sabato 4 agosto 2018

MARIA ROSA MISTICA e Pierina Gilli


Pierina Gilli

Pierina nacque a Montichiari il 3 agosto 1911, prima di nove figli, da una modesta famiglia contadina.
Crebbe dedita alla famiglia, al lavoro e alla preghiera, sopportando pazientemente i disagi dovuti alla povertà materiale e alla salute cagionevole.
La morte del padre intensificò le sue sofferenze e la costrinse ad entrare nell’orfanotrofio di Montichiari, allora tenuto dalle suore Ancelle della Carità.
Pur avendo ben presto maturato un pensiero di vocazione, il suo desiderio di consacrarsi nell’istituto religioso fondato dalla Crocifissa di Rosa non fu mai realizzato per i continui rinvii che malattie improvvise e gravi incomprensioni le procurarono.
Attorno ai trent’anni, Pierina Gilli improvvisamente si rese protagonista di intense esperienze spirituali legate alla devozione di Maria Rosa Mistica che oggi è conosciuta in tutto il mondo, e in questa fedele testimonianza ella ricevette la sua definitiva Croce, fatta di altre innumerevoli sofferenze fisiche e morali.

Vicende dal 1946 al 1947

Nella notte tra il 23 e il 24 Novembre 1946 – al culmine della sofferenza per una gravissima malattia­ Pierina ebbe la grazia di comprendere in profondità l’esperienza spirituale di suor Maria Crocifissa di Rosa, la beata fondatrice delle suore Ancelle della Carità, e la sua particolare predilezione per i sofferenti.
Mediante l’immersione nella spiritualità di Maria Crocifissa di Rosa, Pierina comprese di dover dedicare la propria vita alla Madonna, offrendole in particolare “preghiere, sacrifici e sofferenze” per riparare i peccati di tre categorie di anime consacrate a Dio. Primo, per le anime religiose che tradiscono la loro vocazione; secondo, per riparare il peccato mortale di queste anime; terzo, per riparare il tradimento dei sacerdoti che si rendono indegni del loro sacro ministero. Inoltre, Pierina comprese di dover contribuire alla santificazione dei sacerdoti sempre attraverso la preghiera, il sacrificio e la penitenza dei fedeli devoti.
Il 13 Luglio 1947, durante una preghiera notturna con le suore che la ospitavano, Pierina ebbe l’intuizione di un’immagine della Madonna, vestita tutta di bianco, con tre rose sul petto: la rosa bianca avrebbe indicato lo spirito di preghiera, la rosa rossa lo sp1nto di sacrificio e la rosa gialla con i riflessi d’oro lo spirito di penitenza. In quella circostanza Pierina ebbe l’intuizione che il giorno 13 di ogni mese fosse celebrata con particolare solennità una giornata di preghiera mariana.
Pierina continuò nei mesi successivi ad approfondire le sue intuizioni alla luce della spiritualità di Fatima. In occasione della solennità dell’Immacolata, l’8 dicembre 1947 comprese che grandi frutti spirituali potevano venire dalla celebrazione di quella che chiamò “un’Ora di Grazia, di penitenza e di preghiera” a favore delle conversioni, soprattutto per le anime religiose.
Sempre l’8 Dicembre 1947, nel Duomo di Montichiari, Pierina comprese di doversi dedicare al Cuore Immacolato di Maria, fondando la propria spiritualità sul bel titolo tradizionale mariano di “Rosa Mistica”.

Vicende dal 1947 al 1966

Perdurando lo stato precario di salute di Pierina, un gruppo di pie persone si interessò della sua sistemazione ed alla fine fu provvisoriamente ospitata presso il Convento delle Suore Francescane del Giglio di Brescia: era il 20 Maggio 1949. Questa provvisorietà durò diciannove anni, durante i quali Pierina approfondì la propria spiritualità mariana con particolare attenzione alla devozione del santuario di Lourdes e agli ammalati e alle intuizioni avute nel 1947 con il riferimento a Maria, Rosa mistica.
Questa sensibilità la porterà a individuare nel sito di Fontanelle un luogo adatto per svilupparvi iniziative di accoglienza e di preghiera per gli ammalati, da dedicare a Maria, Rosa mistica. Il 17 Aprile 1966, prima Domenica dopo Pasqua, detta in albis, Pierina ha l’intuizione di invitare tutti gli ammalati a recarsi alla fonte del sito per chiedere alla Rosa mistica misericordia e consolazione.
Il 13 Maggio 1966 Pierina pensò che la sorgente potesse essere chiamata “Fonte di Grazia” e che venisse edificata una vasca per accogliervi i malati.
Nella festa del Corpus Domini, il 9 Giugno 1966, tra i campi di grano maturi, Pierina intuì la profonda connessione fra la spiritualità mariana e l’Eucaristia: il Pane Eucaristico era alimento per tante comunioni riparatrici.
Nella successiva festa della Trasfigurazione, 6 Agosto 1966, Pierina ebbe l’intuizione che il giorno del 13 ottobre si celebrasse la giornata mondiale della Comunione Riparatrice.

