19 MARZO
SAN
GIUSEPPE,
SPOSO DELLA SANTISSIMA VERGINE
E PATRONO DELLA CHIESA UNIVERSALE
Una
dolce gioia ci viene a consolare nel cuore della Quaresima la cara presenza di
Giuseppe, lo Sposo di Maria e il Padre putativo del Figlio di Dio.
Il
Protettore della verginità di Maria.
Al
Figlio di Dio che veniva sulla terra a rivestire l'umanità, occorreva una
Madre, e questa Madre non poteva essere che la più pura delle Vergini, perché
la sua divina maternità non doveva affatto alterarne l'incomparabile verginità.
Ora, sino a quando il Figlio di Maria non fosse riconosciuto per il Figlio di
Dio, l'onore della Madre esigeva un protettore: un uomo doveva essere destinato
alla gloria di Sposo di Maria; e quest'uomo fu Giuseppe, il più casto degli
uomini.
Il
Padre putativo di Gesù.
La
sua gloria non consiste soltanto nell'essere stato, scelto a proteggere la
Madre del Verbo incarnato; egli doveva esercitare una paternità adottiva sullo
stesso Figlio di Dio. I Giudei ritenevano Gesù figlio di Giuseppe. Nel tempio,
alla presenza dei dottori della legge, che il divino adolescente aveva
meravigliato con la sapienza delle risposte e delle domande, Maria rivolse così
la parola a suo figlio: "Tuo padre ed io ti cercavamo ansiosi" (Lc
2,48); ed il santo Vangelo aggiunge che Gesù era soggetto a Giuseppe ed a
Maria.
Grandezza
di san Giuseppe.
Chi
potrebbe concepire e degnamente narrare i sentimenti che riempivano il cuore di
quell'uomo che il Vangelo ci descrive con una sola parola, chiamandolo l'uomo
giusto? (Mt 1,19). Un affetto coniugale rivolto alla più santa e alla più
perfetta delle creature di Dio; l'ambasciata
celeste portata dall'Angelo che gli rivelò il frutto della salvezza che portava
in seno la sua sposa e l'associava come unico testimone sulla terra all'opera
divina dell'Incarnazione; le gioie di Betlem nell'assistere alla nascita del
Bambino, nel colmare di onori la Vergine-Madre e nell'udire gli angelici
concenti; quando vide arrivare presso il neonato i pastori, seguiti dai Magi;
l'allarme che venne ad interrompere sì bruscamente tanta felicità, quando, nel
cuore della notte, dovette fuggire in Egitto con il Fanciullo e la Madre; le
asprezze dell'esilio, la povertà, la nudità, alle quali furono esposti il Dio
nascosto del quale egli era il sostegno e la sposa verginale di cui ammirava
sempre più la dignità; il ritorno a Nazaret, la vita umile e laboriosa che
condusse in questa città, dove tante volte i suoi occhi inteneriti
contemplarono il Creatore del mondo che s'univa a lui in un umile lavoro;
finalmente, le delizie di questa esistenza senza pari, nella casa abbellita
dalla presenza della Regina degli Angeli e santificata dalla maestà del Figlio
eterno di Dio; mentre entrambi onoravano lui, Giuseppe, come capo della
famiglia che univa intorno a lui coi vincoli più teneri il Verbo increato,
Sapienza del Padre, e la Vergine, capolavoro senza confronti della potenza e
della santità di Dio.
Il
primo Giuseppe.
No,
nessuno mai al mondo potrà comprendere le grandezze di Giuseppe. Per penetrarne
la profondità, bisognerebbe abbracciare tutta l'estensione del mistero col
quale la sua missione lo mise in rapporto quaggiù, quale strumento necessario.
