domenica 29 novembre 2020

MiL - Messainlatino.it: Odio per la Messa:"anche se progressista di Roma, ...

MiL - Messainlatino.it: Odio per la Messa:"anche se progressista di Roma, ...: L'anticattolicesimo,   l'infezione virale particolarmente  contagiosa che assieme alla Chiesa  attacca anche  la dignità dell&#39...

«Gesù, Re d'Amore, abbi pietà di noi...

 


Preghiera dettata da Gesù per la sua Regalità:

   «Gesù, Re d'Amore, abbi pietà di noi.
   Poiché vogliamo amarti, aiutaci ad amarti.
   Poiché riconosciamo che Tu sei il Re vero, aiutaci a sempre più conoscerti.
   Poiché crediamo che Tu puoi tutto, conferma la nostra fede con la tua Misericordia.

   Tu, Re del Mondo, abbi pietà del povero mondo 
e di noi che siamo in esso.
   Tu, Re della Pace, da' la pace al mondo e a noi.
   Tu, Re del Cielo, concedici di divenirne sudditi.

   Tu lo sai che piangiamo: consolaci.
   Tu lo sai che soffriamo: sollevaci.
   Tu lo sai che abbiamo bisogno di tutto: aiutaci.

   Noi sappiamo che soffriamo per nostra colpa, 
ma speriamo in Te.
   Noi sappiamo che è ancora poco quello che soffriamo rispetto a quello che meriteremmo di soffrire,   ma confidiamo in Te.
   Noi sappiamo quello che abbiamo fatto a Te, ma sappiamo anche quello che Tu hai fatto per noi.

   Sappiamo che sei il Salvatore: 
salvaci, Gesù! 
Re, dalla corona di spine, per questo tuo martirio d'amore 
sii per noi l'Amore che soccorre.
   Aprici colle tue Mani trafitte i tesori della Grazia e delle grazie.
   Vieni a noi coi tuoi Piedi feriti. 
Santifica la Terra e noi col Sangue che goccia dalle tue Piaghe: gemme della tua regalità di Redentore.

   Apri all'amore i nostri cuori 
con le fiamme del tuo Cuore aperto per noi.
   Se ti ameremo saremo salvi 
qui, nell'ora della morte e dell'ultimo Giudizio.
   Venga il tuo Regno, Signore, 
in Terra, in Cielo e nei nostri cuori.»

AMDG et DVM

venerdì 27 novembre 2020

B. MARIAE VIRGINIS IMMACULATAE A SACRO NUMISMATE * Festa della Medaglia Miracolosa

 


Die 27 Novembris

B. MARIAE VIRGINIS IMMACULATAE

A SACRO NUMISMATE


Introitus Exodi 13, 9
ERIT quasi signum in manu tua, et quasi monuméntum ante óculos tuos, et ut lex Dómini semper sit in ore tuo. Ps. 104, 1 Confitémini Dómino, et invocáte nomen ejus: annuntiáte inter gentes ópera ejus. V/. Glória Patri.


Oratio


DÓMINE Jesu Christe, qui beatíssimam Vírginem Maríam Matrem tuam ab orígine immaculátam innúmeris miráculis claréscere voluísti: concéde ; ut, ejúsdem patrocínium semper implorántes, gáudia consequámur aetérna: Qui vivis.


Léctio libri Apocalýpsis beáti Joánnis Apóstoli.

Apoc. 12, 1, 5, 14 et 15-16
SIGNUM magnum appáruit in caelo: Múlier amícta sole, et luna sub pédibus ejus, et in cápite ejus coróna stellárum duódecim. Et péperit fílium másculum, qui rectúrus erat omnes gentes in virga férrea: et raptus est fílius ejus ad Deum, et ad thronum eius. Et datae sunt mulíeri alae duae áquilae magnae ut voláret in desértum in locum suum. Et misit serpens ex ore suo post mulíerem, aquam tamquam flumen, ut eam fáceret trahi a flúmine. Et adjúvit terra mulíerem, et apéruit terra os suum, et absórbuit flumen, quod misit draco de ore suo.


Graduale Ps. 104, 5 et 27 Mementóte mirabílium ejus, quae fecit: prodígia ejus, et judícia oris ejus. V/. Pósuit in ea verba signórum suórum, et prodigiórum suórum in terra.
Allelúja, allelúja. V/. Ps. 18, 7 A summo caelo egréssio ejus, nec est qui se abscóndat a calóre ejus. Allelúja.