Ultimi anni

Pierina visse nell’umiltà della vita quotidiana, e pur obbedendo sempre alle disposizioni ecclesiastiche, rimase un punto di riferimento per i pellegrini sempre più numerosi che venivano a Montichiari attratti dalla devozione alla Madonna. Lei accoglieva paziente nella sua piccola casetta vicino al nuovo Ospedale della città pronta a intercedere in favore delle persone che chiedevano preghiere. A molti diede consolazione, consigli e preparò molti cuori alla conversione.
Pierina assistette in particolar modo gli ammalati, e questo per molti anni, fino al 1990, quando, aggravandosi la sua infermità, fu costretta in carrozzella.
Il 12 gennaio 1991, Pierina morì dopo una lunga purificazione del corpo e dello spirito. Alla presenza di una grande folla di fedeli, accorsa per l’ultimo saluto si celebrò il suo funerale. Fu accompagnata fuori dalla chiesa, verso il Cimitero dove ancora è sepolta, con le dolci parole: «O Maria, nostra speranza, ci assisti e pensi a noi…». Le stesse parole che la piccola aiuto-infermiera aveva osato intonare l’8 Dicembre 1947 alle ore 12, illuminata da Maria Rosa Mistica, nel grande Duomo di Montichiari.


AVE MARIA PURISSIMA!

Messaggi dal Cielo

Significado de la Entronización de Dios Padre

Mensaje 1 de agosto del 2018Explicación del significado de la Entronización de la Presencia del Padre Celestial en toda criatura humana.

Mensaje 2 de agosto del 2018, en BoliviaLa Restauración de la Iglesia

Mensaje 3 de agosto del 2018, en el Cerro del TepeyacVeneración perpetua a la Virgen María

venerdì 3 agosto 2018

SANTO STEFANO PROTOMARTIRE: il miracoloso ritrovamento delle sue spoglie

3 agosto: il miracoloso ritrovamento delle spoglie di santo Stefano Protomartire

Dagli Atti degli Apostoli
Atti 7:51-54
51 <<"...Di testa dura e incirconcisi di cuore e di orecchio, voi resistete sempre allo Spirito Santo: anche voi siete come i vostri padri.
52 Qual dei profeti non perseguitarono i vostri padri? Uccisero perfino quelli che predicevano la venuta del Giusto, di cui voi siete stati adesso i traditori e gli assassini,
53 Voi che avete ricevuto la legge per ministero d'Angeli, e non l'avete osservata."
54 All'udire tali cose, si rodevano nei loro cuori, e digrignavano i denti contro di lui.

55 Ma egli, ch'era pieno dello Spirito Santo, mirando fisso in cielo, vide la gloria di Dio, e Gesù che stava ritto alla destra di Dio. E disse: Ecco, io vedo i cieli aperti, e il Figlio dell'uomo ritto alla destra di Dio. 
56 Ma quelli, gettando grandi grida, si turarono le orecchie, e tutti insieme gli si gettarono addosso. 
57 E trascinatolo fuori della città, si diedero a lapidarlo: e i testimoni deposero i loro mantelli ai piedi d'un giovane, chiamato Saulo. 
58 Mentre lo lapidavano, Stefano pregava dicendo: Signore Gesù, ricevi il mio spirito. >

I corpi dei santi Stefano Protomartire, Gamaliele, Nicodemo e Abibone, esalanti un soavissimo odore, furono trovati vicino a Gerusalemme, da Giovanni vescovo di Gerusalemme. Al rumore dell'avvenimento accorse gran folla, e molti fra essi ch'erano affetti da diverse malattie o deboli, ritornarono guariti alle loro case. Il sacro corpo di san Stefano, depositato colla più gran pompa nella santa chiesa di Sion, fu trasportato sotto Teodosio il giovine a Costantinopoli; e in seguito, sotto il sommo Pontefice Pelagio I, a Roma, nel campo Verano, e riposto nella tomba di san Lorenzo Martire.

