martedì 7 agosto 2018

PER NON DIMENTICARE L'IMPORTANZA DELLA MEDAGLIA MIRACOLOSA


L'HO VISTA, L'HO VISTA

20 gennaioo 1842: Apparizione della Madonna ad Alfonso Ratisbonne 

Giovedì 20 gennaio 1842 verso le 12.45, il giovane Alfonso Ratisbonne accompagna, per pura cortesia, l’amico Teodoro de Bussière nella Chiesa di S. Andrea delle Fratte in Roma. Mentre l’amico è in colloquio con il Parroco, Alfonso visita curioso, con sguardo freddo ed indifferente la Chiesa, dove si stanno facendo i preparativi per il funerale del conte di Laferronnays. Passati non più di 10 minuti, rientrato in Chiesa, l’amico Teodoro trova Alfonso inginocchiato davanti alla cappella di S. Michele, profondamente assorto, quasi in estasi. «Ho dovuto toccarlo tre o quattro volte – scrive due giorni dopo al fratello di Alfonso – e poi finalmente volse verso di me la faccia bagnata di lacrime, con le mani giunte e con un’espressione impossibile a rendersi... Poi estrasse dal petto la Medaglia Miracolosa, la coprì di baci e di lacrime e proferì queste parole: “Ah! Come sono felice, quanto è buono Dio, che pienezza di grazia e di felicità!”».1
Passata la commozione del momento, Alfonso viene accompagnato prima in albergo e poi nella Chiesa del Gesù, dal Padre Filippo Villefort che gli ordina di raccontare quanto ha visto e sperimentato. Alfonso, stringendo in mano la Medaglia Miracolosa, con commozione la bacia ed esclama: “L’ho vista, l’ho vista, l’ho vista!”. A stento poi, dominando la forte emozione, continua il suo racconto: «Stavo da poco in Chiesa, quando all’improvviso l’intero edificio è scomparso dai miei occhi, e non ho visto che una sola cappella sfolgorante di luce. In quello splendore è apparsa, in piedi, sull’altare, grande, fulgida, piena di maestà e di dolcezza, la Vergine Maria, così come è nella Medaglia Miracolosa. Una forza irresistibile mi ha spinto verso di Lei. La Vergine mi ha fatto segno con la mano di inginocchiarmi e sembrava volesse dirmi: “Così va bene!”. Lei non ha parlato, ma io ho compreso tutto!».1
Nella deposizione del Processo canonico del 18/19 Febbraio 1842, Alfonso completerà: «Alla presenza della SS. Vergine, quantunque non mi dicesse una parola, compresi l’orrore dello stato in cui mi trovavo, la deformità del peccato, la bellezza della Religione Cattolica: in una parola capii tutto!».1
Il 31 gennaio, nella Chiesa del Gesù, Alfonso Ratisbonne fa la sua abiura pubblica tra le mani del Cardinale Patrizi e riceve il Battesimo, prendendo anche il nome Maria. Diventerà Gesuita, Sacerdote e lavorerà con il fratello P. Teodoro, anche lui convertito, fondatore della Congregazione di Nostra Signora di Sion in Gerusalemme.
Alfonso Ratisbonne, penultimo di dieci figli, appartiene ad una famiglia ebrea di banchieri molto facoltosa, ma il cui senso religioso della tradizione ebraica e la fede nell’unico Dio si erano assai affievoliti, cedendo il posto all’interesse per il denaro. Orfano della mamma a quattro anni e del papà a quattordici, Alfonso è seguito dallo zio Luigi, ricchissimo banchiere senza figli, che provvede ai suoi studi. Frequenta il Collegio reale di Strasburgo, poi un Istituto protestante; consegue il Baccellierato in Lettere e quindi, a Parigi, la Laurea in Diritto.
Nella lettera autobiografica del 12 aprile 1842 al Padre Dufriche-Desgenettes, così descrive se stesso: «Amavo solo i piaceri; gli affari mi impazientivano e l’aria degli uffici mi soffocava: pensavo che nel mondo si vivesse solo per godere... Non sognavo che feste e piaceri e ad essi mi abbandonavo con passione... Ero un ebreo solo di nome, poiché non credevo nemmeno in Dio! Non aprii mai un libro di religione, e, nella casa di mio zio, come presso i miei fratelli e sorelle, non si praticava la minima Prescrizione del giudaismo».1
In mezzo a questa povertà spirituale, Alfonso ha due richiami a valori più nobili e degni di essere vissuti. Il primo è la conversione al cattolicesimo (1827) del fratello maggiore Teodoro, più anziano di lui di 12 anni, che diventerà Sacerdote e fondatore della Congregazione di Nostra Signora di Sion in Gerusalemme; il secondo è il fidanzamento (1841) con la nipote Flora, di appena sedici anni, figlia del fratello Adolfo.
La conversione del fratello Teodoro ha suscitato la reazione ostile di tutta la famiglia, come se avesse tradito il suo popolo. Alfonso dal canto suo rompe ogni relazione con lui e, quando Teodoro partendo saluta i familiari, assicurandoli che avrebbe pregato per tutti loro, Alfonso ride sarcasticamente.
Flora Ratisbonne, bella ed intelligente, minore di 11 anni rispetto ad Alfonso, è troppo giovane ed ancora in età minorile. Gli anziani della famiglia decidono di prendere tempo e di allontanare Alfonso da Strasburgo, con un lungo viaggio turistico, dovunque gli sia gradito. Egli decide per l’Oriente, attraverso la Costa Azzurra, l’Italia, Malta e l’Egeo, e Costantinopoli come meta finale. Flora, preoccupata per la sua salute e più per la sua fede ebraica, gli fa giurare di non visitare Roma perché vi perversa la malaria, e perché il centro della cattolicità è un pericolo di perversione.
Invece, per un insieme di contrattempi imprevisti e coincidenze non volute, Alfonso da Napoli giunge a Roma dove, per un semplice atto di cortesia verso il Barone Teodoro de Bussière, amico del fratello, accetta di portare al collo la Medaglia Miracolosa e di recitare la preghiera di S. Bernardo Ricordati piissima Vergine.
La Madonna lo attende nella Chiesa di S. Andrea delle Fratte il giovedì 20 gennaio, lo abbaglia e lo converte come S. Paolo sulla via di Damasco.
                                                                     
