giovedì 11 luglio 2019

Valore e storia della conchiglia




LA CONCHIGLIA


Standard
Le conchiglie sono oggetti amati quasi da tutti, sparse sulle spiagge, come gioielli di mare che da sempre bambini e adulti raccolgono. Pochi sanno, tuttavia, che per gran parte della storia, le conchiglie ebbero un ruolo fondamentale per l’uomo, vennero utilizzate in tutti i campi, dai soldi all’arte. Gli uomini primitivi dell’età della pietra utilizzavano le conchiglie per decorare i loro gioielli, case e barche. In molti paesi tropicali, le tribù utilizzavano le conchiglie come moneta di scambio. Gli Inca seppellivano delle conchiglie con i loro morti. Nel corso della storia, architetti e artisti incorporarono nelle loro opere svariati simbolismi tra cui appunto la conchiglia. Tra le rovine a Pompei, vennero trovate conchiglie usate per decorare le statue delle divinità.
shell_conchiglie
Il risultato di queste antiche usanze fu che le conchiglie vennero assorbite nel nostro inconscio collettivo come simbolo positivo.
Nei miti greci e romani le conchiglie erano un simbolo di prosperità, di rinascita e, se associate al mare, indicavano la fonte della fertilità. Tutti proveniamo dal mare, la conchiglia divenne così simbolo del grembo materno e della nascita della dea Venere o Afrodite.
Per questo motivo, la conchiglia rappresentò la divinità femminile nel culto pagano, e venne associata all’amore, alla nascita, alla riproduzione.
Nella mitologia romana si dice che, Venere, la dea dell’amore e della fertilità, venne creata dalla schiuma portata a riva sulla cima di una conchiglia. Molti dipinti rappresentanti la Venere raffigurano quindi una conchiglia per identificarla. Un esempio classico è “La Nascita di Venere” del Botticelli.
SHELL 2
L’antico popolo di Pompei, adornava le figure sacre con delle conchiglie.

La conchiglia è legata al famoso Cammino di San Giacomo (anche conosciuto come “Il cammino di Santiago”), uno dei pellegrinaggi cristiani più importanti in epoca medievale, insieme a Roma e Gerusalemme.
“La conchiglia è il simbolo tradizionale di Giacomo, figlio di Zebedeo, ed è popolare tra i pellegrini lungo il Cammino di San Giacomo verso il santuario dell’apostolo, a Santiago de Compostela in Spagna. I cristiani medievali che intraprendevano il pellegrinaggio al suo santuario indossavano spesso il simbolo della conchiglia nei cappelli o nei vestiti .. “
 simboli-occulti-nei-loghi-corporativi-pt1-L-9KeuAR
Conchiglie, simbolo del pellegrinaggio alla Cattedrale di Santiago de Compostela in Galizia, Spagna nordoccidentale.
Pochi sanno che il Cammino di San Giacomo venne costruito sulle rovine di un percorso sacro, molto più antico. Il pellegrinaggio serviva per favorire la fertilità e veniva percorso dalle giovani coppie che desideravano avere un figlio. Fedele al suo antico significato, si narra che i pellegrini portassero con se una conchiglia. I cristiani continuarono questa tradizione in parte, ma dedicarono il percorso a San Giacomo.
Il simbolo pagano della conchiglia è dunque incastonato nell’inconscio collettivo. Ha sempre avuto delle connotazioni positive, proprio come il prossimo simbolo che andremo ad analizzare, il diamante/rombo.

https://jaenjacobea.es/3746-2/   

https://www.arpae.it/cms3/documenti/_cerca_doc/mare/progetto_mare/conchiglie.htm


AMDG et DVM

mercoledì 10 luglio 2019

Tempo di impegno nel mondo per i cristiani

Articolo del Santo Padre per il "Financial Times" (Tempo di impegno nel mondo per i cristiani). Traduzione in italiano


ARTICLE BY THE HOLY FATHER BENEDICT XVI IN THE FINANCIAL TIMES "A TIME FOR CHRISTIANS TO ENGAGE WITH THE WORLD", 20.12.2012

L’articolo del Papa per il "Financial Times" (20 dicembre 2012) nasce da una richiesta venuta dalla redazione del "Financial Times" stesso, che, prendendo spunto dalla pubblicazione dell’ultimo libro del Papa sull’infanzia di Gesù, ha chiesto un suo commento in occasione del Natale.

