Ieri era una "fissazione" complottista, oggi è una "verità"? La "grande sostituzione" viene considerata "complottismo" da quelli che non vogliono sentire parlare d'immigrazione. Ma ora la copertura mediatica di un vasto studio di France Strategy sulla "segregazione residenziale in Francia" infrange questo tabù, mostrando la crescita galoppante della popolazione di origine extraeuropea sul territorio nazionale francese.
Niente di più ufficiale di France Strategy: istituzione legata alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, che «ha l'obiettivo di contribuire alla determinazione dei principali orientamenti per il futuro della Nazione e degli obiettivi di medio e lungo termine del suo sviluppo economico, sociale, culturale e ambientale, nonché alla preparazione delle riforme», come si legge sul suo profilo Wikipedia. France Strategy fornisce dati, oltre al Primo Ministro, ad una moltitudine di Consigli statali di analisi e orientamento (Consiglio di analisi economica, Consiglio di orientamento per l'occupazione, pensioni, Consiglio superiore per il clima, ecc.).
Questo studio, pubblicato nel 2020, è una mappatura redatta su 55 "unità urbane" francesi con più di 100.000 abitanti. Questa cartografia è una dimostrazione lampante del vertiginoso spostamento demografico che si è verificato nell'ultimo mezzo secolo (1968-2017) in molte città e "aree urbane", e non solo in Senna- Saint-Denis, ma nel 18° distretto di Parigi... come a Rennes o Limoges. Le popolazioni di origine immigrata hanno massicciamente sostituito i "nativi francesi".
ESEMPI DELLA DRAMMATICA SITUAZIONE
Ecco alcuni esempi, identificati da Causeur. Nel 2017, i bambini immigrati o nati da genitori immigrati non europei erano la maggioranza nella fascia di età 0-18 in oltre della metà dei comuni di Seine-Saint-Denis. A causa dei trasferimenti dei francesi "autoctoni" e dell'alto tasso di natalità delle popolazioni immigrate, la percentuale di figli di immigrati non europei è esplosa. Nel comune di Courneuve, questa percentuale è aumentata del 60% tra il 1990 e il 2017. A Pierrefitte-sur-Seine, nello stesso periodo, la percentuale di figli di immigrati non europei è più che raddoppiata fino a raggiungere il 102%. Non si tratta di un fenomeno circoscritto a Seine Saint-Denis: in alcuni distretti di Parigi, questi figli di immigrati rappresentano fino alla metà della popolazione nella fascia 0-18 anni: «50% nel XIX° distretto, 43% nel XVIII° distretto, 42 % nel 20 ° distretto, 41% nel 13° distretto"... una percentuale elevata anche in alcuni quartieri: a Clignancourt / Porte de Saint-Ouen (nel 18° distretto): il 72% dei giovani 0-18 anni proviene da genitori immigrati non europei».
Come si può vedere sul sito di France Strategy , lo stesso fenomeno "dinamico" può essere osservato su tutto il territorio nazionale. A Rennes, «i figli di genitori immigrati extraeuropei rappresentano ormai quasi un quarto (22,8%) dei giovani tra 0-18 anni. Tra il 1990 e il 2017, la percentuale di figli di genitori non europei è triplicata, passando dal 7,7% al 22,8%, con picchi esasperanti in alcuni quartieri (+ 355% a Villejean-Beauregard). A Limoges, una tranquilla cittadina di provincia che si potrebbe credere lontana dai flussi migratori, la percentuale di figli di immigrati è aumentata del 170% in meno di trent'anni. Oggi, (ci si riferisce al 2017) i figli di genitori immigrati non europei rappresentano in media più di un quarto (27,5%) dei giovani tra 0-18 anni e la percentuale sale fino al 61% in alcuni quartieri».
PER RIFLETTERE
Tre osservazioni conclusive.
1) In primo luogo, queste statistiche riportate sopra non vanno oltre il 2017 e le percentuali che indicano sono aumentate negli ultimi 4 anni, a causa della continuazione dell'immigrazione (legale, 469.000 persone per il solo anno 2019, e illegale) e delle differenze di natalità tra "nativo" francese e background immigrato (2,73 figli in media per una donna immigrata, contro 1,9 per i nativi). Conseguenza: «Nel 2018, quasi un terzo dei bambini nati in Francia (31,4%) ha almeno un genitore nato all'estero».
