venerdì 4 ottobre 2019

AUGURI AUGURI AUGURI

AUGURI!
a tutti i Figli e seguaci
del Poverello d’Assisi
ASCOLTATE ME
ASCOLTATE LA VOCE DEL PADRE VOSTRO:
Promettemmo cose grandi:
Ce ne sono promesse di maggiori.
Osserviamo quelle:
Sospiriamo a queste.
Il piacere è breve:
La pena è perpetua.
Il patire è poco:
La gloria è infinita.
Molti sono i chiamati:
Pochi sono gli eletti.
TUTTI avranno la retribuzione.

“FRATELLI, mentre abbiamo tempo, operiamo il bene” (Galati 6, 10)

*

DEUS MEUS et OMNIA!  *  MIO DIO MIO TUTTO!

San Francesco sperimenta la Povertà


CAPITOLO III da Leggendadeitrecompagni
COME IL SIGNORE VISITO' PER LA PRIMA VOLTA
II CUORE DI FRANCESCO CON DOLCEZZA MIRABILE,
IN VIRTU'' DELLA QUALE
EGLI COMINCIO' A PROGREDIRE SPIRITUALMENTE
NEL SUPERAMENTO DI SÉ E DI OGNI VANITA',
NELLA ORAZIONE, L' ELEMOSINA E L' AMORE ALLA POVERTA'


1402 7. Tornato che fu dunque ad Assisi, dopo alcuni giorni, i suoi amici lo elessero una
sera loro signore, perché organizzasse il trattenimento a suo piacere. Egli fece allestire,
come tante altre volte, una cena sontuosa.
 Terminato il banchetto, uscirono da casa. Gli amici gli camminavano innanzi; lui,
tenendo in mano una specie di scettro, veniva per ultimo, ma invece di cantare, era assorto
nelle sue riflessioni.
 D'improvviso, il Signore lo visitò, e n'ebbe il cuore riboccante di tanta dolcezza, che
non poteva muoversi né parlare, non percependo se non quella soavità, che lo estraniava
da ogni sensazione, così che (come poi ebbe a confidare lui stesso) non avrebbe potuto
muoversi da quel posto, anche se lo avessero fatto a pezzi.

 Gli amici, voltandosi e scorgendolo rimasto così lontano, lo raggiunsero e restarono
trasecolati nel vederlo mutato quasi in un altro uomo. Lo interrogarono: “A cosa stavi
pensando, che non ci hai seguiti? Almanaccavi forse di prender moglie?”. Rispose con
slancio: “E' vero. Stavo sognando di prendermi in sposa la ragazza più nobile, ricca e bella
che mai abbiate visto”. I compagni si misero a ridere. Francesco disse questo non di sua
iniziativa ma ispirato da Dio. E in verità la sua sposa fu la vita religiosa, resa più nobile e
ricca e bella dalla povertà. 


1403 8. E da quell'ora smise di adorare se stesso, e persero via via di fascino le cose che
prima amava. Il mutamento però non era totale, perché il suo cuore restava ancora
attaccato alle suggestioni mondane.
 Ma svincolandosi man mano dalla superficialità, si appassionava a custodire Cristo
nell'intimo del cuore, e nascondendo allo sguardo degli illusi la perla evangelica, che
intendeva acquistare a prezzo di ogni suo avere, spesso e quasi ogni giorno s'immergeva
segretamente nell'orazione. Vi si sentiva attirato dall'irrompere di quella misteriosa
dolcezza che, penetrandogli sovente nell'anima, lo sospingeva alla preghiera perfino
quando stava in piazza o in altri luoghi pubblici.

 Aveva sempre beneficato i bisognosi, ma da quel momento si propose fermamente di
non rifiutare mai l'elemosina al povero che la chiedesse per amore di Dio, e anzi di fare
largizioni spontanee e generose. A ogni misero che gli domandasse la carità, quando
Francesco era fuori casa, provvedeva con denaro; se ne era sprovvisto, gli regalava il
cappello o la cintura, pur di non rimandarlo a mani vuote. O essendo privo di questi, si
ritirava in disparte, si toglieva la camicia e la faceva avere di nascosto all'indigente,.
pregandolo di prenderla per amore di Dio. Comperava utensili di cui abbisognano le
chiese e segretamente li donava ai sacerdoti poveri.


