domenica 7 gennaio 2018

ASCOLTIAMOLO: Niente di più salutare e più utile per le famiglie cristiane che l'esempio della Sacra Famiglia

Papa Leone XIII
Dalle Lettere Apostoliche di 
Papa Leone XIII
Breve Nessuno ignora 14 Giugno 1892

Allorché giunse il tempo fissato dai suoi decreti per il compimento della grand'opera dell'umano riscatto, che i secoli da tempo attendevano, il Dio di misericordia ne dispose in tal guisa l'ordine e l'economia, che gl'inizi di quest'opera offrissero al mondo l'augusto spettacolo d'una Famiglia divinamente costituita, nella quale tutti gli uomini potessero contemplare l'esemplare più perfetto della società domestica e d'ogni virtù e santità. 

Tale fu infatti questa famiglia di Nazaret, in cui, prima d'irradiare su tutte le nazioni lo splendore della sua piena luce, il Sole di giustizia, cioè il Cristo Dio nostro Salvatore, dimorò nascosto colla Vergine sua Madre e Giuseppe, uomo santissimo, che ricopriva a riguardo di Gesù l'ufficio di padre. Quanto alle mutue prove d'amore, alla santità di costumi, all'esercizio della pietà nella società famigliare e nelle relazioni abituali di quelli che vivono sotto un medesimo tetto, non si può senza verun dubbio trovare a celebrare alcuna virtù che non rifulgesse in sommo grado in questa sacra Famiglia destinata a divenire il modello di tutte le altre. 

E la Provvidenza la stabilì così nel suo disegno pieno di bontà, perché tutti i cristiani, di qualsiasi condizione o patria, possano facilmente, se la riguardano con attenzione, avere e l'esempio di ogni virtù e un invito a praticarla.

I padri di famiglia hanno sicuramente in Giuseppe un modello ammirabile della vigilanza e sollecitudine paterna: le madri hanno nella santa Vergine, Madre di Dio, un esempio insigne di amore, di rispetto modesto e della sottomissione d'un'anima di fede perfetta: i figli di famiglia hanno in Gesù, sottomesso ai suoi genitori, un divino esempio d'obbedienza d'ammirare, onorare, imitare. 

Quelli che sono nati nobili, apprenderanno da questa Famiglia di sangue reale a conservare la moderazione nella prosperità e la dignità nelle afflizioni: i ricchi riconosceranno a questa scuola quanto siano da stimarsi meno le ricchezze che le virtù. 

Gli operai poi e tutti quelli che soffrono tanto per le angustie del sostegno d'una famiglia e d'una condizione povera, se guardano ai membri santissimi di questa società domestica, non mancherà loro né motivo né occasione di rallegrarsi della sorte loro toccata piuttosto che di rattristarsene. Difatti le fatiche loro sono ad essi comuni colla Sacra Famiglia, e comuni con essa le cure della vita quotidiana: anche Giuseppe dové provvedere guadagnandosi il pane, al sostegno dei suoi; e anzi, le stesse mani divine s'esercitarono al lavoro di un'arte meccanica. 

Non è dunque a stupire se uomini sapientissimi aventi copiose ricchezze, abbiano voluto rinunziarvi per scegliere la povertà e trovarsi uniti con Gesù, Maria e Giuseppe.


Per tutti questi motivi a buon dritto il culto della Sacra Famiglia, prontamente affermatosi fra i cattolici, ogni giorno più prende sviluppo. 

Come lo provano sia le associazioni cristiane istituite sotto il nome della Sacra Famiglia, sia gli onori singolari che le furono resi, e soprattutto i privilegi e favori spirituali accordati dai nostri predecessori per eccitare verso di essa lo zelo della pietà. 

Questo culto pertanto fu in grande onore fin dal secolo XVII, e propagato ovunque in Italia, Francia e Belgio si sparse quasi in tutta Europa; quindi valicate le immensità degli Oceani, si estese nella regione del Canada nell'America per fiorirvi sotto i più felici auspici. 

Niente infatti si può trovare di più salutare e più utile per le famiglie cristiane che l'esempio della Sacra Famiglia, la quale abbraccia la perfezione e l'insieme di tutte le virtù domestiche. 
Implorati così in seno alle famiglie, Gesù, Maria e Giuseppe verranno in loro aiuto, vi conserveranno la carità, vi regoleranno i costumi e ne provocheranno i membri ad imitarne la virtù e addolciranno o renderanno sopportabili le mortali prove che ci minacciano da ogni parte. 