Nonostante si trattasse di una richiesta insolita, il Santo Padre ha accettato con disponibilità.
Forse è giusto ricordare la disponibilità con cui il Papa aveva risposto anche in passato ad alcune richieste fuori del comune, ad esempio la richiesta di intervento alla BBC, proprio in occasione del Natale alcuni mesi dopo il viaggio nel Regno Unito, o la richiesta di intervista televisiva per il programma "A sua immagine" della RAI, rispondendo a domande in occasione del Venerdì Santo.
Si è trattato anche allora di occasioni per parlare di Gesù e del suo messaggio ad un ampio uditorio, nei momenti salienti dell’anno liturgico cristiano.


Tempo di impegno nel mondo per i cristiani

"Rendi a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio" fu la risposta di Gesù quando gli fu chiesto ciò che pensava sul pagamento delle tasse. Quelli che lo interrogavano, ovviamente, volevano tendergli una trappola. Volevano costringerlo a prendere posizione nel dibattito politico infuocato sulla dominazione romana nella terra di Israele. E tuttavia c’era in gioco ancora di più: se Gesù era realmente il Messia atteso, allora sicuramente si sarebbe opposto ai dominatori romani. Pertanto la domanda era calcolata per smascherarlo o come una minaccia per il regime o come un impostore.



La risposta di Gesù porta abilmente la questione ad un livello superiore, mettendo con finezza in guardia nei confronti sia della politicizzazione della religione sia della deificazione del potere temporale, come pure dell’instancabile ricerca della ricchezza. I suoi ascoltatori dovevano capire che il Messia non era Cesare, e che Cesare non era Dio. Il regno che Gesù veniva ad instaurare era di una dimensione assolutamente superiore. Come rispose a Ponzio Pilato: "Il mio regno non è di questo mondo".



I racconti di Natale del Nuovo Testamento hanno lo scopo di esprimere un messaggio simile. Gesù nacque durante un "censimento del mondo intero", voluto da Cesare Augusto, l’imperatore famoso per aver portato la Pax Romana in tutte le terre sottoposte al dominio romano. Eppure questo bambino, nato in un oscuro e distante angolo dell’impero, stava per offrire al mondo una pace molto più grande, veramente universale nei suoi scopi e trascendente ogni limite di spazio e di tempo.



Gesù ci viene presentato come erede del re Davide, ma la liberazione che egli portò alla propria gente non riguardava il tenere a bada eserciti nemici; si trattava, invece, di vincere per sempre il peccato e la morte.



La nascita di Cristo ci sfida a ripensare le nostre priorità, i nostri valori, il nostro stesso modo di vivere. E mentre il Natale è senza dubbio un tempo di gioia grande, è anche un’occasione di profonda riflessione, anzi un esame di coscienza. Alla fine di un anno che ha significato privazioni economiche per molti, che cosa possiamo apprendere dall’umiltà, dalla povertà, dalla semplicità della scena del presepe?



Il Natale può essere il tempo nel quale impariamo a leggere il Vangelo, a conoscere Gesù non soltanto come il Bimbo della mangiatoia, ma come colui nel quale riconosciamo il Dio fatto Uomo.



E’ nel Vangelo che i cristiani trovano ispirazione per la vita quotidiana e per il loro coinvolgimento negli affari del mondo – sia che ciò avvenga nel Parlamento o nella Borsa. I cristiani non dovrebbero sfuggire il mondo; al contrario, dovrebbero impegnarsi in esso. Ma il loro coinvolgimento nella politica e nell’economia dovrebbe trascendere ogni forma di ideologia.



I cristiani combattono la povertà perché riconoscono la dignità suprema di ogni essere umano, creato a immagine di Dio e destinato alla vita eterna. I cristiani operano per una condivisione equa delle risorse della terra perché sono convinti che, quali amministratori della creazione di Dio, noi abbiamo il dovere di prendersi cura dei più deboli e dei più vulnerabili. I cristiani si oppongono all’avidità e allo sfruttamento nel convincimento che la generosità e un amore dimentico di sé, insegnati e vissuti da Gesù di Nazareth, sono la via che conduce alla pienezza della vita. La fede cristiana nel destino trascendente di ogni essere umano implica l’urgenza del compito di promuovere la pace e la giustizia per tutti.