1404 9. In assenza del padre, quando Francesco rimaneva in casa, anche se prendeva i
pasti solo con la madre, riempiva la mensa di pani, come se apparecchiasse per tutta la
famiglia. La madre lo interrogava perché mai ammucchiasse tutti quei pani, e lui
rispondeva ch'era per fare elemosina ai poveri, poiché aveva deciso di dare aiuto a
chiunque chiedesse per amore di Dio. E la madre, che lo amava con più tenerezza che gli
altri figli, non si intrometteva, pur interessandosi a quanto egli veniva facendo e
provandone stupore in cuor suo.
 In precedenza ci teneva a riunirsi alla brigata degli amici, quando lo invitavano, e
amava tanto le compagnie, che si levava da tavola appena preso un boccone, lasciando i
genitori contristati per la sua partenza inconsulta. Adesso invece non aveva cuore che per i
poveri: amava vederli e ascoltarli per distribuire aiuti generosi.


1405 10. La grazia divina lo aveva profondamente cambiato. Pur non indossando un abito
religioso, bramava trovarsi sconosciuto in qualche città, dove barattare i suoi abiti con gli
stracci di un mendicante e provare lui stesso a chiedere l'elemosina per amore di Dio.
1406 Avvenne in quel torno di tempo che Francesco si recasse a Roma in pellegrinaggio.
Entrato nella basilica di San Pietro, notò la spilorceria di alcuni offerenti, e disse fra sé: “Il
principe degli Apostoli deve essere onorato con splendidezza, mentre questi taccagni non
lasciano che offerte striminzite in questa basilica, dove riposa il suo corpo”. E in uno scatto
di fervore, mise mano alla borsa, la estrasse piena di monete di argento che, gettate oltre la
grata dello altare, fecero un tintinnio così vivace, da rendere attoniti tutti gli astanti per
quella generosità così magnifica.

 Uscito, si fermò davanti alle porte della basilica, dove stavano molti poveri a
mendicare, scambiò di nascosto i suoi vestiti con quelli di un accattone. E sulla gradinata
della chiesa, in mezzo agli altri mendichi, chiedeva l'elemosina in lingua francese. Infatti,
parlava molto volentieri questa lingua, sebbene non la possedesse bene.
 Si levò poi quei panni miserabili, rindossò i propri e fece ritorno ad Assisi. Insisteva
nella preghiera, affinché il Signore gl'indicasse la sua vocazione. A nessuno però confidava 
il suo segreto né si avvaleva dei consigli di alcuno, fuorché di Dio solo e talvolta del
vescovo di Assisi. In quel tempo nessuno, in effetti, seguiva la vera povertà, che Francesco
desiderava sopra ogni altra cosa al mondo, appassionandosi a vivere e morire in essa. 

https://www.assisiofm.it/uploads/219-Leggenda%20dei%20tre%20compagni.pdf

ORA PRO NOBIS BEATE PATER NOSTER FRANCISCE

giovedì 3 ottobre 2019

Maria Santissima, Regina degli Angeli + UNA BELLISSIMA NOVITA' su san Francesco d'Assisi


Risultati immagini per santa maria degli angeli/regina degli angeli


REGINA ANGELORUM
ORA PRO NOBIS
"La Mamma celeste ti basti per tutto!
Non cercare altro:
Maria è alimento e sostegno, 
luce e dolcezza, 
conforto e benedizione".
(Madre Candida dell’Eucaristia)




 NOVITA'





Miserias experiri - il docu-film che mostra il manoscritto sulla vita di San Francesco




