giovedì 7 novembre 2019

E il Papa Innocenzo III accolse il messaggio

SAN FRANCESCO D'ASSISI
(patrono d'Italia)


NOTIZIE

_  S. Francesco d'Assisi (Assisi, 1182 - Assisi, 3 ottobre 1226) non ha bisogno di presentazioni e sulla sua vita e biografia potete trovare facilmente innumerevoli documenti.
  Ciò che a noi sta a cuore è evidenziare l'importanza delle rivelazioni private, quali azione dello Spirito Santo, nella vita di S.Francesco e della Chiesa. Faremo questo con un episodio tratto dalle Fonti Francescane che nella sua efficacia permette anche di capire meglio e concretamente quella frase del Decreto del Concilio Vaticano II AD GENTES dove si afferma: "Ed è ancora lo Spirito Santo che in tutti i tempi «unifica la Chiesa tutta intera nella comunione e nel ministero e la fornisce dei diversi doni gerarchici e carismatici» vivificando - come loro anima - le istituzioni ecclesiastiche ed infondendo nel cuore dei fedeli quello spirito missionario da cui era stato spinto Gesù stesso. Talvolta anzi previene visibilmente l'azione apostolica, come incessantemente, sebbene in varia maniera, l'accompagna e la dirige." (Ad Gentes, 4).



Dalle Fonti Francescane, Celano, Vita seconda, Capitolo XI: LA PARABOLA CHE RACCONTO' AL SIGNOR PAPA

[602]  16. Quando si presentò con i compagni a papa Innocenzo[1] per chiedergli l'approvazione della sua regola di vita, questi giudicò l'ideale che si era prefisso superiore alle forze umane. Ma, da uomo prudentissimo come era, gli disse: «Prega, figlio mio, Cristo perché ci manifesti, per mezzo tuo, la sua volontà e, una volta conosciutala, possiamo acconsentire con più sicurezza ai tuoi pii desideri.»
    Il Santo obbedì al comando del sommo Pastore e ricorse con tutta fiducia a Cristo. Pregò con insistenza ed esortò pure i compagni a supplicare devotamente Dio. In brave, mentre pregava ottenne la risposta e comunicò ai figli novità salutari.

    Vennero così a sapere che Cristo gli aveva detto familiarmente, in parabola: «Francesco, dirai al Papa così: - Viveva in un deserto una donna povera, ma molto bella. Un re se ne innamorò per il suo incantevole aspetto, strinse relazione con lei gioiosamente e ne ebbe figli bellissimi. Una volta adulti ed educati nobilmente, la madre disse loro: "Non vergognatevi, o miei diletti, per il fatto di essere poveri, perché siete tutti figli di quel grande re. Andate dunque gioiosi alla sua corte e chiedetegli quanto vi occorre".
   Meravigliati e lieti a quelle parole, animati dall'assicurazione di essere di stirpe reale e futuri eredi, stimarono ricchezza la loro estrema povertà, e si presentarono al re con fiducia e senza paura, perché nel volto riproducevano il suo volto.
   Vedendo che gli rassomigliavano, il re chiese, meravigliato, di chi fossero figli. Ed avendogli risposto che erano figli di quella donna povera e sola nel deserto, li abbracciò: "Siete miei figli ed eredi; non abbiate timore; perché, se alla mia mensa si nutrono estranei, è certamente più giusto che si nutrano quelli che hanno diritto a tutta l'eredità".
   Ordinò poi alla donna di mandare alla sua corte tutti i figli generati da lui, perché vi fossero allevati - ».

Il Santo traboccante di gioia a motivo della parabola, riferì subito al Papa il solenne oracolo.


[603]  17.  La donna simboleggia Francesco, non per la mollezza della condotta, ma per i numerosi suoi figli. Il deserto è il mondo, allora incolto e sterile di virtù. L'abbondante e splendida figliolanza è il copioso numero di frati, ricchi di ogni virtù. Il re: il Figlio di Dio e a lui corrispondono nell'aspetto, somiglianti per la santa povertà, quelli che, messo da parte ogni rossore, si sfamano alla mensa del re: contenti della imitazione di Cristo, vivendo di elemosina, pur attraverso il disprezzo del mondo, sanno che un giorno saranno felici.

   Il Papa ascoltò con meraviglia la parabola e riconobbe senza incertezze che Cristo aveva parlato in quell'uomo. Si ricordò di un sogno fatto pochi giorni prima e, illuminato dallo Spirito Santo, affermò che si sarebbe realizzato proprio in lui [2].
    Aveva sognato infatti che la Basilica del Laterano stava per crollare e che un religioso, piccolo e spregevole, la puntellava con le sue spalle, perché non cadesse.
    «Ecco, pensò: questi è colui che con l'azione e la parola sosterrà la Chiesa di Cristo».

