CONFESSIONE (2)
5° La confessione guarisce l'orgoglio; 6° La confessione istruisce l'uomo; 7° La confessione riabilita rimino; 8° La confessione vince il demonio; 9° La confessione libera dalla schiavitù; 10° Per la confessione si ottiene il perdono di tutti i peccati; 11° La confessione purifica; 12° La confessione dà la bellezza; 13° La confessione è una risurrezione; 14° La confessione chiude l'inferno e apre il paradiso; 15° La confessione procura la pace; 10° La confessione rende vigilanti e procura ogni bene. — 6. Qualità della confessione: 1° Umile; 2° Sincera; 3° Prudente; 4° Intera. — 7. Della confessione frequente. — 8. Dell'esame di coscienza. —9. Vani pretesti per non confessarsi. — 10. A chi si deve negare l’assoluzione.
5. Eccellenza e vantaggi della confessione:
1° testimonianza degli empi. — Forse non vi è, dice Voltaire, istituzione più saggia della confessione. La maggior parte degli uomini, quando sono caduti in grandi delitti, ne provano naturalmente rimorso... La confessione è una cosa eccellente, un freno ai delitti inveterati; nella più remota antichità si costumava la confessione celebrando gli antichi misteri.
I cristiani hanno santificato questa saggia pratica; essa è opportunissima per impegnare al perdono i cuori esacerbati dall’odio e per indurre i ladri a restituire quello che possono aver rubato... I nemici della Chiesa Romana che sono insorti contro una pratica tanto salutare, sembrano aver tolto agli uomini il maggior freno che si potesse mai imporre ai loro delitti.
Udite ancora quello che a proposito della confessione scrive l’autore della Storia filosofica e politica delle Indie, nemico acerrimo di ogni religione: «I Gesuiti hanno stabilito nel Paraguay un governo teocratico, ma con un vantaggio che è particolare alla religione che ne forma la base, cioè la pratica della confessione. Essa sola tiene luogo di leggi penali e veglia alla purità dei costumi. Nel Paraguay, la religione, più potente che la forza delle armi, conduce il colpevole ai piedi del magistrato. Colà, anziché nascondere i propri misfatti, il pentimento li fa aggravare; anziché eludere la pena, si viene a domandarla in ginocchio; più essa è severa e pubblica, più calma la coscienza del reo. Cosi il castigo che dappertutto altrove spaventa il colpevole, qui ne forma la consolazione, soffocandone i rimorsi per mezzo dell'espiazione. I popoli del Paraguay non hanno leggi... criminali, perché ciascuno si accusa e si punisce spontaneamente; tutte le loro leggi sono precetti di religione. Il miglior governo tra tutti sarebbe una teocrazia, ove fosso istituito il tribunale della confessione ».
2° Rammarico dei protestanti. per aver abolita la confessione. — Molle volte i protestanti si pentirono d'aver abolito l’uso della confessione. Quei di Norimberga, inviarono un'ambasciata a Carlo V supplicandolo che la ristabilisse tra di loro, quale unico mezzo per impedire la rovina totale della loro repubblica. Gli Strasburghesi avrebbero voluto rimetterla in piedi, ed avevano ragione. Ci vorrebbero dei volumi se si volessero scrivere tutti i disordini prevenuti e riparati dalla confessione, le malnate passioni che rodono alla sorda la società, soffocate nel loro germe, gli odi estinti, le restituzioni fatte. E oggidì che un gran numero di cristiani si sottrae all’adempimento di questo dovere sociale, di cosa, vediamo? Delitti orribili, misfatti inauditi, furfanterie che tuttodì si commettono, si stampano, si leggono senza ribrezzo, anzi con indifferenza, come novelle ordinarie; suicidi, fallimenti, disordini d'ogni fatta.; vediamo insomma, tra i fedeli che non si confessano quei mali che facevano desiderare ai protestanti il ristabilimento della confessione, come ancora in questi ultimi tempi desiderarono e in parte cercarono di fare i Puseisti in Inghilterra.
3° Gl’indifferenti rendono omaggio alla confessione. — Noi sappiamo oggidì, scrive il citato Gaume, che cosa dobbiamo pensare delle virtù e delle persone oneste senza religione, vale a dire senza confessione. Queste oneste persone sono quelle che hanno costituito o costituiscono al presente la società odierna. Giudicate l’albero dai frutti. Del resto è cosa da osservarsi che tutti, e protestanti, e empi, e indifferenti, rendono ad una voce omaggio alla confessione. Agli occhi degl'indifferenti che non la praticano punto, essa è eminentemente sociale. Notate infatti: essi godono che le loro mogli, i loro figli, i loro servi, i loro massari si confessino. L'allontanamento loro dalla confessione è un omaggio che rendono alla sua perfezione. In quale età, infatti, l’hanno essi abbandonata? Forse dopo di essere divenuti più virtuosi, più probi, più puri nei loro costumi? E chi « che ignori che non si lascia la confessione se non quando si vuol vivere a talento delle proprie passioni, senza giogo e senza freno? (Luogo cit., Lect, LX).
4° Vantaggi sociali e morali della, confessione. — Donde credete voi, continua il citato autore, che derivino i delitti che insozzano la terra, turbano le famiglie, sconvolgono i regni? non forse dal cuore dell'uomo? non è forse colà che si studiano, si divisano, si maturano tutti i misfatti dei quali siamo i testimoni o le vittime? Dunque per salvare la società, per farvi regnare la buona fede, la giustizia, il disinteresse, la purità dei costumi, bisogna fare sì che queste virtù
regnino nel cuore dell’uomo. Ma chi se ne potrà impadronire? Chi potrà penetrare fin dentro le sue profondità per purificarlo e renderlo buono? Le leggi umane possono opporre qualche argine al torrente, ma non potranno mai inaridirne la sorgente: esse possono qualche cosa su le azioni, ma i pensieri, i desideri, che delle azioni sono i focolari, si sottraggono del tutto alla loro influenza; alla religione sola è riserbato questo potere. Ma come potrà essa esercitarlo? per qual via penetrerà nell'abisso del cuore umano?