Non ci meravigliamo perciò che il Padre putativo del Figlio di Dio sia stato
raffigurato nell'Antica Alleanza sotto le sembianze d'un Patriarca del popolo
eletto. San Bernardo spiega molto bene tale relazione: "Il primo Giuseppe,
egli dice, venduto dai fratelli, e per questo figura di Cristo, fu portato in
Egitto; il nuovo, che sfugge alla gelosia d'Erode, porta Cristo in Egitto. Il
primo Giuseppe, serbando fedeltà al suo padrone, rispettò la sposa di costui;
il secondo, non meno casto,
fu il custode della sua Sovrana, della Madre del suo Signore, e il testimone
della sua verginità. Al primo fu data l'intelligenza dei segreti rivelati nei
sogni; al secondo furono confidati gli stessi misteri del cielo. Il primo
conservò le provviste del grano non per sé ma per tutto il popolo; il secondo
ebbe in sua custodia il Pane vivo disceso dal cielo, per sé e per il mondo
intero" (2.a Omelia sulMissus est).
Morte
di san Giuseppe.
Una
vita così meravigliosa non poteva terminare che con una morte altrettanto
degna. Era giunta l'ora che Gesù doveva uscire dall'oscurità di Nazaret e
manifestarsi al mondo. Ormai la sua celeste origine doveva ricevere la
testimonianza delle opere: dunque il ministero di Giuseppe era terminato. Era
tempo che lasciasse questo mondo, per andare ad attendere, nel riposo del seno
d'Abramo, il giorno in cui le porte dei cieli si sarebbero spalancate ai
giusti. Accanto al suo letto di morte vegliava il padrone della vita, che tante
volte l'aveva chiamato col nome di Padre; la più pura delle vergini, la sua
Sposa, ricevette il suo ultimo respiro. Assistito e circondato dal loro
affetto, Giuseppe s'addormentò nel sonno della pace. Ora lo Sposo di Maria ed
il Padre putativo di Gesù regna in cielo in una gloria senza dubbio inferiore a
quella di Maria, ma ornato di prerogative che nessun altro possiede.
Patrono
della Chiesa.
Di
lassù egli spande, su coloro che lo invocano, il suo potente patrocinio. Ecco
quanto dice, con linguaggio ispirato, la liturgia della Chiesa: "O
Giuseppe, vanto dei celesti, speranza dei mortali, sostegno del mondo!"
Quale grande potere in un uomo! Ma nessuno, come lui, ebbe sulla terra rapporti
così intimi col Figlio di Dio. Gesù si degnò di essergli sottomesso e in cielo,
ora, vuole glorificare colui al quale affidò, quaggiù, la sua infanzia e
l'onore di sua Madre. Non ci sono limiti al potere di san Giuseppe e la Chiesa
ci invita, oggi, a ricorrere, con molta fiducia, a questo potente protettore.
Invochiamolo nelle terribili prove della vita ed egli ci proteggerà: nei
pericoli dell'anima e del corpo, nelle prove e nelle crisi sia temporali che
spirituali, abbiamo fiducia in lui e la nostra speranza non verrà ingannata.
Diceva il Re d'Egitto al suo popolo affamato: "Andate da Giuseppe";
il Re del Cielo ci ripete quello stesso invito; e il fedele custode della
Vergine Maria ha, presso Dio, assai più potere di quanto ne avesse, presso il
Faraone, il sovraintendente ai granai di Menphis.
La
rivelazione di questo aiuto potente predisposto dall'eternità, è stata dapprima
fatta conoscere da Dio a certe anime privilegiate alle quali venne affidata
come un prezioso germe: precisamente come si verificò per la festa del
Santissimo Sacramento, per la festa del Sacro Cuore e per altre ancora. Nel XVI
secolo, santa Teresa, i cui scritti saranno in seguito conosciuti in tutto il
mondo, ricevette una rivelazione divina a questo riguardo e ne parlò nella sua
Vita.
Santa
Teresa e san Giuseppe.