Ad accrescere sempre più il culto della Sacra Famiglia, Papa Leone XIII ordinò di consacrare le famiglie cristiane a questa Sacra Famiglia: e Benedetto XV ne ha esteso l'Ufficio e la Messa a tutta la Chiesa.
V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.
Gesù Giuseppe e Maria
vi dono il cuore e l'anima mia
AMDG et DVM et SJ

Le profezie di Padre PIO



San Padre Pio 
dove negli anni 60 apparve la Madonna delle Rose che 
ci donò l'acqua miracolosa di san Damiano P.

Notizie dal centro

Il ritorno di Ratzinger, terremoto in Vaticano: l’uomo con cui fa la guerra  Bergoglio / Guarda

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Il ritorno di Benedetto XVI (che [forse non (ndr)] ha mai lasciato il papato): questa è la sensazione di molti cattolici. Sono bastati due suoi sorprendenti interventi per provocare la rabbia dell’ attuale establishment bergogliano e – dall’altra parte – l’entusiasmo dei tanti credenti (smarriti e confusi) che ora riconoscono finalmente la voce del vero pastore.
Tre settimane orsono, in un messaggio al convegno sul suo pensiero politico voluto dal Presidente della Repubblica della Polonia e dai vescovi di quel Paese, Benedetto XVI aveva centrato «una questione essenziale per il futuro del nostro Continente», cioè «il confronto fra concezioni radicalmente atee dello Stato e il sorgere di uno Stato radicalmente religioso nei movimenti islamistici». Papa Ratzinger aveva affermato che questa tenaglia fra laicismo (o ateismo marxista) e islamismo, due concezioni sbagliate, «conduce il nostro tempo in una situazione esplosiva, le cui conseguenze sperimentiamo ogni giorno. Questi radicalismi esigono urgentemente che noi sviluppiamo una concezione convincente dello Stato, che sostenga il confronto con queste sfide e possa superarle». Era un evidente richiamo al suo storico discorso di Ratisbona che – non a caso – aveva fatto infuriare un certo laicismo di casa nostra e un certo mondo islamista.
Inoltre in queste ore è stato reso noto un altro intervento di Benedetto XVI che sta provocando un vero terremoto in Vaticano. Ha infatti scritto una post-fazione al libro del card. Robert Sarah, “La forza del silenzio” (Cantagalli), e con ciò – ha osservato Riccardo Cascioli – «scende direttamente in campo a difesa del cardinale Robert Sarah che, come prefetto della Congregazione per il Culto divino, è stato ormai isolato ed emarginato dalle nuove nomine di papa Francesco, e pubblicamente smentito nel suo indirizzo dallo stesso Papa Bergoglio».*
Sulla liturgia – che apparentemente interessa solo gli specialisti, ma invece nella Chiesa è l’ essenziale, il cuore della sua vita e l’ espressione vera della sua dottrina – si starebbe per scatenare un attacco finale di tale gravità che Benedetto XVI ha ritenuto di esporsi in prima persona per scongiurarlo. Ne va della Chiesa stessa, dunque a mali estremi, estremi rimedi. Papa Ratzinger “blinda” così il card. Sarah, lo definisce un vero «maestro spirituale» e conclude: «Con il cardinal Sarah la liturgia è in buone mani».
IRA «PROGRESSISTA» – Quanto dirompente sia questo intervento lo si capisce dalla reazione sdegnata del teologo Andrea Grillo, un perfetto rappresentante della rivoluzione bergogliana. Grillo parla di «un vero e proprio incidente. Come se Ratzinger avesse, improvvisamente, rinunciato alla rinuncia e volesse influenzare le decisioni del suo successore». Dopo un attacco pesantissimo a Sarah, il sopra citato teologo si lancia direttamente contro Benedetto XVI, che definisce polemicamente «vescovo emerito» e non «papa emerito». Grillo tuona così: «La mossa (di Benedetto XVI, ndr) appare tanto più grave se, nel frattempo, si sta preparando un inevitabile e salutare avvicendamento all’ incarico di Prefetto. Una sorta di “difesa in extremis” di un Prefetto ormai esautorato.
Una cosa è certa… la interferenza che un intervento di questo tipo esercita sul libero esercizio della autorità del successore costituisce una interferenza grave e una alterazione degli equilibri ecclesiali. La scelta di discrezione e di umiltà, del tutto necessaria a chi esercita una “rinuncia all’ esercizio del ministero” sembra in tal modo profondamente incrinata». Insomma: sono furibondi.
Quello che più li “disturba” è anzitutto la netta presa di posizione pubblica di papa Ratzinger a difesa della liturgia cattolica: un vero “non possumus”. Pronunciato da chi ha il munus petrino, cioè da chi, nel suo ultimo discorso pubblico, disse testualmente: «La mia decisione di rinunciare all’ esercizio attivo del ministero non revoca questo».