Senza dubbio la predicazione è per la religione un mezzo per giungere al cuore umano, ma il discorso che s’indirizza a tutti in generale non s’indirizza in particolare ad alcuno. Ciascuno ne prende o ne lascia secondo le proprie disposizioni e le sue facoltà intellettuali. D’altronde l’amor proprio, così abile a illudere, ci trattiene spesso dal ravvisarvi ciò che fa al caso nostro; più spesso ancora ci manca il coraggio di farne una generosa applicazione a noi medesimi. Quindi la poca utilità delle prediche per la riforma dei costumi. Qual mezzo rimane allora alla religione di applicare un farmaco alla ferita?... Questo farmaco è la confessione. Là, nel segreto del sacro tribunale, il cuore si apre interamente. Là il sacerdote, uomo di Dio, difensore incorruttibile de’ suoi diritti, amico sicuro e sincero del colpevole, medico caritatevole, accoppia, a tutti i modi di conoscere il malato, tutta l’autorità per applicare il rimedio alle sue piaghe. Egli brucia, taglia, sradica senza rispetto umano e senza pietà, tutto ciò che è incancrenito; non la perdona neppure alla fibra delicata, alla passione predominante che per sfuggire alla distruzione, si cela perfino nei più reconditi segreti della coscienza.
Conosciuto e confessato il male, il confessore pensa alla guarigione; ed eccolo sostituire ai pensieri fallaci, alle affezioni sregolate e per conseguenza antisociali dell’uomo vecchio, i pensieri veraci, le affezioni sante dell’uomo nuovo; in una parola, egli comunica allo spirito ed al cuore una vita nuova, virtuosa e perciò sociale. Vengono quindi consigli perfettamente adatti allo stato attuale del penitente, perché il confessore lo conosce, e che premuniscono quel cuore tuttavia così debole, contro nuove cadute. Per tal guisa la confessione applica, appropria la religione ai bisogni di ciascun individuo; per tal guisa al tribunale delle penitenza il sacerdote è l’uomo della società, il più utile difensore degl’interessi di lei, il maggiore riparatore de' suoi mali.
Trovate un solo interesse pubblico o privato, morale o materiale, che la confessione non protegga, e mille volte più efficacemente che non i magistrati armati di tutta l’autorità delle leggi. Essa protegge la santa autorità dei genitori e dei prìncipi contro l’insubordinazione dei figli e dei popoli; la vita morale e anche fisica dei figli contro la negligenza e il mal talento dei genitori; l’innocenza, la riputazione, la proprietà, la vita, la tranquillità di tutti, contro le passioni malvagie che le minacciano, passioni il cui germe alligna in cuore a tutti i figli di Adamo. Sì, uomini ciechi che avete la sventura di non confessarvi più, padri, madri, negozianti, ricchi, poveri, non mai saprete di quanto andate debitori alla confessione. Da lungo tempo forse il disonore insozzerebbe quello che tenete di più prezioso; la calunnia, avrebbe denigrato il vostro nome, l’ingiustizia vi avrebbe messi sul lastrico, l’amarezza e la melanconia avrebbero attossicato la vostra esistenza, senza la confessione. Che più? senza la confessione parecchi forse tra coloro che la scherniscono e la disprezzano non :avrebbero mai veduto la luce. Insemina, non c’è società senza credenza. e senza costumi; non c'è né credenza, né costumi senza religione; non c’è religione veramente efficace senza applicazione alla società; non c’è applicazione reale ed efficace della religione alla società, senza, confessione. La prova ne sia che il primo dovere che si rigetta, quando si vuole scuotere il giogo della religione, è la confessione. Noi sappiamo che questa mette il cristianesimo in reale ed efficace contatto col nostro cuore. Ora nel nostro cuore risiede la sorgente della felicità e dell’infelicità della società. La confessione che è si potente e, osiamo dire, che è la sola potente a guarirlo, è dunque supremamente, sommamente sociale (Id. Ib.).
5° La confessione guarisce l'orgoglio. - L’orgoglio è il primo dei nostri vizi, è la sorgiva di ogni altro peccato, la fonte delle nostre disgrazie, L’orgoglio non può essere guarito altrimenti che con l’umiltà, e l'umiltà non può essere prodotta che con l'umiliazione. L’atto più umiliante per l'uomo degradato è la narrazione schietta e intera della sua vita, de’ suoi pensieri, sguardi, desideri, delle sue parole, opere ed omissioni. Ora la confessione è tale narrazione: fra tutti i mezzi adunque per conquidere, il nostro orgoglio, il più efficace è la confessione. Troppo ci amava Gesù Cristo, troppo ardentemente voleva la nostra rigenerazione perché ci dovesse risparmiare questo salutare rimedio: ecco perché ha stabilito la confessione.
6° La confessione istruisce l'uomo. - Al confessionale l'uomo impara la sua nobiltà, e la sua bassezza, s’istruisce de’ suoi doveri e degli obblighi del suo stato...; nel segreto del sacro tribunale il confessore, amico saggio, fermo, incorruttibile, esperimentato, spinge l’occhio suo, illuminato dalla fede, fin negli ultimi recessi del cuore dei fanciullo, del giovine, dell'uomo maturo e del vecchio; perché egli ha lezioni di sapienza per tutte le età e rimedi per tutti i mali, egli vede, conosce e svela gli artifizi delle passioni, indica, al penitente un nido di vipere nascenti, che l’amor proprio, l’inesperienza, la leggerezza, la prevenzione, gli impediscono di scorgere e che però crescerebbero ben presto e gli dilanierebbero le viscere. Lo mette in guardia, di qualunque età sia il penitente, contro una folla d’illusioni e di massime pericolose. Segna con mano ferma ad ogni stato la via dei propri doveri; dirige, conforta e rafferma nel cammino della virtù, il quale è, anche quaggiù, il cammino della felicità. Chi altri può, ditemi, surrogare il confessore in così salutari lezioni? Non un padre, non una madre, non un amico, ancorché intimo, penetrano l’ultimo segreto del cuore del loro figlio od amico. Vi sono segreti che l’uomo né può né vuole confidare ad altri che a Dio. Quindi, pieno d’animi razione per i benèfici effetti della confessione, Marmontel esclamava: Qual efficace difesa non è mai per i costumi dell’adolescenza, l’uso e l'obbligo dì andare ogni mese a confessarsi!... Quanto grande è mai la potenza della confessione presso i cattolici diceva il protestante e famoso medico Tissot.
« Il Signore illumina i ciechi», diceva Davide (Psalm. CXLV, 6); e se vi è luogo dove queste parole si avverino compiutamente, è il tribunale della penitenza. Perciò S. Gregorio scriveva: «Quelli che cercano la luce, si affrettino a tuffarsi nelle onde salutari della penitenza ». La infatti si vede il male che si è fatto..., il bene che si è omesso...; la si trova, il rimedio per ogni ferita, la guarigione di ogni malattia.
