Carmina super canticum Salve Regina.
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"Dignare me laudare Te Virgo sacrata. Da mihi virtutem contra hostes tuos". "Corda Iésu et Marìae Sacratìssima: Nos benedìcant et custòdiant".
Carmina super canticum Salve Regina.
CAPITOLO 13
I sette doni dello Spirito Santo che ebbe Maria santissima.
596. I sette doni dello Spirito Santo - secondo la comprensione che ne ho - mi pare che aggiungano qualcosa alle virtù corrispondenti; per questo si distinguono da esse, benché abbiano lo stesso oggetto. È certo che qualunque beneficio del Signore si può chiamare dono o regalo della sua mano, anche se naturale. Adesso, però, non parliamo dei doni così in generale, sebbene siano virtù e doni infusi, perché non tutti quelli che hanno qualche virtù o più virtù hanno per questo grazia di doni in quella materia o almeno non arrivano a possedere le virtù in quel grado in cui si chiamano doni perfetti, come li intendono i Dottori nelle parole di Isaia, dove disse che su Cristo nostro salvatore si sarebbe posato lo Spirito del Signore, enumerando sette grazie, le quali comunemente si chiamano doni dello Spirito Santo. Essi sono: lo spirito di sapienza e d'intelletto, lo spirito di consiglio e di fortezza, lo spirito di conoscenza e di pietà e quello del timore di Dio. Questi doni si trovavano nell'anima santissima di Cristo, ridondando dalla divinità alla quale stava ipostaticamente unita, come nella fonte sta l'acqua che da essa sgorga per comunicarsi ad altri, perché tutti attingiamo alle sorgenti del Salvatore grazia su grazia e dono su dono ed in lui stanno nascosti i tesori della sapienza e della scienza di Dio.
597. I doni dello Spirito Santo corrispondono alle virtù cui si collegano. Benché quanto a questa correlazione i Dottori discorrano con qualche differenza, non ve ne può essere alcuna quanto al fine di tali doni, che consiste nel dare qualche speciale perfezione alle facoltà, affinché compiano alcune azioni ed opere assolutamente perfette ed eroiche nelle materie delle virtù; senza questa condizione, infatti, non si potrebbero chiamare doni particolari e più perfetti ed eccellenti del modo comune di operare che hanno le virtù. Questa loro perfezione deve consistere principalmente in qualche speciale o forte ispirazione e mozione dello Spirito Santo, che superi con più efficacia gli impedimenti e muova il libero arbitrio, dandogli maggiore forza affinché non operi debolmente, ma anzi con grande pienezza di perfezione e forza in quella specie di virtù alla quale appartiene il dono. A tutto questo non può giungere il libero arbitrio, se non è illuminato e mosso con speciale efficacia, virtù e forza dello Spirito Santo, che lo spinge fortemente, soavemente e dolcemente, affinché segua quella illuminazione e con libertà operi e voglia quella azione che pare sia fatta nella volontà con l'efficacia dello Spirito divino, come dice l'Apostolo. Perciò questa mozione si chiama istinto dello Spirito Santo; la volontà, infatti, sebbene operi liberamente e senza violenza, in queste opere si comporta molto come strumento volontario e molto somiglia a questo, perché opera con minore esame della prudenza comune con la quale operano le virtù, anche se non con minore intelligenza e libertà.
598. Mi farò intendere in parte con un esempio, avvertendo che, per muovere la volontà alle opere di virtù, concorrono due cose nelle facoltà. L'una è il peso o inclinazione che la stessa volontà ha in sé, che la muove cosi come la gravità porta la pietra o la leggerezza il fuoco, perché ciascuno vada verso il suo centro. Le virtù accrescono più o meno questa inclinazione nella volontà, come fanno i vizi a modo loro; infatti, volgendola all'amore pesano e l'amore è il suo peso che la porta liberamente. L'altra cosa che concorre in questa mozione è da parte dell'intelletto un'illuminazione nelle virtù, dalla quale la volontà è mossa e determinata; essa è proporzionata alle virtù ed agli atti della volontà. Per quelli ordinari servono la prudenza e la sua deliberazione ordinaria, ma per altri atti più elevati è necessaria una più alta e superiore illuminazione e mozione dello Spirito Santo, la quale appartiene ai doni. Poiché la carità è soprannaturale e procede dalla volontà divina come il raggio nasce dal sole, riceve un particolare influsso da Dio; essa muove a sua volta le altre virtù della volontà, e maggiormente quando opera con i doni dello Spirito Santo.
