giovedì 28 giugno 2018

MADONNA DELLE ROSE - San Michele Arcangelo: L'ora è suonata!... E' l'ora del risveglio.

Apparizione di San Damiano Piacentino
 

Madonna delle rose

San Damiano è una frazione di 150 abitanti nel comune di San Giorgio a circa venti chilometri a sud di Piacenza, città di 120000 abitanti. Quest'ultima è uno dei capoluoghi di provincia della regione Emilia Romagna situata nell'Italia settentrionale. 

San Damiano è situato nella pianura del fiume Po vicino al torrente Nure tra campi di pomodori, granoturco,barbabietole, grano e prati. Per andare a San Damiano Piacentino, partendo da Roma, basta prendere il treno per Milano, passante per Bologna, e scendere a Piacenza. Da questa città si può prendere un taxi in sosta davanti la stazione o usufruire del servizio di autobus che può essere preso davanti al bar che si trova sul lato sinistro della piazza per chi esce dalla stazione ferroviaria. 

Per coloro che vogliono andare in macchina e provenienti da sud, basta prendere l'autostrada A1 ed uscire a Fiorenzuola. Dopo 20 chilometri, passando per Carpaneto Piacentino si arriva a San Damiano, mentre per chi viene da nord, attraverso la A21 e la A1 si consiglia di uscire rispettivamente a Piacenza est e Piacenza sud e passare per San Giorgio Piacentino e Centovera. 

Mamma Rosa, madre di tre figli, aveva dovuto ricorrere al taglio cesareo per ogni suo parto; nell'ultimo del 1952, quando nacque PierGiorgio, la situazione era inoltre complicata da una peritonite perforante che richiese un intervento chirurgico di 4 ore e mezzo.

Mamma Rosa  


Per nove anni, Rosa fece la spola tra la sua casa e gli ospedali, perché le sue piaghe non si rimarginavano. Il 24 settembre 1961 si decise di rimandarla a casa raccomandandola alle cure della zia Adele. Umanamente parlando, era finita. Per colmo di sventura, Giuseppe, il marito, doveva essere operato per ernia. La cartella clinica di Mamma Rosa si trova all’ospedale di Piacenza.
Mamma Rosa, da cinque giorni, era ritornata dall’ospedale. Il 29 settembre 1961, festa di San Michele Arcangelo, sul mezzogiorno, una Donna sconosciuta entrò in casa Quattrini. Vestiva il costume della Regione: gonna e blusa di vari colori, un grembiule nero e, sul capo, un fazzoletto azzurro.


La zia Adele dice che la Signora sconosciuta le chiese mille lire per offrire un cero alla cappella di Padre Pio poiché Padre Pio è alla distanza di circa ottocento chilometri da San Damiano. Ma ciò non turba la zia Adele che ha ben altro motivo per declinare la sollecitazione: in quel momento, in casa, si hanno, in tutto e per tutto, mille lire imprestate! Inoltre, il marito è ammalato e Rosa lo è ancor più. La bella straniera insiste, con tanto garbo, che la zia Adele le dà cinquecento lire. Lei accetta e chiede di vedere l’ammalata che giace nella camera accanto. La zia ve la conduce.


La straniera prende la mano di Mamma Rosa e le dice : "Su, alzati!" - Non posso! risponde la povera inferma. - Dammi la mano ! Alzati! - Non posso ! - Dammi anche l’altra mano, ordina la Signora. Mamma Rosa la porge - Alzati! ripete la Signora. E Mamma Rosa si alza avvertendo un benessere improvviso ed eccezionale. Riconosce allora la Celeste Visitatrice che le fa segno di tacere. Suona mezzogiorno: "Recitiamo l’Angelus" ordina la Signora. Poi aggiunge cinque Pater, Ave e Gloria secondo le intenzioni di Padre Pio, in onore delle cinque Piaghe di Nostro Signore. Durante questo tempo, Ella tocca con le Sue Mani le piaghe di Rosa ed esse si chiudono immediatamente. Poi ordina a Rosa di recarsi da Padre Pio: - Non ho denaro né abiti, obietta Rosa. - Avrai quanto ti occorre. - E la Signora se ne va. Intanto Giuseppe era andato a raccogliere castagne per assicurare ai suoi i mezzi per sfamarsi durante il suo soggiorno all’ospedale. Qualche giorno dopo, Rosa riceveva dalla cassa di beneficenza di Padre Pio il denaro per il viaggio e trovava nella "casina", o rimessa, due abiti da contadina esattamente della sua misura, senza cenno di provenienza.

La casa di mamma Rosa

Nella primavera del 1962 Mamma Rosa va a San Giovanni Rotondo, in provincia di Foggia, all’estremità sud dell’Italia. Questo paese, dove allora viveva Padre Pio deceduto il 23 settembre 1968, si trova ai piedi del monte Gargano, dove apparve San Michele Arcangelo. 

Il sabato mattina, mentre recitava il Rosario con una compagna, sulla piazza della Chiesa Mamma Rosa avverte una chiamata improvvisa : "Rosa ! Rosa !" Si gira e vede la Signora dal fazzoletto azzurro : - Mi conosci ? chiede la Signora. - Si, risponde Rosa, voi siete la Madonna, che non ha voluto che lo dicessi. - Io sono la Madre della Consolazione e degli afflitti. Dillo, dunque, a San Damiano e al professore che non ha voluto credere alla tua guarigione. Dopo la Messa, ci troveremo presso la Sacra Mensa e Io ti accompagnerò da Padre Pio. Cosi fu. 
Giunte da Padre Pio, la Signora scompare senza lasciare alcuna traccia. Padre Pio ne ha vedute altre. Senza alterarsi per un tale intervento e per tale scomparsa, egli riceve Mamma Rosa e le ingiunge di andare ad assistere, sopra tutto spiritualmente, gli ammalati, per due anni. Si immagina la perplessità della povera contadina. Ritornata a casa obbedendo all’ordine ricevuto, si presenta a un ospedale, dove viene ricevuta senza alcuna difficoltà. Vi rimane un po’ meno di due anni perché la zia Adele si ammala e reclama la presenza della nipote. Rosa scrive a Padre Pio, che le permette di ritornare a casa. Cura sua zia ed essa guarisce. 

Il 16 ottobre 1964, mentre Mamma Rosa recitava l’" Angelus" del mezzogiorno, sentì dall’esterno una voce che la chiamava: "vieni! vieni, ti aspetto!" Siccome Rosa esitava, chiedendosi se si trattasse di un’illusione, la voce si fece sentire una seconda volta : " Vieni! Vieni qui, ti aspetto!"