7° La confessione riabilita l’uomo. — La confessione, ripiglia il citato Gaume, non solo istruisce l’uomo nell’arte di combattere i propri nemici, ma lo riabilita a’ suoi occhi, quando si è reso colpevole e gli ridà il coraggio e la virtù. Osservate che cosa accade nel giovinetto, specialmente nel punto in cui commette il suo primo peccato: quanto è amaro, gran Dio, il frutto assaggiato! — Eccomi macchiato! io ho mancato a tutte le mie promesse; la vesto del mio battesimo è macchiata, rotta l’alleanza della mia prima comunione; Gesù Cristo non è più nel mio cuore, io non sono più suo figlio, io sono disonorato agli occhi degli angeli. — Sventurato! egli lo è anche a’ suoi propri; egli non può più esaminare se stesso senza arrossire. Ed eccolo divenire melanconico, angosciato, stanco degli altri e di se stesso; al sopraggiungere della notte, teme di morire, teme il giorno ed i rimorsi l’opprimono. Ecco quello che accade nell'uomo la prima volta che commette un grave fallo, specialmente dopo la sua prima comunione. Quanto è da compiangere!
Che sarà di lui? Lo spirito tentatore che gli aveva promesso la felicità per indurlo alla colpa, cambia istantaneamente i suoi attacchi. Per ritenerlo nel male, egli ingrandisce agli occhi del disgraziato l’enormità del fallo e ne accresce la vergogna; gli esagera la difficoltà del perdono e specialmente gli dimostra l’impossibilità di riacquistare tutta la sua virtù di prima. Quindi un grande affanno gli invade il cuore; si scoraggia; sopravvengono nuovi peccati, dispera, di poter spezzare le proprie catene e, rinunziando alle difese, si abbandona a tutto l’impeto delle sue passioni; quindi lagrime nella famiglia, scandali nella società, infermità vergognose, vecchiezza precoce, ben presto forse un nuovo suicidio. Percorrete le città e le campagne, insinuatevi nel segreto della vita e ditemi se non è questa la storia di ogni giorno. Ora che cosa mai riduce l’uomo a tale deplorevole stato? il poco o nessuno sforzo ch’egli fa per riconquistare la virtù, la disperazione di non potersi più correggere e convertire. Ma porgetegli un mezzo sicuro e facile di riabilitazione, voi gli restituite il suo coraggio e lo salvate; questo mezzo è la confessione. Dal momento che se n’è servito, le passioni giacciono abbattute, i suoi costumi sono cambiati, il suo cuore è contento: egli è un altro. Oh che magnifici miracoli della grazia non si vedono nella confessione!
(Id. Ib.).
8° La confessione vince il demonio. — La confessione smaschera tutte le batterie del demonio, ne mette a nudo le arti nascoste e la malizia., discute e scioglie i dubbi da lui suggeriti, ne rende impotente la forza... « Che cosa è la confessione, dice S. Gregorio, se non l’apertura delle piaghe? Il demonio, per virtù della confessione, mosso alla luce del giorno e svergognato, se ne fugge ». Si possono applicare alla confessione quelle parole della Genesi riguardanti la Santa Vergine: Essa schiaccerà il capo al serpente (Gen. III, 15).
9° La confessione libera dalla schiavitù. — Chi fa una buona confessione, può dire col Salmista a Dio: «Voi avete, o Signore, spezzato le mie catene» (Psalm. CXV, 17), «e l’anima mia fu come passera liberata dal laccio del cacciatore; la rete si è spezzata, ed io mi sono trovato salvo » (Psalm. LXXXIII, 6-7).
« Scioglietelo e lasciatelo andare » (Ioann. XI, 44), disse agli apostoli Gesù Cristo parlando di Lazzaro; le stesse parole ripete e questo miracolo rinnova sul peccatore che si accosta alla confessione... Quello che voi scioglierete su la terra, sciolto sarà nei cieli, disse il Salvatore agli Apostoli istituendo il sacramento della, penitenza. Adunque in questo sacramento le catene sono infrante, la prigione viene aperta, la schiavitù è distrutta e viene data la vera libertà. Qui, « il Signore scioglie i lacci dei prigionieri » (Psalm. CXLV, 6).
La stessa cosa accenna pure S. Paolo con quelle parole agli Ebrei: «Sgravatici di ogni peso e del peccato che ci sta d’intorno, corriamo per la pazienza nella carriera che ci è proposta » (Hebr. XII, 1).
10° Per la confessione si ottiene il perdono di tutti i peccati. — « Se noi confessiamo i nostri peccati, scrive l’apostolo Giovanni, Dio giusto e fedele ce li perdonerà » (I Ioann. I, 9). Il Profeta Davide diceva: «Voi avete, o Signore, perdonato le colpe del vostro popolo; avete tirato un velo su le loro iniquità; la vostra collera si è disarmata e spento l’ardore dell’ira vostra» (Psalm. LXXXIV, 2-3).
« Per la confessione, scrive S. Cipriano, il peccatore facendo verso di sé l’uffizio di giudice e di esecutore con l’esaminarsi e col punirsi da se stesso, ottiene il perdono da Dio: poiché Dio non giudica due volte la medesima cosa ». «Per la confessione, dice il Venerabile Beda, Dio rimette le colpe commesse; aiuta il penitente a non ricadervi, e lo conduce ad una vita dove sarà impossibile il peccare ». «La confessione guarisce, leggiamo in S. Isidoro, la confessione giustifica e perdona ogni peccato e non vi è colpa così orrenda che per la confessione non ottenga remissione ». Davide dice al profeta Natan: «Io ho peccato contro il Signore»; e tosto Natan gli risponde per parte di Dio: «Il Signore ti ha perdonato, tu non morrai » (II Reg. XII, 3). Ugo da S. Vittore giunge fino a dire: Se il diavolo si confessasse, otterrebbe il suo perdono (Lib. de Clanutro animae). Ma quel che permesso non è al demonio, è possibile al peccatore che è sicuro di ottenere la grazia...
11° La confessione purifica. — La confessione purifica l’anima da ogni sozzura (Hebr. I, 3). «II sangue di Gesù Cristo ci monda, d’ogni peccato», dice l’apostolo San Giovanni (I, I, 7). E S. Paolo esortava gli Ebrei ad accostarsi a Gesù Cristo con cuore sincero e fede perfetta., con l’anima lavata dalle brutture della cattiva coscienza per mezzo di una aspersione interiore, e il corpo lavato nell’acqua monda (Hebr. X, 22). Questa aspersione, questo lavacro d’acqua monda è la confessione. Essa è ancora figurata in quelle fontane d’acque di vita, alle quali, dice l'Apocalisse, Dio condurrà gli eletti (Apoc. VII, 17). « Beati quei che lavano le vestimenta, loro nel sangue dell’Agnello », leggiamo ancora nell’Apocalisse (Apoc. XXII, 14). Appunto nel sacro bagno della penitenza noi ci laviamo col sangue dell’Agnello...
