mercoledì 26 luglio 2017

IL PECCATO DELLA MASTURBAZIONE


Non commettere atti impuri: 
VI Comandamento di DIO.

Analisi del peccato.
Santo Vangelo secondo San Matteo 5, 27-28:

Voi avete udito che fu detto agli antichi: "Non commettere adulterio". Ma io vi dico che chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore"

Il Sacerdote domenicano Padre Angelo risponde.


Sempre a proposito di masturbazione chiedo alcune delucidazioni



Quesito 


Carissimo padre,
ho letto già sul vostro sito lettere relative alla gravità della masturbazione ed essendo anche un ragazzo che frequenta la chiesa e cerca di vivere cristianamente so che è un peccato abbastanza grave.
Il mio problema è la difficoltà nel dominarmi, ormai purtroppo è un'abitudine che si è radicata da troppo tempo e nonostante i miei sforzi non riesco a smettere.
Ora il catechismo della chiesa cattolica al riguardo mi sembra che sia più "indulgente" in questi casi affermando che il sacerdote dovrebbe tener conto della immaturità della persona e della sua abitudine radicata, ecco padre mi può spiegare meglio questo concetto? Questo implica una minore gravità?
Io non mi sono mai vergognato di confessare il mio peccato, ma da un pò di tempo mi sento a disagio nel confessare sempre e a volte solo lo stesso peccato al mio parroco. Insomma anche in una situazione di debolezza psicologica la masturbazione porta alla perdita totale della Grazia di Dio?
Non è che non voglia confessarmi, anzi, però spesso soprattutto quando ricado a distanza di breve tempo credo di confessarmi più per mettere a tacere il mio senso di colpa che per chiedere perdono al Signore, ecco perchè le chiedo queste cose.
Mi affido alle sue preghiere affinché io possa vincere la mia battaglia contro questa specie di "dipendenza" che mi porto da troppi anni. 
Grazie anticipatamente per una sua risposta.




Risposta del Sacerdote 


Carissimo,

1. la Chiesa nel suo magistero offre due criteri per valutare il disordine della masturbazione.
Il primo criterio è oggettivo, e consiste nel valutare il peccato in se stesso.

Il secondo criterio è di ordine pastorale e consiste nel valutare la gravità soggettiva del peccato.
Per compiere infatti un peccato grave sono necessari tre requisiti: materia grave, piena avvertenza della mente e deliberato consenso della volontà.
Il criterio oggettivo riguarda la materia e si domanda se essa sia grave. E qui la risposta è chiara. Si tratta di un atto intrinsecamente e gravemente disordinato.

Il criterio di ordine pastorale invece valuta il peccato in quanto è compiuto da quella specifica persona. Ora, sebbene la materia sia grave, non è detto che vi sia sempre nei singoli soggetti la piena avvertenza della mente e il deliberato consenso della volontà.
Vi possono influire diversi elementi e  il magistero stesso li registra quando scrive: “La psicologia moderna offre, in materia di masturbazione, parecchi dati validi e utili per formulare un giudizio più equo sulla responsabilità morale e per orientare l’azione pastorale. Essa aiuta a vedere come 
- l’immaturità dell’adolescenza, che può talvolta prolungarsi oltre questa età,
-    lo squilibrio psichico o

l’abitudine contratta possano influire sul comportamento, attenuando il carattere deliberato dell’atto, e far sì che soggettivamente non ci sia sempre colpa grave” (Persona humana, 9). 

E soggiunge: “Tuttavia, in generale, l’assenza di grave responsabilità non deve essere presunta; ciò significherebbe misconoscere la capacità morale delle persone”.

2. Ora tocca al confessore insieme al penitente vedere in concreto che cosa influisce e può determinare una minore responsabilità soggettiva.
Tu chiedi in specifico che cosa significhi immaturità dell’adolescenza o abitudine contratta.
Penso che per immaturità dell’adolescenza s’intenda l’esplorazione della propria corporeità, tipica di un ragazzo che giunto a quell’età osserva le trasformazioni che avvengono sul proprio corpo.
Tuttavia il documento Sessualità umana: verità e significato dice che“gli adolescenti vanno aiutati a superare tali manifestazioni di disordine che sono espressione spesso dei conflitti interni e dell’età e non raramente di una visione egoistica della sessualità” (n. 103).

3. Per abitudine contratta non s’intende semplicemente il fatto che si ricade spesso, come avviene nel tuo caso, perché allora uno potrebbe dire: io sono giustificato in questo o in quel peccato perché ormai per me è diventato un’abitudine. O peggio ancora: è meglio acquisire l’abitudine così per me non vi sarà più peccato. 
Ti faccio un paragone che può essere illuminante. Chi nell’ambito civile potrebbe dire: è meglio per me acquisire l’abitudine di ingiuriare le persone, di rubare, di rompere le vetrine tanto poi diranno che io ho l’abitudine di fare questo?
Quando si parla di abitudine contratta ci riferisce piuttosto al caso di chi, assuefatto al peccato, decide di cambiare vita e di convertirsi e che talvolta si sorprende, come per un meccanismo quasi del tutto libero da coinvolgimento erotico, a compiere  determinate manipolazioni.

