CAPITOLO I - Libro terzo
SPECIALE PROTEZIONE DELLA VERGINE MARIA.
Geltrude aveva saputo, per via di rivelazione, che avrebbe dovuto sopportare avversità per crescere in merito. Era alquanto perplessa, temendo la sua fragilità; ma il Signore n'ebbe compassione e le diede sua Madre, l'Augusta dispensatrice della grazia necessaria per ben sopportare quella tribolazione. Egli voleva che, se la sofferenza le avesse stretto l'anima al di sopra delle sue forze, subito si rivolgesse alla Madre della misericordia che immediatamente le avrebbe accordato soccorso.
Poco tempo dopo ella si trovò immersa nella desolazione più tormentosa, perchè una persona consacrata a Dio, voleva costringerla a rivelare i favori particolari ricevuti nella festa precedente. Per vari motivi ella non giudicava opportuno aderire a quel desiderio, d'altra parte temeva di resistere alla divina volontà. In tale dubbio ricorse alla Consolatrice degli afflitti e n'ebbe questa risposta: «Dà generosamente tutto quello che hai, perchè il mio Figliuolo è abbastanza ricco per restituirti con sovrabbondanza quello che avrai speso per la sua gloria». Tuttavia ella teneva nascosto il suo segreto con tante precauzioni da riuscirle assai penoso e difficile svelarlo ad altri.
Si prostrò allora ai piedi di Gesù, supplicandolo di manifestare, ancora più chiaramente, la sua divina volontà, e di darle la forza di compirla. Il benigno Salvatore si degnò di illuminarla con queste parole: « Deposita le mie ricchezze alla banca, perchè al mio ritorno, ne abbia gli interessi ».
Lo Spirito Santo illuminò allora la sua intelligenza. Ella comprese d'avere celato i divini favori per motivi di amore proprio; così, in seguito, rivelò con facilità i doni di Dio, secondo la profonda parola dei Proverbi: « Gloria regum est celare verbum: gloria autem Dei est investigare sermonem: La gloria del Re è di tenere nascosta la parola, ma quella, di Dio consiste nel premurosamente rivelarla ».
CAPITOLO II
ANELLI DI SPIRITUALE ALLEANZA
Geltrude offerse un giorno al Signore, mediante una breve preghiera, le sofferenze dell'anima e del corpo, intendendo di aggiungere anche le delizie spirituali ed il riposo fisico di cui non poteva usufruire. Le apparve allora Gesù, portando quella duplice offerta sotto il simbolo di anelli ricchi di brillanti, posti, quali splendidi ornamenti, alle sue dita divine. Dopo d'aver ricevuto quella luce, rinnovò assai spesso la sua offerta. Un giorno, mentre la ripeteva con fervore, sentì Gesù toccarle l'occhio sinistro con l'anello della mano sinistra, simbolo della sofferenza fisica. Immediatamente sentì un acutissimo dolore a quell'occhio sul quale il Signore aveva posto la mano, tanto che esso non riacquistò mai più l'antico vigore.
L'atto del Signore le fece comprendere che l'anello è simbolo delle nozze; e che le sofferenze fisiche, o morali sono il segno infallibile delle divine predilezioni delle nozze dell'anima con Dio. In verità colui che soffre può dire fiduciosamente: « Anulo suo subarravit me Dominus» (Pontif. Rom. De Consacratione Virginum). « Mi ha dato il suo anello come pegno il Signore». Se poi l'anima afflitta sa lodare e ringraziare il suo Dio nell'angoscia, può con gioia celeste aggiungere: « Et tamquam sponsam decoravit me corona » (Ibid), perchè la riconoscenza a Dio fra le pene, procura gloriosa corona più preziosa dell'oro e del topazio.
CAPITOLO III
MERITO DELLA SOFFERENZA
Un giorno venne rivelato a Geltrude che la naturale ripugnanza che noi proviamo di fronte ai dolore, può darci un aumento di gloria. Verso la Pentecoste provò un dolore così forte al fianco, che le persone presenti avrebbero temuto vederla morire in quello stesso giorno, se non avessero fatto esperienza che altre volte aveva superate felicemente simili crisi. Il divino Consolatore ed Amante delle anime volle allora istruirla nel modo seguente: disse che quando si sarebbe trovata sola per la negligenza di coloro che avrebbero dovuto curarla, Egli avrebbe supplito alla loro mancanza con la sua dolce presenza, pegno d'ineffabili conforti. Ma se le attenzioni e le premure si fossero moltiplicate intorno a lei, Egli si sarebbe nascosto con aumento delle sue sofferenze.
Comprese allora Geltrude che più siamo abbandonati dagli uomini, più Dio ci accarezza nella sua misericordia. Verso sera, essendo tormentata dalla violenza del male, chiese un attimo di ristoro; il Signore, alzando le braccia, le mostrò che portava sul suo petto, quasi magnifico ornamento, tutte le sofferenze che aveva sopportato in quella giornata. Tale monile le parve completo e senza difetto, e mentalmente concluse che il male stava per finire. Ma Gesù, leggendole nel pensiero, le disse: « Quello che soffrirai ancora, aumenterà lo splendore dei mio gioiello ». Infatti il divino serto era ricco di pietre preziose, ma tali pietre non avevano alcuno splendore. Fu allora colpita da una specie di peste di forma benigna, durante la quale sofferse di più per l'assenza di ogni consolazione che per la stessa malattia.
AVE MARIA PURISSIMA!