599. Conformemente a ciò, nei doni dello Spirito Santo mi pare di conoscere da parte dell'intelletto una speciale illuminazione, nella quale esso si comporta molto passivamente, volta a muovere la volontà. Ad essa corrispondono le sue virtù con qualche grado di perfezione che inclina, con forza superiore a quella ordinaria, ad opere molto eroiche. Come la pietra, se oltre al suo peso le si aggiunge un altro impulso, si muove più velocemente, così nella volontà, aggiungendo la perfezione, ossia l'impulso dei doni, i moti delle virtù sono più eccellenti e perfetti. Il dono della sapienza comunica all'anima un certo gusto, per mezzo del quale conosce ciò che è divino e ciò che è umano senza inganno, dando all'uno ed all'altro il proprio valore e peso, in opposizione al gusto che procede dall'ignoranza e stoltezza umana; questo dono appartiene alla carità. Il dono dell'intelletto chiarifica per penetrare le cose divine e conoscerle, contro la durezza e lentezza del nostro intelletto. Quello della conoscenza fa penetrare ciò che è più oscuro e rende maestri perfetti contro l'ignoranza. Questi due doni appartengono alla fede. Il dono del consiglio incammina, indirizza e trattiene dalla precipitazione umana, contro l'imprudenza; questo appartiene alla sua virtù propria, che è la prudenza. Quello della fortezza scaccia il timore disordinato e rinvigorisce la debolezza; appartiene alla virtù dallo stesso nome. Quello della pietà rende buono il cuore, gli toglie la durezza e lo ammorbidisce contro l'empietà e la durezza; appartiene alla virtù della religione. Il dono del timore di Dio umilia amorosamente contro la superbia; questo corrisponde all'umiltà.
600. Maria santissima possedeva tutti i doni dello Spirito Santo, avendo come un certo diritto ad essi in quanto madre del Verbo divino, da cui procede lo Spirito Santo, al quale tali doni si attribuiscono. Rapportando questi doni alla dignità speciale di madre, era conseguente che si trovassero in lei con la dovuta proporzione e con tanta differenza da tutte le altre anime quanta ve n'è tra il chiamarsi lei madre di Dio e tutte le altre semplicemente creature. Questo accadeva anche perché la grande Regina era assai vicina allo Spirito Santo per questa dignità e per l'impeccabilità, mentre tutte le altre creature se ne trovano molto lontane, sia per la colpa sia per la distanza dell'esistenza comune, senza altro rapporto o affinità con lo Spirito divino. Se in Cristo nostro redentore e maestro erano come nell'origine e nella fonte, si dovevano trovare anche in Maria sua degna madre come in un ricettacolo o mare da dove si distribuissero a tutte le creature, poiché dalla sua pienezza sovrabbondante si riversano su tutta la Chiesa. Salomone espresse ciò con un'altra metafora nei Proverbi, dicendo che la sapienza costruì una casa su sette colonne, imbandì la mensa, preparò il vino ed invitò gli inesperti ed i privi di senno per trarli fuori dalla stoltezza ed insegnare loro la prudenza. Non mi trattengo a spiegare questo, poiché nessun cattolico ignora che Maria santissima fu questa magnifica abitazione dell'Altissimo, edificata e fondata sopra questi sette doni per sua solidità e bellezza e per preparare in questa casa mistica il banchetto di tutta la Chiesa; in Maria, infatti, è pronta la mensa, affinché tutti noi piccolini ed ignoranti figli di Adamo arriviamo a saziarci dell'influsso e dei doni dello Spirito Santo.