V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.
Nel 1960, sotto il pontificato di Giovanni XXIII, venne soppressa una festività molto importante per la Chiesa: il 3 agosto era ricordato il ritrovamento miracoloso delle spoglie di santo Stefano, un fatto storico e soprannaturale tanto grande da meritare doppia festività liturgica per il protomartire, che fu il primo a testimoniare con il sangue la sua Fede e il suo amore per Cristo, doppia come per san Giovanni Battista, che preparò la strada alla predicazione pubblica di Gesù.
Dimenticare significa non più testimoniare e la testimonianza dei fatti accaduti il 3 agosto del 415 non può non essere tramandata di padre in figlio. Quel giorno, meglio, in quella notte, il sacerdote Luciano del villaggio di Caphargamala, ebbe una visione che registrerà in una lettera poco tempo dopo gli avvenimenti e destinata «alla santa Chiesa ed a tutti i santi che sono in Gesù Cristo, nel mondo intero».
In essa si può leggere la prima delle quattro visioni che precedettero la scoperta. Luciano,su richiesta del prete spagnolo Avito, redasse in greco l’epistola. Avito la tradusse subito in latino per consegnarla ad un suo compatriota, Paolo Orosio, che stava per imbarcarsi per l’Occidente. Tale traduzione è stata per molto tempo pubblicata fra le opere di sant’Agostino. Le numerose versioni greche, una traduzione in lingua siriaca ed altre ancora in armeno, in georgiano… testimoniano l’enorme diffusione del testo originario.
Riportiamo qui lo scritto dello straordinario documento, riguardante la prima visione: «Io mi ero addormentato, al calar della notte, nel mio giaciglio, nel santo luogo del battistero, dove avevo l’abitudine di andare a dormire per custodire gli oggetti utili al ministero. Alla terza ora della notte, caddi in una sorta di estasi, un mezzo sonno, e vidi un vecchio di grandi proporzioni fisiche, prete di grande dignità, coi capelli bianchi, la barba lunga, rivestito di una grande stola bianca ornata da bottoni d’oro con una croce in mezzo. In mano teneva un bastone d’oro. Mi si avvicinò e, ponendosi alla mia destra, mi toccò col suo bastone d’oro: poi, dopo avermi chiamato per nome tre volte: “Luciano, Luciano, Luciano”, mi disse in greco: “Andate nella città di Aelia, che è Gerusalemme, e dite al santo Vescovo Giovanni queste parole: “Per quanto tempo dovremo rimanere rinchiusi e tarderete ad aprirci le porte? Sotto il vostro episcopato noi dobbiamo essere rivelati. Non tardate ad aprire il sepolcro in cui i nostri resti sono stati deposti senza onori, in modo che, per tramite nostro, Dio, il suo Cristo e lo Spirito Santo aprano la porta della clemenza sul mondo, perché le numerose cadute di cui il mondo è testimone lo mettono ogni giorno in pericolo. D’altronde, più che di me stesso, io mi preoccupo di quei santi davvero degni di tutti gli onori”. Io gli risposi così: “Chi siete, voi, signore, e chi sono quelli che stanno con voi?”. Così egli mi rispose: “Io sono Gamaliele [Cfr. Atti 5, 34-39 ndr], son colui che ha educato Paolo e gli ha insegnato la Legge di Gerusalemme. Accanto a me, verso Oriente, è sepolto Stefano, che i principi e sacerdoti giudei hanno lapidato a Gerusalemme per la fede di Cristo, fuori della città, presso la porta Nord, sulla strada verso Cedar. In quel luogo, il corpo di Stefano rimase un giorno ed una notte, steso a terra, senza sepoltura, esposto alle bestie feroci, di cui, secondo l’ordine empio dei capi dei sacerdoti, sarebbe dovuto divenire preda. Ma Dio non volle che Stefano subisse quella sorte […]. Ed io, Gamaliele, pieno di pietà per la sorte del ministro di Cristo, […] ho inviato durante la notte gli uomini pii, che abitavano in Gerusalemme, di cui io conoscevo la fede in Cristo, e feci loro tutte le mie raccomandazioni. Diedi loro tutto ciò che serviva e li convinsi a recarsi in segreto sul luogo del supplizio per portare via il corpo e condurlo, con uno dei miei carri, alla mia casa di campagna chiamata Caphargamala, cioè ‘Casa di campagna di Gamaliele’, a venti miglia dalla città. Là io feci celebrare i funerali che durarono quaranta giorni e feci deporre il corpo nel sepolcro che mi ero fatto costruire da queste parti, nella capanna situata ad Oriente, e ho fatto dare a questa gente il denaro necessario per sostenere le spese dei funerali”. Ed io, l’umile prete Luciano, rivolsi a Gamaliele questa domanda: “Dove dobbiamo cercare?”. Gamaliele mi rispose: “Nel mezzo del sobborgo”, il che poteva esser detto di un campo molto vicino alla casa di campagna, chiamato Delagabria, cioè campo degli uomini di Dio» (Luciano, Lettera, 3 dicembre 415, cap. XXII).