Allora diffidente, chiedendosi se fosse il demonio che le giocasse qualche tiro, Rosa usci tenendo in mano la sua corona: vede in cielo una nube d’oro e d’argento circondata da molte stelle e da rose di svariati colori. Dalla nube, ecco uscire una specie di sfera rossa e posarsi su un piccolo pero, vicino alla casa. Ne esce la Santissima Vergine, circonfusa di viva luce. Mamma Rosa racconta quanto segue : - Mi ha detto : " Figliola Mia, vengo da molto lontano. Annunzia al mondo che tutti devono pregare, perché Gesù non può più portare la croce. Io voglio che tutti si salvino, buoni e cattivi. Sono la Madre dell’Amore, la Madre di tutti : siete tutti miei figli. Per questo voglio che tutti si salvino, per questo sono venuta : per condurre il mondo alla preghiera, perché i castighi sono vicini. Ritornerò ogni venerdì e ti darò dei messaggi che devi far conoscere al mondo". " Ma - Obiettò Rosa - non mi crederanno ; non sono che una povera contadina ignorante. Mi metteranno in prigione ! " Ella rispose : "Si, ti crederanno perché, andandomene, Io ti lascerò un segno : quest’albero fiorirà."

Il luogo delle Apparizioni

La Santissima Vergine scomparve e, in quel 16 ottobre 1964, il pero fiorì. Il giorno dopo fiorì anche un ramo del susino che sorge accanto al pero; il ramo che Lei aveva sfiorato. / Per tre settimane, migliaia di persone poterono ammirare i due alberi in fiore, nonostante le abbondanti piogge autunnali. Inoltre, il pero fiorito era ancora carico di pere (una cesta e mezzo) che la zia Adele raccolse dopo. / Nel 1967, acquistando corone da Rosario in un negozio di Piacenza, la venditrice mi assicurò di aver visto personalmente il pero fiorito. Ma si mantenne tanto bene il silenzio sui fatti di San Damiano, che lei non ne aveva più sentito parlare.  / In seguito, tutti i venerdì, a mezzogiorno, e in ogni giorno delle feste Mariane, la Madre di Dio appare a Mamma Rosa. I Messaggi che si succedono, di settimana in settimana, sono sovente accompagnati da fenomeni inesplicabili, come quello del sole che ruota su se stesso.

***

Dai messaggi

Quando verrà l'ora dell'angoscia, di tenebre e di
pianto alzate gli occhi al cielo, chiamatemi con il
dolce nome di Madre e io verrò ad abbracciarvi e vi
porterò nella Patria Celeste; lì voi canterete con
gli Angeli e i Santi; lì avrete perdono e tutti
saranno salvi in tanta gioia, e dove noi faremo
tanta festa. (9 giugno 1967).


Tutto ciò che avrete sopportato nel nome di Gesù
sarà scritto nel Libro d'Oro.
(13 agosto 1967).


Sono cento anni e più che io sono su questa terra
per svegliare i cuori dei Miei figli per salvarli, per
aiutarvi, per darvi tanta fede e tanto amore...
(10 dicembre 1968).


Non scoraggiarti ma presto verrò con la Luce!
Tanti segni verranno dal Cielo e sulla Terra...
Sufficienti se vogliono credere! Tutto farò per
salvarli, darò tutti i mezzi, tutti gli aiuti.
(10 dicembre 1968).


Il mondo e nel fango: non comprende più la verità
di DIO ... Vogliono ignorare la Verità.
Vogliono fare da soli!
(5 Maggio 1967).


Il mondo si sta perdendo di ora in ora... Essi
non accettano il mio invito...
(25 maggio 1967).


Aumentate sempre la vostra fede perché i momenti
vengono terribili. Vedrete in molte parti del mondo molte
scosse, tanti disastri, terremoti. Pregate, pregate
con Fede perché‚ l'Eterno Padre abbia pietà.
(15 agosto 1967).


Voi non ascoltate la mia parola di Madre... Ma quando
accadrà quella terribile cosa, che sarà di voi che non
avete ascoltato la mia parola?
(4 agosto 1967).


Chiedete perdono all'Eterno Padre che abbia pietà e
misericordia, perché‚ i terribili flagelli sono veramente
terribili al punto che non potete immaginare.
(9 Gennaio 1967).


La Mamma celeste dice adesso: Presto! Ella parte e
va dagli altri veggenti dappertutto nel mondo: sì, anche
in Russia.
(15 Agosto 1965).


L'Eterno Padre ha dato questo benessere dopo la guerra,
sulle nazioni, dappertutto... E questo benessere lo hanno
impiegato solo nel fango, non per ringraziare Gesù e Maria.
Essi hanno fatto solo atti di orgoglio e di vanità.
(9 giugno 1967).


Da un momento all'altro voi potete essere sulla soglia
di tribolazioni terribili.
(10 dicembre 1966).


Quando sentirete grandi scosse, quando vedrete grandi
tenebre alzate gli occhi al cielo, le mani distese, chiedete
pietà e misericordia, recitate la Salve Regina, recitate il Credo
(22 Maggio 1967)


Quando verrà quel giorno che si apriranno il Cielo e
la terra sarà un combattimento terribile di angoscia e di
pianto !... Ma voi non temete, recitate, tanti Credo.
Pregate l'Arcangelo Michele con la corona tra le mani,
perché‚ vi dia forza, coraggio nel grande combattimento e
sarete salvi in Terra e godrete la felicità eterna nel Cielo!..
Io con il vostro Angelo custode, con San Michele Arcangelo..
Vi assisteremo minuto per minuto, non turbatevi...
Pregate, pregate sempre con il sorriso sulle labbra.
Quelli che dovranno partire da questa Terra arriveranno
in cielo con una grande schiera di angeli e gireranno sopra
il mondo per confortare, pregare, sollevare tutti i fratelli
(22 novembre 1967)


Dovete far tutto per consolare le anime perché è suonata
l'ora del terribile castigo... L'avvertimento è incominciato;
dovete comprendere che e l'inizio delle terribili prove di
pianto... Sono gia trascorsi centotrenta anni dopo La Salette,
cinquant'anni dopo Fatima, tre anni qui. Non aspettate che
l'ora sia suonata: amatevi gli uni gli altri portate amore
nei cuori. Non orgoglio, non superbia, non vanità, ma solo amore,
amore e pace nel cuore.
Quando verranno i terribili momenti d'oscurità, se avrete Gesù
nel cuore, sarete forti.. Egli attende sino all'ultima ora, ascoltatemi.
(9 giugno 1967).


