venerdì 11 dicembre 2015

Piccolo Ufficio di S. Benedetto

Piccolo Ufficio di S. Benedetto
(Albers, Consuet. Mon. Vol II, App., p. 227)

 Si inizia subito con l'antifona.
1 Ant. Ecco, il servo di Dio Benedetto lasciò il mondo e seguì il Signore.
Salmo 15 - L'ospite del Signore
Salmo. Di Davide.
Signore, chi abiterà nella tua tenda?
Chi dimorerà sul tuo santo monte?
Colui che cammina senza colpa,
agisce con giustizia e parla lealmente,
non dice calunnia con la lingua,
non fa' danno al suo prossimo
e non lancia insulto al suo vicino.
Ai suoi occhi è spregevole il malvagio,
ma onora chi teme il Signore.
Anche se giura a suo danno, non cambia;
presta denaro senza fare usura,
e non accetta doni contro l'innocente.
Colui che agisce in questo modo
resterà saldo per sempre.
Gloria al Padre ...
1 Ant. Ecco, il servo di Dio Benedetto lasciò il mondo e seguì il Signore.
2 Ant. Fratello Mauro, corri, fa' presto, perché il fanciullo Placido è caduto nel fiume.
Salmi 25 - Liturgia di ingresso al santuario
Di Davide. Salmo.
Del Signore è la terra e quanto contiene,
l'universo e i suoi abitanti.
E' lui che l'ha fondata sui mari,
e sui fiumi l'ha stabilita.
Chi salirà il monte del Signore,
chi starà nel suo luogo santo?
Chi ha mani innocenti e cuore puro,
chi non pronunzia menzogna,
chi non giura a danno del suo prossimo.
Otterrà benedizione dal Signore,
giustizia da Dio sua salvezza.
Ecco la generazione che lo cerca,
che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe.
Sollevate, porte, i vostri frontali,
alzatevi, porte antiche,
ed entri il re della gloria.
Chi è questo re della gloria?
Il Signore forte e potente,
il Signore potente in battaglia.
Sollevate, porte, i vostri frontali,
alzatevi, porte antiche,
ed entri il re della gloria.
Chi è questo re della gloria?
Il Signore degli eserciti è il re della gloria.
Gloria al Padre ...
2 Ant. Fratello Mauro, corri, fa' presto, perché il fanciullo Placido è caduto nel fiume.
3 Ant. Tanta grazia gli aveva infusa la virtù divina che potè contemplare tutto il mondo racchiuso in un sol raggio di sole.
Salmo 34 - Lode alla giustizia divina
Di Davide, quando si finse pazzo in presenza di Abimelech e, da lui scacciato, se ne andò.
Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore,
ascoltino gli umili e si rallegrino.
Celebrate con me il Signore,
esaltiamo insieme il suo nome.
Ho cercato il Signore e mi ha risposto
e da ogni timore mi ha liberato.
Guardate a lui e sarete raggianti,
non saranno confusi i vostri volti.
Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
lo libera da tutte le sue angosce.
L'angelo del Signore si accampa
attorno a quelli che lo temono e li salva.
Gustate e vedete quanto è buono il Signore;
beato l'uomo che in lui si rifugia.
Temete il Signore, suoi santi,
nulla manca a coloro che lo temono.
I ricchi impoveriscono e hanno fame,
ma chi cerca il Signore non manca di nulla.
Venite, figli, ascoltatemi;
v'insegnerò il timore del Signore.
C'è qualcuno che desidera la vita
e brama lunghi giorni per gustare il bene?
Preserva la lingua dal male,
le labbra da parole bugiarde.
Sta' lontano dal male e fa' il bene,
cerca la pace e perseguila.
Gli occhi del Signore sui giusti,
i suoi orecchi al loro grido di aiuto.
Il volto del Signore contro i malfattori,
per cancellarne dalla terra il ricordo.
Gridano e il Signore li ascolta,
li salva da tutte le loro angosce.
Il Signore è vicino a chi ha il cuore ferito,
egli salva gli spiriti affranti.
Molte sono le sventure del giusto,
ma lo libera da tutte il Signore.
Preserva tutte le sue ossa,
neppure uno sarà spezzato.
La malizia uccide l'empio
e chi odia il giusto sarà punito.
Il Signore riscatta la vita dei suoi servi,
chi in lui si rifugia non sarà condannato.
Gloria al Padre ...
3 Ant. Tanta grazia gli aveva infusa la virtù divina che poté contemplare tutto il mondo racchiuso in un sol raggio di sole.

