martedì 15 marzo 2022

24. L'ASSUNTA, segno di consolazione e di sicura speranza. AVE MARIA PURISSIMA!

 24.

L’Assunta, segno di consolazione

e di sicura speranza

 

“Con le due stole nel beato chiostro

Son le due luci sole che saliro 

0 gioia! 0 ineffabile allegrezza!

0 vita intera d’amore e di pace!

0 senza brama sicura ricchezza!”

Dante, Par. 25, 127; 27, 7

 


L’Immacolata visse gli ultimi troppo lunghi anni della sua vita terrena con l’Apostolo Giovanni,  che nel Cenacolo “riposò sul  petto di Gesù” (Gv 21, 20).  Visse quegli anni non più a Nazareth, ma in Gerusalemme ed in Efeso.

Il ricordo del Corpo straziato del Figlio era vivo nel Cuore materno, ma più vivo era il ricordo del suo Corpo glorificato, trionfante, bello di una Bellezza Divina e maestosa che è la gioia dei cieli.

Questo fu per Lei un perenne conforto, ma costituì anche un incessante anelito a terminare la vita per rivederLo.

La comunità cristiana cresceva compatta. Le opposizioni e le persecuzioni caparbie dei nemici si infransero contro la fortezza degli Apostoli.

Tutti i battezzati si sentivano “uno in Gesù”, convinti che partecipando alle sue sofferenze avrebbero partecipato anche alla sua gloria (cf Rm 8,17).

Erano i frutti del Sangue preziosissimo di Gesù e della Passione dolorosa di Maria. La beata Vergine, con la vita che abbracciò dopo l’Ascensione di Gesù al Cielo vita di preghiera e di silenzio, di aiuto e di pazienza -  mostrò a tutti          quanto bene avrebbe potuto fare una fedele discepola per la Santa Chiesa di Gesù, semplicemente stando al proprio posto di madre o di sorella, sempre evangelizzatrice e caritativa.

Con Gesù e come Gesù, Maria Santissima, nei giorni della sua vita terrena, offrì preghiere e suppliche e fu esaudita per la sua pietà (cf Eb 5,7).

Non si progredisce se non imitando Gesù. Ma ricordiamo anche che Maria è la copia o lo stampo più perfetto di Gesù. “In Maria Vergine tutta la Chiesa attinge la più autentica forma della perfetta imitazione di Cristo”.


“La conoscenza di Maria costituirà sempre una chiave per la esatta comprensione del mistero di Cristo e della Chiesa (Paolo VI).

 

La vita e le vicende della comunità cristiana di Gerusalemme ce le descrive San Luca negli Atti degli Apostoli. Ne riferiamo solo alcuni tratti per meglio capire lo spirito che li animava. San Luca dice: “La moltitudine di coloro che erano venuti alla fede aveva un cuore solo e un’anima sola, e nessuno diceva sua proprietà quello che gli apparteneva, ma ogni cosa era tra loro in comune.

“Con grande forza gli Apostoli rendevano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù, e tutti essi godevano di grande stima. Molti miracoli avvenivano per opera degli Apostoli. Il popolo li esaltava.

Tutti erano soliti stare insieme nel portico di Salomone. Erano assidui nell’asco1tare gli insegnamenti degli Apostoli e nell’unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere. Ogni giorno tutti insieme frequentavano il Tempio e spezzavano il pane a casa prendendo i pasti con letizia e semplicità di cuore, lodando Dio” (At 4, 32-33; 5, 12-13; 2, 42, 46).

 

Nel loro tenore di vita cristiana due sono le cose che hanno un posto privilegiato: 1’ascolto della Parola e l’Eucaristia.

E non poteva essere differentemente, perché “solo alla luce della fede e nella meditazione della Parola di Dio è possibile, sempre e dovunque, riconoscere Dio nel quale noi viviamo, ci moviamo e siamo (At 17, 28), cercare in ogni avvenimento la sua volontà, vedere il Cristo in ogni uomo, vicino o estraneo, giudicare rettamente del vero senso e valore che le cose temporali hanno in se stesse e in ordine al fine dell’uomo” (Apost. Act. 4).

E con 1’ascolto della Parola di Dio, ebbero, in sommo grado, amore all’Eucaristia, partecipandovi almeno ogni otto giorni “facendo memoria della passione, della risurrezione e della gloria del Signore Gesù e rendendo grazie a Dio che li ha rigenerati nella speranza viva della risurrezione di Gesù Cristo dai morti” (1 Pt 1,3).

Nell’Immacolata splendeva per tutti il modello di chi veramente ascolta la Parola di Dio, si nutre devotissimamente del Pane Vivo e lavora per essere nel mondo ciò che l’anima è nel corpo.

