giovedì 24 dicembre 2020

Giovedì 24 dicembre 2020 - Vigilia del Natale del Signore Eterno Gesù Ccristo

Giovedì 24 dicembre 2020 - 

Vigilia del Natale del Signore Eterno Gesù Ccristo

Vigilia del Santissimo Natale del Signore nostro Gesù Cristo

Canterò per sempre l'amore del Signore.

 Maria Valtorta: 'L'Evangelo come mi è stato rivelato'

   Cap. XXIV. Circoncisione di Giovanni Battista. Maria è Sorgente di Grazia per chi accoglie la Luce.

   4 aprile 1944

   1Vedo la casa in festa. È il giorno della circoncisione.
   Maria ha curato che tutto sia bello e in ordine. Le stanze splendono di luce, e le stoffe più belle, i più begli arredi splendono per ogni dove. Vi è molta gente. Maria si muove agile fra i gruppi, tutta bella nella sua più bella veste bianca.
   Elisabetta, riverita come una matrona, gode felice la sua festa. Il bambino le posa in grembo, sazio di latte.

   2Viene l’ora della circoncisione.
   «Zaccaria lo chiameremo. Tu sei vecchio. È bene che il tuo nome sia dato al bambino», dicono degli uomini.
   «No davvero!», esclama la madre. «Il suo nome è Giovanni. Deve testimoniare, il suo nome, della potenza di Dio».
   «Ma quando mai vi fu un Giovanni nella nostra parente­la?».
   «Non importa. Egli deve chiamarsi Giovanni».
   «Che dici, Zaccaria? Vuoi il tuo nome, non è vero?».
   Zaccaria fa cenni di diniego. Prende la tavoletta e scrive: «Il suo nome è Giovanni» e, appena finito di scrivere, aggiunge con la sua lingua liberata: «poiché Dio ha fatto grande grazia a me suo padre e alla madre sua e a questo suo novello servo, che consumerà la sua vita per la gloria del Signore e grande sarà chiamato nei secoli e agli occhi di Dio, perché passerà convertendo i cuori al Signore altissimo. L’angelo l’ha detto ed io non l’ho creduto. Ma ora credo e la Luce si fa in me. Ella è fra noi e voi non la vedete. La sua sorte sarà di non esser veduta, perché gli uomini hanno lo spirito ingombro e pigro. Ma il figlio mio la vedrà e parlerà di Lei e a Lei volgerà i cuori dei giusti d’Israele. Oh! beati coloro che ad essa crederanno e crederanno sempre alla Parola del Signore. E Tu benedetto Signore eterno, Dio d’Israele, perché hai visitato e redento il tuo popolo suscitandoci un potente Salvatore nella casa di Davide suo servo. Come promettesti per bocca dei santi Profeti, fin dai tempi antichi, di liberarci dai nostri nemici e dalle mani di quelli che ci odiano, per esercitare la tua misericordia verso i nostri padri e mostrarti memore della tua santa alleanza. Questo è il giuramento che facesti ad Abramo nostro padre: di concederci che senza timore, liberi dalle mani dei nostri nemici, noi serviamo Te con santità e giustizia nel tuo cospetto per tutta la vita», e continua fino alla fine(Lc 1,67-79). (Ho scritto fin qui perché, come lei vede, Zaccaria si volge direttamente a Dio).
   I presenti stupiscono. E del nome, e del miracolo, e delle parole di Zaccaria.
   Elisabetta, che alla prima parola di Zaccaria ha avuto un urlo di gioia, ora piange tenendosi abbracciata a Maria, che la carezza felice.

   3Non vedo la circoncisione. Vedo solo riportare Giovanni strillante disperato. Neppure il latte della mamma lo calma. Scalcia come un puledrino. Ma Maria lo prende e lo ninna, ed egli tace e si mette buono.
   «Ma guardate!», dice Sara. «Egli non tace altro che quando Ella lo piglia!».
   La gente se ne va lentamente. Nella stanza restano unicamente Maria col piccino fra le braccia e Elisabetta beata.

  4Entra Zaccaria e chiude la porta. Guarda Maria con le lacrime agli occhi. Vuol parlare. Poi tace. Si avanza. Si inginocchia davanti a Maria. «Benedici il misero servo del Signore», le dice. «Benedicilo poiché tu lo puoi fare, tu che lo porti in seno. La parola di Dio mi ha parlato quando io ho riconosciuto il mio errore ed ho creduto a tutto quanto m’era stato detto. Io vedo te e la tua felice sorte. Io adoro in te il Dio di Giacobbe. Tu, mio primo Tempio, dove il ritornato sacerdote può novellamente pregare l’Eterno. Te benedetta, che hai ottenuto grazia per il mondo e porti ad esso il Salvatore. Perdona al tuo servo se non ha visto prima la tua maestà. Tutte le grazie tu ci hai portato con la tua venuta, ché dove tu vai, o Piena di Grazia, Dio opera i suoi prodigi, e sante son quelle mura in cui tu entri, sante si fan le orecchie che intendono la tua voce e le carni che tu tocchi. Santi i cuori, poiché tu dài Grazia, Madre del­l’Altissimo, Vergine profetizzata e attesa per dare al popolo di Dio il Salvatore».