Post Septuagesimam, omissis Allelúja et Versu sequenti, dicitur

Tractus Ps. 86, 1-2 Fundaménta ejus in móntibus sanctis: díligit Dóminus portas Sion super ómnia tabernácula Jacob. V/. Ibid., 3 Gloriósa dicta sunt de te, cívitas Dei. V/. Ibid., 5 Homo natus est in ea, et ipse fundávit eam Altíssimus.

Tempore autem Paschali omittitur Graduale, et ejus loco dicitur:


Allelúja, allelúja. V/. Judith 15, 10 Tu glória Jerúsalem, tu laetítia Israël, tu honorificéntia pópuli nostri. Allelúja. V/. Cant. 4, 7 Tota pulchra es, María: et mácula originális non est in te. Allelúja.



+ Sequéntia sancti Evangélii secúndum Joánnem.

Joann. 2, 1-11


IN illo témpore: Núptiae factae sunt in Cana Galilaéae: et erat mater Jesu ibi. Vocátus est autem et Jesus, et discípuli ejus ad núptias. Et deficiénte vino, dicit mater Jesu ad eum: Vinum non habent. Et dicit ei Jesus: Quid mihi et tibi est, múlier ? nondum venit hora mea. Dicit mater ejus minístris: Quodcúmque díxerit vobis, fácite. Erant autem ibi lapídeae hýdriae sex pósitae secúndum purificatiónem Judaeórum, capiéntes síngulae metrétas binas vel ternas. Dicit eis Jesus: Impléte hýdrias aqua. Et implevérunt eas usque ad summum. Et dicit eis Jesus: Hauríte nunc, et ferte architriclíno. Et tulérunt. Ut autem gustávit architriclínus aquam vinum factam, et non sciébat unde esset, minístri autem sciébant, qui háuserant aquam: vocat sponsum architriclínus, et dicit ei: Omnis homo primum bonum vinum ponit: et cum inebriáti fúerint, tunc id, quod detérius est. Tu autem servásti bonum vinum usque adhuc. Hoc fecit inítium signórum Jesus in Cana Galilaéae: et manifestávit glóriam suam, et credidérunt in eum discípuli ejus.


Credo.


Offertorium Joann. 19, 27 Dixit Jesus discípulo: Ecce mater tua. Et ex illa hora accépit eam discípulus in sua.


Secreta


BEÁTA Vírgine María intercedénte, cujus précibus exorátus Jesus Christus Fílius tuus fecit inítium signórum: da nobis, Dómine Deus, sacraméntum córporis et sánguinis ejúsdem Fílii tui pura mente confícere ; ut aetérni convívii mereámur esse partícipes. Per eúmdem Dóminum.


Praefatio de beata Maria Virgine Et te in Conceptióne immaculata.


Communio Eccli. 36, 6-7 et 10 Innova signa, et immúta mirabília. Glorífica manum tuam, et bráchium déxterum. Festína tempus, et meménto finis, ut enárrent mirabília tua.


Postcommunio


DÓMINE Deus omnípotens, qui per immaculátam Genitrícem Fílii tui ómnia nos habére voluísti: da nobis tantae Matris auxílio, praeséntis témporis perícula devitáre ; ut vitam consequámur aetérnam. Per eúmdem Dóminum.


http://www.clerus.org/bibliaclerusonline/en/bvr.htm#c3r

AMDG et DVM

LA MEDAGLIA MIRACOLOSA

APPARIZIONE DELLA MEDAGLIA MIRACOLOSA

Dal 19/07/1830 al 1831

- Parigi -

Santa Caterina Labouré

S. Caterina Labouré nacque nel villaggio di Fain le Moutier, in

Borgogna (Francia) il 2 maggio 1806. Nona di 11 figli, ricevette una

profonda educazione cristiana ma non frequentò mai alcuna scuola;

solo più tardi imparò a scrivere. Sua madre morì quando lei aveva 9

anni. Qualche giorno dopo fu vista da una domestica montare su una

sedia per abbracciare una statuetta della Madonna posta sull'altarino,

quasi a dirle: "Ora sei Tu la mia Mamma".

