Dal Blog di Andrea Cionci
“Il papa è uno solo” ripete Benedetto XVI da otto anni, senza mai spiegare quale sia dei due. In merito alle sue dibattute dimissioni, in molti si chiedono, spazientiti: “Se è ancora lui il papa, perché non lo dice apertamente?”.
Forse non può, ma abbiamo individuato un testo dove Ratzinger spiega che, sebbene con la Declaratio del 2013 si sia dimesso rinunciando al “ministerium”, alle funzioni pratiche, di converso non ha affatto abdicato al “munus”, il titolo divino di papa. (Le parole sono importanti: dimettersi è rinunciare a delle funzioni, abdicare è rinunciare al titolo di sovrano).
Noiosi “legalismi clericali”, come dice Bergoglio? No. Si tratta di un problema enorme – che viene accuratamente evitato nel pubblico dibattito - perché se un papa vivente non abdica al munus decadendo completamente, non si può indire un altro conclave. Anche dal punto di vista teologico, lo Spirito Santo non orienta l’elezione del papa in un conclave illegittimo, né lo assiste. Il “papa Francesco” quindi, non sarebbe mai esistito, sarebbe solo un “vescovo vestito di bianco”, come nel Terzo segreto di Fatima e nessuno più, nella sua linea successoria, sarebbe un vero papa. Vale quindi la pena di applicarsi alla questione.
Ma veniamo al documento: a pag. 26 [o 31 della prima edizione di settembre 2016] di “Ultime conversazioni” (Garzanti 2016), libro-intervista di Peter Seewald, il giornalista chiede a Benedetto XVI: “Con lei, per la prima volta nella storia della Chiesa, un pontefice nel pieno ed effettivo esercizio delle sue funzioni si è dimesso dal suo “ufficio”. C’è stato un conflitto interiore per la decisione?”.
Risposta di papa Ratzinger: “Non è così semplice, naturalmente. Nessun papa si è dimesso per mille anni e anche nel primo millennio ciò ha costituito un’eccezione: perciò una decisione simile la si deve ponderare a lungo. Per me, tuttavia, è apparsa talmente evidente che non c’è stato un doloroso conflitto interiore”.
UN'AFFERMAZIONE ASSURDA, per come immaginiamo comunemente la parola “dimissioni”: negli ultimi mille anni (1016-2016) ci sono stati ben quattro papi che hanno rinunciato al trono, (tra cui il famoso Celestino V, nel 1294) e, nel primo millennio del papato (33-1033), ce ne sono stati altri sei. Forse Ratzinger non conosce bene la storia della Chiesa?
La sua frase ha, invece, un senso perfettamente coerente se comprendiamo che “dimettersi“ dal ministerium - come ha fatto Ratzinger - non comporta affatto “abdicare” al munus. Semmai può essere il contrario. La distinzione – vagamente (e forse intenzionalmente) ipnotica QUI - fra munus e ministerium è stata formalizzata a livello canonico nel 1983, ma è utile a Benedetto XVI per far passare un messaggio chiarissimo: egli, infatti, non ci sta parlando dei papi che hanno abdicato, ma di quelli che si sono dimessi come lui, cioè quelli che hanno perso il ministerium, le funzioni, SENZA ABDICARE.
Tutto torna: l’”eccezione” del primo millennio di cui parla Ratzinger è quella di BENEDETTO VIII, TEOFILATTO DEI CONTI DI TUSCOLO che, spodestato nel 1012 dall’antipapa Gregorio VI, in fuga, dovette rinunciare per alcuni mesi al ministerium, ma non perse affatto il munus di papa, tanto che fu poi reinsediato sul trono dall’imperatore santo Enrico II. Nel secondo millennio, invece, nessun papa ha mai rinunciato al solo ministerium, mentre ben quattro pontefici hanno, invece, abdicato, rinunciando al munus.
Consultato sulla questione storica, il Prof. Francesco Mores, docente di Storia della Chiesa all’Università degli Studi di Milano, conferma: “Esiste effettivamente questa differenza tra il I e il II millennio. Lo snodo decisivo è la riforma “gregoriana” (del 1073). Per quanto in conflitto coi poteri secolari, i papi del II millennio mantennero sempre un minimo di esercizio pratico del loro potere (quindi non rinunciarono al ministerium n.d.r.), a differenza di pochissimi casi nel I millennio: Ponziano, Silverio, ma, soprattutto, Benedetto VIII”.
Benedetto XVI ci sta dicendo chiaramente che lui ha dovuto rinunciare al ministerium come quel suo antico, omonimo predecessore e che nessuno di loro due ha mai abdicato al munus.
Se non fosse così, Ratzinger come potrebbe dire che dimettendosi come lui, nessun papa si è dimesso nel II millennio e che nel I millennio è stata un’eccezione”?
Non si scappa.
Ulteriore conferma viene dall’altro libro intervista di Seewald, “Ein Leben”, dove, a pag. 1204, Benedetto XVI prende le distanze da Celestino V, che abdicò legalmente nel II millennio (1294): “La situazione di Celestino V era estremamente peculiare e non poteva in alcun modo essere invocata come (mio) precedente”.
Sempre in Ein Leben, la parola “abdicazione” compare otto volte - nove nell’edizione tedesca (“Abdankung”) - e mai riferita a Ratzinger, ma solo a papi che abdicarono per davvero, come Celestino, o che volevano farlo sul serio, come Pio XII per sfuggire ai nazisti. Per Ratzinger, invece, si parla solo di dimissioni (“Ruecktritt”).
Oggi, quindi, non avremmo “due papi”, bensì “mezzo” papa: solo Benedetto XVI, privo del potere pratico. Per questo, egli continua a vestire di bianco (pur senza mantelletta e fascia), a firmarsi P.P. (Pontifex Pontificum), a vivere in Vaticano e a godere inspiegabilmente di altre prerogative pontificie. Ci sono altre spiegazioni?
La questione non può passare in cavalleria: un miliardo e 285 milioni di cattolici hanno diritto di sapere chi è il papa. QUI Forse una conferenza stampa di papa Benedetto, per esempio, oppure un sinodo con discussione pubblica fra vescovi e cardinali nominati prima del 2013: fare chiarezza - in modo assolutamente trasparente - non è più differibile.