Il sacerdote Luciano si recò, insieme ad alcuni uomini, quella stessa notte alla tomba indicata dal maestro di san Paolo. Dopo aver scavato trovarono una pietra tombale su cui si leggeva a grandi lettere KEAYEA, CELIELossia servi di Dio, e APAAN, DARDANche significa Nicodemo e Gamaliele.
Inoltre, era sepolto Abibon. Fu il Vescovo Giovanni di Gerusalemme a tradurre tali parole al prete Luciano, che lo raggiunse a Diospolis, per riferire gli accadimenti, città dove in quel momento il Vescovo stava presiedendo un Sinodo (20 dicembre 415).Giovanni si recò personalmente, insieme ad altri due vescovi, Eustonio di Sebaste ed Eleuterio di Gerico, nel campo degli uomini di Dio. Quando aprirono il feretro di santo Stefano, racconta Luciano, la terra tremò e tutt’intorno si diffuse un profumo dolce, soave, paradisiaco.
All’evento era presente una moltitudine di persone, molte delle quali malate, che all’istante guarirono. Come già in vita («Stefano intanto, pieno di grazia e di fortezza, faceva grandi prodigi e miracoli tra il popolo», Atti 6, 8), anche dopo il ritrovamento dei resti mortali e a seguire ci fu, in tutta la cattolicità, un immenso numero di miracoli. 
Narra Luciano: «Nello stesso istante in cui sentirono questo dolce profumo, settantatré di loro ricuperarono la salute. Quanto ad altri, i demoni che si erano impadroniti di loro furono cacciati […]. Accaddero molte altre guarigioni che sarebbe per me troppo lungo ricordare dettagliatamente qui. Dopo aver baciato le sante reliquie, richiudemmo il feretro e portammo le reliquie di santo Stefano, cantando salmi ed inni, nella santa chiesa di Sion, dove egli era stato ordinato arcidiacono» (Luciano, Lettera, cap. XXVII).
I Padri della Chiesa hanno profuso insegnamenti eccelsi sulla figura di Stefano, soprattutto perché egli rappresenta il modello per eccellenza di amore per i nemici. L’amicizia di Dio, la filiazione adottiva del Padre hanno questo prezzo, ricorda san Massimo di Torino (Hom. 64 in S. Steph.). Ma tutti gli apologeti di santo Stefano si trovano concordi sull’affermazione di Massimo: Gregorio di Nissa, Giovanni Crisostomo, Cesario di Arles, Anselmo… «Gesù», predica sant’Agostino, «troneggiava sulla cattedra della sua croce ed insegnava a Stefano la regola della pietà. O buon maestro, tu hai ben parlato, ben insegnato. Guarda: il tuo discepolo prega per i suoi nemici, prega per i suoi carnefici» (Sermone, 315, 8), infatti gridò Stefano poco prima di morire: «Signore, non imputar loro questo peccato» (Atti 7, 60).
Quale sarà la fortuna di questo tema attraverso gli Atti dei Martiri, in cui si vedono i condannati manifestare rispetto e carità per i loro torturatori e assassini! San Tommaso Moro fa riferimento all’esempio di Stefano allorquando si augura di ritrovare in Paradiso i giudici che lo hanno condannato a morte, così come Paolo, presente sia alla condanna che alla lapidazione, lo ha raggiunto nell’eternità di Dio.
Ciò che accadde la notte del 3 agosto del 415, alla Chiesa, quella che nasconde con vergogna le realtà soprannaturali nell’affannosa ricerca di accondiscendere al mondo, non interessa più. Con l’obiettivo di dialogare con i neopositivisti – denigratori di visioni, apparizioni, fenomeni celesti – con i liberali, con i comunisti, con i radicali… ovvero con i «lontani», come li definiva Paolo VI (che prima di Giovanni XXIII e del Concilio Vaticano II la Chiesa aveva sempre chiamato «nemici»), la Chiesa si è allontanata da se stessa, dimentica ormai del suo immenso e potente Patrimonio, un patrimonio di bene, di bellezza, di verità destinato universalmente a ciascuno.
Il lungo discorso che tenne Stefano (Atti 7, 1-53) di fronte al Sinedrio che lo condannò, come aveva condannato Gesù, rivela il suo magistrale eloquio e la sua granitica Fede, i cui contenuti fanno tremare i polsi per la loro attualità: «O gente testarda e pagana nel cuore e nelle orecchie, voi sempre opponete resistenza allo Spirito Santo; come i vostri padri, così anche voi. Quale dei profeti i vostri padri non hanno perseguitato? Essi uccisero quelli che preannunciavano la venuta del Giusto, del quale voi ora siete divenuti traditori e uccisori; voi che avete ricevuto la legge per mano degli angeli non l’avete osservata» (Atti 7, 51-53).
Il 3 agosto ricordiamo di nuovo ciò che accadde al campo degli uomini di Dio e nel farlo preghiamo santo Stefano per i nemici esterni ed interni alla Chiesa. 
Preghiamo
Signore, dacci d'imitare quello che onoriamo: cosicché impariamo ad amare anche i nemici; poiché celebriamo l'Invenzione di colui che anche per i persecutori seppe pregare nostro Signore Gesù Cristo tuo Figlio
Lui che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
R. Amen