Sin da bambina sentiva il desiderio di farsi suora, tanto che nel

giorno della sua Prima Comunione si sentì ispirata a prometterlo a

Gesù.

A 18 anni ebbe un sogno che la confermò nel suo proposito. Le

apparve un vecchio sacerdote, prima in chiesa e poi al capezzale di

un infermo. La ragazza, spaventata, voleva fuggire, ma il sacerdote,

con infinita dolcezza, le disse: "Figlia mia, è una bella cosa curare gli

infermi; tu ora mi sfuggi, ma un giorno sarai felice di venire da me.

Dio ha dei disegni sopra di te: non lo dimenticare".

E fu appunto nel parlatorio dell'Ospizio di Châtillon che Caterina, posando lo sguardo su un

quadro di S. Vincenzo de' Paoli, riconobbe il sacerdote del sogno. Vinta la riluttanza del padre,

entrò nel noviziato delle Figlie della Carità, a Parigi, il 21 aprile 1830 con il nome di suor

Caterina. S. Vincenzo volle subito manifestare la sua predilezione per questa sua figliola, e nei

giorni che seguirono la festa della traslazione delle reliquie del Santo, avvenuta in quell'anno,

ella vide più volte il cuore del Santo elevarsi al disopra del reliquiario esposto nella cappella

delle Figlie della Carità.

Seguirono le apparizioni di Gesù in Sacramento e poi quelle della Madonna, di cui subito

parleremo.

Per descrivere le apparizioni della Madonna ci serviamo delle relazioni scritte dalla Veggente al

suo direttore spirituale, Padre Aladel, Prete della Missione, completate da alcuni particolari

comunicati a viva voce allo stesso suo Direttore e alla sua Superiora, suor Dufés.

LE APPARIZIONI

LA MADONNA DELLA SEDIA

"Venuta la festa di S. Vincenzo, 19 luglio 1830, la buona Madre Marta, direttrice delle novizie,

ci fece alla vigilia una istruzione sulla devozione ai Santi e specialmente alla Madonna. Ciò

aumentò il suo desiderio di vedere la Madonna. A questo scopo trangugiò un pezzettino della

cotta di S.Vincenzo e andò a letto fiduciosa che il Santo le avrebbe impetrato questa grazia.

Alle 11,30 mi sento chiamare per nome: "Suor Labourè, suor Labourè!". Svegliatami,

guardo dalla parte donde veniva la voce, che era dal lato del passaggio del letto; tiro la tenda

e vedo un fanciullo vestito di bianco, dai 4 ai 5 anni, tutto splendente, che mi dice: "Vieni in

cappella, la Madonna ti aspetta". Vestitami in fretta lo seguii, tenendosi egli sempre alla

mia sinistra. Erano accesi i lumi da per tutto dove passavamo: ciò che molto mi sorprendeva.

Assai più meravigliata rimasi all'ingresso della cappella, quando l'uscio si aprì appena il

fanciullo l'ebbe toccato con la punta del suo ditino. La meraviglia crebbe al vedere tutte le

candele accese come alla Messa di mezzanotte. Però non vedevo ancora la Madonna.

Il fanciullo mi condusse nel presbiterio, accanto alla poltrona del Direttore, dove io mi posi in

ginocchio, mentre il fanciullo rimase tutto il tempo in piedi. Parendomi il tempo troppo lungo,

ogni tanto guardavo per timore che le suore vegliatrici non passassero dalla tribuna a destra

dell'Altare.

Finalmente giunge il sospirato momento; il fanciullo me ne avverte dicendomi: "Ecco la

Madonna, eccola!". Sento un rumore, come il fruscio di una veste di seta, e vedo la Vergine

che partendo dalla tribuna presso il quadro di S. Giuseppe, veniva a posarsi sui gradini

dell'Altare, dal lato del Vangelo.

Era la Santissima Vergine, ma tutta simile nelle vesti a S. Anna, il cui quadro si trovava al

disopra del seggiolone; solo il volto non era lo stesso. Io ero incerta se si trattasse della

Madonna. Intanto il fanciullo, che era sempre lì, mi ripeté: "Ecco la Madonna!".