Poi irrita che Benedetto XVI mostri la statura spirituale del card. Sarah, che per certi versi ricorda Karol Wojtyla (infatti anche lui, nel suo Paese, si oppose coraggiosamente alla dittatura rischiando di persona).

Oltretutto Sarah – che è nato povero e viene da un villaggio africano, quindi dal vero Terzo Mondo – non ha nessuna cedevolezza di fronte alla demagogia di sinistra e al populismo bergogliano sull’ emigrazione: «La Chiesa – ha scritto Sarah – si è gravemente sbagliata per quanto riguarda la natura della sua vera crisi, se pensa che la sua missione essenziale sia di offrire soluzioni a tutti i problemi politici in materia di giustizia, di pace, di povertà, di accoglienza dei migranti, ecc trascurando l’ evangelizzazione».
Benedetto XVI cita un altro pensiero del card. Sarah sulla preghiera e sulla sua intensa esperienza del silenzio. Poi il “papa emerito” commenta: «Queste frasi (del card. Sarah, ndr) rendono palese ciò di cui vive il cardinale, ciò che dà alle sue parole la loro profondità interiore. Da questa posizione privilegiata, egli può vedere i pericoli che minacciano di continuo la vita spirituale, anche dei sacerdoti e dei vescovi, e che quindi mettono pure a repentaglio la Chiesa stessa, nella quale non è raro che la Parola venga rimpiazzata da una verbosità che diluisce la grandezza della Parola». Chi è che nella Chiesa oggi rimpiazza la Parola di Dio con la sua verbosità? Si può capire meglio proseguendo la lettura di Benedetto XVI: «Vorrei citare solo un passo (di Sarah) che può diventare un esame di coscienza di ogni vescovo: “Può succedere che un sacerdote buono e pio cada rapidamente nella mediocrità una volta elevato alla dignità episcopale, preoccupandosi solo del successo mondano. Sopraffatto dal peso dei doveri che incombono, preoccupato del potere, dell’ autorità e delle necessità materiali del suo ministero, gradualmente esaurisce le energie”. Il cardinal Sarah è un maestro spirituale che parla dal profondo del silenzio con il Signore, dalla sua unione interiore con Lui, e per questo ha davvero qualcosa da dire a ognuno di noi».
Al recente Sinodo sulla famiglia, Sarah si è espresso duramente contro la “rivoluzione” di Kasper (sponsorizzata da Bergoglio): «Affermo dunque con solennità che la Chiesa d’ Africa si opporrà fermamente a ogni ribellione contro l’ insegnamento di Gesù e del Magistero». I cardinali che al Sinodo sostennero l’ insegnamento di sempre della Chiesa, sulla via di Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, rappresentano oggi per i cattolici la vera voce della Chiesa.
LE DUE COLONNE – Uno dei loro maggiori esponenti, il cardinale Carlo Caffarra, che è fra i firmatari dei “Dubia” relativi all’ Amoris laetitia, proprio ieri ha tenuto un discorso potentissimo al Rome Life Forum, incontro internazionale prolife alla vigilia della Marcia per la vita di oggi a Roma. Il card. Caffarra – vero pastore e uomo di grande spessore teologico – ha lanciato un allarme altissimo richiamando addirittura l’ Apocalisse, lo scontro finale fra Cristo e Satana, ma proiettandolo sul tempo presente. Ha spiegato che «due sono le colonne della creazione»: la sacralità della vita umana e «l’ unione coniugale tra uomo e donna, luogo in cui Dio crea nuove persone umane “a sua immagine e somiglianza”» («È la legge della cooperazione umana al governo divino Dio celebra la liturgia del suo atto creativo nel tempio santo dell’ amore coniugale»).
La trasformazione dell’ aborto in un diritto, sancito da tutti sistemi giuridici (un miliardo di aborti in un arco di tempo di 20/25 anni) «è la demolizione della prima colonna» della creazione per cui la vita umana è sacra. L’ altra demolizione, afferma Caffarra, è la cancellazione del matrimonio come «unione legittima dell’ uomo e della donna, fonte della vita» per una liquidità di forme che non riconoscono più l’ ordine maschio/femmina della creazione.

