Dice Gesù:
«Come mi sono manifestato ai tre Savi1 mi manifesto oggi, nella mia Volontà, a te, e per gli altri.
Il mio Cuore è colmo di carità per te, di compassione per te, e si apre a te perché tu vi possa trovare balsamo.
Ma il mio Cuore è offeso e si chiude serrato agli altri, ribelli, duri di cuore e tentatori. Il loro contegno riporta la nausea del fiele alle mie labbra. Ma alla loro astuzia, che aborro, rispondo con la mia prudenza perfetta. E dico: "Ho detto a Satana: 'È scritto: Non tenterai il Signore Dio tuo'2". E lo dico a voi.
Voi tentate il vostro Signore attraverso il mio piccolo Giovanni, piccolo ma dilettissimo, che Io amo per tutti voi che non lo amate mentre, almeno per riconoscenza verso la sua lunga fatica, lunga e dolorosa, e senza utile umano, dovreste amarlo, perché per il suo lungo amoroso sacrificio mezzo secolo quasi di amore e sacrificio ha meritato che Io lo facessi "portavoce" e perciò mezzo a voi di ricevere il dono dell'opera.
Voi tentate Dio. E tentate il portavoce. In molti modi e in molte cose. Ma inutilmente.
Egli non cesserà di amarmi e di credere che Dio è buono, anche se voi lo portate ad una desolazione quale la mia del Getsemani.
Il portavoce distingue Dio e voi. E non fa accusa a Dio per le azioni fatte da voi. Sa che voi, voi soli le fate, e che il Padre, il Figlio e la Carità di Dio non approvano le vostre azioni. Mi ama perciò più ancora, riversando in Me l'amore che voi respingete, e la fiducia nella giustizia, e tutto quanto il mio portavoce aveva posto in voi, tutto quanto voi deludete e demolite ora per ora.
E anche inutilmente lo tentate a disubbidire al suo Dio, o al voler atteggiarsi a profeta.
Non è profeta il mio piccolo Giovanni. È apostolo d'amore e nulla più. E parla se l'Amore lo illumina. E tace se l'Amore dopo averlo illuminato gli dice: "Taci", perché giudica che non meritate le luci perché avendole pecchereste due volte: di menzogna dicendo: "Non è questo ciò che volevamo sapere", e di anticarità ancor più forte. E non dice menzogne spacciando per parole divine parole sue. Questo mettetevelo nel pensiero, e imitatelo, perché è "il fanciullo", è il piccolo Giovanni che insegna come si ama e serve il Signore.
E alla vostra astuzia che tenta, la mia prudenza risponde amorosamente consigliando il portavoce e divinamente ordinando a voi risponde così: "Significate la frase, che qui non siamo nell'antro della maga di Endor3 (I dei Re c. 28); e se vorrò darò risposta, se non vorrò tacerò, perché Io sono il Signore".
Non ignoro la frase. Ma prudenza vuole che sia detta prima da voi. E ringraziatemi se non aggiungo altro e lascio alla vostra mente di completare quanto Io lascio nel silenzio.
Ma in verità vi dico che bene sarebbe non tentare mai il Signore, né il suo strumento, scambiandolo per uno spirito indovino, che non vi avvenga ciò che avvenne a Saul secondo quanto l'evocato Samuele gli disse.
Vi ricordo ancora la I ai Corinti4 c. 12, v. 7-8-9-10-11.
Il piccolo Giovanni ha avuto il dono di vedere Me fra gli uomini, Me Maestro, e di raccogliere dalle mie labbra la Buona Novella. E non altri doni quali voi pretendereste.
Per le frasi e le tombe rivolgetevi ad altri nei quali forse credete di più, anche se non sono il mio dilettissimo piccolo Giovanni.
Però sappiate che Io oggi manifesto al piccolo Giovanni una verità che voi ardete di conoscere. Ma poi che il mio Cuore si è serrato per la vostra pervicacia offensiva a Me e crudele al portavoce, do ordine allo stesso di non parlare, pena il decadere dal mio amore.
Né potete alzare grida di protesta per questo. Vi applico la legge antica, e giusta molte volte, del taglione5. Date e vi sarà dato. Fate e vi sarà fatto. Come fate vi sia fatto. Come dite vi sia detto.
La vostra astuzia sottile vi fa alzare l'insegna del "segreto" per non essere luminosamente paterni con chi dipende da voi. Io sigillo col mio segreto le labbra del mio Giovanni, e solo quando la giustizia sarà amata e servita egli sarà disigillato».
A me:
«Vedi... Sappi... Taci... Con tutti. Non ti seducano le blandizie e non ti spaventino le minacce. Ubbidisci a soltanto, tu che sai ubbidire.
Avevo detto che P. B. non riferisse... Ha riferito. Disubbidienza sempre. E sempre anticarità. Onde tidico: "Sappi e taci, con tutti, anche coi famigliari, anche con il Padre...".