Dire ciò che provai in quel momento e ciò che succedeva in me, sarebbe cosa impossibile: mi

sembrava di non riconoscere la Madonna! Quel fanciullo mi parlò allora non più con voce di

bambino ma di uomo adulto, rimproverando la mia esitazione; allora alzai gli occhi verso la SS.

Vergine, spiccai un salto verso di Lei e, inginocchiatami sui gradini dell'Altare, appoggiai le

mani sulle sue ginocchia: fu quello il momento più dolce della mia vita! Mi è impossibile

esprimere ciò che provai.

La Madonna mi insegnò: 1.- come dovevo comportarmi con il mio Direttore; 2.- parecchie cose

che non devo dire; 3.- il modo di regolarmi nelle mie pene e, mostrandomi con la sinistra

l'Altare, mi disse di andarmi a gettare ai piedi dell'Altare ad espandervi il mio cuore,

aggiungendo che colà io avrei ricevuto tutti i conforti a me necessari.

E soggiunse: "Figlia mia, Dio vuole affidarti una missione; avrai molto da soffrire, ma

soffrirai volentieri pensando che si tratta della gloria di Dio. Sarai sostenuta dalla

Grazia; rendi conto di tutto quanto in te succede con semplicità e confidenza; vedrai

certe cose, sarai ispirata nelle tue orazioni: rendine conto a chi è incaricato

dell'anima tua...

Figlia mia, i tempi sono molto tristi, gravi sciagure stanno per colpire la Francia, il

trono sarà rovesciato, tutto sarà sconvolto da disgrazie di ogni specie (dicendo questo

la Madonna aveva l'aspetto molto addolorato). Ma venite ai piedi di questo Altare, qui le

grazie saranno sparse su tutti, sopra tutte le persone che le chiederanno con fiducia

e fervore, sui piccoli e sui grandi.

Verrà un momento in cui il pericolo sarà grande e tutto sembrerà perduto, ma Io sarò

con voi, abbiate fiducia, Avrete prove evidenti della mia venuta e della protezione di

Dio e di S. Vincenzo sulle due Comunità (Preti della Missione e Figlie della Carità). In altre

Comunità ci saranno vittime (la SS. Vergine aveva le lacrime agli occhi dicendo questo);

vittime ci saranno nel clero di Parigi e lo stesso Arcivescovo morrà (di nuovo la

Madonna versò lacrime).

Figlia mia, la Croce sarà disprezzata; per le vie scorrerà il sangue; il mondo intero

sarà nell'afflizione (la Vergine non poteva più parlare: un gran dolore le era dipinto sul

volto)."

A queste parole io pensavo quando ciò sarebbe accaduto; ed ho compreso benissimo 40 anni!

(Rivoluzione del 1870). A questo proposito P.Aladel mi domandò: "Sapete voi se voi e anch'io

ci saremo?". Io gli risposi: "Se non ci saremo noi, ci saranno altri!".

Quanto tempo restassi con la Madonna non saprei dire: tutto quello che so è che, dopo di

avermi lungamente parlato, la SS. Vergine se ne andò, scomparendo come ombra che

svanisce, dirigendosi verso la tribuna donde era venuta.

Alzatami, rividi il fanciullo al posto dove l'avevo lasciato, il quale mi disse: "È partita!".

Ripigliammo la medesima via fatta nel venire, trovando sempre tutti i lumi accesi e tenendosi

quel bambino sempre alla mia sinistra. Credo che quel bambino fosse il mio Angelo Custode

resosi visibile per farmi vedere la Madonna: io infatti l'avevo molto pregato di ottenermi un tal

favore.

Tornata a letto, sentii suonare le due e non potei più riprendere sonno".

LA MADONNA DEL GLOBO

Nella prima apparizione la Madonna aveva annunziato a suor Caterina che le sarebbe affidata

una missione. Tale missione le viene svelata nella seconda apparizione, così descritta dalla

Veggente:

"Il 27 novembre 1830, che cadeva il sabato precedente alla prima domenica di Avvento, alle

ore 5,30 di sera, facendo la meditazione in profondo silenzio, mi parve di sentire dal lato della

tribuna un rumore, come il fruscio di una veste di seta. Avendo alzato lo sguardo da quel lato,

vidi la SS. Vergine all'altezza del quadro di S. Giuseppe.

