IL LATINO E LA CRISTIANITA'
Editoriale di "Radicati nella fede" - Anno XI n° 3 - Marzo 2018
Quando iniziò la nostra storia eravamo conosciuti come “quelli della messa in latino” e ancora oggi chi vuole esprimersi sbrigativamente dice così.
A noi questa espressione non è mai piaciuta, perché affrettatamente riduttiva di tutta una visione non solo della liturgia, ma di tutta la vita cristiana, concepita secondo la grande Tradizione della Chiesa.
Siamo stati sempre coscienti, inoltre, delle difficoltà provocate ai fedeli dall'uso del latino, difficoltà di ordine pratico e psicologico, essendo questi abituati da troppi anni all'uso dell’italiano nella messa; e non ci è mai piaciuto mettere in difficoltà, siamo pastori e non abbiamo mai giocato.
Allora perché ostinarsi con il latino?
Innanzitutto, l'abbiamo sempre detto, perché siamo per la salvaguardia del rito bimillenario della Santa Messa della Chiesa di Roma; la nuova messa non ne è la traduzione in lingua comprensibile, ma una spaventosa “scheletrizzazione”, operata per avvicinarci pericolosamente al modo protestante di concepire la preghiera, specialmente nella forma anglicana. Risultato: il popolo cattolico è praticamente omologato ai fratelli separati, ha cambiato fede.
Per questo reagiamo contro questa distruzione della fede cattolica con l'unica possibilità che la Chiesa ci offre nella sua legislazione, restare alla Messa “di prima”, di prima del disastro.
Detto questo è vero che insistiamo con il latino, usandolo anche nella proclamazione dell'Epistola e del Vangelo, anche se avremmo facoltà di leggerle solo in italiano. Le ragioni sono diverse, non ultima è che il latino è stato la lingua della Cristianità, cioè della realizzazione della società cristiana in occidente; ed è sicuramente questo il motivo principale per cui è stato praticamente abolito, se si esclude qualche suo folkloristico uso a Roma e altrove.
Il progetto dei rivoluzionari, che si sono impossessati del Concilio e della sua attuazione violenta nel post-Concilio, era quello di segnare un nuovo inizio della Chiesa, un “anno zero”, in cui finalmente il Cristianesimo si sarebbe liberato da tutte le ambiguità del passato, prima tra tutte la commistione col potere. E qual era, secondo i novelli apostoli del cristianesimo puro, l'inizio del male? L'epoca Costantiniana, la conversione dell'Impero Romano al Cristianesimo. E che cosa c'è che ricorda più di tutto, dal punto di vista pratico esterno, l'unione tra Impero e fede cattolica? Non c'è dubbio, l'uso del latino.
È nell'uso del latino che anche un semplice fedele intuisce che la Chiesa cattolica sia l'erede dell'Impero Romano. L'uso del latino intuitivamente richiama che la società divenuta cristiana è nient'altro che la realizzazione pratica, pur sempre perfettibile, del Vangelo di Cristo. È nell'uso del latino che senti come la cristianizzazione della società operatasi nel Medioevo costituisca il vertice dell'opera cattolica di trasformazione del mondo per la salvezza delle anime...
... ma loro non volevano più tutto questo. I rivoluzionari avevano deciso che la Chiesa dovesse sbarazzarsi del passato che, a loro meschino giudizio, aveva falsificato l'opera di Cristo.
Per questo, per loro, il Concilio e il post-Concilio divennero la più sconvolgente e brutale operazione per abolire duemila anni di Cristianesimo, e ritornare a un mitico “Gesù puro”, al Gesù senza la sua Cristianità: fu la velenosa illusione di tutte le eresie, anche di quella di Lutero, che in fondo sono semplicemente degli spiritualismi satanici.
Un Cristo senza la sua Cristianità, ridotto a predicatore morale; un Cristo senza la sua Chiesa e la sua storia, la storia della cristianizzazione del mondo, la storia della società cristiana, degli stati e delle nazioni cristiane, che hanno prodotto una civiltà che ha aiutato la salvezza delle anime.
Un Cristo senza il corpo! Senza il suo corpo!
No, loro non volevano più tutto questo, pensando che le persone sarebbero state in piedi da sole, dentro un mondo libero di tradire Cristo e la verità.
Hanno rifiutato il lavoro paziente di secoli, che aveva nel latino il suo segno esterno più evidente... e hanno dovuto cambiare la Messa!