  Don Mario Morra SDB


SPIRITO FAMILIARE



SPIRITO FAMILIARE

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da promuovere oggi 
sia pure nella società attuale che sta per crollare

Ogni famiglia può avere uno spirito di cui beneficiano tutti i membri. Se esso non esiste, i membri non avranno unione vera e ogni occasione sarà buona per allontanarsi dal focolare; se invece esiste, un legame d’unità consoliderà l’affetto degli uni per gli altri e anche quando la vita obbligherà i membri ad allontanarsi, questo legame sarà così forte da mantenere tra tutti un vicendevole aiuto effettivo…

* Ogni famiglia può avere uno spirito di cui beneficiano tutti i membri. Se esso non esiste, i membri non avranno unione vera e ogni occasione sarà buona per allontanarsi dal focolare; se invece esiste, un legame d’unità consoliderà l’affetto degli uni per gli altri e anche quando la vita obbligherà i membri ad allontanarsi, questo legame sarà così forte da mantenere tra tutti un vicendevole aiuto effettivo. Lo sviluppo di questo spirito dipende prima di tutto dai genitori, dalla loro unità d’azione nell’educazione dei fanciulli, dall’esempio continuo del loro completamento, dal modo con cui, via via che i fanciulli crescono, li fanno partecipare ai compiti del focolare e ai propri affanni, e sanno unire il presente al passato, dando ai fanciulli una legittima fierezza dei loro nonni e degli antenati (la vera nobiltà non è quella del nome, ma quella del cuore e dell’onore), dal come sapranno creare un clima di gioia e di confidenza che si manifesta soprattutto nelle ore liete di festa o di anniversari.

* I genitori cristiani desiderano certamente di poter allevare una famiglia numerosa; molti figli, in un certo senso, si possono educare con più facilità; beneficiano gli uni e gli altri di una conoscenza psicologica che gioverà loro più tardi; l’avvicinamento dei caratteri li avrà addolciti e, senza dubbio, la solidarietà che li avrà uniti sarà un prezioso sostegno nelle ore di lotta e di sofferenza.