 

Gli anni passarono veloci. Una tradizione vuole il termine della vita della Beata Vergine in Gerusalemme e un’altra tradizione in Efeso. Certo è che rimase sempre con l’Apostolo ed Evangelista Giovanni.

Solo in cielo scopriremo quale lavorìo di grazia e quale fiamma d’Amor  Divino albergarono nel suo  Immacolato Cuore di Madre Divina.

<<La sua vita è stata tutta unaPasqua’; un passaggio, un cammino  nella 

gioia; dalla gioia della speranza al momento della prova, alla gioia del 

possesso    dopo il trionfo sulla morte  >> (Giovanni Paolo II).

Perfettissima imitatrice di Dio, l’Immacolata camminò nella carità, nel modo con cui Gesù aveva amato e dato sé stesso per tutti, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore.

La Vergine Maria non cercò mai altra soddisfazione che quella di compiere la volontà Santissima di Gesù.

Visse sempre per il Cielo, e questo Cielo divenne più che mai la sua meta da quando aveva gustato e rigustato l’Amore. Tutto scompariva ai suoi occhi e non Le restava che una vista, un sapore, un desiderio: possedere Dio, non per attimi ma per sempre.

Più dell’Apostolo Paolo, Maria Santissimaera spronata da questa aspirazione: “Desiderò morire per essere con Cristo: è la cosa migliore!” (Fil 1, 23), con la persuasione che mai avrebbe fatto tanto per i suoi figli, “per il progresso e la gioia della loro fede” (Fil 1, 25), come quando fosse stata orante per essi sui gradini del trono di Dio.

In effetti, la fede ci dice che non si è mai tanto attivi per i fratelli come quando non si è più tra i fratelli, ma siamo luci nella Luce che è Dio.

Ella sentiva che la sua missione materna, per le limitazioni proprie di questa vita mortale, era come coartata nella capacità di dispensare generosamente la vita delle anime.

Certamente, come il Figlio suo, potè e dovette dire: “È meglio per voi ch’io me ne vada. Me ne vado, ma non vi lascio orfani” (Gv 14,7; 16, 18).

Si attaglia in pienezza a Maria, ancor più che a San Paolo o a qualsiasi altro cristiano, l’espressione: “Il mio vivere è Cristo, e il morire un guadagno!” (Fil 1, 21).

Perciò con moto sempre più acceso ed accelerato, con tutte le forze dell’anima gridava: “Vieni, Signore Gesù! Vieni! Vieni Eterno Amore! Una sola cosa io cerco e chiedo, o mio Signore: abitare nella tua casa, con Te, per sempre!” (Ap 22, 20; Sal 26,4) (cf . M. Valtorta, L’Evangelo ... Vol. X)

 

L’età finale di Maria Santissima  si aggirava sui settanta anni circa. Esente da vecchiaia o malattia di sorta, Ella percepì l’avvicinarsi del sospirato incontro con Dio.

In che modo terminò i suoi giorni terreni per aprirsi al giorno senza fine del cielo?

Li terminò con l’Assunzione al Cielo in anima e corpo.




Ed è dogma di fede l’ASSUNZIONE - al pari dell’Immacolata Concezione, della divina Maternità, della perpetua Verginità nonchè della Sua Divina Corredenzione - e non è un fatto che può essere umanamente conosciuto e controllato. L’Assunzione corporea della Vergine è solo frutto di rivelazione divina.

La Sacra Scrittura pare non ci offra testimonianze esplicite di questo privilegio mariano. Nella tradizione devono passare alcuni secoli prima di trovare accenni sul problema.

Via via, in un modo sempre più chiaro, l’indagine teologica indica diverse

ipotesi.

La Bolla Pontificia di Pio XII, la “Munificentissimus Deus”, del 1º novembre 1950, indica 5 verità rivelate nelle quali è contenuta implicitamente la dottrina dell’Assunzione corporea di Maria Santissima al cielo. Le verità sono le seguenti:

1.     La Maternità Divina.

2.     la perfetta integrità verginale di Maria.

3.     L’associazione di Maria con Gesù, nella perfetta vittoria contro Satana e il peccato, il che importa anche la vittoria e il trionfo contro la morte, conseguenza del peccato (cf Rm 5-6), mediante l’Assunzione.

4.     Maria è la Piena di grazia (Lc 1, 28) e questa pienezza esclude ogni maledizione.

5.     La Vergine di Nazareth è l’Immacolata Concezione, e quindi immune da incinerazione e corruzione, pena del peccato (cf Gn 3, 19).

Nella definizione dogmatica il Papa non si pronunciò sul come avvenne questo termine della vita di Maria Santissima. La sua fine, nella tradizione, è indicata col termine dormitio, che significa: dormizione o sonno. Perciò la Vergine non mori nel senso comune della parola, ma soavemente passò dalla terra al Cielo senza conoscere né freddezza, né decomposizione, né lugubre sepolcro.