   5Maria sorride, accesa da umiltà. E parla: «Lode al Signore. A Lui solo. Da Lui, non da me viene ogni grazia. Ed Egli te la largisce perché tu lo ami e serva in perfezione, nei restanti anni, per meritare il suo Regno che il Figlio mio aprirà ai Patriarchi, ai Profeti, ai giusti del Signore. E tu, ora che puoi pregare davanti al Santo, prega per la serva dell’Altissimo. Ché esser Madre del Figlio di Dio è sorte beata, esser Madre del Redentore deve esser sorte di dolore atroce. Prega per me, che ora per ora sento crescere il mio peso di dolore. E tutta una vita dovrò portarlo. E, se anche non ne vedo i particolari, sento che sarà più peso che se su queste mie spalle di donna si posasse il mondo ed io lo avessi ad offrire al Cielo. Io, io sola, povera donna! Il mio Bambino! Il Figlio mio! Ah! che ora il tuo non piange se io lo cullo. Ma potrò io cullare il mio per calmargli il dolore?… Prega per me, sacerdote di Dio. Il mio cuore trema come fiore sotto la bufera. Guardo gli uomini e li amo. Ma vedo dietro i loro volti apparire il Nemico e farli nemici a Dio, a Gesù Figlio mio…».
   E la visione cessa col pallore di Maria e le sue lacrime che le fanno lucido lo sguardo.

   6Dice Maria:
   «A chi riconosce il suo fallo e se ne pente e accusa con umiltà e cuor sincero, Dio perdona. Non perdona soltanto, compensa. Oh! il mio Signore quanto è buono con chi è umile e sincero! Con chi crede in Lui e a Lui si affida!

  7Sgombrate il vostro spirito da quanto lo rende ingombro e pigro. Fatelo disposto ad accogliere la Luce. Come faro nelle tenebre, Essa è guida e conforto santo.
   Amicizia con Dio, beatitudine dei suoi fedeli, ricchezza che nessuna altra cosa uguaglia, chi ti possiede non è mai solo né sente l’amaro della disperazione. Non annulli il dolore, santa amicizia, perché il dolore fu sorte di un Dio incarnato e può esser sorte dell’uomo. Ma rendi questo dolore dolce nel suo amaro e vi mescoli una luce e una carezza che, come tocco celeste, sollevano la croce.
   E quando la Bontà divina vi dà una grazia, usate del bene ricevuto per dar gloria a Dio. Non siate come dei folli che di un oggetto buono si fanno arma nociva, o come i prodighi che di una ricchezza si fanno una miseria.

   8Troppo dolore mi date, o figli, dietro ai cui volti vedo apparire il Nemico, colui che si scaglia contro il mio Gesù. Troppo dolore! Vorrei esser per tutti la Sorgente della Grazia. Ma troppi fra voi la Grazia non la vogliono. Chiedete “grazie”, ma con l’anima priva di Grazia. E come può la Grazia soccorrervi se voi le siete nemici?

   9Il grande mistero del Venerdì santo si approssima. Tutto nei templi lo ricorda e celebra. Ma occorre celebrarlo e ricordarlo nei vostri cuori e battersi il petto, come coloro che scendevano dal Golgota, e dire: "Costui è realmente il Figlio di Dio, il Salvatore", e dire: "Gesù, per il tuo Nome, salvaci", e dire: "Padre, perdonaci". E dire infine: "Signore, io non son degno. Ma se Tu mi perdoni e vieni a me, la mia anima sarà guarita, ed io non voglio, no, non voglio più peccare, per non tornare ammalato e in odio a Te".
    Pregate, figli, con le parole del Figlio mio. Dite al Padre pei vostri nemici: "Padre, perdona loro". Chiamate il Padre che si è ritirato sdegnato dei vostri errori: "Padre, Padre, perché mi hai Tu abbandonato? Io sono peccatore. Ma se Tu mi abbandoni, perirò. Torna, Padre santo, che io mi salvi" Affidate, all'Unico che lo può conservare illeso dal demonio, il vostro eterno bene, lo spirito vostro: "Padre, nelle tue mani confido lo spirito mio". Oh! che se umilmente e amorosamente cedete il vostro spirito a Dio, Egli ve lo conduce come un padre il suo piccino, né permette che nulla allo spirito vostro faccia male. 
    Gesù, nelle sue agonie, ha pregato per insegnarvi a pregare. Io ve lo ricordo in questi giorni di Passione. 

 10E tu, Maria, tu che vedi la mia gioia di Madre e te ne estasi, pensa e ricorda che ho posseduto Dio attraverso ad un dolore sempre crescente. È sceso in me col Germe di Dio e come albero gigante è cresciuto sino a toccare il Cielo con la vetta e l’inferno con le radici, quando ricevetti nel grembo la spoglia esanime della Carne della mia carne, e ne vidi e numerai gli strazi e ne toccai il Cuore squarciato per consumare il Dolore sino all’ultima stilla».

Ave Maria, Madre di Gesù e nostra, 

noi ci affidiamo a Te!

https://www.youtube.com/watch?v=U2KLVWNyo1g



ANNUNZIO della Natività di nostro Signore Gesù Cristo secondo la carne...



 

Martyrologium (anticip.)