601. Quando questi doni si acquistano mediante la disciplina e l'esercizio delle virtù superando i vizi contrari, il timore ha il primo posto; in Cristo Signore nostro, però, Isaia cominciò ad enumerarli dal dono della sapienza, che è il più alto, perché egli li ricevette come maestro e capo, non come discepolo che li apprendesse. Con questo stesso ordine li dobbiamo considerare nella sua Madre santissima, perché nei doni somigliò più lei al suo Figlio santissimo che le altre creature a lei. Il dono della sapienza contiene un'illuminazione saporosa, mediante la quale l'intelletto conosce la verità delle cose per le loro cause intime e supreme; e la volontà, con il gusto della verità del vero bene, discerne e separa questo bene da quello apparente e falso, perché è veramente sapiente colui che conosce senza inganno il vero bene per gustarlo e lo gusta conoscendolo. Questo gusto della sapienza consiste nel godere del sommo Bene per un'intima unione di amore, cui segue il sapore e gusto dei bene onesto, partecipato ed esercitato per mezzo delle virtù inferiori all'amore. Perciò non si chiama sapiente colui che conosce la verità solo speculativamente, benché abbia in questa conoscenza il suo diletto, né colui che opera atti di virtù per la sola conoscenza, e tanto meno se lo fa per altra causa. Se, però, opera con intimo amore unitivo per il gusto del sommo e vero Bene, che conosce senza inganno, ed in lui e per lui tutte le verità inferiori, allora questi sarà veramente sapiente. Tale conoscenza viene data alla sapienza dal dono dell'intelletto, che la precede ed accompagna; esso consiste in un intima penetrazione delle verità divine e di quelle che a questo ordine si possono ricondurre e collegare, perché lo Spirito scruta le profondità di Dio, come dice l'Apostolo.
602. Questo medesimo Spirito sarà necessario per intendere e dire qualcosa dei doni di sapienza ed intelletto che ebbe l'imperatrice del cielo, Maria. L'impeto del fiume della somma Bontà, trattenuto per tanti secoli, infine rallegrò questa città di Dio con la corrente che riversò nella sua anima santissima per mezzo dell'Unigenito del Padre e suo, che abitò in lei; fu come se - a nostro modo di intendere - avesse scaricato in questo pelago di sapienza l'infinito mare della Divinità, nello stesso momento in cui Maria poté invocare lo spirito della sapienza. Anzi, perché lo chiamasse venne a lei, affinché apprendesse tale sapienza senza finzione e la comunicasse senza invidia, come fece, poiché per mezzo della sua sapienza si manifestò al mondo la luce del Verbo eterno incarnato. Questa sapientissima Vergine conobbe la struttura del mondo e la forza degli elementi, il principio, la fine e il mezzo dei tempi, il loro alternarsi, la posizione degli astri, la natura degli animali e l'istinto delle fiere, i poteri degli spiriti e i ragionamenti degli uomini, la varietà delle piante e la proprietà delle radici, tutto ciò che è nascosto, occulto e superiore al pensiero degli uomini, i misteri e le vie segrete dell'Altissimo. Maria santissima nostra regina conobbe e gustò tutto ciò con il dono della sapienza che, bevuta alla sua fonte originale, restò parola fatta del suo pensiero.
603. Qui ricevette questo effluvio della virtù di Dio, questa emanazione della sua carità sincera che la fece immacolata, preservandola dalla colpa che imbratta l'anima dei mortali, rendendola così specchio senza macchia della maestà di Dio. Qui attinse lo spirito che la sapienza contiene, spirito intelligente, santo, unico, molteplice, sottile, mobile, penetrante, senza macchia, terso, inoffensivo, amante del bene, acuto, libero, benefico, amico dell'uomo, stabile, sicuro, senza affanni, onnipotente, onniveggente e che pervade tutti gli spiriti intelligenti, puri, sottilissimi. Tutte queste qualità di cui parlò l'autore del libro della Sapienza si trovarono in modo singolare e perfetto in Maria santissima, dopo che nel suo Figlio unigenito. Insieme con la sapienza le vennero tutti i beni e in tutto la precedevano questi altissimi doni di sapienza ed intelletto, affinché in tutte le azioni delle altre virtù fosse da essi guidata ed in tutte si vedesse l'impronta dell'incomparabile sapienza con la quale operava.