Secondo gl’interpreti sacri due fonti vi sono nella Chiesa: l’uno è quel fonte che la Scrittura chiama sigillato (Cant. IV, 12), ed è, simbolo del battesimo il quale, lavati che vi siete una volta, si chiude e non vi potete più ritornare. L'altro è quello di cui dice Zaccaria: «In quel giorno (cioè nel giorno del Salvatore, in quel giorno in cui comparirà al mondo la misericordia) vi sarà nella casa di David una fontana, sempre aperta agli abitatori di Gerusalemme per la purificazione dei. peccatori » (Zach. XIII, 1).
Oh sì, ecco la confessione. Non è già una fontana chiusa a cui più non si può appressare chi una volta vi ha attinto; ma una fontana non solamente pubblica, ma sempre aperta a tutti quelli che vi si presentano; i peccatori ci possono venire ad ogni ora, ad ogni momento, i lebbrosi vi si possono lavare quando loro piaccia; non cessa mai di essere benefica. Qui si rinnova le migliaia di volte al giorno il miracolo della guarigione dei lebbrosi ai quali avendo Gesù Cristo detto: andate e presentatevi ai sacerdoti, mentre andavano, furono mondati (Luc. XVII, 14).
Vi era in Gerusalemme una piscina attorno alla quale, giaceva sempre gran turba di malati, di ciechi, di paralitici, aspettando che l’acqua, si movesse. Poiché un angelo del Signore discendeva al tempo determinato nella piscina e agitava l’acqua e chi primo vi discendeva dopo che l’acqua era messa in moto, restava guarito da qualunque malattia. (Ioann. V, 2-4). Questa piscina è la, confessione, con questa differenza però che la piscina di Gerusalemme guariva non più che il corpo di un malato ed una sola volta l'anno; mentre la piscina della confessione risana in ogni tempo, ogni infermo e tutte le piaghe dell'anima, le quali sono ben più pericolose e terribili che non quelle del corpo.
12° La confessione dà la bellezza, - Confessandovi, voi vi vestite di bellezza, dice il Salmista (Psalm. CIII, 2); e S. Bernardo scrivendo a Sofia l’avvertiva che, se le piaceva avere bellezza facesse gran caso della confessione; che la grazia e la bellezza vanno insieme con lei. Dove si pratica la confessione, vi è bellezza.
La confessione che lava l’anima, la monda di ogni macchia di colpa, la riempie di grazia, riflette su di lei la bellezza, medesima di Gesù Cristo.
13° La confessione è una risurrezione. — Il peccato mortale dà morte all’anima: ora la confessione lo rimette, lo scancella, rende quindi l’anima alla vita. Perciò chi si confessa può applicare a se stesso quel passo dell'Apocalisse: « Ero morto ed eccomi risuscitato, con in mano le chiavi dell'inferno e della morte » (Apoc. I, 18). « Lazzaro, vieni fuori », disse Gesù Cristo, ed ecco la morte fuggirsene (Ioann. XI, 43-44). Con l’assoluzione il prete opera il medesimo miracolo.
14° La. confessione chiude l'inferno e apre il paradiso. — Chi si confessa, tiene in sua mano le chiavi dell'inferno e del paradiso; chiude quello e apre questo a suo talento. « La confessione spegne il fuoco dell’inferno », dice Tertulliano, perché distrugge, annienta il peccato il quale solo ha scavato l’inferno e vi precipita gli uomini.
« La confessione riassume e compendia in se ogni castigo», dice S. Ambrogio... Ci libera dalla pena eterna, castigo toccato alla prevaricazione. Chi non si confessa, discende nell'inferno; ma chi si confessa, ne esce per non rientrarvi mai più se la dura nella via del bene...
In confessione è la chiave del paradiso... Quando Gesù Cristo diceva agli apostoli: io vi darò le chiavi del regno dei cieli alludeva alla confessione e le comunicava questa sovrumana potenza. Sì, la confessione conduce il peccatore alla porta, del paradiso, lo apre e v'introduce il penitente.
15° La confessione procura la pace. — Effetto della confessione è di dare la consolante certezza al peccatore che l’amicizia di Dio gli è restituita : ora, non è questo un ristabilire la calma nell’anima agitata e sconvolta dai rimorsi? e la vita che si presentava in aspetto di lungo supplizio, diviene dolce e tranquilla e la morte medesima perde il suo terrore. Oh! quanto è dolce il poter confidare ad un amico fedele, incorruttibile, affezionato, i penosi segreti della propria coscienza, i dubbi, le perplessità, i timori, le ansietà e tutti i travagli del cuore, che il mondo non saprebbe né comprendere né alleviare! Vergogna per i cattolici che trascurano la confessione! essi danno addio alla pace ed alla felicità.
16° La confessione rende vigilanti e procura ogni bene. — La confessione mette l'uomo nella fortunata, necessità di vegliare su’ suoi costumi e questa vigilanza previene il male. E infatti dacché uno stabilisce d'andarsi a confessare, vigila sopra se stesso, si osserva, si corregge...; quando poi si è confessato, persevera qualche tempo almeno nella via del bene; e se si confessasse assai spesso, non cadrebbe mai, o quasi mai, in colpe gravi, e se per disgrazia ciò avvenisse, si rialzerebbe prontamente...
Insomma, grandissimi e preziosissimi sono i beni che la confessione procura... Calma la collera di Dio; apporta la grazia santificante; è rimedio contro le tentazioni e i peccati d’ogni genere; comunica la luce, la forza, il fervore, la gioia, la vita... La confessione, dice S. Bernardo, lava e purifica; dà origine alle buone opere; pulisce l’anima e la rende sempre, più bella; è la vita del peccatore, l’allegrezza del giusto (Epist.). La penitenza, dice Tertulliano, nasce dalla confessione e per la penitenza Dio è disarmato. La confessione è la disciplina che umilia e atterra l’uomo altero; e allora la misericordia sottentra alla maledizione (De Poenitentia c. IX).
«Tutte le macchie che deturpano la coscienza, restano lavate e tolte via dalla confessione, scrive S. Bernardo; la tristezza si dilegua, il peccato se ne fogge, la tranquillità ritorna, la speranza rinverdisce, l’anima si rallegra ».