... Se morirai prima? Tutto sarà sepolto con te.
Metti, dove hai il segno più grande del mio amore per te, quanto ti ho detto ora, e non pensare al domani. Se vi sarà un domani diverso dall'oggi ti leverò il sigillo, e tu dissigillerai quanto hai messo in quel luogo.
Sta' in pace. A Me la mirra venne in fondo. A te in principio. Ma Io, e te con Me, abbiamo riservato l'incenso a dopo la Passione tremenda. Nell'oro siamo perché la carità arde il Mio e il tuo cuore».
E in seguito dice questo per l'opera.
«Riprendendo le mie parole del 21 novembre completo la mia guida per il futuro.
Ho detto: "è l'ultima prova, e dopo questa, se in questa dovesse trionfare il volere degli uomini ribelli al mio Volere, ti darò da seguire altre vie".
Eccole. Perché tu sia pronta a rispondere quando ne sarai richiesta, senza temere di rispondere disforme al pensiero del tuo Signore, e senza aver ad attendere a parlare che Io parli, perché Io vengo quando voglio, e mai per imposizione di uomini.
Qualora in maniera definitiva non ti angustiare, mio piccolo Giovanni, dico tutto ora perché si veda come era il pensiero di Dio, che non approva e benedice chi obbliga a ciò qualora in maniera definitiva si decretasse, con sacrilego puntiglio, che l'opera Mia è condannabile, così come condannarono, condannando Giovanna d'Arco, le "voci celesti", che ella udiva, come voci di delirio e di satanismo - né serve il postumo e troppo ritardato decreto di giustizia sulla Martire a cancellare quell'orrendo errore - permetto che l'opera sia pubblicata come ogni scritto d'uomo.
Ma questo non per consenso Mio al loro giudizio, non per sconfessione della natura dell'opera e del vero Autore di essa, da parte Mia, ma soltanto per pietà delle anime.
Ho pietà di queste turbe! È sempre l'antico mio grido... Pietà di tutti quelli che simili alle turbe antiche che seguivano l'Uomo per bisogno di miracolo, per curiosità di vedere, per seduzione, sì, anche questo, per seduzione della mia Persona, della mia loquela, e finirono col divenire discepoli del Cristo di tutti quelli che mi cercano, anche a loro stessa insaputa, perché l'anima loro si ricorda di Me e a Me tende, in contrasto con le altre volontà del loro io, inferiori, per essere carnali, a quelle dell'anima che è spirituale.
Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia Parola.
Fotinai6 si meravigliava che Io chiedessi da bere a lei, samaritana, acqua di Samaria. Ma Io la invitai a bere l'acqua viva della mia fontana, l'acqua che spegne ogni arsura umana, l'acqua spirituale che fa capaci di adorare Dio in spirito e verità per godere poscia di Lui nell'altra vita.
Alcuni, con lo spirito della peggior Samaria, vorrebbero alzare barriere a Me perché non andassi, con l'opera, a tante anime, e vorrebbero sigillare la Fonte della mia Parola perché non vi bevano coloro che hanno sete di verità e conoscenza.
Apriamo allora per costoro un altro sfocio alla Divina Fonte, e il Maestro Buono, Colui che porta la Buona Novella7, la Parola di Vita che "uscita dalla mia Bocca non tornerà a Me senza frutto, ma opererà tutto quello che voglio e compirà quelle cose per le quali l'ho mandata", la Parola di Vita, di Salute, di Guida, di Verità, di Amore, per tutti, andrà nuovamente ed ugualmente ai ciechi, ai sordi, agli storpi e paralitici, ai lebbrosi, ai folli, ai morti, agli assetati e affamati dello spirito, per aprire occhi e orecchi al Vero, restituire agilità allo spirito storpiato o paralizzato, guarigione dal senso a chi il senso fa lebbroso di peccato, ragione alle menti deliranti per demoniaca possessione di dottrine antidio, ai morti nell'anima per risuscitare il loro spirito, a chi ha fame e sete di Me e del Cielo perché si satollino, a tutti, a tutti, a tutti, anche a quelli che non pensano di incontrare Me leggendo un'opera.
Ma poi che il volere degli uomini potrebbe giungere ad imporre questa necessità, è giustizia che Io imponga altre clausole. Umane. Così come di tutta questa cosa ultraumana si mira a fare cosa umana.
Basta di agire male col mio strumento approfittandosi della sua pazienza, del suo rispetto, della sua educazione, di tutto lei. Basta. Voi non mieterete tutto per voi dove ella ha faticato, né potrete ripetere l'atto del servitore spietato, più ancora: Fatto dei Giudei alla festa della Dedicazione del Tempio, e legare l'innocente e dar pietre a chi vi ha dato parole divine8.