4. Inoltre va tenuto presente anche questo: che il peccato danneggia sempre chi lo compie, anche se uno non è consapevole di compiere un peccato. 
Anche qui un esempio può illuminare: chi pensa di bere un bicchierino di liquore mentre di fatto beve del veleno, muore lo stesso. Non vi sarà responsabilità personale in quella morte, ma il danno c’è ugualmente.
Giovanni Paolo II dice che il peccato si abbatte sempre sopra colui che lo compie con una oscura e potente forza di distruzione.
Allora la masturbazione, anche nel caso in cui soggettivamente fosse sgravata da responsabilità più pesanti, non aiuta mai a crescere, ma chiude una persona in se stessa.

5. Quello, poi, che tu chiami “senso di colpa” probabilmente non è solo senso di colpa, ma è senso della perdita della grazia, percezione della perdita di qualcosa di grande e di prezioso nella tua vita: la perdita della presenza personale di Dio, presenza che si avverte da cuore  a cuore.
E mi pare che questo sia così vero che vedo molti che, solo dopo essersi confessati, dicono di stare meglio.
Vedi: se si trattasse solo di senso di colpa e di necessità di scaricare su un altro quello che si è fatto, dovrebbe essere sufficiente dirlo a chiunque,  ad esempio ad un amico, allo psicologo...
La realtà invece è questa: che solo dopo essersi confessati dal ministro di Dio e aver ricevuto da lui la riconciliazione e la grazia, ci si sente a posto.
Inoltre se ci fosse solo senso di colpa, per quanto uno lo dica anche ad uno psicologo, il senso di colpa rimane.
Qui invece avviene qualcosa di diverso, di grande. E questa è l’opera della grazia.

6. Dici poi sono ormai diversi anni che ti porti dietro questo vizio. A questo proposito giova ricordare quanto dice un documento del Magistero: “la masturbazione e altre forme di autoerotismo sono sintomi di problemi più profondi, i quali provocano una tensione sessuale che il soggetto cerca di superare ricorrendo a tale comportamento. Questo fatto richiede che l’educazione pedagogica sia orientata più sulle cause che sulla repressione diretta del fenomeno” (Orientamenti educativi sull’amore umano..., 99).
Purtroppo spesso ci si dimentica di andare più a fondo e di portare rimedio nelle cause.
Per superare definitivamente questo fenomeno è necessario dare un nuovo orientamento alla vita, e cioè impegnarsi nella realizzazione di determinati valori che tengano occupata la mente e stimolino a vivere per gli altri.

7. Ma non bisogna dimenticare neanche quest’altro avvertimento del Magistero della Chiesa: “la frequenza del fenomeno in questione è certo da mettere in rapporto con l’innata debolezza dell’uomo in conseguenza del peccato originale, ma anche con la perdita del senso di Dio, la depravazione dei costumi, generata dalla commercializzazione del vizio, la sfrenata licenza di tanti spettacoli e di pubblicazioni, come anche l’oblio del pudore, custode della castità” (PH 9).

Allora sono necessari alcuni accorgimenti,  e il primo è “la disciplina dei sensi”. Concedersi qualsiasi pensiero, qualsiasi fantasia, qualsiasi spettacolo e pensare di essere puri è una contraddizione.

Aggiungerei poi  la vigilanza e la prudenza nell’evitare le occasioni di peccato.

Tra gli aiuti spirituali va ricordato il sostegno della grazia divina e l’impegno a mettere in pratica la parola di Dio che si è ascoltata. 

Insostituibile è la vita di preghiera: “La vita interiore porta alla gioia cristiana che vince, al di là di ogni moralismo e aiuto psicologico, la lotta contro il male. Dal contatto frequente e intimo con il Signore, tutti, e i giovani in particolare, attingeranno la forza e l’entusiasmo per una vita pura e realizzeranno la loro vocazione umana e cristiana in un sereno dominio di sé e in una donazione generosa agli altri” (OE 47).

Vi è poi l’apporto dei sacramenti. E innanzitutto del sacramento della Penitenza: “Il sacramento della Riconciliazione, attraverso la grazia che gli è propria e con l’aiuto della direzione spirituale, non solamente rafforza la capacità di resistere al male ma dà coraggio di risollevarsi dopo una caduta (OE 45).

Giova molto anche la partecipazione all’Eucaristia, che è “comunione con il Cristo nell’atto stesso del suo sacrificio, dove effettivamente il giovane credente trova il pane di vita come viatico per affrontare e superare gli ostacoli del suo pellegrinaggio terreno” (OE 45).