Così Caffarra tratteggia un drammatico crinale della civiltà umana: il crinale in cui ci troviamo oggi. Con Benedetto XVI e questi cardinali si torna a sentire la voce vera della Chiesa.

AMDG et DVM

UNA VISIONE RIASSUNTIVA DELLA PASSIONE DI GESU' CRISTO e MARIA SANTISSIMA

Perla e modello d'ogni REGOLA. Amiamo lo scapolare della B.V.Maria del Carmelo!

A.D. 18 - Terzo Millennio d. C.
Testo della Regola 

[1]
Alberto, per grazia di Dio Patriarca della Chiesa di Gerusalemme, ai diletti figli in Cristo B. e agli altri eremiti che, sotto la sua obbedienza, dimorano accanto alla Fonte al Monte Carmelo, salute nel Signore e benedizione dello Spirito Santo.
[2]
Molte volte ed in molte maniere i santi Padri hanno stabilito in che modo ciascuno, in qualsiasi Ordine si trovi o qualunque forma di vita religiosa abbia scelto, debba vivere nell'ossequio di Gesù Cristo e servire fedelmente a Lui con cuore puro e con buona coscienza.
[3]
Tuttavia, siccome ci chiedete di darvi una norma di vita in conformità al vostro proposito, secondo la quale dovrete regolarvi in avvenire:
[4]
Stabiliamo anzitutto che abbiate come Priore uno scelto tra voi, il quale venga eletto a questo ufficio per unanime consenso di tutti o della parte più numerosa e sana; al quale ciascuno degli altri prometta obbedienza e, avendola promessa, si sforzi poi di tradurla in pratica insieme con la castità e con la rinunzia al diritto di proprietà.
[5]
Potrete avere delle dimore negli eremi o dove vi saranno state donate, adatte e convenienti alla osservanza della vostra vita religiosa, secondo quanto sembrerà opportuno al Priore ed ai fratelli.
[6]
Inoltre, secondo lo spazio della dimora che avrete stabilito di abitare, ciascuno di voi abbia una cella separata, che verrà assegnata ad ognuno per disposizione dello stesso Priore e col consenso degli altri fratelli o della parte più sana.
[7]
In maniera tale, però, che consumiate nel refettorio comune i cibi che vi saranno dati, ascoltando in comune la lettura di qualche passo della Sacra Scrittura, ove potrà farsi comodamente.
[8]
Non è lecito ad alcun fratello cambiare la dimora assegnatagli o permutarla con altri, se non col consenso del Priore in carica.
[9]
La cella del Priore sia presso l'ingresso della dimora, affinché egli sia il primo ad incontrarsi con chi arriva alla suddetta dimora; e poi tutte le cose che si debbono fare si facciano secondo il volere e la disposizione di lui.
[10]
Ciascuno rimanga nella propria cella o nelle vicinanze di essa, meditando giorno e notte nella legge del Signore e vigilando in orazione, a meno che non sia giustamente occupato in altre mansioni.
[11]
Coloro che sanno recitare le Ore canoniche con i chierici, le recitino secondo le prescrizioni dei santi Padri e la consuetudine approvata dalla Chiesa. Quelli che non le sanno recitare, dicano 25 Pater noster per la preghiera della veglia notturna, eccetto le Domeniche e le Feste solenni, nei quali giorni stabiliamo che il suddetto numero venga raddoppiato, in maniera che si dicano 50 Pater noster. La medesima orazione venga detta sette volte per le Lodi del mattino. Anche per le altre Ore si dica sette volte la medesima orazione per ciascuna Ora, eccetto che per i Vespri, in cui deve essere detta quindici volte.
[12]
Nessun fratello dica che una cosa è di sua proprietà, ma tutte le cose abbiatele in comune e vengano distribuite dal Priore, ossia dal fratello da lui designato a questo scopo, tenendo conto dell'età e delle necessità di ciascuno.
[13]
Potete anche avere degli asini o dei muli, qualora dovessero bisognarvi, e qualche allevamento di animali o volatili.
[14]
Nel mezzo delle celle venga costruito, nel modo più conveniente, l'oratorio, nel quale dovete adunarvi la mattina di ogni giorno per ascoltare la Messa, ove si potrà fare comodamente.
[15]
Nelle domeniche, oppure in altri giorni, riunitevi anche per trattare, se vi sarà bisogno, dell'osservanza dell'Ordine e della salvezza delle anime ed in questa occasione si correggano con carità le mancanze e le colpe che eventualmente si fossero riscontrate in qualche fratello.
[16]