(Cristina Siccardi: https://www.corrispondenzaromana.it/3-agosto-il-miracoloso-ritrovamento-delle-spogli-di-santo-stefano/ )
AMDG et DVM

Filii



FILII
"Filii suspiriis prodere coguntur
Mundi miseriam, per quam involvuntur.
Ad damnata vitia saepe dilabuntur;
Sed misericordia tua fulciuntur."


AVE MARIA PURISSIMA!

IL SEGRETO DE LA SALETTE

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Attualità del messaggio della Santa Vergine
IL SEGRETO DE LA SALETTE
(5/95)

Il 19 settembre 1846, a Melania Calvat e a Massimo Giraud apparve la Madre di Dio
L'attualità del messaggio loro trasmesso lascia ancora stupiti. 





Da qualche tempo si sente parlare di statuette della Madonna lacrimanti sangue: l'opinione pubblica, cattolica e non, ne è rimasta turbata o stupefatta.  
Indipendentemente da quelle che possono essere le convinzioni personali su queste manifestazioni, esse inducono a riflettere sul significato che sempre nella storia della cristianità siffatte realtà hanno rivestito.  
Lasciando alle legittime autorità ecclesiastiche il giudizio definitivo sui recenti avvenimenti, osserviamo che, già nel secolo scorso, la Santa Vergine, in apparizioni riconosciute autentiche dalla Chiesa, ha affidato a veggenti messaggi e profezie poi puntualmente verificatesi.  
Qui intendiamo parlare della apparizione della Madonna sulla montagna del La Salette, (paesino del Delfinato, poco distante da Corps, sulla strada tra Grenoble e Gap), perché il messaggio della Santa Vergine è insieme molto attuale e poco noto: la sua diffusione, infatti, fu ostacolata a causa del contenuto, in particolare di quella parte che oggi ci riguarda piú da vicino. 



Il 19 settembre 1846 Melania Calvat, assieme a Massimo Giraud, raccontarono di aver ricevuto un messaggio e un segreto durante una apparizione della Madonna.  
Dal 1860 Melania, poi entrata in religione con il nome di Maria della Croce - Vittima di Gesú, procedette a diverse redazioni del suo segreto, finché ne venne dichiarata autentica una, pubblicata nel 1879 con l'imprimatur del Vescovo di Lecce, mentre l'autorità ecclesiastica francese per qualche tempo non volle concedere il riconoscimento ecclesiastico. Il racconto della apparizione della Madonna a La Salette, (dove oggi sorge un grandioso santuario, meta di una importante processione il 19 settembre di ogni anno), si può considerare, per i nostri scopi, composto essenzialmente di due parti principali.