AMDG et DVM


mercoledì 2 ottobre 2019

3 ottobre 1226

IL TRANSITO 
del Serafico Padre San Francesco



 LEZIONE I

1384 L'uomo di Dio ormai era confitto con Cristo sulla croce, con la carne e con lo spirito, e perciò non solo
veniva elevato in Dio dall'incendio dell'amore serafico, ma si sentiva anche trafitto dal fervore dello zelo per
le anime, e insieme con il suo crocifisso Signore sentiva la sete di salvare tutti quelli che si devono salvare.
 E, siccome non poteva camminare a causa dei chiodi sporgenti sui piedi, faceva portare attorno per
città e paesi quel suo corpo mezzo morto. Così, quale secondo Angelo che sale dal luogo dove sorge il sole,
egli voleva infiammare il cuore dei servi di Dio con una divina fiamma di fuoco: dirigerli sulla via della pace e
segnare col sigillo del Dio vivo la loro fronte. Ardeva anche d'un gran desiderio di ritornare a quella sua
umiltà degli inizi, per servire, come da principio, ai lebbrosi e per richiamare al primitivo servizio il corpo
ormai consumato dalla fatica.




LEZIONE II 

1385 Si proponeva di fare grandi imprese, con Cristo come condottiero, e, mentre le membra si
sfasciavano, forte e fervido nello spirito, sognava di rinnovare il combattimento e di trionfare sul nemico.
 Ma, certo perché crescesse il cumulo dei suoi meriti per quella pazienza perfetta che porta
veramente tutti i meriti a compimento, il piccolino di Cristo incominciò ad essere colpito da varie malattie.
Erano così gravi che in ognuna delle membra eran diffuse sofferenze e dolori, la carne era ormai consumata
e sulle ossa ormai rimaneva soltanto la pelle.
 Pressato dalle aspre sofferenze del corpo, quelle penose angosce non le chiamava pene, ma sorelle
sue e, nella lieta sopportazione delle stesse, innalzava al Signore grandi lodi e ringraziamenti: ai frati che lo
assistevano sembrava quasi di avere sotto gli occhi un altro Paolo, a causa di quel gloriarsi gioioso ed umile
nelle infermità, e di vedere un altro Giobbe, a causa di quella vigoria e imperturbabilità d'animo.




LEZIONE III

1386 Egli, del resto, aveva conosciuto molto tempo prima il momento del suo transito. Quando il giorno
della morte fu imminente, disse ai frati che presto doveva deporre il tabernacolo del proprio corpo, come gli
era stato mostrato da Cristo .
 Erano passati due anni dall'impressione delle stimmate e vent'anni dalla sua conversione. Egli chiese
che lo portassero a Santa Maria della Porziuncola: voleva pagare il suo debito alla morte e avviarsi al premio
della ricompensa eterna, proprio là dove, ad opera della Vergine Madre di Dio, aveva concepito lo spirito di
perfezione e di grazia. Condotto al luogo predetto, per mostrare con l'autenticità dell'esempio che nulla egli
aveva in comune col mondo, durante quella malattia che mise fine a ogni infermità, si pose tutto nudo sulla
terra: voleva, in quell'ora estrema, lottare nudo con il nemico nudo.
 Giacendo, così denudato, nella polvere della terra, I'atleta di Cristo con la mano sinistra ricoprì la
ferita del fianco destro, che non si vedesse, e, levata al cielo, secondo il suo solito, la serena faccia, tutto
teso a quella gloria, incominciò a magnificare l'Altissimo, perché--sciolto da tutto--liberamente ormai stava per passare a Lui.


LEZIONE IV

1387 Finalmente, quando sovrastava ormai l'ora del suo trapasso, fece venire a sé tutti i frati che
dimoravano nel luogo e, consolandoli della sua morte con parole carezzevoli, li esortò con affetto paterno all'amore di Dio.
 Inoltre lasciò loro in testamento, per diritto di successione, il possedimento della povertà e della pace
e li ammonì premurosamente a tenersi fissi alle realtà eterne e a premunirsi contro i pericoli di questo
mondo; li indusse, con le parole più efficaci che poté, a seguire perfettamente le orme di Gesù crocifisso.
 E mentre i figli stavano tutt'intorno a lui, il patriarca dei poveri, con gli occhi ormai offuscati, non per
la vecchiaia ma per le lacrime, I'uomo santo, quasi cieco e ormai prossimo a morire, incrociò le braccia e
stese su di loro le mani in forma di croce (aveva sempre amato questo gesto) e benedisse tutti i frati,
presenti e assenti, nella potenza e nel nome del Crocifisso.