L'ora e suonata, l'ora e suonata L'Eterno Padre non
temporeggia più, ma voi pregate, tra voi, con me, insistiamo
con la preghiera e il sacrificio.
(5 agosto 1967).


Che sarà di voi se non siete venuti qui a prendere forza, coraggio, fede per resistere alle lotte, alle tribolazioni, alle croci, alle persecuzioni, alla guerra, terremoti,
peste e fame; se non avete forza, resistenza, che sarà di voi ?
(9 giugno 1967).


Per chi ha fede, e a questi tutto è possibile, C'è la
promessa dell'aiuto, del soccorso che in loro diventa
certezza interiore della più grande forza. Io Vengo in mezzo
a voi ... Non temete. Andate avanti, non aspettate che arrivi
nel mondo la guerra feroce e accanita e che nessuno
possa salvarsi.
(12 settembre 1967)


Io verrò con grande potenza a dare a tutti la luce.
(6 ottobre 1967)


... Aprirò gli occhi di tutti, nel mondo intero con una luce molto forte.
(23 dicembre 1966)


Sono io che vi voglio salvare che sono la vostra Madre, la vostra
avvocata, la vostra maestra, la vostra Madre... Che vi ama tanto
(31 dicembre 1969)


Io sono discesa su questa Terra per portare gioia, concordia e
consolazione nelle famiglie. (30 Dicembre 1966).


Ci saranno numerosi segni nel cielo, di giorno e
di notte, prima che vengano le tribolazioni. (30 Ottobre 1966).
... Non sono segni della terra, sono segni del Cielo...
Segni di preparazione dall'alto che Gesù ha dato per preparare
le anime alla mia venuta. (21 luglio 1967)

Quelli che verranno con fede riceveranno tutti un segno.
(4 Marzo 1966)


Quando vedrete un grande segno nel cielo, sarà il grande momento
terribile... Di angoscia e di pianto. (13/1/67)

Una stella verrà nel cielo... Io verrò tra voi con questa
stella ... E darò luce al mondo intero... Io darò tanti segni
nel cielo, nella luna, nel sole, nelle stelle e in tanti
luoghi, alla mia venuta. (7/4/1967)


*
In uno dei messaggi del 1961 la vergine a San Damiano disse:
<< Guardate il cielo, guardatelo spesso, v'è una stella luminosissima
con una lunga scia... Quando la vedrete, di sera o di mattino...
Improvvisamente - e si farà vedere in molte regioni - sarà un segno
di calamità >>.

Guardate il Cielo, guardatelo spesso: vi troverete dei segni, e
quando vedrete un gran segno (La croce in cielo) il momento sarà
grave ed angoscioso >>.
Pregate ... Perché io verrò con una grande luce e trionferò e mio
figlio Gesù verrà con un Nuovo regno e porterà la pace e l'amore,
la tranquillità e la gioia nei cuori. (16/5/67)


... La nube avanza da ogni parte della terra e le anime che non
hanno Luce periranno e sarà lo spavento dei popoli che vivono in
un profondo <<sonno>>.
Verrà la falce, e sarà lo sterminio inesorabile su tutta la terra.
Ho benedetto tutti i figli fedeli a questo cuore tanto addolorato.
Quando vedrete le nubi della vendetta Divina, pregate e invocate il
Mio Nome che è la potenza sulle anime di buona volontà. Portate
sempre il mio nome nel vostro cuore e sarà la difesa contro l'uragano
infernale che vi attende: Così, sta scritto in cielo... Lo sfacelo
dei popoli sarà straziante, incomprensibile all'occhio umano.
Il Vaticano sarà coperto di calunnie, ma già sapete cari figli:
Ciò che è marcio cadrà e sorgerà un'era nuova.
Il mio grande manto coprirà tutti i figli che tanto hanno sofferto...
Il nemico fugge dalla Croce e va a riposare nei suoi seguaci tra cui
farà strazio di morte; ma voi, o figli della croce, godrete l'aurora
della nuova era:
Così stà scritto in cielo. (25 marzo 1970)


Risultati immagini per san Michele Arcangelo-Guido Reni,

L'arcangelo Michele dice:
... Andate! Andate! Parlate!.. Io con la mia spada e voi con
il Rosario in mano... Non aspettiamo il momento terribile!
L'ora è suonata!... La Mamma del cielo lo ha già annunciato.
Adesso mi manda in Suo Nome per annunciarlo ancora ! E' l'ora
del risveglio. E io vi illuminerò, vi proteggerò, vi difenderò
con la mia spada, a nome di tutti gli Angeli e santi.
Voi siete circondati e nessuno potrà farvi del male!


*

L' ACQUA SANTA DI SAN DAMIANO

Virgo et Mater Purissima


  1. " MAMMA  CELESTE... GUARISCIMI NEL  CORPO E NELL'ANIMA "

mercoledì 27 giugno 2018

L'inferno e la bontà di Dio


INFERNO 
Oggi ci sono tanti che non credono all’Inferno perché lo credono incompatibile con la bontà di Dio. Ebbene facciamo qualche riflessione.