604. Degli altri doni si è già riferito qualcosa parlando delle virtù alle quali appartengono; ma, poiché tutto quanto possiamo intendere e dire è assai meno di quello che vi era in questa città mistica di Maria, troveremo sempre molto da aggiungere. Il dono del consiglio segue nell'ordine di Isaia quello dell'intelletto. Esso consiste in una illuminazione soprannaturale con la quale lo Spirito Santo tocca l'intimo dell'uomo, illuminandolo sopra ogni umana e comune intelligenza, affinché scelga ciò che è più utile, conveniente e giusto e respinga il contrario, conducendo la volontà, con le regole dell'eterna ed immacolata legge divina, all'unità di un solo amore ed alla conformità perfetta con la volontà del sommo Bene. Accogliendo questa ispirazione divina la creatura bandisce da sé la molteplicità e varietà delle inclinazioni e degli attaccamenti ai beni esteriori e terreni, che possono essere di intralcio al cuore impedendogli di ascoltare e seguire questo impulso e consiglio divino e di giungere a conformarsi a quell'esempio vivo di Cristo nostro Signore, il quale con altissimo consiglio disse all'eterno Padre: Non sia fatta la mia, ma la tua volontà.
605. Il dono della fortezza è una partecipazione o influsso della virtù divina, che lo Spirito Sant6 comunica alla volontà creata affinché, felicemente coraggiosa, si sollevi sopra tutto quello che la debolezza umana può e suole temere dalle tentazioni, dai dolori, dalle tribolazioni e dalle avversità. Sorpassando e vincendo tutto, essa acquista e conserva ciò che vi è di più arduo ed eccellente nelle virtù e, innalzandosi sempre più, trascende tutte le virtù, le grazie, le consolazioni interiori e spirituali, le rivelazioni, gli amori sensibili, per nobili ed eccellenti che siano. Tutto, insomma, lascia dietro di sé, estendendosi con divino sforzo fino ad arrivare a conseguire l'intima e suprema unione con il sommo Bene, al quale anela con desideri ardentissimi e dove veramente esce dal forte la dolcezza, avendo tutto vinto in colui che le dà la forza 16 . Il dono della conoscenza èuna capacità di discernere con rettitudine infallibile tutto quello che si deve credere ed operare con le virtù. Si differenzia dal consiglio perché questo sceglie e quella giudica, l'uno forma la scelta prudente e l'altra il giudizio retto. Si distingue, poi, dal dono dell'intelletto perché questo penetra le verità profonde riguardanti la fede e le virtù, come in una semplice intelligenza, mentre il dono della conoscenza sa ciò che da esse si deduce ed applica le azioni esterne delle facoltà alla perfezione della virtù, nella quale il dono della conoscenza è come radice e madre della discrezione.
606. Il dono della pietà è una virtù divina o influsso con il quale lo Spirito Santo ammorbidisce e in un certo modo fonde e scioglie la volontà umana, muovendola verso tutto ciò che appartiene al servizio dell'Altissimo ed al beneficio del prossimo. Con questa tenerezza e soave dolcezza la nostra volontà sta pronta e la nostra memoria attenta in ogni tempo, luogo e avvenimento a lodare e benedire il sommo Bene ed a rendere a lui grazie ed onore, come anche ad avere compassione tenera e amorosa delle creature, senza mancare di sovvenirle nelle loro tribolazioni e necessità. Questo dono della pietà non è trattenuto dall'invidia né conosce odio, avarizia, tiepidezza o meschinità, perché causa una forte e soave inclinazione per cui abbraccia con dolcezza e amore tutte le opere d'amore di Dio e del prossimo; anzi, rende benevolo, pieno di riguardo, premuroso e diligente chi lo possiede. Per questo l'Apostolo dice che l'esercizio della pietà è utile a tutto, portando con sé la promessa della vita eterna, perché è uno strumento nobilissimo della carità.