Poiché tali fini vengono condivisi da molti, è possibile una grande e fruttuosa collaborazione fra i cristiani e gli altri. E tuttavia i cristiani danno a Cesare soltanto quello che è di Cesare, ma non ciò che appartiene a Dio. Talvolta lungo la storia i cristiani non hanno potuto accondiscendere alle richieste fatte da Cesare. Dal culto dell’imperatore dell’antica Roma ai regimi totalitari del secolo appena trascorso, Cesare ha cercato di prendere il posto di Dio. Quando i cristiani rifiutano di inchinarsi davanti ai falsi dèi proposti nei nostri tempi non è perché hanno una visione antiquata del mondo. Al contrario, ciò avviene perché sono liberi dai legami dell’ideologia e animati da una visione così nobile del destino umano, che non possono accettare compromessi con nulla che lo possa insidiare.



In Italia, molte scene di presepi sono adornate di rovine degli antichi edifici romani sullo sfondo. Ciò dimostra che la nascita del bambino Gesù segna la fine dell’antico ordine, il mondo pagano, nel quale le rivendicazioni di Cesare apparivano impossibili da sfidare. Adesso vi è un nuovo re, il quale non confida nella forza delle armi, ma nella potenza dell’amore. Egli porta speranza a tutti coloro che, come lui stesso, vivono ai margini della società. Porta speranza a quanti sono vulnerabili nelle mutevoli fortune di un mondo precario. Dalla mangiatoia, Cristo ci chiama a vivere da cittadini del suo regno celeste, un regno che ogni persona di buona volontà può aiutare a costruire qui sulla terra.


© Copyright Financial Times, 20 dicembre 2012

© Copyright 2012 - Libreria Editrice Vaticana

MAGNIFICAT (7)




Spiegazione del quarto versetto:

"Fecit mihi magna qui potens est, 

et sanctum Nomen eius"
La Beata Vergine avendo detto, nel versetto precedente, che tutte le ge­nerazioni la diranno beata, ne dichiara le cause nel seguente, le quali sono le cose grandi ohe Dio ha operato in Lei.
Quali sono queste grandi cose? 

Ascoltiamo sant’Agostino (S. Agostino, In Magnif). 
«È una gran cosa - egli dice - che una Vergine sia Madre senza padre. È una gran cosa che Ella abbia portato nelle sue viscere il Verbo di Dio Padre, rivestito della sua carne. È una gran cosa che Colei che non si attribuisce se non la qualità di serva, divenga la Madre del suo Creatore».

«È una cosa grande - dice sant’Antonino (S. ANTONINO, Summa theol.,par. 4, tit. 15, cap 22.) - l’aver creato il Cielo e la terra dal nulla. 
È una cosa grande aver liberato il popolo d’Israele attraverso tanti prodigi. 
È una cosa grande aver fatto discendere la manna dal Cielo per nutrirlo nel deserto per quarant’anni. 
È una cosa grande averli messi in pos­sesso della Terra promessa, dopo aver sterminato tutti i re e tutti i popoli che la occupavano. 
Tutti i miracoli che il nostro Salvatore ha compiuto in Giu­dea, donando la vista ai ciechi, scacciando i demoni dai corpi dei posseduti, guarendo i malati, risuscitando i morti, sono cose grandi e meravigliose, tut­tavia il mistero dell'Incarnazione, che la potenza infinita di Dio ha operato nella sacra Vergine, sorpassa incomparabilmente tutte queste cose. 
È questo che le fa dire: Fecit mihi magna qui potens est».

«Ecco le grandi cose - dice san Tommaso di Villanova (S. TOMMASO DA VlLLANOVA, Concioin Annunt. B. V.) - che Dio ha compiuto nella Santissima Vergine. L’ha elevata ad un sì alto livello di grandezza che tutti gli occhi umani e angelici non possono raggiungere, poi­ché da piccola figlia di Adamo quale Ella era, l’ha resa Madre del suo Crea­tore, Signora del mondo, Regina del Cielo e Imperatrice di tutte le creature. 
Un prodigio nuovo è apparso nel mondo, con grande meraviglia del Cielo e della terra, un Dio Uomo, un Uomo-Dio; Dio rivestito dell’uomo e l’uomo unito a Dio. Prodigio dei prodigi, miracolo dei miracoli, dopo il quale non vi è nulla in terra, degno di essere ammirato!».