V. Si allontanò scientemente ignaro
R. E sapientemente indotto
Padre nostro (in silenzio)
V. E non c'indurre in tentazione.
R. Ma liberaci dal male.
Assoluzione. Dai lacci dei nostri peccati ci sciolga l'onnipotente e misericordioso Iddio.
R. Così sia.
V. Fa', o Signore, che io sia benedetto.
BenedizioneIl beato Benedetto, confessore di Cristo, preghi per i nostri peccati.

Lezione I
Vi fu un uomo, venerabile per santità di vita, Benedetto di nome e benedetto per grazia. Fin dalla sua fanciullezza, chiudendo già in petto un cuore maturo, e superando l'età con il suo vivere morigerato, non si lasciò trascorrere mai alla sensualità.
E tu, Signore, abbi pietà di noi.
R. Il servo del Signore Benedetto, abbandonati gli studi letterari, deciso di rifugiarsi in luoghi deserti, fu seguito dalla sola nutrice, che lo amava assai.
V. Si allontanò pertanto studiatamente ignorante, e sapientemente indotto.
Fu seguito dalla sola nutrice, che lo amava assai.

Lezione II
Noi che da diverse parti del mondo ci siamo affrettati a seguire quale nostro maestro il beatissimo Benedetto, impariamo a disprezzare ciò che egli disprezzò, impariamo ad amare ciò che egli amò; così che, se vogliamo seguirlo poi nella gloria, seguiamolo ora calcando le sue orme.
E tu, Signore, abbi pietà di noi.
R. Il servo di Dio Benedetto preferendo di più il disprezzo del mondo che le sue lodi, le fatiche per Dio che gli allettamenti degli onori mondani,
V. Fuggendo di nascosto la sua nutrice si rifugiò in luogo assai deserto.
Le fatiche per Dio che gli allettamenti degli onori mondani.

Lezione III
Sorvegliamo perciò diligentemente la nostra vita, allontaniamo da noi ogni colpa ed ogni malignità. Siamo miti, casti ed umili, coltiviamo la pace e la carità, aderiamo ai precetti di questo padre, seguiamo i suoi passi, per conseguire insieme con lui i gaudi eterni.
E tu, Signore, abbi pietà di noi.
R. Nella tranquillità dell'ora notturna il beato Benedetto vide una luce diffusa che squarciava le tenebre della notte: e che risplendeva con tanto chiarore da superare la luminosità del giorno.
V. Come egli stesso narrava ai suoi discepoli, tutto il mondo, racchiuso in un sol raggio di sole, gli si svelò agli occhi della mente.
E che risplendeva con tanto chiarore.
Gloria al Padre ...
Da superare la luminosità del giorno.

Inno
A te s'addice la lode, a te si conviene inneggiare: gloria a te Dio Padre, Figliolo, e Spirito Santo, nei secoli dei secoli. Così sia.

Preghiamo
Facci essere, o Signore, te ne preghiamo, imitatori qui sulla terra del beatissimo Padre nostro Benedetto, per essere in cielo partecipi della sua gloria. Per Gesù Cristo Signor nostro.
R. Così sia.
V. Il Signore sia con voi.
R. Ed anche con te.
V. Benediciamo il Signore.
R. Rendiamo grazie a Dio.
V. Le anime dei fedeli, per la misericordia di Dio riposino in pace.
R. Così sia


 Estratto da "Manuale degli Oblati di S. Benedetto" - Badia di Cava 1934
 

SAGGIO SU ALCUNI ERRORI PAPALI DEL PASSATO.


venerdì 11 dicembre 2015

Gli errori papali del passato dimostrano quanto è ridicola certa propaganda mediatica 

Il testo  che riportiamo è la prima delle tre parti di un saggio approfondito sulla “fallibilità papale” di Edward Feser pubblicato da LifeSiteNews [qui]. È in corso la traduzione della seconda parte: “È permesso al papa cambiare la dottrina? È tempo di fare chiarezza sull’infallibilità del papale” e della terza: “Quando il papa sbaglia: la distinzione dei gradi dell’autorità papale”. Saranno pubblicate a seguire.