607. Viene in ultimo luogo il dono del timore di Dio, tanto lodato, magnificato e raccomandato ripetutamente nella Scrittura divina e dai santi Dottori come fondamento della perfezione cristiana e principio della vera sapienza, perché è il primo che resiste alla stoltezza arrogante degli uomini e quello che con maggiore forza la distrugge ed annienta. Questo dono così importante consiste in un'amorosa fuga ed in una nobilissima e pudica riservatezza con cui l'anima si ritira in se stessa e nella conoscenza della propria condizione e bassezza, considerandola in confronto con la suprema grandezza e maestà di Dio, e, non volendo sentire né pensare altamente di se stessa, teme, come insegnò l'Apostolo. Questo santo timore ha i suoi gradi, perché al principio si chiama iniziale ed in seguito filiale. L'anima, infatti, comincia a fuggire dalla colpa, come contraria al sommo Bene che ama con riverenza; passa, poi, ad abbassare e disprezzare se stessa, perché paragona la propria natura con la maestà di Dio, la propria ignoranza con la sua sapienza e la propria povertà con la sua infinita ricchezza. Trovandosi in tutto soggetta pienamente alla volontà divina, si umilia e sottomette anche a tutte le creature per Dio, muovendosi verso di lui e verso di loro con intimo amore e giungendo così alla perfezione dei figli di Dio, cioè alla suprema unione di spirito con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.
608. Se mi dilungassi maggiormente nella spiegazione di questi doni, uscirei dal mio intento ed allungherei troppo questo discorso. Quello che ho detto mi pare sufficiente per capire la loro natura e le loro qualità. Inteso questo, si deve considerare che nella sovrana Regina del cielo tutti i doni dello Spirito Santo si trovarono non solamente nel grado sufficiente e ordinario che ciascuno di essi ha nel suo genere, perché ciò sarebbe comune agli altri santi, ma con speciale eccellenza e privilegio quale non poté aver luogo in nessuno di loro, né sarebbe stato conveniente ad altri inferiori a lei. Compreso, dunque, in che cosa consistono il timore santo, la pietà, la fortezza, la conoscenza ed il consiglio in quanto doni speciali dello Spirito Santo, il giudizio umano e l'intelletto angelico si estendano e pensino il grado dei doni più alto, nobile, eccellente, perfetto e divino. Si sappia che i doni di Maria si trovano al di là di quanto possono concepire tutte le creature insieme e che il più basso grado di essi corrisponde a quello più alto immaginato dal pensiero umano, come il più alto grado dei doni di questa Signora e regina delle virtù tocca, in qualche modo, il più basso grado delle eccellenze di Cristo e della Divinità.
Insegnamento della Regina santissima Maria
609. Figlia mia, questi nobilissimi ed eccellentissimi doni dello Spirito Santo che hai inteso sono un emanazione con cui la Divinità si comunica e si trasferisce nelle anime sante, per cui non ammettono limitazione da parte loro come l'hanno da parte del soggetto da cui sono ricevuti. Se le creature liberassero dagli affetti e dall'amore terreno il loro cuore, benché esso sia limitato, parteciperebbero senza misura del torrente della Divinità infinita, per mezzo degli inestimabili doni dello Spirito Santo. Le virtù purificano la creatura dalla bruttezza e dalla macchia dei vizi, se ne ha, e tramite esse questa comincia a ristabilire l'ordine armonico delle sue facoltà, perso prima per il peccato originale e dopo per quelli attuali suoi propri. Inoltre, le virtù aggiungono bellezza, forza e diletto nel bene operare. I doni dello Spirito Santo sollevano le stesse virtù ad un sublime grado di perfezione, ornamento e bellezza mediante il quale l'anima si dispone, si abbellisce e si rende graziosa per entrare nel talamo dello Sposo, dove in modo ammirabile resta unita alla Divinità in un solo spirito e nel vincolo dell'eterna pace. Da quel felicissimo stato esce fedelissima e sicura ad operare virtù eroiche e con esse torna a ritirarsi al medesimo principio da cui è uscita, che è lo stesso Dio; alla sua ombra riposa tranquilla e quieta, senza che la turbino gli impeti furiosi delle passioni ed i loro appetiti disordinati. Pochi, però, ottengono questa felicità e solo per esperienza la conosce chi la riceve.