È  vero che tutte le meraviglie che sono state mai fatte sulla terra sono come nulla a paragone di questa. 

Noi ammiriamo il miracolo che Dio ha operato, quando ha fatto passare il suo popolo a piedi asciutti attraverso il mar Rosso; è poca cosa, ecco molto di più: ecco l’oceano immenso della Divinità racchiuso nel piccolo corpo di una Vergine. 

Noi ammiriamo un roveto che brucia senza consumarsi; è poca cosa: ecco una Vergine che partorisce re­stando sempre vergine. 

Noi ammiriamo il profeta Mosè racchiuso in una culletta: è poca cosa; ammiriamo piuttosto il Re del Cielo che giace in una mangiatoia. 

Noi ammiriamo una colonna di fuoco e una nube che conduce­vano il Popolo di Dio nel deserto: non è nulla; ammiriamo piuttosto il fuoco essenziale della Divinità, che è racchiuso in una piccola nube per condurre e governare tutto il mondo. 

Noi ammiriamo la manna che discende dal Cielo: è poca cosa; ammiriamo il Verbo del Padre che discende dal Cielo nel seno di una Vergine Madre. 

Noi ammiriamo il sole che si ferma alla voce di Gio­suè, e che ritorna indietro alla preghiera di Ezechia: non è gran cosa; ammi­riamo piuttosto un Dio che annienta se stesso. 

Noi ammiriamo il profeta Elia che risuscita un fanciullo morto: ciò è poca cosa; ammiriamo il Figlio di Dio, coeguale e coetemo al Padre suo, che essendo morto in Croce, si risu­scita da se stesso. Noi ammiriamo anche il profeta Elia che sale in Cielo: non è gran cosa; ammiriamo l’uomo che sale al trono della Divinità e che diviene Dio». 

È ciò che san Cipriano (S. Cipriano, Serm. de Nativ. Christi.) ammira, esclamando: 
«O Signore, il vostro Nome è ammirabile! Veramente siete un Dio che fa cose meraviglio­se. Io non ammiro più ora la fabbrica meravigliosa di questo mondo né la stabilità della terra né l’ordine e la disposizione dei giorni né il corso e la chiarezza del sole; ma ammiro un Dio fatto bambino nelle viscere di una Vergine; ammiro l’Onnipotente ridotto in una mangiatoia; ammiro il Verbo di Dio unito personalmente al corpo mortale e passibile dell’uomo».



«E' una cosa meravigliosa - dice il santo Cardinale Ugo di Santo Caro - che la donna sia stata fatta prima del solo uomo, ma è una cosa più ammirabile che un uomo sia stato fatto da una donna sola: “Novum Dominus fecit super terram: foemina circumdabit virum" ( Ger 31,22.). 


E' una cosa meravigliosa che Dio abbia fatto l’uomo a sua immagine e somiglianza, ma è una meraviglia ben più grande, che si sia fatto egli stesso ad immagine e somiglianza dell’uomo. 
E' una cosa meravigliosa che la verga di Aronne pur essendo secca, abbia prodotto fiori e frutti, ma è una meraviglia ben più grande che una Vergine abbia generato un Figlio, restando sempre Vergine. 

E' una cosa meravigliosa vedere che un serpente di rame attaccato ad un legno, guarisca tutti coloro che morsi dai serpenti, lo guardano. 
È una cosa meravigliosa che il profeta Elia resusciti il figlio di una vedova, che è morto, ma è una meraviglia ben più grande che Dio Padre ridoni la vita al Figlio suo che è morto in Croce. 

E' una cosa meravigliosa che Sansone, morendo, vinca e faccia perire i Filistei, ma è una meraviglia più grande che il nostro Salvatore, morendo, faccia morire la morte stessa e trionfi del demonio e dell’inferno. 