E' questo il motivo, per cui il signor Papa assecondò con tanta facilità la sua domanda e, da quel momento, anima veramnte piena di Dio, amò sempre il servo di Cristo con particolare benevolenza. Esaudì subito le richieste, e promise amabilmente che avrebbe aggiunto più importanti concessioni.

   Francesco, allora, usando della facoltà concessagli, cominciò a spargere semi di virtù, predicando con maggior fervore tutt'attorno, per città e villaggi.

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[1] si tratta di Papa Innocenzo III, papa dal 1198 fino alla morte nel 1216.
[2] in San Francesco.
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La persona depositaria di doni soprannaturali non se ne vanta mai, non li ostenta e, soprattutto, mostra totale obbedienza all’autorità ecclesiastica

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CICLO DI CATECHESI SULLE GRANDI FIGURE FEMMINILI NEL MEDIOEVO

Santa Ildegarda di Bingen [2] (udienza generale, 8 settembre 2010)

CATECHESI DEL SANTO PADRE: AUDIO INTEGRALE DI RADIO VATICANA

Il Papa: "Nella visione di sant’Ildegarda, il volto della Chiesa è coperto di polvere, ed è così che noi l’abbiamo visto. Il suo vestito è strappato – per la colpa dei sacerdoti. Così come lei l’ha visto ed espresso, l’abbiamo vissuto in quest’anno. Dobbiamo accogliere questa umiliazione come un’esortazione alla verità e una chiamata al rinnovamento. Solo la verità salva. Dobbiamo interrogarci su che cosa possiamo fare per riparare il più possibile l’ingiustizia avvenuta" (Monumentale discorso del Santo Padre alla curia romana, 20 dicembre 2010)

Benedetto XVI ha esteso alla Chiesa universale il culto liturgico in onore di santa Ildegarda di Bingen: raccolta di articoli

Vedi anche:

Per la prima volta l'udienza generale nella piazza di Castel Gandolfo

Catechesi del Santo Padre su Santa Ildegarda di Bingen: traduzione in lingua tedesca (a cura di Zenit). Ancora in vacanza in Vaticano

Per la prima volta l'udienza nella piazza di Castel Gandolfo (Osservatore Romano)

Dal Papa un elogio alle donne, al "ruolo prezioso che hanno svolto e svolgono nella vita della Chiesa" (Apcom)

Il Papa accetta le dimissioni di Mons. Marchetto e all'udienza generale spiega il concetto di obbedienza (Izzo)

Il Papa: la Chiesa ha sempre bisogno del “genio femminile” (AsiaNews)

Il Papa all'udienza generale: amare la Chiesa anche se ferita dai peccati dei preti e dei laici. Ai giovani: impegnatevi per la pace nel mondo (R.V.)

Il Papa: la Chiesa ferita dai peccati dei preti e dei laici oggi come al tempo di Ildegarda

Omaggio del Papa alle donne ed in particolare alla "profetessa teutonica"

L’UDIENZA GENERALE, 01.09.2010

L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 sulla Piazza antistante il Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo dove il Santo Padre ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo.
Nel discorso in lingua italiana, il Papa si è soffermato sulla figura di Santa Ildegarda di Bingen. Quindi ha rivolto un saluto in varie lingue ai gruppi di fedeli presenti. L’Udienza si è conclusa con la Benedizione Apostolica impartita dal Santo Padre.


CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

Santa Ildegarda di Bingen [1]

Cari fratelli e sorelle,

nel 1988, in occasione dell’Anno Mariano, il Venerabile Giovanni Paolo II ha scritto una Lettera Apostolica intitolata Mulieris dignitatem, trattando del ruolo prezioso che le donne hanno svolto e svolgono nella vita della Chiesa. “La Chiesa - vi si legge - ringrazia per tutte le manifestazioni del genio femminile apparse nel corso della storia, in mezzo a tutti i popoli e a tutte le nazioni; ringrazia per tutti i carismi che lo Spirito Santo elargisce alle donne nella storia del popolo di Dio, per tutte le vittorie che essa deve alla loro fede, speranza e carità; ringrazia per tutti i frutti di santità femminile” (n. 31).

Anche in quei secoli della storia che noi abitualmente chiamiamo Medioevo, diverse figure femminili spiccano per la santità della vita e la ricchezza dell’insegnamento.