Ecco
quanto dice: "Invoco san Giuseppe come patrono e protettore e non cesso di
raccomandarmi a lui: il suo soccorso si manifesta in modo visibilissimo. Questo
tenero protettore dell'anima mia, questo amabilissimo padre, si degnò di trarmi
dallo stato in cui languiva il mio corpo e di liberarmi da pericoli assai più
gravi che minacciavano il mio onore e la mia salvezza eterna. In più, mi ha
esaudita sempre, più di quanto sperassi e di quanto chiedessi. Non ricordo di
avergli chiesto qualcosa e che non me l'abbia accordato. Quale ampio quadro io
potrei esporre, se mi fosse accordato di conoscere tutte le grazie di cui Iddio
m'ha colmata e i pericoli, sia dell'anima che del corpo, da cui m'ha liberata
per intercessione di questo amabilissimo Santo! L'Altissimo dona ai santi
quelle grazie che servono per aiutarci in certe circostanze; il glorioso san
Giuseppe - e lo dico per esperienza - estende il suo potere su tutto. Con
questo, il Signore vuole mostrarci che, come un giorno fu sottomesso
all'autorità di Giuseppe, suo padre putativo, così ancora in cielo, si degna di
accettare la sua volontà, esaudendo i suoi desideri. Come me, l'hanno costatato
per esperienza, quelle persone alle quali ho consigliato di raccomandarsi a
questo incomparabile protettore; il numero delle anime che lo onorano cresce di
giorno in giorno, e i felici successi della sua mediazione confermano la verità
delle mie parole".
Per
soddisfare questi desideri e per venire incontro alla devozione del popolo
cristiano, il 10 settembre 1847, Pio IX estese alla Chiesa universale la festa
del Patrocinio di san Giuseppe che fino allora era celebrata soltanto dai
Carmelitani e da qualche chiesa. In seguito, san Pio X aumentò il valore di
questa festa, onorandola di una Ottava e Pio XII, volendo dare un particolare
patrono a tutti gli operai del mondo, ha istituito una nuova festività da
celebrarsi il 1° Maggio; per questo motivo, venne soppressa quella del secondo
mercoledì dopo Pasqua, e la festa del 19 marzo ricorda san Giuseppe quale Sposo
della Vergine e Patrono della Chiesa universale.
MESSA
Chiamato
giusto dallo Spirito Santo, san Giuseppe è veramente, nelle sue virtù nascoste,
il modello di tutti coloro che meritano, sulla terra, questo bel titolo.
Così,
la festa di questo giorno, non ha impedito alla Chiesa di trarre buona parte
della Messa di oggi dal comune dei Confessori.
INTROITO
Il
giusto fiorirà come un palmeto e si moltiplicherà come i cedri del Libano; egli
è piantato nella casa di Dio, nella intimità della casa del nostro Dio.
SAL.
- È bello lodare il Signore, cantare inni al Tuo nome, o Altissimo! Gloria al
Padre.
Il
giusto.
La
potenza presso Dio del Santo Sposo della Madre del Signore, è un punto
fermissimo per la Chiesa. Lo dice chiaramente la preghiera della Colletta.
COLLETTA
Noi
ti preghiamo, o Signore, affinché i meriti dello Sposo della tua santa Madre
siano la nostra protezione e affinché quanto supera le nostre forze ci sia
donato per sua intercessione.
EPISTOLA
(Eccli 45,1-6).
Caro
a Dio ed agli uomini, la cui memoria è in benedizione. Il Signore lo fece
simile ai santi nella gloria, lo fece grande e terribile per i nemici e con le
sue parole placò mostri orrendi. Lo glorificò nel cospetto dei re, gli diede i
suoi ordini dinanzi al popolo, gli mostrò la sua gloria. Per la sua fedeltà e
per la sua mansuetudine lo fece santo e lo elesse fra tutti i viventi. Infatti
egli sentì lui e la sua voce, e fu fatto entrare nella nube. E ricevette i
precetti e la legge di vita e di scienza.
Dignità
di Mosè.
Queste
righe, nel libro dell'Ecclesiastico, celebrano l'elogio di Mosè, che fu eletto
a confidente di Dio. Al cospetto dei re egli trasmetteva al popolo ordini
celesti; la sua gloria uguagliò quella dei più illustri patriarchi e dei santi
personaggi dei tempi dell'attesa. "Se c'è qualche profeta in mezzo a voi,
diceva il Signore, io gli comparirò in visione e gli parlerò nel sonno; ma
tale non è la condizione del servo mio Mosè, il più fedele di tutta la mia
casa: perché io gli parlo a tu per tu, ed egli vede il Signore faccia a faccia,
non per enigma o sotto figure" (Nm 6,8).