Maria è in Cielo con tutta se stessa, trasfigurata nel suo Corpo di candore, reso glorioso come quello del Figlio.





Nella “Professione di fede” di papa Paolo VI incontriamo una sintesi di tutte queste verità: << Noi crediamo che Maria è la Madre rimasta sempre Vergine del Verbo Incarnato, nostro Dio e Salvatore Gesù Cristo e che, a motivo di questa singolare elezione, Ella, in considerazione dei meriti di suo Figlio, è stata redenta in modo più eminente, preservata da ogni macchia del peccato originale e colmata del dono della Grazia più che tutte le altre creature.

Associata ai Misteri del1’Incarnazione e della Redenzione con un vincolo strettissimo e indissolubile la Vergine Santissima, 1’Immacolata, al termine della sua vita terrena È STATA ELEVATA IN CORPO E ANIMA ALLA GLORIA CELESTE   e   configurata a suo Figlio   risorto, anticipando la sorte futura di tutti i giusti. E noi crediamo che la Madre Santissima di Dio, Nuova Eva, Madre della Chiesa, continua in Cielo il suo ufficio materno riguardo ai membri di Cristo, cooperando alla nascita e allo sviluppo della vita divina nelle anime dei redenti >>.  

 

Questi misteri della vita di Cristo e Maria sono magnificamente intrecciati nella preghiera evangelica del santo Rosario, meravigliosa nella sua semplicità e profondità, e tanto amata e raccomandata dai Pontefici e dai Santi e dalla stessa Vergine Maria, Regina del Santissimo  Rosario.

Eleviamo lo sguardo in alto.

“Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle” (Ap 12,1).

È la visione della Vergine assunta in cielo.



San Bernardino da Siena così ce la descrive.

<< Ciascuno Le dice: Veni! Per farLa salire su in alto dov’è il Padre e il Figliolo e lo Spirito Santo.

Veni de Libano! Ella è invitata dagli Angioli et Essa sale su. 

È invitata dagli Arcangeli et Essa ancora sale su. 

È invitata dai cori dei Principati e dei Troni et ancora sale più su.

È invitata dal coro delle Dominazioni: ancora giunge più su. 

È invitata dal coro delle Virtù: ancora giunge e sale più in alto.

È invitata dalle Potestà: anco sale più su. 

È invitata dai Cherubini e sale più su.

Anco è invitata dai Serafini. 

Tutti li Cori invitarono: Veni! Veni! >>.

 E tutto il Paradiso esultò e sfavillò di gioia con Maria, la Madre d’ogni consolazione e delizia (cf Is 66, 10).

Ora sapere che in cielo ogni uomo e ogni donna ha un Cuore di Madre tutta bella, palpitante di trepido amore per tutti, giusti e peccatori; un cuore desideroso di averci tutti con sé nella Patria beata, per l’eternità, dà un tale giubilo al cuore che impallidiscono tutte le gioie che possono dare e danno le mamme della terra, esse che spargono gioie a piene mani.


Solo nella Madre del Signore non c’è difetto! Ella non si stanca, non diminuisce il sorriso anzi lo accresce sempre più, perché vede il bene che cresce nella sua creatura e l’attende illuminando.

 


Caro lettore e cara lettrice dell’Immaco1ata:

Non so se quanto qui scritto, così, semplicemente, come annaspando, Vi abbia procurato forti esperienze interiori, ma una cosa è certa ed è questa: ho voluto invitarVi ad amare sempre più Maria Santissima la Divina Madre di Dio e nostra. * Ora piace qui ricordare ancora una volta le ultime Parole di Maria Santissima riferite nel santo Vangelo nell'episodio delle nozze di Cana di Galilea quando Ella disse ai servi :"Fate tutto quello che EGLI vi dirà!". 

Son parole da incorniciare e mai scordare. A queste Parole della Mamma fanno eco le Parole del Padre Celeste che ci ama e ci dice 'Ascoltate il giudizio del Padre, ossia la Messa,  perchè siate salvati' (Siracide 3,1). Questa Autorità chiama "giudizio" la Messa perché di essa tutti dobbiamo aver riverenza sia i sacerdoti che i semplici fedeli. 

[Se i lettori vogliono saperne di più su questo tema, cerchino il discorso di san Vincenzo Ferreri 'Sulla vita di Cristo ripresentata nella Messa Solenne'  il cui Tema é: Fate quello che Egli vi dirà (Gv. 2,5)]

San Tommaso insegna: "Ogni  Messa fortifica l'anima per combattere i nemici. Perdona i peccati veniali. Spegne gli stimoli carnali e aumenta la castità. Accresce il fervore della carità. Dà coraggio per vincere le avversità e riempie l'anima di ogni virtù". 