Octavo Kalendas Ianuarii Luna decima Anno Domini 2020

December 25th 2020, the 10th day of the Moon,

25 Dicembre


Nell'anno cinquemilacentonovantanove dalla creazione del mondo, quando nel principio Iddio creò il cielo e la terra; dal diluvio, l'anno duemilanovecentocinquantasette; dalla nascita di Àbramo, l'anno duemilaquindici; da Mosè e dalla uscita del popolo d'Israele dall'Egitto, l'anno millecinquecentodieci; dalla consacrazione del Re David, l'anno milletrentadue; nella Settimana sessantesimaquinta, secondo la profezia di Daniéle; nell'Olimpiade centesimanovantesimaquarta; l'anno settecentocinquantadue dalla fondazione di Roma; l'anno quarantesimosecondo dell'Impero di Ottaviano Augusto, stando tutto il mondo in pace, nella sesta età del mondo, Gesù Cristo, eterno Dio e Figlio dell'eterno Padre, volendo santificare il mondo colla sua piissima venuta, concepito di Spirito Santo, e decorsi nove mesi dopo la sua concezione (Qui tutti genuflettono), in Betlémme di Giuda nacque da Maria Vergine fatto uomo.
Natività di nostro Signore Gesù Cristo secondo la carne (Quitutti si alzano).

Nello stesso giorno il natale di santa Anastasia, la quale, al tempo di Diocleziàno, prima da suo marito Publio soffrì una crudele ed aspra prigionia, nella quale però fu molto consolata e confortata da Crisógono, Confessore di Cristo; quindi da Floro, Prefetto dell'Illirico, straziata con lunga prigionia, da ultimo colle mani e coi piedi tesi venne legata ai pali, e intorno a lei fu acceso il fuoco, in cui compì il martirio nell'isola Palmària, nella quale era stata confinata insieme con duecento uomini e settanta donne, i quali con diversi generi di morte resero celebre il loro martirio.

Così pure a Barcellona, in Spagna, il natale di san Piétro Nolàsco Confessore, che fu il Fondatore dell'Ordine della beata Maria della Mercede per la redenzione degli schiavi, e risplendette per virtù e per miracoli. La sua festa si celebra il ventotto Gennaio.

A Roma, nel cimitero Aproniàno, santa Eugènia Vergine, figlia del beato Martire Filippo, la quale, al tempo dell'Imperatore Galliéno, dopo aver dato moltissimi illustri segni di virtù, dopo aver condotto a Cristo sacri cori di Vergini, sotto Nicézio, Prefetto della città, lungamente combattè, e alla fine fu scannata colla spada.

A Nicomédia la passione di molte migliaia di Martiri : essendosi essi adunati in chiesa nella festa del Natale di Cristo, per comando dell'Imperatore Diocleziano vennero chiuse le porte della chiesa, si preparò il fuoco intorno ad essa, si pose un tripode coll'incenso vicino alla porta, quindi a gran voce si pubblicò dal banditore, che coloro i quali volevano scampare dall'incendio, uscissero fuori e bruciassero incenso a Giove; ma avendo tutti ad una voce risposto che più volentieri morirebbero per Cristo, fu acceso il fuoco, e vennero bruciati; e così meritarono di nascere in cielo nel medesimo giorno, in cui già Cristo si degnò di nascere in terra per la salute del mondo.

V. Ed altrove molti altri santi Martiri e Confessori, e sante Vergini.
R. Grazie a Dio.

AMDG et DVM

martedì 22 dicembre 2020

Maria Santissima a Ebron e il suo incontro con Elisabetta.

 


Maria Valtorta: 'L'Evangelo come mi è stato rivelato'

   Cap. XXI. L'arrivo di Maria a Ebron e il suo incontro con Elisabetta.


   1 aprile 1944

  1Sono in un luogo montagnoso. Non sono grandi monti ma neppur più colline. Hanno già gioghi e insenature da vere montagne, quali se ne vedono sul nostro Appennino tosco-umbro. La vegetazione è folta e bella e vi è abbondanza di fresche acque, che mantengono verdi i pascoli e ubertosi i frutteti, che sono quasi tutti coltivati a meli, fichi e uva: intorno alle case questa. La stagione deve essere di primavera, perché i grappoli sono già grossetti, come chicchi di veccia, e i meli hanno già legati i fiori che ora paiono tante palline verdi verdi, e in cima ai rami dei fichi stanno i primi frutti ancora embrionali, ma già ben formati. I prati, poi, sono un vero tappeto soffice e dai mille colori. Su essi brucano le pecore, o riposano, macchie bianche sullo smeraldo dell’erba.

  2Maria sale, sul suo ciuchino, per una strada abbastanza in buono stato, che deve essere la via maestra. Sale, perché il paese, dall’aspetto abbastanza ordinato, è più in alto. Il mio interno ammonitore mi dice: «Questo luogo è Ebron». Lei mi parlava di Montana. Ma io non so cosa farci. A me viene indicato con questo nome. Non so se sia «Ebron» tutta la zona o «Ebron» il paese. Io sento così e dico così.


