martedì 9 marzo 2021

Una sorta di romanzo. Sembrerà un guazzabuglio tecnico giuridico. Ma abbiate un pizzico di apertura mentale


Storico dell'arte, giornalista e scrittore, si occupa di storia, archeologia e religione. Cultore di opera lirica, ideatore del metodo “Mimerito” sperimentato dal Miur e promotore del progetto di risonanza internazionale “Plinio”, è stato reporter dall'Afghanistan e dall'Himalaya. Ha appena pubblicato il romanzo "Eugénie" (Bibliotheka). Ricercatore del bello, del sano e del vero – per quanto scomodi - vive una relazione complicata con l'Italia che ama alla follia sebbene, non di rado, gli spezzi il cuore

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AVVERTENZA: quanto segue, sulle prime, vi sembrerà una sorta di romanzo alla Dan Brown, oppure un guazzabuglio tecnico-giuridico. Se non siete lettori già prevenuti e ostili, che ci relegheranno subito fra i terrapiattisti, seguiteci con un po’ di apertura mentale. Ne vale davvero la pena. Da parte nostra cercheremo di semplificare all’estremo la questione, anche con esempi “terra-terra”. 

 

Un papa emerito davvero irritante…

“Il papa è solo uno”, dice Ratzinger da otto anni, ma non spiega quale dei due sia. I media mainstream cercano di fargli dire a tutti i costi che il papa è Fr, ma non ci riescono. Qui.

Insomma, fa proprio venire i nervi questo “papa emerito”: continua a vestirsi di bianco, a fregiarsi del titolo di Pontifex pontificum, a impartire la benedizione apostolica, a scrivere libri, a rilasciare interviste, a intervenire su questioni morali e di vita ecclesiastica. In breve, continua fastidiosamente a comportarsi come se fosse rimasto papa,  sebbene in ritiro spirituale. E non ammette MAI che il solo papa è Fr. Dice semplicemente e sibillinamente che di papa CE N’E’ SOLO UNO, come nell’ultima intervista al Corriere: Qui

 

Provocazioni capricciose e inutili, dunque, tanto per il gusto di mandare dallo psicanalista un miliardo di cattolici? Perfino il card. Pell si è accorto che Benedetto non può continuare con queste ambigue “stramberie”. Tuttavia, cerchiamo di ricordare chi era Ratzinger: per alcuni troppo tradizionalista, per altri cripto-modernista, ma umanamente tutti lo riconoscevano come uomo mite e umile, filosofo rigoroso, teologo sapiente.

Ora, dunque, si sarebbe trasformato in un anziano stravagante, dispettoso e vanesio? Riflettiamoci.

 

La tesi choc, ma non troppo

C’è una sola ipotesi che fa quadrare tutti i conti e ve la riassumiamo secca secca: la chiave del mistero dei due papi è da ricercare nel modo strategico e intelligente con cui Benedetto ha scritto dimissioni appositamente invalide e in come si è comportato dopo le dimissioni.

SCAVARE LI’!

Concentratevi su questo: anche se, sulle prime, vi sembrerà un rompicapo, c’è una logica e la scopriremo con chi è del mestiere.

 

Il “movente”

Ma subito uscirà l’obiezione: perché Benedetto avrebbe dovuto architettare tutto questo?

Magari, come sostengono in molti, perché assediato da una fronda interna (l’arcinota Mafia di San Gallo) e/o da pressioni internazionali, come quando Obama bloccò il codice Swift dei conti vaticani: qui.

Secondo alcuni, la Chiesa cattolica “vecchio stile” era l’ultimo ostacolo a disegni mondialisti e sovranazionali volti a creare, oltre al resto, una nuova religione sincretista ed eco-massonica. Qui.

Quindi, l’escamotage delle dimissioni invalide era l’unica cosa che Ratzinger, rimasto ormai solo e accerchiato, soverchiato da media ostili, potesse fare per salvare la Chiesa.

Da otto anni, col suo comportamento, Benedetto sta cercando di farci capire che il papa è LUI e SOLO LUI, con azioni e parole.

Fantasie? Parliamone.

 

Esce il primo testo giuridico che conferma tutto

Questa tesi era stata in parte già avanzata da noi qui in un articolo dove ci si concentrava sugli strani errori di latino nella Declaratio di dimissioni di Ratzinger: servivano ad attirare l’attenzione su un documento scritto appositamente  invalido.