Non posso tralasciare l’affidamento a Maria, madre del bell’amore, e cioè dell’amore puro. “La vergine Maria è esempio eminente di vita cristiana. La chiesa, per secolare esperienza, è convinta che i fedeli, specialmente i giovani a lei devoti, hanno saputo realizzare questo ideale” (OE 47).

Avrai letto nel nostro sito alcune belle testimonianze di giovani che hanno superato questa battaglia dopo essere ricorsi con molto impegno all’aiuto di Maria.
Ecco la risposta alle tue domande.

Continua dunque a confessarti sempre e umilmente ogni volta che cadi.
Tralasciando, con qualche scusa, il ricorso a Gesù, che nel sacramento della Penitenza vuole incontrarsi con te per essere il tuo Redentore, non ti troverai senz’altro meglio, anzi!
Ti seguo con la preghiera e ti benedico.

Padre Angelo


http://www.cittacattolica.com/index.php?action=pagdx&idx=222
ILLUMINANTE: http://lafedecattolicacristiana.blogspot.it/2016/12/non-commettere-atti-impuri-padre-pio-ci.html

AVE MARIA PURISSIMA!
AMDG et BVM

ORFANOTROFI RUSSI


LAGER DI MORTE


MOSCA - Un bambino di 11 anni morto per denutrizione, pesava solo 10 kg: è una delle 27 vittime dell' orfanotrofio-lager di Miski, nella regione siberiana di Kemerovo, dove attualmente sono ricoverati circa 400 bambini con varie malattie congenite che impediscono loro di muoversi e di mangiare. Altri 11 sono morti per soffocamento da cibo: le infermiere, infatti, alimentavano per via orale anche i piccoli che dovevano essere nutriti solo con la flebo. 
Ma non è che la punta dell'iceberg in un Paese che rimpiange gli 'orfanotrofi familiarì sovietici e che si ritrova con 800 mila bambini abbandonati, più di quanti fossero alla fine della seconda guerra mondiale, che in Russia falcidiò milioni di famiglie. 

Quello di Miski era un vero e proprio istituto degli orrori e del cinismo: negli ultimi due anni e mezzo, insieme a 27 vite di innocenti, sono spariti anche 670 mila rubli (16 mila euro), la miseria versata dallo Stato per assicurare un minimo di assistenza ai piccoli ospiti quando diventeranno maggiorenni. Ora la procura locale ha aperto un'inchiesta e il direttore dell'istituto, indagato per negligenza colposa e abuso d'ufficio, si è dimesso. 

Tutto è partito dal decesso di quel bambino di 11 anni che pesava come uno di tre. «Abbiamo visto bambini in tali condizioni solo nei documentari sui campi di concentramento nazista», ha confessato indignato il procuratore Oleg Zaratovski. 
Ma i casi di orfanotrofi-lager, o comunque in condizioni fatiscenti, facili prede di incendi, sono frequenti in Russia. È dello scorso anno la storia di un orfanotrofio gestito da suore nella regione di Vladimir, a circa 200 km da Mosca, dove le bambine venivano frustate con la cinghia, tenute a pane e acqua per lunghi periodi, sottoposte a orari di lavoro estenuanti nei campi. 

Risale invece al 2009 il caso dell' orfanotrofio di Timovsk, nella regione di Tula, dove i più irrequieti venivano rinchiusi in una clinica psichiatrica e imbottiti di psicofarmaci. I dati ufficiali sulla situazione dei bambini in Russia sono agghiaccianti. Ogni anno circa 100 mila sono vittime di abusi (spesso familiari) e 2000 muoiono a causa di violenze e maltrattamenti da parte dei genitori, mentre oltre 10 mila scompaiono o fuggono. 

Si tratta di famiglie disagiate, con problemi di droga e alcolismo. I bambini orfani o abbandonati sono invece circa 800 mila, anche se dati non ufficiali parlano di 2 milioni, su un totale di 38 milioni di minorenni. Un fenomeno drammaticamente in crescita, con numeri raddoppiati dal 1994, mentre gli orfanotrofi sono passati dai 600 del 1990 (prima del crollo dell'Urss) ai quasi 2000 di oggi, con circa 200 mila ospiti. 

Quando escono solo il 10% riesce a inserirsi, il 10% si suicida, il 40% delinque e il 40% diventa alcolizzato o tossicodipendente. Solo 150 mila degli 800 mila bimbi abbandonati sono stati adottati (la metà all'estero). Quanto agli altri, 37 mila vanno in affidamento (sino ai 14 anni) e 380 mila finiscono sotto la tutela di altri parenti (dai 14 ai 18 anni): lo Stato versa una una tantum di 12 mila rubli (280 euro) e sussidi mensili che vanno da 5000 a 7000 rubli (120-166 euro). 