  Ecco che Maria entra nel paese. Delle donne sulle porte — è verso sera — osservano l’arrivo della forestiera e spettegolano fra di loro. La seguono con l’occhio e non hanno pace sinché non la vedono fermarsi davanti ad una delle più belle case, sita in mezzo del paese, con davanti un orto-giardino e dietro e intorno un ben tenuto frutteto, che poi prosegue in un vasto prato, che sale e scende per le sinuosità del monte e finisce in un bosco di alte piante, oltre il quale non so che ci sia. Tutto è recinto da una siepe di more selvatiche o di rose selvatiche. Non distinguo bene, perché, se lei ha presente, il fiore e la fronda di questi spinosi cespugli sono molto simili e, finché non c’è il frutto sui rami, è facile sbagliarsi. Sul davanti della casa, sul lato perciò che costeggia il paese, il luogo è cinto da un muretto bianco, su cui corrono dei rami di veri rosai, per ora senza fiori ma già pieni di bocci. Al centro, un cancello di ferro, chiuso. Si capisce che è la casa di un notabile del paese e di persone benestanti, perché tutto in essa mostra, se non ricchezza e sfarzo, agiatezza certo. E molto ordine.
 

  3Maria scende dal ciuchino e si accosta al cancello. Guarda fra le sbarre. Non vede nessuno. Allora cerca di farsi sentire. Una donnetta, che più curiosa di tutte l’ha seguita, le indica un bizzarro utensile che fa da campanello. Sono due pezzi di metallo messi a bilico di una specie di giogo, i quali, scuotendo il giogo con una fune, battono fra di loro col suono di una campana o di un gong.


  Maria tira, ma così gentilmente che il suono è un lieve tintinnio, e nessuno lo sente. Allora la donnetta, una vecchietta tutta naso e bazza e con una lingua che ne vale dieci messe insieme, si afferra alla fune e tira, tira, tira. Una suonata da far destare un morto. «Si fa così, donna. Altrimenti come fate a farvi sentire? Sapete, Elisabetta è vecchia e vecchio Zaccaria. Ora poi è anche muto, oltre che sordo. Vecchi sono anche i due servi, sapete? Siete mai venuta? Conoscete Zaccaria? Siete…».


  A salvare Maria dal diluvio di notizie e di domande, spunta un vecchietto arrancante, che deve essere un giardiniere o un agricoltore, perché ha in mano un sarchiello e legata alla vita una roncola. Apre, e Maria entra ringraziando la donnetta, ma… ahi! lasciandola senza risposta. Che delusione per la curiosa!
 Appena dentro, Maria dice: «Sono Maria di Giovacchino e Anna, di Nazareth. Cugina dei padroni vostri».

  4Il vecchietto si inchina e saluta, e poi dà una voce chiamando: «Sara! Sara!». E riapre il cancello per prendere il ciuchino rimasto fuori, perché Maria, per liberarsi dalla appiccicosa donnetta, è sgusciata dentro svelta svelta, e il giardiniere, svelto quanto Lei, ha chiuso il cancello sul naso della comare. E, intanto che fa passare il ciuco, dice: «Ah! gran felicità e gran disgrazia a questa casa! Il Cielo ha concesso un figlio alla sterile, l’Altissimo ne sia benedetto! Ma Zaccaria è tornato, sette mesi or sono, da Gerusalemme, muto. Si fa intendere a cenni o scrivendo. L’avete forse saputo? La padrona mia vi ha tanto desiderata in questa gioia e in questo dolore! Sempre parlava con Sara di voi e diceva: “Avessi la mia piccola Maria con me! Fosse ancora stata nel Tempio! Avrei mandato Zaccaria a prenderla. Ma ora il Signore l’ha voluta sposa a Giuseppe di Nazareth. Solo Lei poteva darmi conforto in questo dolore e aiuto a pregare Dio, perché Ella è tutta buona. E nel Tempio tutti la rimpiangono. La passata festa, quando andai con Zaccaria per l’ultima volta a Gerusalemme a ringraziare Iddio d’avermi dato un figlio, ho sentito le sue maestre dirmi: ‘Il Tempio pare senza i cherubini della Gloria da quando la voce di Maria non suona più fra queste mura’”. Sara! Sara! È un poco sorda la donna mia. Ma vieni, vieni, ché ti conduco io».


  5Invece di Sara, spunta sul sommo di una scala, che fiancheggia un lato della casa, una donna molto vecchiotta, già tutta rugosa e brizzolata intensamente nei capelli, che prima dovevano essere nerissimi perché ha nerissime anche le ciglia e le sopracciglia, e che fosse bruna lo denuncia il colore del volto. Contrasto strano con la sua palese vecchiezza è il suo stato già molto palese, nonostante le vesti ampie e sciolte. Guarda facendosi solecchio con la mano. Riconosce Maria. Alza le braccia al cielo in un : «Oh!» stupito e gioioso, e si precipita, per quanto può, incontro a Maria. Anche Maria, che è sempre pacata nel muoversi, corre, ora, svelta come un cerbiatto, e giunge ai piedi della scala quando vi giunge anche Elisabetta, e Maria riceve sul cuore con viva espansione la sua cugina, che piange di gioia vedendola.