2) In secondo luogo, Causeur richiama l'attenzione sul fatto che questi calcoli non includono la "terza generazione", quella dei bambini nati da nonni immigrati extraeuropei... di cui sappiamo che l'integrazione e a maggior ragione l'assimilazione costituiscono un grave problema per l'intera nazione. Inoltre non includono, o solo molto parzialmente, gli immigrati clandestini...
3) Infine, tutto ciò sostiene l'urgente legalizzazione di uno strumento indispensabile per la demografia, le statistiche etniche "reali" praticate senza creare alcuno scandalo nel Regno Unito o negli Stati Uniti.
Nota di BastaBugie: Lorenza Formicola nell'articolo seguente dal titolo "Polizia in piazza: Noi vittime di violenza e islamismo" parla delle forze dell'ordine francesi che a maggio scesero in piazza per denunciare di essere vittime di violenza e islamismo ormai impossibili da gestire.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 24-05-2021:
La polizia in piazza a Parigi. A Palais Bourbon, mercoledì, si sono riuniti in oltre 35 mila. Niente di simile è mai stato organizzato, una mobilitazione da record che ha visto schierati uomini e donne in divisa non per più fondi, ma per chiedere protezione da quello Stato che essi stessi rappresentano.
Minori non accompagnati che hanno innescato un'escalation di violenza; separatismo islamico; terrorismo; bande di immigrati dedite al narcotraffico; disordini e impunità per tutti. Le forze dell'ordine francesi sono ostaggio di un clima senza precedenti, e dinanzi al quale si sentono impotenti oltre che vittime. È il rischio guerra civile che lamentano.
Lungo il Quai d'Orsay, alla polizia si sono aggiunti anche i concittadini e una schiera di deputati con tanto di fascia tricolore. Mercoledì, alla manifestazione, c'era anche il ministro dell'Interno, Darmanin. Avalla la posizione delle forze dell'ordine contro il suo governo? È estraneo al potere del suo ufficio o ha solo tentato di sminuire la controversia? Non si sa, ma opposizione, polizia e opinione pubblica non l'hanno presa bene. La sua presenza è sembrata quasi un ammissione d'impotenza.
Ma la polizia non vuole arrendersi alla nuova Francia. La manifestazione è iniziata in silenzio. È un agente a spezzarlo annunciando che sul maxi schermo sarebbero stati proiettati i filmati di quel che la polizia è costretta a subire ogni giorno. E così le auto di servizio ribaltate e date in fiamme, il separatismo islamico e i territori della République ostaggio di immigrati e inaccessibili ai francesi, le bande di minori non accompagnati, il terrorismo islamico, tutto quello che vi abbiamo raccontato in questi mesi, viene riproposto in mondovisione, come un film. Ma è tutto vero.
La polizia è il bersaglio della nuova popolazione islamica di Francia. E gli organizzatori della manifestazione portano sul palco proprio il bersaglio e il loro simbolo insanguinato. Già nel giugno 2019 un rapporto parlamentare lanciava l'allarme sull'infiltrazione islamica in ogni ambito della società pubblica francese. Persino nella polizia. Il caso Mickaël Harpon - il poliziotto radicalizzato che accoltellò i colleghi in nome di Allah - fu il primo sintomo di metastasi.
La manifestazione è stata organizzata per puntare il dito soprattutto contro la magistratura e le sue condanne a singhiozzo, la psichiatria invece del carcere, i rilasci lampo, i limiti imposti negli interventi. Oltre alle continue condanne di cui toghe e media investono le divise blu anche dopo le bombe molotov di cui sono vittime quotidianamente ormai. E non più in alcuni quartieri, ma in tutto il Paese.
Simon Babre, a capo della DRCPN - Direzione delle risorse e delle competenze della polizia nazionale - ha denunciato che in un anno le sue squadre hanno contato 7 morti - l'ultimo è Eric Masson, ucciso in un'operazione antidroga - e 5500 feriti, di cui 4800 a causa di aggressioni. Per Babre c'è una palese banalizzazione della violenza contro l'istituzione e chi la rappresenta, e il limite è ormai stato superato.