Gli errori papali del passato dimostrano quanto è ridicola
certa propaganda mediatica 

3 dicembre 2015 (EdwardFeser) – Pur senza farla precipitare nell’eresia, un papa può danneggiare seriamente la Chiesa. Quando gli venne chiesto se è vero che lo Spirito Santo influisca sull’elezione di un papa, l’allora Cardinal Ratzinger rispose:
Direi di sì, ma non nel senso che lo Spirito Santo scelga il papa, poiché esistono troppi esempi di papi che lo Spirito Santo non potrebbe mai aver scelto. Direi invece che lo Spirito non assume il controllo totale della situazione, ma agisce piuttosto come se fosse un buon educatore: ci lascia molto spazio e molta libertà pur non abbandonandoci completamente. Il ruolo dello Spirito dovrebbe quindi essere inteso in un senso molto più flessibile rispetto all’idea che Egli detti il nome del candidato per cui si deve votare. Probabilmente l’unica garanzia che lo Spirito offre è che le cose non potranno andar male del tutto (cit. John Allen, Conclave: The Politics, Personalities, and Process of the Next Papal Election [Il conclave: la politica, le personalità e i processi delle prossime elezioni papali]).
Riportiamo qui alcuni esempi di papi che hanno commesso errori, in alcuni casi anche gravi:

San Pietro († 64 ca.): Il fatto che Dio abbia permesso che il primo papa commettesse gravi errori potrebbe essere considerato un monito per ricordare alla Chiesa che i papi sono infallibili solo entro certi limiti. Basterà ricordare che durante la Passione di Nostro Signore Gesù Cristo  Pietro rinnegò il Maestro Divino. 
Papa San Vittore I (189-198): I cristiani d’occidente e d’oriente sono stati a lungo in disaccordo sulla data in cui si sarebbe dovuta celebrare la Pasqua. Nonostante i papi a lui antecedenti avessero tollerato le differenze d’opinione, San Vittore cercò d’imporre la sua e scomunicò diversi vescovi orientali che la pensavano diversamente da lui. Venne criticato da Sant’Ireneo per la sua eccessiva severità e per essersi allontanato dalla politica papale anteriore.

Papa San Marcellino (296-304): Durante la persecuzione dei cristiani, l’imperatore Diocleziano ordinò che venissero consegnati tutti i testi sacri e che venissero resi sacrifici agli dèi. Si dice che San Marcellino, timoroso, in un primo tempo obbedì, per poi pentirsi di averlo fatto. Il dibattito tra gli storici sulla veridicità di questo fatto è ancóra aperto. Tuttavia, la Catholic Encyclopedia afferma:
È d’altro canto singolare il fatto che nella “Cronografia” romana, la cui prima edizione risale al 336, manchi solamente il nome di questo papa, mentre tutti gli altri papi da Lucio I in poi sono presenti. […]
Bisogna ammettere che in alcuni circoli romani il comportamento del papa durante la persecuzione di Diocleziano non venne approvata. […] È possibile che Papa Marcellino si sia nascosto in un luogo sicuro al momento giusto, come fecero anche altri vescovi. Ma è anche possibile che al momento della pubblicazione dell’editto egli si fosse assicurato la propria immunità: nei circoli romani ciò gli sarebbe stato imputato come un atto di codardia, il che avrebbe provocato una sorta di damnatio memoriae nei suoi confronti, a cui potrebbe essere dovuto il fatto che il suo nome sia stato omesso […] dalla “Cronografia” […].
Papa Liberio (352-366): Quando l’eresia ariana venne adottata dalla maggioranza dei vescovi, Papa Liberio cedette alla pressione dell’imperatore scomunicando Sant’Atanasio, che era irreprensibilmente ortodosso, e accettò di adottare una formula teologica ambigua. Più tardi egli si pentì della sua vigliaccheria, ma i suoi errori fecero sì che egli diventasse il primo papa a non essere venerato come santo.

Papa Onorio I (626-638): Papa Onorio accettò almeno in modo implicito l’eresia monotelita, e fu per questo condannato dal suo successore Sant’Agatone e criticato da Papa Leone per essere stato quanto meno negligente. Il suo comportamento non è in nessun modo associabile all’infallibilità papale –Onorio non emise una definizione ex cathedra –, eppure causò un grave danno fornendo un pretesto ai critici del papato. Come afferma la Catholic Encyclopedia: “È evidente che nessun cattolico ha il diritto di difendere Papa Onorio, poiché era un eretico, non nell’intenzione, ma nei fatti [...]”.

Papa Stefano VI (869-897): Nel famoso “sinodo del cadavere” – un evento che è considerato da alcuni storici il punto più basso della storia del papato – Papa Stefano fece riesumare il cadavere del suo predecessore papa Formoso, lo fece rivestire dei suoi paramenti sacri e sedere su un trono, lo processò per aver presuntivamente violato la legge della Chiesa, lo dichiarò colpevole e dichiarò che tutti gli atti di Formoso come papa erano nulli e invalidi; il cadavere fu poi gettato nel Tevere. I sostenitori di Formoso deposero in séguito Stefano e lo rinchiusero in carcere, in cui venne strangolato.