Stavolta a confermare l’ipotesi esce il primo TESTO GIURIDICO dedicato alla questione: “Benedict XVI: Pope "Emeritus"?,  un volume di quasi 300 pagine  edito in inglese, spagnolo e portoghese, disponibile anche in ebook, opera dell’avvocatessa colombiana e già docente universitaria di diritto civile e commerciale Estefania Acosta qui

 

Cosa conta davvero fra le varie questioni

Il libro affronta tecnicamente, tutte le obiezioni che sono state portate avanti fino ad oggi contro l’elezione di Bergoglio del 2013: dall’intervento della Mafia di San Gallo - con le clamorose dichiarazioni del card. Danneels - al possibile stato di scomunica di Bergoglio, fino alla sua ventilata appartenenza alla massoneria etc. etc.

L’avvocato Acosta ne scarta parecchie, ne ridimensiona alcune e altre ancora le riconosce come vere, ma non dirimenti dal punto di vista giuridico

La presentazione del libro spiega COSA CONTA davvero per la AcostaQuesto è il primo libro ad offrire, con rigore accademico e in modo sistematico, la prova canonica che Benedetto XVI non ha mai validamente rinunciato all'ufficio di Romano Pontefice per cui rimane l'unico e vero Papa della Chiesa cattolica, alla quale tutti i cattolici devono fedeltà e obbedienza sotto pena di scisma. In conseguenza di questa e di altre irregolarità precedenti e concomitanti all'elezione del cardinale Jorge Mario Bergoglio nel conclave del 2013, "Francesco" è davvero un anti-Papa, cioè occupa illegittimamente la Cattedra di Pietro e, quindi, riconoscerlo come Papa è, per lo meno, una oggettiva negazione della verità”.

 

Indagine su come sono  “costruite” le dimissioni.

L’avvocato Acosta spiega la faccenda così: “Nel libro si dimostra come il testo della Declaratio scritto da Ratzinger sia stato preparato con cura, in modo che, sulle prime, non si notasse che Benedetto non si stava affatto dimettendo dall'incarico di Pontefice. Infatti, vediamo come nelle dichiarazioni successive alle sue dimissioni, Benedetto fornirà vari indizi affinché questa realtà possa essere scoperta attraverso un'attenta analisi del testo, che - non a caso - è pieno di errori di latino per attirare l’attenzione. Gli ulteriori indizi sono anche il fatto che Benedetto continua a vestire di bianco (giustificandosi con la frase surreale che “non ha più talari nere nell’armadio” n.d.r.); poi ha voluto mantenere la residenza in Vaticano,  il nome, la benedizione apostolica e continua a ripetere insistentemente che “il papa è uno solo” senza dichiarare quale dei due sia”... 

 (… battendo la mano sul bracciolo, come a dirci “Zucconi!”, n.d.r.).

“Attenzione, – continua la Acosta - la chiave dell'invalidità delle dimissioni non risiede nel fatto che Benedetto sia stato "forzato". Benedetto ha agito liberamente nel senso che sapeva bene quello che stava facendo, sapeva che avrebbe continuato ad essere il Papa perché non si stava dimettendo dall’ESSERE il Papa (munus) ma semplicemente dichiarava di rinunciare al FARE il papa (ministerium) ovvero a svolgere (peraltro solo alcune) delle azioni pratiche che svolge il pontefice. E questo invalida le sue dimissioni, come vedremo, poiché “essere” e “fare” sono indivisibili per il papa. Per questo Ratzinger ha, coerentemente, appena dichiarato al Corriere della Sera: “Otto anni fa ho compiuto la mia scelta IN PIENA CONSAPEVOLEZZA E HO LA  COSCIENZA  A  POSTO”.

Tutto programmato, dunque, ma non nel senso in cui lo vogliono vedere i media conformisti.  Probabilmente, Benedetto ha seguito tale strategia per lasciare che la “deep Church”, come la chiama Mons. Viganò, si rivelasse per quella che è, e per le sue intenzioni. Ha adottato la tattica di Bergoglio, “aprendo processi e non occupando spazi”: lascia che le cose si evolvano da sole e sulla progressiva consapevolizzazione dei fedeli, non essendogli possibile proclamare autonomamente una verità che verrebbe zittita dai guardiani del politicamente corretto.