Il destino peggiore è sicuramente l'orfanotrofio, tanto che Albert Likhanov, capo del fondo di beneficenza per l'infanzia, si dice favorevole al programma di 'orfanotrofio familiare sovietico rimasto in vita sino alla fine dell'Urss, quando a prendersi cura di un gruppo di orfani era una persona stipendiata dallo Stato. Anche in epoca sovietica, comunque, gli istituti speciali per bambini non erano certo un modello di accoglienza e calore, come racconta con crudo realismo lo scrittore russo Ruben Gallego nel suo straordinario libro autobiografico «Bianco su nero». 


FIRMIAMO LA PETIZIONE PER METTERE FINE A QUESTO STERMINIO DI BIMBI   http://www.firmiamo.it/orfanotrofi-russia--fermiamo-il-genocidio-di-bimbi#petition

DAL SITO
http://www.leggo.it/archivio.php?id=143403
AMDG et BVM

La Santa Casa di Loreto :

La “vera Casa nazaretana” di Maria



            
            Secondo uno studio archeologico condotto dall'architetto Nanni Monelli e dal padre Giuseppe Santarelli, Direttore della “Congregazione Universale della Santa Casa” di Loreto, le pietre che si trovano nella grotta dell'Annunciazione a Nazareth hanno la stessa origine delle pietre dell'altare dei Santi Apostoli della Santa Casa di Loreto.
            Questa scoperta ha riaperto la discussione sulla validità storica della traslazione della Santa Casa di Nazareth a Loreto e sul mistero di come sia avvenuta questa traslazione.
            Per approfondire la conoscenza e la storia del santuario mariano dove si conserva e venera la Santa Casa di Nazareth della Vergine Maria, che secondo la tradizione fu trasportata miracolosamente da Nazareth a Tersatto nel 1291 e infine a Loreto, ZENIT ha intervistato il Prof. Giorgio Nicolini, un esperto in materia, autore del libro “La veridicità storica della miracolosa Traslazione della Santa Casa di Nazareth a Loreto” (http://www.lavocecattolica.it/).
            Il libro illustra con prove documentali del tutto inedite, la verità storica delle “cinque traslazioni miracolose” della Santa Casa di Nazareth avvenute “in vari luoghi” e infine sul colle di Loreto: “traslazioni miracolose” avvenute tra il 1291 e il 1296, “approvate” “ufficialmente” nella loro “veridicità storica” da tanti Papi, per sette secoli. Il libro contiene anche il testo della “benedizione” di Giovanni Paolo II, spedita in data 11 gennaio 2005 all’autore del libro dal Pontefice stesso.

Intervistatore: Secondo un recente studio condotto dall'architetto Nanni Monelli e da padre Giuseppe Santarelli, Direttore della “Congregazione Universale della Santa Casa”, le pietre dell’Altare degli Apostoli (uno dei più antichi dell’età paleocristiana) che si trova nella Santa Casa di Loreto ha la stessa origine delle pietre che si trovano nella grotta di Nazareth, davanti alla quale si trovavano le tre Pareti della Santa Casa di Maria. E’ un'altra conferma dell’autenticità della Casa di Loreto come la Casa nazaretana di Maria?