La sua statura era media ed era di una bellezza indescrivibile, la sua veste, di color bianco

aurora, era accollata e con le maniche lisce. Dal capo le scendeva un velo bianco che arrivava

fin quasi ai piedi; aveva i capelli spartiti e una specie di cuffia con un merletto largo circa 3

centimetri leggermente appoggiato sui capelli; il viso era abbastanza scoperto; i piedi

poggiavano sopra un globo, o meglio sopra un mezzo globo, o almeno io non ne vidi che una

metà. Le sue mani, elevate all'altezza della cintura, sorreggevano in modo molto naturale un

altro globo più piccolo, d'oro, sormontato da una croce pure d'oro.

Ella aveva gli occhi rivolti al Cielo. Il suo volto diventò risplendente mentre presentava il globo

a nostro Signore. Tutto ad un tratto le sue dita si coprirono di anelli (tre per dito) ornato di

pietre preziose, le quali gettavano dei raggi gli uni più belli degli altri, che si andavano

allargando man mano, sicché riempivano la parte inferiore del suo corpo, ed io non vedevo più

i suoi piedi.

Mentre ero intenta a contemplarla, la SS. Vergine abbassò gli occhi verso di me e una voce si

fece intendere, che mi disse queste parole: "Questo globo che vedi rappresenta il mondo

intero; in particolare la Francia e ogni singola persona".

Io qui non so ridire ciò che provai e ciò che vidi, la bellezza e lo splendore dei raggi così

sfolgoranti! E la Vergine aggiunse: "I raggi sono il simbolo delle grazie che Io spargo

sulle persone che me le domandano", facendomi così comprendere quanto è dolce pregare

la SS. Vergine e quanto Ella è generosa verso le persone che la pregano, quante grazie Ella

accorda alle persone che gliele domandano e quale gioia Ella prova nel concederle.

In quel momento io ero o non ero?... Non so... io godevo.

Ed ecco formarsi attorno alla figura della SS. Vergine un quadro alquanto ovale, sul quale in

alto, a modo di semicerchio dalla mano destra alla mano sinistra di Maria, si leggevano queste

parole scritte a lettere d'oro:

"O MARIA, CONCEPITA SENZA PECCATO, PREGA PER NOI CHE RICORRIAMO A TE."

A questo punto della visione il globo che la Madonna aveva offerto a Dio scomparve; le sue

mani, cariche di grazie, si piegano verso il globo sul quale Ella poggia i piedi, calpestando il

capo di un serpente verdastro con chiazze gialle. Anche questo globo è "simbolo del mondo

intero e di ogni anima in particolare".

Improvvisamente il quadro si volta e alla Veggente si presenta il "rovescio della medaglia",

cioè il monogramma di Maria sormontato dalla Croce; nel piano inferiore dell'ovale, separati da

una sbarra, due Cuori: quello di Gesù coronato di spine, quello di Maria trafitto dalla spada.

Attorno, come cornice, una regale corona di 12 stelle.

La Veggente, allora, udì una voce che le disse: "Fa' coniare una medaglia su questo

modello. Tutte le persone che la porteranno benedetta, specialmente al collo, e

reciteranno la breve preghiera, godranno di una specialissima protezione della Madre

di Dio e riceveranno grandi grazie. Le grazie saranno abbondanti per chi la porterà

con fiducia".

Suor Caterina conclude: "Poi tutto disparve come qualcosa che si spegne, ed io sono rimasta

ripiena di gioia e di consolazione".

Nel dicembre del 1830 suor Caterina rivide la stessa visione, cioè il disegno della Medaglia dal

dritto e dal rovescio, e le fu ripetuto l'ordine di far coniare la Medaglia. La visione si ripeté

almeno due volte nel 1831.

Al termine, la Vergine prese congedo dalla sua figlia prediletta dicendo: "Figlia mia, d'ora

innanzi non mi vedrai più, ma sentirai la mia voce nelle tue orazioni".


CONIAZIONE E DIFFUSIONE DELLA MEDAGLIA

Suor Caterina, secondo l'ordine della Madonna, riferì ogni cosa al suo Direttore, Padre Aladel, il

quale prudentemente mostrò di non dare importanza alla cosa. Temendo una illusione, esortò

la suora alla devozione alla Madonna e all'esercizio delle virtù religiose. Suor Labouré si

sottomise umilmente ai suoi ordini, ma la Madonna rinnovava le sue insistenze.