Dignità
di san Giuseppe.
Non
meno caro a Dio e non meno benedetto dal popolo, Giuseppe non è soltanto
l'amico di Dio (Es 33,11), l'intermediario fra il cielo ed una nazione privilegiata.
Il sommo genitore gli comunica i diritti della sua paternità sul proprio
Figlio; a questo Figlio, capo degli eletti, e non solamente al popolo egli
trasmette gli ordini dall'alto. L'autorità che così esercita è uguale al suo
amore; e non di passaggio o alla sfuggita egli vede il Signore (ivi 22): il
Figlio di Dio lo chiama padre e si comporta da vero figlio; e riconosce nella
sua obbedienza e nel suo affetto i tesori di dedizione riposti nel suo cuore
mite e fedele. Quale gloria in cielo e quale potenza sulle creature,
rispondente al potere ed alla santità di quaggiù, sono ora l'eredità di colui
che, meglio di Mosè, penetrò i segreti della misteriosa nube e conobbe ogni bene!(ivi 33,19).
Il
Graduale e il Tratto completano l'Epistola nel cantare i privilegi di
quell'uomo che, più di ogni altro, giustifica il versetto del Salmo : nella sua
casa vi sono gloria e ricchezze e la sua giustizia rimarrà per tutti i secoli.
GRADUALE
O
Signore, tu l'hai colmato con la dolcezza delle tue benedizioni, hai posto sul
suo capo una corona di pietre preziose.
Egli
ti ha chiesto la vita e tu gli hai dato dei giorni che non finiranno mai.
TRATTO
Felice
l'uomo che terne il Signore e adopera la sua intelligenza per osservare i suoi
ordini.
La
sua discendenza sarà forte su tutta la terra; la stirpe dei giusti sarà
benedetta.
Nella
sua casa vi sono gloria e ricchezze e la sua giustizia rimarrà per tutti i secoli.
VANGELO
(Mt 1,18-21).
Maria,
madre di Gesù, essendo promessa sposa a Giuseppe, si trovò incinta per opera
dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, essendo giusto, e non volendo esporla all'infamia, pensò di rimandarla
occultamente. Mentre egli stava sopra pensiero per queste cose, un Angelo del
Signore gli apparve in sogno e gli disse: Giuseppe, figlio di Davide non temere
di prendere teco Maria, perché ciò che è nato in lei è dallo Spirito Santo.
Partorirà un figlio cui porrai nome Gesù; poiché sarà lui che salverà il suo
popolo dai peccati.
La
prova di Giuseppe.
Dio
impose allo Sposo di Maria una prova ben dura. Giuseppe - e lo sperimentarono i
santi - sarebbe stato per i suoi devoti la guida incomparabile della vita
spirituale; e per questo doveva provare l'angoscia, crogiolo necessario nel
quale si perfeziona ogni santità. Ma la Saggezza non abbandona coloro che
camminano sulla sua strada. Come canta la Chiesa in questo stesso giorno, la
Sapienza lo conduceva per le diritte vie senza che egli ne avesse coscienza, e
nella notte in cui i suoi pensieri cercavano a fatica di aprirsi una via verso
la giustizia, gli mostrò la sua luce divina; egli godeva la conoscenza dei
celesti segreti; in cambio dei patimenti del suo cuore, poteva vedere il posto
che gli riservava l'imperscrutabile disegno della Provvidenza nel regno di Dio,
i cui splendori dovevano irradiarsi per sempre dalla sua dimora in tutto il
mondo. Veramente poteva dire che la divina Sapienza aveva oltremodo nobilitato
il suo lavoro e fecondate le sue pene. Così ella suole dare ai giusti il premio
delle loro fatiche e li guida per vie ammirabili.
L'offertorio
ricorda la grandezza delle largizioni divine che hanno innalzato, al di sopra
dei re suoi antenati, l'umile artigiano di
Nazaret.