Oggi vorrei iniziare a presentarvi una di esse: santa Ildegarda di Bingen, vissuta in Germania nel XII secolo. Nacque nel 1098 in Renania, a Bermersheim, nei pressi di Alzey, e morì nel 1179, all’età di 81 anni, nonostante la permanente fragilità della sua salute.

Ildegarda apparteneva a una famiglia nobile e numerosa e, fin dalla nascita, venne votata dai suoi genitori al servizio di Dio. A otto anni, per ricevere un’adeguata formazione umana e cristiana, fu affidata alle cure della maestra Giuditta di Spanheim, che si era ritirata in clausura presso il monastero benedettino di san Disibodo. Si andò formando un piccolo monastero femminile di clausura, che seguiva la Regola di san Benedetto. Ildegarda ricevette il velo dal Vescovo Ottone di Bamberga e, nel 1136, alla morte di madre Giuditta, divenuta Superiora della comunità, le consorelle la chiamarono a succederle. Svolse questo compito mettendo a frutto le sue doti di donna colta, spiritualmente elevata e capace di affrontare con competenza gli aspetti organizzativi della vita claustrale. Qualche anno dopo, anche a motivo del numero crescente di giovani donne che bussavano alle porte del monastero, Ildegarda fondò un’altra comunità a Bingen, intitolata a san Ruperto, dove trascorse il resto della vita. Lo stile con cui esercitava il ministero dell’autorità è esemplare per ogni comunità religiosa: esso suscitava una santa emulazione nella pratica del bene, tanto che, come risulta da testimonianze del tempo, la madre e le figlie gareggiavano nello stimarsi e nel servirsi a vicenda.

Già negli anni in cui era superiora del monastero di san Disibodo, Ildegarda aveva iniziato a dettare le visioni mistiche, che riceveva da tempo, al suo consigliere spirituale, il monaco Volmar, e alla sua segretaria, una consorella a cui era molto affezionata, Richardis di Strade.

Come sempre accade nella vita dei veri mistici, anche Ildegarda volle sottomettersi all’autorità di persone sapienti per discernere l’origine delle sue visioni, temendo che esse fossero frutto di illusioni e che non venissero da Dio. Si rivolse perciò alla persona che ai suoi tempi godeva della massima stima nella Chiesa: san Bernardo di Chiaravalle, del quale ho già parlato in alcune Catechesi. Questi tranquillizzò e incoraggiò Ildegarda.

Ma nel 1147 ella ricevette un’altra approvazione importantissima. Il Papa Eugenio III, che presiedeva un sinodo a Treviri, lesse un testo dettato da Ildegarda, presentatogli dall’Arcivescovo Enrico di Magonza. Il Papa autorizzò la mistica a scrivere le sue visioni e a parlare in pubblico. Da quel momento il prestigio spirituale di Ildegarda crebbe sempre di più, tanto che i contemporanei le attribuirono il titolo di “profetessa teutonica”.

È questo, cari amici, il sigillo di un’esperienza autentica dello Spirito Santo, sorgente di ogni carisma: la persona depositaria di doni soprannaturali non se ne vanta mai, non li ostenta e, soprattutto, mostra totale obbedienza all’autorità ecclesiale. Ogni dono distribuito dallo Spirito Santo, infatti, è destinato all’edificazione della Chiesa, e la Chiesa, attraverso i suoi Pastori, ne riconosce l’autenticità.

Parlerò ancora una volta il prossimo mercoledì su questa grande donna “profetessa”, che parla con grande attualità anche oggi a noi, con la sua coraggiosa capacità di discernere i segni dei tempi, con il suo amore per il creato, la sua medicina, la sua poesia, la sua musica, che oggi viene ricostruita, il suo amore per Cristo e per la Sua Chiesa, sofferente anche in quel tempo, ferita anche in quel tempo dai peccati dei preti e dei laici, e tanto più amata come corpo di Cristo.

Così santa Ildegarda parla a noi; ne parleremo ancora il prossimo mercoledì. Grazie per la vostra attenzione.

* * *


Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, alle Piccole Suore Missionarie della Carità e alle Suore di Gesù Buon Pastore, che ricordano quest’anno significative ricorrenze giubilari. Care Sorelle, vi accolgo volentieri ed auspico di cuore che il vostro pellegrinaggio apporti frutti di bene a voi ed alle vostre comunità.