Tre disordini produce il peccato nell’anima: il primo, sorgente di tutti gli altri, è che separa l’uomo dal suo Creatore e rompe la felice unione che deve esistere, tra loro: «I vostri peccati, dice Dio per bocca d’Isaia, alzarono un muro di separazione tra me e voi ». Quindi nasce il secondo disordine, cioè la perdita che fa l’anima delle proprie forze, appena è separata da Dio. Siccome poi l’anima in unione con Dio è santificata per mezzo d’una specie di consacrazione, ne segue per terzo disordine, che il peccato, troncando quest’unione, le apporta una macchia, una profanazione. È una lebbra spirituale che non solamente distrugge le forze dell'uomo, ma lo assimila alle cose immonde. Ora la confessione ripara a questi tre grandi mali, frutti del peccato; ci riconcilia con Dio e a lui ci unisce: ci guarisce, ci santifica e consacra... Per mezzo d’una buona confessione, le catene del peccato cadono infrante, il demonio è messo in fuga, l’inferno si chiude, il cielo si apre, il nome del penitente vien di nuovo scritto a caratteri d’oro nel libro della vita, gli è restituita la bianca stola del battesimo; l’augusta Trinità lo guarda con occhio benigno, gli angioli tripudiano di gioia e l’anima si trova bella, pura, splendida, adorna come il dì del suo battesimo. Tutto le è permesso sperare. Con i suoi occhi molli di pianto il penitente vede a pochi passi da se il banchetto eucaristico, ed un po’ più lungi l’eterno festino delle nozze dell’Agnello, al quale è chiamato, e a cui ha diritto di sedere...
6. Qualità della confessione:
1° umile. — La confessione dev’essere umile. Che cosa è infatti la confessione? Non è né un racconto, né una storia indifferente, ma una dichiarazione che uno fa di essere colpevole; e colpevole di che cosa? di tutto ciò che vi è di più proprio ad apportare rossore e confusione... Il penitente dev’essere umile nel suo esteriore; presentarsi al sacro tribunale in portamento decente e modesto, in ginocchio, in atteggiamento di colpevole... Deve essere umile nel modo di dichiarare i suoi peccati, non incolpandone altri, ma unicamente la sua malizia, e annientandosi innanzi a Dio nella conoscenza della propria miseria e del bisogno che ha dell’infinita misericordia. Considerando l’enormità, il numero dei peccati, la sua ingratitudine verso Dio, ecc..., il penitente deve umiliarsi esteriormente e interiormente.
Bell’esempio di confessione umile ci lasciarono il Pubblicano e la Maddalena ed ambedue ottennero su l’istante il perdono dei loro peccati... Osservate Davide: confessa la sua colpa, domanda grazia; prostrato a terra riconosce e deplora la sua disgrazia; digiuna e prega; per effetto di una umiltà profonda trasmette a tutte le generazioni la testimonianza de’ suoi torti. Non confessa S. Paolo umilmente all’universo le sue colpe?... E l’ammirabile libro delle Confessioni, dove S. Agostino dichiara in faccia al cielo ed alla terra i suoi peccati, rimarrà monumento perpetuo della profondissima sua umiltà.
La confessione umile esclude ogni scusa e pretesto... « Se voi vi scusate, dice S. Agostino, Dio vi accusa; se voi vi accusate, Dio vi scusa ».
2° Sincera. — La seconda qualità della confessione è la sincerità. Bisogna confessare la colpa come è, senz’aumentarla, o diminuirla, o dissimularla in qualche cosa... «Padre mio, ho peccato », disse il prodigo. Ecco, commenta S. Ambrogio, la vera confessione fatta a Dio, autore della natura, modello della misericordia, giudice del fallo: Dio conosce tutto e tuttavia aspetta, ed esige la confessione sincera dei vostri trascorsi. Chiunque palesa i peccati sotto il cui peso geme, se ne scarica; impedisce ogni altra accusa, per quanto giusta, perché egli stesso previene ogni accusatore. Invano cerchereste d'ingannare Colui che tutto vede; non correte nessun pericolo a fargli vedere quello che voi sapete esser già a lui noto (De Penitentia).
Per risuscitare Lazzaro Gesù Cristo gridò: Lazzaro, esci fuori e mostrati all'aperto. Finché il peccatore tiene segrete le sue colpe, dice S. Gregorio, non esce dal sepolcro; ma risuscita alla vita, quando le metta alla luce con la confessione. Perché nascondere in voi il vostro peccato? Rigettate quel veleno che vi consuma, quella vipera che vi divora; rinunziate a quella iniquità che vi soffoca, ed allora il confessore vi scioglierà e vi renderà liberi (Moral. lib. VII). Chi è stato morsicato dal serpente in segreto, dice S. Girolamo, e fu infetto dal suo veleno, deve manifestare la sua ferita, altrimenti è spacciato. Per essere guarito, l’infermo deve palesare la sua malattia al medico. Non vi è cosa che meglio sventi gli sforzi di Satana, che il mettere all’aperto le sue manovre e di niente tanto gode quanto di vederle tenute celate e mascherate (In Eccle. c. X). Cosi schifoso, così orrendo a vedersi è il demonio, che altro non ama fuorché le tenebre; il giorno lo mette in fuga. Il medesimo è del peccato: figlio del demonio e al pari di lui deforme, cerca di nascondersi; se si scopre, scompare...
Chi cela i suoi peccati, leggiamo nei Proverbi, rimarrà nell’errore; ma chi li confessa, otterrà misericordia (Prov. XXVIII, 13). Le piaghe chiuse, osserva S. Gregorio, sono ben più dolorose e crudeli che quelle da cui cola per un qualche foro il marciume (Moral, lib. VII). Perciò il Salmista esclamava: «Signore, a voi ho dichiarato il mio delitto; e la mia iniquità confesserò in faccia al mondo» (Psalm. XXXI, 5). Cosi commenta S. Agostino: «Io non ho celato il mio peccato, ma l’ho scoperto affinché lo facciate scomparire; io non l’ho nascosto, affinché lo nascondiate voi, perché quando l’uomo lo scopre, Dio lo copre; quando lo cela, Dio lo manifesta; quando lo confessa, Dio lo dimentica ».