* Accade sovente, anche nelle migliori famiglie, che vi sia una certa gelosia tra un fanciullo e l’altro, specialmente tra il primogenito e colui che viene immediatamente dopo di lui; questa gelosia sbocca in disaccordi o in fenomeni vari di cui i genitori inutilmente ricercano la spiegazione; spesso la causa profonda è questa: il tuo primogenito s’è trovato per parecchi mesi e a volte per anni al centro dei tuoi pensieri e ha avuto tutto il tuo affetto, cure e gioie; ecco che improvvisamente ha un fratellino o una sorellina. Quale sarà la reazione? Dipenderà da tè in gran parte. Se sembrerà che tu trascuri il primo per badare al secondo, non meravigliarti se quello inconsciamente prova dei sentimenti di diffidenza verso l’altro e anche una certa invidia che può giungere fino all’odio, soprattutto quando la venuta del neonato gli richieda qualche sacrificio cui non è preparato: come ricevere meno carezze materne o dover cedere il suo letto o la camera. Andrea Lichtemberger, nel libro “La sorellina di Trott” ha descritto in modo meraviglioso ciò che può passare nell’anima d’un bimbetto che riceve una sorellina: prima gli avevano parlato della gioia che avrebbe provato; aveva immaginato che la sorellina sarebbe stata una bambina come quelle con cui giocava, invece è un animaletto noioso e piagnucolone. Vorrebbe giocare al cavallo, suonare la tromba e gli si dice: ” Zitto! La sorellina dorme “; desidererebbe che mammina lo prendesse sulle ginocchia come sempre, gli raccontasse una storiella e ascoltasse quello che vorrebbe dirle, invece mamma ha tanto da fare, è impegnata a cullare bebé, a prepararle dei biberon. Non vede altro che bebé, non più Trott… Certamente non l’ama più…

* Sovente, la gelosia dei fanciulli non si manifesta chiaramente e gli educatori sono sconcertati per le tante mancanze di cui non si sanno spiegare la causa. Il primo bimbo ricomincia a bagnare il letto; parlava più o meno bene e ricomincia a balbettare; mangiava da solo e sembra che non sappia più tener in mano il cucchiaio. Infine, non si lascia sfuggire alcuna occasione di bisticciare e di rendersi insopportabile. Il povero primogenito sarebbe certamente incapace di spiegare ciò che passa nella sua testa, ma potrebbe essere racchiuso in questi oscuri ragionamenti: ” Siccome babbo e mamma si occupano di bebé e mi dimenticano, è necessario che imiti bebé per farmi riamare. Se bagno il mio pigiamino bisognerà che mamma mi cambi, se non mangio bisognerà che mamma mi dia l’imbeccata come fa con bebé “. Ogni capriccio è lo sforzo d’una piccola personalità che si crede trascurata e vuole ad ogni costo attirare su di sé l’attenzione.

* I genitori attenti continuano ad essere solleciti per il primogenito alla nascita del secondo, alcuni offrono dei giocattoli da parte del neonato, gli fanno comprendere che all’arrivo del secondo è diventato più importante e manifestano questa distinzione con qualche segno esterno: comperandogli un nuovo abito, ammettendolo a mangiare a tavola con papa. Ecco come una mamma ha risolto il problema: ” Non credo che Giovanni sia stato mai geloso di suo fratello. È anche vero però che ho fatto attenzione per non dargliene l’occasione. Così se rientro dal giardino tenendo in braccio Andrea, do l’altra mano a Giovanni; se, giungendo Giovanni, ho Andrea sulle ginocchia, li metto su entrambi, uno per parte. Così sembra che Giovanni abbia un’idea precisa dell’uguaglianza tra loro due. Una volta che facevo giocare Andrea al cavalluccio, pensai fra me: non bisogna dimenticare Giovanni. Depongo Andrea e prendo Giovanni. Avevo appena detto: “Al galoppo!” che discende dalle ginocchia dicendomi: “Ora Andrea.’” Abbraccio Giovanni nel letto: “Anche l’altro”, mi dice. Se lavo la biancheria di Andrea, viene anche Giovanni a vedere se vi è qualcosa per lui “. ” Ho pensato che potrebbe dispiacere a Giovanni vedere usare la sua roba dal fratello; così quando Andrea è diventato troppo grande per la culla, ho cominciato col dare a Giovanni un letto grande e relegare il suo lettino nel solaio per tre mesi. Quando l’ho ripreso, per farvi dormire Andrea, Giovanni non ha più pensato che fosse il suo “.