Osservate il digiuno tutti i giorni, eccettuate le domeniche, dalla festa dell'Esaltazione della santa Croce fino alla domenica di Risurrezione, a meno che la malattia o la debolezza del corpo o un'altra giusta causa, non consigli di rompere il digiuno, perché la necessità non ha legge.
[17]
Astenetevi dal mangiar carne, almeno che non ne dobbiate prendere come rimedio alla malattia o debolezza di costituzione. E siccome è necessario che trovandovi in viaggio molto spesso dobbiate mendicare, affinché non siate di peso a chi vi ospita, fuori delle vostre dimore, potrete fare uso di vivande cotte con carne; sul mare, poi, vi sarà lecito di cibarvi anche con carne.
[18]
Siccome, poi, la vita dell'uomo sulla terra è un combattimento, e tutti coloro che vogliono vivere piamente in Cristo debbono sostenere delle lotte e inoltre siccome il vostro nemico, il diavolo, vi gira attorno come un leone ruggente, cercando chi divorare, attendete con ogni sollecitudine ad indossare le armi di Dio, affinché abbiate ad essere vincitori contro le insidie dell'avversario.
[19]
I fianchi debbono cingersi col cingolo della castità; il petto deve fortificarsi con pensieri santi, perché sta scritto: il pensiero santo ti renderà incolume. Bisogna indossare la corazza della giustizia, in modo che abbiate ad amare il Signore Dio vostro con tutto il cuore, e con tutta l'anima e con tutta la forza, e il prossimo vostro come voi stessi. In tutte le cose deve impugnarsi lo scudo della fede, per mezzo del quale possiate spegnere tutti i dardi infuocati del maligno: difatti senza la fede è impossibile piacere a Dio. Deve inoltre essere posto sul capo l'elmo della salvezza, affinché attendiate la salvezza dall'unico Salvatore, il quale libererà il suo popolo dai suoi peccati. Infine, la spada dello spirito, che è la Parola di Dio, abiti in abbondanza nella vostra bocca e nei vostri cuori; e tutte le cose che dovete fare, fatele nel nome del Signore.
[20]
Dovete fare qualche lavoro, affinché il diavolo vi trovi sempre occupati e non abbia ad entrare nelle vostre anime attraverso il vostro ozio. Avete in questo l'insegnamento ed insieme l'esempio del beato Apostolo Paolo, per bocca del quale parlava Cristo, il quale fu costituito e dato da Dio, come predicatore e dottore delle genti nella fede e nella verità; seguendo lui non potrete sbagliare. Abbiamo vissuto tra voi - egli dice - impegnati notte e giorno nella fatica e nel lavoro per non essere di peso ad alcuno di voi; non che non ne avessimo la facoltà, ma per dare in noi stessi a voi un esempio da imitare. Infatti quando eravamo presso di voi, questo precetto vi davamo, che se uno non vuol lavorare non deve neppure mangiare. Ma sentiamo dire che alcuni tra voi si conducono disordinatamente, non facendo nulla. Ora a sì fatti noi prescriviamo ed esortiamo nel Signore Gesù Cristo che mangino il loro pane lavorando in silenzio: questa via è santa e buona; camminate in essa.


[21
L'Apostolo raccomanda poi il silenzio, nel prescrivere di lavorare silenziosamente, e come afferma il Profeta: il culto della giustizia è il silenzio e inoltre: nel silenzio e nella speranza sarà la vostra forza.
Stabiliamo pertanto che, dopo la recita di Compieta, osserviate il silenzio fino alla recita di Prima del giorno seguente.
Nell'altro tempo, quantunque non si abbia l'osservanza scrupolosa del silenzio, si eviti tuttavia di parlar troppo; poiché, come sta scritto e come non meno insegna l'esperienza, nel parlare troppo non potrà mancare la colpa, e chi parla sconsideratamente ne subirà le cattive conseguenze. Inoltre, chi fa uso di molte parole danneggia la propria anima. E il Signore nel Vangelo: di ogni parola inutile uscita dal labbro degli uomini, essi renderanno conto nel giorno del Giudizio. Ciascuno quindi pesi con la bilancia le sue parole e faccia uso di freni severi per la sua bocca, per evitare di sdrucciolare e di cadere in colpa mediante la lingua, e la sua caduta divenga incurabile e conduca alla morte. Custodisca col Profeta le sue vie, per non commettere colpe con la sua lingua e si sforzi di osservare con diligenza e con attenzione il silenzio, in cui è posto il culto della giustizia.