LEZIONE V

1388 Chiese, poi, che gli venisse letto il Vangelo secondo Giovanni, a incominciare dal versetto: Prima del
giorno della Pasqua: voleva sentire in esso la voce del Diletto che bussava, dal quale lo divideva ormai
soltanto la parete della carne. Finalmente, siccome si erano compiuti in lui tutti i misteri, pregando e
salmeggiando l'uomo beato s'addormentò nel Signore. E quell'anima santissima, sciolta dalla carne, venne
sommersa nell'abisso della chiarità eterna.
 In quello stesso momento uno dei suoi frati e discepoli veramente famoso per la sua santità, vide
quell'anima beata salire direttamente in cielo: aveva la forma di una stella fulgentissima, e una nuvoletta
candida la sollevava al di sopra di molte acque: quell'anima, fulgida per il candore della coscienza e
risplendente di meriti, veniva portata in alto dalla sovrabbondanza della grazia e delle virtù deiformi; perciò
non si poteva, per lei, neppure un poco, ritardare la visione della luce celeste e della gloria.


LEZIONE VI 

1389 Così pure: I'allora ministro dei frati nella Terra di Lavoro, che si chiamava Agostino, uomo caro a Dio,
si trovava in punto di morte. Pur avendo perso ormai da tempo la parola, improvvisamente esclamò, in
modo che tutti i presenti lo sentirono: « Aspettami, Padre, aspetta! Ecco: sto già venendo con te! ».
 Siccome i frati chiedevano, stupiti, a chi stava parlando in quella maniera, egli affermò di vedere il
beato Francesco che stava andando in cielo; e subito, detto questo, anche lui felicemente spirò.
1390 Nella medesima circostanza, il vescovo d'Assisi si trovava al santuario di San Michele sul monte
Gargano: il beato Francesco gli apparve, tutto lieto, nel momento del suo transito e gli disse che stava
lasciando il mondo per passare gioiosamente in cielo. Al mattino, il vescovo, alzatosi, raccontò ai compagni
quanto aveva visto e, ritornato ad Assisi indagò sollecitamente e riscontrò con certezza che il beato Padre
era uscito da questa vita nel momento in cui glielo aveva notificato per visione.



LEZIONE VII

1391 L'immensa bontà del cielo si è degnata, poi, di mostrare con molti prodigi e miracoli, anche dopo la
sua morte, quanto sia stata eccelsa la santità di quest'uomo preclaro.
 Per l'invocazione di lui e per i suoi meriti, la onnipotente virtù di Dio restituì la vista ai ciechi, I'udito
ai sordi, la parola ai muti, la giusta andatura agli zoppi, la sensibilità e il moto ai paralitici; inoltre ridonò la
piena efficienza fisica alle membra paralizzate, rattrappite e rotte; potentemente sottrasse dal carcere i
rinchiusi, ai naufraghi concesse il porto della salvezza, un parto felice alle gestanti in pericolo, e cacciò i
demoni dal corpo degli ossessi, finalmente restituì a mondezza e salute chi era afflitto da perdite di sangue e
da lebbra, integrità perfetta a chi era stato mortalmente ferito e, cosa maggiore di tutte, i morti alla vita.




LEZIONE VIII

1392 Continuano, per opera sua, in grande abbondanza, nelle varie parti del mondo, i benefici di Dio, come
ho provato anch'io, che ho descritto i fatti antecedenti, per esperienza diretta, in me stesso.
 Mia madre, infatti, quando io ero ancora fanciullino, fece voto per me a san Francesco, perché ero
malato molto gravemente: ed io fui strappato dalle fauci stesse della morte e restituito, sano e salvo, nel
vigore della vita.
 Siccome ho ben vivo questo fatto nella memoria, ora lo proclamo e ne do testimonianza veritiera:
non voglio essere rimproverato come ingrato, se taccio un beneficio così grande.
 <Accetta, dunque, o padre beato, il mio ringraziamento, per quanto scarno e inadeguato ai tuoi meriti
e ai tuoi benefici, e, accogliendo i nostri desideri, scusa le nostre colpe; libera i tuoi fedeli devoti dai mali
presenti e fa che raggiungano i beni sempiterni>.