Dio non voleva l’inferno
Nella preghiera del «Padre Nostro», insegnata da Gesù agli Apostoli, noi chiediamo a Dio che sia fatta la volontà sua, che è volontà d’amore. Ora se fosse stata fatta la sua volontà, tutta quanta la sua volontà, l’Inferno certamente non ci sarebbe stato, perché Dio, Amore Infinito, vuole soltanto la felicità delle sue creature angeliche e umane, che dotò del dono straordinario della libertà.
Se Satana con i suoi angeli, invece di ribellarsi a Dio, avesse fatto la sua volontà, l’Inferno non ci sarebbe stato. Quindi la responsabilità dell’esistenza dèll’Inferno non si può attribuire alla volontà divina.
Se Adamo, capostipite dell’umanità, non si fosse ribellato a Dio, ma avesse fatta la sua volontà, non ci sarebbero sulla terra dolori e morte, come ci dice la Sacra Scrittura (Sap. 1,13 e 2,24): «La morte non è opera di Dio, né Egli gioisce che i vivi debbano morire... Dio ha creato l’uomo per l’immortalità, ma la morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo» (che riuscì a sedurre Eva e Adamo facendoli ribellare a Dio). Ora se la morte fisica dell’uomo è contro la volontà di Dio, a maggior ragione è contro la sua volontà e la «seconda morte (Ap. 21,8)» cioè la morte spirituale che è l’inferno.
Per capire meglio fino a qual punto Dio non vuole l’Inferno, basta pensare a Gesù Crocifisso, il quale aveva affermato (Giov. 4,34): «Il mio cibo è fare la volontà di Colui che mi ha mandato a compiere la sua opera». Ora se l’Inferno fosse voluto dal Padre, Gesù Cristo non si sarebbe sacrificato sulla croce proprio per chiudere davanti a noi la porta dell’Inferno e per riaprirci quella del Paradiso.
Dio, Amore Eterno e Infinito, ci ha creati — come ci dice il Catechismo — per conoscerlo, amarlo, servirlo in questa vita e per goderlo poi nell’altra, in Paradiso. Quindi non ci ha creati per l’Inferno.
Dio è Amore, mentre l’Inferno è odio, è la negazione dell’amore, perciò Dio non può averlo voluto per ché non può rinnegare se stesso: Amore eterno e infinito. Di conseguenza l’Inferno viene da ciò che si oppone alla volontà di Dio: il peccato degli Angeli e degli uomini ribelli.
Tra il peccato del demonio, però, e quello dell’uomo c’è una differenza enorme. La ribellione dell’uomo (composto di spirito e corpo) partecipa dell’instabilità della nostra condizione terrena, molto influenzabile da falsi beni: oggi offendiamo Dio, domani ci pentiamo e ritorniamo a Lui, proprio perché ci troviamo nella flui dità del tempo.
L’angelo invece (puro spirito senza corpo) non è soggetto a mutabilità. La scelta della sua volontà è immutabile, irrevocabile: Satana ha scelto la ribellione a Dio, egli non si pentirà mai del suo peccato.
Quello che è accaduto all’angelo ribelle accadrà purtroppo anche all’umo che si ostina nel suo peccato fino all’ultimo istante della sua vita terrena, perché, uscito con la morte, dalla mutevolezza del tempo, entrerà nell’immutabilità eterna.
Perciò l’Inferno è conseguenza esclusiva dell’opposizione definitiva alla volontà divina, generatrice di pace e felicità eterna. Per questo il Santo Curato d’Ars, San Giovanni Viannej, diceva: «Non è Dio a dannarci, siamo noi con i nostri peccati. I dannati non accusano Dio, ma accusano se stessi».
Dio vuole salvare tutti (1 Tim. 2,4): «Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità». Però, avendoci dato il dono della libertà, vuole la nostra collaborazione. Dio vuole che il peccatore si converta e si salvi, per cui lo chiama e richiama continuamente per fargli lasciare il peccato e arricchirlo della sua grazia. Ma se il peccatore, fino all’ultimo istante della sua vita terrena, disprezza, rifiuta la misericordia di Dio, che l’invita al pentimento, e rimane ostinato nel suo peccato, andando all’Inferno, di chi è la colpa? Di Dio o del peccatore? Evidentemente del peccatore.
Un giorno Gesù, dopo aver mostrato l’Inferno a Suor Benigna Ferrero, anima mistica morta in concetto di santità, le diceva: « Vedi, Benigna, quel fuoco!... Sopra a quell’abisso io ho steso, come un reticolato, i figli della mia misericordia, perché le anime non vi cadano dentro. Quelle però che si vogliono dannare, vanno lì per aprire con le proprie mani quei fili e cadere dentro e una volta che vi sono dentro neppure la mia bontà le può salvare. Queste anime sono inseguite dalla mia misericordia molto più di quanto sia inseguito un malfattore dalla polizia, ma esse sfuggono alla mia misericordia!». Esistenza dell’inferno

A - La Sacra Scrittura al riguardo è categorica. Qualche citazione.
1) Nel Giudizio Universale, Gesù Cristo (Mat. 25,41 e 46) dirà ai cattivi: « Via da me, maledetti, nel fuoco eterno (cioè l’Inferno) preparato per il diavolo e i suoi angeli.., ed essi andranno al supplizio eterno».
2) In Mat. 10,28, Gesù dice: «Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; temete piuttosto Colui che ha il potere di far perire e l’anima e il corpo nella Geenna (cioè l’Inferno)».
«Geenna o Gehenna» è voce composta da «ghe = valle» ed «Hennon» = nome del padrone di una valle ai piedi del Sion e dell’Ofel, presso Gerusalemme, nella quale gli ebrei, caduti nell’idolatria, offrivano i loro figli a Molok, falsa divinità sacrificandoli nel fuoco. Il re Giosia, tolta via quell’orribile superstizione idolatrica, per rendere il luogo più abbominevole, ordinò che vi fossero gettate le immondizie della città ed anche i cadaveri dei giustiziati, che dovevano rimanere insepolti. Per distruggere i miasmi, vi si manteneva quasi sempre il fuoco acceso. Questo fatto diede a Gesù l’oc casione di prendere la Geenna come immagine dell’Inferno.
3) 5. Paolo (1 Cor. 6,9-10) dice: «Non illudetevi: né i fornicatori, né gli idolatri, né gli adulteri, né gli effeminati, né i sodomiti (omosessuali e lesbiche), né ladri, nè avari, nè ubbriaconi, né maldicenti, né rapaci, erediteranno il regno di Dio (cioè il Paradiso);
4) In Gal. 5,19-21, l’Apostolo continua l’elenco:
«fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, magia, inimicizia, lite, gelosia, ire, ambizioni, discordie, divisioni, invidie, ubriachezze, orgie, e opere simili a queste: coloro che compiono tali opere non erediteranno il Regno di Dio (cioè il Paradiso)».

B - Insegnamento della Chiesa
1) I Concilii che hanno trattato la verità dell’esistenza dell’Inferno sono: il Concilio di Valenza, il IV Concilio Lateranense, iii e il Il Concilio di Lione, il Concilio di Firenze. Quest’ultimo, per esempio, afferma solennemente: «Le anime di coloro che muoiono in stato di peccato mortale, vanno all’inferno».
2) Nei Concilio Vaticano II, (Costituzione «Lumen Gentium», cap. 7, n. 48 d) s’insegna la necessità di una costante vigilanza perché «non ci si comandi, come a servi cattivi e pigri, di andare al fuoco eterno, nelle tenebre esteriori dove ci sarà pianto e stridore di denti... Noi tutti compariremo davanti al tribunale di Cristo, per rispondere ciascuno della sua vita mortale.., e alla fine del mondo “risorgeranno, chi ha operato il bene a resurrezione di vita, e chi ha operato il male a resurrezione di condanna (cioè all’Inferno).
3)Il Catechismo di S. Pio X, alle domande 103 e 104, risponde: «E certo che esistono il Paradiso e l’inferno. Lo ha rivelato Dio, promettendo, spesse volte, ai buoni l’eterna vita e il suo stesso gaudio, e minacciando ai cattivi la pardizione e il fuoco eterno».
4)Il Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1034 e 1035, dice: «Gesù parla ripetutamente del fuoco inestinguibile che è riservato a chi, fino alla fine della vita, rifiuta di credere e di convertirsi. La Chiesa nel suo insegnamento afferma l’esistenza dell’inferno e la sua eternità. Le anime di coloro che muoiono in stato di peccato mortale, dopo la morte discendono immediatamente negli inferi, dove subiscono le pene dell’inferno, il fuoco eterno. La pena principale dell’inferno consiste nella separazione eterna da Dio, nel quale soltanto l’uomo può avere la vita, e la felicità per le quali è stato creato e alle quali aspira».