Papa Giovanni XII (955-964): E. R. Chamberlin, nel suo libro The Bad Popes [I papi malvagi], descrive come segue il carattere di Papa Giovanni XII:
Nel suo rapporto con la Chiesa, Giovanni sembra aver avuto una compulsione al sacrilegio deliberato che andò ben oltre il godimento occasionale di piaceri sensuali. È come se il suo lato oscuro lo pungolasse a verificare fino a che punto si potesse estendere il suo potere. Fu una sorta di Caligola cristiano i cui crimini sono resi ancor più atroci dall’officio che deteneva. Più tardi, venne specificamente accusato di aver trasformato il Laterano in un bordello; di aver violentato delle pellegrine, insieme alla sua banda, nella stessa basilica di San Pietro; di aver rubato le offerte deposte dalla gente umile sull’altare.
Aveva una passione disordinata per le scommesse, e quando si dedicava ad esse invocava i nomi di quegli dèi decaduti che oggi vengono universalmente considerati demòni. Il suo desiderio sessuale era insaziabile – una colpa leggera agli occhi dei romani. Ma la cosa peggiore era che chi andava a letto con lui riceveva come ricompensa non oggetti d’oro ma terreni (pp. 43-44).
J. N. D. Kelly scrive a proposito del suo decesso nel The Oxford Dictionary of Popes: “Fu colpito da un infarto, si dice mentre giaceva a letto con una donna sposata. Una settimana dopo morì”.
Papa Benedetto IX (1032-44; 1045; 1047-8): Benedetto IX venne eletto papa grazie a delle tangenti pagate dal padre. Kelly afferma che “la sua vita privata – pur tenendo in conto il fatto che molti particolari sono stati esagerati – era scandalosamente violenta e dissoluta”. La Catholic Encyclopedia afferma senza mezzi termini: “Fu una disgrazia per la Cattedra di Pietro”.

Papa Giovanni XXII (1316-34): Papa Giovanni XXII insegnò la dottrina eterodossa secondo la quale l’anima dei beati non vedrebbero Dio immediatamente dopo la morte, ma solo dopo la resurrezione – una versione di quella che è chiamata la teoria del “sonno dell’anima”. Fu aspramente criticato a causa di ciò dai teologi suoi contemporanei, e più tardi ritrattò il suo punto di vista. Come nel caso di Onorio, le azioni di Giovanni non sono incompatibili con l’infallibilità papale, poiché egli espresse la propria teoria in un sermone, senza emettere una dichiarazione dottrinale formale. Tuttavia, come afferma James Hitchcock nella sua History of the Catholic Church, “questo rimane il caso più lampante, nella storia della Chiesa, della possibilità dell’esistenza di un papa eretico” (p. 215).

Papa Urbano VI (1378-89): Urbano viene descritto dalla Catholic Encyclopedia come un uomo “incostante e litigioso” il cui “intero pontificato è consistito di una serie di disavventure”. I cardinali cercarono di rimpiazzarlo con un altro papa, Clemente VII: quest’evento causò il tristemente famoso Grande Scisma d’Occidente, che durò quarant’anni e durante il quale questi due uomini, a cui più tardi si aggiunse un terzo, rivendicarono il trono papale. I teologi – e persino i santi – erano divisi sulla controversia. Santa Caterina da Siena era tra quelli che sostenevano Urbano, mentre San Vincenzo Ferreri era tra quelli che sostenevano Clemente.

Papa Alessandro VI (1492-1503): È ben noto come il papa Borgia, che ebbe vari figli dalle sue amanti, abbia utilizzato il suo potere papale per promuovere gli interessi della sua famiglia.