Il premier Castex, in tutta risposta, per calmare gli animi ha promesso un finanziamento di 10 milioni per la messa in sicurezza dei commissariati. Ma non è questo che le divise blu chiedono. Il patto tra società e cittadini è stato stracciato dai nuovi inquilini di Francia. E ridurre questo sviluppo al solo traffico di droga è come la psichiatria per i terroristi islamici: una nuova forma di negazione della realtà. Come ha sottolineato anche Jean-Eric Schoetti, ex consigliere di Stato.
Jean-Luc Mélenchon, candidato all'Eliseo nel 2017 e fondatore del Partito di sinistra ha voluto condannare sia la polizia sia chi si è permesso di autorizzare una simile manifestazione. Evidentemente non s'è reso conto di quel che sta accadendo in Francia, né ha letto quel che hanno denunciato le due lettere aperte delle forze dell'ordine, all'indirizzo dell'Eliseo. In meno di due settimane i responsabili della sicurezza nazionale hanno chiesto, con toni gravi e accusatori, che il presidente Macron si preoccupi del rischio guerra civile etno-religiosa.
Inutile dire dell'irritazione di Macron: non solo perché le ha lette come una minaccia simil golpista, ma perché sarebbero un bel regalo a Le Pen in vista delle imminenti elezioni. La prima missiva, a fine aprile, è stata firmata dai militari in pensione che hanno chiesto di non sottovalutare i quartieri fuori controllo, la radicalizzazione e la demografia, nuovo cavallo di Troia per Parigi: «I pericoli crescono, la violenza aumenta di giorno in giorno. Chi avrebbe previsto dieci anni fa che un giorno un insegnante sarebbe stato decapitato fuori dalla sua scuola? ...chi guida il nostro Paese deve imperativamente trovare il coraggio necessario per sradicare questi pericoli è sufficiente applicare senza debolezze le leggi che già esistono. Non dimenticate che, come noi, la grande maggioranza dei nostri concittadini è stufa dei vostri vacillanti e colpevoli silenzi. Come disse il cardinale Mercier, primate del Belgio: "Quando la prudenza è ovunque, il coraggio non è da nessuna parte"... Domani la guerra civile metterà fine a questo caos crescente, e i morti, di cui sarete responsabili, si conteranno a migliaia».
L'immigrazione incontrollata ha reso Parigi una polveriera, si sa: le rivolte del 2005 e gli attentati del 2015 hanno fatto da introduzione a tutto quello che negli ultimi 6 anni è accaduto e che ha reso la Francia la capitale del terrorismo occidentale. Il campo rifugiati Millénarie, in centro a Parigi, smantellato quasi 40 volte e dei cui inquilini si è presa cura la comunità musulmana donando loro tende ad uso esclusivo di islamici, con tanto di tappeti, la dice lunghissima.
Il 9 maggio una nuova lettera aperta. Questa volta scritta da "militari attivi", ergo in servizio, che hanno voluto manifestare sostegno ai firmatari della missiva del 21 aprile. Oltre a ribadire il contenuto dei colleghi in pensione, questi soldati, si dicono testimoni «[del]le banlieue abbandonate e [de]gli accomodamenti con la delinquenza" e denunciano di aver subito "tentativi di strumentalizzazione da parte di innumerevoli comunità religiose, per le quali la Francia non significa niente, nient'altro che un oggetto di sarcasmo, disprezzo e odio». Macron e tutta la classe politica vengono accusati di gravi responsabilità: accondiscendenza con il crimine organizzato, concessioni all'islam radicale e indifferenza nei confronti del rischio di una guerra civile.
Chi ignora lo stato delle cose e sentenzia su fantapolitica ed esasperazione delle forze dell'ordine non sa che sono 300 gli imam stranieri considerati pericolosi per la sicurezza nazionale e per i quali è stato predisposto il rimpatrio; 456 i cittadini francesi che sono stati rimpatriati dalla Siria e 350 sono in attesa di recupero, di cui 200 minori; 236 i clandestini identificati come radicalizzati a gennaio 2021; 250 detenuti per reati legati al terrorismo islamico; 15mila i soggetti sorvegliati perché in odore di terrorismo; 23 i casi accertati di ex militari che negli ultimi nove anni hanno abbandonato la divisa per arruolarsi in organizzazioni terroristiche come lo Stato islamico.