L’inferno è eterno
Che l’Inferno sia eterno è verità di fede definita nel IV Concilio Lateranense e nell Concilio di Lione. Il documento più importante sul carattere eterno della pe na infernale è la scomunica scagliata, con l’approvazione del Papa Vigilio, dall’imperatore Giustiniano che nel 543 pose termine alla controversia Origenista: «Se qualcuno dice o ritiene che il supplizio dei demoni e degli uomini empi è temporaneo e avrà fine.., costui sia scomunicato» (Dz. 211).

Pene dell’inferno
Le citate definizioni di fede distinguono nettamente due tipi di pene: la pena del «danno» che consiste nel la privazione di Dio, nostra felicità, e la pena del « senso».
Come in Paradiso ci sarà «ogni bene senza alcun male», così nell’Inferno ci sarà «ogni male senza alcun bene». Nel Vangelo di S. Marco (16,28) l’Inferno è chiamato «luogo dei tormenti».
Il Catechismo di S. Pio X afferma: «L’inferno è il patimento della privazione di Dio, nostra felicità, e del fuoco, con ogni altro male senza alcun bene».
I peccatori hanno preferito a Dio Creatore le creature e tutte le soddisfazioni che essi potevano trovare in se stessi o negli altri. Perciò le stesse creature, le stesse potenze dell’anima, gli stessi sensi del corpo avranno il loro castigo e il loro tormento. Qualche accenno:
a) pene dell’immaginazione. Essa presenterà al dannato tutti i piaceri e le delizie goduti sulla terra, ma ora finiti per sempre. Gli presenterà alla fantasia le immense gioie del Cielo, che per lui ormai sono ir raggiungibili. Per questo il dannato digrigna i denti e si consuma di rabbia;
b) pene della memoria che ricorderà al dannato gli innumerevoli peccati con tutte le circostanze e le malizie che gli hanno meritato l’Inferno. Gli ricorderà tutte le grazie ricevute, tutti gli avvertimenti e i consigli... di cui, se ne avesse tratto profitto, ora non sarebbe in quel luogo di tormenti;
c) pene dell’intelligenza. Sulla terra le passioni, l’ignoranza o la leggerezza molte volte possono offuscare la verità. Ma nell’Inferno le verità, sulle quali in vita si tentò di passare con indifferenza e disprezzo, saranno dinnanzi al dannato in tutta la loro evidenza. Dunque il peccato non era una cosa da nulla! L’Inferno non è una invenzione dei preti! Dio, della cui mise ricordia e bontà si è tanto abusato, c’è, esiste veramente! Ed ora lui non potrà più amare il buon Dio, ma dovrà odiarlo per sempre;
d) pene della volontà. Non era tanto difficile salvarsi. Moltissimi altri, pur nelle stesse condizioni di vita, hanno adoperato i mezzi che Gesù Cristo ha lasciato alla Chiesa e si sono salvati. Dio, nella sua infinita misericordia, l’aveva richiamato fino all’ultimo istante della sua vita terrena, ma lui si è rifiutato: la sua scelta è stata fatta per sempre!;
e) pene dei sensi. Dopo la resurrezione anche il corpo con tutti i suoi sensi parteciperà con l’anima ai tormenti infernali. Gli occhi non vedranno altro che volti spasimanti di dannati e di demoni dall’aspetto orribile. L’udito non ascolterà altro che lamenti, urla, imprecazioni e bestemmie. L’odorato sarà colpito dai fetori più nauseanti. Il gusto soffrirà una sete inestinguibile. Il tatto con tutto il corpo sarà tormentato dal fuoco: fuoco non metaforico o figurato, come viene interpretato da alcuni, ma fuoco vero, reale, di natura misteriosa che fa sentire i suoi effetti terrificanti non solo sul corpo, ma anche sull’anima, anche sui demoni, che sono puri spiriti senza corpo. Un fuoco che brucia sempre senza consumare mai! Un fuoco più terribile di quello della terra. Il fuoco terreno infatti è stato creato da Dio a nostro servizio, per il nostro bene, mentre il fuoco infernale è stato creato a castigo di Satana e dei suoi angeli ribelli.

Altre pene dei dannati:
la compagnia dei demoni che sfogheranno su di loro il loro odio contro Dio, torturandoli per tutta l’eternità;
la compagnia dei dannati. Se per qualche circostanza ci capita di trovarci tra persone ineducate, dal un guaggio volgare e blasfemo; con persone sporche, male odoranti; con persone che ci guardano con occhio bieco e ostile, ecc., con quale ansia non aspettiamo l’occasione e il momento di sottrarci a quella insopportabile situazione! Ebbene nell’Inferno il dannato si troverà in una situazione immensamente più infelice ed eterna in compagnia di dannati molto più spregevoli e che si odiano l’un l’altro con grande accanimento.

Le pene dell’inferno sono continue e disuguali
Come le gioie del Paradiso, così le sofferenze dell’Inferno, per quanto intense, non conoscono interruzione alcuna. Sulla terra le distrazioni, il sonno, i rimedi, possono diminuire la coscienza del dolore. Nell’inferno i dannati non conoscono sonno, né distrazioni, né sollievo: l’Inferno è continuità nella piena coscienza della propria sventura eterna.
Come in Paradiso i godimenti dei Beati non sono uguali, ma proporzionati ai loro meriti, così nell’Inferno le sofferenze dei dannati non sono uguali, ma proporzionate ai loro peccati.