 

Il nodo-chiave giuridico evidenziato dalla Acosta

Il punto fondamentale è che non si può ESSERE papa SENZA ANCHE FARE COMPLETAMENTE il papa perché munus (essere) e ministerium (fare) sono indivisibili, cosa ribadita anche dal Segretario della Nunziatura apostolica Mons. Sciacca nel 2019, (n.d.r.).

Ratzinger dichiara nelle sue dimissioni – che, siccome l’esercizio pratico (ministerium) che comporta ESSERE il papa (munus) gli è divenuto gravoso, allora lui rinuncia  A FARE alcune cose da papa(come “annunciare il Vangelo e governare la barca di Pietro”). Non gli è mai pesato ESSERE il papa. Gli pesavano solo alcune delle cose pratiche che fa il papa.

Ma questa sua dichiarazione NON comporta che egli NON SIA PIU’ il papa.

Siccome Munus e ministerium sono indivisibili, per non essere papa, non deve nemmeno fare niente da papa.

Capite? Se il papa vuol dimettersi non può tenere il munus (l’ESSERE) e rinunciare solo alle cose gravose del ministerium (il FARE). Troppo comodo. Per questo le dimissioni di Ratzinger  sono abilmente e consapevolmente costruite come un NONSENSE GIURIDICO.

Quindi Benedetto NON SI E’ MAI DIMESSO perché le dimissioni sono INVALIDE e il papa E’ ANCORA LUI, e SOLO LUI dato che, come continuano a ripetere tutti: il papa E’– SOLO - UNO”. 

E infatti, a riprova, Benedetto XVI continua “fastidiosamente” a vestirsi di bianco, a firmarsi Pontifex pontificum, etc.

Il card. Pell protesta per la sua condotta e i media mainstream tentano di metterci una pezza, come sopra.

 

Una metafora banale

Vi gira la testa? Comprensibile, ma proviamo con un esempio terra-terra, per non stressarci troppo. Immaginiamo un tizio di nome  Carlo che dice:

“Sapete: le cose da fare che comporta ESSERE IL MARITO di Lucia mi sono diventate molto gravose, per cui dichiaro di rinunciare a farle, ergo non SONO più il marito di Lucia”.

Questa frase non autorizza Carlo a non ESSERE  più il marito di Lucia anche se non FA più alcune cose da marito, le più gravose.

Finché non si fa un divorzio legale con la perdita di tutti i diritti e doveri maritali,  Carlo è marito di Lucia e la stessa non può sposarsi con Franco il suo nuovo amante.

Se Franco dichiara di essere legittimo marito di Lucia, senza che il divorzio con Carlo sia avvenuto, Franco mente ed è perseguibile per legge.

E’ sottile, ma provatevi ad andare in tribunale con vostra moglie e a dichiararvi già divorziati come propone Carlo: vediamo cosa vi risponde il giudice.

 

Conclusioni

In soldoni, Ratzinger, non ha "sbagliato casualmente" a scrivere le dimissioni perché queste sono costruite secondo una logica giuridica non casuale;  lui continua coerentemente a essere il papa e a farlo “a mezzo servizio”, cosa legalmente impossibile. Quindi se lui dice che il papa è uno, implicitamente ci dice che le sue dimissioni sono invalide e che è stato costretto a questo escamotage.

Adesso, al di là dell’aspetto tecnico, dove ci si può anche smarrire un attimo se non si è giuristi, lo scenario tratteggiato, per quanto incredibile, fa sì  che tutti i pezzi del puzzle trovino il loro incastro e infatti, il mite Benedetto – unico Vicario del Logos incarnato rimasto in terra - a parte velare il suo linguaggio, ha sempre detto la verità, comportandosi coerentemente con la sua dichiarazione e col suo stile di uomo e di religioso. Un trucco? No. Del resto, doveva pur fare, o no, qualcosa per difendere la Chiesa da chi lo pressava per mandarlo via? Colpa degli “altri” se, accecati dalla smania di potere, non si sono accorti che la Declaratio non era giuridicamente valida e costituisce, oggi, per loro una sorta di bomba atomica a orologeria.  