OFFERTORIO
La
mia fedeltà e la mia misericordia sono con lui; e la sua potenza, sarà esaltata
dal mio nome.
Affidiamo
con la Chiesa, attraverso la preghiera della Segreta, al felice custode del
Dio-Fanciullo, i doni che il Signore ha affidati alla nostra anima; egli
nutrirà Gesù dentro di noi e formerà in noi l'uomo perfetto come già lo formò
in sé diciannove secoli fa.
SEGRETA
Accogli,
o Signore, l'espressione della nostra gratitudine mentre umilmente ti
supplichiamo di proteggere in noi i tuoi doni; te lo chiediamo in nome, del
felice Giuseppe, sposo della Madre del tuo figlio Gesù, Nostro Signore, in
questo giorno della sua festa nella quale ti presentiamo l'omaggio della nostra
lode. Per lo stesso Gesù Cristo nostro Signore.
Oggi
la Chiesa sostituisce il Prefazio ordinario della Quaresima con un altro
Prefazio, e in esso, alla gioia e alla riconoscenza, unisce il ricordo del
Santo Sposo della Vergine Maria, Madre di Dio. Questo Prefazio si recita in
tutte le feste di san Giuseppe ed è stato introdotto nel Messale romano da Papa
Benedetto XV.
PREFAZIO
È
veramente degno, giusto, equo e salutare che noi ti ringraziamo sempre e
dovunque, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Dio eterno, e che nella festa del
beato Giuseppe Ti magnifichiamo con le dovute lodi, Ti benediciamo e
celebriamo. Egli, uomo giusto, fu da te dato come sposo alla Vergine Madre di
Dio; e servo fedele e prudente fu messo a capo della Tua famiglia affinché,
qual padre, custodisse il Tuo Unigenito, concepito per opera dello Spirito
Santo, Gesù Cristo, Nostro Signore. Per lui, gli Angeli esaltano la Tua Maestà,
le Dominazioni la adorano, le Potestà si prostrano tremanti. I Cieli e le Virtù
dei cieli e i Serafini si associano a celebrarla con comune esultanza. Ti
preghiamo affinché alle loro voci siano unite pure le nostre nel dire, con lode
supplichevole, Santo! Santo! Santo!
Il
Communio ricorda il messaggio con cui l'Angelo annunzio a Giuseppe che Dio
stesso era sceso in Maria; e la comunione non avvicina forse il destino della
Chiesa a quello della Vergine Madre?
COMMUNIO
Giuseppe,
figlio di Davide, non avere timore di prendere con te Maria come tua sposa;
quanto è nato in essa è per onera dello Spirito Santo.
Il
Postcommunio riporta il pensiero della Segreta: preghiamo Iddio, affinché si
degni di affidare i suoi doni e Gesù stesso che ora abbiamo ricevuto, alla
custodia fedele di san Giuseppe,
POSTCOMMUNIO
Accetta
la nostra preghiera, o Dio misericordioso, e degnati di custodire in noi i tuoi
doni, per l'intercessione del beato Giuseppe.
Preghiera
di lode a san Giuseppe.
Padre
e protettore dei fedeli, glorioso Giuseppe, noi ringraziamo la nostra santa
Madre Chiesa che, in questa agonia del mondo, ci ha insegnato ad avere speranza
in te. Sono passati molti secoli prima che le tue grandezze fossero conosciute;
e tu non sei soltanto un potente, intercessore in ciclo in favore del genere umano.
Capo di quella Sacra Famiglia di cui è membro Dio stesso, tu continui la tua
paterna intercessione in nostro favore. La tua protezione nascosta ebbe gran
peso nella salvezza dei popoli e degli uomini, e il mondo approvava il tuo
patrocinio senza aver ancora istituito, per riconoscerlo, quell'omaggio che
oggi ti attribuisce. La conoscenza completa della tua grandezza e della tua
potenza, la proclamazione del tuo Patrocinio e della tua solenne Protezione, è
stata riservata a questo tempo infelice nel quale il mondo, all'estremo delle
sue forze, abbisogna di aiuti che non sono ancora stati accordati alle epoche
che ci hanno preceduti. Ci prostriamo ai tuoi piedi, o Giuseppe, per rendere
omaggio, in te, ad una forza d'intercessione che non ha limiti, a una bontà che
abbraccia, con una stessa adozione, tutti i fratelli di Gesù.