Papa Leone X (1513-21): Leone X è il papa a cui è attribuita la frase tristemente famosa: “Godiamoci il papato, poiché Dio ce l’ha dato”. La Catholic Encyclopedia afferma:
Questa frase mostra eloquentemente la natura di persona amante dei piaceri e la mancanza di serietà di questo papa. Egli non prestò alcuna attenzione ai pericoli che minacciavano il papato, e si dedicò in modo sfrenato a divertimenti che si procurò abbondantemente con gran dispendio di ricchezze. Era dominato da un’insaziabile sete di piacere, che era un tratto distintivo della sua famiglia [i Medici, N.d.T.]. La musica, il teatro, l’arte e la poesia l’attraevano come se fosse stato un comune personaggio mondano viziato.
Leone fu papa durante la ribellione di Lutero, che egli non seppe affrontare in modo saggio. LaCatholic Encyclopedia continua:
Se passiamo a esaminare gli eventi politico-religiosi che si sono scatenati durante il pontificato di Leone, […] l’aureo splendore promanante dal suo mecenatismo letterario e artistico si trasforma nell’oscurità più profonda. Le sue tendenze passivamente pacifiche nell’affrontare la situazione politica hanno lasciato un penoso retaggio: egli cercò solamente di riportare la calma tramite esortazioni a cui, tuttavia, nessuno prestava ascolto […].
L’unico verdetto possibile sul pontificato di Leone X è quello di essere stato  una disgrazia per la Chiesa. […] Von Reumont affermò in modo pertinente: “È  Leone X che deve essere biasimato in gran misura per il fatto che la fede nell’integrità e nei meriti del papato, nei suoi poteri morali e rigenerativi, e persino nelle sue buone intenzioni, precipitasse così in basso da indurre alcuni uomini a dichiarare defunto l’antico vero spirito della Chiesa”.
Potrebbero essere forniti ulteriori esempi, ma già solo questi sono sufficienti per mostrare con quanta gravità un papa può sbagliare quando non esercita il suo Magistero straordinario. E se un papa sbaglia in modo grave persino in materie che toccano la dottrina e il governo della Chiesa, è ovvio che a maggior ragione può sbagliare anche in materia di politica, scienza, economia e così via. Come ha scritto il Cardinal Raphael Merry del Val nel suo libro del 1902 The Truth of Papal Claims[La verità sulle rivendicazioni papali]:
Per quanto grande possa essere il nostro dovere di riverenza nei confronti di qualsiasi cosa [il papa] affermi, per quanto grande possa essere il nostro dovere di obbedire alla guida del Primo Pastore, non riteniamo che ogni sua parola sia infallibile, o che possa avere sempre ragione. Men che meno ci sogniamo di insegnare che egli sia infallibile o superiore in qualsiasi grado a qualsiasi altro uomo quando parla di materie scientifiche, storiche o politiche, o che egli non possa commettere errori di giudizio nell’affrontare gli eventi contemporanei, gli uomini e le cose (p. 19).
Anche oggi un vescovo può […] presentare le sue rimostranze a un papa che stia agendo – a suo giudizio – in modo che possa sviare le persone affidate alla sua cura. […] Quest’ipotesi è abbastanza plausibile, e non distrugge né sminuisce in alcun modo la supremazia del papa (p. 74).
Come ha scritto il teologo Karl Adam nel suo libro del 1935 The Spirit of Catholicism [Lo spirito del cattolicesimo]:
Gli uomini che fungono da mediatori per la rivelazione divina sulla terra sono per legge di natura condizionati dai limiti relativi alla loro età o alla propria individualità. Il loro particolare temperamento, la loro mentalità e il loro carattere non possono non condizionare – e lo fanno realmente – il modo in cui essi dispensano la verità e la grazia di Cristo. […] Può così succedere – ed è inevitabile che succeda – che il pastore e il gregge, i vescovi, i sacerdoti e i laici non siano sempre degni mediatori e recipienti della grazia di Dio, e che ciò che è infinitamente santo possa essere talvolta deformato e distorto passando attraverso di loro. L’uomo è sempre destinato ad avere una visione e un giudizio limitati: il talento è raro, e il genio sorge solo quando Dio lo suscita. I papi eminenti, i vescovi di grande levatura spirituale, i teologi di genio, i sacerdoti dalle grazie straordinarie e i laici devoti saranno sempre l’eccezione, non la regola. […] Dio ha promesso alla Chiesa che non cadrà mai nell’errore in materia di fede e di morale, ma non ha mai garantito che tutti gli atti e tutte le decisioni delle autorità ecclesiastiche saranno eccellenti e perfetti. La mediocrità e i difetti saranno sempre possibili (pp. 248-249).
Per i cattolici, il fatto che i papi siano fallibili in vario modo è altrettanto importante da tenere a mente come quello che essi siano infallibili quando parlano ex cathedra. Molti cattolici in buona fede hanno dimenticato questa verità, o sembra che vogliano sopprimerla. Quando i papi più recenti hanno detto o fatto cose strane o manifestamente poco sagge, molti apologisti si sono rifiutati di ammetterlo. Sono rimasti essi stessi irretiti nelle loro trame aggrovigliate cercando di dimostrare che quelle frasi e azioni discutibili fossero assolutamente innocenti, o che fossero persino ispirate da profonde intuizioni che non tutti sarebbero disposti a vedere. Se i blogger cattolici e gli apologisti papali fossero esistiti nelle epoche anteriori alla nostra, alcuni di loro avrebbero sicuramente assicurato ai loro lettori che i vescovi orientali scomunicati da Papa Vittore dovevano aspettarselo e che Sant’Ireneo avrebbe dovuto tacere; o che col “sinodo del cadavere” Papa Stefano stava cercando di insegnarci qualche profonda verità spirituale che saremmo in grado di comprendere se solo fossimo disposti a farlo; o che Liberio, Onorio e Giovanni XXII stavano in realtà approfondendo la nostra comprensione della dottrina invece di confondere i fedeli.