* Se si vede che i ragazzi vanno d’accordo tra loro non bisogna metterli in contrasto: bisogna fare attenzione a non dire quelle frasi comparative che rischiano di suscitare gelosie e in uno di essi un complesso di inferiorità. 

* Non dite a un ragazzo: ” Guarda come è saggio tuo fratello… sforzati di essere gentile come tua sorella… “. Niente di peggio per suscitare gelosie, e poi quale ingiustizia! perché i due ragazzi non hanno lo stesso temperamento, ne le stesse reazioni; come se si dicesse a un bruno: ” Diventa biondo come il vicino “. 

* Se due fanciulli sono gelosi l’uno dell’altro direte: ” Bene, domani porterò una bilancia di precisione… “; oppure: ” Dimmi se vuoi essere servito con più abbondanza perché hai fame o perché ti piace questo dolce, ma non perché tuo fratello ha ricevuto più di te; questo non c’entra con ciò che hai ricevuto tu. Se sei soddisfatto non ti lamentare; se non lo sei ridammi la tua parte “.

* Quando due bambini disputano, direte: ” Non avete ragione nessuno dei due a disputare, è troppo tardi per sapere chi ha cominciato. D’altra parte ciò non ha importanza. Da ora, chi ricomincerà avrà torto “. 

* Accade a volte che i fanciulli si denunzino a vicenda. Bisogna innanzi tutto insegnare al fanciullo a distinguere denunzia utile e inutile: è utile soltanto quella che permette di giungere a tempo per evitare qualche incidente o una grossa birbonata: è inutile invece quella che ha per scopo di accusare malignamente il fratello o la sorella. Quando i genitori diranno a chi fa la spia: ” Sarà meglio che venga ad accusare te stesso quando manchi; poiché ora si tratta di un altro, non è te che devo ascoltare “, il piccolo certamente non avrà voglia di ritornare.

* Bisogna ripetere ai figli, che li amate tutti ugualmente e particolarmente: non vi potrà essere rivalità dove non v’è preferenza. 

* Bisogna lasciar parlare i fanciulli a tavola?
Ecco la risposta del dottor Arthus: ” Mi si è chiesto sovente il parere se conviene o no lasciar parlare i fanciulli a tavola. Ho risposto sempre pressappoco così: credo che non bisogna lasciar parlare a vanvera, ma è inutile e insieme crudele voler imporre loro il silenzio durante tutto il pasto. Parlando troppo, mangiano male; se non parlano si annoiano e il pasto familiare diventa una fatica, cosa che non è migliore. D’altra parte, l’ora dei pasti non è il momento in cui papa si può trovare con i suoi figli che vede così poco durante il resto della giornata? Se li tiene cari e gli interessano, cerchi di insegnar loro delle cose nuove che possono interessar loro, non lui; li ammaestri a parlare bene con chiarezza, precisione e interesse. Perché ciò sia possibile è necessario che non si parli da tutti confusamente, ma che ci sia un ordine e una disciplina. Bisogna soprattutto creare un’atmosfera gaia, accogliente che faccia desiderare di trovarsi insieme “.

* È ben inteso che a tavola non bisogna mostrare il viso annoiato o scontento; non si potrà mai immaginare quante malattie di stomaco possano causare certi pasti familiari in cui l’atmosfera è pesante e i cuori chiusi.

* Non bisogna mai permettere che i giovani disprezzino o commiserino le sorelle né che queste vengano prese da un senso di inferiorità o dal desiderio di mascolinizzarsi per non sembrare da meno dei fratelli. Se la giovane infatti è meno forte del ragazzo, deve saper sfruttare ragionevolmente altre buone qualità in suo vantaggio: finezza di intuizione, pazienza, abilità per i lavori domestici, grazia, flessibilità, ecc… Avendone coscienza acquisterà così un sentimento di compenso che rimetterà favorevolmente le cose a posto. 

* Inconsciamente, tra il minore e il primogenito si può scavare un fossato additando continuamente il più grande come modello, o comandando al primogenito di occuparsi del più giovane, o di lasciarsi menare per il naso da lui senza protestare, sotto pretesto che è più giovane. 