  
Nella prima parte vengono descritti gli avvenimenti che interessarono buona parte dell'Europa di allora, e che si verificarono puntualmente: guerre civili in Francia, (la Comune di Parigi), in Portogallo, (lotte per l'istituzione della repubblica), in Italia, (guerre di Indipendenza); fine del potere temporale dei papi, (breccia di Porta Pia del 1870); carestie; lotte contro la religione, (legge sui frati del governo Cavour, politica ecclesiastica di Gambetta e Ferry in Francia); lassismo morale; decadimento ecclesiastico.  



La seconda parte, (che riportiamo nella sua completezza nelle pagine che seguono affinché ciascuno possa valutare e giudicare in coscienza), è la parte piú discussa del segreto, perché riferentesi alla venuta dell'anticristo ed alla diffusione dell'eresia all'interno stesso della Chiesa.  
Si dice chiaramente nella profezia che Roma perderà la fede e diventerà la sede dell'anticristo.  
Sono parole estremamente gravi, che vanno collegate a quelle che seguono nel messaggio stesso, e cioè alla indefessa sicurezza della vittoria finale del bene sul male, all'invito alla perseveranza nella fede cattolica apostolica romana, all'assistenza continua per gli apostoli degli ultimi tempi



La parte di messaggio, che riportiamo, è una traduzione del testo approvato in lingua francese, come riportato nel libro Bénédictions et malédictions, prophéties de la révélation privée di JEAN VAQUIÉ, Dominique Martin Morin Editore, 1987, ISBN 2-85652-094-4, che, a sua volta, fa riferimento a M.CALVAT, L'apparition de la Très Sainte Vierge sur la montagne de La SaletteImprimatur: Mgr. Zola, Lecce (Italie), 15 novembre 1879, Rome, 1922 (Societé St-Augustin).  
Il libro può essere richiesto a Diffusion de la pensée française, B.P. 1, F-86190 Chiré-en-Montreuil, Francia, e vale la pena di procurarselo per avere il messaggio completo e altre rivelazioni contenute nella corrispondenza della veggente, rivelazioni che qui non possiamo riprodurre. 




(omissis) 
I governanti avranno tutti un medesimo progetto, che sarà di abolire e fare scomparire tutti i principi religiosi per sostituirli con il materialismo, l'ateismo, lo spiritismo, e ogni sorta di vizi.  
Nell'anno 1865 si vedrà l'abominio nei luoghi santi; nei conventi i fiori della Chiesa saranno putrefatti e il demonio diventerà come il re dei cuori.  
Coloro che sono a capo delle comunità religiose si guardino dalle persone che esse devono ricevere, perché il demonio userà tutta la sua malizia per introdurre negli ordini religiosi delle persone dedite al peccato, perché i disordini e l'amore dei piaceri carnali saranno diffusi su tutta la terra.  



La Francia, l'Italia, la Spagna e l'Inghilterra saranno in guerra: il sangue scorrerà per le strade; il francese combatterà contro il francese, l'italiano contro l'italiano, vi sarà poi una guerra generale che sarà spaventevole. Per qualche tempo Dio non si ricorderà piú della Francia né dell'Italia, perché il Vangelo di Gesú Cristo non è piú conosciuto.  



I malvagi userano tutta la loro astuzia; ci si ucciderà, ci si massacrerà reciprocamente perfino nelle case.  
Al primo colpo della Sua spada fulminante le montagne e la natura tutta tremeranno di spavento perché i disordini e i crimini degli uomini trafiggono la volta celeste.  
Parigi sarà bruciata e Marsiglia inghiottita; molte grandi città saranno scosse e inghiottite da terremoti; si crederà che tutto è perduto; non si vedranno che omicidi; non si sentiranno che colpi d'arma e bestemmie.  
I giusti soffriranno molto, le loro preghiere, la loro penitenza e le loro lacrime saliranno fino al Cielo e tutto il popolo di Dio chiederà perdono e misericordia e chiederà il Mio aiuto e la Mia intercessione.  