Prof. Nicolini:
            Sull’autenticità della Santa Casa di Loreto come la “vera Casa nazaretana” di Maria non ci sono mai stati dubbi, se non per chi non ne conosce i secolari studi relativi; tanto che tutti i Sommi Pontefici, per sette secoli, ne hanno comprovato l’autenticità con solenni atti canonici di “approvazione”. 
            Tale studio dell’Altare degli Apostoli è invece importante perché, oltre a fornire una ulteriore prova dell’autenticità della Santa Casa di Loreto come la “Casa nazaretana” di Maria, fornisce anche una “prova” ancora più eclatante a riguardo della “miracolosità” della “traslazione” della Santa Casa di Nazareth. Infatti la “tradizione” ha sempre attestato che, tra il 1291 e il 1296, le tre Pareti della Santa Casa di Nazareth furono trasportate “miracolosamente”, per “il ministero angelico”, in “vari luoghi”, e insieme alle tre Pareti fu trasportato “miracolosamente”, “in vari luoghi”, anche l’Altare degli Apostoli. Ciò è attestato da antichi documenti, nei quali si parla della presenza di tale Altare unitamente alle tre Sante Pareti, come a Tersatto, in Dalmazia, ove la Santa Casa vi sostò tra il 10 maggio 1291 e il 10 dicembre 1294. Quindi, in un certo senso, si potrebbe dire che “il miracolo” fu “duplice”, perché furono trasportate “miracolosamente” non solo le tre Sante Pareti “integre”, ma insieme ad esse, e distinto da esse, anche l’Altare degli Apostoli.
Intervistatore: Che cosa hanno detto la storia, la tradizione, i Sommi Pontefici, sulla “traslazione” della Santa Casa di Nazareth della Vergine Maria, che si trova ora a Loreto?
Prof. Nicolini:
            Nel libro che ho scritto in proposito, dimostro che dal punto di vista storico e archeologico sono accertate, in modo indiscutibile, “almeno” cinque “traslazioni miracolose”, tra il 1291 e il 1296: a Tersatto (nell’ex-Jugoslavia), ad Ancona (località Posatora), nella selva della signora Loreta nella pianura sottostante l’attuale cittadina di “Loreto” (il cui nome deriva proprio da quella signora di nome “Loreta”); poi sul campo di due fratelli sul colle lauretano (o Monte Prodo) e infine sulla pubblica strada, ove ancor oggi si trova, sotto la cupola dell’attuale Basilica.
            Tutti questi fatti soprannaturali furono tramandati dai “testimoni oculari” dell’epoca, nei vari luoghi ove si compirono, e furono rigorosamente controllati dai Vescovi locali dell’epoca, i quali emisero dei pronunciamenti “canonici” di “veridicità”, come attestano delle “chiese” dell’epoca consacrate a tali “eventi miracolosi” dai Vescovi di Fiume, di Ancona, di Recanati, di Macerata, di Napoli… Così pure tanti Sommi Pontefici, impegnando la loro Suprema Autorità Apostolica, hanno “approvato” ininterrottamente, sin dalle origini, la “veridicità storica” delle “miracolose traslazioni” della Santa Casa: da Nicolò IV (1292) sino a Giovanni Paolo II (2005).
            In proposito, così scriveva il grande Pontefice Beato Pio IX, nella Bolla “Inter Omnia”, del 26 agosto 1852: “A Loreto si venera quella Casa di Nazareth, tanto cara al Cuore di Dio, e che, fabbricata nella Galilea, fu più tardi divelta dalle fondamenta e, per la potenza divina, fu trasportata oltre i mari, prima in Dalmazia e poi in Italia”. E il Santo Pontefice aggiunse ancora: “Proprio in quella Casa la Santissima Vergine, per eterna divina disposizione rimasta perfettamente esente dalla colpa originale, è stata concepita, è nata, è cresciuta, e il celeste messaggero l’ha salutata piena di grazia e benedetta fra le donne. Proprio in quella Casa ella, ripiena di Dio e sotto l’opera feconda dello Spirito Santo, senza nulla perdere della sua inviolabile verginità, è diventata la Madre del Figlio Unigenito di Dio”.