Questa sorta di “propaganda mediatica” riesce solo a far sembrare quanti la praticano ancóra più ridicoli di quanto non siano, ma quel che è peggio è che essa arreca dei gravi danni alla Chiesa e alle anime dei credenti. Fa sembrare il cattolicesimo qualcosa di orwelliano, come se un papa potesse far passare qualsiasi novità inaudita e qualsiasi rovesciamento degli insegnamenti tradizionali per un’eredità del deposito della fede. La fede dei cattolici che non possono sopportare questa dissonanza cognitiva può essere scossa. I non cattolici disgustati da tale disonestà intellettuale giudicheranno impropriamente che per essere cattolico uno debba diventare un imbonitore.

La realtà cruda è che a volte Cristo permette che il suo Vicario sbagli, solamente entro certi limiti ma a volte gravemente. Perché? In parte perché i papi, come tutti noi, sono dotati di libero arbitrio, ma in parte proprio per dimostrare che (come ha affermato l’allora Cardinal Ratzinger) “le cose non potranno andar male del tutto”, nemmeno per colpa di un papa. Sarà bene citare ancóra una volta laCatholic Encyclopedia, che scrive giudicando gli esiti del Grande Scisma d’Occidente:
Gregorovius, a cui nessuno attribuirebbe mai un rispetto esagerato per il papato […] scrive: “Un regno temporale sarebbe crollato di fronte a queste cose; ma l’organizzazione del regno spirituale era così stupenda, l’ideale del papato era così indistruttibile che questo scisma, il più serio di tutti, servì solo a dimostrare la sua indivisibilità”. […] Da un punto d’osservazione decisamente differente, de Maistre è della stessa opinione: “Questo flagello per i contemporanei è per noi un tesoro storico. Serve a dimostrare l’irremovibilità del soglio di Pietro. Quale organizzazione umana, infatti, avrebbe mai potuto superare questa prova?”.
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]

giovedì 10 dicembre 2015

IL DOTTOR MISTICO

San Giovanni della Croce 


Collaboratore di S. Teresa d'Avila nella fondazione dei Carmelitani Scalzi, Dottore della Chiesa , universalmente riconosciuto come mistico per eccellenza, Giovanni della Croce risulta sempre più un affascinante maestro: le sue parole e il suo messaggio sanno di mistero, del mistero di Dio.

Nasce a Fontiveros in Castiglia (Spagna) nel 1542, da una famiglia poverissima. Orfano molto presto del padre; una madre laboriosa e intraprendente per far fronte alla fame. Il piccolo Juan viene subito colpito dalla durezza della vita. Provato nel fisico, ma temprato nello spirito, si dà da fare come infermiere per mantenersi agli studi cui si sente portato.

Emerge ben presto la sua voglia di Dio e di Assoluto. A 20 anni decide di entrare nel noviziato dei Carmelitani. Arriva al Sacerdozio a 24 anni, ma si scopre dentro una gran voglia di una vita rigorosamente consacrata nel silenzio e nella contemplazione, una voglia che neppure i brillanti studi teologici nella prestigiosa università di Salamanca riescono a sopire. Ci pensa Santa Teresa ad offrirgli una soluzione, invitandolo a partecipare alla Riforma dell’Ordine Carmelitano.
Maestro dei novizi, attira tanti giovani che desiderano condurre una vita come lui. Nello spazio di pochi anni, pieni di fatiche apostoliche sulle strade assolate o ghiacciate di Spagna, accanto a profonde sofferenze, incredibili ed esaltanti esperienze mistiche.