LEZIONE IX

1393 Concludiamo il discorso con una specie di ricapitolazione sommaria .
 Chiunque ha letto fino in fondo le pagine precedenti, rifletta su questa considerazione conclusiva: 
*la conversione avvenuta in modo ammirabile, 
*l'efficacia nel proclamare la Parola di Dio, 
*il privilegio delle virtù sublimi, 
*lo spirito di profezia unito alla penetrazione delle Scritture, *l'obbedienza da parte delle creature prive di ragione, 
*l'impressione delle sacre stimmate e 
*il celebre transito da questo mondo al cielo, 
sono, in Francesco, 
sette luminose testimonianze che dimostrano e garantiscono a tutto il mondo che egli, preclaro araldo di Cristo, porta in se stesso il sigillo del Dio vivente e, perciò, è degno di venerazione per la missione ricevuta, ci propone una dottrina autentica, è ammirevole nella santità.

Con sicurezza, dunque, seguano Lui coloro che escono dall'Egitto: le acque del mare verranno divise dal bastone della croce di Cristo; essi passeranno il deserto e, attraversato il Giordano della vita mortale, per la meravigliosa potenza della Croce stessa, entreranno nella terra promessa dei viventi .
 Là, per i buoni uffici del beato padre, ci introduca Gesù, inclito salvatore e nostra guida.
A Lui, in Trinità perfetta con il Padre e con lo Spirito Santo, ogni lode, onore e gloria nei secoli dei secoli.
Amen. 
"Salve, sancte Pater, Patriae Lux, Forma minorum, Virtutis speculum,
Recti Via, Regula morum, carnis ab exilio, Duc nos ad Regna polorum"
ORA PRO NOBIS PATER NOSTER FRANCISCE
UT DIGNI EFFICIAMUR PROMISSIONIBUS CHRISTI

AMDG et DVM

Se proponía - teniendo a Cristo de guía - realizar cosas grandes



El tránsito de san Francisco de Asìs el 3.10.1226 

7.1 Clavado ya a la cruz, juntamente con Cristo, tanto en su carne como en su espíritu, el varón de Dios
no sólo se elevaba a Dios por el incendio del amor seráfico, sino que, atravesado su corazón por un
ferviente celo de las almas, a una con el Señor crucificado anhelaba la salvación de todos los que han de
salvarse. Y, no pudiendo caminar a causa de los clavos que sobresalían en la planta de sus pies, se hacía
llevar su cuerpo medio muerto a través de las ciudades y aldeas para que - como aquel otro ángel que
subía del oriente - encendiera en la llama del fuego divino los corazones de los siervos de Dios, para
dirigir sus pasos por el camino de la paz y marcar sus frentes con el sello de Dios vivo. Se abrasaba
también en el ardiente deseo de volver a la humildad de los primeros tiempos, dispuesto a servir - como al
principio - a los leprosos y a someter a la servidumbre de antes su cuerpo, desgastado ya por el trabajo y
sufrimiento.




7.2 Se proponía - teniendo a Cristo de guía - realizar cosas grandes, y, aunque sumamente débil en su
cuerpo, pero vigoroso y férvido en e1 espíritu, soñaba con nuevas batallas y nuevos triunfos sobre el
enemigo. Y, en verdad, para que en el pequeñuelo de Cristo se acrecentase el cúmulo de méritos que
tienen su real consumación en la perfecta paciencia, comenzó a sufrir tantos y tan graves enfermedades,
que se extendieron las dolorosas molestias a cada uno de los miembros de su cuerpo, y, consumidas ya
sus carnes, parecía como si solo le quedara la piel adherida los huesos.

7.2 Y, a pesar de verse atormentado con tan acerbos dolores, decía que aquellas sensibles angustias no
eran penas, sino hermanas suyas, y, sobrellevándolas alegremente, dirigía tan ardientes alabanzas y
acciones de gracias a Dios, que a los hermanos que le asistían les parecía ver a otro Pablo, en su gozoso y
humilde gloriarse ante 1a debilidad, o a un nuevo Job, en el imperturbable vigor de su ánimo.