* Bisogna anche evitare di far pesare al più giovane la sua qualità di secondogenito, non permettendogli, per esempio, di aver cose in proprio o non procurandogli mai un vestito nuovo. Un fanciullo che era condannato a portare sempre i vestiti del fratello mentre questo ne riceveva dei nuovi, si lamentava così con Dio: ” Mio Dio, fa’ che mio fratello strappi il suo vestito, onde non sia obbligato a portarlo “.

* Ogni bambino ha la sua personalità. Cercate che ognuno si possa intrattenere con voi da solo. Se uno di essi in vena di confidenza con voi si dilungherà, lasciatelo fare, non interrompetelo, anche se avete un’occupazione urgente. Se un fanciullo vi confida un segreto, non traditelo. Sforzatevi ogni tanto di uscire a turno con uno dei vostri figlioli.

* Non mettete in ridicolo i vostri bambini se volete conservare la loro fiducia

AVE MARIA PURISSIMA!

Un'affascinante testimonianza - Un testimonio muy commovedor...


AVE MARIA PURISSIMA!

lunedì 6 agosto 2018

Riflessioni sulla Trasfigurazione


Dice Gesù: «Ti ho preparata a meditare la mia Gloria. Domani [oggi 6 agosto] la chiesa la celebra. Ma Io voglio che il mio piccolo Giovanni la veda nella sua verità per comprenderla meglio. Non ti eleggo soltanto a conoscere le tristezze del tuo Maestro e i suoi dolori. Chi sa stare meco nel dolore deve avere parte meco nella gioia. Voglio che tu, davanti al tuo Gesù che ti si mostra, abbia gli stessi sentimenti di umiltà e pentimento dei miei apostoli. Mai superbia. Saresti punita perdendomi. Continuo ricordo di Chi sono Io e di chi sei tu. Continuo pensiero alle tue manchevolezze e alla mia perfezione per avere un cuore lavato dalla contrizione. Ma insieme anche tanta fiducia in Me. 

Io ho detto: “Non temete. Alzatevi. Andiamo. Andiamo fra gli uomini perché sono venuto per stare con essi. Siate santi, forti e fedeli per ricordo di quest’ora”. Lo dico anche a te e a tutti i miei prediletti fra gli uomini, a quelli che mi hanno in maniera speciale. Non temete di Me. Mi mostro per elevarvi, non per incenerirvi. Alzatevi: la gioia del dono vi dia vigoria e non vi ottunda nel sopore del quietismo, credendovi già salvi perché vi ho mostrato il Cielo. Andiamo insieme fra gli uomini. Vi ho inviati a sovrumane opere con sovrumane visioni e lezioni perché possiate essermi di maggiore aiuto. Vi associo alla mia opera. Ma Io non ho conosciuto e non conosco riposo. Perché il male non riposa mai e il bene deve essere sempre attivo per annullare il più che si può l’opera del nemico. Riposeremo quando il Tempo sarà compiuto. Ora occorre andare instancabilmente, operare continuamente, consumarsi indefessamente per la messe di Dio. Il mio contatto continuo vi santifichi, la mia lezione continua vi fortifichi, il mio amore di predilezione vi faccia fedeli contro ogni insidia. Non siate come gli antichi rabbini che insegnavano la rivelazione e poi non le credevano al punto da non riconoscere il segno dei tempi e i messi di Dio. 

Riconoscete i precursori del Cristo nel suo secondo avvento, poiché le forze dell’anticristo sono in marcia e, facendo eccezione alla misura che mi sono imposta, perché conosco che bevete a certe verità non per spirito soprannaturale ma per sete di curiosità umana, vi dico in verità che quello che molti crederanno vittoria sull’anticristo, la pace ormai prossima, non sarà che sosta per dare tempo al nemico del Cristo di ritemprarsi, medicarsi le ferite, riunire il suo esercito per una più crudele lotta. Riconoscete, voi che siete le “voci” di questo nostro Gesù, del Re dei re, del Fedele e Verace che giudica e combatte con giustizia e sarà il Vincitore della bestia e dei suoi servi e profeti, riconoscete il vostro Bene e seguitelo sempre. Nessun bugiardo aspetto vi seduca e nessuna persecuzione vi atterri. 