La sua perfezione ascetica, la sua vita d'orazione, la sua elevatezza. di spirito e d'ingegno, l'esperienza mistica personale e la conoscenza dell'ampia esperienza mistica del Carmelo Riformato, la vasta dottrina, la profonda interiorità, e soprattutto la viva fiamma d'amore che lo vivificava e lo consumava fecero di lui non solo un grande santo, ma anche un grande maestro.
Scrive poemi e trattati che sprigionano la sua sapienza mistica, quella che non viene dai libri e dagli studi, ma che si "sa per amore". Muore a Ubeda il 14 dicembre 1591, a soli 49 anni, facendo sue, in un trasporto d’amore, le parole del Cantico dei cantici: "Rompi la tela ormai al dolce incontro!".

Il suo messaggio: "Su, coraggio, alzati: non stagnare in una pietà superficiale o in un debole impegno virtuoso. Affrontate decisamente le avversità della notte, salite il sentiero aspro del nulla per attingere l’incandescenza dell’Amore. Sul monte, al di là del nulla-non-Dio c’è godibile per te il Tutto-Dio".

Il suo linguaggio: poetico e pieno di immagini e simboli, il linguaggio della passione e dell’amore. Con spirito nuovo, da umanista rinascimentale, offre un valido aiuto per il cammino cristiano dell’uomo moderno. Il cammino che propone è necessario e il risultato possibile anche se può sembrare una cosa ardua.

Giovanni della Croce invita alla rinuncia, che non è negazione di sé o abdicazione da sé, ma promozione del meglio di sé. L’opera di Giovanni della Croce, se non invita ad un approccio immediato, ridesta tuttavia sempre almeno curiosità e fascino. Sono molte le persone comunque che l’hanno preso sul serio, come Teresa di Gesù Bambino, Elisabetta della Trinità, Edith Stein ... e tanti altri, ci assicurano che l’itinerario proposto da Giovanni della Croce è accessibile. La sua spiritualità non sradica e non impone un programma fisso di vita. Pur rimanendo nei nostri quotidiani impegni, ci chiede di vivere nell’attenzione amorosa, un orientamento a Dio totale e rigorosamente esclusivo.

Il suo magistero orale e scritto, illumina tutto il percorso cui l’anima è chiamata per il raggiungimento del "Monte", dei vertici della spiritualità ove si compie il mistero amoroso dell’unione con Dio. 

La Chiesa ha riconosciuto il valore universale della dottrina ascetica e mistica di S. Giovanni della Croce procamandolo Dottore Mistico della Chiesa Universale.
Quel che è certo è che tutti i pensieri, tutti i detti di S. Giovanni della Croce sono proprio articoli che regolano il modo di camminare sulle orme di Cristo. Un codice della strada, sì, della vera strada: l'imitazione di Cristo, di Colui che è Egli stesso via. Ed è altrettanto certo che il passaggio obbligato è quello della Croce.



GLI SCRITTI DI SAN GIOVANNI DELLA CROCE

Come per S.Teresa d'Avila gli scritti di San Giovanni vengono raccolti in un libro col nome di "OPERE". Le Opere maggiori sono: la "Salita del Monte Carmelo", la "Notte Oscura", il "Cantico Spirituale" e la "Fiamma viva d'Amore", che costituiscono la grande sintesi dottrinale del Dottore mistico. 

Le minori, Poesie, Cautele, Avvisi, Massime e le Lettere, mettono in luce una ricchissima serie di dettagli molto preziosi per la conoscenza personale del Santo ed anche per la retta interpretazione della sua dottrina.

S. Giovanni della Croce è un poeta e il suo modo di esprimersi è poesia.
Le Opere maggiori non sono che un commento ad alcune sue elevazioni poetiche che narrano il desiderio e quindi la realizzazione dell'anima di unirsi a Dio.
La Salita del Monte Carmelo e la Notte Oscura commentano le otto strofe della poesia "In una notte oscura".

LA SALITA DEL MONTE CARMELO spiega il modo di raggiungere la cima del monte, cioè l'alto stato di perfezione che sarebbe proprio l'unione dell'anima con Dio.Viene trattato perciò il cammino e il modo con cui l'anima deve disporsi per giungere in breve a questa unione. E' il lavoro dell'anima, chiamato attivo, perché è la volontà che coerente alla grazia di Dio opera o coopera con Lui per la sua purificazione.Vi sono consigli utilissimi per liberarsi da ogni bene naturale, per raggiungere la perfetta nudità che porterà alla piena libertà di spirito. 
E' il famoso "nulla" si San Giovanni della Croce per raggiungere il "tutto" che è Dio e Dio solo.