  Stanno abbracciate un attimo e poi Elisabetta si stacca con un: «Ah!» misto di dolore e di gioia, e si porta le mani sul ventre ingrossato. China il viso impallidendo e arrossendo alternativamente. Maria e il servo stendono le mani per sostenerla, perché ella vacilla come si sentisse male.


  Ma Elisabetta, dopo esser stata un minuto come raccolta in sé, alza un volto talmente radioso che pare ringiovanito, guarda Maria sorridendo con venerazione come vedesse un angelo, e poi si inchina in un profondo saluto dicendo: «Benedetta tu fra tutte le donne! Benedetto il Frutto del tuo seno! (dice così: due frasi ben staccate). Come ho meritato che venga a me, tua serva, la Madre del mio Signore? Ecco, al suono della tua voce il bambino m’è balzato in seno come per giubilo e quando t’ho abbracciata lo Spirito del Signore mi ha detto altissima verità al cuore. Te beata, perché hai creduto che a Dio fosse possibile anche ciò che non appare possibile ad umana mente! Te benedetta, che per la tua fede farai compiere le cose a te predette dal Signore e predette ai Profeti per questo tempo! Te benedetta, per la Salute che generi alla stirpe di Giacobbe! Te benedetta, per aver portato la Santità al figlio mio che, lo sento, balza, come capretto festante, di giubilo nel mio seno, perché si sente liberato dal peso della colpa, chiamato ad esser colui che precede, santificato prima della Redenzione dal Santo che cresce in te!».


  Maria, con due lacrime che scendono come perle dagli occhi che ridono alla bocca che sorride, col volto levato al cielo e le braccia pure levate, nella posa che poi tante volte avrà il suo Gesù, esclama: «L’anima mia magnifica il suo Signore», e continua il cantico così come ci è tramandato(Lc 1,46-55). Alla fine, al versetto: «Ha soccorso Israele suo servo, ecc.», raccoglie le mani sul petto e si inginocchia molto curva a terra, adorando Dio.


  6Il servo, che si era prudentemente eclissato quando aveva visto che Elisabetta non si sentiva male, ma che anzi confidava il suo pensiero a Maria, torna dal frutteto con un imponente vecchio tutto bianco nella barba e nei capelli, il quale con grandi gesti e suoni gutturali saluta di lontano Maria.


    «Zaccaria giunge» dice Elisabetta, toccando sulla spalla la Vergine assorta in preghiera. «Il mio Zaccaria è muto. Dio lo ha colpito per non aver creduto. Ti dirò poi. Ma ora spero nel perdono di Dio, poiché tu sei venuta. Tu, piena di Grazia».
    Maria si leva e va incontro a Zaccaria e si curva davanti a lui fino a terra, baciandogli il lembo della veste bianca che lo copre sino al suolo. È molto ampia, questa veste, e tenuta a posto alla vita da un alto gallone ricamato.


    Zaccaria, a gesti, dà il benvenuto, e insieme raggiungono Elisabetta ed entrano tutti in una vasta stanza terrena molto ben messa, nella quale fanno sedere Maria e le fanno servire una tazza di latte appena munto - ha ancora la spuma - e delle piccole focacce.
    Elisabetta dà ordini alla servente, finalmente comparsa con le mani ancora impastate di farina e i capelli ancor più bianchi di quanto non siano per la farina che vi è sopra. Forse faceva il pane. Dà ordini anche al servo, che sento chiamare Samuele, perché porti il cofano di Maria in una camera che gli indica. Tutti i doveri di una padrona di casa verso la sua ospite.
    Maria risponde intanto alle domande, che Zaccaria le fa scrivendole su una tavoletta cerata con uno stilo. Comprendo dalle risposte che egli le chiede di Giuseppe e del come si trova sposata a lui. Ma comprendo anche che a Zaccaria è negata ogni luce soprannaturale circa lo stato di Maria e la sua condizione di Madre del Messia. 


    È Elisabetta che, andando presso il suo uomo e posandogli con amore una mano sulla spalla, come per una casta carezza, gli dice: «Maria è madre Ella pure. Giubila per la sua felicità». Ma non dice altro. Guarda Maria. E Maria la guarda, ma non l'invita a dire di più, ed ella tace.


  7Dolce, dolcissima visione! Essa mi annulla l’orrore rimasto dalla vista del suicidio di Giuda.
   Ieri sera, prima del sopore, vidi il pianto di Maria, curva sulla pietra dell’unzione, sul corpo spento del Redentore. Era al suo fianco destro, dando le spalle all’apertura della grotta sepolcrale. La luce delle torce le batteva sul viso e mi faceva vedere il suo povero viso devastato dal dolore, lavato dal pianto. Prendeva la mano di Gesù, la accarezzava, se la scaldava sulle guance, la baciava, ne stendeva le dita… una per una le baciava, queste dita senza più moto. Poi carezzava il volto, si curvava a baciare la bocca aperta, gli occhi socchiusi, la fronte ferita. La luce rossastra delle torce fa apparire ancor più vive le piaghe di tutto quel corpo torturato e più veritiera la crudezza della tortura subita e la realtà del suo esser morto.