Prendo le giuste misure.
Avevo affidato il mio piccolo Giovanni ad un Ordine, ed esso portava all'Ordine un dono di soprannaturale valore, oltre tutto il poco che le restava. Ma l'Ordine non doveva soltanto ricevere, doveva anche dare. Dare aiuto di ogni specie alla consorella strumento di Dio. Soltanto se così si fosse fatto nonsarebbe stata necessaria la mia divina prudenza attuale.
Ma l'Ordine, nel suo capo Generale, in quello Provinciale, in quello locale, è stato capace, una volta, e senza ragione, di levare assistenza sacramentale ad una consorella inferma, rea solo di amare l'Ordine al quale Dio l'aveva affidata e di illudersi di poter trovare in esso spirito di paterna protezione. Ma l'Ordine, sia nel suo Capo che in molti suoi membri, è ostile. Ma l'Ordine, nel suo Capo, sta in disparte, tacendo, se può, nell'ombra, non apertamente influendo in bene per il piccolo Giovanni. Ma l'Ordine coi fatti mostra chiaramente di non credere che la consorella Maria sia il mio portavoce e che Io la guido, perché se lo credesse non avrebbe sistematicamente disubbidito alle mie volontà. Prima, molto prima del S. U., chi ha fatto danno all'Opera è stato l'Ordine. Ma l'Ordine, nel suo Capo, ha fatto un atto di accettazione dubbio,dato che non è firmato dal Capo per sé e successori, e domani sarebbe pronto a dire: "Non è valido. Opera d'altri. Non lo riconosco".
E potrei continuare. No. Non c'è sincerità, né carità nei capi e in molti sudditi. E non c'è retta intenzione, ossia onestà. No. Neppure questo c'è. E allora Io impongo.
Quando fosse compiuto il volere nemico degli uomini tu, mio portavoce e creatura che hai ricevuto il mio dono, esigerai che con atto legale, presenti testimoni, si stabilisca quanto segue. E quanto segue annulli ogni altra disposizione o scritto, valido sinché all'opera era conservato il suo carattere soprannaturale e sinché lo scrivente era considerato scrivente sotto dettatura Mia. Negate queste due cose, si procede inmaniera diversa: umana, come umano si vuoi ridurre lo spirituale.
I. che l'Opera "Parole di Vita Eterna" fu ricevuta per divino volere e scritta sotto divino dettato da Maria Valtorta, che quindi è l'unico strumento usato da Dio per la stesura di quest'opera.
II. che sconfessando, da parte degli uomini, la natura soprannaturale dell'opera, e conseguentemente negando il vero Autore di essa, per dirne autrice Maria Valtorta, l'opera deve essere trattata giuridicamente e finanziariamente come opera umana, e così colei che si vuole imporre che ne sia l'autrice. Quindi la stessa, come ogni persona che scriva un'opera, è padrona e proprietaria del suo lavoro, e diviene automaticamente arbitra assoluta dei destini del suo lavoro, che può cedere ad una Casa Editrice dietro giusto compenso o può entrare a far parte della Casa Editrice stessa, con compartecipazione vitalizia per sé e la sua erede (che fu veramente una Marta di Betania per Me e il mio piccolo apostolo), agli utili dell'opera.
Oh! non alzate grida! Sono stato venduto Io per trenta denari. Può essere venduta anche la Mia opera, posto che voi, non Io, la volete sconsacrare dicendola opera umana.
Oh! non fate volto di scandalo! Un Apostolo tradì Me che ero Dio. Voi, nei vostri Superiori presenti e futuri, potreste, dopo aver tutto avuto, e datovi [?] in buona fede, chiudere le porte del cuore e del dovere verso la consorella che vi ha tutto dato fidandosi di un Ordine. Siete ben stati Capaci di levarle Me-Eucarestia, sua unica gioia nella lunga sua crocifissione, portandola per il dolore in fin di vita!
III. Dunque: volendo decretare che l'opera è umana e l'autrice di essa è Maria Valtorta, l'opera porti il nome pseudonimo del portavoce. Perché per giustizia nessun altro nome fuorché il Mio, se ci fosse somma giustizia verso il Divino Autore dell'opera, dovrebbe portare l'opera. E dopo il Mio, che si vuole non mettere, quello del piccolo Giovanni, che per anni ha faticato scrivendo quanto le dicevo e mostravo.
E dico "pseudonimo" perché Io non muto quanto ho stabilito in riguardo del mio portavoce. E perciò voglio che il mio portavoce, sinché è fra i viventi, resti ignoto nella sua identità umana, nel nome suo di creatura, che in verità, in questo caso, non ha alcun valore, perché non è la creatura carnale che ha ricevuto il dono ma lo spirito della stessa, a Me consacratesi sino al sacrificio totale, a imitazione Mia; ed era ben giusto che Io donassi a chi mi aveva tutto donato.