Intervistatore: C’è però chi sostiene la tesi secondo cui furono alcuni Crociati, con la nave, a trasportare a Loreto solo delle “pietre” della Casa di Maria, che vennero poi ivi riassemblate sotto forma di “casa”. Lei che ne pensa?
Prof. Nicolini:
            Intanto è opportuno precisare che a Loreto ci sono solo le tre Pareti che costituivano in realtà “la Camera” di Maria, comunemente denominata come “la Santa Casa”, ove avvenne l’Annunciazione, e che sorgeva a Nazareth dinanzi ad una grotta e faceva un sol corpo con essa. Attualmente a Nazareth sono rimaste “la grotta” e “le fondamenta” della Casa “in muratura” dell’Annunciazione, mentre a Loreto è venerata l’autentica Casa “in muratura”, “senza fondamenta”, che stava a Nazareth davanti alla grotta. Detto più semplicemente: a Nazareth ci sono “le fondamenta” senza la Casa, a Loreto c’è “la Casa” senza le fondamenta.
            L’“ipotesi” di un trasporto umano, avanzata recentemente da alcuni studiosi, oltre ad essere priva di ogni documentazione al riguardo, è “insostenibile” ed “impossibile”, sia per le ragioni “storiche” sopraddette, nonché per ragioni “architettoniche” e “scientifiche”.
            Ad esempio, l’ipotesi di un trasporto umano mediante la scomposizione dei muri della Casa in singoli blocchi di pietra effettuata a Nazareth e ricomposta prima in Dalmazia e poi per altre quattro volte sulla costa adriatica, dopo duemila chilometri di peregrinazione per terra e per mare, è del tutto impossibile anche dal punto di vista “temporale”. Ciò lo attesta la “simultaneità” delle date di partenza da Nazareth (sicuramente nel maggio 1291) e di arrivo a Tersatto (9-10 maggio 1291), come riportato da una lapide dell’epoca. 
            Così pure risulterebbe impossibile una simile operazione di “smontaggio” e “rimontaggio”, eseguita per di più in cinque luoghi diversi, in Dalmazia e in Italia. 
            L’analisi chimica della malta, infatti, nei punti dove attualmente tiene unite le pietre, presenta caratteristiche chimiche particolari, proprie della zona di Nazareth, con una omogeneità della tessitura muraria, che esclude ogni possibilità di un tale ipotetico “smontaggio” e “rimontaggio” delle pietre. Infatti la malta che tiene unite le pietre è uniforme in tutti i punti e risulta costituita da solfato di calcio idrato (gesso) impastato con polvere di carbone di legna secondo una tecnica dell’epoca, nota in Palestina 2000 anni fa, ma mai impiegata in Italia. Quindi, la Santa Casa non fu mai “scomposta” in blocchi, ma è giunta a Loreto - dopo altre precedenti “traslazioni miracolose” - con le pietre “murate” con la stessa malta usata oltre 2000 anni fa a Nazareth, così come oggi ancora si presenta.
            La collocazione finale poi su una pubblica strada, a Loreto, ove ancor oggi si trova, è ugualmente umanamente “impossibile”, come hanno attestato tutti gli archeologi ed architetti che hanno esaminato nei secoli il sottosuolo della Santa Casa e la strada pubblica su cui “si è posata”.
            L’architetto Giuseppe Sacconi (1854-1905), ad esempio, dichiarò di aver constatato che la Santa Casa sta, parte appoggiata sopra l’estremità di un’antica strada e parte sospesa sopra il fosso attiguo”. Disse inoltre che, senza entrare in questioni storiche o religiose, bisognava ammettere che la Santa Casa non poteva essere stata fabbricata, come è, nel posto ove si trova (“Annali Santa Casa”, anno 1925, n.1). Un dato da rilevare, in proposito, a dimostrazione che le tre Sante Pareti “si posarono” sulla strada, e non che vi furono ricostruite, è la singolarità di un cespuglio spinoso che si trovava sul bordo della strada al momento dell’impatto e che vi è rimasto imprigionato.
            Un altro insigne architetto, Federico Mannucci (1848-1935), incaricato dal Sommo Pontefice Benedetto XV di esaminare le fondamenta della Santa Casa, in occasione del rinnovo del pavimento, dopo l’incendio scoppiatovi nel 1921, scrive e asserisce perentoriamente, nella sua “Relazione” del 1923, che “è assurdo solo pensare” che il sacello possa essere stato trasportato “con mezzi meccanici” 
(F. Mannucci, “Annali della Santa Casa”, 1923, 9-11), e rivelò che “è sorprendente e straordinario il fatto che l’edificio della Santa Casa, pur non avendo alcun fondamento, situato sopra un terreno di nessuna consistenza e disciolto e sovraccaricato, seppure parzialmente, del peso della volta costruitavi in luogo del tetto, si conservi inalterato, senza il minimo cedimento e senza una benché minima lesione sui muri” (F. Mannucci, “Annali della Santa Casa”, 1932, 290).
            L’architetto Mannucci trasse, in sintesi, queste conclusioni: i muri della Santa Casa di Loreto sono formati con pietre della Palestina, cementati con malta ivi usata; è assurdo solo il pensare ad un trasporto meccanico; la costruzione della Santa Casa nel luogo ove si trova si oppone a tutte le norme costruttive ed alle stesse leggi fisiche. Quindi, se l’intera Santa Casa di Nazareth non possono averla “trasportata” gli uomini, non può essere stata trasportata altrimenti che “miracolosamente”, per opera della Onnipotenza Divina, mediante “il ministero angelico”… come sempre “testimoniato” e “tramandato” dalla “tradizione” e “approvato” come “veridico” da tutti i Sommi Pontefici, per 700 anni, dalle origini sino ad oggi.


Intervistatore: Recentemente lei ha rivolto alcune domande sulla “questione lauretana” al Santo Padre Benedetto XVI. Quali sono state le risposte?

Prof. Nicolini:
            Ho richiesto al Santo Padre Benedetto XVI un intervento proprio perché venisse “ristabilita” in modo “definitivo” la “veridicità storica” della “miracolosa traslazione” della Santa Casa di Nazareth a Loreto, scalzando così tante moderne “fuorvianti” e “secolaristiche” interpretazioni. 
            Il Santo Padre è subito intervenuto per la celebrazione Liturgica della “Miracolosa” traslazione del 10 dicembre dello scorso anno, facendo pervenire al Vescovo di Loreto una relativa “inequivoca” e bellissima preghiera da recitarsi nel Santuario. 
            Tale preghiera, ed un mio commento ad essa, la si può leggere all’indirizzo del mio Sito Internet www.lavocecattolica.it/preghiera.benedettoXVI.htm).
            In questa preghiera il Sommo Pontefice Benedetto XVI – così come tutti i suoi Predecessori – “riconosce” di nuovo espressamenteripetutamente e inequivocabilmente che le Sante Pareti, venerate nel Santuario di Loreto, sono proprio la “Santa Casa” di Nazareth, di Maria, di Giuseppe e di Gesù. 
            Egli infatti, tra l’altro, scrive nella preghiera: “Santa Maria, Madre di Dio, ti salutiamo nella tua casa… qui hai vissuto… qui hai pregato con Lui… qui avete letto insieme le Sacre Scritture… siete tornati in questa casa a Nazareth… qui per molti anni hai sperimentato…”
            