Conclude Acosta: “Ratzinger è ambiguo per non mentire, sapendo che in certi casi e a certe condizioni l'ambiguità è moralmente giustificata. Ecco perché non risponde mai chiaramente, ecco perché le sue risposte sono enigmatiche, ecco perché le sue "dimissioni" sono altrettanto "codificate": sembrava che avesse rassegnato le dimissioni dall’essere il papa ma in realtà, quello che fa è "rinunciare" ad alcune funzioni pratiche che secondo lui corrispondono al papa. E quella "rinuncia" frazionaria, incompleta o parziale non è valida perché contrasta con la legge divina: va contro l'istituzione del Papato che poggia su un solo capo, cosa che Gesù ha fatto scegliendo come papa solo Pietro, e va contro la pienezza dei poteri di cui, per diritto divino, gode il pontificato”.

***

Adesso vediamo se qualcuno dei conservatori raccoglierà l’input, magari anche  recedendo (con un pizzico di buona volontà) da qualche granitica posizione e rischiando qualcosa, e vediamo se i modernisti bergogliani sapranno rispondere a tono e smontare questa ricostruzione.

Probabilmente arriveranno le solite accuse sprezzanti di complottismo, i muri di indifferenza, gli attacchi personali, o magari risposte inutili del tipo: “Il papa è il papa”. Purtroppo, proprio questo è il dubbio.

Tali reazioni sarebbero ancora più controproducenti rispetto ai già pesanti, ultimi autogol del pensiero mainstream, tutto dalla parte di Bergoglio.

Non c’è bisogno di attaccare, noi siamo aperti. Vi sia un dibattito e vinca il migliore su base tecnico-giuridica, purché lo scambio sia fra persone corrette, lucide, intellettualmente oneste e interessate alla Verità.

 

P.S.

Copiamo integralmente il testo della Declaratio in latino e poi in italiano. Attenzione, come già segnalato nello scorso articolo linkato all’inizio, il Vaticano ha tradotto nelle lingue, compreso l’italiano, la parola munus sempre con ministero. Confrontate con la versione latina. A voler pensare bene, perché per il Papa, munus e ministerium sono indivisibili. A pensar male, per tentare di nascondere il meccanismo giuridico innescato da Benedetto. Ma in entrambi i casi “a guadagnarci” è lui.  

Fratres carissimi Versione originale latina di Benedetto XVI:

Qui.

Fratres carissimi

Non solum propter tres canonizationes ad hoc Consistorium vos convocavi, sed etiam ut vobis decisionem magni momenti pro Ecclesiae vita communicem. Conscientia mea iterum atque iterum coram Deo explorata ad cognitionem certam perveni vires meas ingravescente aetate non iam aptas esse ad MUNUS Petrinum aeque administrandum.

Bene conscius sum hoc MUNUS  secundum suam essentiam spiritualem non solum agendo et loquendo exsequi debere, sed non minus patiendo et orando. Attamen in mundo nostri temporis rapidis mutationibus subiecto et quaestionibus magni ponderis pro vita fidei perturbato ad navem Sancti Petri gubernandam et ad annuntiandum Evangelium etiam vigor quidam corporis et animae necessarius est, qui ultimis mensibus in me modo tali minuitur, ut incapacitatem meam ad ministerium mihi commissum bene administrandum agnoscere debeam. Quapropter bene conscius ponderis huius actus plena libertate declaro me MINISTERIO Episcopi Romae, Successoris Sancti Petri, mihi per manus Cardinalium die 19 aprilis MMV commisso renuntiare ita ut a die 28 februarii MMXIII, hora 20, sedes Romae, sedes Sancti Petri vacet et Conclave ad eligendum novum Summum Pontificem ab his quibus competit convocandum esse.

Fratres carissimi, ex toto corde gratias ago vobis pro omni amore et labore, quo mecum pondus ministerii mei portastis et veniam peto pro omnibus defectibus meis. Nunc autem Sanctam Dei Ecclesiam curae Summi eius Pastoris, Domini nostri Iesu Christi confidimus sanctamque eius Matrem Mariam imploramus, ut patribus Cardinalibus in eligendo novo Summo Pontifice materna sua bonitate assistat. Quod ad me attinet etiam in futuro vita orationi dedicata Sanctae Ecclesiae Dei toto ex corde servire velim.