Ricordate tutti che l'unico nome che abbia veramente valore è quello che Dio scrive sulle bianche pagine di un'anima che seppe rimanere fedele alla Grazia, quel nome che Dio scrive lassù, nel Regno suo, con segni di luce: il nome del vittorioso. Né sempre però attende a chiamarlo con quel nome nuovo dopo che la povera vita ha avuto termine, o meglio: che ha avuto luogo il dì natale, nella vera, unica Vita.
Io chiamai Simone: Pietra, molto prima che il suo spirito fedele salisse al Cielo. Maria l'ho chiamata: piccolo Giovanni. E Giovanni sia. E per non urtare i nemici del piccolo Giovanni si chiami "Giovanni Amato". È il nome che gli si conviene, perché Io l'ho amato, lo amo, e lo amerò, anche per quelli che non lo amano. Per Me sarà sempre il mio Giovanni amato.
Se acconsentite a queste tre cose: I, dichiarazione legale che Maria è colei che ha ricevuto l'opera di origine soprannaturale, necessaria dichiarazione per il presente e per il futuro; II, legale cessione o ben stabilita compartecipazione ai frutti delle edizioni; III, nome pseudonimo del portavoce apposto in testa all'opera; l'opera vi resta.
In caso contrario Maria è libera di cederla a una Casa Editrice, secondo che si usa in questi casi, facendo legale divieto a chicchessia di appropriarsi in tutto o in parte dell'opera. Perché se rifiutaste tali clausole decadereste da ogni diritto umano come altri avrebbero fatto decadere l'opera dall'unica qualifica che per la sua origine le spettava di diritto.
Era più nobile prima, vero? Più bello prima. Sì. E ne ho schifo, e il mio schifo si comunica al portavoce, di vedere che opera non umana e strumento spirituale si debbono mutare in avvilente forma umana. Lo schifo che ebbi quando Israele volle abbassare il miracolo soprannaturale della mia vita d'Uomo al comune concepimento, alla comune vita di uomo, e da uomo, e uomo mentitore, folle, sacrilego, trattarmi.
Venni un tempo alla mia Casa e non mi vollero accogliere. Sono tornato e non mi hanno voluto conoscere. I secoli non hanno mutato i cuori degli uomini e il Cristo è sempre oggetto di contraddizione fra essi e spada di dolore per quelli che lo portano in sé o sul cuore, come mia Madre.
Chiederò un giorno a quelli che non mi vollero accogliere: "Perché non mi avete ricevuto?". E dirò al piccolo Giovanni: "Entra, perché ebbi fame e mi saziasti del tuo amore, ebbi sete e mi dissetasti della tua pietà, bussai alla porta del tuo cuore e mi ospitasti con gioia. Entra perché beati quelli che furono perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei Cieli".
Questo per l'opera.
Per il sigillo, poi, che ho messo sulle labbra del portavoce, sappiate che soltanto un anno dopo che l'opera completa sia pubblicata, e senza che poi venga colpita da ingiusti decreti, e con essa lo strumento, sarà levato il sigillo sul segreto.
Questo decreto Mio non muterà d'un iota, anche se cercate riparare con resipiscenze tardive. Sono oltre due anni e mezzo che vi chiedo di ubbidirmi; ve lo chiedo inutilmente, vedendovi deridere i miei consigli, anche se apparentemente non sembra che lo facciate, ma lo fate col rendere nulle le vie che vi ho aperte. Ora Dio è stanco. E prende le più prudenziali misure.
Non insistete, né con blandizie, né con minacce. Ambedue inutili. E le prime tardive troppo, e troppe volte smentite ormai, perché possano essere credute buone anche dalla creatura.
Quanto ho detto non muterà. Ripeto: "Date e vi sarà dato. Fate e vi sarà fatto. Come fate vi sia fatto. Come dite vi sia detto. Più presto farete più presto avrete quanto vi posso dare". Però se nel frattempo il piccolo Giovanni venisse a Me, il segreto resterà segreto in eterno».
A me: «Scrivi, perché non ci possano essere scuse a quelli che ti si nominava e che Io ti indico. E poi la giustizia abbia il suo corso».
[Segue un'annotazione: In data 9-1 scrivo agli E.mi Vescovi Carinci e Fontevecchia e a Monsignor Dottarelli. Risponde S. E. Mr Carinci il 19-1-49 dando buone speranze. Risponde il 1° febbraio Mr Dottarelli dando catastrofiche previsioni... Chi ci capisce nulla?]
1Mt 2, 1-12
2 Mt 4, 7
3 1 Sam 28
4 1 Cor 12, 7-11
5 Es 21, 23-25
6 Gv 4, 7-14
7 Is 55, 11
8 Mt 25, 24-30 Mt 18, 23-35 Gv 10, 22-39