L’inferno non è vuoto
Oggi ci sono alcuni che dicono: l’Inferno c’è, però, non ci va nessuno perché Dio è infinitamente buono e misericordioso; è nostro Padre e quindi ci salverà tutti.
Qui ci sarebbe tanto da dire, ma, per non allungare troppo l’argomento, non dobbiamo dimenticare che Dio è infinitamente misericordioso per chi si pente e si converte, ma è pure infinitamente giusto per chi, fino all’ultimo istante della sua vita terrena, rifiuta la sua grazia, rifiuta il richiamo che l’invita al pentimento. All’Inferno ci va chi ci vuole andare. Diceva Gesù a un’anima privilegiata, Suor Consolata Betrone: «L’impenitenza finale è per quell’anima che vuole andare all’Inferno di proposito e quindi riostinatamente la mia immensa misericordia, perché io ho versato il mio Sangue per tutti! No, non è la moltitudine dei peccati che danna l’anima, perché io li perdono se essa si perite, ma è l’ostinazione a non volere il mio perdono, a volersi dannare».

Che l’inferno non sia vuoto ce lo conferma la Vergine Santissima a Fatima. Nella quarta apparizione, domenica 19 agosto 1917, la Madonna, velata di tristezza, dice ai tre fanciulli (Lucia, Giacinta e Francesco):
«Pregate, pregate molto e fate sacrifici per i peccatori. Badate che molte, molte anime vanno all’inferno, perché non c’è chi si sacrifichi e preghi per loro».
Concludiamo l’argomento dell’Inferno riportando l’episodio del Papa Pio IX. Verso la fine del suo glorioso pontificato, il Papa raccomandava a un Missionario francese: «Predicate molto le grandi verità della salvezza, predicate specialmente l’Inferno. Dite chiaramente tutta la verità sull’Inferno, non c’è nulla di più efficace per far riflettere i poveri peccatori e convertirli».


L'INFERNO: 
FATTI STORICI DOCUMENTATI CHE FANNO RIFLETTERE UN GENERALE RUSSO

Gaston De Sègur ha pubblicato un libretto che parla dell'esistenza dell'inferno, su cui sono narrate le apparizioni di alcune anime dannate. Riporto per intero l'episodio con le stesse parole dell'autore: "Il fatto accadde a Mosca nel 1812, quasi nella mia stessa famiglia. Mio nonno materno, il conte Rostopchine, era allora governatore militare a Mosca ed era in stretta amicizia col generale conte Orloff, uomo valoroso, ma empio. Una sera, dopo cena, il conte Orloff cominciò a scherzare con un suo amico volteriano, il generale V., burlandosi della religione e in particolare dell'inferno.
- Ci sarà qualcosa - disse Orloff - dopo la morte? - Se ci sarà qualcosa - disse il generale V. - chi di noi morirà per primo verrà ad avvisare l'altro. Restiamo d'accordo? - Benissimo! - soggiunse Orloff, e si strinsero la mano in segno di promessa.

Circa un mese dopo, il generale V. ricevette l'ordine di partire da Mosca e di prendere una posizione importante con l'esercito russo per fermare Napoleone. Tre settimane dopo, essendo uscito di mattina per esplorare la posizione del nemico, il generale V. fu colpito al ventre da una pallottola e cadde morto. Sull'istante si presentò a Dio.

Il conte Orloff era a Mosca e non sapeva nulla della fine di quel suo amico. Quella stessa mattina, mentre stava tranquillamente riposando, ormai sveglio da un po' di tempo, si aprirono ad un tratto le tendine del letto e comparve a due passi il generale V. morto da poco, ritto sulla persona, pallido, con la destra sul petto e così parlò: 'L'inferno c'è e io ci sono dentro!' e disparve. Il conte si alzò dal letto e uscì di casa in veste da camera, con i capelli ancora spettinati, molto agitato, con gli occhi stralunati e pallido in volto. Corse in casa di mio nonno, sconvolto e ansimante, per raccontare l'accaduto. Mio nonno si era alzato da poco e, meravigliato nel vedere a quell'ora e vestito in quel modo il conte Orloff, disse: - Conte che cosa vi è capitato?. - Mi sembra di impazzire per lo spavento! Ho visto poco fa il generale V.! - Ma come? Il generale è già arrivato a Mosca? - No! - rispose il conte gettandosi sul divano e tenendosi la testa tra le mani. - No, non è tornato, ed è questo appunto che mi spaventa! E subito, trafelato, gli raccontò l'apparizione in tutti i particolari.
Mio nonno cercò di calmarlo, dicendogli che poteva trattarsi di fantasia, o di un'allucinazione, o di un brutto sogno e aggiunse che non doveva considerare morto l'amico generale. Dodici giorni dopo, un messo dell'esercito annunziava a mio nonno la morte del generale; le date coincidevano: la morte era avvenuta la mattina di quello stesso giorno in cui il conte Orloff se l'era visto comparire in camera."

UNA DONNA DI NAPOLI
Tutti sanno che la Chiesa, prima di elevare qualcuno agli onori degli altari e dichiararlo "Santo", esamina attentamente la sua vita e specialmente i fatti più strani e insoliti. II seguente episodio fu inserito nei processi di canonizzazione di San Francesco di Girolamo, celebre missionario della Compagnia di Gesù, vissuto nel secolo scorso. Un giorno questo sacerdote predicava a una gran folla in una piazza di Napoli. Una donna di cattivi costumi, di nome Caterina, abitante in quella piazza, per distrarre l'uditorio durante la predica, dalla finestra cominciò a fare schiamazzi e gesti spudorati. II Santo dovette interrompere la predica perché la donna non la smetteva più, ma tutto fu inutile. II giorno dopo il Santo ritornò a predicare sulla stessa piazza e, vedendo chiusa la finestra della donna disturbatrice, domandò cosa fosse capitato. Gli fu risposto: "È morta questa notte improvvisamente". La mano di Dio l'aveva colpita. "Andiamo a vederla", disse il Santo. Accompagnato da altri entrò nella camera e vide il cadavere di quella povera donna disteso. II Signore, che talvolta glorifica i suoi Santi anche con i miracoli, gli ispirò di richiamare in vita la defunta. San Francesco di Girolamo guardò con orrore il cadavere e poi con voce solenne disse: "Caterina, alla presenza di queste persone, in nome di Dio, dimmi dove sei!". Per la potenza del Signore si aprirono gli occhi di quel cadavere e le sue labbra si mossero convulse: "All'inferno!... Io sono per sempre all'inferno!".