La Santa Casa di Loreto, quindi, viene ancora “confermato” – dal nuovo Pontefice – che è proprio “la Casa di Maria”, quella che “proprio” “era” a Nazareth. 
            Perciò, anche nel “pronunciamento” del nuovo Sommo Pontefice, a Loreto non ci sono delle semplici “sante pietre” portate dagli uomini e “riassemblate” e “ricostruite” a Loreto dagli uomini (come sostengono certi “studiosi” contro gli stessi rilievi scientifici): perché, altrimenti, il Santo Padre non identificherebbe la Santa Casa di Loreto con quella che era “proprio” e “realmente” a Nazareth, ove avvenne l’annuncio dell’angelo a Maria e l’Incarnazione in lei del Figlio di Dio, e ove Maria, Giuseppe e Gesù hanno vissuto “per molti anni”… 
            A Loreto, perciò, vi è proprio l’intera Santa Casa di Nazareth (nelle sue tre Pareti), ivi giunta “miracolosamente”, per “il ministero angelico”, dopo molteplici “traslazioni miracolose”, come sempre insegnato dalla “tradizione”, attestato dagli studi storici, archeologici e scientifici, come quelli sopra accennati, e confermato innumerevoli volte - lungo i secoli - dal Magistero “ordinario” e “solenne” dei Sommi Pontefici.
            Forse giova qui ricordare le sempre attuali e bellissime parole del santo Sommo Pontefice Leone XIII, scritte nella sua Enciclica “Felix Lauretana Cives” (del 23 gennaio 1894):
            Comprendano tutti, e in primo luogo gli Italiani, quale particolare dono sia quello concesso da Dio che, con tanta provvidenza, ha sottratto (prodigiosamente) la Casa ad un indegno potere e con significativo atto d’amore l’ha offerta ad essi. Infatti in quella beatissima dimora venne sancito l’inizio della salvezza umana, con il grande e prodigioso mistero di Dio fatto uomo, che riconcilia l’umanità perduta con il Padre e rinnova tutte le cose”. 
            Ed anche: “Dio volle a tal punto esaltare l’invocato nome di Maria da dare compimento, in questo luogo (Loreto)a quella famosa profezia: “Tutte le generazioni mi chiameranno beata”.

Agenzia Internazionale ZENIT – Roma, 28 marzo 2006  - ZI06032812 

AMDG et BVM

Ragione e Fede

Il Cristianesimo 

ha permesso la diffusione delle Opere Antiche

Se Gesù non ci fosse stato, il mondo sarebbe totalmente diverso. 

Ad esempio non ci sarebbe più il ricordo delle opere greche e romane. 

L'attività maggiore di alcuni ordini monastici era proprio quella di copiatura dei manoscritti. Lo scrittoio (lo scriptorium), che fa parte ancora adesso dei monasteri, è il luogo in cui i monaci, amanti della cultura e del mondo, trascorrevano ore e ore a ricopiare antichi scritti di fondamentale importanza. Wikipedia afferma: "Spesso tali ambienti ebbero grande importanza culturale sia per l'azione di salvaguardia sull'antica cultura latina sia perché costituirono ambiti di pensiero e sviluppo di nuova cultura".

I monaci che svolgevano questa attività venivano definiti Amanuensi. Per dimezzare i tempi di produzione un codice veniva trascritto da due amanuensi: ciascuno ricopiava la metà affidatagli e poi le due copie venivano riunite. Questo sforzo collettivo appare ancora più evidente per i grossi codici di lusso che richiedevano anche l'intervento dei miniatori, i quali entravano in gioco solo dopo che l'opera era stata completamente ricopiata dagli amanuensi. 

I monaci di Montacassino inventarono anche un modello di grafia che viene definita: scrittura beneventana.

Nascono così le biblioteche e le università, supportate dal meticoloso lavoro nello scriptorium, ove si ricopiavano i classici dei filosofi antichi, opere che così giungono fino a noi inalterate, senza le quali oggi non sapremmo quasi nulla del nostro passato. Nascono poi i pregiati codici miniati, strumento non solo di evangelizzazione ma spesso anche di alfabetizzazione. Autentiche opere d’arte, dalla Calabria all’Irlanda, come il Codice Purpureo di Rossano Calabro o i Books of Kells di Dublino.