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Traduzione italiana, proposta dal sito ufficiale vaticano

Carissimi Fratelli,

vi ho convocati a questo Concistoro non solo per le tre canonizzazioni, ma anche per comunicarvi una decisione di grande importanza per la vita della Chiesa. Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare  in modo adeguato il MINISTERO (Munus!) petrino.  Sono ben consapevole che questo ministero (munus!), per la sua essenza spirituale, deve essere compiuto non solo con le opere e con le parole, ma non meno soffrendo e pregando. Tuttavia, nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato. Per questo, ben consapevole della gravità di questo atto, con piena libertà, dichiaro di rinunciare al MINISTERO di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro, a me affidato per mano dei Cardinali il 19 aprile 2005, in modo che, dal 28 febbraio 2013, alle ore 20,00, la sede di Roma, la sede di San Pietro, sarà vacante e dovrà essere convocato, da coloro a cui compete, il Conclave per l’elezione del nuovo Sommo Pontefice.

Carissimi Fratelli, vi ringrazio di vero cuore per tutto l’amore e il lavoro con cui avete portato con me il peso del mio ministero, e chiedo perdono per tutti i miei difetti. Ora, affidiamo la Santa Chiesa alla cura del suo Sommo Pastore, Nostro Signore Gesù Cristo, e imploriamo la sua santa Madre Maria, affinché assista con la sua bontà materna i Padri Cardinali nell’eleggere il nuovo Sommo Pontefice. Per quanto mi riguarda, anche in futuro, vorrò servire di tutto cuore, con una vita dedicata alla preghiera, la Santa Chiesa di Dio.

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Traduzione inglese proposta dal sito ufficiale vaticano

Dear Brothers,

I have convoked you to this Consistory, not only for the three canonizations, but also to communicate to you a decision of great importance for the life of the Church. After having repeatedly examined my conscience before God, I have come to the certainty that my strengths, due to an advanced age, are no longer suited to an adequate exercise of the Petrine MINISTRY (Munus!). I am well aware that this ministry, (munus!) due to its essential spiritual nature, must be carried out not only with words and deeds, but no less with prayer and suffering. However, in today’s world, subject to so many rapid changes and shaken by questions of deep relevance for the life of faith, in order to govern the barque of Saint Peter and proclaim the Gospel, both strength of mind and body are necessary, strength which in the last few months, has deteriorated in me to the extent that I have had to recognize my incapacity to adequately fulfill the MINISTRY   entrusted to me. For this reason, and well aware of the seriousness of this act, with full freedom I declare that I renounce the ministry of Bishop of Rome, Successor of Saint Peter, entrusted to me by the Cardinals on 19 April 2005, in such a way, that as from 28 February 2013, at 20:00 hours, the See of Rome, the See of Saint Peter, will be vacant and a Conclave to elect the new Supreme Pontiff will have to be convoked by those whose competence it is.

Dear Brothers, I thank you most sincerely for all the love and work with which you have supported me in my ministry and I ask pardon for all my defects.  And now, let us entrust the Holy Church to the care of Our Supreme Pastor, Our Lord Jesus Christ, and implore his holy Mother Mary, so that she may assist the Cardinal Fathers with her maternal solicitude, in electing a new Supreme Pontiff. With regard to myself, I wish to also devotedly serve the Holy Church of God in the future through a life dedicated to prayer.

https://www.liberoquotidiano.it/articolo_blog/blog/andrea-cionci/26411995/un-testo-giuridico-della-avvocatessa-estefania-acosta-racconta-dimissioni-appositamente-scrite-invalide-da-benedetto-xvi-che.html

AMDG et DVM

lunedì 8 marzo 2021

Mons Carlo Maria Vigano'

 

Mons. Carlo Maria Viganò sui vaccini e la Santa Sede

Mons. Carlo Maria Viganò: considerazioni sulla promozione del vaccino da parte della Santa Sede, oggi zelante supporter di quanti da un anno usano il Covid come mezzo di controllo delle masse per imporre il Great Reset voluto dal World Economic Forum