La vostra “voce” dica le mie parole. La vostra vita sia per quest’opera. E se avrete sorte, sulla Terra, comune al Cristo, al suo precursore e ad Elia, sorte cruenta o sorte tormentata da sevizie morali, sorridete alla vostra sorte futura e sicura che avrete comune con Cristo, con il suo Precursore, col suo Profeta. Pari nel lavoro, nel dolore e nella gloria. Qui Io Maestro ed Esempio. Là Io Premio e Re. Avermi sarà la vostra beatitudine. Sarà dimenticare il dolore. Sarà quanto ogni rivelazione e ancora insufficiente a farvi capire, perché troppo superiore è la gioia della vita futura alla possibilità di immaginare della creatura ancora unita alla carne »

domenica 5 agosto 2018

Preghiera all'Eterno Padre

PREGHIERA DI MADRE EUGENIA ALL'ETERNO PADRE: 

Per Ipsum, cum Ipso et in Ipso 
DIO E' MIO PADRE 
Padre mio che sei nei cieli, com'è dolce e soave il saper che Tu sei mio Padre e che io sono figlio Tuo. 
E' soprattutto quando è cupo il cielo dell'anima mia e più pesante la mia croce, che sento il bisogno di ripeterTi: Padre credo al Tuo Amore per me! 
Sì, credo che Tu mi sei Padre ogni momento della vita e che io sono Tuo figlio! 
Credo, che mi ami con Amore infinito! 
Credo, che vegli giorno e notte su di me e neppure un capello cade dalla mia testa senza il Tuo permesso! 
Credo che, infinitamente Sapiente, sai meglio di me ciò che mi è utile. 
Credo che, infinitamente Potente, puoi trarre il bene anche dal male. 
Credo che, infinitamente Buono, far servir tutto a vantaggio di quelli che Ti amano; ed anche sotto le mani che percuotono, io bacio la Tua mano che guarisce! 
Credo ...., ma aumenta in me la fede, la Speranza e la Carità! 
Insegnami ad aver sempre il Tuo Amore come guida in ogni evento della mia vita. 
Insegnami ad abbandonarmi a Te a guisa di un bimbo nelle braccia della mamma. 
Padre, Tu sai tutto, Tu vedi tutto, Tu mi conosci meglio di quanto io mi conosca: Tu puoi tutto e Tu mi ami! 
Padre mio, poichè Tu vuoi che ricorriamo sempre a Te, eccomi con fiducia a chiederTi, con Gesù e Maria ....... (chiedere la grazia desiderata). 
Per questa intenzione, unendomi ai loro Sacratissimi Cuori Ti offro tutte le mie preghiere, i miei sacrifici e le mortificazioni, tutte le mie azioni ed una maggiore fedeltà al mio dovere (1). 
Dammi la Luce, la Grazia e la Forza dello Spirito Santo. 
Confermami in questo Spirito in modo ch'io non abbia mai a perderLo, nè a contristarLo nè ad affievolirLo in me. 
Padre mio, è in nome di Gesù, Tuo Figlio, che Te lo domando! E Tu, o Gesù, apri il Tuo cuore e mettivi il mio, e con quello di Maria offrilo al nostro Divin Padre! 
........ Ottienimi la grazia di cui ho bisogno! 
Padre Divino, chiama a Te gli uomini tutti. Il mondo intero proclami la Tua Paterna Bontà e la Tua Divina Misericordia! 
Siimi tenero Padre, e proteggimi ovunque come la pupilla del Tuo occhio. Fa' che io sia sempre degno figlio Tuo: abbi pietà di me! 

Padre Divino, dolce speranza delle anime nostre, 
Sii conosciuto, onorato ed amato da tutti gli uomini! 
Padre Divino, bontà infinita, che s'effonde su tutti i popoli. 
Sii conosciuto, onorato ed amato da tutti gli uomini! 
Padre Divino, rugiada benefica dell'umanità. 
Sii conosciuto, onorato ed amato da tutti gli uomini! 

(1) Se si recita questa preghiera come Novena aggiungere: "Ti prometto di essere più generoso, specialmente in questi nove giorni, in tale circostanza ... con quella persona ..." 

Indulgenza parziale 
Mons. Girard 
Vicario Apostolico 
Cairo (Egitto) 9 Ottobre 1935 

Jean Card. Verdier 
Arcivescovo di Parigi 
8 Maggio 1936. 


Padre mio, Padre buono, a Te mi offro a Te mi dono 
per la Tua Gloria!

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