È una cosa meravigliosa che Giona esca dal grembo della balena che l’ha inghiottito, ma è una meraviglia ben più grande che Nostro Signore esca dal sepolcro e dall'inferno stesso. 

Ecco perché la Beata Vergine canta: “Fecit mihi magna qui potens est”» (Padre Eudes non dice in quale parte delle opere di Ugo di Saint-Cher si trovi que­sto testo; noi non siamo riusciti a rinvenirlo né nei suoi commentari sul Magnificat né nella sua spiegazione del versetto di Geremia da lui citato.).

Infine, Dio ha fatto cose sì grandi a questa Divina Vergine, da non po­tergliene fare di più grandi. Egli può, infatti, fare un mondo più grande di quello che ha fatto, un Cielo più esteso, un sole più splendente, ma non può fare - dice san Bonaventura - una Madre più grande e più nobile della Ma­dre di Dio. Se potesse, infatti, farne una più grande, bisognerebbe donarle un Figlio più eccellente. Ora, si può forse trovare un Figlio più degno del Figlio di Dio, di cui la Beata Vergine è Madre?

Che dirò di più? Vedo un gran Prelato pieno di scienza e di pietà, che è Rutilio Benzonio (1542-1613), vescovo di Loreto, che non teme affatto di dire che Dio ha elevato sì in alto questa Vergine incomparabile e le ha donato privilegi sì straordinari da poter dire che Ella abbia dato, se così si può dire, cose più grandi, in certo qual modo, alla Divina Maestà di quelle da Lei ricevute. Tutte le cose che Ella ha ricevuto, infatti, sono finite e limitate e non supera­no i limiti di una cosa creata, ma la Regina del Cielo, dando i natali al Figlio di Dio, ha veramente generato l’Uomo così come ha veramente generato Dio, Creatore e sovrano Signore, Salvatore e Redentore del mondo! 
Ella ha ricevuto da Dio il dono di essere sua creatura, di essergli gradita, di essere Piena di Grazia, di essere benedetta al di sopra di tutte le donne, ma Ella ha dato a Dio di essere nostro Emmanuele, ossia Dio con noi; di essere Dio e uomo; di essere Redentore degli uomini per il prezioso sangue che ha rice­vuto da Lei; di avere onnipotenza in Cielo e in terra, come uomo; di essere il Giudice universale di tutti, in qualità di uomo; di essere capo di tutta la Chiesa, come uomo; di essere il capo degli angeli, come uomo; di perdonare i peccati, in qualità di uomo.
Se il nostro Salvatore ha donato il potere ai suoi Apostoli di compiere miracoli più grandi di quelli che aveva compiuto Lui, secondo la testimo­nianza del Vangelo ( «Qui credit in me, opera quae ego facio, et ipse faciet, et majora horum faciet» Gv 14,12), non bisogna stupirsi se ha dato il potere alla sua San­tissima Madre di donargli cose più grandi di quelle che ha ricevuto da Lui. Questo potere, infatti, è una delle cose più grandi di cui Ella parla quando dice che «l’Onnipotente le ha fatto grandi cose».
*
Ascoltiamo ciò che il santo Cardinale de Bérulle, fondatore della Con­gregazione dell’Oratorio in Francia, ha scritto su questo argomento nel suo libro meraviglioso delle Grandezze di Gesù, approvato da un gran numero di prelati e di Dottori. 
Al discorso undicesimo, nell’articolo dodicesimo, lad­dove, dopo aver detto che la Beata Vergine dà la vita a Gesù, ecco come par­la. 
//«Diciamo, dunque, che in questo flusso e riflusso ammirabile di vita e d’amore che vi è tra Gesù e Maria, tra queste due persone sì nobili ed unite, e le più nobili ed unite dopo le Persone divine ed eterne, e congiunte divi­namente nello stato dell’umile e segreta nascita di Gesù nella Beata Vergine, questa stessa Vergine, come Madre dona la vita a Gesù, concependolo e ge­nerandolo, Gli dona una vita fondata nell’esistenza e nella sostanza increata, incomparabilmente più alta e più divina di quanto non fosse quella che Ella ricevette da Gesù stesso. 
Ella, infatti, cooperò all’unione della Divinità con l’umanità; Ella donava una vita umanamente divina a Gesù, donando una vi­ta nuova a Dio, facendo sì che Dio fosse uomo e che l’uomo fosse Dio; Ella generava un vivente, divinamente vivente e divinamente sussistente, che è Dio; Ella produsse al mondo la vita di un Uomo-Dio e dalla sua sostanza El­la concepisce, nutre, genera Dio in se stessa e nell’universo; e così la sua operazione termina con un Uomo-Dio, poiché Ella è Madre di Dio. 
Mentre Gesù vivente ed operante in Maria, le dona una vita altissima e sublimissima in verità, ma una vita di grazia, che è una qualità e non una sostanza, le dona una vita santa e santissima, ma pur sempre di una persona umana e non divi­na e increata come è il suo unico Figlio. E questa presenza e operazione di Gesù in Maria, si finalizza in Lei nel formare lo stato di Madre di Dio, che è uno stato ben inferiore e subordinato allo stato di Uomo-Dio, che la Beata Vergine, elevata per l’operazione dello Spirito Santo, stabilisce e forma at­traverso questa nascita. E di conseguenza Gesù dona a Maria una vita mino­re in grazia e in gloria, che non è questa vita grande e ammirabile che Maria ha prodotto, quando ha concepito, incarnato e generato il Figlio di Dio al mondo».//
*