SANITAS CORPORUM SUPREMA LEX

Considerazioni sulla promozione del vaccino

da parte della Santa Sede

Alcuni giorni fa, su Canale5, è stata trasmessa un’intervista a Jorge Mario Bergoglio nelle inconsuete vesti di sponsor delle case farmaceutiche. L’avevamo visto nei panni del politico, del sindacalista, del promotore dell’immigrazione selvaggia, del sostenitore dell’accoglienza dei clandestini, del filantropo: in tutte queste metamorfosi è sempre emersa, accanto alla capacità di astrarsi totalmente dal proprio ruolo istituzionale, l’indole poliedrica dell’Argentino, che ora scopriamo promoter delle case farmaceutiche, convinto sostenitore dei vaccini e zelante supporter di quanti da un anno usano il Covid come un mezzo di controllo delle masse, per imporre il Great Reset voluto dal World Economic Forum.

Che il vaccino non dia alcuna garanzia di efficacia, ma anzi possa indurre gravi effetti collaterali; che in alcuni casi esso sia prodotto a partire da cellule fetali abortive, e perciò sia assolutamente inconciliabile con la Morale cattolica; che le cure con il plasma iperimmune o con protocolli alternativi siano boicottate nonostante le prove della loro validità, poco importa al nuovo “esperto”, il quale dal nulla delle proprie competenze mediche giunge a raccomandare ai fedeli la vaccinazione, mentre impone ai cittadini del Vaticano, con sovrana autorità, di sottoporsi al discutibile trattamento in nome di un non meglio precisato «dovere etico». La tetra Aula Paolo VI è stata emblematicamente scelta quale tempio in cui celebrare questo nuovo rito sanitario, officiato dai ministri della religione del Covid per assicurare non certo la salvezza delle anime, quanto l’illusoria promessa di una salute del corpo.

Sconcerta che, dopo aver demolito senza scrupolo alcuno non poche verità cattoliche in nome del dialogo con eretici e idolatri, l’unico dogma al quale Bergoglio non sia disposto a rinunziare sia proprio quello dell’obbligo vaccinale – si badi bene: dogma da lui unilateralmente definito senza alcuna procedura sinodale! – dogma dinanzi al quale ci si potrebbe aspettare un minimo di prudenza se non dettata da coerenza morale, quantomeno da scrupolo utilitaristico. Poiché prima o poi, quando si vedranno gli effetti del vaccino sulla popolazione; quando si inizieranno a contare i morti e quanti rimarranno menomati a vita da un farmaco ancora in via di sperimentazione, qualcuno potrà chiederne conto a coloro che di quel vaccino sono stati convintissimi fautori. A quel punto verrà naturale redigere una lista in cui, agli autoproclamati “esperti”, ai virologi e immunologi in conflitto di interessi, ai zanzarologi al soldo di Big Pharma, ai veterinari con velleità scientifiche, ai giornalisti e opinionisti finanziati dal governo, e agli attori e cantanti in disgrazia, si aggiunga anche Bergoglio come testimonial d’eccezione e Prelati al suo seguito, i quali, in virtù dell’autorità loro riconosciuta, hanno convinto gli ignari sudditi a prestarsi all’inoculazione del cosiddetto vaccino. E se oggi la mancanza di competenze specifiche non sembra essere argomento sufficiente a indurli quantomeno ad un saggio silenzio, a quel punto il «Non sapevo», «Non potevo immaginare», «Non era il mio campo di conoscenza» verranno giudicati come aggravante, com’è giusto che sia. Stultum est dicere putabam.

Certo, nella chiesa bergogliana si può legittimare di fatto il concubinato con Amoris laetitia, al punto che Avvenire parla oggi di «omogenitorialità» con la disinvoltura di un opuscolo di propaganda gender; si può celebrare in San Pietro un rito idolatrico alla Madre Terra per ammiccare all’ambientalismo malthusiano; si può modificare la materia del Sacramento dell’Ordine conferendo i ministeri alle donne; si può dichiarare la pena di morte immorale, ma tacere disinvoltamente sull’aborto; si può amministrare la Comunione ai peccatori pubblici ma negarla a chi desidera riceverla sulla lingua per non commettere sacrilegio; si può – come avviene ora in Irlanda – vietare agli allievi delle scuole cattoliche l’accesso in aula se non sono vaccinati. Eppure queste palesi adulterazioni della dottrina cattolica – in perfetta continuità ideologica con la rivoluzione conciliare – si accompagnano alla granitica ed incrollabile professione di fede in una “scienza” che sconfina nell’esoterismo e nella superstizione. D’altra parte, quando si smette di credere in Dio si può credere a qualsiasi cosa.