Come è possibile che oggi molti si siano dimenticati di tutto questo?

http://dallaragioneallafede.blogspot.it/2009/12/il-cristianesimo-ha-permesso-la.html

AMDG et BVM

Falsa e quindi inconcludente


AZIONE, NON DIALOGO.
Editoriale di "Radicati nella fede" - Anno X n° 7 - Luglio 2017

  Tutta la Rivoluzione, scoppiata in questi decenni in casa cattolica, è avvenuta in nome del dialogo.  La nuova chiesa si è concepita in contrapposizione alla Chiesa del passato proprio in nome del dialogo: ti dicono che la Chiesa prima del Concilio era una chiesa in difesa, mentre ora la Chiesa ha capito che bisogna aprirsi, aprirsi in un dialogo continuo con il mondo.

  In nome di questo dialogo hanno anche preteso il cambiamento della Messa: la Messa di prima, nella sua sacralità, sarebbe la Messa di una Cristianità in “difensiva”, preoccupata di distinguersi dal mondo; la nuova messa sarebbe, invece, la messa di un cristianesimo in “dialogo”, lievito nascosto nella pasta del mondo.

  Ciò che occorre capire è che hanno cambiato la messa per cambiare il cristianesimo, questo è il punto!

  Avevano già deciso, in tanti e da tempo, di far fare un “balzo in avanti” alla Chiesa cattolica, di renderla più duttile al mondo, ma con la Messa di sempre questa operazione non si sarebbe potuta realizzare compiutamente. La Messa di sempre sarebbe stata l'antidoto contro questa poderosa falsificazione della Chiesa romana in senso liberal-protestante. Allora hanno organizzato l'abbattimento del bastione: una messa nuova per una nuova stagione della Chiesa di Roma.

  Occorre proprio capire questo, perché la reazione sia proporzionata e ordinata: non si può pensare ad un risanamento della Chiesa senza prima operare un rifiuto della riforma liturgica conciliare in blocco.

  Occorre decidere per la messa della cristianità, contro la messa del dialogo.

  Cos'è la messa del dialogo? È la messa dove prevale la parola sull'azione.

  Per fare un cristianesimo in dialogo continuo con tutto e con tutti... in dialogo soprattutto con il mondo moderno, dove tutto è opinione e mai certezza perché per la modernità la verità non esiste... hanno reso la messa un continuo colloquio, un parlare-parlare estenuante, un tradurre-tradurre frenetico; un botta e risposta incessante tra prete e fedeli.

  Una messa così fa un cristianesimo che è parola, che è discorso, ma che non è azione! Ma che se ne fa un uomo, dentro l'azione drammatica della vita, di un cristianesimo ridotto a discorso?

  Sta proprio qui l'esito tragico della nuova chiesa ammodernata nel dialogo: l'insignificanza per il mondo. La chiesa si è trasformata in dialogo con il mondo, ma gli uomini, dentro l'azione drammatica della vita, hanno abbandonato una chiesa che non è azione ma discorso.

  Al centro del Cristianesimo, al cuore del Vangelo, invece, non c'è un discorso, ma un'azione: l'azione di Gesù Cristo che salva gli uomini con il sacrificio della Croce. Dio diventa uomo, muore per noi, paga il prezzo dei nostri peccati, perché siamo salvi. I discorsi di Gesù, i suoi miracoli, sono una preparazione all'azione per eccellenza: la nostra redenzione operata al Calvario.

  Incarnazione-Passione e Morte: ecco l'azione.

  Ed ecco perché la Messa di sempre, quella della Tradizione, è Azione e non discorso.

  Certo, c'è la Parola di Dio, l'Epistola e il Vangelo, ma non prevalgono sul centro della messa, che è il Canone, dove avviene l'Azione, cioè il Sacrificio. Questo è il cuore della messa, e in questo cuore tutto diventa silenzioso: il prete pronuncia sottovoce le parole che fanno l'azione, perché sia evidente che di azione si tratta e non di dialogo.

  Così, con la messa di sempre si evita la più grande falsificazione del cristianesimo operata nella storia: l'annullamento dell'azione divina in parola-discorso umano. Per questo possiamo dire che la Messa della Tradizione custodisce il cuore del cristianesimo autentico.

  Ma c'è qualcosa di più, pensiamo di poterlo dire: la Messa vera corrisponde alla verità della vita.

  La vita, azione drammatica perché è in gioco la libertà dell'uomo dentro la lotta tra il bene e il male, tra Dio e il mondo, tra la Luce e le tenebre, ha bisogno di un'azione che salva e non innanzitutto di un discorso che spiega.

  Per questo il mondo, anche quello moderno, ha bisogno della Messa della Tradizione, dove l'azione prevale potentemente sul discorso.

  L'uomo di tutti i tempi, impegnato nella lotta della vita, ha bisogno dell'azione di Dio e non di una mera spiegazione.

  La Chiesa del dialogo, che vuole con una spicciola psicologia religiosa illuminare qualcosa della vita degli uomini, è una chiesa inconcludente, manca di azione; non può fare un mondo nuovo perché ha annegato l'azione di Cristo nelle sue interpretazioni.

  Ed è per questo che il mondo si è già stancato di lei.

AMDG et BVM