Le
nostre necessità non ti sono sconosciute e i più umili figli della Chiesa
vogliono ricorrere a te, giorno e notte, sicuri di ricevere l'aiuto di un padre
tenero e compassionevole. Non lo dimenticheremo, o Giuseppe, e per le necessità
dell'anima ricorreremo a te. Ti chiederemo di aiutarci a conseguire quelle
virtù che Dio desidera siano nella nostra anima, ti invocheremo nelle lotte
contro il Maligno, nei sacrifici che così spesso dobbiamo sostenere. Rendici
degni d'essere chiamati tuoi figli, o padre dei fedeli! Il tuo grande potere,
però, non riguarda soltanto la vita futura; l'esperienza di ogni giorno dice
quanto sei potente anche per le cose del tempo, quando i nostri desideri non sono
contrari ai disegni di Dio. Quindi, osiamo deporre nelle tue mani, gli
interessi di questa nostra vita, le nostre speranze, i nostri voti, e i nostri
timori. Un giorno ti fu affidata la cura della casa di Nazaret e degnati
quindi, ora, di essere il consiglio e il soccorso di quanti affidano a te le
loro preoccupazioni temporali.
Tu
sei stato il Capo della Sacra Famiglia e oggi la famiglia cristiana è sotto la
tua protezione: veglia su di essa in questi tempi difficili. Rispondi a quanti
si rivolgono a te in quel momento difficile, quando si tratta di trovare la
forza per lasciare questa vita e per preparare la via a un'altra migliore.
Mantieni tra gli sposi la mutua dignità e il mutuo rispetto, salvaguardia
dell'onore del matrimonio, e concedi loro la fecondità, simbolo delle
benedizioni del ciclo. Fa' in modo che i cristiani abbiano in orrore quelle
pratiche che disonorano quanto vi è di più santo, attirano la maledizione di
Dio sui discendenti e rovinano la società, materialmente e moralmente. Dissipa
i pregiudizi tanto colpevoli quanto disonorevoli, rimetti in onore la
continenza che gli sposi cristiani devono stimare e alla quale devono talvolta
sottomettersi, se non vogliono ridursi al rango di quei pagani di cui parlava
l'Apostolo, quelli "che seguono soltanto l'istinto perché non conoscono
Dio".
Ancora
una preghiera, glorioso san Giuseppe. Esiste, nella nostra vita, un momento
da cui dipende tutta l'eternità: il momento della morte. Quando pensiamo che la
bontà divina ne ha fatto oggetto del tuo potere sovrano, noi siamo portati a
guardare quell'istante con meno inquietudine. Ti è stato affidato il
misericordioso compito di facilitare, al cristiano che ricorre a te, il
passaggio dal tempo all'eternità. Dobbiamo rivolgerci a te per assicurarci una
buona morte. Ed è giusto che sia tua questa prerogativa, perché tu sei morto
tra le braccia di Gesù e Maria, ammirazione per il cielo e sublime spettacolo
per la terra. Sii dunque tu, il nostro soccorso, in quel solenne e ultimo
istante della nostra vita terrena. Noi abbiamo fiducia in Maria e ogni giorno
la preghiamo affinché ci sia propizia in quell'ora suprema, ma noi sappiamo che
Maria è felice della confidenza che noi abbiamo in te e che lei è presente là
ove ci sei tu. Resi fiduciosi dalla speranza nella tua paterna bontà, noi
aspetteremo con calma quell'ora decisiva, perché sappiamo che tu ci aiuterai se
ti avremo invocato.
PREGHIAMO
Ci venga in aiuto,
o Signore, lo Sposo della tua SS. Madre, affinché ciò che non possiamo ottenere
da soli, ci sia concesso per i suoi meriti.
da:
dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima -
Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 859-868