UN EPISODIO CAPITATO A ROMA

A Roma, nel 1873, verso la metà di agosto, una delle povere ragazze che vendevano il loro corpo in una casa di tolleranza si ferì a una mano. II male, che a prima vista sembrava leggero, inaspettatamente si aggravò, tanto che quella povera donna fu trasportata urgentemente all'ospedale, dove morì poco dopo. In quel preciso momento, una ragazza che praticava lo stesso "mestiere" nella stessa casa, e che non poteva sapere ciò che stava avvenendo alla sua "collega" finita all'ospedale, cominciò a urlare con grida disperate, tanto che le sue compagne si svegliarono impaurite. Per le grida si svegliarono anche alcuni abitanti del quartiere e ne nacque uno scompiglio tale che intervenne la questura. 

Cos'era successo? La compagna morta all'ospedale le era apparsa, circondata di fiamme, e le aveva detto: "Io sono dannata! E se non vuoi finire anche tu dove sono finita io, esci subito da questo luogo di infamia e ritorna a Dio!". Nulla poté calmare l'agitazione di quella ragazza, tanto che, appena spuntata l'alba, se ne partì lasciando tutte le altre nello stupore, specialmente non appena giunse la notizia della morte della compagna avvenuta poche ore prima all'ospedale. Poco dopo, la padrona di quel luogo infame, che era una garibaldina esaltata, si ammalò gravemente e, ben ricordando l'apparizione della ragazza dannata, si convertì e chiese un sacerdote per poter ricevere i santi Sacramenti. L'autorità ecclesiastica incaricò della cosa un degno sacerdote, Mons. Sirolli, che era il parroco di San Salvatore in Lauro. Questi richiese all'inferma, alla presenza di più testimoni, di ritrattare tutte le sue bestemmie contro il Sommo Pontefice e di esprimere il proposito fermo di mettere fine all'infame lavoro che aveva fatto fino allora. Quella povera donna morì, pentita, con i conforti religiosi. Tutta Roma conobbe ben presto i particolari di questo fatto. Gli incalliti nel male, com'era prevedibile, si burlarono dell'accaduto; i buoni, invece, ne approfittarono per diventare migliori.

UNA NOBILE SIGNORA DI LONDRA
Viveva a Londra, nel 1848, una vedova di ventinove anni, ricca e molto corrotta. Tra gli uomini che frequentavano la sua casa, c'era un giovane lord di condotta notoriamente libertina. Una notte quella donna era a letto e stava leggendo un romanzo per conciliare il sonno. Appena spense la candela per addormentarsi, si accorse che una luce strana, proveniente dalla porta, si diffondeva nella camera e cresceva sempre più. Non riuscendo a spiegarsi il fenomeno, meravigliata spalancò gli occhi. La porta della camera si aprì lentamente ed apparve il giovane lord, che era stato tante volte complice dei suoi peccati. Prima che essa potesse proferire parola, il giovane le fu vicino, l'afferrò per il polso e disse: "C'è un inferno, dove si brucia!". La paura e il dolore che quella povera donna sentì al polso furono così forti che svenne all'istanteDopo circa mezz'ora, ripresasi, chiamò la cameriera la quale, entrando nella stanza, sentì un forte odore di bruciato e constatò che la signora aveva al polso una scottatura così profonda da lasciar vedere l'osso e con la forma della mano di un uomo. Notò anche che, a partire dalla porta, sul tappeto c'erano le impronte dei passi di un uomo e che il tessuto era bruciato da una parte all'altra. II giorno seguente la signora seppe che la stessa notte quel giovane lord era morto. Questo episodio è narrato da Gaston De Sègur che così commenta: "Non so se quella donna si sia convertita; so però che vive ancora. Per coprire agli sguardi della gente le tracce della sua scottatura, sul polso sinistro porta una larga fascia d'oro in forma di braccialetto che non toglie mai e per questo particolare viene chiamata la signora del braccialetto".

RACCONTA UN ARCIVESCOVO...
Mons. Antonio Pierozzi, Arcivescovo di Firenze, famoso per la sua pietà e dottrina, nei suoi scritti narra un fatto, verificatosi ai suoi tempi, verso la metà del XV secolo, che seminò grande sgomento nell'Italia settentrionale. All'età di diciassette anni, un ragazzo aveva tenuto nascosto in Confessione un peccato grave che non osava confessare per vergogna. Nonostante questo si accostava alla Comunione, ovviamente in modo sacrilego. Tormentato sempre più dal rimorso, invece di mettersi in grazia di Dio, cercava di supplire facendo grandi penitenze. Alla fine decise di farsi frate. "Là - pensava - confesserò i miei sacrilegi e farò penitenza di tutte le mie colpe". Purtroppo, il demonio della vergogna riuscì anche là a non fargli confessare con sincerità i suoi peccati e così trascorsero tre anni in continui sacrilegi. Neanche sul letto di morte ebbe il coraggio di confessare le sue gravi colpe. I suoi confratelli credettero che fosse morto da santo, perciò il cadavere del giovane frate fu portato in processione nella chiesa del convento, dove rimase esposto fino al giorno dopo. AI mattino, uno dei frati, che era andato a suonare la campana, tutto a un tratto si vide comparire davanti il morto circondato da catene roventi e da fiamme. Quel povero frate cadde in ginocchio spaventato. II terrore raggiunse il culmine quando sentì: "Non pregate per me, perché sono all'inferno!"... e gli raccontò la triste storia dei sacrilegi. Poi sparì lasciando un odore ripugnante che si sparse per tutto il convento. I superiori fecero portare via il cadavere senza i funerali.

UN PROFESSORE DI PARIGI
Sant'Alfonso Maria De' Liguori, Vescovo e Dottore della Chiesa, e quindi particolarmente degno di fede, riporta il seguente episodio. Quando l'università di Parigi si trovava nel periodo di maggior splendore, uno dei suoi più celebri professori morì improvvisamente. Nessuno si sarebbe immaginato la sua terribile sorte, tanto meno il Vescovo di Parigi, suo intimo amico, che pregava ogni giorno in suffragio di quell'anima. Una notte, mentre pregava per il defunto, se lo vide apparire davanti in forma incandescente, col volto disperato. II Vescovo, compreso che l'amico era dannato, gli rivolse alcune domande; gli chiese tra l'altro: "All'inferno ti ricordi ancora delle scienze per le quali eri così famoso in vita?". "Che scienze... che scienze! In compagnia dei demoni abbiamo ben altro a cui pensare! Questi spiriti malvagi non ci danno un momento di tregua e ci impediscono di pensare a qualunque altra cosa che non siano le nostre colpe e le nostre pene. Queste sono già tremende e spaventose, ma i demoni ce le inaspriscono in modo da alimentare in noi una continua disperazione!"