Chi nasconde il suo fallo dice Origene, lo conserva e questo si fa suo carnefice; chi, al contrario, se ne accusa, lo rigetta e ottiene guarigione (Homil. II, in Psalm. XXXVII). S. Ambrogio ci avverte che Dio aspetta che noi confessiamo candidamente i nostri trascorsi, non per punirci, ma per perdonarci; egli non vuole che il demonio c’insulti e ci rimproveri di aver nascosto le nostre colpe. Prevenite quest’accusatore; se vi accusate voi medesimi, egli non ardirà presentarsi. Chi. confessa i propri peccati con sincerità, se anche fosse morto, ritorna alla vita. Parsi proprio accusatore è un togliere al demonio ogni appiglio di accusa; è un rompere i denti a questo leone ! arioso, pronto ad avventarsi su la sua preda (Lib. de Poenitentia,c. 8). « Per quanto peccatore sia colui che si accusa, scrive altrove il medesimo santo, egli comincia da quel punto ad essere giusto, perché non la perdona a se stesso. Il peccato tenuto nascosto, è fiamma che divora; il peccato reso manifesto con la confessione, è fuoco che si spegne ». Udite ancora Tertulliano: «La confessione sincera tien le veci di Dio: perché fa sì che il penitente, col confessare la sua colpa, si giudichi e castighi da se stesso, e col condannare e punire se stesso trattiene la collera di Dio, non le lascia più nulla da giudicare e castigare ».
Inoltre la confessione, sincera è la ritrattazione del peccato e per conseguenza la miglior disposizione ad ottenere il perdono. Il peccatore, col confessare sinceramente il suo peccato, lo revoca, lo condanna, lo distrugge e, per quanto sta in lui, l’abolisce, perché se ne pente, lo rigetta, lo detesta, Perciò merita che Dio glielo perdoni e lo cancelli con la sua grazia: il contrario avviene se lo nasconde o travisa...
Umile e sincera, la confessione toglie il peccato e ristabilisce la virtù; la dissimulazione, al contrario, lascia vivere il peccato e distrugge ogni virtù. « La confessione d’un uomo che si pente, è potentissima presso la misericordia divina, perché il peccatore si rende propizio Iddio; se negasse il peccato, non impedirebbe punto che Dio lo conoscesse. E la confessione è sincera quando la lingua esprime :i sentimenti del cuore ».
Finché si nasconde il peccato, si resta schiavo di Satana... La confessione sincera delle proprie mancanze porta con sé una leggera amarezza; ma è meglio provare questa, anziché conservare un eterno tormento in fondo al cuore.
« La confessione sincera mette in fuga il demonio », dice Ugo da S. Vittore; e se noi celiamo i nostri peccati, dice S. Bonifacio vescovo di Magonza, Dio li propalerà nostro malgrado. È meglio confessarli a un uomo che è tenuto al segreto, anziché esporsi ad essere coperto di vergogna e di disprezzo in faccia agli abitatori del cielo, della terra e dell'inferno...
3° Prudente. — La confessione deve esser prudente sia nella scelta delle espressioni, sia riguardo all’onore del prossimo; di modo che il penitente si accusi delle colpe sue e non di quelle altrui e le dichiari in termini tali da non far conoscere i complici. E non solamente una imprudenza, ma una mancanza di carità, una maldicenza, manifestare senz’assoluta necessità, i peccati degli altri.
4° Intera. — Trattando dell’integrità della confessione e della sua necessità, il concilio di Trento cosi si esprime: «Se taluno afferma che nel sacramento della penitenza non è necessario per la remissione dei peccati, e necessario di diritto divino, confessare tutti i singoli peccati mortali che si ricordano dopo un maturo esame, ed anche i peccati segreti, come pure le circostanze che mutano le specie del peccato, costui sia anatema » (Sess. XIV, de Poenitentia, can. VIII). Questo è di fede. Tacere volontariamente un peccato grave in confessione, è un commettere un orribile sacrilegio, è un cangiare il rimedio in veleno.
Quantunque i peccati veniali non sieno materia necessaria per l’accusa, sono però materia sufficiente per l’assoluzione; ed è più utile e sicuro il dichiararli, sia perché se ne ottiene più facilmente il perdono, sia perché può avvenire che si stimi veniale quello che in realtà è mortale.
7. Della confessione frequente. — La confessione frequente è un ottimo mezzo per evitare il peccato. « Siccome noi
non possiamo essere mai del tutto esenti dalle ferite del peccato, così non dobbiamo trascurare il rimedio della frequente confessione », dice S. Agostino. E perché, dice Tertulliano, non adoperate voi sovente il rimedio della confessione, mentre è così sicuro e voi siete così spesso malati? Ah infelici! voi fuggite la confessione stabilita, da Gesù Cristo per guarirvi! (De Poenitentia).
Va, rispose il profeta Eliseo al lebbroso Naaman, venuto a bella posta da lui per ottenere la guarigione, va e lavati sette volte nel fiume Giordano e la tua carne resterà monda e guarita: Naaman si allontanava, corrucciato, ma i suoi domestici gli dissero: Signore, se il profeta vi avesse prescritto una cosa dura e difficile, dovreste pure farla; ora perché non obbedirgli quando vi dice: Lavati e sarai mondato? Naaman fa la prova, discende nel Giordano, vi sì lava, sette volte, n’esce totalmente guarito (IV Reg. V, 10-14). Se ci confessassimo di tratto in tratto e con buone disposizioni, otterremmo per l'anima quello che ottenne Naaman per il corpo: ove questi non si fosse lavato sette volte, la sua lebbra non sarebbe guarita; chi non si confessa se non rarissimamente, si espone a non ottenere guarigione. La frequente confessione è inoltre la sorgente di moltissimi favori celesti.
Va spesso a confessarli, diceva S. Luigi re di Francia a Filippo suo figlio; scegliti un confessore dotto e prudente che t’insegni con sicurezza ciò che devi fare ed evitare, il quale osi riprenderti de’ tuoi vizi e mostrarti le tue mancanze.
S. Pietro domandò un giorno a Gesù Cristo : Quante volte, o Signore, dovrò perdonare al mio fratello che mi abbia offeso? forse fino a sette volte? E Gesù a lui: Non ti dico di perdonargli sette volte, ma settanta volte sette (Matth. XVIII, 21-22); ed in S. Luca il medesimo Gesù Cristo disse: Se il tuo fratello ti offende sette volte in un giorno, e sette volte egli si volge a te pentito dicendo: Io mi pento; perdonagli. (Luc. XVII, 4). Questa molteplicità di perdoni, indica la moltitudine delle misericordie di Dio, ma prova ancora il bisogno che abbiamo di fare sovente ricorso alla confessione; prova che è volontà di Gesù Cristo che ci accostiamo spesso alla confessione... L'esperienza, ci mostra, i vantaggi della confessione frequente e le disgrazie che sopra di sé attirano coloro che stanno troppo tempo lontani dal confessionale...