Dopo queste cose, chi non ammirerà le cose grandi e meravigliose che Dio ha operato nella gloriosa Vergine? E chi non riconoscerà che sia lo Spi­rito Santo a farle pronunciare queste parole: «Fecit mihi magna qui potens est»
Oh! Quanti prodigi e miracoli comprendono! 
Oh! È cosa grande essere Vergine e Madre insieme, Vergine e Madre di un Dio! 
Oh! È una cosa gran­de essere associata con l'Etemo Padre nella sua Divina Paternità, per essere Madre senza padre, nella pienezza dei tempi, dello stesso Figlio di cui egli è Padre senza madre nell’etemilà! 
Oh! Che cosa grande è l’essere rivestita della virtù dell’Altissimo, ed essere partecipe della sua adorabile fecondità per produrre un Dio che è consustanziale, coeguale e coetemo a Dio Padre! 
Oh! Che cosa grande è dare una nascita temporale nel suo seno verginale, a Colui che è nato prima di tutti i secoli nel seno del Padre delle misericordie! 
Oh! Che cosa grande è per una creatura mortale di donare la vita a Colui dal quale Ella l’ha ricevuta!
Oh! Che cosa grande è essere la Figlia e la Madre del Padre suo, del suo Creatore e del suo Dio! 
Oh! È cosa grande essere la degna Sposa dello Spirito Santo ed essere associata con Lui nella produzione del suo adorabile ca­polavoro, che è l'Uomo-Dio! 
Oh! Che cosa grande è racchiudere in sé Colui che i Cieli dei cieli non possono contenere! 
Oh! È cosa grande portare nelle proprie viscere e tra le proprie braccia Colui che porta ogni cosa con la sua Divina Parola!

Oh! Che cosa grande è avere un potere e un’autorità di madre su Colui che è il sovrano Monarca dell’universo! 
Oh! Che cosa grande è essere la nu­trice, la custode e la governante di Colui che conserva e governa tutto il mondo con la sua immensa Provvidenza. 
Oh! Che cosa grande è essere la Madre di altrettanti figli quanti sono i cristiani che sono stati e che saranno in terra e in Cielo! 
Oh! Che cosa grande è essere la Regina degli Angeli, de­gli Arcangeli, dei Principati, delle Potestà, delle Virtù, delle Dominazioni, dei Troni, dei Cherubini, dei Serafini e di tutti i santi Patriarchi, Profeti, Apostoli, martiri, confessori, vergini e Beati che sono in Paradiso! 
Oh! Che cosa grande è per una figlia di Adamo, essere sì colma di santità, dal primo momento della sua vita fino all ultimo, che mai alcun peccato né originale né attuale, ha avuto parte in Lei! 
Oh! Che cosa grande è essere trasportata ed elevata in corpo e in anima nel più aito dei cieli, ed essere assisa alla destra del Re dei re! 
Oh! Che cosa grande è essere la Sovrana, l’Intendente e la Governante di tutti gli stati del sommo Monarca del Cielo e della terra! 
Oh! Che cosa grande è avere una potenza assoluta e suprema sul Cielo, sulla ter­ra, sull’inferno, sugli angeli, sugli uomini e su tutte le pure creature!
Oh! Queste due parole: «Gratia plena», uscite dal Cuore adorabile della Santissima Trinità, e pronunciate dalla bocca di un Dio che parla per bocca di un serafino, contengono ancora cose grandi e gloriose per Voi, santissima Madre del Salvatore! 
Oh! Che cosa grande è l’essere Piena di Grazia, che è la grazia di Madre di Dio, la quale comprende e sorpassa tutte le grazie, e che ne è persino la fonte, poiché essa vi è data per rendervi degna d’essere la Madre di Colui che è l’Autore di tutte le grazie!