"Dignare me laudare Te Virgo sacrata. Da mihi virtutem contra hostes tuos". "Corda Iésu et Marìae Sacratìssima: Nos benedìcant et custòdiant".
sabato 2 ottobre 2021
Francia, la grande sostituzione (demografica)
Principe dell'imperturbabilità, “Il fedele”. Santi Angeli custodi - S. Ezechiel
VI Coro
Principati
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venerdì 1 ottobre 2021
Le "follie" di Ratzinger: dal Carnevale tedesco i giochi di parole per svelare la drammatica verità: Sede impedita
Tutta questa vicenda delle presunte dimissioni di papa Benedetto XVI sembra assumere ogni giorno di più i tratti di una gigantesca, storica BEFFA di Carnevale.
La Declaratio che non è una rinuncia al soglio, ma suggerisce la sede impedita, l’emeritato che – si è scoperto - non è mai esistito giuridicamente, il “Codice Ratzinger”, ovvero la sottile comunicazione logica con cui Benedetto XVI comunica da otto anni con frasi tipo “il papa è uno solo” (senza mai dire quale); “nessun papa si è dimesso negli ultimi mille anni” (con sei papi abdicatari); “potrei essere l’ultimo papa” (con Francesco che, pure, dovrebbe essere suo successore); “ho scritto la Declaratio in latino per non fare errori (con due errori enormi di sintassi), e così via. Ne abbiamo trattato diffusamente.
Nonostante la straordinaria lucidità che continua a dimostrare a 94 anni, in libri e interviste, è come se Benedetto XVI abbia avuto negli ultimi otto anni degli stranissimi “momenti di follia” che i media si sono ben guardati dall'indagare.
Di seguito vi illustreremo per la prima volta la SERIETÀ, la profondità teologica e la drammaticità di queste “follie”: da dove derivano e perché. Ce lo spiega la biografia di Joseph Ratzinger e un suo ennesimo messaggio logico che parla proprio di Carnevale.
Come ci ha segnalato l’attenta lettrice Anna Maria Conti, il coltissimo, rigoroso e riservato cardinale Joseph Ratzinger ricevette, nel 1989, UN PREMIO CARNASCIALESCO (!) intitolato a Karl Valentin (1882-1948), cantante folk, attore e umorista bavarese, una specie di Petrolini, ma più cerebrale, più “tedesco”. Scrive Joel Schechter: “La sua arte era incentrata principalmente sulla destrezza linguistica e sui GIOCHI DI PAROLE. La sua commedia iniziava spesso con un semplice MALINTESO, su cui insisteva man mano che lo sketch procedeva. Il critico Alfred Kerr lo cita come Wortzerklauberer, (sceglitore di parole n.d.r.): “Uno che fa a pezzi parole e linguaggio per estrarne e sezionare con forza il suo significato intrinseco”.
Lo studente di teologia Joseph Ratzinger aveva una vera passione per Karl Valentin che morì il PRIMO LUNEDI DI CARNEVALE 9 febbraio 1948 (il Rosenmontag tedesco, ricordate questa data!). Scrive egli stesso in “Ultime conversazioni” del 2016 che nell’estate del 1948 andò in pellegrinaggio a Planegg sulla tomba di Karl Valentin facendo 15 km a piedi. Di Valentin apprezzava “la sua ALLEGRIA ENIGMATICA, che fa RIFLETTERE ATTRAVERSO COSE SULLE QUALI SI PUÒ RIDERE”.
Per questo, 40 anni dopo, il 4 gennaio del 1989, al Cardinale Joseph Ratzinger, presso Suresnes fu conferito l’”Ordine di Karl Valentin” dall’associazione carnevalesca “Narhalla” di Monaco. Ringraziando per l’”onorificenza”, il card. Ratzinger disse: “Un ordine buffonesco, mediante cui prendiamo in giro noi stessi e la serietà del gran mondo, è una buona cosa. Ed è anche per questo che l’ho ricevuto volentieri. Alcuni hanno esposto dubbi sul fatto che ciò si accordi con un’occupazione così seria come la mia. A me pare che vi ci si adatti benissimo, giacché, notoriamente, POTER DIRE LA VERITÀ È IL PRIVILEGIO DEI FOLLI. Alle corti degli antichi potentati, il giullare era spesso l’unico a potersi permettere il LUSSO DELLA VERITÀ… E siccome per la mia occupazione mi accade di DOVER DIRE LA VERITÀ, sono davvero felice di essere stato or ora accettato nella categoria di coloro i quali godono di quel privilegio… «Noi siamo folli per amore di Cristo (1 Corinzi 4,10)»”.