Così, se per Bergoglio l’appartenenza all’unica Chiesa di Cristo tramite il Battesimo è in definitiva superflua per la salvezza eterna di un’anima, il rito iniziatico del vaccino è proclamato ex cathedra indispensabile per la salute fisica dell’individuo, e in quanto tale presentato come indifferibile e necessario. Se è possibile accantonare la Verità rivelata in nome dell’ecumenismo e del dialogo interreligioso, non è altresì lecito mettere in discussione i dogmi del Covid, la rivelazione mediatica della pandemia, il sacramento salvifico del vaccino. E se con Fratelli tutti si può teorizzare la fratellanza universale prescindendo dalla fede nell’unico Dio vivo e vero, nessun contatto è possibile con i cosiddetti “negazionisti”, nuova categoria di peccatori vitandi, per i quali l’inquisizione sanitaria e la scomunica mediatica devono punire l’eretico ed essere di monito per il gregge. «Se qualcuno viene a voi e non porta questo insegnamento, non ricevetelo in casa e non salutatelo», ammonisce San Giovanni (2 Gv, 10). Bergoglio deve aver frainteso, per cui saluta e abbraccia abortisti e criminali, ma non si contamina con i No-vax.

Non sfuggirà che questo dogmatismo scientista – che farebbe inorridire i più acerrimi sostenitori del primato della scienza sulla religione – viene propagandato proprio da chi scienziato non è, dall’influencer a Bergoglio, dall’atleta a Biden, dall’esperto al politico: tutti smaniosi di porgere il braccio dinanzi alle telecamere; salvo poi scoprire dai video che in molti casi l’ago della siringa è coperto dal cappuccio, o che il liquido inoculato è trasparente, mentre il siero vaccinale dovrebbe essere opaco. Queste sono ovviamente obiezioni che i sommi sacerdoti del Covid respingono con sdegno: il mysterium è parte della ritualizzazione dell’azione sacra, così come il sacramentum realizza ciò che simboleggia; inoculare il vaccino con l’ago retrattile o senza premere lo stantuffo della siringa serve a drammatizzare il messaggio da trasmettere alle masse dei credenti. E le vittime del rito, coloro che per il bene di tutti si offrono docili al miraggio di un’immunità che nemmeno Pzifer, Moderna o Astra Zeneca osano garantire, rappresentano il sacrificium, anch’esso parte della nuova religione sanitaria. A ben vedere, gli innocenti abortiti al terzo mese per produrre alcuni vaccini sembrano davvero costituire una sorta di sacrificio umano con cui propiziare le potenze infernali, in una terrificante parodia che solo gli empi possono fingere di non vedere.

Nel grottesco delirio cerimoniale non manca nemmeno la Nota della Sacra Congregazione per il Culto Divino, che con sprezzo del ridicolo promulga in zoppicante latino addirittura le istruzioni su come imporre le Sacre Ceneri: «Deinde sacerdos abstergit manus ac personam ad protegendas nares et os induit». La purificazione delle mani con il detergente e l’uso della mascherina sono scientificamente inutili ma simbolicamente necessari alla trasmissione della fede espressa dal rito. E proprio in questo si comprende quanto sia vero e valido l’antico adagio di Prospero d’Aquitania «Lex orandi, lex credendi», secondo il quale il modo in cui si prega rispecchia ciò che si crede.

Qualcuno obbietterà, nel pietoso tentativo di evitare il totale collasso del Papato ad opera di Bergoglio, che le opinioni da lui espresse sono e rimangono appunto opinabili, e che quindi non vi è alcun obbligo per il Cattolico di sottomettersi ad un vaccino che la sua coscienza e la Morale naturale gli mostrano come immorale. Ma è proprio su Canale5 che si esplicita il nuovo “magistero papale”, così come sull’aereo è stato definito il dogma LGBT del «Chi sono io per giudicare», e in una nota a piè pagina di Amoris Laetitia è negata l’indissolubilità del Matrimonio in nome della pastorale. I politici lanciano tweet sui social, i sedicenti esperti pontificano nei salotti televisivi, i prelati predicano nelle interviste: non stupiamoci se un giorno Bergoglio comparirà in uno spot pubblicitario come testimonial dei monopattini elettrici.