Saluto infine i giovani, i malati e gli sposi novelli. Cari giovani, riprendendo dopo le vacanze le consuete attività quotidiane, diffondete con la vostra testimonianza la luce di Dio in ogni ambiente. Voi, cari malati, trovate sostegno in Gesù, che continua la sua opera di redenzione nella vita di ogni uomo. E voi, cari sposi novelli, attingete all’amore di Cristo, perché anche il vostro sia sempre più saldo e duraturo.

© Copyright 2010 - Libreria Editrice Vaticana

mercoledì 6 novembre 2019

UN MESE FA. Un articolo di Giorgio Nicolini.

Abrogata la festa liturgica della Traslazione miracolosa della Santa Casa di Loreto

(Giorgio Nicolini) Il prof. Giorgio Nicolini, massimo esperto della Santa Casa di Loreto, così commenta la recente decisione vaticana di abrogare la festa liturgica della Traslazione miracolosa della Santa Casa di Loreto.
Voglio esprimere innanzitutto la mia solidarietà al Vescovo di Loreto, mons. Fabio Dal Cin, che, pur da soli due anni nominato delegato pontificio presso il Santuario di Loreto, aveva chiesto ed ottenuto l’indizione del Giubileo Lauretano, per celebrare il centenario della proclamazione della Madonna di Loreto a “Patrona dell’Aviazione”, in ragione del riconoscimento plurisecolare del magistero pontificio dei “voli miracolosi” della stessa Santa Casa. In tal modo si offriva l’opportunità di rivalorizzare non solo l’autenticità della reliquia nazaretana, ma anche e propriamente “la miracolosità” con cui la Santa Casa era pervenuta a Loreto, appunto con “voli miracolosi”, per il cui motivo Benedetto XV nel 1920 emanò il decreto del “patronato” della Madonna di Loreto a riguardo dell’Aviazione.
Un inaspettato e inopinato decreto della Congregazione per il Culto Divino del 7 ottobre 2019 ha inferto perciò un grave “vulnus”, anche pastorale, al Giubileo stesso, prima ancora che esso abbia ad iniziarsi (come previsto nel periodo dall’8 dicembre 2019 al 10 dicembre 2020).
Al fine, pertanto, di far conoscere meglio ai lettori “la questione” della Festa Liturgica in oggetto, ne espongo qui di seguito brevemente la storia.
Il 1° novembre u.s. è stato proclamato pubblicamente l’indizione dell’Anno Giubilare Lauretano per commemorare il centenario della proclamazione della Madonna di Loreto a Patrona dell’Aviazione, in riconoscimento della verità storica dei “voli miracolosi” della Santa Casa. Tale Patronato decretato il 24 marzo 1920 da Benedetto XV era parallelo ad altri assai più importanti decreti pontifici, con i quali da secoli veniva autorizzata e celebrata la memoria liturgica della TRASLAZIONE MIRACOLOSA DELLA SANTA CASA.
Tale festa liturgica è documentato che a livello locale (Loreto e le Marche) era celebrata sin dal XIV secolo, da quando cioè la Santa Casa era “venuta” nelle Marche. La Chiesa, poi, autorizzò la celebrazione di tale festa come proprio di “un miracolo”, quello della Traslazione della Santa Casa per il “ministero angelico”, inserendola ufficialmente nel Martirologio Romano già dal 1669, con un decreto di Clemente IX. Nel 1699 Innocenzo XII approvò espressamente anche la lettura del “trasporto miracoloso” della Santa Casa, con relativa Messa.
Nei primi anni del Novecento, dopo l’attacco del canonico francese Ulisse Chévalier contro la Santa Casa, che fece molto scandalo, prudentemente la Chiesa sospese dal Calendario Romano la citazione della memoria di tale “traslazione miracolosa”, in attesa che il “Collegio di Difesa della Santa Casa” promosso da San Pio X (con circa 50 studiosi di tutto il mondo) confutasse e smascherasse tutte le menzogne dissacratorie propagate da Ulisse Chévalier (e da un altro autore, il barnabita Leopoldo De Feis). La festa tuttavia continuava ad essere autorizzata e celebrata regolarmente a Loreto e nelle Marche, di cui la Madonna di Loreto è Patrona.