610. Medita, perciò, o carissima, e considera con profonda attenzione come salirai al grado più alto di questi doni, perché la volontà del Signore e mia è che tu passi più avanti al banchetto che la sua dolcezza ti prepara con la benedizione dei doni; a questo fine, appunto, li hai ricevuti. Considera, dunque, che per l'eternità vi sono solamente due cammini: uno, che conduce alla morte eterna per il disprezzo delle virtù e per l'ignoranza della Divinità; l'altro, che porta alla vita eterna mediante la conoscenza fruttuosa dell'Altissimo, perché questa è la vita eterna, che si conoscano Dio e il suo Unigenito che egli ha inviato nel mondo. Battono il cammino della morte infiniti stolti, i quali non conoscono la loro stessa ignoranza, presunzione e superbia, accecati da una spaventosa insipienza. A quelli che, invece, chiamò misericordiosamente alla sua ammirabile luce, rigenerandoli come figli della luce, diede in questa generazione il nuovo essere che hanno per la fede, la speranza e la carità e che li fa suoi ed eredi della divina ed eterna felicità. Ricondottili così allo stato di figli, diede loro le virtù che si infondono nella prima giustificazione, affinché come figli della luce compissero proporzionatamente opere di luce, in base alle quali tiene pronti da dare i doni dello Spirito Santo. E come il sole materiale a nessuno nega il suo calore e la sua luce, se nel soggetto vi è capacità e disposizione per ricevere la virtù dei suoi raggi, così non nega se stessa né si nasconde ad alcuno la sapienza divina, che invita e chiama tutti, gridando in cima alle alture, sulle strade battute e nei sentieri più nascosti, presso le porte e nelle piazze delle città. La stoltezza dei mortali, però, li rende sordi, la loro empia malizia li fa dispregiatori e la loro incredula perversità li allontana da Dio, la cui sapienza non entra in un'anima che opera il male né abita in un corpo schiavo del peccato.
611. Ma tu, figlia mia, rifletti bene sulle tue promesse, sulla tua vocazione e sui tuoi desideri, perché la lingua che mente a Dio uccide l'anima; non volere provocarti la morte con gli errori della tua vita né attirarti la rovina con le opere delle tue mani, come per mezzo della divina luce sai che fanno i figli delle tenebre. Temi l'onnipotente Dio e Signore con timore santo, umile e ben ordinato ed in tutte le tue azioni determina la tua condotta con questo maestro. Offri il tuo cuore duttile, arrendevole e docile alla disciplina ed alle opere di pietà. Giudica con rettitudine la virtù ed il vizio. Fatti animo con invincibile fortezza per operare ciò che è più arduo e sublime e per soffrire ciò che è più avverso e difficile nelle tribolazioni. Scegli con discrezione i mezzi per l'esecuzione di queste opere. Considera la forza della luce divina, con la quale trascenderai tutto il sensibile, salirai alla conoscenza altissima dei segreti della sapienza divina ed apprenderai a dividere l'uomo nuovo da quello vecchio. Ti renderai capace di ricevere la sapienza quando, entrando nella cella del vino del tuo Sposo, sarai inebriata del suo amore ed in te sarà ordinata la sua carità etema.
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