   E così sono rimasta contemplando sinché m’è rimasta lucida l’intelligenza. Poi, risvegliata dal sopore, ho pregato e mi sono messa quieta per dormire per davvero. E mi è cominciata la suddescritta visione. Ma la Mamma mi ha detto: «Non ti muovere. Guarda unicamente. Scriverai domani». Nel sonno ho poi sognato di nuovo tutto. Svegliata alle 6,30, ho rivisto quanto avevo già visto da sveglia e in sogno. E ho scritto mentre vedevo. Poi è venuto lei e le ho potuto chiedere se dovevo mettere quanto segue. Sono quadretti staccati della permanenza di Maria in casa di Zaccaria.

Ave Maria, Madre di Gesù e nostra, 

noi ci affidiamo a Te!

domenica 20 dicembre 2020

Per ottenere Grazie particolari e prepararci all'incontro della Notte di Natale

 

20/12/2020

Quinto giorno di Novena per il Santo Natale con riferimenti valtortiani.

  
   
   Cari amici e amiche in Cristo nostro Signore, vorremmo prepararci alla Festa più dolce e gaudiosa dell'anno, con una Novena,  alla quale aggiungiamo ogni giorno un riferimento alle Opere di Maria Valtorta.
   Il Dolcissimo e Santissimo Pargolo sorrida anche a noi, facendoci pregustare il Suo eterno Regno, e quale preludio all'accoglimento dei nostri propositi ispirati e sostenuti nel suo Nome.
   Buona lettura!
 
NOVENA A GESÙ BAMBINO . V Giorno
(dal 16 al 24 dicembre)
 
   Per ottenere Grazie particolari e prepararci all'incontro della Notte di Natale
 
   Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen
   O Dio, vieni a salvarmi.
   - Signore, vieni presto in mio aiuto.
   Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo...
   
   Invocazione allo Spirito Santo:
   O Spirito Paraclito, uno col Padre e il Figlio, discendi a noi benigno nell'intimo dei cuori. Voce e mente si accordino nel ritmo della lode, il tuo fuoco ci unisca in un'anima sola. O luce di sapienza, rivelaci il mistero del Dio trino ed unico, fonte d'eterno Amore. Amen.
   Recitare il Credo
 
   O Santo Bambino Gesù, che, pur essendo Dio, ti sei fatto Figlio dell'Uomo fino ad annichilirti come un servo e facendoti obbediente non solo al Padre, ma anche a Maria e Giuseppe, insegnaci a compiere la volontà di Dio anche nel dolore. Tuttavia intervieni presso tuo Padre, infinitamente buono e misericordioso, perché ci aiuti nelle nostre necessità... (chiedere la Grazia che più ci sta a cuore). Vogliamo, col tuo aiuto, essere disposti ad accettare tutti i suoi progetti. Tu che vivi e regni con il Padre e lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
   Padre nostro. 7 Ave Maria. Gloria al Padre
   
Santo Bambino Gesù, Benedicimi.

   O Immacolata dello Spirito Santo, per il potere che l’Eterno Padre Ti ha dato sugli Angeli e gli Arcangeli, mandaci schiere di Angeli con a capo San Michele Arcangelo, a liberarci dal maligno ed a guarirci da ogni male.
 

Dai Quaderni di Maria Valtorta, 12 agosto 1943

   Dice Gesù: 


  «Quando la natura umana sa tanto ricordarsi la sua origine da saper vivere nel soprannaturale, diviene più alta di quella angelica ed è agli angeli ragione di ammirazione. 
 

Quando avviene questo? Quando una creatura vive inabissata nella mia Volontà, interamente abbandonata a Me, non vivendo, non amando, non agendo che per Me e con Me. Allora eleva la sua carne ad un grado non concesso agli angeli, i quali non conoscono le ansie della carne e non hanno il merito di domarle. Quando poi la creatura crocifigge se stessa per amore del Maestro crocifisso, allora diviene ragione di ammirazione alle schiere angeliche, le quali non possono soffrire per amor mio e crocifiggere se stesse come Gesù, Redentore del mondo e Figlio dell’Eterno.


   Intorno alla mia Croce, come già intorno alla mia cuna, erano schiere di angeli adoranti, perché cuna e croce erano l’alfa e l’omega della mia missione di Redentore. Ma anche intorno ai piccoli crocifissi che si immolano silenziosamente per legge di perfetto amore, sono le schiere degli spiriti angelici, perché vedono Me in voi che per Me morite.
   Lasciami dunque fare. Fare fino in fondo. Fra poco Io ti sarò padre, madre1, oltreché fratello e sposo. Non avrai più che Me fra poco. Vieni, il colpo è duro, ma siine avvertita e sii generosa. Lasciami fare. Non faccio nulla che non abbia sigla d’amore. Sii come un agnello da poco nato fra le mie mani di pastore buono. Se il tuo Pastore ti fa mangiare quest’erba amara, anche questa, è perché ti vuol dare un posto più bello nel suo Cuore. E non aver paura. Io ti aiuterò. Ti aiuto sempre, lo vedi.


Ho bisogno del tuo dolore. Del dolore assoluto, completo, profondo. Tu non sai che valore avrà nelle mie Mani. Quando lo saprai dirai che ho valorizzato al mille per cento2 il tuo soffrire e me ne ringrazierai. Ringràziamene però sin da ora con fiducia e con amore.