La scusa era la comprensione dei fedeli... e loro sapevano di mentire.
Altro che comprensione dei fedeli! Mai i cristiani sono stati ignoranti come oggi. Andate nelle scuole, girate per le strade, parlate con la gente, la nostra gente: non sa nemmeno più che Dio è Trinità.
Ma di tutto questo parleremo un'altra volta; intanto chiediamo fedeltà nella salvaguardia della Messa di sempre, la Messa latina, chiedendoci una rinnovato vigore nel divenirne missionari, ciascuno secondo la propria vocazione: invitiamo, facciamola conoscere e amare, per fare amare la storia di tutta la Cristianità.
***** ***** ***** *****
LINEE PER UNA SOLUZIONE DEL PROBLEMA
BIVIO DRAMMATICO
IL COMPITO CHE CI ATTENDE
Editoriale di "Radicati nella fede" - Anno XI n° 2 - Febbraio 2018
La protestantizzazione del Cattolicesimo è veramente il disastro più grande che poteva capitare, è opera del maligno che vuole annullare l'azione di Cristo nella vita degli uomini.
Se è tristissimo vedere come da più parti, troppe parti, non si perda occasione per inneggiare a Lutero anche in casa cattolica; se è penoso dover constatare che, con una superbia pari solo all'ignoranza, troppi pastori con le loro diocesi si affrettano a riabilitare Lutero, quasi che per quattro secoli nessuno avesse colto il nocciolo della questione; se è vergognoso vedere come, con un colpo di spugna, si possa cancellare il lavoro dei santi della riforma cattolica, che hanno smascherato gli inganni dell'eresia di Martin Lutero e dei suoi seguaci, è ancora più triste vedere come questo modo falso di vivere il cristianesimo si diffonda popolarmente, pressoché universalmente.
La protestantizzazione prende tante facce e coinvolge tanti aspetti, ma uno di quelli più rilevanti è la riduzione di tutto il Cristianesimo ad una fede astratta.
È la pratica realizzazione del Sola Fide di Martin Lutero.
Qual è la questione?
La questione è che la fede è diventata tutto! come se fosse la cosa più difficile e quindi l'unico dono da dare a Dio. Circola un'idea di fede come completamente staccata dalla ragione: una specie di “salto nel buio” che l'uomo compie spinto da una ispirazione interiore; una sorta di sentimento spiritualizzato.
Insomma, la fede viene travisata e giudicata un atto così straordinario, che quando un uomo rischia nell'atto di fede finisce per pensare di aver praticamente compiuto già il proprio “sacrificio” innanzi a Dio.
È come se si finisse col dire: “io credo, e quindi il Signore deve già essere contento di me”.
Sola Fide, solo la fede salva... si è così trasformato il cattolicesimo, anche popolare. Il mondo cristiano è per lo più fatto oggi di vaghi credenti, che si ritengono giusti perché fanno lo sforzo di non negare l'esistenza di Dio... e tutto resta qui. Un cattolicesimo così tristemente ridotto non produce più niente, anzi si piega alla completa adesione al mondo e al suo modo di vivere. È sotto gli occhi di tutti che questa protestantizzazione della Chiesa è stato il miglior veicolo per la completa laicizzazione della società.
Invece la fede è ragionevole, segue la ragione; credere in Gesù Cristo e nella Rivelazione è il modo più normale di ragionare: da indizi chiari risali alla conoscenza certa di Dio Trinità. I discepoli hanno fatto così, hanno visto l'eccezionalità della personalità di Cristo, lo hanno sentito parlare come nessun'altro; hanno visto i miracoli, che sono i segni della divinità di Gesù, hanno visto e toccato il suo corpo risorto e... hanno pagato con il sangue la loro testimonianza. È ragionevole allora fidarsi della loro testimonianza e quindi credere fermamente in Gesù Cristo.
In questo senso la fede non è proprio un “salto nel buio”, ma è semplicemente un tipo di conoscenza. È conoscenza indiretta, tramite testimone; è un cosa normale per l'uomo, normalissima. La maggioranza delle cose che conosciamo, le sappiamo perchè qualcuno ce le ha testimoniate, non perché le abbiamo viste direttamente.
E’ per questo che la fede è obbligante, perché corrisponde ad un modo normale di ragionare. Ti fidi perchè hai le ragioni per fidarti: tutto questo non può essere l'eccezionalità, è la normalità.