Sconfessato lo Chévalier dall’opera degli studiosi del “Collegio di Difesa”, Benedetto XV – prima della proclamazione della Madonna di Loreto a “Patrona dell’Aviazione” – fece ripristinare dalla Sacra Congregazione dei Riti, il 16 aprile 1916, la memoria facoltativa nel martirologio romano della “Traslazione Miracolosa” della Santa Casa. Quindi localmente, ma anche a livello universale (anche se facoltativamente) tutti potevano chiedere di celebrare il 10 dicembre non “la festa della Beata Vergine di Loreto”, bensì la memoria del “Miracolo della Traslazione della Santa Casa”, come tante volte ho spiegato nei miei scritti (cfr. www.lavocecattolica.com) ed esposto in conferenze (cfr. www.telemaria.it): come, cioè, la Chiesa aveva disposto per il 10 dicembre la celebrazione di quello che era l’unico miracolo ufficialmente riconosciuto in una celebrazione liturgica dalla Chiesa; e non si trattava quindi di una semplice memoria o festa della “Beata Vergine di Loreto”.
Ho scritto sopra che “tutti potevano celebrare il 10 dicembre” la memoria del Miracolo della Traslazione della Santa Casa, perché dal prossimo 10 dicembre 2019 non si potrà più celebrare liturgicamente il Miracolo della Traslazione della Santa Casa, ma soltanto si potrà celebrare la memoria della “Beata Vergine di Loreto”, cioè una semplice festa mariana, con il titolo attribuitole di “Beata Vergine di Loreto”, come tante altre feste di un titolo mariano: Beata Vergine del Soccorso, Beata Vergine del Carmelo, Madonna della Mercede, Madonna delle Grazie, ecc., ed ora anche “Madonna di Loreto”.
Dal prossimo 10 dicembre naturalmente chi vuole potrà anche ricordare la tradizione della “traslazione miracolosa” (per chi ancora ci crede, rimanendo fedele alla tradizione): tuttavia tale “dicitura” viene di fatto abrogata, non è più liturgicamente esistente nella celebrazione ufficiale del Calendario Romano. Praticamente questo nuovo Decreto annulla secoli di pronunciamenti pontifici e dichiara implicitamente che tutti i sette secoli precedenti (e comunque ufficialmente dal XVII secolo in poi) tutti i decreti pontifici che riconoscevano e autorizzavano il ricordo delle traslazioni miracolose non valgono più nulla, e lo stesso riconoscimento dell’autenticità della reliquia della Santa Casa – come “la vera Casa di Nazareth” – viene ora del tutto occultata se non apertamente negata.
Leggendo infatti il decreto – firmato purtroppo dal card. Robert Sarah – non vi si trova più nessun accenno alla Santa Casa come “reliquia” né la si identifica con l’autentica “Casa di Nazareth”: vi si parla infatti solo del Santuario che ricorda genericamente l’Incarnazione, nel senso appunto di “un ricordo devozionale”, non come “un fatto storico” avvenuto realmente proprio tra quelle “Tre Pareti” presenti a Loreto nel Santuario, che difatti non vengono mai nominate (d’altra parte si tratterebbe solo di «alcune pietre» aveva scritto papa F recentemente ed erroneamente!…). Anzi, viene persino scritto che le grazie che si sono ottenute nei secoli, dai pellegrini e dai Santi, erano derivate dal fatto che essi si rivolgevano all’effigie della Madonna presente nella Santa Casa, e non per la reliquia in sé.
Agli occhi profani ed ingenui appare una grande concessione l’aver iscritto nel martirologio romano universale la “memoria della Beata Vergine di Loreto”, non sapendo che questa festa vi era già scritta da secoli. Il decreto della Congregazione per il Culto Divino in realtà – con un grande inganno – ha abrogato la festa secolare della “Traslazione Miracolosa”, cambiando la natura stessa della festa, facendola divenire solo “un ricordo mariano devozionale”.
Stupisce che a firmare il Decreto sia stato il cardinale Sarah: ignoranza e buona fede? Ma non conosceva i decreti di tutti i secoli precedenti? E non si rende conto che, abrogandoli, li sconfessava tutti? In realtà questo decreto del 7 ottobre u.s. è l’ultimo atto dissacratore dell’apostasia lauretana iniziatasi nel 1984, ad opera di un libro scritto e diffuso da un autore – il padre Giuseppe Santarelli, direttore della “Congregazione Universale della Santa Casa”, solo recentemente rimosso dal nuovo Vescovo mons. Fabio Dal Cin – che aveva ipotizzato «un trasporto umano» di solo «alcune pietre» della Santa Casa di Nazareth, negando quindi sia l’integralità della stessa reliquia come i miracoli delle traslazioni.
Vi è ora solo la speranza che un nuovo “Benedetto XV” (come nel 1916) abroghi in futuro a sua volta questo assurdo, e venga ripristinata liturgicamente la memoria della TRASLAZIONE MIRACOLOSA e non solo e semplicemente la memoria della BEATA VERGINE DI LORETO! 
SALUS NOSTRA 
IN MANU TUA EST, MARIA!