Finalmente l'Aladel, persuaso della santità della sua penitente e della realtà delle celesti

comunicazioni, e temendo di dispiacere alla Vergine le cui lagnanze per il ritardo erano a lui

indirizzate, decise di rivolgersi all'Arcivescovo di Parigi, mons. De Quelen, per avere il

permesso di procedere alla coniazione della Medaglia. Il permesso venne accordato con

entusiasmo ma la coniazione fu ritardata fino al giugno 1832, a causa della epidemia di colera

che infestava Parigi. L'Arcivescovo ricevette le prime Medaglie e ne sperimentò subito

l'efficacia con la conversione dell'ex vescovo di Malines, mons. Pradt che, divenuto scismatico,

era in pericolo di morire fuori della Chiesa. Fu il primo miracolo della Medaglia!

La sua diffusione fu davvero prodigiosa, non solo in Francia ma in tutta Europa. Fin dai primi

anni furono coniate milioni e milioni di Medaglie, e le grazie ottenute furono così strepitose che

la Medaglia fu ben presto chiamata Miracolosa. Portala anche tu con fede ed amore, imitando

la purezza dell'Immacolata, e sarà anche per te veramente miracolosa! 

Tratto da:

"Mese della Medaglia Miracolosa"

P. Francesco M. Avidano

http://www.ambrogiovilla.it/wp-content/uploads/2014/01/medaglia.pdf

Resistete forti nella FEDE " RESISTITE FORTES IN FIDE": Santo Rosario, lettura della Parola di Dio, Via Crucis e Comunione spirituale.

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AMDG et DVM

giovedì 26 novembre 2020

ESAME: STIMA E COMPIMENTO DEL DOVERE

Esame sull’obbligo dell’Ufficio Divino

Spiritualita

qui a lato: Beato Mariano de la Mata Aparicio (1905-1983)

 

 

Mons. Agostino Gonon
Vescovo di Moulins

Verso le vette della Santità Sacerdotale

* * *

Esame sull'obbligo dell'Ufficio Divino

 

* * *

 

Vi adoro, Gesù, quale supremo religioso del Padre e cantore della sua gloria. In seno all'adorabile Trinità, o Verbo eterno, siete il meraviglioso cantico che forma l'estasi delle divine Persone: splendor gloriae.

Durante i giorni della vostra vita mortale, o Verbo incarnato, avete modulato con tutta la vostra esistenza l'inno d'adorazione e d'amore, interrotto dalla caduta del primo uomo.

Il vostro canto allietava i cieli: Filius meus dilectus in quo mihi bene complacui (Mat. 3, 17). E avete voluto che gli accenti di quell'inno, eco pur esso del vostro cantico eterno, avessero risonanze perenni attraverso il tempo e lo spazio, attutendo l'aspro grido della rivolta e dell'odio del peccato, avvolgendo la creazione tutta in un mormorio armonioso e soave all'orecchio del suo divino Autore.

Ecco l'Ufficio, ecco il mio breviario che mi sono impegnato sub gravi a recitare quotidianamente, fin dal giorno puro e radioso del mio suddiaconato.

Quale stima nutro per tale dovere e come lo adempio?

 

1. – STIMA DEL DOVERE

Rifletto che recitando il breviario compio una funzione nobilissima?
E' la Chiesa che prega con le mie labbra, e Voi, Gesù, tributate i vostri omaggi al Padre con il mio cuore: Domine, in unione illius divinae intentionis qua Ipse in terris laudes Deo persolvisti, has Ubi horas persolvo.

Questi pensieri creando in me una convinzione profonda, mi faranno evitare il pericolo di considerare l'Ufficio come un'occupazione gravosa che si subisce e si tratta con leggerezza, o con impazienza o con disprezzo.

Com'è infelice l'espressione che si coglie sulle labbra di qualche sacerdote; «Sbarazzarsi del breviario»!

Penso che la meditazione e la recita del breviario sono il sole dei miei esercizi di pietà, mentre assicurano all'anima mia la necessaria respirazione e l'aiuto a disporsi continuamente alla devota celebrazione della S. Messa e al conveniente ringraziamento? Hymno dicto exierunt (Mat, 26, 30).