E ora arriva il meglio. Benedetto XVI scelse per la data della Declaratio l’11 febbraio 2013 che cadeva, guarda caso, nel PRIMO LUNEDI DEL CARNEVALE TEDESCO, la stessa ricorrenza in cui morì Karl Valentin. Era il ROSENMONTAG, il Lunedì delle Rose, una festa famosissima in Germania, una continuazione delle antiche tradizioni romane in cui schiavi e servitori diventavano padroni per un giorno, dove si realizza ancor oggi il classico topos del “mondo alla rovescia”,
E arriviamo al più carnascialesco dei cripto-messaggi del Codice Ratzinger, contenuto sempre in “Ultime conversazioni” (2016).
Seewald: “Originariamente lei voleva dimettersi già in dicembre, poi però ha deciso per l’11 febbraio, lunedì di Carnevale, festa della Madonna di Lourdes. Ha un significato simbolico?”
Benedetto XVI: “Che fosse il lunedì di carnevale non ne ERO consapevole. In Germania mi ha causato anche qualche PROBLEMA. Era il giorno della Madonna di Lourdes. La festa di Bernadette di Lourdes, a sua volta, coincide con il giorno del mio compleanno. Per questo mi sembrava giusto scegliere proprio quel giorno”.
Seewald: “La data dunque HA... “
Benedetto XVI: “...un NESSO INTERIORE, sì”.
Innanzitutto c’è la solita incoerenza che attira l’attenzione: papa Ratzinger, già "cavaliere dell'Ordine di Valentin", NON POTEVA NON SAPERE che l’11 febbraio era il Rosenmontag, sia in quanto tedesco, sia in quanto grandissimo ammiratore di Karl Valentin, morto il primo lunedi di Carnevale, sia come ecclesiastico, in quanto il Rosenmontag ricorre il lunedi precedente quello di Quaresima.
Ed ecco che a una lettura più attenta si scopre il gioco di parole.
“La data dunque HA ( hat ) un nesso interiore” scrivono Seewad e Ratzinger: HA, oggi, nel 2016, quando, col senno di poi, papa Benedetto sa benissimo di aver scelto un “giorno inopportuno”, cioè il primo lunedi di Carnevale, che in Germania gli aveva causato dei problemi.
Ergo, logicamente la scelta della data ha un nesso interiore fra 1) la Madonna di Lourdes, 2) la festa di S. Bernadette, 3) il suo compleanno e… 4) IL PRIMO LUNEDI DI CARNEVALE.
Per escludere il Carnevale, la frase doveva essere: “La data dunque AVEVA… (hatte) un nesso”. Ratzinger non corregge l’intervistatore, spesso “complice” forse consapevole dei suoi giochi di parole e delle loro dirompenti conseguenze logiche.
Tra l’altro, Benedetto spiega che “ebbe problemi in Germania”: infatti, qualcuno nella sua patria non voleva credere alle sue “dimissioni” proprio perché era il lunedi di Carnevale, e questo rischiava di svelare in anticipo tutto il suo piano: quello di una rinuncia apparente, ma invalida, una beffa per far credere ai suoi nemici che aveva abdicato. E infatti come appurato senza alcuna smentita fin da marzo, la Declaratio interpretata come rinuncia è completamente NULLA. QUI
Quindi, con questo cripto-messaggio, racchiuso in una sola sillaba, il Papa, sottilmente, ma chiarissimamente ci rimanda per l'ennesima volta, insieme a decine di altri criptomessaggi, alla questione canonica la quale svela che la Declaratio è stata uno "scherzo": sembra una rinuncia, ma non lo è. Cosa c’entrerebbe, infatti, un nesso col Carnevale per una data serissima come quella di una abdicazione?
Possiamo anche intuire, da questo nesso interiore, che Benedetto XVI si ispira per la sua comunicazione segreta a Karl Valentin (morto, guarda caso, il Primo Lunedi di Carnevale). Infatti, per capire il "Codice Ratzinger," il codice del papa “sceglitore di parole”, bisogna proprio “fare a pezzi le sue parole e il suo linguaggio per estrarne e sezionare con forza il suo significato intrinseco”.