O Piena di Grazia, che siete ripiena di tutte le grazie, di tutti i doni e di tutti i frutti dello Spirito Santo! O Piena di Grazia, che possedete perfetta­mente tutte le grazie delle virtù cristiane e delle beatitudini evangeliche! O piena di grazia, di cui tutte le facoltà, sia spirituali che corporali, sono ricol­me di grazie e di santità! O Piena di Grazia, nella quale tutte le grazie dei santi Patriarchi, dei santi Profeti, dei santi Apostoli, dei santi Martiri, dei santi Sacerdoti, dei santi Confessori, delle sante Vergini e di tutti gli altri santi si trovano nella loro ultima perfezione! O Piena di Grazia, che siete co­sì piena di gloria, di felicità, di potenza, di maestà e di tutte le grandezze che devono accompagnare l’altissima dignità di Madre di Dio!

Ecco molte cose grandi e meravigliose che Dio ha fatto alla Regina del Cielo; ma ecco il miracolo dei miracoli. Essendo Sì Grande, Santa ed Ammi­rabile come Voi siete, o Vergine Madre, vi siete sempre considerata, trattata e abbassata, come se foste stata la più piccola e l’ultima di tutte le creature.
«Magnum, quia Virgo; - dice san Bedamagnum, quia Mater; maius, quia utrumque; maximum, quia Deiparens; sed majus quia, cum tanta sit, putat se nihil esse : Che cosa grande è per la Regina degli angeli, Essere Vergine; che cosa grande è Essere Madre; è cosa più grande  Essere Madre e Ver­gine insieme; è una cosa grandissima Essere Vergine e Madre di Dio; ma ciò che supera tutto è che, essendo sì grande come Ella è, si considera come se fosse nulla».

E in più, Ella ha utilizzato tutti questi grandi poteri, tutti questi grandi privilegi, tutte queste grandi misericordie, per assistere i piccoli, i miserabili e persino i più perduti, se fanno ricorso a Lei con umiltà e fiducia. Ogni po­tere, dice il Cardinal Pier Damiani, vi è stato dato in Cielo e in Terra e nulla è impossibile a Colei che ha il potere di ristabilire i più disperati nella speran­za della loro salvezza (Serm. 1 de Nativ. B. V.) 

«Sì - dice san Bonaventura -, perché il Signore on­nipotente è potentemente con Voi, 
ragion per cui Voi siete potentissima con Lui, potentissima per Lui, potentissima presso               di Lui : <Dominus potentìssimus potentissime tecum est; ideo et tu potentissima es secum, 
potentissima es per ipsum, potentissima apud ipsum>» (In Spec. Virg., cap.8.).

O Vergine potentissima e benignissima, è con tutto il mio cuore che rendo grazie infinite  
all' Onnipotente per avervi resa così grande, potente ed ammirabile. Ed è anche con tutto 
il mio cuore che mi dono, mi offro e mi abbandono interamente e irrevocabilmente alla 
grande potenza che Dio vi ha dato, supplicandovi umilissimamente di usarla su di me, per 
distruggervi to­talmente tutto ciò che a Lui e a Voi dispiace e per stabilirvi perfettamente il 
Regno della sua gloria e del suo amore.
(continua Sezione unica: Et sanctum nomen eius )

Sezione unica
Spiegazione delle ultime parole del quarto versetto:

" Et sanctum nomen eius "

La Beata Vergine, avendo detto che l'Onnipotente le ha fatto grandi co­se, aggiunge poi queste parole: «Et sanctum Nomen eius: E Santo è il suo Nome». 