8. Dell’esame di coscienza. — Il rimedio del peccato, scrive S. Ilario, sta nell’applicarsi a conoscerlo, per distruggerlo con un’esatta accusa. Guarisce la morsicatura terribile e velenosa del serpente, colui che la studia attentamente, esaminando la sua coscienza (Homil. V). Con l’esame delle proprie colpe, dice S. Agostino, si comincia a vedere la cattiva strada per cui si cammina, le malvagie abitudini che si sono contratte; e allora il peccatore sente disgusto di se medesimo e risolve «il mutar vita (Confess.).
È appunto il caso di fare quello che suggeriva Seneca: «Condannate voi medesimi per quanto potete: rovistate la vostra coscienza: cominciate a fare contro di voi la parte di accusatore, poi quella di giudice ».
L’esame di coscienza che precede la confessione dev’essere: 1° esatto. Pensieri, parole, sguardi, azioni, omissioni, comandamenti di Dio e della Chiesa, doveri del proprio stato, niente dev’essere dimenticato... 2° dev’essere imparziale... 3° bisogna farlo come lo farà Dio all’ora del nostro giudizio... Perciò bisogna preparatisi con la preghiera, poi mettervisi con fede, con raccoglimento, con dispiacere d’aver offeso Dio...
9. Vani pretesti per non confessarsi. — Quei disgraziati che si allontanano dalla confessione, pretendono di trovare ragioni che giustifichino o per lo meno scusino la loro condotta. Ma si devono chiamare vani pretesti e non ragioni quelle che mettono innanzi: Essi infatti dicono :
a) Io non credo alla confessione. Se dite questo per ignoranza, bisogna compatirvi ed istruirvi, e allora crederete... Se per empietà, il vostro linguaggio prova che Dio vi ha abbandonati e maledetti e che voi siete infelici e spregevoli.
b) La confessione è un'invenzione degli uomini. A questo abbiamo risposto provando la divinità della confessione...
c) I preti sono uomini, come gli altri. Un re, un ministro, un giudice sono anch'essi uomini come gli altri; però, quando decidono ed ordinano qualche cosa, sono forse gli ordini e le decisioni loro tenute in quel conto che si terrebbero i comandi e le decisioni di uomini non rivestiti di alcun carattere od autorità? Non a tutti gli uomini, ma solo a’ suoi ministri legittimi, Gesù Cristo disse: Quel che legherete o sciogliendo su la terra, sarà sciolto o legato nei cieli. Questo potere fa sì che in materia di religione e di sacramenti, i preti non sono uomini come i semplici fedeli...
d.) Dio solo può rimettere i peccati. Questo è vero; ma non prova altro se non che i sacerdoti non in nome proprio, ma nel nome di Dio da cui ricevettero il mandato e la potestà, assolvono...
e) Io mi confesso a Dio. Bella e buona cosa; ma non basta. Dal momento che Dio ha ordinato che quella confessione che volete fare a lui, la facciate a’ suoi vicegerenti, ai giudici da lui deputati, non vi è per voi perdono, se non a questa condizione.
f) Il doversi confessare è cosa troppo penosa. Noi abbiamo risposto a questo pregiudizio, dimostrando la facilità e l’utilità della confessione.
g) Solo gli ignoranti si confessano. Dite piuttosto che i soli a non confessarsi sono o gli ignoranti del massimo e più importante fra i loro doveri, o gli empi. Ora nessun uomo di senno avrà l'ignoranza e l’empietà come argomenti ben fermi. I santi Padri si confessavano, e personaggi tali dobbiamo dire che sapessero pure qualche cosa. I Papi, i vescovi, i teologi non erano poi tutti sciocchi eppure questi uomini, luminari della Chiesa, si confessavano e si confessano anche oggigiorno.
h) Che dirà, che penserà il mio confessale àrda mia rifa, seminala di, cadale, inocchiala di misfatti, lessala di. debolezze? Che dirà il vostro confessore? dirà che è naturale e frequente 11 radere; che siamo tutti inclinati al male, circondati da nemici; sarà edificato dell'umiltà e sincerità vostra; penserà c dirà che se Dio non vi avesse soccorsi sareste andati ben 'più avanti nella via. del male, e che se non fosse della sua grazia, non vi vedrebbe fare a’ piecii suoi la confessione delle vostre colpe e deporre il pesante fardello che vi opprime: benedirà Iddio e v'incoraggerà ad abbandonarvi nelle braccia della sua misericordia. Il confessore è anch'egli un povero peccatore ed avrà di voi compassione. Sarà convinto elio siete un'anima generosa, che non badale al rispetto umano, e che ben più grande è il coraggio di cui date prova nel rialzarvi, di quello che non sia. stata ila. debolezza che avete mostrata nell’andare di colpa in colpa.
i) Io non oso, ho rossore, di confessarmi. Vergognoso è il cadere, più vergognoso ancora è il nascondere la caduta, occultare nel cuore il peccato; ma rialzarsi, per mezzo della confessione e del pentimento, è cosa onorevole innanzi a Dio e innanzi agli uomini... Chi dice che Davide, la Maddalena, S. Pietro, S. Paolo, S. Agostino, ecc. si sieno disonorati facendo una confessione pubblica? E la vostra si compie nel più profondo segreto...
j) E se il mio confessore, violasse il segreto della,ì confessione? Così stretta ed estesa è la legge del segreto della confessione, che un confessore può dire con S. Agostino: «Quello che so per via della confessione, lo so meno di quello che affatto ignoro». E S. Giovanni Climaco faceva già fino da’ suoi tempi osservare che Dio veglia in modo speciale a questo riguardo su la sua Chiesa. È cosa affatto inaudita, egli scrive, che i peccati confessati nel tribunale della penitenza sieno stati divulgati. E così dispone Iddio affinché i peccatori non siano distolti dalla confessione e non restino privati dell’unica speranza di salute che loro rimanga. Infatti, se il segreto del tribunale della penitenza non fosse stato sempre inviolabile ed inviolato, la pratica della confessione sarebbe già andata a monte. Il segreto della confessione è di diritto naturale. Si videro dei preti smarrire la ragione, apostatare, ecc., e intanto non avvenne mai che questi ministri sventurati o indegni violassero il suggello della confessione.
k) Ma io ricado ogni giorno. La confessione non rende affatto impeccabile. Del resto, chi vi assicura che non cadreste, e più frequentemente e più profondamente, quando non vi confessaste? Anzi questo è certo... Confessatevi, ed anche più sovente ancora; la vostra negligenza a questo proposito è la causa principale delle vostre ricadute...