Allora Gesú Cristo con un atto della Sua misericordia grande per i giusti comanderà ai Suoi angeli che tutti i Suoi nemici siano messi a morte.  
Improvvisamente i persecutori della Chiesa di Gesú Cristo e tutti gli uomini dediti al peccato moriranno e la terra diventerà come un deserto.  



Allora si farà la pace, la riconciliazione di Dio con gli uomini; Gesú Cristo sarà servito, adorato e glorificato; dappertutto fiorirà la carità.  
I nuovi re saranno il braccio destro della Santa Chiesa, che sarà forte, umile, pia, povera, zelante e imitatrice delle virtú di Gesú Cristo.  
Il Vangelo sarà predicato dappertutto e gli uomini faranno grandi progressi nella fede perché vi sarà unità tra gli operai di Gesú Cristo e perché gli uomini vivranno nel timor di Dio.  
Questa pace tra gli uomini non sarà lunga: venticinque anni di abbondanti raccolti faranno loro dimenticare che i peccati degli uomini sono causa di tutte le pene che arrivano sulla terra.  


Un precursore dell'anticristo, con le sue truppe di parecchie nazioni, combatterà contro il vero Cristo, il solo Salvatore del mondo, egli spargerà molto sangue e vorrà annientare il culto di Dio per farsi guardare come un Dio.  
La terra sarà colpita da ogni sorta di piaghe, (oltre la peste e la carestia che saranno dovunque), vi saranno delle guerre fino all'ultima guerra, che sarà allora fatta da dieci re dell'anticristo, i quali re avranno tutti lo stesso progetto e saranno i soli a governare il mondo.  


Prima che ciò succeda vi sarà una specie di falsa pace nel mondo; non si penserà che a divertirsi; i malvagi si abbandoneranno a ogni sorta di peccato; ma i figli della Santa Chiesa, i figli della fede, i miei veri imitatori crederanno nell'amore di Dio e nelle virtú che mi sono piú care.  



Felici le anime umili guidate dallo Spirito Santo! Io combatterò con esse fino a che esse saranno nella pienezza dell'età. La natura chiede vendetta per gli uomini ed essa freme di spavento nell'attesa di ciò che deve arrivare alla terra insudiciata dai crimini.  



Tremate terra e voi che fate professione di adorare Gesú Cristo e che dentro di voi adorate solo voi stessi; tremate perché Dio sta per consegnarvi al Suo nemico, perché i luoghi santi sono nella corruzione, molti conventi non sono piú le case di Dio, ma i pascoli di Asmodeo e dei suoi.  
Sarà durante questo tempo che nascerà l'anticristo da una religiosa ebrea, da una falsa vergine che sarà in comunicazione con il vecchio serpente, il padrone dell'impurità; suo padre sarà Vescovo, nascendo vomiterà delle bestemmie, egli avrà dei denti, in una parola sarà il diavolo incarnato; egli lancerà delle grida spaventose, farà dei prodigi, non si nutrirà che di impurità.  
Egli avrà dei fratelli che, sebbene non siano dei demoni incarnati come lui, saranno dei figli del male; a dodici anni essi si faranno notare per le prodi vittorie che otterranno; presto essi saranno ognuno alla testa degli eserciti assistiti dalle legioni dell'inferno.  
Le stagioni saranno cambiate, la terra non produrrà che frutti cattivi, gli astri perderanno i loro movimenti regolari, la luna non rifletterà che una debole luce rossastra; l'acqua e il fuoco daranno al globo terrestre dei movimenti convulsi e degli orribili terremoti che inghiottiranno delle montagne, delle città.  



Roma perderà la fede e diventerà la sede dell'anticristo. I demoni dell'aria con l'anticristo faranno dei grandi prodigi sulla terra e nell'aria e gli uomini si pervertiranno sempre piú.  
Dio avrà cura dei suoi fedeli servitori e degli uomini di buona volontà; il Vangelo sarà predicato dappertutto, tutti i popoli e tutte le nazioni conosceranno la verità.  