Sono parole che contengono sei grandi misteri:

  Il primo consiste nel fatto che il mistero dell’Incarnazione, essendo un mistero d’amore, è attribuito allo Spirito Santo, che è l’Amore personale, come il capolavoro del suo amore e della sua bontà, conformemente a queste parole dell’Angelo: «Spiritus Sanctus supervieniet in te» (Lc 1,35).

Il secondo mistero indicato da queste parole: «Et sanctum nomen eius», consiste nel fatto che l’umanità santa del Divino Bambino, che la Beata Vergine ha concepito nelle sue viscere, è santificata dall’unione intimissima nella quale Ella è entrata con la Santità essenziale, che è la Divinità, come mostrano ancora le parole di san Gabriele: «Quod nascetur ex te sanctum vocabitur» (ivi).

Il terzo mistero consiste nel fatto che questo Dio Bambino è così santifi­cato e reso il Santo dei santi, al fine di santificare e di glorificare il Nome del tre volte Santo tanto quanto merita di esserlo, come pure al fine di farlo san­tificare e glorificare nella terra, in Cielo e in tutto l’universo, e compiere in tal modo ciò che è indicato da queste parole: «Sanctificetur Nomen tuum» (Mt 6,9)

Il quarto mistero contenuto in queste parole: «Et sanctum Nomen eius»,consiste nel fatto che il Salvatore del mondo, che la Santissima Vergine por­ta net suo sacro grembo è unto divinamente con l’unzione della Divinità, os­sia è santificato e consacrato in qualità di Salvatore, per esercitare l’ufficio di Emanuele, di Salvatore, e di santifìcatore di tutti gli uomini: a cominciare dal suo Precursore e dai suoi genitori san Zaccaria e sant’Elisabetta.

Il quinto mistero consiste nel fatto che lo Spirito Santo, manifestandosi in Maria per compiervi la più santa opera che fu né mai vi sarà, insieme a Gesù Cristo, che è il Santo dei santi, la Santità stessa, e la Fonte di ogni san­tità concepito in Lei, L’hanno riempita e colmata di un mare di grazie e di santità inconcepibile.

Il sesto mistero contenuto nelle parole: «Et sanctum Nomen eius» consi­ste nel fatto che il mistero ineffabile dell'Incamazione è una fonte inesauri­bile di tutte le grazie e santità che mai vi sono state, che sono e che saranno in Terra e in Cielo.

Vedete ed ammirate quante meraviglie sono contenute in queste poche parole, pronunciate dalla sacra bocca della Madre del Santo dei santi, affin­ché il suo Santo Nome sia lodato, santificato e glorificato eternamente. 
Di­ciamo a questo proposito con i serafini, con tutto il Paradiso e con tutta la Santa Chiesa: «Sanctus, sanctus, sanctus Dominus, Deus Sabaoth; pleni sunt coeli et terra maiestatis gloriae tuae».
San Giovanni Eudes

AVE MARIA GRATIA PLENA!

santa Veronica Giuliani

Risultati immagini per S. VERONICA DE JULIANIS

S. VERONICAE DE JULIANIS

Virginis


Missa Dilexísti, de Communi Virginum 3 loco, cum Orationibus ut infra.


Oratio





DÓMINE Jesu Christe, qui beátam Verónicam Vírginem passiónis tuae signis mirábilem effecísti: concéde propítius ; ut, carnem crucifigéntes, ad gáudia aetérna perveníre mereámur: Qui vivis.


Secreta





SÚSCIPE, miséricors Deus, quas tibi humíliter offérimus, laudis hóstias: et, interveniénte beáta Verónica Vírgine tua, fac eas nobis ad perpétuum proveníre subsídium. Per Dóminum.


Postcommunio





CAELÉSTI múnere roborátos fac nos, quaésumus, Dómine Deus noster: beátae Verónicae Vírginis tuae et exémplis ínstrui, et patrocíniis adjuvári. Per Dóminum.





AMDG et DVM