Riconosco di possedere nel breviario un mezzo eccellente per santificare ogni mia giornata?
La sua divisione, septies in die laudem dixi tibi corrisponde esattamente alle antiche sette divisioni diurne e notturne del tempo, implorando su ognuna di esse grazie e ausilii di celestiali influssi.

— So trovarvi un ammirabile e corroborante nutrimento per la mente e per il cuore, gustando i sentimenti ispirati dei salmi, penetrandomi degli splendidi insegnamenti contenuti nelle pagine tolte dalla sacra Scrittura, edificandomi colla narrazione delle vite dei Santi, attingendo direzione morale dagli anni e dagli oremus? I loro autori erano anime eminenti in santità, in dottrina, perfettamente idonee a informare altri ex animo. Il breviario recitato a dovere fornisce soggetti di meditazione, letture della Sacra Scrittura, letture spirituali, lezioni di teologia, e anche di sacra eloquenza nelle omelie dei Padri.

— Il breviario infine porgerà un sostegno alla disciplina interna e anche esterna della mia vita, se nella recita saprò attenermi ad una saggia distribuzione delle sue parti. —

Non merito in proposito il vostro rimprovero un po' amaro: Si scires donum Dei? (Ioan 4. 10).

 

2. – COMPIMENTO DEL DOVERE

Sono diligente nel recitare l'Ufficio divino tutti i giorni ad ogni costo? E' facile cadere nel lassismo con ammettere motivi, o pretesti, per dispensarsi da un obbligo, che sarebbe peccato mortale trascurare in parte notevole senza grave ragione. — So distribuire le mie occupazioni per recitare abitualmente le diverse Ore a tempo debito? E' un abuso intollerabile protrarre a sera quanto si deve recitare al mattino, rimandare al domani quanto conviene recitare la vigilia. Ed è fatale quest'abuso in un'esistenza che non è sovraccarica se non perché è disordinata, in cui v'è più agitazione che azione. «Serviamo Dio anzitutto!» — Mi do premura di recitare l'Ufficio in luogo adatto, in posizione favorevole alla preghiera? Sì vedono poveri preti borbottare continuamente e in ogni luogo un po' di breviario: per le strade, sui tranvai… mai in chiesa, mai in camera… Eppure: Cum oraveris intra in cubiculum! (Mat. 6, 6). Se ne vedono altri in contegno poco modesto mentre tengono fra mano il libro dell'adorazione e della lode! — Vigilo perché nel mio atteggiamento sia tutta la dignità, la gravita desiderata? Ut digne: pronuncia intera, calma, punteggiata, intelligibile e intelligente; ordine liturgico perfetto, esatta osservanza delle rubriche, inchini, segni di croce; custodia degli occhi e di tutti i sensi?

— Procuro che alla compostezza della persona non sia mai disgiunta l'attenzione: attente? Questa consiste nel premunire il mio spirito contro le ossessioni della memoria e le divagazioni dell'immaginazione. Mi attengo perciò al senso letterale di quanto leggo, o al significato spirituale ascetico o mistico? O, più semplicemente ancora, mi nutro di pensieri pii? — Populus hic labiis me honorat, cor autem eorum longe est a me (Mat. 15, 8). Quale sventura sarebbe meritare tale rimprovero! Maledictus Qui facit opus Domini fraudolenter! (Gerem. 48, 10). Per prevenire tanto rimprovero e tanta maledizione mi preoccupo di recitare il breviario devote? Prima di Mattutino dico devotamente la preghiera Aperi… e la formula: Domine, in unione illius divinae intentionis nel cominciare ogni altra ora dell'Ufficio? Ma, soprattutto, faccio un solenne segno di croce accompagnato da un atto sincero di fede nella presenza di Dio? — Finito l'Ufficio recito la bella preghiera Sacrosanctae… con sentimenti di vera compunzione?

 

— Maestro, comprendo che una trascurata recita del breviario nuoce alla vostra gloria e mi priva di benefici considerevoli. Mi umilio per le mie negligenze e mancanze trascorse. Con la grazia vostra voglio far meglio in avvenire, voglio seguire il vostro consiglio relativo alla preghiera… in nomine meo!… Intimamente unito a Voi cuore a cuore reciterò il divino Ufficio e anche in questo e per mezzo vostro sarò hostia ipudis.