Infine, ultima nota angosciosa: i giullari dicevano la verità attraverso i giochi di parole perché non potevano farlo seriamente e apertamente, altrimenti avrebbero pagato caro. Quindi abbiamo ancora l'ennesima prova che Benedetto XVI si trova in sede impedita e non può esprimersi liberamente.
Ecco perché Benedetto XVI ogni tanto DEVE “fare il matto”, dicendo cose apparentemente senza senso: fa il “folle di Cristo” per spiegare una drammatica e indicibile verità.
IMPRESSIONANTE!
QUADERNI DEL 1944 CAPITOLO 318
18 maggio 1944
Ascensione di N. Signore. ore 8 (solari)1
Mentre prego ho la vista intellettuale di un immenso drappo di porpora che un numero sterminato di angeli, stando inginocchiati con profonda adorazione, tengono steso, per uno degli orli (diciamo così), su tutta la Terra.
Ho detto "porpora" per dire il suo colore. Ma la seta e la porpora più belle sono simili a cotonate di poco conto rispetto a questo tessuto, che non è tessuto, perché il mio interno ammonitore mi avverte che è il Sangue preziosissimo del Nostro Signore, che gli angeli continuamente estendono su tutta la Terra perché i suoi meriti scendano negli animi e di fronte a tutto il creato, perché tutto il creato adori il Sangue che un Dio ha sparso per amore delle sue creature.
Non vedo altro. Ma è visione di tale bellezza che mi assorbe ogni altra sensazione, annulla il dolore e la spossatezza fisica vivissimi, conforta ogni speranza, ravviva ogni letizia.
Contro quel fulgente azzurro del cielo paradisiaco, rispetto al quale il nostro più azzurro cielo è cosa sbiadita, stanno le fiamme angeliche: luci incandescenti in forma umana, perle e argento fusi e accesi per divenire aspetti di corpi sensibili alla mia pesantezza umana, aspetti di una così perfetta bellezza che mi fan sdegno le figurazioni d'arte più belle. Melozzo e l'Angelico, Tiziano e Dolci, Perugino e Guercino e ogni pittore d'angeli, se sono nella gloria di Dio, devono inorridire di sé confrontando queste angeliche perfezioni coi loro abbozzi informi e così, così avviliti alla nostra umanità.
E, più splendido di tutti questi zaffiri del cielo paradisiaco e queste perle accese degli angeli, il velo del Sangue preziosissimo, rubino che è fluido, velluto che è liquido, colore che è voce, voce che è Grazia. Grazia per noi.
Guardo e adoro. Finché Gesù parla.
Dice Gesù:
«I soliti spiriti difficili – Io li chiamo: "increduli razionalisti" – troveranno un'incongruenza questo dettato. Parlare del Sangue oggi che è la commemorazione della mia Ascensione al Cielo! Perché?
Perché così Io voglio. E se lo voglio è segno che non è incongruente, perché Io non faccio mai nulla di illogico. Del resto, non parlo per questa zavorra cieca dell'umanità, turba di idoli privi d'anima, raffigurazioni della superbia e della stoltezza. Parlo per i miei figli. E specie per te, Maria.
Siamo stati separati quaranta giorni. Li ha contati il tuo dolore e il tuo amore. Oggi, giorno di separazione2 commemorativa dai discepoli, Io torno, povera violetta della mia croce, sommersa e arsa dal sale del suo pianto ma sitibonda del mio Sangue per vivere. Non c'è che il mio Sangue che ti fa vivere. Non c'è che la mia Voce che ti consola. Non c'è che la mia Presenza che ti fa felice. Eccomi che sono con te.
Piangi? Non piangere. Ascolta. Quanto hai visto intellettualmente è ciò che avviene realmente.
Il mio Sangue non cessa di effondersi sulla Terra. Da venti secoli esso splende, testimonianza di amore, in faccia al creato e, come rugiada, scende ovunque è una croce che dice: "Qui è terra di Cristo".
Gli angeli di ogni singolo credente, anzi di ognuno che porti il nome di "cristiano", nella loro angelica natura non fanno che tessere voli fra Cielo e Terra per attingere dai tesori divini per ogni singolo loro custodito. Né qui cessa l'operazione angelica, perché anche l'altro innumero popolo angelico per ordine eterno adora per coloro che, non cristiani, non adorano il vero Dio, e prega il mio Sangue di effondersi su tutte le creature per essere da esse adorato.