RAIMOND DIOCRÉ
Ed ecco un altro fatto sconvolgente, avvenuto alla presenza di migliaia di testimoni ed esaminato in tutti i particolari dai dottissimi Bollandisti. Era morto a Parigi il professore della Sorbona Raimond Diocré. Nella chiesa di Nòtre Dame si svolgevano i solenni funerali. Oltre a molti semplici fedeli vi parteciparono numerosi professori e discepoli del defunto. La salma era collocata nel mezzo della navata centrale, coperta, secondo l'uso di quel tempo, da un semplice velo. Cominciate le esequie, allorché il sacerdote disse le parole del rito: "Rispondimi: quante iniquità e peccati hai...?", si udì una voce sepolcrale uscire da sotto il velo funebre: "Per giusto giudizio di Dio sono stato accusato!". Fu tolto subito il drappo mortuario, ma si trovò il defunto immobile e freddo. La funzione, improvvisamente interrotta, fu subito ripresa fra il turbamento generale. Poco dopo il cadavere si alzò davanti a tutti e gridò con voce ancora più forte di prima: "Per giusto giudizio di Dio sono stato giudicato!". Lo spavento dei presenti giunse al colmo. Alcuni medici si avvicinarono al defunto, ripiombato nella sua immobilità, e constatarono che era veramente morto. Non si ebbe però il coraggio, per quel giorno, di continuare il funerale e si rimandò al domani. Intanto le autorità ecclesiastiche non sapevano che cosa decidere. Alcuni dicevano: "E' dannato; non è degno delle preghiere della Chiesa!". Altri osservavano: "Non si può essere sicuri che Diocré sia dannato! Ha detto di essere stato accusato e giudicato, ma non condannato". Anche il Vescovo fu di questo parere. II giorno seguente fu ripetuto l'ufficio funebre, ma giunti alla stessa frase prevista dal rito: “Rispondimi...” il cadavere si alzò nuovamente da sotto il velo funebre e gridò: "Per giusto giudizio di Dio sono stato condannato all'inferno per sempre!". Davanti a questa terribile testimonianza, cessarono i funerali e si decise di non seppellire il cadavere nel cimitero comune.Il prodigio era evidentissimo e molti si convertirono. Tra i presenti c'era un certo Brunone, discepolo e ammiratore del Diocré; era già un buon cristiano, ma in quell'occasione decise di lasciare le attrattive del mondo e di darsi alla penitenza. Altri seguirono il suo esempio. Brunone divenne fondatore di un Ordine Religioso, il più rigoroso della Chiesa Cattolica: l'Ordine dei Certosini. In seguito morì da Santo. Chi va oggi a Serra San Bruno, in Calabria, può visitare il monastero fatto costruire dal Santo, ove sono sepolti, tra gli altri, non pochi uomini illustri che hanno lasciato tutto per dedicarsi interamente alla preghiera, al lavoro, all'aspra penitenza e al più rigoroso silenzio. II mondo potrà giudicare pazzi costoro, ma in realtà sono sapienti; seguendo le orme del fondatore, al pensiero dell'inferno, perseverano nella vita di mortificazione per guadagnarsi il paradiso

Dolce invito



VII. Ad ubera portabimini (Is. LXVI, 12). Appunto dal sacro altare Gesù sacramentato fa all'anime questo dolce invito: Venite, dice loro, a succhiare il latte mio divino che vi dono in questo Sacramento dandovi a bere il mio medesimo sangue. 

Ma qual pastore mai, dice S. Gio. Crisostomo, col suo proprio sangue pasce le sue pecorelle? Anche le madri danno alle nutrici ad alimentare i propri figli. Ma voi, o Pastore divino innamorato delle anime, volete nutrirle col vostro sangue stesso.10 

Aveva ragione dunque S. Caterina da Siena, che accostandosi alla comunione andava anelante a succhiare questo latte divino, appunto come un bambino si accosta ansioso a succhiare il latte dal petto della madre.11 

Ed aveva anche ragione la sacra Sposa di dire al suo diletto: Meliora sunt ubera tua vino (Cant. I).12 Significando ch'ella prezzava più il latte di questo Sacramento, come spiegano i sacri interpreti, che tutte le dolcezze della terra che sono passaggiere e vane com'è passaggiera e vana la dolcezza e letizia del vino.


O mio amato Gesù, giacché voi volete pascermi questa mattina col vostro medesimo sangue nella santa comunione, è ragione ch'io vi rinunzii volentieri tutte le delizie e gusti che può darmi la terra. Sì che ve li13 rinunzio tutti, e mi protesto ch'eleggo prima di patire tutt'i mali unito con voi, che godere tutti i beni del mondo lontano da voi. Mi basta per ogni contento il contentare e dar gusto a voi che meritate d'esser contentato ad ogni costo. Donatemi voi, vi prego,14 solamente il vostro amore e la vostra grazia, e ciò mi basta e son contento: Amorem tui solum, vi dirò con S. Ignazio di Loiola, cum gratia tua mihi dones, et dives sum satis.15



Nessuno è tanto meschino che la sua preghiera non serva.


  • Chi prega ottiene e se proprio si pregasse fortemente per i peccatori, si otterrebbe la loro conversione. (…)
    Nessuno è tanto meschino che la sua preghiera non serva. Dio è attirato da una preghiera che sale dal mondo e scende come forza nel cuore di una mia sposa che vacilla in un convento. (…) La preghiera non sale quando ha una zavorra di umanità appesa alle ali e l’orazione non può svolgersi. La preghiera non si spande sulla terra per salvare i peccatori e non sale per consolare Me, se è resa spessa da molto fango umano. 15.6.43

  • Beate quelle labbra e quelle contrade in cui si pronuncia “Ave Maria”. Ave: io ti saluto. Il più piccolo al più grande, il bimbo al genitore, l’inferiore al superiore, sono tenuti, nella legge di educazione umana, a dire sovente il saluto rispettoso, doveroso, amoroso, a seconda dei casi. Il fratello mio non deve negare questo atto di amore reverenziale alla Mamma perfetta che abbiamo in Cielo. 3.9.43
  • Dio non ha mandato il suo angelo a dire “Ave” a Maria soltanto. Dio vi saluta. cari figli, con le sue attenzioni, Dio vi manda per angeli le sue sante ispirazioni, Dio vi porta le sue benedizioni da mattina sera e da sera a mattina. Siete sempre circondati dalle onde amorose e previdenti del pensiero di Dio. 4.9.43
AVE MARIA!