E il Maestro di san Tommaso aveva già detto: "Se uno assiste  o celebra la santa Messa, riflette sul suo valore infinito e ha formale intenzione di glorificare con Essa il più possibile  Dio, mediante l'offerta del Sacrificio di Gesù Cristo, che é di maggior merito di quello di tutti i martiri insieme, <<merita più che se digiunasse a pane ed acqua un anno intero e si flagellasse fino a versare tutto il sangue dalle sue vene e pregasse trecento volte il Salterio>> (Sant'Alberto Magno).

Pertanto - con San Massimiliano Maria Kolbe, apostolo mariano dei nostri difficili tempi - ti grido dal profondo del cuore:

Ama la Vergine Maria. Confida in Lei. A Lei consacrati. Nel sicuro rifugio del Cuore Immacolato troverai ogni gioia, santità e sapienza, e con poca spesa e poco tempo sarai trasformato raggiungendo la pienezza dell’età di nostro Signore Gesù Cristo, Dio vero ed eterno, cui sia gloria con il Padre e la Madre e lo Spirito Santo nei secoli dei secoli. Amen.

 

Ad Maiorem Dei 
Gloriam et Mariae


AVE MARIA PURISSIMA!


lunedì 14 marzo 2022

LA MESSA invisibile



LA MESSA INVISIBILE

La Chiesa, anche se ha tre diverse collocazioni, anche se ha tre diversi gradi di formazione - militante, purgante, trionfante - è sempre una sola, quella che è nata conCristo, quella che è sempre con Cristo.

Ha il suo punto di convergenza nella celebrazione della Messa, che costituisce la gioia dei beati del Cielo, il tesoro dei fedeli in terra, la speranza delle anime del Purgatorio.

Partecipare alla Messa è mettersi al centro di questi due mondi: quello celeste e quello terrestre, quello angelico e quello umano, dove Cristo è altare, vittima e sacerdote.

In Cielo la liturgia si svolge intorno al mistico Agnello dell'Apocalisse, immolato per la nostra salvezza, sempre in atto di intercedere per noi presso il Padre (Ebr. 7,25).

La nostra Messa non è un riflesso di questa liturgia celeste, ma è addirittura la stessa liturgia del Cielo portata in terra.

Ora, se la Messa è un tutt'uno con l'offerta che Gesù fa di sé in Cielo, si deve ammettere

che essa viene celebrata alla presenza di tutta la corte celeste.

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La Chiesa, "pellegrina sulla terra", non invita gli angeli e i santi a scendere in terra, ma ordina ai fedeli di salire nel mondo angelico: "Sursum corda! In alto i nostri cuori!"

E il punto di congiungimento avviene nella recita, nel canto del "Sanctus".

"Per questo mistero di salvezza il cielo e la terra si uniscono in un cantico nuovo di adorazione e di lode, e noi con tutti gli angeli del Cielo proclamiamo senza fine la tua gloria: Santo, santo santo... " (Pref. della SS. Eucaristia).

Vengono superate le barriere del tempo e dello spazio; terra e cielo si congiungono;

corte celeste e povera umanità si uniscono; Chiesa trionfante e Chiesa militante si fondono, per assistere e partecipare all'offerta perenne che Gesù, l'Agnello immolato, fa di sé stesso per mezzo dello Spirito Santo al Padre, a beneficio di tutta la creazione.

"Perciò quando celebriamo il sacrificio eucaristico ci uniamo in sommo grado al culto della Chiesa celeste, comunicando con essa e venerando la memoria soprattutto della gloriosa sempre vergine Maria, ma anche del beato Giuseppe e dei beati apostoli e martiri e di tutti i santi... " (Lumen Gentium, 50).

Quindi cielo e terra formano una cosa sola, per cui quando si celebra la Messa noi siamo già in Cielo davanti al trono della Maestà divina, concittadini degli angeli e dei santi, e familiari di Dio.

"Voi vi siete accostati al monte di Sion e alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste e a miriadi di angeli, all'adunanza festosa e all'assemblea dei primogeniti iscritti nei cieli, al Dio giudice di tutti..., al Mediatore della Nuova Alleanza... " (Ebr, 12,22-24).

Allora "rifletti con chi ti trovi accanto e con chi stai per invocare Dio: con i Cherubini.

Immaginati in quali cori stai per entrare. Che nessuno si unisca con negligenza a questi inni sacri e mistici. Che nessuno conservi un pensiero terreno, ma liberatosi da tutto ciò che è terreno e trasportatosi interamente in Cielo..., canti l'inno santissimo del Dio della gloria e della maestà... " (S. Giovanni Crisostomo).