I Cattolici, illuminati dal sensus fidei che istintivamente suggerisce loro ciò che stride con la Fede e la Morale, hanno già capito che il ruolo di piazzista di forniture sanitarie è solo una delle tante parti recitate dal poliedrico Bergoglio. L’unico ruolo che costui si ostina a non voler ricoprire – per palese incapacità, per connaturale insofferenza o anzi per deliberata scelta sin dal principio – è quella di Vicario di Cristo. Il che, se non altro, rivela quali siano i referenti dell’Argentino, quale l’ideologia che lo ispira, quali gli scopi che egli si prefigge e i mezzi che intende adottare per conseguirli.

+ Carlo Maria Viganò, Arcivescovo

14 Gennaio 2021

S. Hilarii Episcopi Confessoris Ecclesiæ Doctoris

https://www.ilfriuliveneziagiulia.it/mons-carlo-maria-vigano-sui-vaccini-e-la-santa-sede/

San Giovanni di Dio

8 marzo
Egli porta la sapienza nel fiore della creazioneSan Giovanni di Dio

S. Chochmah

In questo giorno che la S. Chiesa festeggia il confessore di fede e fondatore Giovanni da Dio, sta davanti al trono dell’Altissimo il settimo dei dodici angeli della parola e risposta.

S. Chochmah,

che porta la sapienza nella fioritura di tutta la creazione. Di questa sapienza parla l’introito della messa del giorno e nell’epistola viene letto dal libro della sapienza: “Beato l’uomo, che non cerca l’oro e non edifica la sua speranza sull’oro e sulle ricchezze...”

Dio vuole, che angeli e santi siano i nostri aiutanti ed intercessori e che noi dobbiamo imparare da loro. Così egli pone accanto a questo santo della misericordia l’angelo della sapienza e la santa Chiesa unisce tutti e due nei suoi testi dell’offerta della Messa, poiché la sapienza di Dio è piena di comprensione ed amore verso la creazione e l’amore e la misericordia di Dio si donano all’uomo nella sapienza di una madre. Cose meravigliose compie un uomo nella sua vita, che ha compreso queste due cose: l’amore di Dio e la sapienza di Dio.

S. Chochmah è come angelo dal IV coro, dalle dominazioni, un angelo dell’amore, egli porta la sapienza di Dio come angelo dell’amore. Egli va visto come un rispecchiamento del Dio Trino,

- emanando nell’amore la sapienza del Padre, come una montagna ardente di fuoco, sulla quale l’uomo ha ricevuto le tavole della legge;

- emanando l’amore del Figlio, colui che ci ha donato la Madre, la Madre dell’amore, la sede della sapienza;

- emanando la sapienza dello Spirito Santo come luce della grazia e della santità, chiuso e sconosciuto per il mondo come un libro con sette sigilli.

Così egli è triplice, una sapienza triplice nell’amore, simile ad un fiore, penetrante nella creazione, nella redenzione, nella santificazione - ma riportante anche nuovamente la risposta triplice: la risposta al Padre nella sapienza vissuta, attiva, come ce lo indica il santo di questo giorno; la risposta al Figlio nella sapienza di Maria che è simile al tesoro nel campo; la risposta allo Spirito nel giubilo degli angeli, nell’adorazione perenne.

Preghiera: Dio onnipotente e Trino, Tu che sei nello stesso modo l’amore e la misericordia, fa che Ti possiamo adorare e lodare per mezzo di Maria, per mezzo di tutti i santi, per mezzo di tutti gli angeli, per tutta l’eternità. Amen.

 
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Padre Pellegrino Ernetti - Catechesi sul Catechismo della Chiesa Cattolica del 6 febbraio 1994 : La Confessione o Penitenza o Riconciliazione sacramentale

Padre Pellegrino Ernetti - 

Catechesi sul Catechismo della Chiesa Cattolica del 6 febbraio 1994


 ... del 12 febbraio 1994




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