   Nel coro delle voci che salgono dalla terra al Cielo mancano le voci che ringraziano. È una nota muta, e ciò è molto male. È un grande demerito per la stirpe di Adamo che, amata e beneficata in suprema maniera dal Dio Uno e Trino, non sa ringraziare. Ma se ciò sarà perdonato agli analfabeti dell’Amore, a coloro che l’Amore stesso istruisce non viene concesso di non farlo. Quando un piccolo bimbo commette un errore o lo commette un povero ignorante, lo si compatisce. Non così quando lo stesso errore lo fa un adulto e un colto.


   Ti sei educata dal Maestro e non devi mancare all’insegnamento del Maestro. Ti ho cresciuta col mio amore come si cresce un pargolo col latte. Sii fedele all’Amore in tutte, tutte, tutte le cose

   1 La scrittrice, che era figlia unica, perderà la mamma il 4 ottobre di quello stesso anno 1943. Il babbo era morto il 30 giugno 1935.

   2 mille per cento è nostra trascrizione da 1000/100



Divin Pargolo, io confido e mi abbandono a Te!

sabato 19 dicembre 2020

RATIO SANCTISSIMVM MARIALEM ROSARIVM LATINE RECITANDI

 

RATIO SANCTISSIMVM MARIALEM ROSARIVM LATINE RECITANDI

“Est autem Rosarium certa precandi formula, qua quindecim angelicarum salutationum decades, oratione dominica interiecta distinguimus, et ad earum singulas totidem nostrae reparationis mysteria pia meditatione recolimus”  (Lectio IV ad Matutinum ex Breviario in festo Beatae Mariae Virginis a Rosario). 

Incipit Sancti Rosarii recitatio

Iesus (crucem coronae rosarii deosculans)

Se signans supra pectum:

V. Dignare me laudare Te, Virgo sacrata.
R. Da mihi virtutem contra hostes tuos.

Per signum (†) Sanctae Crucis, de inimicis (†) nostris, libera nos (†), Deus noster. In nómine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti. Amen.

Spiritus Sanctus invocatur:

Antiphona. Veni, Sancte Spiritus, reple tuorum corda fidelium, et tui amoris in eis ignem accende.

V. Emitte Spiritum tuum et creabuntur.
R. Et renovabis faciem terrae.

Oremus. Deus, qui corda fidelium Sancti Spiritus illustratione docuisti: da nobis in eodem Spiritu recta sapere, et de eius semper consolatione gaudere. Per Christum Dominum nostrum. R. Amen.

Actus contritionis: 

Deus meus, ex imo corde Te offendisse me paenitet. Omnia peccata mea detestor quia amissionem caeIi et paenas inferi abhorror; sed maxime quia Te, Deum meum, offendunt, Qui totus bonus es et amore meo totus dignus. Auxilio gratiae tuae ut peccata mea confitear, paenitentiam agam et vitam meam emendem firmiter statuo. Amen.

Formula Rosarium offerendi: 

Domine Deus noster, dirige et educ omnes nostras cogitationes, verba, affectus, opera et desideria ad maiorem Tuum honorem et gloriam. Et Te, Virgo beatissima, a Filio Tuo largire ut attente ac devote hanc coronam Sanctissimi Tui Rosarii recitemus, quam pro Sanctae Matris Ecclesiae atque nostris necessitatibus tam spiritualibus quam temporalibus offerimus, necnon et pro bono vivorum et suffragio defunctorum gratulationis Tuae ac maioris nostrae obligationis.

Mysteria hodie contemplanda gaudiosa – luminosa – dolorosa – gloriosa sunt.

Gaudii Luminis Doloris Gloriaeque Mysteria 
<<*Ave, redundans gaudio
Dum concipis, dum visitas,
Et edis, offers, invenis,
Mater beata, Filium.
*Ave, Genetrix Luminis,
qui ostensus es mortalibus,
Iordane, nuptiis, regno,
Tabor atque coenantibus.
*Ave, dolens, et intimo
In corde agonem, verbera,
Spinas, crucemque Filii
Perpessa, princeps martyrum.
*Ave, in triumphis Filii,
In ignibus Paracliti,
In regni honore et lumine,
Regina fulgens gloria.>>


Maria, Mater gratiae,
Mater misericordiae:
Tu nos ab hoste protege
et hora mortis suscipe.

Post enuntiationem singuli mysterii:

Pater, decies  Ave et Gloria Patri recitantur.

In fine singuli mysterii Fatimae prex dicitur:

O mi Iesu, peccata nostra dimitte nobis, ab igne inferni defende nos; perduc in coelum onmium animas, eorum imprimis qui maxime misericordia Tua indigent.
LITANIAE LAURETANAE

(Dal libro: Litanie lauretane)

Kyrie eleison — Kyrie eleison

Christe eleison — Christe eleison

Kyrie eleison — Kyrie eleison

Christe audi nos — Christe audi nos

Christe exaudi nos — Christe exaudi nos

Pater de Coelis, Deus — miserere nobis

Fili Redemptor mundi, Deus — miserere nobis

Spiritus Sancte, Deus — miserere nobis

Sancta Trinitas, unus Deus — miserere nobis.