7.3 El Santo tuvo, con mucha antelación, conocimiento de la hora de su muerte, y, estando cercano el día
de su tránsito, comunicó a sus hermanos que pronto iba a abandonar la tienda de su cuerpo, según se lo
había manifestado el mismo Cristo. Así, pues, dos años después de la impresión de las sagradas llagas, es
decir, al vigésimo año de su conversión, pidió ser trasladado a Santa María de la Porciúncula, para que
allí donde por mediación de la Virgen madre de Dios había concebido el espíritu de perfección y de
gracia, en el mismo lugar - rindiendo tributo a la muerte - llegase al premio de la eterna retribución.



7.3 Conducido, pues, a dicho lugar y para demostrar con un ejemplo de verdad que nada tenía él de
común con el mundo, en medio de aquella enfermedad tan grave que dio término a todas sus dolencias, se
postró totalmente desnudo sobre la desnuda tierra, dispuesto en este trance supremo - en que el enemigo
podía aún desfogar sus iras - a luchar desnudo con el desnudo. Tendido así en tierra y desnudado como
atleta en la arena, cubrió con la mano izquierda la herida del costado derecho para que no fuera vista,
elevó en la forma acostumbrada su sereno rostro al cielo y, fijando toda su atención en la gloria, comenzó
a bendecir al Altísimo, porque, desembarazado de todas las cosas, podía ya libremente sumergirse en El.



7.4 Acercándose ya, por fin, el momento de su tránsito, hizo llamar a su presencia a todos los hermanos
que estaban en el lugar y, tratando de suavizar con palabras de consuelo el dolor que sentían ante su
muerte, los exhortó con paterno afecto a amar a Dios. Además les dejó, como legado y herencia, la
posesión de la pobreza y de la paz, les recomendó encarecidamente que aspiraran a los bienes eternos
precaviéndose de los peligros de este mundo, y con toda la fuerza persuasiva de que fue capaz, los indujo
a seguir perfectamente las hullas de Jesús crucificado.

7.4 Sentados los hijos en torno al patriarca de los pobres, cuya vista se había ya debilitado no por la
vejez, sino por las lágrimas, el santo varón - medio ciego y próximo ya a la muerte - extendió las manos
sobre ellos, teniendo los brazos en forma de cruz por el amor que siempre había profesado a esta señal, y
bendijo, en virtud y en el nombre del crucificado, a todos los hermanos, tanto presentes como ausentes.



7.5 A continuación pidió que se le leyera el pasaje del evangelio según San Juan que comienza así: Antes
de la fiesta de pascua, para escuchar en esa palabra la voz de su amado que lo llamaba, de quien tan sólo
le separaba la débil pared de la carne. Por fin, cumplidos en él todos los misterios, orando y cantando
salmos, se durmió en el Señor este afortunado varón, y su alma santísima - liberada ya de las ataduras de
la carne - se sumergió en el abismo de la claridad eterna.

7.5 En aquel mismo momento, un hermano y discípulo suyo, varón insigne por su santidad, vio subir
derecha al cielo aquella dichosa alma bajo la forma de una estrella fulgentísima, transportada hacia arriba
por una blanca nubecilla sobre un mar de agua. Efectivamente, aquella alma - brillante por el candor de su
conciencia y la prerrogativa de sus virtudes - se remontaba a lo alto con tal empuje por la afluencia de gracias y de virtudes conformantes con Dios, que no se le podía retardar ni siquiera un momento la visión de la luz y de la gloria celestes.



7.6 Asimismo, el ministro a la sazón de los hermanos en la Tierra de Labor, de nombre Agustín, varón
amado de Dios, que se encontraba a las puertas de la muerte y que tiempo atrás había perdido el habla, de
pronto exclamó de forma que le oyeran que estaban presentes: Espérame, Padre que ya voy contigo. Al
preguntarle admirados los hermanos a quién hablaba así, aseguró que veía ir al cielo al bienaventurado
Francisco y nada más decir estas palabras, él mismo también descansó felizmente en paz.