l) Quelli che si confessano, non valgono, in fallo di purità di costumi, più degli altri; il carattere ed il loro linguaggio sono altrettanto poco stimabili quanto il carattere ed il linguaggio di quelli che non si confessano. Ciò è falso. Tutti quelli che cadono nel disordine, cominciano dall'abbandonare la confessione e vi ritornano quando intendono di cambiar vita. Il motivo che ha tratto più d’una volta i protestanti a desiderare il ristabilimento della confessione nella loro Chiesa, è la spaventosa sregolatezza dei costumi che si vide tener dietro all'abolizione di questa santa pratica. Molti dei più famosi tra i loro scrittori convengono di questo fatto e confessarono che la loro riforma avrebbe grande bisogno di essere riformata... Che n'è di un giovane o d'una fanciulla quando trasandano la confessione?... Ognuno può vederlo...
Accade, è vero, qualche volta che questa o quella persona la quale si confessa, non si regoli meglio di un'altra che non si confessa, ma non bisogna confondere la confessione coll’abuso della medesima. Non incolpiamo la confessione di quello che deve pesare sul penitente il quale abusa di tale grazia preziosa.
Che cosa ci dice l’esperienza? Che se vi sono genitori edificanti, figli obbedienti e rispettosi, questi s’incontrano solamente tra coloro che si confessano, e tanto più tra quelli che si confessano sovente... Esigendo dalle vostre mogli, dai ragazzi, dai servi, che si confessino, voi rendete omaggio, senza volerlo, alla confessione e riconoscete che è buona. Ora se è buona, ed utile per loro, perché non lo sarà anche per voi? Anzi, voi medesimi l’avete trovata eccellente al tempo della vostra prima comunione: ora chi ha cangiato, chi è divenuto cattivo tra voi ed essa? Ah! voi lo sapete bene che la confessione non è meno perfetta oggi che la disprezzate, di quello che lo fosse allora; e se ora non vi garba più, è perché voi siete divenuti cattivi e volete rimanere tali.
m) Io mi sono già confessalo e sarei ancora pronto a confessarmi, ma, il mio confessore è troppo severo; non, mi concede l'assoluzione quando la desidero. — Vi sta a cuore di fare una buona confessione? non erigetevi a giudici del vostro padre spirituale. Il rimedio applicato troppo in fretta a coloro che sono caduti, rispondeva la corte di Roma a S. Cipriano, che l’aveva consultata, intorno all'assoluzione da darsi, non può tornare loro vantaggioso. Una compassione mal intesa inasprirebbe la ferita da essi toccata e funestissima loro riuscirebbe, privandoli dei vantaggi che loro offre una vera penitenza. Com’è possibile che la grazia medicinale del perdono abbia il suo effetto, se chi ne è il dispensiere concorre ad aumentare il pericolo, abbreviando il tempo delle prove proprie a scongiurarlo? L’accontentarsi di palliare il male invece di aspettare il tempo favorevole all’applicazione del rimedio e di usare una savia lentezza per saldare più sicuramente la ferita, questo si chiama uccidere non guarire il malato. Consolantissima cosa è che i penitenti bussino alla porta della Chiesa, ma non devono adoperare la forza perché loro si apra. Le lagrime ed i singhiozzi, provenienti dal fondo del loro cuore, siano gli avvocati della loro causa ed esprimano il dolore e la confusione che provano de’ loro mancamenti. È doveroso il fidarsi della misericordia di Dio, ma bisogna non dimenticare la sua giustizia. Se vi è un paradiso, c’è pure un inferno (Storia eccl.). S. Cipriano medesimo tenne sodo contro quelli che dimandavano una riconciliazione troppo precipitata (Epl. ad Martyr.).
Bisogna aprire la piaga, tagliare, bruciare senza badare alle grida dell'infermo: si udrà in progresso di tempo ringraziare e benedire colui che prima era tacciato di crudeltà. Un’assoluzione data senza riflessione è pericolosa per chi la dà, inutile ed anche nocevole a chi la riceve. Il mio confessore è troppo severo. Ah! dite piuttosto che troppo severi sono il demonio, le vostre passioni, le vostre abitudini, poiché in essi soli sta la causa del rifiuto dell’assoluzione. Il mio confessore è troppo severo; ma il male è in voi profondo, inveterato; come guarirvi con una medicina troppo blanda e dolce? Il mio confessore è traggo severo; ma avete voi le disposizioni richieste per essere assolti subito? Avete voi in realtà la contrizione e il vero proponimento? Date voi a divedere una mutazione di vita? avete almeno fatto generosi sforzi per abbracciare una migliore condotta? Siate umile, obbediente, ben penetrato dalla gravita del peccato e non troverete più il vostro confessore troppo severo...
Le principali cause del disgusto che si prova della confessione e del conseguente abbandono della medesima, sono l’ignoranza...; la perdita della fede...; le passioni...; gli abiti cattivi e la volontà di non rinunziarvi.
10. A chi si deve negare l’assoluzione. — I confessori sono tenuti a negare o differire l’assoluzione, 1° a coloro che ignorano i misteri principali della fede, o i comandamenti di Dio e della Chiesa. 2° Ai padri, alle madri, ai padroni, alle padrone che non istruiscono o non fanno istruire o impediscono che s’istruiscano i loro figli, i loro dipendenti, delle cose necessarie alla salute, o che non vigilano la loro condotta. 3° A quelli che esercitano professioni, arti, mestieri cattivi di loro natura, o che non si possono esercitare senza peccato, come quelli d'istrioni, di spiritisti, di scrittori empi od immorali. 4° A chi conserva odio, che rifiuta di perdonare e di riconciliarsi. 5° A chi ha fatto torto o cagionato danno al prossimo, sia nella roba, sia nella fama e non vuole ripararlo secondo il suo potere, né promettere di farlo quando sarà in condizione. 5° A quelli che vivono nell’abito di un peccato mortale, se non si adoperano sinceramente e con ogni potere a svestirsene. 7° A coloro che stanno volontariamente esposti al peccato mortale, se non allontanano l’occasione; come anche a quelli che non vogliono cessare di farsi occasione prossima di peccato. 8° I peccatori pubblici non possono essere ammessi ai sacramenti sino a tanto che non abbiano riparato, per mezzo di conveniente soddisfazione, lo scandalo dato; una semplice promessa non basta, si richiede una vera riparazione.Condividi su Pinterest