 

Sancta Maria, ora pro nobis

Sancta Dei Genitrix, ora pro nobis

Sancta Virgo virginum, ora pro nobis

Mater Christi, ora pro nobis

Mater Ecclesiae, ora pro nobis

Mater divinae gratiae, ora pro nobis

Mater purissima, ora pro nobis

Mater castissima, ora pro nobis

Mater inviolata, ora pro nobis

Mater intemerata, ora pro nobis

Mater amabilis, ora pro nobis

Mater admirabilis, ora pro nobis

Mater boni Consilii, ora pro nobis

Mater Creatoris, ora pro nobis

Mater Salvatoris, ora pro nobis

Virgo prudentissima, ora pro nobis

Virgo veneranda, ora pro nobis

Virgo praedicanda, ora pro nobis

Virgo potens, ora pro nobis

Virgo clemens, ora pro nobis

Virgo fidelis, ora pro nobis

Speculum iustitiae, ora pro nobis

Sedes Sapientiae, ora pro nobis

Causa nostrae laetitiae, ora pro nobis

Vas spirituale, ora pro nobis

Vas honorabile, ora pro nobis

Vas insigne devotionis, ora pro nobis

Rosa mystica, ora pro nobis

Turris davidica, ora pro nobis

Turris eburnea, ora pro nobis

Domus aurea, ora pro nobis

Foederis arca, ora pro nobis

Ianua Coeli, ora pro nobis

Stella matutina, ora pro nobis

Salus infirmorum, ora pro nobis

Refugium peccatorum, ora pro nobis

Consolatrix afflictorum, ora pro nobis

Auxilium Christianorum, ora pro nobis

Regina Angelorum, ora pro nobis

Regina Patriarcharum, ora pro nobis

Regina Prophetarum, ora pro nobis

Regina Apostolorum, ora pro nobis

Regina Martyrum, ora pro nobis

Regina Confessorum, ora pro nobis

Regina Virginum, ora pro nobis

Regina Sanctorum omnium, ora pro nobis

Regina sine labe originali concepta, ora pro nobis

Regina in Coelum assumpta, ora pro nobis

Regina sacratissimi Rosarii, ora pro nobis

Regina familiae, ora pro nobis

Regina pacis, ora pro nobis.

 

Agnus Dei qui tollis peccata mundi — parce nobis, Domine

Agnus Dei qui tollis peccata mundi — exaudi nos, Domine

Agnus Dei qui tollis peccata mundi — miserere nobis.

Ora pro nobis, sancta Dei Genitrix — ut digni efficiamur promissionibus Christi.

Oremus

Deus, qui de beatae Mariae Virginis utero Verbum tuum, Angelo nuntiante, carnem suscipere voluisti: praesta supplicibus tuis; ut, qui vere eam Genitricem Dei credimus, eius apud te intercessionibus adiuvemur. Per eumdem Christum Dominum nostrum. Amen.

(Deus, cuius Unigenitus per vitam, mortem et resurrectionem suam nobis salutis aeternae praemia comparavit: concede, quaesumus, ut haec mysteria sacratissimo beatae Mariae Virginis Rosario recolentes, et imitemur quod continent, et quod promittunt assequamur. Per Christum Dominum nostrum. Amen.)

(Concede nos famulos tuos, quaesumus, Domine Deus, perpetua mentis et corporis sanitate gaudere: et, gloriosa beatae Mariae semper Virginis intercessione, a praesenti liberari tristitia, et aeterna perfrui laetitia. Per Christum Dominum nostrum. Amen.)

Ad Sanctum Ioseph Leonis PP XIII precatio pro mense octobris (quae laudabiliter semper recitabitur):
Ad Te, beate Ioseph, in tribulatione nostra confugimus, atque, implorato Sponsae tuae sanctissimae auxilio, patrocinium quoque tuum fidenter exposcimus. Per eam, quaesumus quae te cum immaculata Virgine Dei Genetrice coniunxit, caritatem, perque paternum, quo Puerum Iesum amplexus es, amorem, supplices deprecamur, ut ad hereditatem, quam Iesus Christus acquisivit Sanguine suo, benignus respicias, ac necessitatibus nostris tua virtute et ope succurras. Tuere, o Custos providentissime divinae Familiae, Iesu Christi subolem electam; prohibe a nobis, amantissime Pater, omnem errorum ac corruptelarum luem; propitius nobis, sospitator noster fortissime, in hoc cum potestate tenebrarum certamine e caelo adesto; et sicut olim Puerum Iesum e summo eripuisti vitae discrimine, ita nunc Ecclesiam sanctam Dei ab hostilibus insidiis atque ab omni adversitate defende: nosque singulos perpetuo tege patrocinio, ut ad tui exemplar et ope tua suffulti, sancte vivere, pie emori, sempiternamque in caelis beatitudinem assequi possimus. R. Amen.
Ad mentem Romani Pontificis precamur ut omnes indulgentias Sanctissimo Beatae Mariae Virginis Rosario concessas consequamur:
Pater, Ave, Credo.
Et fidelium animae, per misericordiam Dei, requiescant in pace. Amen.
V. Nos, cum prole pia.
R. Benedicat Virgo Maria.
Et sic Rosarium terminatur
LAVS DEO VIRGINIQVE MATRI

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Ad Maiorem Dei Gloriam 
et Divinae Virginis Mariae