[22]
Tu, poi, o fratello B., e chiunque dopo di te verrà istituito Priore, abbiate sempre nella mente ed osservate nelle opere quello che il Signore dice nel Vangelo: chi tra voi vuole essere più grande sarà vostro servo e chi vuole essere il primo sarà vostro schiavo.
[23]
E voi tutti, o fratelli, onorate umilmente il vostro Priore, ravvisando in lui, più che lui stesso, Cristo il quale lo ha posto alla vostra guida, ed ai capi delle Chiese dice: chi ascolta voi ascolta me e chi disprezza voi disprezza me, affinché non abbiate a rendere conto di non averlo onorato, ma abbiate a meritarvi, con l'obbedienza, il premio della vita eterna.
[24]
Abbiamo scritto brevemente per voi queste cose, proponendovi il metodo di vita secondo il quale dovete regolare la vostra condotta. Se poi qualcuno avrà fatto di più, il Signore stesso lo rimunererà al suo ritorno; tuttavia si faccia uso della discrezione, la quale è la moderatrice delle virtù.
***
Beato Giovanni Paolo II
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1. In questo mese di luglio abbiamo celebrato il ricordo della beata Vergine Maria del Monte Carmelo, tanto cara alla pietà del popolo cristiano in tutto il mondo, e legata in modo speciale alla vita della grande famiglia religiosa carmelitana.
Il pensiero va alla sacra montagna, che nel mondo biblico è sempre considerata come simbolo di grazia, di benedizione e di bellezza. Su quella montagna i carmelitani dedicarono alla Vergine Madre di Dio, “Flos Carmeli”, che possiede la bellezza di tutte le virtù, la loro prima Chiesa, esprimendo così la propria volontà di affidarsi completamente a lei e di legare indissolubilmente il proprio servizio a Maria con quello “in ossequio a Cristo” (cf. “Regola carmelitana”, Prologo).

2. I grandi mistici carmelitani hanno inteso l’esperienza di Dio nella propria vita come un “cammino di perfezione”, (S. Teresa di Gesù) come una “salita del Monte Carmelo” (S. Giovanni della Croce). In questo itinerario è presente Maria. Ella - invocata dai carmelitani come madre, patrona e sorella - diviene, in quanto Vergine purissima, modello del contemplativo, sensibile all’ascolto e alla meditazione della Parola di Dio e obbediente alla volontà del Padre per mezzo di Cristo nello Spirito Santo. Per questo nel Carmelo, e in ogni anima profondamente carmelitana, fiorisce una vita d’intensa comunione e familiarità con la Vergine santa, quale “nuova maniera” di vivere per Dio e di continuare qui in terra l’amore del Figlio Gesù a sua madre Maria.

3. Una particolare grazia della Madonna verso i carmelitani, ricordata da una veneranda tradizione legata a san Simone Stock, si è irradiata nel popolo cristiano con tanti frutti spirituali. È lo scapolare del Carmine, mezzo di affiliazione all’Ordine del Carmelo per parteciparne i benefici spirituali, e veicolo di tenera e filiale devozione mariana (cf. Pii XII “Nemini Profecto Latet”).
Mediante lo scapolare i devoti della Madonna del Carmine esprimono la volontà di plasmare la loro esistenza sugli esempi di Maria - la madre, la patrona, la sorella, la vergine purissima - accogliendo con cuore purificato la Parola di Dio e dedicandosi al servizio zelante dei fratelli.
Invito ora tutti i devoti della Vergine santa a rivolgerle una fervida preghiera, affinché ella, con la sua intercessione, ottenga a ciascuno di proseguire sicuro nel cammino della vita e di “giungere felicemente alla santa montagna, Gesù Cristo, nostro Signore” (cf. “Collecta Missae in hon. B.M.V. Carm.”, die 16 iul.).

AMDG et DVM