenico e il suo Ordine di frati predicatori il Rosario diviene uno strumento di meditazione e preghiera personale e comunitaria, ma anche un mezzo per la predicazione.
Le origini dell’ordine domenicano
L’Ordine dei Frati Predicatori nacque dagli uomini raccolti intorno a San Domenico da Guzman durante il suo apostolato in Linguadoca.
Nel 1216 il papato siglò l’approvazione ufficiale e definitiva alla fondazione dell’Ordine. Dopo un inizio difficile, dovuto all’ostilità del clero locale e alla diffidenza verso il neonato Ordine, i domenicani iniziarono ad essere ben accolti e apprezzati ovunque. Sebbene essi vivessero di elemosina, molti ricevevano cospicue donazioni da sostenitori e simpatizzanti.
Nel 1218 una bolla papale decretò che tutti i prelati fornissero assistenza ai predicatori domenicani.
Nel 1220 e nel 1221 a Bologna si tennero i primi due Capitoli Generali nel corso dei quali venne redatta la Magna Charta dell’ordine.
Secondo quest’ultima i frati domenicani dovevano basare il proprio percorso di vita e fede su: predicazione, studio – che doveva esercitasi di giorno e di notte -, povertà, vita in comune, viaggi e spedizioni missionarie.
Ancora oggi i Domenicani vivono quotidianamente la propria ricerca della verità e dell’intimità con Gesù. Il Rosario rimane uno dei maggiori strumenti di fede e ricerca meditativa, così come l’amore per la Vergine Maria.
Il Movimento Domenicano del Rosario, o Confraternita del Santo Rosario, seguita da secoli a accogliere chiunque voglia conoscere meglio e imparare a praticare questa forma di devozione. Il Movimento organizza occasioni di preghiera comune e incontro, pellegrinaggi in santuari e convegni finalizzati alla riflessione sui misteri del Santo Rosario.