Adorano giubilando gli angeli dei giusti, uniti all'anime dei medesimi che anticipano dalla Terra l'adorazione che sarà eterna. Adoranosperando gli angeli di coloro che cristiani non sono, sperando di poter divenire loro custodi nel segno della Croce. Adorano piangendo gli angeli dei peccatori che non sono più figli di Dio. E piangendo ancora supplicano il Sangue che per sua virtù redima quei cuori. Adorano infine gli angeli delle chiese sparse per la Terra, portando a Dio il Sangue elevato ad ogni Messa in ricordo di Me.
Il Sangue scende e il Sangue sale con ritmo incessante. Non vi è attimo del giorno in cui non ascenda il mio Sangue a Dio e in cui non discenda dal trono di Dio sulla Terra.
Non vi hai mai riflettuto, Maria. Ma la Messa ripete i tre punti più importanti della mia vita di Gesù Cristo, Verbo di Dio incarnato.
Quando, alla Consacrazione, le specie divengono Carne e Sangue, ecco che Io mi incarno come un tempo. Non nel seno della Vergine. Ma nelle mani di un vergine. Ecco perché nei miei sacerdoti richiedesi verginità angelica. Guai ai profanatori che, col corpo insozzato da unione carnale, toccano il Corpo di Dio! Ché se il corpo vostro è tempio dello Spirito Santo e perciò deve esser conservato santo e casto, il corpo del sacerdote al cui comando Io scendo dal Cielo per divenire Carne e Sangue, e come nella cuna poso nelle sue mani, deve essere più illibato del giglio. E col corpo la mente, il cuore, la lingua.
Nell'Elevazione è la Crocifissione. "Quando sarò elevato3 trarrò tutto a Me" e quando da un altare Io vengo elevato ecco che meco traggo tutti i palpiti dei presenti, tutti i bisogni, tutti i dolori, tutte le preghiere, e con essi mi presento al Padre e dico: "Eccomi. Il Consumato d'amore ti chiede, o Padre, di dare per questi 'miei' tutto, perché tutto Io ho dato per essi".
E quando viene consumato il Sacrificio con la consumazione delle Specie, ecco che Io torno al Padre mio dicendovi: "Io vi benedico. Sono con voi sino alla fine del mondo" come il mattino dell'Ascensione.
Per amore mi incarno, per amore mi consumo, per amore ascendo. Per perorare in vostro favore. È sempre l'Amore quello che regna nelle mie opere.
Medita la Messa in queste luci che Io ti illumino. E pensa che non vi è attimo del giorno in cui un'Ostia non sia consumata per amore di voi e un Sangue consacrato per aumentare le celesti piscine in cui si mondano gli spiriti degli umani, si sanano le infermità, si irrigano le aridità, si fecondano le sterilità, si fa di Dio4 ciò che era dell'errore.
Contempla il mio Sangue che dopo essersi effuso in dolori strazianti ascende al Padre gridando5 per voi: "Padre, nelle tue mani confido questi spiriti miei. Padre, non li abbandonare. Io, l'Agnello eternamente immolato, lo voglio per loro". E ripeti a te stessa, per annullare anche il ricordo del dubbio passato: "Per questo il mio cuore si rallegra e la mia lingua giubila e anche il mio corpo riposa nella speranza, perché Tu non hai lasciato l'anima mia nell'inferno del dolore. Ma per amore del tuo Sangue mi hai rese note, più ancora di or non è molto, le vie della vita e mi ricolmerai di gioia con la tua Presenza".
Sono, con poche modifiche, le parole di Pietro6 dopo la Pentecoste. Dille con anticipo di qualche giorno. Hai bevuto tanto fiele, povera Maria. Consola il tuo cuore col miele delle parole eterne.
Ti benedico, come gli undici, prima di ascendere.»
2 separazione attestata in Marco 16, 19; Luca 24, 51; Atti 1, 9. L'origine dell'appellativo di "violetta" è presentato nel primo degli scritti dei "Quaderni", quello del 22 aprile 1943.
3 "Quando sarò elevato…", come in Giovanni 12, 32; "Io vi benedico. Sono con voi…", come in Matteo 28, 20 e, per la benedizione, in Luca 24, 50-51.
4 si fa di Dio, cioè diventa di Dio, si converte a Dio.
5 gridando, come in Luca 23, 46.
6 parole di Pietro in Atti 2, 26-28, prese da Salmo 16, 9-11.
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