7.6 En aquel mismo tiempo, el obispo de Asís había ido en peregrinación al santuario de San Miguel, sito
en el monte Gargano. Estando allí, se le apareció, lleno de júbilo, el bienaventurado Francisco a la hora
misma de su tránsito, y le dijo que dejaba, mundo y que se iba muy contento al cielo. Al levantarse a la
mañana siguiente, el obispo refirió a los compañeros la visión que había tenido, y, vuelto a Asís,
comprobó con toda certeza - tras una cuidadosa investigación - que a la misma hora en que se le presentó
dicha visión había emigrado de este mundo el bienaventurado Padre.

7.7 Cuán eximia fuera la santidad de este preclaro varón de Dios - en su inmensa bondad - se dignó darlo
a conocer mediante muchos y estupendos milagros realizados también después de su tránsito. En efecto, a
su invocación y por sus méritos la fuerza todopoderosa de Dios, otorgó vista a los ciegos, oído a los
sordos, la palabra a los mudos, el andar a los cojos, el sentido y movimiento a los paralíticos; restituyó
una completa salud a lo miembros áridos, contraídos y rotos, libertó a los encarcelados condujo a puerto
de salvación a los náufragos, facilitó el alumbramiento a las que peligraban en el momento del parto,
ahuyento los demonios de los cuerpos posesos; finalmente, concedió limpieza y sanidad a los que
padecían flujo de sangre y a los leprosos, hizo recobrar el perfecto estado de salud a los mortalmente
heridos y, lo que todavía es mucho más prodigioso que todo eso, devolvió la vida a muertos.

7.8 Innumerables son también los beneficios de Dios que por su intercesión no cesan de derramarse a
raudales en diversas partes del mundo; yo mismo, que he descrito todo lo anterior, lo he comprobado por
propia experiencia en mi persona. Pues, estando muy gravemente enfermo cuando aún era niño pequeño,
mi madre hizo una promesa en favor mío al bienaventurado padre Francisco, y me libré de las fauces de
la muerte, quedando completamente restablecido. Y, conservando un vivo recuerdo de ello, ahora lo
confieso sincera y abiertamente, no sea que, silenciando tamaño beneficio, se me tache de crimen de
ingratitud.

7.8 Recibe, pues, Padre bienaventurado - aunque pobres y por mucho inferiores a tus méritos y beneficios -, nuestras acciones de gracias, y, cuando acojas nuestros votos, excusa nuestras culpas y ruega para que tus fieles devotos se vean libres de los males presentes y lleguen a los bienes eternos.


7.9 Para concluir el tema con un epílogo que sea como una recapitulación de todo lo anteriormente
escrito: quienquiera haya leído estas reflexiones, considere finalmente que *la conversión del
bienaventurado Francisco, acaecida de modo maravilloso; *su eficacia en la predicación de la palabra
divina, *la prerrogativa de sus excelsas virtudes, *su espíritu de profecía, unido a la inteligencia de las
Escrituras; *la obediencia de las criaturas irracionales, *la impresión de las sagradas llagas y *su glorioso
tránsito de este mundo al cielo son como siete testimonios que muestran y confirman claramente ante el mundo entero que Francisco - como preclaro heraldo de Cristo, que lleva en sí mismo el sello de Dios vivo - es digno de veneración por su ministerio, auténtico en doctrina y admirable por su santidad.


7.9 Que le sigan, pues, seguros quienes salen de Egipto, porque, dividido el mar con el báculo de la cruz de Cristo, atravesarán el desierto, pasando el Jordán de la mortalidad, para entrar - gracias al prodigioso poder de la misma cruz - en la tierra prometida de los vivientes, donde se digne introducirnos, por los sufragios del bienaventurado Padre, el ínclito salvador y guía Jesús, a quien con el Padre y el Espíritu Santo en trinidad perfecta sea dada toda alabanza, honor y gloria por los siglos de los siglos Amén.
https://www.castillodelmonoosorio.com/salones/imagenes_salones/documentos/leyenda_menor.pdf



AMDG et DVM