Io rivolgo un appello urgente alla terra; Io chiamo i veri imitatori di Cristo fatto uomo, il solo e vero Salvatore degli uomini; Io chiamo i miei figli , i miei veri devoti, quelli che si sono dati a Me perché io li conduca dal Mio divin Figlio, quelli che Io porto, per cosí dire, nelle mie braccia, quelli che sono vissuti del Mio Spirito; infine Io chiamo gli Apostoli degli ultimi tempi, i discepoli di Gesú Cristo che sono vissuti nel disprezzo del mondo e di loro stessi, nella povertà e nell'umiltà, nel disprezzo e nel silenzio, nella preghiera e nella mortificazione, nella castità e nell'unione con Dio, nella sofferenza e sconosciuti al mondo.  
È tempo che escano e vengano ad illuminare la terra.  
Andate e mostratevi come i miei cari figli; Io sono con voi e in voi purché la vostra fede sia la luce che vi illumina in questi giorni di disgrazia.  
Che il vostro zelo vi renda come gli affamati per la gloria e l'onore di Gesú Cristo.  
Combattete, figli della luce, voi, piccolo numero che ci vedete, perché ecco il tempo dei tempi, la fine delle fini.  
La Chiesa sarà eclissata, il mondo sarà nella costernazione.  



Ma ecco Enoch ed Elia riempiti dello Spirito di Dio; essi predicheranno con la forza di Dio e gli uomini di buona volontà crederanno in Dio e molte anime saranno consolate; essi faranno grandi progressi per virtú dello Spirito Santo e condanneranno gli errori diabolici dell'anticristo.  
Sciagura agli abitanti della terra!  
Vi saranno guerre spaventose e carestie; pesti e malattie contagiose; pioverà una grandine spaventosa di animali; tuoni che scuoteranno le città; terremoti che inghiottiranno paesi; si udiranno delle voci nell'aria; gli uomini batteranno la testa contro i muri, essi chiameranno la morte, da un'altra parte la morte li supplizierà; il sangue scorrerà da ogni parte.  
Chi potrà vivere se Dio non diminuirà il tempo della prova ?  
Dal sangue, dalle lacrime e dalle preghiere dei giusti Dio si lascerà placare; Enoch ed Elia saranno messi a morte; Roma pagana sparirà; il fuoco del cielo cadrà e distruggerà tre città; tutto l'universo sarà colpito dal terrore e molti si lasceranno sedurre perché essi non hanno adorato il vero Cristo vivente tra loro.  
È tempo, il sole si oscura; la fede sola vivrà.  
Ecco il tempo, l'abisso si apre.  
Ecco il re delle tenebre.  
Ecco la bestia con i suoi sudditi, sedicente salvatore del mondo.  
Egli si alzerà con orgoglio nell'aria per andare fino al Cielo; egli sarà soffocato dal respiro di San Michele Arcangelo.  
Egli cadrà e la terra che da tre giorni sarà in continue evoluzioni, aprirà il suo seno pieno di fuoco; egli sarà sprofondato per sempre con tutti i suoi nei baratri eterni dell'inferno.  
Allora l'acqua e il fuoco purificheranno la terra e consumeranno tutte le opere dell'orgoglio degli uomini e tutto sarà rinnovato: Dio sarà servito e glorificato. 





Non intendiamo fornire interpretazioni di un testo legato ad espressioni profetiche ed apocalittiche, pienamente intelleggibile solo al momento della sua realizzazione, e nemmeno intendiamo infoltire la schiera dei millenaristi che, soprattutto in àmbito protestante, indicano scadenze precise per la parusia, ma neppure possiamo non interrogarci sul significato di questo messaggio, forse oggi troppo trascurato dalla Chiesa ufficiale, che collima con l'Apocalisse, dove si parla di martiri che rimarranno fedeli alla parola di Dio e che non avevano adorata la bestia e del príncipe delle tenebre che dovrà essere sciolto per un breve tempo, (Apocalisse, XX, 1-10).  
Come sostiene uno dei piú famosi studiosi del settore, il gesuita Ugo Vanni, il riflettere sui messaggi escatologici ci «mette in guardia sia dal disimpegno di un pessimismo inerte, sia dall'illusione di un paradiso in terra […] richiede che ci assumiamo la responsabilità di una fede robusta, la quale, (consapevole come è di collaborare con un Cristo sempre presente e attivo ma trascendente), si sforza di dare il meglio, ma senza pretendere di controllare il risultato». (UGO VANNI, La struttura letteraria dell'Apocalisse, Morcelliana, Brescia, 1980 ).  
Ammonisce l'esortazione evangelica: Ideo et vos estote parati, quia qua nescitis ora Filius hominis venturus est , (Quindi anche voi siate preparati, perché il Figlio dell'uomo verrà nell'ora piú impensata), (Matteo, XXIV, 44). 

Luc de Pollien

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