Un famoso grafico del Santo illustra bene questo cammino con strade inizialmente parallele, ma divergenti o bloccate che non giungono alla meta, mentre ad essa conduce solo quella centrale.Soltanto le prime due strofe vengono effettivamente commentate. Nel primo libro di quindici capitoli tratta della notte dei sensi, mentre il libro secondo in trentadue capitoli illustra la notte attiva dello spirito per quanto riguarda l'intelletto, mentre la purificazione attiva della memoria e della volontà è analizzata nel libro terzo di quarantacinque capitoli.

LA NOTTE OSCURA riprendendo le stesse strofe (ne commenta anch'esso due sole) considera che l'anima le pronunzi vivendo ormai nella perfezione, che è l'unione di amore con Dio, "dopo essere già passata per le strette di travagli e di angosce, mediante l'esercizio spirituale della via angusta della vita eterna di cui parla Nostro Signore nel Vangelo, via per la quale l'anima passa ordinariamente per giungere a questa alta e beata unione con Dio".
Secondo il proposito del Santo nelle prime due strofe si doveva parlare degli effetti delle due purificazioni spirituali, quella della parte sensitiva e quella della parte spirituale dell'uomo in senso passivo, cioè operata da Dio. Nelle altre sei dovevano essere esaminati i vari e mirabili effetti dell'illuminazione spirituale e dell'unione di amore con Dio, ma effettivamente l'Opera termina con un brevissimo commento alla sola terza strofa.

IL CANTICO SPIRITUALE, "Dove ti nascondesti", tratta dell'amore tra l'anima e Cristo suo Sposo, con descrizioni e spiegazioni su alcuni effetti dell'orazione.Il tutto sempre attraverso il commento di una sua poesia di ben 40 strofe che compose in gran parte durante la sua prigionia di Toledo.
Questo commento non procede per sviluppi logici e sistematici, ma racconta in modo descrittivo le esperienze mistiche degli stati contemplativi infusi (donati da Dio), in particolare del fidanzamento e del matrimonio spirituale.

LA FIAMMA VIVA D'AMORE è una spiegazione delle quattro strofe della poesia "O fiamma d'amor viva" che trattano dell'intima e peculiare unione e trasformazione dell'anima in Dio.E' la più breve poesia tra gli scritti maggiori, ma la più traboccante di luce e di fuoco. 
il supremo stato mistico, possibile in terra è analizzato e descritto con tanta verità di espressione da sembrare un racconto autobiografico, e del resto tale è da considerarsi, al di fuori di ogni intenzione del santo.


ALTER CHRISTUS

Nuovi aspetti della vita di san Francesco emergono dalla seconda più antica `Vita´ del santo di Assisi, «sconosciuta  fino a oggi, contenuta in un manoscritto apparentemente insignificante e assente dai cataloghi delle biblioteche perché parte di una collezione privata». Lo scrive l'Osservatore Romano. Si tratta di un piccolo codice «francescano in senso letterale, umile e povero, senza decorazioni o miniature» spiega al giornale della Santa Sede l'autore della scoperta, il medievista Jacques Dalarun. Il libro, opera inedita di Tommaso da Celano, stava per essere messo all'asta ma dopo una trattativa è stato acquistato dal dipartimento Manoscritti della Biblioteca Nazionale di Francia.


Nel manoscritto finora inedito sulla vita di San Francesco c'è «un episodio che già conoscevamo ma che viene raccontato in un modo un po' diverso», riferisce all'Osservatore Romano lo studioso Dalarun. «Si parla di un viaggio di Francesco a Roma, ma non come il pellegrinaggio di una persona già convertita, che ha abbracciato la vita religiosa. In questo caso viene raccontato un viaggio d'affari di un mercante che resta colpito dalla povertà dei mendicanti che vede vicino a San Pietro e si chiede se sarebbe in grado di vivere un'esperienza simile». Sempre in questa nuova biografia sul santo d'Assisi «Tommaso aggiunge altri dettagli molto concreti e realistici: spiega che Francesco riparava i buchi nella sua tonaca usando fibre tratte dalla corteccia degli alberi e dalle erbe che trovava nei campi, proprio come faceva chi non aveva assolutamente nulla, neanche gli strumenti per cucire».


Il medievista riferisce ancora: «Stavo cercando questo testo da sette anni: nel corso dei miei studi avevo trovato frammenti e tracce sparse e tutto faceva pensare all'esistenza di una sorta di Legenda intermedia di Tommaso da Celano, successiva alla prima stesura e precedente rispetto alla seconda Vita che conosciamo, un'opera composta sotto il generalato di frate Elia. Trovare questo testo è stata una conferma molto, molto preziosa, e, ovviamente, una grande gioia». Il testo di Celano è stato scritto in un lasso di tempo che va dal 1232 al 1239.