La normalità è credere in Cristo, l'anormalità è non credergli, questo non solo dal punto di vista religioso, ma semplicemente umano.
Il Credo che cantiamo ogni Domenica a Messa non è fatto per dire a Dio che crediamo in lui, sarebbe troppo poco. È fatto invece per ribadire i contenuti della Rivelazione che crediamo, per ricordare tutte le principali verità di fede che Dio ci ha detto; e noi le crediamo fermamente perchè è ragionevole credere nell'autorità di Cristo che le ha rivelate, visto che ha dato segni innumerevoli e inequivocabili della sua divinità.
Per questo il problema non è credere, ma vivere di fede... cioè fare fino in fondo la volontà di Dio.
La vera questione è decidere di seguire ciò che Cristo ha detto e la Chiesa, nella sua Tradizione, ci indica: cioè vivere una vita totalmente diversa da quella che il mondo di oggi ci propone. Così hanno fatto i primi cristiani, che non andavano al circo dove ci si divertiva della violenza; così han fatto i martiri, così gli eremiti che per non peccare andavano in solitudine.
La lettera a Diogneto così descrive questa scelta decisa per la volontà di Dio:
«I cristiani né per regione, né per voce, né per costumi sono da distinguere dagli altri uomini. Infatti, non abitano città proprie, né usano un gergo che si differenzia, né conducono un genere di vita speciale. La loro dottrina non è nella scoperta del pensiero di uomini multiformi, né essi aderiscono ad una corrente filosofica umana, come fanno gli altri. Vivendo in città greche e barbare, come a ciascuno è capitato, e adeguandosi ai costumi del luogo nel vestito, nel cibo e nel resto, testimoniano un metodo di vita sociale mirabile e indubbiamente paradossale. Vivono nella loro patria, ma come forestieri; partecipano a tutto come cittadini e da tutto sono distaccati come stranieri. Ogni patria straniera è patria loro, e ogni patria è straniera. Si sposano come tutti e generano figli, ma non gettano i neonati. Mettono in comune la mensa, ma non il letto. Sono nella carne, ma non vivono secondo la carne. Dimorano nella terra, ma hanno la loro cittadinanza nel cielo. Obbediscono alle leggi stabilite, e con la loro vita superano le leggi. Amano tutti, e da tutti vengono perseguitati. Non sono conosciuti, e vengono condannati. Sono uccisi, e riprendono a vivere. Sono poveri, e fanno ricchi molti; mancano di tutto, e di tutto abbondano. Sono disprezzati, e nei disprezzi hanno gloria. Sono oltraggiati e proclamati giusti. Sono ingiuriati e benedicono; sono maltrattati ed onorano. Facendo del bene vengono puniti come malfattori; condannati gioiscono come se ricevessero la vita. Dai giudei sono combattuti come stranieri, e dai greci perseguitati, e coloro che li odiano non saprebbero dire il motivo dell'odio. A dirla in breve, come è l'anima nel corpo, così nel mondo sono i cristiani.» (Lettera a Diogneto, V,1-VI,1)
E' questa la volontà di Dio, vivere secondo la fede. Invece il Protestantesimo ha fatto credere che l'opera è credere e solo per questo Dio dovrebbe ringraziarci. Il Protestantesimo è semplicemente un cristianesimo che non cambia il mondo, ma che è cambiato dal mondo.
Anche per noi, che vogliamo vivere secondo la grande Tradizione Cattolica, si pone la stessa urgente scelta: vivere secondo la fede o accontentarsi di credere?
È il bivio drammatico: da una parte c'è il cristianesimo che cambia il mondo e salva le anime, dall'altra parte un Protestantesimo che distrugge la presenza cristiana nel mondo.
E se vogliamo tradurre in modo più esplicito per noi, questo bivio drammatico diventa: fare la tradizione in tutto, a partire dalla messa, lasciando che essa coinvolga tutti gli aspetti della vita? oppure accontentarsi di disquisire solamente per una chiesa più tradizionale?
La fede senza le opere è morta, quindi non solo credere ma vivere di fede. E più nel piccolo vuol dire per noi fare una vita veramente tradizionale, e non solo pensarla per la chiesa e per il mondo.
Quanto lavoro ci attende in questo anno! Quanto lavoro per vincere il nostro imborghesimento, che è sempre il frutto di una terribile protestantizzazione
AMDG et DVM